Capitolo 2 UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SALERNO Facoltà di Ingegneria Corso di laurea in Ingegneria Civile TESI di laurea “Fonti energetiche rinnovabili base di un nuovo progettare” Candidata Relatore Ch.mo Prof. Ing. Aldo de Marco Angela Cavallo matr. 063/100251 Correlatori Ch.mo Prof. Joseph Quartieri Dott. Ing. Felice Argenio Anno accademico 2004-2005 Capitolo 2 Indice Capitolo I “Le problematiche energetiche nelle architetture” premessa 1.1 Cosa s’intende per architettura bioclimatica 1.2 Il valore dell’energia nell’architettura 1.3 Fonti energetiche esauribili e rinnovabili 1.4 Rispetto per l’ambiente 1.5 Contenimento consumo energetico 1.6 Analisi economica e ambientale 1.7 Danno ambientale 1.8 Fonti rinnovabili di energia attualmente accessibili 1.9 L’energia attiva e passiva 1.10 I sistemi solari diretti, indiretti ed isolati 1.11 L’importanza delle serre o vetrate negli edifici 1.12 Assemblaggio di un involucro attivo e passivo Capitolo II “Aria-Acqua-Terra-Sole: fonti rinnovabili” premessa 2.1 Il sole, fonte energetica e, sorgente di vita per la Terra 2.2 Un nuovo approccio all’energia solare 2.3 Scenario futurodettato dalle esperienze passate 2.4 I diversi modi di estrarre energia 2.5 tecnologia e rispetto dell’ambiente 2.6 Potenzialità delle fonti energetiche rinnovabili nell’architettura 2.7 Politica strumentale per la promozione delle fonti rinnovabili 2.8 Efficienza energetica e ricorso all’energie convenzionali o meglio “artificiali” Capitolo I Capitolo III “Le architetture Passate e Presenti della gestione energetica nella progettazione” premessa 3.1 I còvoli di Costozza 3.2 Fattori significativi per una progettazione bioclimatica ……. 3.3 Effetti della luce naturale 3.4 Un ritorno “naif” ai metodi empirici del passato: le termiti. 3.5 Le relazioni energetiche tra verde ed ambiente costruito 3.6 I trulli e i dammusi Capitolo IV “Analisi e studio delle principali energie alternative e rinnovabili” Fotovoltaico premessa 4.1 Integrazione architettonica 4.2 Come funziona un dispositivo fotovoltaico 4.3 Requisiti e parametri per la progettazione 4.4 Diffusione del fotovoltaico in architettura 4.5 Requisiti tecnici dei componenti fotovoltaici 4.6 Versatilità estetica del fotovoltaico Energia Geotermica premessa 4.7 Le centrali geotermiche 4.8 Sfruttamento geotermico in assenza di acquiferi naturali 4.9 Sistemi a sonde per geoscambio termico a pompe di calore 4.10 Strutture realizzate con energia geotermica 4.11 Principio di funzionamento di un impianto geotermico-solare 4.12.Uso agricolo del geotermico 4.13 Importanti progetti geotermici :”le gallerie” 3 Capitolo I 4.14 Svantaggi del geotermico 4.15 Problema del Radon Energia Eolica premessa 4.16 Configurazione generale di un sistema eolico. 4.17 I costi e la potenza installata di un aerogeneratore. 4.18 Progettazione ed evoluzione delle turbine eoliche 4.19 “Le Seafarm” centrali marine 4.20 Impatto ambientale 4.21 Impianti collegati e non collegati alla rete di distribuzione. Celle di combustibile ad idrogeno premessa 4.22 Funzionamento delle Celle a combustibile 4.23 Il futuro 4.24 Applicazioni nel settore automobilistico 4.25 Applicazioni nel settore del trasporto pubblico Energia da biomassa premessa 4.26 La produzione di energia da rifiuti in Italia: prospettive e scenari 4.27 Approvvigionamento delle biomasse 4.28 Processi di conversione termochimica 4.29Diffusione delle tecnologie 4.30 Prospettive di sviluppo delle tecnologie nel mondo 4.31 Cogenerazione e Termovalorizzazione 4.32 Teleriscaldamento da biomassa Energia idroelettrica Premessa 4.33 Il contributo idroelettrico schema funzionale 4 Capitolo I Capitolo V “Ricerca - applicazioni concrete - scenari futuri” premessa 5.1 Satelliti in fotovoltaico 5.2 Integrazione di nuove tecnologie negli elementi tradizionali del costruire: le finestre elettrocromiche 5.3 Innovazione della tecnologia fotovoltaica 5.4 Torre austrialiana5.5 Batterie batteriche Capitolo VI “Fonti legislative- Finanziamenti” premessa 6.1 I certificati verdi e la qualifica IAFR 6.2 I certificati RECS 6.3 Il provvedimento CIPE 6/92 6.4 Le iniziative e i provvedimenti presi negli ultimi anni a livello nazionale ed internazionale 6.5 Descrizione dei meccanismi normativi di un impianto fotovoltaico 6.6 Iter autorizzativi per la realizzazione di centrali eoliche “Conclusioni” “Bibliografia” 5 Capitolo I Introduzione Obiettivo principale del presente lavoro è l’inquadramento e le possibilità di utilizzo delle fonti rinnovabili. Le fonti rinnovabili di energia sono sempre più chiamate in causa per assicurare la sostenibilità dello sviluppo dell'umanità, la necessità di energia è un aspetto fondamentale della vita di ciascun individuo, ma nonostante ciò piuttosto nascosto o meglio velato; l'energia ci appare in molte forme differenti, al punto che risulta difficile valutarne l'effettivo e assoluto ruolo da protagonista che ha nella nostra quotidianeità. L’energia è definita come la capacità di un sistema di compiere lavoro, in questo contesto con le fonti rinnovabili si identificano tutte quelle sorgenti di energia che derivano, anche se in modo indiretto, dall’ attività solare e in particolare dall'irraggiamento solare che costantemente investe il globo terrestre. Le fonti rinnovabili trattate sono: - Energia Solare - Energia Eolica - Energia Idraulica - Energia dalle Biomasse - Energia Geotermica Con questo lavoro si è voluto fornire un utile guida affinché nella realizzazione di strutture architettoniche si tenga conto di un uso razionale dell’energia ricavata dalla natura. 6 Capitolo I CAPITOLO I PROPOSIZIONE DELLE PROBLEMATICHE ENERGETICHE NELLE ARCHITETTURE Il problema energetico Si vuole inquadrare il problema dell’utilizzo di fonti ad esaurimento con particolare attenzione alla necessità di sostituirle con fonti rinnovabili. Si analizzerà anche il problema energetico attraverso un’architettura bioclimatica; in realtà si parlerà di un utilizzo energetico, maggiormente produttivo, capace di migliorare le prestazioni economiche complessive e di proteggere al tempo stesso l’ambiente e la salute. 1.1 Premessa “La natura è la fonte dei valori d’uso”1 Questa famosa frase di Marx evidenzia in modo particolare l’uso razionale dell’energia che si può ricavare dalla natura, applicandola in modo opportuno nella realizzazione architettonica. L'Architettura Bioclimatica risposta allo stato di progressivo di una struttura costituisce oggi una degrado e distruzione dell'ambiente che ci ospita. Il suffisso "bio" si riferisce, alla auspicata presenza di "vita" in un'architettura: quindi un'architettura fatta per la vita, un'architettura in grado di creare "case" e quindi "città" intese come organismi viventi. Il termine "clima" rappresenta la volontà che l'architettura crei luoghi che sappiano rapportarsi in modo equilibrato con l'ambiente in cui si inseriscono e che necessariamente trasformano. Quindi una vera e propria ottimizzazione tra le relazioni energetiche e l’ambiente naturale, un vero e proprio complesso di soluzioni progettuali che ci devono consentire di assicurare, in un qualunque ambiente abitativo, il mantenimento di condizioni di benessere facendo uso quanto 1 meno possibile di impianti che richiedono consumi Marx 1875 in Programma di Gotha del Partito Operaio tedesco. 7 Capitolo I energetici di fonti esauribili; essa minimizza i consumi energetici necessari per la climatizzazione estivo ed illuminazione l'inquinamento (riscaldamento, condizionamento diurna) dell'ambiente; e limita, viene quasi di conseguenza, intesa come soddisfacimento dei requisiti di controllo del microclima interno degli edifici, della illuminazione naturale degli stessi, limitando al minimo l'intervento degli impianti che comportano consumi energetici di fonti esauribili. 1.2 Cosa s’intende per Architettura Bioclimatica Il termine “bioarchitettura” non è da intendere come uno stile architettonico oppure una moda che coinvolge l'appeal dell'edificio. La bioarchitettura è un “modo” di porsi, nei confronti della progettazione e della realizzazione di un edificio, nuovo nella misura in cui si concentra sui problemi legati alla salute dell'uomo e del pianeta, ma già utilizzato se pensiamo al passato, si progetta per l'uomo e nel pianeta, cioè in vista di un abitare efficiente nel rispetto delle esigenze territoriali e più in generale ecologiche. La bioarchitettura intende sfruttare le risorse che il territorio offre, come la luce, le brezze, la presenza di acque, nel rispetto di esse e con l'intento di tendere ad un risparmio assoluto dal momento della progettazione e al reperimento dei materiali, fino al mantenimento dell'edificio e al suo eventuale smantellamento. Dando uno sguardo alle strategie architettoniche applicate nel passato, ci si rende conto che i principi “bioclimatici” non sono affatto nuovi, possiamo notare molti esempi di architettura nei quali sia la posizione reciproca degli edifici, sia le caratteristiche 8 Capitolo I costruttive e la scelta dei materiali erano tali da rendere il microclima interno soddisfacente, senza l'intervento degli impianti2. Con l'avvento della rivoluzione industriale iniziò la diffusione degli impianti per la climatizzazione artificiale, anche in relazione alla accresciuta disponibilità delle fonti di energia a basso costo (carbone, petrolio, gas, elettricità, ecc.). Grafico: Andamento Anidride carbonica In tal modo ebbe inizio l'epoca dello "spreco", che portò ad ignorare qualsiasi intervento che conducesse alla limitazione dei consumi energetici, delegando agli impianti la risoluzione dei problemi legati al comfort ambientale. L'edificio ideale era raffigurato come una sorta di prodotto la cui forma poteva rimanere indifferente rispetto alle condizioni climatiche esterne e poteva rispondere a diversi stimoli di tipo formale o funzionale. L’inizio della crisi energetica ha reso necessario il controllo dei consumi, imponendo ai progettisti l'introduzione di materiali e tecnologie per il risparmio energetico (riduzione delle dispersioni termiche, controllo delle infiltrazioni d'aria ecc .) e l'uso di fonti Un esempio potrebbe essere la Villa di Adriano a Tivoli, dove i cortili e le stanze venivano orientati a seconda delle diverse esigenze termiche estive e invernali, nelle ville di Costozza in Veneto, costruite a partire del 1550, un interessantissimo sistema di raffrescamento sfrutta l'aria fredda proveniente da grandi cavità sotterranei ("covoli") situate all'interno delle colline in cui sorgono le Ville; 2 9 Capitolo I rinnovabili (i sistemi solari attivi e passivi; le energie cosiddette pulite, che rappresentano uno dei modi in cui l’uomo cerca di proteggersi dalle condizioni climatiche avverse attraverso la stessa architettura). 1.3 Il valore dell’energia nell’architettura. Tra le tecnologie energetiche basate su fonti nuove e rinnovabili, molte hanno un rilievo applicativo nell'architettura bioclimatica e, quindi, essa stessa finisce con il costituire una delle principali risorse nel settore. Tale sviluppo rappresenta una prospettiva assai attraente per il risparmio energetico e la riduzione dell'inquinamento ambientale se si pensa che, ad esempio, in Europa, l'energia consumata negli edifici per il riscaldamento, la climatizzazione, l'illuminazione e le funzioni tecnologiche e di servizio copre circa il 40% del consumo di energia primaria. In considerazione della rilevante incidenza che questo settore assume, si presenta di particolare importanza la sorprendente evoluzione dell'architettura bioclimatica attraverso l'impiego di idonee tecnologie ed opportuni criteri di progettazione per le nuove costruzioni e per il recupero dal punto di vista energetico di quelle esistenti. Ecco perché è utile trovare ed evidenziare soprattutto l’intreccio esistente tra: Natura – Informazione - Economia nell’architettura. E’ pur vero, ma forse non sufficientemente ricordato che la “prima macchina termica” è l’uomo; esso trasforma, infatti, energia chimica in energia meccanica disperdendo calore (metabolismo). Si può persino affermare che, in un certo senso, tutta la storia bioclimatica dell’architettura è la storia di come l’uomo ha cercato di rispondere alla necessità del suo organismo di restare ad una 10 Capitolo I temperatura pressoché costante, qualunque fosse quella dell’ambiente esterno. Si arriva così alla decisione di proteggere, al tempo stesso, sia la salute umana che l’ambiente, aumentando l’efficienza dei sistemi energetici, riconsiderando l’uso delle risorse, garantendo il più possibile la continuità degli approvvigionamenti, evitando interruzioni di eventuali forniture ed espandendo il più possibile progetti di scelte future in campo energetico a costi ragionevoli. Non è difficile sicuramente è capitato a tutti provare ad immaginare come potrebbe essere il mondo in un futuro basato sullo “sviluppo sostenibile”: sprechi di risorse nulli, eliminazione delle industrie inquinanti, nessuna emissione dannosa nell’atmosfera, riciclo al 100%; qualcosa di formidabile, insomma, un ritorno al passato, al vecchio o antico modo di “sfruttare” ciò che si ha senza danneggiare; eppure non si fa altro che correre con le bende sugli occhi senza rendersi conto che analizzando il passato è più facile capire il presente. Lo stesso Kahn afferma che: “è possibile costruire il futuro soltanto rispettando il passato mediante forme che sviluppano un rapporto di continuità con la natura con l’ambiente esterno, che si attua anche attraverso il ricorso delle fonti rinnovabili di energia, ed alle moderne tecnologie”. 11 Capitolo I 1.4 Fonti energetiche esauribili e rinnovabili Le fonti energetiche esauribili come il nucleare o i combustibili fossili quali carbone, petrolio, energia nucleare e gas, derivano tutte da limitate riserve di materiali, che devono essere estratti dal sottosuolo; inoltre sono responsabili dei danni più o meno gravi causati all’ambiente: l’inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici, le contaminazioni radioattive. Grafico: Emissioni gas serra. Il corpo umano, come quello di un qualsiasi animale, si è evoluto per millenni in perfetta sintonia con il campo magnetico terrestre, un campo quasi stazionario la cui intensità seconda varia delle leggermente aree a geografiche. L’attuale esteso impiego di apparati elettrici ci fa vivere in un territorio completamente nostro paese elettrificato. è attraversato Il da 57.000 Km di linee ad alta tensione, è sempre più generalizzato l’uso di telefoni cellulari, rispetto alle radiazioni naturali, generate dalla 12 Capitolo I terra e dai corpi celesti, attualmente si registrano valori enormemente più elevati. Il risparmio energetico consiste nell'educare le nostre abitudini a non considerare inesauribile l'energia a nostra disposizione; poiché per essere prodotta l'energia diviene fonte di inquinamento, ci si è trovati nella necessità di individuare fonti energetiche rinnovabili invece, hanno la comune caratteristica di essere alimentate da flussi naturali che attraversano più o meno costantemente la Biosfera, scudo naturale di tutti i corpi viventi della terra, e dal momento che viene catturata solo una piccola parte dei flussi, tali fonti di energie sono considerate praticamente innocue per l’ambiente sia localmente sia globalmente ed hanno una durata infinita. Termoelettrica Estero 2% 1% 1 2 Idroelettrica 3 Biomasse 4 Eolica,fotovoltaica e geotermoelettrica 5 14% 16% 67% Grafico: Offerta energetica Il tema dei mutamenti climatici si presenta oggi come un nodo dirimente sia sul piano ambientale che su quello sociale. 13 Capitolo I Foto: Esempio di inquinamento Magnetico. Le conseguenze dell’aumento dell’effetto serra sugli squilibri ecologici non sono più un rischio ma una drammatica realtà; la stabilità del l’accelerazione clima dei sembra processi essersi di rotta, desertificazione lo dimostrano (ovvero una progressiva degradazione del suolo, una riduzione della capacità produttiva dovuta proprio alla diminuzione della fertilità della terra 14 Capitolo I coltivata, una vera e propria perdita irreversibile del potenziale biologico del suolo). Questo squilibrio ambientale alimenta il circolo vizioso tra degrado dell’ambiente e aumento della povertà, e il moltiplicarsi di fenomeni metereologici estremi quali le alluvioni che nell’estate del 2002 hanno devastato il centro dell’Europa generando un vero e proprio rischio idrogeologico. Tali catastrofi sono anche catastrofi colpiscono economiche direttamente milioni che di persone. Questa autentica emergenza globale chiama in causa prima di tutto i modelli energetici dominanti, nei quali spiccano una dipendenza schiacciante dalle fonti fossili e un’insostenibile vocazione energivora da parte dei Paesi ricchi soprattutto degli Stati Uniti consumano l’energia che il 23% da soli di tutta prodotta e contribuiscono per il 26% alle emissioni di anidride carbonica. Probabilmente, volendo essere ottimisti, petrolifera la questione sicuramente sarà superata nel giro di pochi anni, ma l’incubo ha prodotto ormai i suoi frutti, ovvero il progresso tecnologico Foto: Edificio con facciata fotovoltaica. ha consentito qualsiasi “capriccio”, qualsiasi spreco. 15 Capitolo I 1.5 Rispetto per l’ambiente L’esistenza della crisi ambientale ha prodotto una “consapevolezza” dell’ambiente stesso, è tornato un “senso” di rispetto ambientale, per cui si è passati dal progettare senza pensare agli effetti della progettazione, all’utilizzo delle biotecnologie per produrre gli stessi effetti, con un minor impatto sul territorio. La crisi energetica ha così dato luogo ad un ampio lavoro di ricerca e sperimentazione che ha portato, nello scorso decennio, alla realizzazione di una serie consistente di edifici bioclimatici in tutto il mondo. Si pensi alle piogge acide dovute all'emissione ossidi di di zolfo e azoto a seguito della combustione fossili e all'effetto serra dovuto all’emissione anidride con Foto: Visione generale di un edificio sito ad Avezzano in Abbruzzo. dei di carbonica conseguente aumento della temperatura media della superficie del pianeta, scioglimento dei ghiacciai, incremento della desertificazione e delle instabilità atmosferiche. Si pensi agli alti tassi di radioattività dovuti all'emissione di radionuclidi anche nel normale funzionamento delle centrali nucleari e delle stazioni di ritrattamento del combustibile, per non parlare dei danni provocati da incidenti nucleari che si sono già verificati in dell'alimentazione varie parti vengono monocolture con l' utilizzo di del mondo. sviluppati Anche nel un'agricoltura campo delle prodotti chimici inquinanti e un 16 Capitolo I allevamento del bestiame intensivo. A questo punto si aggiunge l'utilizzo della ingegneria genetica per creare specie di piante e animali capaci di crescere rapidamente in condizioni di vita totalmente artificiali. Si tratta dunque di una chiara scelta socio-politica ed economica di un tipo di società che non guarda al valore della qualità della vita, ma che invece mira a promuovere la concentrazione del potere e dell'economia senza la minima preoccupazione per il futuro del mondo. Ecco perché l'attenzione verso l'ambiente ha portato ad una nuova coscienza del benessere quotidiano: un fattore che maggiormente influenza la salute fisica e mentale è il teatro abituale delle nostre azioni, come la casa, l'ufficio i luoghi di ritrovo; ultimamente si è sviluppata una patologia, la "sick building syndrome", cioè la sindrome dell'edificio malato, che può indurre sulla persona effetti tipo depressione ed esaurimento, quindi difesa e correzione diventano per noi elementi strategici della progettazione architettonica che deve tendere non soltanto a prendere atto della situazione territoriale di partenza, ma anche a riflettere sugli errori prodotti in passato, ma tenendo sempre presente i principi già sperimentati, adattandoli al mostro modo di pensare quindi utilizzando le nuove tecnologie che la scienza ci offre oggi. Non si deve pensare a costruire come se fossimo obbligati a essere in conflitto con il passato ma bisogna essere aperti ad un confronto diretto, più che scoprire si tratta di riscoprire e sviluppare ciò che già da tempo è stato inventato ed è rimasto trascurato o meglio forse cristallizzato durante il “periodo del petrolio facile”. L’utilizzo delle fonti rinnovabili di energia costituiscono un obiettivo fondamentale per il futuro energetico in Italia e nel mondo. 17 Capitolo I La progettazione, la costruzione di architettura e sistemi bioclimatici, il loro inserimento nel territorio così come anche la ristrutturazione di edifici esistenti finalizzata al miglioramento della loro economia energetica e abitabilità hanno un ruolo importante nell’uso ottimale delle risorse e nella protezione e riqualificazione dell’ambiente. 1.6 Contenimento consumo energetico I criteri di progettazione bioclimatica riguardano quindi il contenimento dei consumi energetici degli edifici, prevalentemente ottenibili, come già detto, attraverso la conservazione dell'energia (isolamento e inerzia condensazione, dei termica, ponti termici controllo e dei delle fenomeni di infiltrazioni/ricambi dell'aria), il riscaldamento solare passivo (con sistemi diretti, indiretti ed isolati), dall'irraggiamento raffreddamento evaporazione), il raffreddamento solare, per adozione ventilazione, l'illuminazione di passivo sistemi irraggiamento naturale (adeguata (protezione naturali di notturno ed posizione e dimensionamento delle superfici trasparenti, adozione di sistemi di riflessione e/o canalizzazione della luce ed elementi olografico ottici) e l'uso dei convertitori fotovoltaici (integrazione di elementi fotovoltaici nell'involucro esterno degli edifici). La sicurezza energetica è data proprio dalla necessità di diversificarne le fonti e di migliorarne le tecniche di utilizzo, inserendo sempre di più nuove soluzioni tecnologiche che diano impulso allo sviluppo sostenibile. Gestione e uso razionale dell’energie rinnovabili è questa la nuova formula per un futuro più giusto ed efficace sul piano del benessere collettivo; il progresso tecnologico rende sempre più realistica la possibilità di un disaccoppiamento tra curva del reddito e curva dei consumi 18 Capitolo I materiali e degli inquinamenti, l’umanità ha oggi nelle sue mani il potere di “salvarsi o distruggersi” la più grande sfida che dovremmo accettare consiste proprio nella riconversione del sistema energetico, dall’attuale basato su fonti esauribili ad un sistema sostenibile basato sulle fonti di energie rinnovabili che, permetta a tutti di avere l’energia necessaria ad un costo minore e con il minor impatto ambientale/ecologico possibile; quindi un individuazione un’istallazione delle di azioni sistemi possibili per tecnologici il risparmio ovvero energeticamente più sostenibili. 1.7 Analisi economica e ambientale Un attenta analisi delle fonti energetiche rinnovabili porta ad un individuazione del profilo economico e ambientale, o meglio al grado di competitività delle fonti energetiche rinnovabili, rispetto alle fonti convenzionali del progresso tecnologico che aiuta a migliorare le economie di scala, offrendo degli strumenti economici normativi scelti per incentivare proprio lo sviluppo. In quanto la scelta relativa agli strumenti di incentivazione influenza in modo determinante la redditività e il grado di rischio degli investimenti; questi determinano proprio la velocità del progresso nel settore e le dimensioni del mercato, ovvero l’evoluzione tecnologica, ma a sua volta il progresso dipende essenzialmente dalla priorità strategica dovuta alla quantità di energia prodotta dalle fonti energetiche rispetto al loro costo. Da un punto di vista economico le energie rinnovabili sono sempre state ostacolate da un forte svantaggio competitivo iniziale soprattutto rispetto alle altre fonti convenzionali, così nel contrastare tale svantaggio si sono costituiti numerosi incentivi e sussidi (Certificati Verdi) che influiscono sul grado di ampliamento 19 Capitolo I del mercato e di riflesso anche sulla precocità ed intensità di certe scelte d’investimento privato. Da un punto di vista ambientale invece, si sono sviluppate due tendenze, la prima riguarda il peso crescente assunto dagli obiettivi di tutela incentrati sul tentativo di limitare le varie emissioni, tutto ciò trova sfogo nell’accordo internazionale del Protocollo di Montreal, e soprattutto a Kyoto. La concreta entrata in vigore di quest’ultimo, con carattere vincolante riguardo e riduzioni di emissioni di gas serra che assume una rilevanza importante nella costatazione delle mutazioni climatiche; l’accordo stabilisce nei prossimi 10 anni una riduzione degli elementi inquinanti del 7% in Italia e del 15% in Europa. 1.8 Danno ambientale Per tutelare il nostro ambiente, dandogli un preciso valore, si istituiscono strumenti normativi di tipo autorizzativi, come la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e, successivamente, la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), nella necessità di coinvolgere attivamente le popolazioni interessate per conseguire un’accettazione sociale dei progetti infrastrutturali ed energetici. Le fonti rinnovabili non temono il confronto con le energie convenzionali poiché i sistemi per il loro utilizzo sono basati su tecniche affidabili e all’avanguardia. Senza dimenticare che presentano numerosi vantaggi dal punto di vista ambientale e da quello della sicurezza e della stabilità del prezzo. Per questo motivo vengono denominate rinnovabili, piuttosto che “alternative”. La maggior parte delle fonti rinnovabili energetiche si è scontrata sull’ostacolo di un impatto ambientale locale ritenuto eccessivo e dunque non tollerabile, a volte in modo non dissimile da tutti gli impianti energetici convenzionali, infatti i costi esterni delle fonti 20 Capitolo I energetiche sono rappresentati dai danni provocati alla collettività sotto qualsiasi profilo ma non riconosciuti come tali tramite una valutazione monetaria di mercato, tali danni riguardano ad esempio impatti negativi sulla salute (Radon) , sul paesaggio, sulla flora, sulla fauna, sulla attività economiche basate sulla tutela ambientale come il turismo. Con lo sviluppo dei sistemi di trasporto dell'energia, l'industrializzazione si è estesa geograficamente, in particolare dopo la scoperta dell'elettricità, che consente la modalità più rapida di trasporto dell'energia prima Nacque l'economia fossile, dalla quale è dipeso l'intero processo di industrializzazione. Poiché le risorse regionali divennero presto insufficienti, fu necessario intaccare quelle di altri Paesi. A causa dell'esauribilità di tutte le risorse fossili, il settore economico ad esse legato fu costretto a globalizzarsi. 21 Capitolo I All'inizio si è trattato di un'economia del carbone che nel ventesimo secolo si è trasformata in economia del petrolio e del gas fino all'economia dell'energia atomica. L'economia delle materie prime è stata invece inizialmente un'economia dei metalli e dei minerali che, con lo sviluppo dell'industria chimica, è diventata un elemento dell'economia fossile, dal momento che le sostanze principali utilizzate da questa industria provengono da fonti fossili di energia. Il danno ambientale una volta superata la “capacità di carico” divenendo irreversibile, annulla automaticamente qualsiasi vantaggio competitivo delle fonti energetiche esauribili,sotto il profilo dei costi interni. Per frenare il processo di degrado ambientale, è necessario sviluppare una sensibilità ecologica che ripristini una relazione armoniosa fra uomo e ambiente, anche attraverso il recupero di conoscenze e tecniche tradizionali e naturali. Si potrebbe quasi pensare, o meglio una pista da esplorare è l’idea che l’energie redditizie (petrolio, gas, nucleare) finanzino lo sviluppo delle energie rinnovabili che finora non hanno beneficato come le energie convenzionali di un congruo sostegno. L’obiettivo generale consiste nel realizzare sistemi di produzione dell’energia elettrica da combustibili e/o energie rinnovabili mediante processi di conversione diretta, evitando l’utilizzo dei tradizionali cicli termodinamici che ne limitano le prestazioni e favoriscono l’immissione in atmosfera di gas inquinanti. 1.9 Fonti rinnovabili di energia attualmente accessibili Il miglior modo per produrre normalmente piccole quantità d’elettricità, proporzionata al bisogno del consumatore, è di convertire l’energia solare in elettricità grazie all’utilizzo dei moduli fissati sul tetto, un integrazione con il sistema fotovoltaico in architettura, non va vista solo come una possibilità per la diffusione 22 Capitolo I di questa nuova tecnologia quindi uno sviluppo industriale, ma come una reale necessità di un certo modo di progettare e costruire; in quanto il tema della sostenibilità, era stato sempre visto e dibattuto solo in ambiti scientifici; l’integrazione del fotovoltaico è proprio uno dei campi più promettenti grazie proprio ai molti e indubbi vantaggi che tale tipo di applicazione offre rispetto alla realizzazione di grandi centrali isolate. In questo settore un fondamentale contributo è fornito dalle celle a combustibile una tecnologia che, grazie agli importanti passi avanti fatti negli ultimi anni, suscita un notevole interesse scientifico ed industriale per applicazioni stazionarie e mobili. La loro principale caratteristica consiste nella possibilità di produrre energia elettrica da combustibili tradizionali, con elevato rendimento e con solo modeste emissioni di contemporaneamente CO2, calore e nella opportunità utilizzabile. Nelle di produrre applicazioni stazionarie le celle a combustibile possono essere utilizzate sia per la produzione di energia elettrica di potenza che per sistemi di cogenerazione di elettricità e calore per usi civili ed industriali. L’energia termica, disponibile dalla combustione o da fonti energetiche alternative (solare, geotermica, scarti termici, ecc.) è la sorgente energetica più diffusa nel settore industriale e civile, pertanto è fondamentale lo studio dei processi legati all’accumulo e l’uso razionale di questa energia. Accanto alle tecnologie di conversione del gas naturale, del metanolo, della nafta in idrogeno, attualmente in fase di sviluppo per applicazioni in celle a combustibile, è stato recentemente avviato un programma per la conversione di biomasse vegetali in idrogeno, produrre energia elettrica senza utilizzare il tradizionale ciclo termodinamico. Oggi è possibile grazie alla “cella a combustibile a bassa temperatura”. 23 Capitolo I Un ingegnoso meccanismo che sfruttando il principio inverso alla eletrolisi dell’acqua permette di convertire l’energia chimica contenuta nell’idrogeno, direttamente in energia elettrica. Le celle a combustibile possono trovare applicazione in diversi settori, dalla produzione di energia in grandi centrali di potenza o ancora per la produzione combinata di energia elettrica e calore per singole utenze quali quartieri residenziali, ospedali, uffici pubblici, industrie. In questo senso vi è la possibilità di immaginare che ogni quartiere nelle città possa produrre da sé l’energia elettrica mediante quello che, volendo banalizzare, o osare, potremmo chiamare “gruppo elettrogeno” basato su celle a combustibile. In ogni caso l’applicazione più affascinante resta quella del settore automobilistico e del trasposto in genere. Alcune ricerche hanno riscontrato che, spesso, si costruiscono delle case in cui si creano dei microclimi lontani dalle caratteristiche biologiche di cui si avrebbe bisogno: infatti nelle nostre case ci sono zone poco frequentate ed altre iperattive; la casa è uno spazio da usare per il nostro benessere. Condotti d'aria sotterranei per climatizzare superfici l'aria, vetrate o serre rivolte a sud per intrappolare calore in il inverno, materiali trasparenti innovativi "selezionare" per la radiazione solare ed aumentare l'uso dell'illuminazione naturale negli ambienti interni, camini solari per aumentare la ventilazione naturale, uso di pannelli fotovoltaici per produrre elettricità ed uso 24 Capitolo I di pannelli solari per produrre l'acqua calda, sono solo alcune delle strategie progettuali che possono essere applicate per diminuire i nostri consumi energetici, ma soprattutto per migliorare la nostra qualità di vita. Il legame tra ambiente esterno e ambiente interno, viene finalmente concepito come un qualcosa di intrinseco, ovvero, l’uno riesce a valorizzare l’altro, sembra quasi “assurdo” ma proprio l’ utilizzo di nuovi materiali, di nuove tecniche come la poetica della trasparenza, sottolinea l’armonia che coesiste tra ciò che è natura e ciò che si costruisce. In passato, alle partizioni esterne, massicce e impenetrabili, era affidato il compito di esprimere e rappresentare la funzione e il decoro dell'edificio e lo studio delle facciate si concentrava solo ad evidenziare la decorazione finale, niente di più. Oggi la concentrazione del progettare, punta sui nuovi materiali di rivestimento esterno utilizzando la “pelle” dell'edificio come generatrice di forme e di immagini, vengono rivalutati gli involucri edilizi a tecnologia avanzata rispetto a quelli a tecnologia convenzionale. È sempre l'involucro edilizio l'oggetto di continue ricerche da parte dei progettisti che come Norman Foster, Richard Rogers, Jean Nouvel o Renzo Piano, si rivolgono all'high ritenendo tech la tecnologia il contenuto e la principale finalità degli sforzi espressivi dell'architettura. Nuove soluzioni tecniche per razionalizzare l'uso dell'energia e sfruttare le energie rinnovabili (con l'obiettivo di 25 Capitolo I realizzare la zero energy house) portando importanti innovazioni nella concezione dell'involucro edilizio, che da semplice elemento di protezione diventa dispositivo per lo sfruttamento delle energie naturali. Da un punto di vista architettonico l'involucro edilizio è una pelle ricca di suggestioni, invece da un punto di vista fisico e strutturale, esso rappresenta la superficie di controllo attraverso la quale passano i flussi di energia scambiati con l'ambiente circostante, soprattutto, con il clima. Le strategie d'intervento per sfruttare al meglio le caratteristiche climatiche3 regionali si ovviamente differenziano a seconda della zona in cui si opera in genere si usa distinguere quattro zone Foto: Edificio con copertura vetrata climatiche principali. L’involucro esterno rappresenta una superficie di confine dinamica e attiva, in grado cioè di mutare automaticamente le proprie prestazioni al mutare delle situazioni ambientali esterne e delle esigenze di coloro che vivono l'ambiente interno. 1.10 L’ energia attiva e passiva L'energia solare può essere utilizzata in modo attivo o in modo passivo e per questo si vuole distinguere fra energia solare attiva ed energia solare passiva. L'involucro edilizio diventa involucro In "Energy conscious design - A primer for architects" di J.R. Goulding, J.Owens Lewis e T.C. Steemers (CEC, 1992) vengono trattate tematiche quali il rapporto con il clima, le strategie di riscaldamento e raffrescamento in assenza di impianti di climatizzazione, le strategie di illuminazione naturale e le condizioni di comfort termico e di comfort visivo. 3 26 Capitolo I attivo quando integra nella propria struttura i sistemi impiantistici, tipicamente quelli per la raccolta e la trasformazione dell'energia solare e per la ventilazione artificiale4 degli ambienti interni. Con l'espressione "energia solare attiva" si intende in genere raggruppare tutte le applicazioni che riguardano il settore delle applicazioni termodinamiche (energia termosolare) e il settore dell'energia fotovoltaica. Esempi di involucri attivi sono le facciate dotate di collettori solari ad aria o ad acqua e le facciate dotate di pannelli fotovoltaici5, ma anche le facciate dotate di vetrature ventilate, dove preriscaldamento trattamento aria nel periodo dell'aria prima (involucro con invernale di inviarla funzione si alla di effettua un centrale di "batteria di preriscaldo") oppure un recupero di calore dall'aria prima della sua espulsione (involucro con funzione di "recuperatore di calore"). 4 Si utilizza la vetratura ventilata, che è costituita da due superfici trasparenti separate da una intercapedine ventilata artificialmente, apribili o non apribili, dotate di vetri semplici o a camera. Il padiglione inglese della Expo '92 di Siviglia, in Spagna, progettato dall'architetto Sir Nicholas Grimshaw dove ogni facciata è stata studiata a seconda dell'orientamento: elementi di ombreggiamento a strati a sud, superfici bagnate dall'acqua per rinfrescare l'ambiente circostante ad est, elementi fotovoltaici per la produzione di energia elettrica sono solo alcune delle strategie utilizzate in questo curioso edificio. 5 27 Capitolo I L'energia termosolare ha diversi sistemi applicativi che differiscono tra di loro per il tipo di collettore impiegato, il tipo di scambiatore di calore, il modo di immagazzinamento dell'energia. In ogni caso tutti i sistemi attivi, che vengono in genere utilizzati per riscaldare gli ambienti o l'acqua, hanno come principali componenti sia collettori solari sia sistemi di immagazzinamento del calore, mentre la circolazione del fluido utilizzato per lo scambio termico viene ottenuta mediante pompe o ventole. I pannelli solari impiegati nel settore edile offrono, tra gli altri vantaggi, la caratteristica di poter essere integrati con relativa facilità nella struttura dell'edificio. L'involucro attivo, rispetto a quello passivo, risulta più efficiente in termini energetici e più controllabile in termini funzionali, lo si può notare dai componenti impiantistici per la captazione dell'energia solare e per la distribuzione e l'accumulo dell'energia trasformata. Ma purtroppo anche qui, la modularità dimensionale tipica dei componenti impiantistici vincola l’espressione architettonica e compositive, crea problemi fra il disegno della facciata ed i caratteri distributivi e morfologici degli ambienti. Con l'espressione "energia solare passiva" si intende in genere raggruppare tutte le applicazioni in cui l'energia solare viene utilizzata senza alcun ausilio motorizzato e in cui la distribuzione del calore prodotto avviene grazie ai fenomeni naturali della conduzione, della convezione e dell'irraggiamento, invece di utilizzare pompe o ventole. Le principali tecniche passive per l'accumulo, la distribuzione e la conservazione dell'energia termica solare per il riscaldamento di un edificio, soprattutto nei climi freddi prevedono l'impiego di muri termoaccumulatori, di un ottimo isolamento, di una notevole massa termica, di sistemi di preriscaldamento dell'aria, di superfici vetrate esposte a Sud, di vere e proprie serre addossate all'edificio. L’involucro passivo, deve quindi in tutti i modi, massimizzare il guadagno solare diretto, deve raccoglie 28 Capitolo I l'energia solare anche quando essa non penetra direttamente in ambiente perché dotato di pareti del tipo Trombe6, deve prevedere spazi cuscinetto per la protezione dal freddo, favorire la penetrazione della luce naturale e favorire la ventilazione naturale. Però l'involucro passivo, presenta, anche rilevanti limiti di impiego in quanto, proprio per facilitare l’immissione dell’energia solare crea notevoli vincoli all'espressione architettonica , e risulta di fatto incapace di rispondere autonomamente (in assenza di sistemi impiantistici) alla domanda di comfort degli occupanti l'edificio. 6 Funzionamento del muro di Trombe.La radiazione elettromagnetica emessa dal sole, filtrata dall'atmosfera terrestre, ha prevalentemente lunghezze d'onda comprese tra 0.2 e 3 micron. Quando le radiazioni colpiscono la parete( con superficie opaca, preferibilmente di colore nero), questa si riscalda rimettendo una parte delle radiazione assorbite ma con lunghezza d'onda superiore ai 4 micron(radiazioni infrarosse). La lastra davanti al muro assorbe gran parte delle radiazioni riflesse e, a sua volta, si riscalda rimettendo parte dell'energia verso l'ambiente esterno e parte verso la prima superficie emittente. Inserendo un secondo vetro a breve distanza dal primo, (a volte si può utilizzare un retrocamera), si può ulteriormente ridurre la dispersione di calore verso l'esterno; questo viene dunque in gran parte immagazzinato dalla parete, che a sua volta lo cede agli ambienti interni. Questa trasmissione di energia termica dalla massa accumulatrice ai locali d'abitazione può essere perfezionata, per esempio, agendo sullo spessore della parete e sulla capacità termica del materiale scelto per l'accumulo (lo stesso Trombe studiò come alternativa al muro in calcestruzzo vibrato una parete costituita da un serbatoio metallico contenente acqua). In secondo luogo creando, attraverso apposite aperture dotate di valvole di tiraggio e di sezione pari a circa 1/100 della superficie totale del muro, un moto convettivo d'aria tra l'intercapedine esterna e le stanze interne. Un'ulteriore regolazione del flusso di calore trasmesso o proveniente dai locali abitati può essere ottenuta applicando uno strato di materiale coibente sulla superficie della parte rivolta verso l'interno. Nel periodo estivo, per evitare il surriscaldamento della stanze, vengono chiuse le aperture praticate nelle pareti, mentre altre aperture regolabili consentono la circolazione( e la fuoriuscita verso l'esterno) dell'aria nell'intercapedine esistente tra superficie vetrata e murata. In estate, inoltre, i raggi incidenti risultano inclinati rispetto alle vetrate esposte a sud e vengono di conseguenza riflessi. L'ingegnoso muro di Trombe sfrutta in realtà un principio conosciuto: " effetto serra". In una serra l'illuminazione diurna, penetrando attraverso le vetrate, viene captata dalle superficie interne (pareti e pavimenti) e trasformata in un'energia termica. In questo caso, dunque, la massa per l'accumulo termico è costituita dai muri perimetrali, dal pavimento e dal sottostante solaio o letto di ghiaia. Se la serra viene strutturalmente e funzionalmente integrata in un fabbricato residenziale, le sue capacità di accumulazione termica possono essere utilizzate quale fonte integrativa di calore per il riscaldamento dei locali abitati. La serra può inoltre nelle ore notturne essere facilmente oscurata e tecnicamente isolata dall'esterno con schermi mobili, mentre nel periodo estivo, con l'eliminazione delle vetrate, trasformata in una piacevole veranda. Un'evoluzione del muro di Trombe si è avuta in anni recenti con l'adozione di materiali isolanti trasparenti (TIMS) normalmente realizzati con strutture capillari o a nido d'ape in policarbonati e polimetilmetacrilati. 29 Capitolo I 1.11 I sistemi solari diretti, indiretti ed isolati I sistemi solari passivi si dividono in diretti, indiretti ed isolati. Il sistema diretto, quello più comune, presenta ampie vetrate esposte a sud, aperte direttamente sull'ambiente interno, che dispone di sufficienti masse di accumulo termico. I principali sistemi indiretti sono: il muro termico, il muro di Trombe e le serre. Nel muro termico l'accumulo è costituito dalla parete di consistente massa termica esposta a sud e prevede una superficie vetrata esterna per ridurre le dispersioni termiche. Il calore captato viene trasmesso per conduzione, con un certo ritardo, attraverso la parete e quindi ceduto (per convezione ed irraggiamento) all'ambiente interno. Gli elementi di accumulo, sono costituiti da pareti o solai aventi una adeguata capacità termica. Oltre al trasferimento del calore per conduzione come nel muro termico, il muro Trombe consente anche quello per termocircolazione naturale dalla captazione all'ambiente retrostante attraverso delle aperture poste nella parte bassa ed in quella alta della parete. Foto: Facciata vetrata 30 Capitolo I Foto: Edificio Bioclimatico, costituito completamente da vetrate 31 Capitolo I 1.12 L’importanza delle serre o vetrate negli edifici. La serra7 è costituita da una chiusura vetrata sulla facciata sud avente una massa di accumulo nella parete di separazione o comunque all'interno della serra stessa. La serra viene usata per il preriscaldamento dell'aria di rinnovo. Nei sistemi captazione isolati è la separata superficie di dall'accumulo termico, il trasferimento del calore fra i due elementi avviene per termocircolazione naturale. Un esempio di sistema isolato è costituito dal sistema Barra-Costantini che si può schematizzare in un collettore solare montato sulla facciata Sud dell'edificio. L'aria riscaldata dal collettore viene immessa in condotti posti nel soffitto che riscaldano la struttura. Si viene quindi a determinare una termocircolazione naturale (loop convettivo) con conseguente trasferimento del calore dalla captazione, quindi dal collettore all'accumulo e all'ambiente interno. Le principali tecniche impiegate per il rinfrescamento naturale di un edificio prevedono l'utilizzo di condotte d'aria interrate, di camini solari, di una buona massa termica, della ventilazione indotta, di protezioni dall'irraggiamento diretto e di sistemi per la deumidificazione o per l'evaporazione dell'acqua. L'importanza del rinfrescamento passivo è motivata dal fatto che il fabbisogno di raffreddare gli edifici è aumentato rapidamente negli ultimi anni. Il termine "ventilazione" viene usato Un tipico esempio da citare può essere l’Edificio per uffici a Lubech in Germania realizzato dagli Arch. Behnish &Behnish dove una grande serra come hall d'ingresso riscalda gli uffici in inverno mentre in estate viene rinfrescata da una accurata ventilazione naturale, con una originalissima "fontana di aria fredda" che elimina l'aria proveniente dal sottosuolo e che aumenta la sua efficacia tramite un alto camino solare che ha anche il compito di mantenere sotto pressione la hall. Infissi non più in alluminio e fissi, bensì in legno (materiale totalmente rinnovabile e di più semplice ed economica lavorazione) e apribili per permettere all'utente di regolare il proprio microclima interno senza consumare energia per gli impianti di climatizzazione. 7 32 Capitolo I per definire tre diverse funzioni: l'utilizzo di aria fresca, l’ allontanamento del calore da un ambiente attraverso il ricambio dell'aria e il raffreddamento fisiologico. La ventilazione naturale dà luogo a raffreddamento tramite le correnti d'aria generate da fenomeni naturali come l'azione del vento e l'effetto camino, la prima viene molto influenzata dalle condizioni anemologiche del luogo, mentre il secondo dall'altezza degli ambienti o degli elementi dedicati (torri del vento, camini solari, intercapedini ventilate, ecc.). Il raffreddamento evaporativo8 sfrutta l'abbassamento di temperatura dell'aria che si verifica a seguito dell'evaporazione dell'acqua. Tale evaporazione diminuisce all'aumentare dell'umidità relativa dell'aria, fino ad annullarsi per alti valori (condizioni di saturazione) di questa ultima. Tale possibilità di raffreddamento, che veniva anche utilizzata nelle torri del vento iraniane9, può avere varie possibilità di applicazione, sia negli ambienti interni, sia in quelli esterni. Tali torri, di forma conica ed alte trenta metri, hanno nelle sommità degli spruzzatori d'acqua che, a seguito dell'evaporazione, raffreddano l'aria presente nella parte alta della torre che aumentando di conseguenza la sua densità scende verso il basso raffreddando l'aria del sottostante spazio esterno. Un'altro importante contributo passivo che si può ottenere dall'energia solare riguarda l'illuminazione diurna di un edificio, sfruttando sia la luce solare diretta sia quella diffusa. Per Un esempio lo si trova nell’Expo’2000 di Siviglia. Le torri del vento iraniane sono elementi autonomi integrati nell'edificio con la funzione di generare un movimento d'aria al loro interno e costituiscono una indicazione efficace per il raffreddamento degli edifici in climi caldi aridi. Nel suo funzionamento notturno la torre si raffredda poichè la sua “massa muraria” cede calore all'aria (in essa contenuta) che si riscalda. Si genera quindi, un moto ascensionale dell'aria che, favorisce il raffreddamento dell'edificio e soprattutto della torre stessa che funge da accumulo di freddo. Di giorno, l'aria calda esterna, venendo a contatto con la massa muraria della torre, si raffredda ed aumentando di conseguenza la sua densità, scende verso il basso, entrando nell'edificio e provocandone il raffreddamento. Tale meccanismo di funzionamento, accelerato dall'azione del vento, ha presentato interessanti soluzioni in climi caldi con risultati soddisfacenti di integrazione architettonica. 8 9 33 Capitolo I incrementare la luminosità e favorire la penetrazione della luce naturale all'interno degli edifici sono molto importanti l'illuminazione zenitale, le condotte di luce, la capacità di diffusione luminosa dei materiali e i meccanismi per l'inseguimento solare. Per quel che riguarda l'Illuminazione naturale, nuove tecniche sono particolarmente utilizzate nella progettazione di ambienti che hanno un uso prevalentemente diurno, come uffici, scuole, edifici commerciali, industriali e ospedali, per i quali l'entità di consumi energetici derivanti dall'illuminazione artificiale ne accentua gli svantaggi economici. Le moderne tecniche di daylighting vengono applicate negli edifici di abitazioni essenzialmente per ragioni estetiche e di benessere. Le caratteristiche principali che rendono preferibile naturale a quella la luce artificiale sono il suo rendimento nella percezione del colore e le variazioni nel tempo di colore, contrasto (brillanza superficie, e luminosa) luminanza di caratteristiche ogni che non possono essere simulate da nessun tipo di sorgente artificiale. Il flusso luminoso all'interno dell'edificio varierà a seconda del posto in cui si trova l'edificio stesso, l'ora del giorno, il periodo dell'anno, le condizioni climatiche del luogo, da come l'edificio è circondato nelle immediate vicinanze (presenza di ostruzioni naturali o artificiali) e dall'indice di riflessione delle superfici interne ed esterne. Per ottenere buoni livelli di comfort visivo (ambienti in cui la ricezione dei messaggi visivi non è disturbata), è necessario assicurare buoni livelli di 34 Capitolo I comfort luminoso all'interno degli spazi ed evitare assolutamente il cosiddetto fenomeno di abbagliamento10. 1.13 Assemblaggio di un involucro attivo e passivo A volte l’involucro passivo, e attivo vengono assemblati, utilizzati insieme, per soddisfare le esigenze energetiche, un vero e proprio involucro ibrido in cui le tecnologie edilizie e le tecnologie impiantistiche diventano fra loro complementari e l'involucro diviene parte di un sistema integrato edificio-impianti (di climatizzazione, di ventilazione, di illuminazione ect), ricco di apparati di regolazione e controllo. Possiamo considerare come involucri edilizi ibridi le semplici facciate a elementi opachi dotate di dispositivi per la penetrazione in ambiente dell'aria utile per la ventilazione naturale, le facciate trasparenti a doppio involucro con intercapedine ventilata e schermature mobili nell'intercapedine, gli schermi solari esterni rivestiti di celle fotovoltaiche, gli schermi solari esterni che inseguono la radiazione solare o le facciate fotovoltaiche ventilate. Foto: moduli fotovoltaico ad alta efficienza in silicio monocristallino con potenza di watt fino a 170 Wp Situazione creata dalla presenza nel campo visivo di superfici o punti con luminanza molto superiore a quella a cui l'occhio è abituato. 10 35 Capitolo I In genere, però gli involucri ibridi comportano costi di costruzione assai superiori rispetto a quelli degli involucri convenzionali a causa dei materiali manutenzione. impiegati Accanto e dei allo pezzi speciali svantaggio e dei economico, costi di possiamo inserire l’alto contributo del bilancio energetico fornito dalle energie rinnovabili (inserendo fra di esse anche la luce naturale ed i recuperi energetici) e dal miglioramento delle condizioni di comfort all'interno degli ambienti. 36 CAPITOLO II Aria – acqua – terra – sole: le fonti rinnovabili Il vento, l’acqua e la biomassa, sono definite fonti sovrabbondanti che non si esauriscono finché esisterà il sole; fonte primaria; estremamente pulite e a disposizione di tutti, perché distribuite in forma diversificata su tutto il pianeta e quindi utilizzabili in maniera decentralizzata dai singoli e dalle comunità secondo l'invito del sole attraverso le diverse tecnologie; fonti che possono essere nelle mani dei popoli e per i popoli e non nelle mani di pochi che le distribuiscono come vogliono. Premessa Siamo circondati da risorse inesauribili, che ci consentono di coprire i nostri bisogni energetici e quelli delle generazioni future senza correre rischi incontrollabili per la vita e il benessere del nostro pianeta. Oggi lo sviluppo della moderna tecnologia ci permette di utilizzare queste fonti energetiche su una scala che risponde alle necessità e alle richieste della civiltà moderna. Una sola tecnologia, una sola energia rinnovabile non riuscirebbe mai a rispondere a tale esigenza. Ogni alternativa ha specifici vantaggi e svantaggi e deve essere applicata in modo intelligente ed in sinergia dei luoghi nei quali può dimostrare al meglio la sua validità. Solo associandosi le fonti di energia rinnovabile hanno la possibilità di soddisfare la domanda. Il nostro ambiente offre due fonti totalmente differenti per soddisfare i nostri bisogni energetici: il sole e la terra. Il sole fornisce energia direttamente, oppure indirettamente sotto forma di vento, energia idraulica e biomassa. La terra con un alto potenziale di calore sotterraneo, sempre disponibile, deve solo essere sfruttato con tecnologie appropriate. Di conseguenza, il successo delle energie rinnovabili è possibile e un nuovo orientamento dell'approvvigionamento energetico si 37 Capitolo 2 giustifica economicamente e socialmente, solo se entrambe le fonti, sole e terra, vi contribuiscano. 2.1 Il Sole, fonte energetica e, sorgente di vita. La fonte comune diretta di tutte le risorse rinnovabili, come già intuito, è il sole. Le forme di energia e le materie prime di origine solare rappresentano un potenziale di risorse che va molto oltre il potenziale fossile. Il sole consegna alla terra energia in una quantità che è 15 mila volte superiore rispetto al consumo annuale in energia atomica e fossile. Il potenziale di risorse solari ha tre caratteristiche fondamentali, che emergono contrariamente alle caratteristiche proprie delle risorse fossili, ovvero; le risorse solari non sono esauribili, almeno finché esisterà il sistema solare, cioè per l'intero tempo futuro della terra, stimato in cinque miliardi di anni. Nella trasformazione in forme secondarie di energia e in materie secondarie (calore, combustibile, elettricità) non vengono prodotte emissioni oppure nel caso delle biomasse vengono prodotte emissioni molto limitate e quindi non pericolose per l'ambiente globale. Le risorse solari sono interamente o parzialmente disponibili dappertutto, e devono essere estratte a livello locale e regionale. Per utilizzarle non è necessaria una catena industriale, e dunque aziende concentrate trasformazione che e multinazionali, possono essere bensì installate tecniche di dovunque. L'inesauribilità delle risorse solari permette di impostare un modello di civiltà duraturo. Capitolo 2 Poiché il sole non emette bollette per la sua prestazione energetica, la fornitura di risorse tende a diventare alla fine gratuita, grazie alla mobilità industriale e all'uso di tecniche sempre meno costose. A causa della semplice installazione e del funzionamento silenzioso e senza necessità di manutenzione il fotovoltaico trova applicazione nei più svariati settori. Il vantaggio più grande di un impianto fotovoltaico è dovuto alla sua capacità di fornire energia elettrica quasi continuamente. La maggior parte delle altre fonti energetiche (pile, generatori diesel, centrali termoelettriche a carbone, centrali nucleari) devono essere continuamente ’ricaricati’, nel fotovoltaico a questo ci pensa il sole, la maggiore fonte di energia a nostra disposizione. Fonte: Il Sole, fonte energetica rinnovabile sorgente di vita per la Terra 39 Capitolo 2 2.2 Un nuovo approccio all’energia solare. La filosofia impiantistica degli edifici a basso consumo energetico prevede che l’edificio sia un contenitore termicamente isolato, capace di mantenere all’interno un buon livello di comfort ambientale con il minimo ricorso a fonti di energia che non siano rinnovabili. Il concetto di edificio a basso consumo energetico si sta fortemente sviluppando, si prevede, in alcuni decenni, di arrivare alla totale autonomia energetica degli edifici con sola energia rinnovabile soprattutto nella prospettiva di nuove realizzazioni a larga scala in grado di determinare ampie sinergie con il sistema delle risorse naturali. La fonte solare ha grandi possibilità di contribuire in misura significativa alla diminuzione dell’impiego delle fonti fossili. In molte regioni del mondo, un chilometro quadrato di terreno risulta sufficiente per generare almeno 300-400 GWh di energia elettrica da fonte solare termica; ciò comporta una minore richiesta annua di potenza da impianti convenzionali a combustibili fossili pari a circa 50 MWe. Grafico: Andamento del costo dell’energia 40 Capitolo 2 2.3 Scenario futuro dettato dalle esperienze passate L’evoluzione delle forniture di energia primaria negli ultimi 150 anni ha seguito un andamento relativamente semplice. Cesare Marchetti11 ha dimostrato che si può prevedere lo sviluppo di molti aspetti dell’attività umana, e delle fonti energetiche utilizzando le equazioni epidemiche. La penetrazione di una nuova tecnologia ha un andamento simile a quello dell’evoluzione biologica, nella quale nuove specie allontanano dalla propria nicchia le specie preesistenti. Quasi tutte le nuove concezioni tecnologiche si impongono sul mercato ma con risultati a volte molto lenti. Negli ultimi 150 anni, in particolare, il mix delle fonti energetiche primarie ha mostrato un andamento in perfetto accordo con le curve “epidemiche”, indipendentemente dagli eventi della società. Il fatto che ci sia stato un così buon accordo nel passato, suggerisce la possibilità di estrapolare questo metodo per gli avvenimenti futuri e, in particolare, per l’affermazione di una nuova risorsa energetica. Grafico: Scenario dell’evoluzione epidemica delle fonti di energia a livello mondiale. 11 Noto fisico italiano 41 Capitolo 2 Si noti che la catena di sostituzioni “storiche” (cibo per animali, legna, carbone, petrolio, gas naturale) è stata dettata dal mercato e non dalla disponibilità delle risorse. Le sostituzioni sono avvenute sempre all’incirca ogni 55 anni, in corrispondenza dei massimi dei cosiddetti “cicli di Kondratiev”, che regolano l’evoluzione dei cicli economici. È ragionevole attendersi che anche nel futuro sono presenti andamenti analoghi nell’evoluzione del sistema energetico mondiale. Secondo tale ipotesi, l’evoluzione epidemica delle tecnologie attuali, prevede l’apparizione e la crescita di una nuova fonte primaria, per la quale l’energia solare è la più attendibile candidata, eventualmente seguita da un’altra nuova ipotetica fonte, che potrebbe essere un nuovo nucleare (fissione o fusione). La conclusione viene rafforzata dal fatto che, nel futuro, soltanto il sole e una rinnovata fonte di origine nucleare hanno potenzialità di contributo energetico tali da sostenere l’enorme domanda di energia primaria. carbone 23% nucleare 7% rinnovabili 14% gas naturale 21% petrolio 35% Grafico: Fonte IEA Renewables Information 2003 Dal punto di vista tecnologico, lo sfruttamento della risorsa di energia effettuata dal sole può essere evidentemente sia di tipo diretto (fotovoltaico, captazione di calore ecc.) che indiretto 42 Capitolo 2 (energia idrica, eolica, biomasse ecc.). Si ritiene che una delle più promettenti tecnologie sarà quella dell’utilizzo diretto della radiazione solare, opportunamente concentrata, per ottenere calore ad alta temperatura. La tecnologia fotovoltaica, consente di trasformare direttamente la luce solare, in energia elettrica, è una delle frontiere delle Energie Rinnovabili, pur essendo ancora una tecnologia in evoluzione verso un bilancio ambientale positivo. Grafico: Andamento del fotovoltaico in alcuni paesi 12 2.4 I diversi modi di estrarre energia. E' possibile produrre energia anche attraverso la combustione dei gas che si sprigionano dal letame o dai rifiuti agricoli. La biomassa fornisce energia termica ed elettricità attraverso l'utilizzazione di residui boschivi polverizzazione o agricoli gassificazione, con procedimenti liquefazione e di taglio, successiva combustione e attraverso l'utilizzo dei biogas che si sviluppa dalla fermentazione di materiale organico quali gli escrementi degli animali, i rifiuti di cucina ecc. È da notare che la combustione della 12 Fonte del grafico, elaborazione centro Enea su dati percepiti dall’ AIE 2003. 43 Capitolo 2 biomassa non porta ad un aumento dell'anidride carbonica e quindi dell'effetto serra, perché ne viene emessa esattamente lo stesso quantitativo di quanto ne viene assorbito dall'atmosfera durante la crescita delle piante. Nel settore della biomassa sono molto avanzati i procedimenti di polverizzazione, liquefazione e massificazione e le centrali di cogenerazione per la produzione congiunta di energia elettrica e calore raggiungono rendimenti globali superiori al 90%. Grafica: Gerarchia per la gestione dei rifiuti della Comunità Europea13 Il decreto Ronchi favorisce la valorizzazione energetica del combustibile da rifiuti (CDR), miscela costituita da rifiuti urbani e industriali trattati appositamente, con l’autorizzazione ad accedere a procedure semplificate di autorizzazione per la costruzione di nuovi inceneritori. Inoltre, il decreto ha imposto che, a partire dal 1° gennaio 1999, la realizzazione e la gestione di nuovi impianti di incenerimento possano essere autorizzate solo se il relativo processo di combustione è accompagnato da recupero energetico. Nel decreto Ronchi lo smaltimento in discarica viene considerato 13 Fonte del grafico, Agenzia Europea per L’Ambiente. 44 Capitolo 2 come ultima opzione e solamente per quelle frazioni residue dai vari processi di recupero di materia e energia. Si impone, dunque, il superamento del concetto di smaltimento del rifiuto tal quale, cioè senza preselezione, come l’incenerimento massivo e senza recupero energetico o la discarica per rifiuti indifferenziati. L’Italia gestisce i rifiuti solidi nel modo più svantaggioso, smaltimento in discarica per il 78%, riciclaggio e compostaggio per poco più del 15% e incenerimento per appena il 7%. La situazione italiana è assurda se confrontata con quella di altri Paesi Europei dove i rapporti tra incenerimento e smaltimento in discariche sono completamente invertiti. Ebbene, i rifiuti sono da considerarsi sotto ogni punto di vista una fonte rinnovabile, lo dice esplicitamente un decreto legislativo del dicembre scorso (n.387/2003, in attuazione, con 2 anni di ritardo, di una direttiva comunitaria) riguardante la promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Fra queste fonti il decreto include le cosiddette “biomasse” e ragionevolmente chiarisce che in esse è compresa la parte organica dei rifiuti urbani. È da ricordare anche l'utilizzo dell’idrogeno solare per l'immagazzinamento dell'energia, prodotto per esempio dall'idrolisi dell'acqua con l'utilizzo delle fonti rinnovabili: un combustibile, l'idrogeno che bruciando produce acqua come unico residuo ed è quindi assolutamente pulito. 45 Capitolo 2 L'idrogeno solare inizia ad essere utilizzato nel campo dei trasporti per l'alimentazione di automobili ed autobus azionati da motori a combustione o da motori elettrici alimentati da celle a combustibile. Foto: “Hy-wire”, la innovativa auto a idrogeno presentata al Salone dell'Auto di Parigi 2002 Foto: Il motore della “Hy-wire” 46 Capitolo 2 Nel campo del fotovoltaico sono stati realizzati moduli al silicio monocristallino con rendimenti altissimi del 24-25%, moduli al cadmio-tellurio e silicio amorfo stabili e a strato sottile dell'ordine di pochi micron; Foto: Complesso residenziale “Fàbrica Nova” in Barcellona Foto: Ceip Font d’en Fargas in Barcellona 47 Capitolo 2 Il generatore eolico, cioè mosso dal funziona vento, come un mulino: le pale, azionate dal vento, fanno girare un alternatore produce che elettricità. L'energia eolica non inquina, è inesauribile e gratuita. Bisogna tenere conto del fatto che il vento non soffia costantemente e non mantiene sempre l'intensità necessaria ad azionare il generatore. I generatori raggiungono eolici potenze superiori a 1,5 megawatt e sono silenziosi e addirittura stabili; è fase di in progetto un prototipo di generatore posizionare da in mare aperto da 5 megawatt. 48 Capitolo 2 Anche l'acqua costituisce una fonte di energia pulita gratuita e inesauribile, viene sfruttata per produrre energia elettrica nelle centrali idroelettriche, lungo fiumi o torrenti, turbine mosse da correnti sottomarine, dalle onde, dalle maree e dal gradiente termico degli oceani (differenza di temperatura tra superficie e zone profonde). Foto: Impianto di una diga che sfrutta l’acqua per l’azionamento delle turbine idrauliche. 49 Capitolo 2 2.5 Tecnologia e rispetto dell’ambiente. Nel settore non residenziale può risultare particolarmente efficace il ricorso a tecniche di sfruttamento dell’illuminazione naturale, sia per l’elevata richiesta di illuminazione, sia per l’uso prevalentemente diurno degli edifici. Rientra in questa logica lo sforzo progettuale e di ricerca tecnologica finalizzato alla realizzazione di una nuova classe di edifici energeticamente efficienti progettati per il massimo ricorso alle risorse energetiche disponibili in natura. La radiazione solare incidente può essere utilizzata per riscaldare fluidi (acqua, aria o soluzioni di vario calore specifico) da far circolare in scambiatori di calore o direttamente in tubazioni e corpi radianti posti nei locali da riscaldare, o per far evaporare le sostanze volatili che vengono utilizzate nei cicli di refrigerazione. I metodi per raccogliere l'energia solare sotto forma di energia termica sono di due tipi, con concentrazione14 e senza concentrazione15. In entrambi i casi le superfici possono essere orientabili o non orientabili. Disegni: Attestano l’inclinazione dei pannelli. mediante specchi o lenti che riflettono la radiazione verso pannelli o caldaie per l'utilizzo diretto dell'acqua calda o per la produzione di vapore da convogliare a turbina 15 mediante pannelli applicati o integrati nelle chiusure degli edifici. 14 50 Capitolo 2 Per semplicità di gestione, soprattutto per le applicazioni su piccola scala, è senz'altro preferibile raccogliere direttamente l'energia solare su pannelli fissi, opportunamente orientati. Il primo pannello solare è stato costruito nel diciottesimo secolo dallo scienziato svizzero Horace Benedict de Saussure. Si trattava di una semplice "scatola" di legno con un vetro nella parte esposta al sole e la base di colore nero, capace di assorbire la radiazione solare termica intrappolata nella scatola stessa grazie a un locale "effetto serra" e alla scarsa dispersione dovuta alle caratteristiche termiche isolanti del legno. Il pannello consentiva di raggiungere temperature del fluido vettore di circa 87ºC. In tempi moderni la prima grande diffusione su larga scala di questi impianti avviene attorno agli anni '50 (soprattutto in Giappone, Stati Uniti e Israele), per poi ottenere un forte utilizzo nei primi anni '70, a causa della crisi petrolifera, e a metà degli anni '80, a causa del disastro nucleare di Chernobyl. Grazie anche alle conferenze mondiali sulle modificazioni climatiche di Kyoto del '97 e di Buenos Aires del '98 che impongono una riduzione della produzione di sostanze inquinanti. 2.6 Potenzialità delle fonti energetiche rinnovabili nell’architettura. Sempre più spesso ci si interroga su quale debba essere il ruolo dell’Architettura e, in senso più ampio, dell’intero settore edilizio all’interno del complesso quadro socio-economico che definisce la situazione mondiale attuale. Di certo questo ruolo deve dimostrarsi conforme alle esigenze tradizionalmente rivolte all’ambiente costruito (fruibilità, funzionalità, curabilità, estetica) ma, nello stesso tempo, deve tener conto di problematiche sempre più pressanti ed invadenti, come l’impatto delle attività umane 51 Capitolo 2 sull’ecosistema. Se analizziamo per sommi capi l’inquietante panorama delineatosi negli ultimi decenni, nel 1997 l’emissione totale di anidride carbonica nell’atmosfera ha raggiunto la quota di 22,5 miliardi di tonnellate e, stando alle stime dell’International Energy Agency, a meno di interventi massicci ed immediati, da intraprendersi su scala mondiale nel senso dell’abbattimento dell’inquinamento, entro il 2020 il livello salirà a 36 miliardi di tonnellate all’anno. Se il segnale d’allarme non dovesse essere raccolto, i rischi cui l’intero pianeta sta andando incontro si concretizzerebbero non solo nel prevedibile abbassamento della qualità della vita, ma anche e soprattutto in catastrofi naturali di proporzioni gigantesche, come l’intesificarsi dell’effetto serra, lo scioglimento dei ghiacci polari, inondazioni ed altri cataclismi. Per quanto attiene più specificatamente le problematiche legate al sistema edilizio, va evidenziato come il suo ruolo nel consumo energetico complessivo, e di conseguenza, nel processo di degrado ambientale, sia determinante. televisore 7% asciugabianch 8% altro 12% lavastoviglie 8% lavatrice 9% riscaldamento 9% freddo 31% illuminazione 16% Fonte: Ripartizione dei consumi d’elettricità per un consumo medio 52 Capitolo 2 Le tipologie ed i procedimenti costruttivi attualmente più diffusi, fanno degli edifici e degli agglomerati urbani entità ad alto consumo. Fonte: Biblioteca “Pompeu Fabra” in Matarò (Barcellona) Ad essi, nei Paesi industrializzati, va addebitata almeno la metà del fabbisogno totale, mentre un quarto è imputabile al settore della mobilità, strettamente connesso alla gestione e fruizione degli insediamenti. Per meglio contestualizzare la questione, basti pensare che l’energia di esercizio dei nostri edifici, cioè quella 53 Capitolo 2 necessaria ai relativi processi di gestione (climatizzazione, illuminazione, utilizzo di apparecchi di varia natura) si aggira mediamente intorno ai 100-150 kWh/m2 all’anno. Per rimediare alla criticità configuratasi nel rapporto tra insediamenti umani e natura è dunque necessario ricomporre la frattura esistente orientando il settore edilizio verso strategie di risparmio e guadagno energetico che, oltre a produrre vantaggi economici siano in grado di alleggerire le pressione sull’ecosistema. Innanzitutto riqualificare si la deve tipologia dell’usuale edificio di stampo rigenerativo (che si oppone, cioè, all’influenza climatica esterna tramite intensivo di l’utilizzo sistemi termoregolazione di e trattamento aria) al fine di sviluppare una concezione interattiva all’ambiente, dallo rispetto supportata sfruttamento fonti delle rinnovabili naturalmente a disposizione. In questa rivolgono realizzazioni direzione si attualmente sempre più evolute che vanno da edifici energicamente consapevoli ( in cui un uso attento dei materiali e dei componenti contribuisce a minimizzare il fabbisogno) agli edifici intelligenti (che regolamentano i consumi tramite apparecchiature elettroniche), agli edifici più specificamente bioclimatici (che 54 Capitolo 2 selezionano ed adattano alle esigenze degli occupanti le condizioni climatiche esterne), agli edifici energeticamente attivi ( il cui involucro integra dispositivi capaci di convertire in energia utile quella fornita dall’ambiente). In tutti questi casi, un ruolo determinante è giocato dall’involucro, elemento di interfaccia tra interno ed esterno, e dalle dotazioni impiantistiche, caratterizzate da efficienze sempre maggiori. 55 Capitolo 2 2.7 Politica strumentale per la promozione delle fonti rinnovabili. Le città future saranno più “leggere”, nel senso che produrranno meno rifiuti e assorbiranno meno energia. Questa è la sfida che viene dall’attuazione del Protocollo di Kyoto. Alla luce degli impegni per limitare le emissioni di gas climalteranti si avvierà nei prossimi decenni un processo di riqualificazione del patrimonio costruito basato sulla minimizzazione dei consumi energetici e sull’impiego su larga scala di tecnologie solari integrate negli edifici. Le successive fasi del programma punteranno sempre più alla integrazione anche estetica dei componenti fotovoltaici negli edifici e alle valenze di carattere urbanistico, in vista di una penetrazione su larga scala delle tecnologie solari. La campagna di incentivazione di questa fonte energetica, promossa in Italia dal Ministero dell’Ambiente a partire dal 2001, porta il nome di Programma Tetti Fotovoltaici. Nell’ambito di questa iniziativa, volta ad abbattere le barriere economiche che ostacolano una diffusione di massa, impianti installati sulle coperture (ma anche sulle facciate) degli edifici di proprietà di soggetti pubblici e privati vengono finanziati a fondo perduto per una quota pari al 75% del loro costo, allo scopo di rendere competitiva con quella convenzionale l’energia prodotta. L’obiettivo è quello di far entrare il fotovoltaico nel comune linguaggio costruttivo, esaltandone la duplice funzione di elemento di involucro e di sorgente di energia rinnovabile. In risposta a queste emergenze, nel corso della conferenza di Kyoto tenutasi nel dicembre del ‘97 l’Unione Europea ha riconosciuto la necessità di affrontare la questione del cambiamento climatico e si è impegnata nel senso di una riduzione complessiva del 15% delle emissioni di gas ad effetto serra rispetto al livello registrato nel 1990 da realizzarsi entro il 2010. In 56 Capitolo 2 particolare, il governo italiano si è assunto l’impegno di un abbattimento delle emissioni fino al 6,5% del livello del 1990 e si stima che all’incirca l’80% di questo carico graverà sul settore della produzione di energia elettrica. Grafico: Crescita annua media della produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili, anni 1990-2001(valori percentuali). N.B. TPES=Total Primari Energy Supply. 2.8 Efficienza energetica e ricorso all’energie convenzionali o meglio “artificiali”. Il prezzo del carbone importato in Italia è aumentato dell’11,8 per cento, e quello del gas del 12 per cento. L’8 novembre del 1987 il referendum bandiva il nucleare in Italia, l’80,6% dei votanti diceva no alla costruzione di nuove centrali nucleari. prodotti di consumo 20% impianti residenziali in rete (paesi ind.) 10% impianti rurali nei Pvs (off-grid) 12% centrali connesse in rete 1% comunicazione e segnaletica 20% impianti residenziali connessi in rete 24% sistemi ibridi diesel-FV 13% Grafico:Energia elettrica consumata per usi diversi. 57 Capitolo 2 Il mondo politico decideva di abbandonare in toto la produzione di energia attraverso la fissione e venivano dimesse anche le centrali già esistenti, lo spegnimento dei reattori nucleari. L’economia mondiale non riuscì più da allora a superare la crisi economica. Quel referendum bloccò in Italia lo sviluppo del programma nucleare. La nostra economia è crollata, o meglio si è iniziata una lunga dipendenza dal petrolio, così ogni volta che il prezzo del greggio sale, si importa inflazione. Le bollette di luce e gas sono più alte del 40% rispetto alla media europea. La produzione viene fatta con sostanze inquinanti e in impianti obsoleti, il nostro Paese non ha più una sovranità energetica, infatti per tamponare il deficit del 17% rispetto al fabbisogno, deve acquistare elettricità prodotta dai reattori della Francia, Svizzera, Austria e Slovenia. Germania Regno Unito 10% 6% 22% 34% 50% 22% 50% 6% Italia 11% 5% 23% Nucleare Carbone Fonti rinnovabili Gas naturale Olio combustibile 61% Francia 15% Spagna 6% 3% 26% 22% 82% 19% 27% 58 Capitolo 2 Il blackout del 2003 e il prezzo del petrolio arrivato fino a 50 dollari al barile, hanno svegliato dal lungo torpore il nostro Paese. Ecco che proprio Luigi De Paoli16 afferma e sostiene che siamo nelle stesse condizioni di 30 anni fa, quando ci fu lo choc petrolifero; e di conseguenza è necessario differenziare le fonti per sopperire alla crisi, assicurando un posto primario proprio all’energie alternative, è inutile aumentare la produzione di elettricità dal carbone a scapito del petrolio e del gas. Oggigiorno produciamo elettricità a costi più alti rispetto agli altri Paesi, perché siamo dipendenti dal petrolio e perché abbiamo fatto una privatizzazione del settore, “vivere sempre più ricchi ma sempre più malati” distruggendo proprio la nostra più grande ricchezza l’ambiente, il riscatto dal petrolio si può fare solo puntando sulle fonti alternative. Un imminente esigenza per il futuro è ridurre la dipendenza dal petrolio, un obiettivo per il futuro è aumentare la produzione di energia pulita. Si stanno investendo un miliardo di euro per aumentare di circa 900 megawatt la capacità produttiva da fonti rinnovabili: idroelettrico, geotermica, eolico e solare. 16 Docente di economia dell’energia della Bocconi, ed ex consigliere di amministrazione dell’Eni,che proprio in un articolo uscito sul giornale “Cronache dell’Indipendente” diretto da Giordano Bruno Guerri. 59 CAPITOLO III LE ARCHITETTURE TRA PASSATO E PRESENTE E’ l’architettura che sta nell’ambiente e non l’ambiente che sta nell’architettura”. Premessa L’edilizia bioclimatica nasce dall’esigenza di realizzare edifici che siano in rapporto con il clima e che funzionino come organismi che auto-regolano le proprie prestazioni rispetto all’ambiente esterno proprio come accadeva in passato....Riprendere il passato ...suggerire ai nuovi progettisti il modo migliore di non sfruttare l’ambiente ma di utilizzare le nuove tecnologie per raggiungere grandi risultati, è questo il nuovo “motto” da adottare. La progettazione bioclimatica richiede l’attenzione da parte del progettista nel considerare lo stretto rapporto che esiste tra la casa e il clima, tra la casa e il luogo che l’accoglierà. Questo binomio casa clima, casa ambiente in cui viene inserito, non è una delle scoperte o invenzioni frutto della moderna tecnologia, ma la riscoperta di quel vasto bagaglio di conoscenze del passato, e di quella saggezza popolare che ha contraddistinto le civiltà da oriente a occidente con realizzazioni che tutti ammiriamo con partecipazione. Parliamo quindi di una edilizia consapevole, di una architettura integrale che rivela la connessione esistente con altre materie in un quadro globale di correlazioni: geobiologia dei siti, idoneità situazione dei materiali, bio-elettrica, riscaldamento ed condizioni climatiche problematica elettrici, importanza dell’abitazione, degli impianti di della diffusione e igroscopicità, irraggiamento cosmico e terrestre, radioattività di materiale e costruzioni finite, problemi connessi al trattamento e Capitolo 3 protezione delle superfici dei materiali, psicologia e fisiologia dell’abitare. Quando si pensa ad un’architettura fatta per la vita, si potrebbe allora parlare forse più propriamente di architettura naturale (nell’accezione di conforme alla natura, secondo natura). Questa premessa è a maggior ragione significativa se collocata in un contesto di generale crisi dell’Architettura. crisi di contenuti per l’Architettura. All’origine della crisi disciplinare che investe l’Architettura vi è proprio il fatto che ormai nessuno mette più al centro del proprio percorso progettuale la consapevolezza di lavorare per l’uomo e per la sua salute psicofisica, di trasformare l’ambiente per favorire la vita, di lavorare per l’equilibrio dei rapporti sociali, ecc. La nostra ricerca progettuale parte quindi dalla volontà di affrontare considerare il rapporto tra l’Architettura e la vita, questa intesa, con tutte le sue implicazioni, come scenario di relazioni complesse ed in questo senso adottata come chiave di lettura di un’attività umana, quella di pensare la trasformazione del territorio per la costruzione dei luoghi dell’abitare, connaturata all’esistenza dell’uomo. Questa attività coinvolge, alle diverse scale, diversi soggetti, ognuno di questi soggetti porta con se, in modo più o meno consapevole, un sempre più accentuato distacco tra il proprio mestiere, la propria arte e i loro effetti sulla trasformazione dell’ambiente o meglio sulla sua graduale distruzione. Al di là dei richiami ormai scontati allo stato di grave crisi ecologica a cui l’uomo ha portato la terra che lo ospita. Le considerazioni sui connotati particolarmente aggressivi di uno sviluppo urbanistico fortemente invasivo, basato sulla quantità ma assolutamente privo di ogni qualità, è fondamentale acquisire la consapevolezza che costruire è sempre e comunque un atto di Capitolo 3 violenza alla natura, l’edilizia infatti è una delle attività umane a più alto impatto ambientale. L’industria delle costruzioni e tutto l’enorme settore produttivo ad essa collegato rappresentano, nei loro molteplici aspetti, un altissimo rischio ecologico. Questa situazione di rischio si esplicita a tre livelli: il primo è quello del consumo sfrenato di territorio voluto dalla speculazione edilizia e fondiaria, definito da una pianificazione urbanistica terribile. Strade, autostrade, zone industriali, commerciali e residenziali in continua espansione, anche in presenza di una ormai più che decennale rallentamento demografico da un lato e di una ormai ampiamente definita tendenza alla informatizzazione di processi industriali e quindi ad una potenziale riduzione delle superfici occupate, tutto ciò rappresenta ormai una situazione di vero inquinamento urbanistico che è, in ultima analisi, la causa prima degli inquinamenti di area, acqua, suolo. Il secondo è quello della pericolosità delle tecniche costruttive e dei materiali utilizzati oggi in edilizia: migliaia di prodotti per lo più sintetici a base di sostanze petrolchimiche con una riconosciuta tossicità che rendono un cantiere un impianto produttivo ad alto rischio e l’aria che respiriamo tra le mura degli edifici molto più inquinata di quella già pessima che respiriamo fuori. Il terzo è quello del consumo di energia, della distruzione di risorse, della produzione incontrollata di scorie e rifiuti determinati dalle attività di costruire e abitare. Tutto questo è stato reso possibile anche in seguito ad un progressivo distacco, nella fase culminante dell’epoca industriale per razionalizzare e rendere più controllabile il processo produttivo, tra l’uomo e le sue azioni. Se in sostanza nell’epoca preindustriale esisteva un rapporto stretto tra vivere, produrre merci, trasformare il territorio oggi questo non avviene più. 62 Capitolo 3 Le azioni sono separate, l’articolazione del processo produttivo ha raggiunto livelli impensabili, le merci non hanno più nessun rapporto diretto con il territorio. E’ questo modello di produzione e di sviluppo che oggi deve essere profondamente modificato. Chi opera nel settore edilizio deve riprendere consapevolezza del proprio ruolo e della complessità degli effetti che le sue scelte e il suo operare determinano sugli equilibri di un ecosistema ormai quotidianamente aggredito. Il riconoscimento della natura destruttura la visione tecno-centrica dell’architettura e la sua presunzione di autoreferenzialità, portano la tecnologia a confrontarsi con i vincoli e le potenzialità dell’ambiente naturale: • ARCHITETTURA: arte del cotruire • BIO: a favore della vita • ECO: in equilibrio con l'ambiente • LOGICA: intelligente/razionale • NATURALE: secondo natura, che impara dalla natura • SOSTENIBILE: che soddisfa i bisogni dell'attuale generazione senza • limitare i sogni di quelle future • COMPATIBILE: che l'organismo umano e la natura possono sopportare E’ il passato che ci suggerisce il modo migliore di ottenere un elevato confort nel nostro modo di vivere, infatti in base a ciò possiamo citare alcuni esempi italiani antichi dove si può notare un “modo per noi ora semplice” di ottenere un ambiente climatizzato in modo naturale. 63 Capitolo 3 Le complesse tecniche impiantistico-strutturali utilizzate dai romani per gli ambienti termali sono soltanto alcune delle strategie sviluppate nel corso di secoli per garantire il miglior confort interno. Nei paesi del Mediterraneo, in particolare, per millenni l’inerzia termica delle masse murarie e’ utilizzata per alleviare la calura esterna e garantire la migliore vivibilita’ degli spazi interni nei periodi estivi. L’ottimizzazione del comportamento termico dell’edificio garantisce le condizioni di confort stabili all’interno, nelle diverse situazioni climatiche esterne (stagionali e giornaliere) e anche in relazione alle attivita’ che in esso vengono svolte. 3.1 I còvoli di Costozza A Costozza, sulle pendici dei monti Berici, una decina di chilometri a sud di Vicenza, sei ville costruite in varie epoche, a partire dal 1550, sfruttano lo stesso sistema di raffreddamento, un qualcosa di spettacolare. I locali interni sono collegati a cavità e condotti sotterranee, naturali ed in parte anche artificiali, chiamati “còvoli”, che forniscono d’estate l’aria fredda necessaria a climatizzare l’ambiente. La temperatura dell’aria nei còvoli si aggira intorno agli 11-12°C durante tutto l’anno. I ventidotti, o canali di ventilazione, che collegano i còvoli alle ville di Costozza, sono lunghi sino a qualche centinaio di metri, e vanno a sfociare nelle cantine. Da qui, l’aria fresca penetra nei locali d’abitazione attraverso rosoni di marmo traforati, posti nei pavimenti. L’aria si rinfresca così di una decina di gradi. 64 Capitolo 3 Il sistema di raffrescamento delle ville di Costozza era così famoso che persino il Palladio, nei suoi “Quattro Libri dell’Architettura”, ne parlò diffusamente. Fig:Un interessantissimo sistema di raffrescamento sfrutta l’aria fredda proveniente da grandi cavità sotterranee “covoli” 65 Capitolo 3 3.2 Fattori significativi per una progettazione bioclimatica. Con abilità ed intelligenza l’uomo, nel corso dei secoli, ha sviluppato sicuramente tecnologie dovrà costruttive essere nostro incredibilmente dovere efficienti, raccogliere queste esperienze, metabolizzarle e riapplicarle, per quanto possibile, nell’architettura contemporanea. Ai fini della progettazione ediliziaurbanistica in generale ed in particolare di quella bioclimatica, i sistemi climatici di interesse specifico sono il microclima ed il clima locale l’acquisizione dei dati meteorologici su larga scala (reperibili presso la stazione meteo più vicina). Infatti le caratteristiche del microclima e del clima dovrebbero locale condizionare fortemente le scelte progettuali finalizzate al benessere microclima, macroclima, confort e ambientale. a Il differenza può al del essere modificato, e ciò costituisce un primo importante progetto; inoltre dato per esso il è influenzato da molteplici fattori, quali tipo di superficie, altitudine, pendenza, orientamento, forma e dimensione dell’edificio. Un elemento che condiziona fortemente il clima locale è il vento, o meglio l’azione dei venti al suolo: dallo studio delle pressioni e depressioni causate dall’andamento dei venti, si può partire per stabilire la collocazione nonché il dimensionamento di porte e finestre dell’edificio. Preoccupazioni queste di cui si è tenuto conto sin dalle civiltà più antiche, significative in tal senso le torri del vento in Medio Oriente, le camere dello Scirocco in Sicilia tutte strategie per captare il 66 Capitolo 3 vento dominante sfruttandolo per ottenere il conseguente raffrescamento degli ambienti abitativi. Le torri del vento sfruttano la forza delle brezze pomeridiane per innescare un movimento d’aria all’interno dell’edificio. Il “raccoglitore di vento” così definito consiste in una torre di base rettangolare con dimensioni tipiche di 50 x 20 cm o 40 x 80 cm ed un altezza tipica tra gli 8 e i 15m. Per aumentarne l’efficienza la torre e’ in genere orientata con i lati lunghi esposti al vento dominante. Attraverso una serie di aperture poste nella parte superiore, il vento viene catturato e trasferito giù verso il basso del condotto, durante questo percorso, l’aria cede parte del suo calore alla superficie interna della torre, per poi fluire negli spazi basamentali dell’edificio o della corte centrale e raffrescare l’intera abitazione. Il ciclo si conclude con l’estrazione naturale dell’aria attraverso praticate aperture nella parte sottovento dell’edificio. Il flusso aumenta con l’aria fredda notturna.Talvolta, torri del le vento venivano progettate in prossimità ad un corso d’acqua sotterraneo, che per evaporazione ne raffrescava l’aria. I Badgir17 sono, quindi, in pratica dei complessi ed efficienti sistemi di “aria condizionata” a bassa tecnologia per garantire il miglior confort interno anche in situazioni climatiche estreme. 1717 Letteralmente significa “colui che prende il vento”. 67 Capitolo 3 Foto: Bagdir Fig: schema di funzionamento di una torre del vento Oggi, nel Marocco meridionale, il sistema delle torri del vento è ritornato in auge, grazie all’iniziativa di progettisti che le ha adattate alle nuove ville dei ricchi locali. Un processo di raffrescamento evaporativo diretto per ventilazione, dotato di microspruzzatori che umidificano l’aria. 68 Capitolo 3 3.3 Effetti della luce naturale I modi di sfruttare e manipolare la luce naturale in passato hanno dato vita nell’architettura a soluzioni molto interessanti. Foto:St Pierre A partire dall’antico Egitto sono state elaborate soluzioni, anche sofisticate, per fare della luce naturale, un elemento di benessere fisiologico e di risparmio energetico. Uno dei primi esempi di "illuminotecnica" ai primordi della civiltà, si basava sulla ricerca di "tubi di luce", per portare la luce naturale negli ambienti sotterranei di un edificio; i tubi di luce sono condotti verticali od orizzontali, con pareti interne ad alta riflettenza, che trasmettono la luce dall’esterno alle zone interne dell’edificio. 69 Capitolo 3 Un tipico esempi lo si ritrova in Egitto, nelle Tombe della Valle dei Re, a Luxor, che si raggiungono con scale molto strette, dove proprio non esiste impianto elettrico. I sarcofagi e le pitture sono illuminati suggestivamente dalla luce naturale che, riflessa. Foto:Tubi di luce nella tomba della valle dei Re Oggi si cerca di sfruttare la luce naturale attraverso le vetrate riflettenti che ci consentono di esaltare i nostri ambienti abitativi. Infatti proprio nello Sport Centre di Barcellona progettato da Rafael Serra, le zone interne dei tre corpi dell’edificio sono illuminate da luce naturale proveniente da "soledotti"; questi sono condotti verticali con pareti interne rivestite completamente di specchi: la luce del sole, che vi penetra attraverso "acchiappa-sole" piazzati sul tetto, è riflessa in giù fino a raggiungere le aree da illuminare. Nelle case per studenti a Hohenheim (Germania, progetto: H. Schmitges; costruite nel 1985) ognuno dei sei edifici a 70 Capitolo 3 quattro piani ha in cima una piramide di vetro che porta la luce naturale nelle cucine e nelle sale da pranzo; sono stati usati due componenti: "tubi di luce" e "concentratori fluorescenti piani". I tubi di luce sono pozzi triangolari verticali, con pareti di specchi per aumentare la quantità di luce diurna delle stanze da pranzo del primo piano; i concentratori fluorescenti piani raccolgono la luce in un tronco di cono giallo fluorescente; la luce è poi convogliata giù, con un tubo trasparente e riflessa da uno specchio nelle cucine. La qualità dell’ambiente di lavoro migliora, lasciando arrivare la luce naturale sulla maggior superficie possibile di pavimento. 3.4 Un ritorno “naif” ai metodi empirici del passato: le termiti. Negli ultimi tempi i costi energetici per l’uso sfrenato di ariacondizionata, è notevolmente salito alle stelle. Le soluzioni escogitate sono molteplici. La mostra «Architettura e natura», svolta alla Mole Antonelliana di Torino, ne ha presentato un'ampia rassegna. I progettisti dell'edificio delle imposte di Nottingham hanno scelto una strada “più al naturale”per tenere al fresco i 1800 impiegati dell'ufficio delle imposte: hanno deciso di imitare le termiti18.. Questo è uno dei sempre più numerosi esempi di architettura bioclimatica. Le termiti costruiscono sottoterra le loro stupefacenti cittadelle,i termitai19, costituiti da una fittissima rete di cunicoli, ma innalzano sopra di esse torri di fango alte anche tre metri. 18 19 . Le termiti sono una delle specie di insetti con la vita sociale più organizzata. I cumuli di terra sono perfettamente strutturati per la vita degli insetti, vi sono spazi per la conservazione del cibo, e altri mantenuti a temperatura costante per l'incubazione delle uova. Dal termitaio si diramano nel sottosuolo diversi cunicoli, attraverso i quali gli animali raggiungono alberi e altre zone circostanti dove possono raccogliere il cibo. L'approvvigionamento d'acqua ai termitai è garantito da gallerie che vengono scavate in profondità fino a raggiungere falde acquifere sotterranee 71 Capitolo 3 Foto: Veduta della vallata di Bamiyan con la falesia dei Buddha sullo sfondo Sono queste torri, vuote all'interno e collegate al nido sotterraneo, che consentono di mantenere in esso una temperatura costante, qualunque sia quella esterna. A mano a mano che la torre si riscalda sotto il sole del mattino, l'aria che si trova all'interno sale, aspirando l'aria dal nido e provocando in esso una corrente rinfrescante (altra aria entra dalla base della torre stessa). Le termiti controllano questo meccanismo aprendo o chiudendo la sommità della torre. L'edificio delle imposte di Nottingham, ormai quasi finito, è costituito da una serie di isolati a più piani affiancati da una torre cilindrica di vetro alta 17 metri, esatta riproduzione in chiave tecnologica di quella in fango delle termiti. Un tetto mobile, comandato da un sistema idraulico, consente di 72 Capitolo 3 regolare il flusso dell'aria da aspirare dagli uffici. la temperatura all’interno dell’edificio è costantemente intorno ai 21°C. Un sistema di sensori posti intorno all'edificio e inseriti nella struttura, misura la temperatura nei vari ambienti, mentre una stazione sul tetto tiene conto della direzione del vento, della temperatura esterna e delle condizioni del tempo: quando piove, chiude la copertura e nelle notti estive mette in moto dei ventilatori che spingono aria negli uffici perché siano freschi la mattina.. Questo modo di “progettare” copiato integralmente dalle strutture naturali degli animali, privi di ragione, ma attenti a non alterare in alcun modo l’ecosistema dove sono inseriti, ci permette di sfruttare tale inclinazione per scopi diversi. Attraverso l’esempio dell’edificio di Nottingham sottolineamo l’aspetto del “comfort”, quindi la soluzione progettuale ad un risparmio energetico, con l’esempio di Bamiyan, in Afghanistan,do ve di certo l’aspetto risparmio energetico non è fondamentale, in quanto i problemi da affrontare sono molteplici, il degrado e la povertà. Notiamo che qui i rifugi sono stati scavati sotto un riparo naturale della roccia, in una posizione tale che in 73 Capitolo 3 inverno, quando il sole è basso, sono raggiunte e riscaldate dai raggi, mentre in estate, quando il sole è più alto, risultano ombreggiate dalla roccia sovrastante. La vegetazione circostante in tutte le sue forme alberi, prati ect ha un formidabile potere rinfrescante: Quindi un modo naturale di vivere, per sfuggire alle varie guerre. 3.5 Le relazioni energetiche tra verde ed ambiente costruito L’architettura bioclimatica ha recuperato l’importanza di un corretto uso del verde, al fine di ridurre i consumi energetici per il mantenimento delle condizioni di comfort negli ambienti, in quanto la vegetazione in tutte le sue forme ha un formidabile potere rinfrescante. La presenza di essenze vegetali in prossimità di un edificio incide sulle interazioni energetiche tra questo e l’ambiente esterno, un albero può far risparmiare 0,3-0,8 Kwh di elettricità in aria condizionata per anno, il che corrisponde a un vantaggio economico molto limitato ma fa in ogni caso intuire che a livello cittadino la presenza di un patrimonio verde che ha un ruolo non trascurabile: • parziale intercettamento della radiazione solare e quindi riduzione del flusso incidente sulle superfici esterne dell’edificio; la percentuale di ostruzione ai raggi solari dipende dalla specie vegetale, dall’età della pianta, dal suo posizionamento, dal periodo dell’anno (una specie decidua intercetta d’inverno comunque il 20-50% della radiazione solare); • processo di evapotraspirazione: le foglie colpite dai raggi solari cedono acqua sottraendo calore all’aria circostante che si raffredda; il livello di frigorie generate in tal modo può essere notevole (si calcola che un albero con folta chioma 74 Capitolo 3 abbia, in un clima caldo-secco, un effetto rinfrescante paragonabile a quello di cinque impianti di aria condizionata da finestra), ma si disperde rapidamente nell’ambiente circostante a meno che l’area verde sia sufficientemente estesa, nel qual caso l’abbassamento di temperatura può essere marcato (fino a 6-7 0C); • alterazione della velocità dell’aria: nella zona sottovento si crea una turbolenza, con una riduzione della velocità del vento legata alla permeabilità (rapporto tra la superficie dei vuoti e quella della sezione intercettata dal vento) degli elementi frangivento; la riduzione massima delle infiltrazioni in edifici posti dietro barriere vegetali si ha quando la distanza tra le piante ed il manufatto è pari a 1-2 volte l’altezza delle piante stesse; la presenza di vaste aree alberate può ridurre la velocità dei flussi d’aria fino al 50%; questa minore intensità del vento è certamente benefica nelle condizioni invernali, in quanto riduce le infiltrazioni d’aria negli ambienti interni; d’estate può invece rappresentare un elemento limitativo nei casi in cui si voglia raffreddare l’edificio con la ventilazione naturale • infine vanno valutate le modifiche degli scambi radiativi ad onde lunghe tra le superfici degli edifici e l’ambiente esterno. Anche in questo caso si è in presenza di fattori positivi, determinati dal fatto che l’edificio "vede" le superfici degli alberi a temperature inferiori rispetto al terreno soleggiato, e di elementi negativi legati al minore scambio nell’infrarosso con il cielo di pareti e tetto, parzialmente coperti da alberature. Nei molti sistemi bioclimatici realizzati dagli architetti spagnoli nella Rotonda Bioclimatica nell’Expo ’92 di Siviglia, efficaci per raffrescare il microclima caldo e secco, la vegetazione è essenziale: 75 Capitolo 3 nel progetto le proporzioni tra aree verdi e aree costruite e di 60/40. La differenza principale tra gli effetti rinfrescanti della vegetazione e delle strutture costruite dall’uomo e che un materiale inorganico ha una limitata capacita di raffrescamento; una pianta al contrario e un organismo vivente che regola i suoi rami e le sue foglie per utilizzare al massimo gli effetti dei raggi solari. Foto: Expo di Siviglia Naturalmente affrontando un esempio concreto come l’Expo di Siviglia bisogna tener presente che in genere un’architettura bioclimatica comporta l’applicazione contemporanea di più principi: a Siviglia oltre alla vegetazione sono stati usati la ventilazione, l’inerzia del terreno, i getti d’acqua, le fontane, le pellicole d’acqua e i pavimenti dove l’acqua scorre sotto mattonelle di materiale poroso. 76 Capitolo 3 Nicholas Grimshaw il progettista del Padiglione del Regno Unito, ha realizzato con tecnologie bioclimatiche e sistemi di raffrescamento passivi una maestosa opera .La parete d'acqua, situata ad est, è stata trasformata in una scultura in movimento grazie alla collaborazione della William Pye Partnership. L'acqua raffredda l'ambiente circostante diminuendo la temperatura superficiale delle vetrate e riducendo di conseguenza il calore irradiato all'interno rinfresca l'atmosfera dell'edificio, tutto mentre intorno per l'acqua nebulizzata raffreddamento da evaporazione. 77 Capitolo 3 Il funzionamento è semplice: l'acqua è sollevata mediante pompe in cima alla parete; da qui viene distribuita uniformemente sulla facciata e poi scivola verso il basso per i primi 12,50 metri di altezza e poi raccolta in una gronda di acciaio inossidabile. Interessanti anche le soluzioni adottate per proteggere l'interno dell'edificio dal sole pomeridiano ad ovest: la parete occidentale è infatti realizzata con container d'acciaio di 1,20 metri di spessore rivestiti all'interno da una membrana impermeabile e riempiti d'acqua. La parete costituita da veri e propri serbatoi d'acqua, analogamente alle murature di elevato spessore delle costruzioni tradizionali, assorbe lentamente il calore durante il giorno e si raffredda durante la notte, mitigando l'escursione della temperatura nelle ventiquattro ore. 78 Capitolo 3 I paramenti esterni vengono quindi concepiti e realizzati differentemente a seconda della loro esposizione. Le pareti sud e nord sono realizzate secondo la tecnologia velica cioè formate da laberi, traverse e cavi di acciaio tra i quali è teso un tessuto di poliestere trasparente spalmato in pvc. Strutturalmente il Padiglione è concepito come un'unico volume con struttura in acciaio che sostiene e ancora i differenti paramenti esterni, mentre la copertura consiste in un piano leggero, ben isolato. Lo schermo del tetto ospita anche pannelli di cellule solari che forniscono energia alle pompe sommerse nel serbatoio alla base della parete est, necessarie per sollevare l'acqua in cima alla parete medesima. 79 Capitolo 3 Fonti quindi rinnovabili improntate ad un principio di risparmio energetico, nello specifico l'energia solare stessa, contribuisce al raffrescamento dell'edificio. 3.6 I trulli e i dammusi Tra i sistemi di condizionamento termico più antichi che ritroviamo nell’architettura bioclimatica vi sono i Trulli Pugliesi e i dammusi tipologie costruttiva caratteristica dell’isola di Pantelleria; I trulli offrono condizioni ottimali di adattamento alle condizioni climatiche, poiché la grande massa della costruzione ed i materiali impiegati forniscono una forte inerzia termica. La consuetudine d'imbiancare gli esterni con la calce accresce la riflessione della radiazione solare. Il comfort è aumentato dalla buona ventilazione, garantita dall'effetto camino" forma dovuto conica alla della sezione ed a una certa permeabilità costruiti a permettono dei muri secco, che all'aria di filtrare tra le pietre. La costruzione risale con certezza a diversi secoli fa, ma affonda le sue radici nell'antichità dell'Età della pietra, che può aiutare oggi ad affrontare alcuni problemi connessi all'economia delle costruzioni nei Paesi in via di sviluppo. La forma a pianta compatta e le coperture coniche costituiscono un buon compromesso tra il radicamento al suolo/difesa dalla radiazione e i guadagni solari. La 80 Capitolo 3 costruzione si appoggia su muri massicci di pietra a secco (di spessore 80 cm circa, ma talvolta possono raggiungere i due metri). rappresentato L'elevato spessore delle sue murature assicura una funzione termoregolatrice del microclima interno al variare del clima esterno e quindi una attenuazione delle escursioni termiche giornaliere e stagionali. I muri di sostegno possono essere leggermente inclinati "a scarpa" sul lato esterno. La pietra garantisce non soltanto una notevole resistenza statica, ma anche una confortevole inerzia termica, in ogni stagione, e l'altezza della cupola assicura una notevole riserva d'aria. Un camino perforato alla sommità, con il suo effetto di aspirazione, è in grado di potenziare la ventilazione e di migliorare ulteriormente il conforto termico. Le lastre di pietra calcarea utilizzate per la copertura del trullo sono, di regola, spesse 3/5 cm. Nel grande spessore dei muri vengono ricavate alcove per i letti, nicchie per i mobili, focolari per le cucine, servizi, aperture di comunicazione per gli ambienti tra loro e con l'esterno l'ambente circolare rimane coperto da una falsa cupola a forma conica costruita senza armatura e senza malta che si regge solidamente per contrasti laterali e per gravità" trullo viene ricoperto esternamente con pietre più regolari (chianche), disposte quasi come tegole, per facilitare lo scorrimento delle acque piovane 81 Capitolo 3 Fig:disegni tratti da: "Guida di Locorotondo" A differenza di archi e volte, le strutture in aggetto, quali sono i trulli non trasmettono spinte con componenti orizzontali, né al loro interno né al suolo; in compenso, i singoli elementi componenti (conci di pietra o blocchetti artificiali) devono resistere ad uno sforzo di taglio, mentre i conci d'un arco sono sottoposti solo ad uno sforzo di compressione (o pressoflessione). Perciò un trullo non può essere costruito con materiali non idonei a sostenere uno sforzo di taglio, come ad esempio l'argilla cruda. Foto: Trullo a struttura conica 82 Capitolo 3 Il dammuso nasce nel X sec. d. c. e si evolverà nel tempo fino al XVI sec., nelle due maggiori contrade dell'isola Siciliana, Scauri e Kamma.. Ad una prima analisi, questa tipica abitazione potrebbe sembrare progettata da grandi architetti o ingegneri, mentre non e' altro che il frutto della saggezza degli antichi abitanti che hanno saputo tenere conto della morfologia del territorio e sfruttare l'esistenza in loco della pietra lavica. Ciò ha consentito la creazione di una struttura perfettamente statica con muri spessi fino a mt.1.30, in grado di assorbire le spinte delle cupole rifinite con impasto di tufo rosso e calce battuto con mazze di legno per giorni, fino a formare uno strato duro ed impermeabile. La forma particolare dei tetti a cupola è stata concepita anche per canalizzare l'acqua piovana verso le cisterne, mentre i possenti muri permettono di isolare l'interno dalla temperatura esterna, tanto da creare un ambiente fresco d'estate e caldo d'inverno. Nella sua struttura interna il dammuso di abitazione è costituito da: camera, alcova (stanza) e camerino (un ampio arco rende comunicante la camera con l'alcova), la sala e un altro camerino. Altri elementi che completano l'unità base sono le stalle, l'aia, lo stenditoio, e il giardino di forma circolare, un vero mausoleo riparare albero che dal di serve vento arance o a un di limoni. I dammusi si distinguono a seconda della funzione a cui erano stati adibiti originariamente per sentirsi parte integrante della civiltà contadina dove l'ospitalità e l'accoglienza rappresentano ancora elementi 83 Capitolo 3 dominanti del carattere e della formazione dell'abitante di Pantelleria. 84 CAPITOLO IV Analisi e studio delle principali energie rinnovabili • aria –acqua –terra- sole: le fonti rinnovabili descrizione sommaria delle diverse tecnologie che sfruttano queste risorse • Valutazione delle diverse fonti energetiche rinnovabili e loro campi di applicazione Distinguiamo e scegliamo alcuni tipi dandone motivazioni e valutandone la proposizione corrente in architettura. Fotovoltaico I sistemi fotovoltaici producono energia direttamente dalla radiazione solare in maniera silenziosa, senza causare inquinamento acustico o ambientale ( emissioni nocive o altri tipi di inquinanti). Questo permette alle aree urbane di contribuire attivamente al proprio fabbisogno energetico e di ridurre l’impatto ambientale dell’insediamento urbano. I sistemi fotovoltaici integrati negli edifici possono essere progettati come elementi funzionali e costruttivi dell’edificio stesso: coperture, superfici vetrate, muri, sistemi per l’ombreggiamento, ect…Essi possono essere resi ben visibili oppure integrati nell’edificio in modo tale da non alterarne l’immagine esterna.. In questo modo il sistema fotovoltaico non risponde solamente alle esigenze di produzione di energia pulita, ma inserita architettonicamente nella struttura edilizia diventa un piacevole attraente nuovo elemento costruttivo che lancia un chiaro segnale per uno sviluppo sostenibile, nonché uno strumento di strategia politica per destare l’attenzione circa le problematiche ambientali. Premessa Il sole è un’inesauribile fonte di energia che utilizziamo in maniera sempre più efficiente. Sarà capitato a tutti, prima o poi, di pensare o di sentire una frase più o meno: “ah, se si riuscisse a ridurre l'afa estiva conservandone il calore per l'inverno.......” La reazione è invariabilmente ed inevitabilmente un sorriso ed una scrollata di spalle, con una piena speranza, un”magari” forse….: eppure mai come adesso l’Umanità è stata così vicina a rendere economicamente conveniente e tecnologicamente possibile lo 85 Capitolo 4 sfruttamento dell’energia solare. In Italia dipendiamo per l’82% del nostro fabbisogno energetico dal petrolio, quindi l’utilizzo di fonti rinnovabili o meglio la scelta energetica “dolce” rappresenta un risparmio di risorse economiche ed ambientali; in quanto si basa proprio sull’utilizzo intelligente dell’energia, legata direttamente al sole, estremamente pulita. Ad eccezione dell’ energia geotermica, che deriva dal sottosuolo, tutte le altre fonti rinnovabili sono alimentate, direttamente o indirettamente, dal sole, la cui radiazione può essere utilizzata in modo diverso: si può raccogliere in collettori solari termici per il riscaldamento degli edifici e la fornitura di acqua calda o in centrali termiche solari (con la produzione di calore ed elettricità e si può anche immagazzinare in depositi sotterranei nelle stagioni calde per poi essere riutilizzata nei mesi invernali), oppure trasformata direttamente in energia elettrica nelle celle fotovoltaiche. La tecnologia fotovoltaica si distingue, nel panorama delle fonti rinnovabili, per la sua capacità di produrre energia elettrica in modo modulare, senza alcuna forma d’inquinamento, né acustico, né termico, né di altro tipo (non vi sono parti in movimento, il processo di conversione dell’energia avviene a temperatura ambiente e non vengono bruciati combustibili) e con una richiesta di manutenzione molto contenuta, presenta caratteristiche di alta affidabilità tecnica. Questa tecnologia è molto giovane; risale alla fine degli anni 50, in cui iniziò ad essere utilizzata nell’ambito dei programmi spaziali, per i quali era necessario disporre di una fonte di energia affidabile e inesauribile, e solo nei primi anni 80(a seguito della prima crisi petrolifera) si è rapidamente affermata anche nel settore delle applicazioni terrestri. Sebbene la tecnologia fotovoltaica non sia ancora matura, e quindi non competitiva con le altre fonti rinnovabili come l’eolico e il solare termico a bassa temperatura, essa comunque, grazie ad Capitolo 4 alcune peculiarità che la distinguono, risolve efficacemente i problemi di elettrificazione rurale nei paesi in via di sviluppo e comincia a concretizzarsi nelle realtà più industrializzate, sia attraverso l’integrazione negli edifici, dei veri e propri elementi costruttivi, (tetti e facciate) , sia per la realizzazione di impianti di potenza. Tutto ciò proprio grazie alle sue forti potenzialità di sviluppo tecnologico e alle caratteristiche intrinseche come la modularità, la versatilità e la semplicità di utilizzo, essa rappresenta oggi, da un lato, la tecnologia di più immediata integrazione nelle strutture edilizie nel settore residenziale, dei servizi e dell’arredo urbano sotto forma di componente costruttiva multifunzionale che contribuisce alla produzione di energia, sistemi per il funzionamento di insegne luminose, segnali stradali, semafori e infrastrutture urbane, e dall’altro un valido contributo al soddisfacimento della sempre crescente domanda energetica. In genere vengono seguite due linee di sviluppo per i sistemi di produzione; la prima, relativa a impianti di grossa taglia (con potenze nominali comprese tra le centinaia e le migliaia di kW), essa è finalizzata alla produzione di energia prevalentemente a sostegno di reti deboli, quali quelle delle isole minori; nel corso di questi ultimi anni, questi sistemi di potenza sono stati sempre più affiancati dalla cosiddetta generazione distribuita, cioè si è affermato il ricorso a piccoli impianti fotovoltaici (di potenza nominale di poche decine di kWp al massimo), connessi alla rete elettrica di distribuzione. La seconda linea di sviluppo riguarda, invece, gli impianti per l’alimentazione di utenze isolate, sia nel campo residenziale, sia in quello industriale. In Italia, già dal 1988, il Piano Energetico Nazionale, nell’intento di diversificare le fonti di produzione e di ridurre la percentuale di energia importata, attribuiva al fotovoltaico un ruolo rilevante nell’ambito delle fonti rinnovabili, definendo diverse azioni per il suo sviluppo. Tali azioni 87 Capitolo 4 hanno iniziato a concretizzarsi però solo nel 2001, quando è stato definito e avviato il “Programma Tetti Fotovoltaici”, promosso ed in parte finanziato dal Ministero dell’Ambiente, con il supporto anche economico delle Regioni e delle Province Autonome. Il Programma, mira alla diffusione della tecnologia fotovoltaica mediante la concessione di contributi pubblici in conto capitale per la realizzazione di impianti di potenza compresa tra 1 kWp e 50 kWp, collegati alla rete elettrica e preferibilmente integrati nelle strutture edili. Foto: Installazione di un impianto fotovoltaico connesso in rete sul tetto di una casa. Gli elementi fotovoltaici possono essere combinati con i tradizionali materiali da costruzione o, addirittura, possono sostituirli. Soddisfano i requisiti di ogni buon materiale di rivestimento, come la resistenza, l’impermeabilità, il controllo dei 88 Capitolo 4 livelli acustici e l’isolamento termico, la schermatura e la protezione fuoco, dal e oltretutto offrono, un’importante connotazione estetica che garantisce agli edifici un’alta valenza architettonica. L’integrazione di sistemi fotovoltaici negli edifici contribuisce, inoltre a diffondere tra i cittadini la cultura e lo sviluppo sostenibile della tutela dell’ambiente. L’applicazione dei sistemi fotovoltaici integrati negli edifici, presentano particolari complessità realizzative; l’iter di un progetto fotovoltaico può essere diviso in tre fasi: - programmazione iniziale, - preparazione; - installazione. Un tetto fotovoltaico o meglio un “tetto solare” è un impianto di piccole dimensioni, installato sulla residenza dell’utente e connesso alla rete di distribuzione dell’energia elettrica. 4.1 Integrazione Architettonica L’integrazione architettonica sembra essere uno dei settori caratterizzati dalle migliori potenzialità: i moduli vengono applicati sull’involucro esterno, eliminando la necessità di occupare spazi liberi (come nel caso delle centrali solari a campo) e di strutture di supporto apposite; l’energia prodotta, inoltre, può essere 89 Capitolo 4 consumata direttamente in loco, oppure, quando questa sia presente, immessa nella rete pubblica, evitando le perdite relative allo stoccaggio di batterie. I risultati migliori, anche e soprattutto in termini economici, si ottengono quando l’integrazione tra i componenti fotovoltaici e la pelle dell’edificio è completa, cosicché i moduli solari vanno a sostituire, dove vengono collocati, i materiali da costruzione tradizionali. Naturalmente, affinché l’integrazione sia efficace, occorre individuare quali sono le porzioni dell’edificio in oggetto che presentano le migliori caratteristiche in termini di soleggiamento e riferimento può si l’installazione sono di mancanza affermare quelle di che ombreggiamento. le superfici caratterizzate da un Come ottimali per orientamento compreso tra sud-est e sud-ovest e da un inclinazione compresa tra più Sulla o meno 15 °C rispetto alla angolo di latitudine del sito. base di questi particolarmente dati, idonee, dunque, anche le perché, coperture in contesti appaiono urbani, rappresentano le parti dei fabbricati meno soggette a fenomeni di ostruzioni alla luce diurna. 4.2 Come funziona un dispositivo fotovoltaico Un sistema fotovoltaico è composto da una serie di apparecchiature elettriche ed elettroniche mediante un invertitore cc/ac inverter, e contabilizzata da un doppio contatore20, che concorre alla trasformazione della maggior quantità possibile di energia solare in corrente elettrica. Convenzionalmente si usa suddividere i componenti degli impianti in due gruppi principali: i dispositivi più propriamente fotovoltaici (celle e moduli) ed il BOS (Bilance of System) che comprende tutti 20 registra il rapporto tra la quantità di energia prelevata dalla rete e quella ceduta ad essa. 90 Capitolo 4 gli altri elementi (dalle strutture di sostegno, agli apparecchi di controllo e regolazione, ai cablaggi). L’energia prodotta può, infatti, essere in quantità maggiore o minore di quella necessaria ai consumi dell’edificio. La quantità di radiazione solare assorbita dipende dall’inclinazione e dall’orientamento della superficie captante. La radiazione solare al suolo si distingue in tre diverse componenti; diretta, diffusa e riflessa; mentre le percentuali di diretta dipendono dalle condizioni metereologiche del sito, oltre che dall’inclinazione della superficie captante rispetto al piano orizzontale, la componente riflessa, dipende dalla presenza di superfici riflettenti, e dalla loro capacità di riflessione ad esempio, pavimentazioni stradali, prati, specchi d’acqua, prospetti degli edifici, in funzione del loro fattore di albedo21,questo si traduce in un attenta valutazione dei materiali edilizi impiegati. Una volta nota la quantità di radiazione solare e di superficie disponibile sugli edifici, si calcola la quantità di energia elettrica o meglio la potenza energetica attraverso E = P × I × 0.1 × A × 0.4 E= energia elettrica prodotta in un anno; p= numero di abitanti; I= radiazione solare massima (kWh/m2anno); A= superficie netta a persona(m2/pers); 0.1= rappresenta un fattore che esprime l’efficienza dei moduli; 0.4= rappresenta un fattore di efficienza dell’intero sistema e fattore dell’area. Un altro fattore importante da considerare nella progettazione di un impianto è la presenza di elementi che possano produrre ombra sul 21 Il fattore di albedo viene generalmente ricavato da osservazioni sperimentali e può variare in dipendenza del periodo dell’anno. 91 Capitolo 4 generatore, comportando un notevole danno al rendimento del sistema. Nelle immagini ombreggiamento, fotovoltaico, alla seguenti, sono riportati dovuto corpi edilizi a geometria dell’edificio, diversi prossimi ad casi al di campo elementi di vegetazione. Fig : ombreggiamento del campo fotovoltaico La resa maggiore si raggiunge su una superficie esposta a sud e inclinata di un angolo calcolato in modo tale da garantire la massima esposizione durante il giorno e nell’arco dell’anno. Configurazioni delle superfici diverse da quelle ottimali ricevono una quantità inferiore di radiazione solare ma sono ancora capaci di generare energia elettrica. 92 Capitolo 4 Disegno: Indicazione dell’angolo di elevazione ed azimuth solare, e di azimut e tilt dei moduli fotovoltaici. L’esatta posizione di un componente fotovoltaico viene definita attraverso due angoli, detti azimuth22 e il tilt23. 4.3 Requisiti e parametri per la progettazione I parametri da considerare nella progettazione di un sistema fotovoltaico integrato in architettura sono: - la massimizzazione del rendimento energetico del sistema; - minimizzazione degli effetti di ombreggiamento del campo fotovoltaico; - gli effetti della temperatura; - i requisiti tecnici dei componenti fotovoltaici; - il disegno elettrico e la sicurezza. Il rendimento energetico dipende essenzialmente dalla localizzazione geografica, dall’esposizione del sistema, dall’area della superficie fotovoltaica dei moduli, dalla tecnologia impiegata. Per differenti angoli di azimuth cambiano le modalità con le quali la 22 rappresenta la distanza angolare misurata in gradi in senso orario attorno all’orizzonte dell’osservatore a partire da sud, positivo verso ovest, negativo verso sud. 23 rappresenta l’angolo relativo all’inclinazione del piano dei moduli rispetto al piano tangente la superficie terrestre. 93 Capitolo 4 radiazione solare viene intercettata e trasformata dai moduli durante l’arco della giornata, mentre per differenti angoli di tilt, varia il rendimento energetico del sistema nel corso dell’anno. Quindi l’energia raccolta dal piano dei moduli durante l’arco della giornata è funzione della posizione del sole. 1. moduli fotovoltaici integrati nella copertura 2. trasferimento dell’energia elettrica prodotta in corrente continua dal sistema fotovoltaico all’inverter 3. inverter 4. trasferimento dell’energia elettrica prodotta dal sistema fotovoltaico e trasformata in corrente alternata dall’inverter al contatore in uscita 5. contatore in entrata 6. trasferimento dell’energia elettrica prelevata dalla rete ai carichi dell’utenza 7. contatore in uscita 8. trasferimento dell’energia elettrica prodotta dal sistema fotovoltaico alla rete elettrica locale. fig.:Schema di funzionamento di un impianto fotovoltaico connesso alla rete elettrica 4.4 Diffusione del fotovoltaico in architettura L’utilizzo dei sistemi fotovoltaici per la produzione di energia elettrica offre nuove possibilità all’architettura, rendendo gli edifici capaci di produrre energia per il proprio consumo e quello degli edifici vicini. 94 Capitolo 4 Foto: Olu Hit System in Seckborn. Le coperture piane offrono una maggiore flessibilità per quanto riguarda l’orientamento dei pannelli fotovoltaici, per inserire invece i sistemi fotovoltaici sulle coperture inclinate, bisogna valutare sia l’inclinazione che l’orientamento. Foto: Tettoia di riparo in un edificio industriale in Bad Munder. 95 Capitolo 4 Fig: Die Hochschule fur Bildende Kunst (Germania), un’interessante applicazione retrofit. Ma ottimizzare l’orientamento dei pannelli diventa meno importante nelle zone caratterizzate da alta riflessione, in quanto un alto livello di riflessione implica una maggiore quantità di luce diffusa a beneficio dei sistemi fotovoltaici Quando invece si considera un alta presenza di superfici vetrate, il fotovoltaico può essere integrato come un sistema di schermatura. Se invece si richiede un immagine moderna e di innovazione 96 Capitolo 4 tecnologica, nel caso di nuove realizzazioni, l’applicazione fotovoltaica può far accrescere il valore estetico dell’edificio stesso. 4.5 Requisiti tecnici dei componenti fotovoltaici Per motivi legati essenzialmente, alle caratteristiche fisiche dei semiconduttori, l’efficienza di conversione di una cella fotovoltaica decresce all’aumentare della temperatura. L’energia dispersa dalle celle fotovoltaiche durante il processo di conversione, se non dissipata trasmessa mediante opportuni mediante scambi sistemi termici di ad ventilazione, ambienti viene confinanti attraverso l’involucro, causando un sensibile innalzamento della temperatura interna degli ambienti stessi, creando problemi, in quanto la ventilazione serve per raffreddare il più possibile le celle fotovoltaiche. Per tali motivi è consigliabile progettare i sistemi fotovoltaici in modo che avvenga una ventilazione della superficie posteriore dei moduli, oppure con l’ausilio di meccanismi di ventilazione attivi o passivi. Per i sistemi a ventilazione la soluzione più semplice ed economica consiste nel predisporre delle intercapedini tra i moduli fotovoltaici e le superfici sulle quali vengono installati. Nel caso in cui gli elementi fotovoltaici vengono utilizzati come componenti edili, essi dovranno soddisfare gli stessi requisiti ai quali corrispondono i componenti edili tradizionali; un involucro fotovoltaico conserva le stesse caratteristiche di un involucro tradizionale, e cioè separare l’interno dall’esterno garantendo la protezione dagli agenti atmosferici, e regolare gli scambi termici. Quindi il componente fotovoltaico dovrà, soddisfare prestazioni quali: - isolamento termico, - isolamento dall’umidità, - tenuta all’acqua, al vento e alla neve, 97 Capitolo 4 - protezione dal rumore, - resistenza al fuoco. Nell’affrontare il tema dell’integrazione del fotovoltaico in architettura è opportuno effettuare una prima distinzione tra interventi attuati su edifici esistenti i cosiddetti “ retrofit “, ed interventi in edifici di nuova progettazione, che prevedono già l’impiego di pannelli. Nel primo caso, quello degli interventi retrofit, una delle problematiche prioritarie da affrontare, soprattutto quando si tratti di edifici pregevoli, è il rispetto delle caratteristiche formali ed estetiche dell’edificio oggetto di intervento, ecco che si deve effettuare una ricerca di componenti tecnologicamente ed esteticamente compatibili, ma anche di sistemi semplici di istallazione che consentano di minimizzare la trasformazione dell’esistente. Nel caso della progettazione di interventi ex-novo, le cosiddette architetture fotovoltaiche , una delle principali tematiche affrontate dai progettisti è la necessità di elaborare un linguaggio architettonico che consenta di esaltare le potenzialità formali e visive del componente fotovoltaico. Foto:Copertura convessa. Centro di Innovazione Fennel in Bad Oeynhaussen. 98 Capitolo 4 Foto: Costruzione particolare in Pico Rothorm. Foto: Structural glazing in Payerne. 4.6 Versatilità estetica del fotovoltaico L’utilizzo dei componenti fotovoltaici come versatili materiali da costruzione si sta rapidamente sviluppando, con la presenza sul 99 Capitolo 4 mercato di nuovi tipi di celle e prodotti adatti alle diverse necessità del settore edilizio. Sono attualmente disponibili sul mercato celle in un ampia gamma di forme, dimensioni e colori, che possono essere inserite in moduli resistenti alle intemperie. Colori e forme possono variare secondo le differenti richieste architettoniche ed estetiche. Fig: prototipo, modulo fotovoltaico di vetro colorato fuso La possibilità di ibridare due differenti processi produttivi, quello del fotovoltaico e quello dell’arte vetraria, realizzando come prodotto finale alcuni pannelli vetrati decorati fotovoltaici. L’idea è quella di integrare due elementi tra di loro completamente differenti ed estranei, quali i pannelli in vetro decorati (risultato dell’interazione tra l’arte della lavorazione del vetro e la pittura su vetro), e moduli fotovoltaici; si può notare dalle immagini un tradizionale pannello vetrato per finestra con elementi ornamentali figurativi, nel quale sono state integrate delle celle fotovoltaiche standard con connessioni standard. Nella tecnologia del vetro fuso, durante le fasi di lavorazione, vetri colorati sono disposti al di sopra di un foglio più grande di vetro trasparente; successivamente questo 100 Capitolo 4 multistrato viene riscaldato fino alla temperatura di fusione, in modo che le lastre restino fuse insieme e presentino un certo disegno. Inoltre i contatti elettrici possono essere anche considerati come elemento di decoro essi giocano un ruolo ornamentale, con l’obiettivo di realizzare interventi di integrazione architettonica del fotovoltaico a maggiore valenza estetica. Le celle possono essere anche di molteplici colori Fig: Atominstitut of Austrian Universities- contatti elettrici come elementi di decoro dei moduli La sostituzione (a parità di prestazioni) di componenti edilizi tradizionali come elementi di copertura o di facciata è una scoperta essenziale dell’uso del fotovoltaico. Dal punto di vista estetico si può notare, attraverso le realizzazioni più riuscite, come la nuova tecnologia contribuisca a creare una nuova architettura, in cui il vecchio binomio forma-funzione assume connotati inusuali, riferiti ai flussi di energia tra edifico ed ambiente. I componenti solari moderni, permettono una vasta libertà di applicazione e lasciano via libera alla creatività progettuale, coprendo una gamma molto vasta di elementi edilizi: finestre semitrasparenti, brise-soleil, pensiline, pannelli di facciata, elementi di copertura, cupolini, che stimolano la fantasia di molti progettisti dando vita a vere e proprie invenzioni architettoniche, nelle quali il fattore estetico si sposa con quello energetico e quello ecologico. Un esempio è rappresentato 101 Capitolo 4 dal Coppo Fotovoltaico Gambale, che si inserisce, con obiettivi ambiziosi, nel settore in forte crescita delle cosiddette tegole fotovoltaiche esteticamente piacevole, ecologica, economica e ad alto contenuto tecnologica, essa presenta tutte le qualità tradizionali di una tegola PICA. L’obiettivo di introdurre queste tegole è di integrare una centrale fotovoltaica in una copertura in tegole utilizzando l'energia solare per produrre elettricità senza deturpare l'estetica del proprio tetto con ingombranti e sgraziati pannelli. Si tratta di un componente architettonico d’avanguardia, nel quale si realizza la coesione tra caratteristiche tecnologiche ed energetiche. La funzione è duplice (elemento di copertura e generatore di elettricità) Ogni tegola fotovoltaica, di superficie 0,5 m2, ha una potenza di 50 W produce tensione a potenza massima di corrente 10 V . La continua con conformazione dell’elemento di supporto è stata elaborata in seguito ad analisi sulla fluidodinamica relativa alla ventilazione naturale ed allo scorrimento delle acque meteoriche, allo scopo di garantire il soddisfacimento sia delle normali esigenze richieste alle coperture discontinue (impermeabilizzazione, resistenza agli agenti esterni, micro ventilazione sottotegola), sia delle esigenze specifiche dei sistemi fotovoltaici (inclinazione ottimale, retroventilazione del modulo solare). Il Coppo Fotovoltaico consenta di intervenire in operazioni di retrofit, e cioè andando ad inserirsi in coperture esistenti, senza comportare necessariamente il loro completo rifacimento. 102 Capitolo 4 ENERGIA GEOTERMICA L’utilizzazione diretta del calore è la forma di sfruttamento dell’energia geotermica più antica, più diversificata ed è stata tra le più valorizzate in Italia. Ciò che segue fornisce un quadro generale della situazione italiana e internazionale a livello tecnico, con un excursus, geologico ed economico della geotermia. Per energia geotermica si intende quella contenuta, sotto forma di "calore", all'interno della terra. L'origine di questo calore è in relazione con la natura interna del nostro pianeta e con i processi fisici che in esso hanno luogo. Questa fonte è certamente a basso impatto ambientale: i gas contenuti nell'acqua sono essenzialmente azoto e anidride carbonica, idrogeno solforato e radon. L'emissione di anidride carbonica, a parità di energia prodotta, è 10 volte inferiore di quella da combustibili fossili. Inoltre, con le sonde geotermiche si può climatizzare un ambiente sia d'estate che d'inverno, la potenzialità di questo sistema è superiore al 50% delle necessità energetiche per la climatizzazione invernale ed estiva e quindi è un'enorme potenziale ad un costo molto conveniente. Premessa Il nostro ambiente ci offre diverse fonti totalmente differenti per soddisfare i nostri bisogni energetici; se parliamo di calore ad esempio, è scontato subito pensare al sole come fonte principale, sottovalutando del tutto la terra. Anche dall’interno della terra, dal sottosuolo, noi possiamo estrarre calore, ricavando proprio energia cosiddetta GEOTERMICA. Il termine “geotermia” deriva dal greco “ge” e “thermos” che significa proprio “calore della terra”. Proprio i vulcani , le sorgenti termiche , le fumarole , ed altri fenomeni superficiali di questo ci genere permettono capire parti della calde; che di alcune dell’interno terra e sono quindi sfruttabili. 103 Capitolo 4 L’energia termica della terra è enorme considerata anche economicamente competitiva rispetto ad altre forme di energia. La temperatura all’interno del nostro pianeta aumenta con profondità secondo un gradiente geotermico di 3°C ogni 100 metri normalmente, anche se dobbiamo considerare delle zone con gradienti anomali in cui il flusso di calore può essere circa 9-12°C ogni 100 metri. Il calore emesso si propaga all’interno della crosta terrestre per conduzione o per convezione grazie ad un vettore fluido, quale l’acqua liquida o vapore, che tende a fluire verso la superficie dando luogo a sorgenti calde e geyser, o a rimanere intrappolata nel sottosuolo formando i cosiddetti serbatoi geotermici “recevoir”. Disegno: Rappresentazione schematica di un sistema geotermico24. Un sistema geotermico può essere definito schematicamente come “un sistema fluido convettivo, che, nella parte superiore della crosta terrestre, trasporta il calore da una sorgente termica al luogo, dove il calore stesso è assorbito (disperso o utilizzato)”, quindi generalmente alla superfici. 24 Un sistema geotermico è formato da tre elementi: la sorgente di calore, il serbatoio ed il fluido, che è il mezzo che trasporta il calore. 104 Capitolo 4 4.7 Le centrali geotermiche L’energia geotermica è spesso accumulata in centrale, il funzionamento di una centrale geotermica, è del tutto globale, in quanto sfrutta la pressione esercitata dal vapore contenuto negli acquiferi sotterranei, gli acquiferi sono costituiti da rocce permeabili sature di acqua, formando così i serbatoi geotermici. I spontaneamente la fluidi contenuti nel serbatoio geotermico possono raggiungere superficie, dando luogo a manifestazioni geotermiche naturali, quali i geyser, le fumarole, le sorgenti calde, ecc... La pressione dei geyser spinge i vapori fino ad un’altezza pari ai 20-70 metri. Da ciò possiamo osservare che l’energia sprigionata da questo fenomeno naturale è enorme. Se i fluidi caldi rimangono nel il serbatoio per effetto di una copertura di terreni impermeabili, si possono avere concentrazioni di energia termica enormi di interesse industriale. Nel mondo oggigiorno sono poche le centrali di questo tipo, infatti possiamo ricordare in Italia, proprio Lardarello in Toscana, in Giappone ed in California (USA), i famosi “The Geysers” che hanno una potenza totale di 750 MW. Con le attuali tecnologie di perforazione si possono raggiungere profondità di 6000 metri, tali pozzi permetterebbero di ottenere energia elettrica ad un costo inferiore a 0,05 € al kWh. Tutta la zona dalla Toscana al Napoletano (Campi Flegrei) e' ricchissima di vapori e acque calde, 105 Capitolo 4 con utilizzi (tutti da progettare e realizzare) di energia ad alta e bassa entalpia, cioè superiori e inferiori a 100 gradi centigradi. Inoltre, secondo una testimonianza del nuclearista Felice Ippolito, il potenziale geotermico della fascia dalla Toscana alla Campania sarebbe di 500.000 gigawatt termici corrispondenti a 50 centrali elettriche da 1000 megawatt ciascuna, corrispondente alla potenza attualmente impiegata in Italia per la produzione di energia elettrica. Da questa mappa dell’Italia, possiamo localizzare le zone in blu che rappresentano le aree nelle quali possono esservi acquiferi a vapore dominante, nelle aree gialle invece, per la produzione di energia elettrica gli acquiferi dovrebbero essere a profondità superiori ai 3000 metri, in quelle rosse è sufficiente trovare acquiferi a 2000 metri e in quelle blu a 1000 metri, gli acquiferi a 5000 metri di profondità in genere sono abbastanza caldi da poter essere sfruttati per la produzione di energia elettrica e/o termica 106 Capitolo 4 4.8 Sistemi a sonde per geoscambio termico a pompe di calore. Le GHP (Geothermal Heat Pump, pompe di calore geotermiche) sono sistemi elettrici di riscaldamento e raffrescamento che traggono vantaggio dalla temperatura relativamente costante del suolo durante tutto l'arco dell'anno, possono essere applicati ad una vasta gamma di costruzioni. Il condizionamento di ambienti (riscaldamento e raffreddamento) si è diffuso notevolmente a partire dagli anni ’80, a seguito dell’introduzione nel mercato e della diffusione delle pompe di calore. Infatti oggi per un impianto che funziona ad energia geotermica, le componenti sono: - una o più pompe di calore normalmente collocate all’interno dell’edificio; - un insieme di tubi (sonde geotermiche) opportunamente interrati per scambiare calore con il terreno; 107 Capitolo 4 - un sistema di scambio di calore con l’ambiente interno (impianti a pavimento, bocchette d’aria o pannelli radianti). La sonda geotermica, deve essere installata con una perforazione del terreno che va da 50 a 100m (se invece si vuole ottenere anche una climatizzazione la profondità della perforazione deve essere di circa 150 m); il numero delle sonde geotermiche e il diametro vengono dimensionati in funzione dell’energia termica richiesta, in base al volume dei locali da scaldare ed al tipo di terreno, ma soprattutto in funzione della legislazione sulla protezione delle acque sotterranee, quindi deve essere richiesta un’autorizzazione alle autorità. Si effettua un foro scavato accanto all’edificio, ogni sonda è costituita da una coppia di tubi in politilene, polibutene o in PVC rinforzato, uniti in modo da creare un circuito chiuso a U (un tubo di andata e uno di ritorno, o meglio carico e scarico) all’interno dei quali si fa circolare un fluido glicolato25. I tubi delle sonde come si può notare dalle immagini sono collegati in superficie attraverso un collettore che a sua volta è connesso alla pompa di calore. Il fluido glicolato scende in profondità attraverso le sonde ed estrae energia termica al terreno, che durante l’inverno ha una temperatura generalmente superiore a quella esterna; il fluido ritorna in superficie ad una temperatura maggiore rispetto a quella iniziale, da ciò constatiamo che il fluido che circola nel sistema si espande ed assorbe calore dalla sorgente esterna, tramite le sonde geotermiche. Il fluido, si troverà ora allo stato gassoso, viene aspirato all’interno del compressore che a sua volta azionato da un motore elettrico, fornisce l’energia meccanica 25 miscela di acqua e anticongelante non tossico 108 Capitolo 4 necessaria per provocare un aumento di pressione e di conseguenza anche un aumento di temperatura. Dopo questo processo il fluido viene a trovarsi nelle condizioni ottimali, per passare direttamente attraverso il condensatore o meglio lo scambiatore, dove avviene un nuovo cambiamento di stato un passaggio dallo stato gassoso a quello liquido, cedendo questa volta, calore all’aria o all’acqua che viene utilizzata come fluido vettore per il riscaldamento degli ambienti e per la produzione di acqua calda sanitaria. La parte conclusiva avviene proprio quando il fluido attraversa la valvola di espansione trasformandosi, in buona parte, in vapore e raffreddandosi, il ciclo ritorna nelle condizioni iniziali. Questo stesso sistema è utilizzato per provvedere anche al condizionamento estivo, in questo caso, ovviamente, il ciclo viene invertito ed è il sistema che cede al terreno il calore estratto dall’ambiente interno, raffrescandolo. Il riscaldamento geotermico di quartieri abitativi richiede un investimento di capitali ingenti. I costi maggiori sono quelli iniziali per i pozzi di produzione e di reiniezione, i costi delle pompe in pozzo e di distribuzione, delle condutture e della rete di distribuzione, degli impianti integrativi per i periodi di punta e dei serbatoi. Le sonde geotermiche possono essere a circuito chiuso o aperto, con circuito aperto in falde acquifere possono verificarsi contaminazioni biologiche anche pericolose , pertanto sono da sconsigliare. Di seguito si possono notare diversi esempi di pompe a circuito chiuso e aperto. 109 Capitolo 4 Disegno: Pompe di calore collegate al terreno (sistema a circuito chiuso) Disegno: Pompe di calore collegate ad acqua sub-superficiali (sistema a circuito aperto). Disegno: Pompe di calore collegate ad acque superficiali. Numerose tecniche possono essere previste per approfittare di questa energia,o meglio di questa risorsa geotermica, permanentemente disponibile a bassissima temperatura per sistemi di riscaldamento decentralizzati. Ad una certa profondità la 110 Capitolo 4 temperatura del sottosuolo è costante e non dipende più dalle condizioni notturne o diurne, è alquanto indifferente, che regola la situazione o meglio la temperatura è solo il flusso di calore presente in profondità. Questo sistema permette così di assicurare il riscaldamento di un abitazione utilizzando un sistema a serpentine. 4.9 Sfruttamento geotermica in assenza di acquiferi naturali. Non sempre esistono acquiferi a vapore dominante o ad acqua dominante, naturali, ma una nuova tecnologia per ricavare calore, consiste nell’immettere acqua fredda in profondità e recuperarla, sottoforma di vapore, sfruttando il tutto con un teleriscaldamento. Il principio di funzionamento di un sistema geotermico appena descritto è denominato “DHM Deep Heat Minino”, ed è costituito da: 1) Pozzo di iniezione. 2) Serbatoio roccioso. 3) Pozzo di osservazione. 4) Pompa di circolazione. 5) Pompa di circolazione. 6) Scambiatore di calore. 7) centrale elettrica. 8) rete di distribuzione delcalore. 111 Capitolo 4 Il potenziale derivante dalla messa a punto di queste tecnologie è enorme, infatti dalla mappa di seguito si può notare che gli impianti installati nelle aree dal rosso al nero sono sufficienti per soddisfare interamente la richiesta di energia elettrica mentre le aree dal giallo al rosso possono essere sfruttate per ottenere l' energia termica per acqua sanitaria e riscaldamento/refrigerazione. Nelle aree senza colore non sono state effettuate rilevazioni geotermiche. Disegno: Mappa European Geothermal resources, working document based on data integrated on 01/09/2000 4.10 Strutture realizzate con l’energia geotermica. Il più delle volte come si può notare dall’esempio del Collegè de Peseux a Neuchatel, l’applicazione della metodologia delle sonde geotermiche è stata sfruttata considerando le fondazioni sotterranee equipaggiate, nel nostro caso, da scambiatori termici per la produzione di energia, tale sistema è noto come: “sistema a 112 Capitolo 4 pali energetici”. La particolarità è la doppia applicazione, interessante sul piano ecologico ed economico, d'elementi in calcestruzzo a contatto col suolo: utili, da una parte, come fondamenta, permettono, dall'altra, la produzione d'energia sotto forma di caldo e freddo. I pali energetici sfruttano il sottosuolo situato sotto l’organismo edilizio, come fonte di calore e freddo. Per metro di palo energetico attivo, si producono, in inverno, circa 35 kWh di calore per il riscaldamento equipaggiato di una pompa di calore, e circa 40 kWh di freddo in estate per il raffreddamento di macchinari e locali. Per gli scambiatori termici, si utilizzano tubi sintetici. Nel caso di pali prefabbricati, questi tubi sono fissati all'armatura prima del montaggio del palo e colati nel calcestruzzo. Per i pali in calcestruzzo centrifugo, al contrario, i circuiti di tubi ad U sono introdotti successivamente nella parte cava del palo, e gli spazi restanti sono colmati con materiale di sostegno o di riempimento che presentano una buona conducibilità termica. In tutti questi tipi di fondamenta, le tubature sono collegate al sistema di riscaldamento o di raffreddamento dell'edificio, tramite un circuito idraulico fornito di una pompa di calore. In tal modo, il terreno su cui poggia l'immobile è sfruttato, in inverno, come produttore naturale di calore. In estate, questi sistemi possono essere utilizzati per il raffreddamento industriale, come per una moderata climatizzazione. In questo caso, il calore estratto viene rilasciato al suolo e stoccato in vista del suo sfruttamento invernale. La capacità energetica dei pali battuti nel terreno, del diametro di 40 cm, varia in funzione della distanza tra i pali e delle caratteristiche della falda freatica da 30 a 50 W di potenza termica di caldo o di freddo, essendo, l'energia acquisita, di 40-90 kWh per metro di lunghezza del palo energetico. In un sottosuolo poco sfruttato, è possibile raggiungere, a volte, potenze più elevate. 113 Capitolo 4 L'installazione è semplice e veloce, il circuito non provoca alcun disturbo al terreno circostante e sostanzialmente una volta installato non necessità di alcuna manutenzione. Un sistema ad energia geotermica estremamente garantisce elevato. un Un’unica livello centrale di comfort gestisce il riscaldamento, il condizionamento, la deumidificazione e una buona parte dell’acqua calda sanitaria. 4.11 Principio di funzionamento di un impianto geotermicosolare Proprio attraverso la combinazione di due tipi di energie rinnovabili, naturali, possiamo capire l’utilità di queste nuove fonti, definite, economiche e preziose.In occasione del cambiamento della vecchia pompa di calore aria-acqua, il proprietario della casa, l’ing. Luigi Ferrari, sostenuto dal Gruppo Energia Solare Ticino GESTI, di cui è presidente, e dalla Fondazione UomoNatura, di cui è direttore, decise di sfruttare l’energia geotermica e solare con il nuovo sistema.Dopo aver richiesto e ricevuto un permesso dall’autorità cantonale riguardante la protezione delle acque sotterranee, pensò di estrapolare calore dalla terra e dal sole, dalle fonti primarie, insomma. Inserì 3 sonde geotermiche, tramite una perforazione di un diametro di 11.3 cm, nel piccolo viale sul lato ovest della casa. 114 Capitolo 4 Foto: Perforazione per l’immissione delle sonde geotermiche. Foto: E’ stato eseguito uno scavo di circa 1m di profondità dove vengono inseriti i tubi di connessione orizzontali tra le sonde e la pompa di calore. 115 Capitolo 4 La distanza minima tra le sonde è di 8 metri. Dopo l’inserimento delle sonde si inserirono i pannelli solari dimensionati in modo opportuno per la connessione con le sonde. I 7.8 m2di collettori solari sono stati integrati in modo armonioso nell’architettura della casa per non provocare un forte impatto ambientale, e per non deturpare l’architettura della casa stessa. Sebbene collocato internamente il sistema è molto silenzioso, inoltre non essendoci alcun dispositivo all’esterno, il disturbo associato con le unità esterne è completamente eliminato. Il sistema è molto sicuro: non c’è combustione, fiamma aperta, gas nell’aria che si respiri, residui che si depositano nell’ambiente dove si vive o si lavora. Disegno:Schema generale dell’impianto geotermico-solare. La fonte di calore esterna proveniente dal sole viene assorbita dai pannelli fotovoltaici, mentre quella che perviene dalla terra viene assorbita dalle sonde geotermiche. 116 Capitolo 4 Foto: Situazione precedente e quella attuale, dovuta all’inserimento dei pannelli e delle sonde. 4.12 Uso agricolo del geotermico Gli usi agricoli dei fluidi geotermici comprendono l’agricoltura a cielo aperto ed il riscaldamento di serre. L’acqua calda può essere usata nell’agricoltura a cielo aperto per irrigare e/o riscaldare il suolo. Nell’irrigazione per ottenere una variazione utile della temperatura del suolo, è necessaria enorme quantità di acqua, a temperatura bassa per non danneggiare le piante.Ecco perché si adotta un sistema di irrigazione subsuperficiale accoppiato con un sistema di tubi riscaldanti inseriti nel terreno. Riscaldare il suolo con tubi sepolti, senza un sistema di irrigazione parallelo, potrebbe ridurre la conducibilità del terreno, a causa della diminuzione di umidità intorno ai tubi, e dare origine ad un isolamento termico. La miglior soluzione sembra quindi quella di combinare il riscaldamento del suolo e l’irrigazione. La composizione chimica delle acque geotermiche usate per l’irrigazione deve essere sempre controllata attentamente per evitare effetti dannosi sulle piante. L’utilizzazione più comune dell’energia geotermica in agricoltura è, comunque, il riscaldamento di serre, che è stato sviluppato su larga scala in molti paesi. La coltivazione di verdure e fiori fuori stagione 117 Capitolo 4 o in climi non propri può essere realizzata avendo a disposizione una vasta gamma di tecnologie. Le pareti delle serre possono essere fatte di vetro, fibre di vetro, pannelli di plastica rigida, teli di plastica. 4.13 Importanti progetti geotermici: Le gallerie Le gallerie, così come i cunicoli, prosciugano la roccia che attraversano, queste acque sono evacuate verso l’esterno delle gallerie attraverso dei canali, e vengono immesse nei corsi d’acqua. A seconda dello spessore della copertura rocciosa della galleria, l'acqua captata può raggiungere una temperatura tra i 20 e i 40°C. Questa potenziale risorsa geotermica può essere utilizzata per coprire il fabbisogno energetico per scopi di riscaldamento dei consumatori vicini agli sbocchi delle gallerie. Con più di 700 tunnel ferroviari e stradali, la Svizzera possiede una delle maggiori densità riguardo a questo genere di opere. Foto: Galleria di base del Lotschberg, portale di Niedergesteln a Steg, Vallese Le portate estratte da queste gallerie vanno da 360 ai 18.000 litri al minuto, mentre le temperature si situano tra i 12 e 24°C. Con questi due parametri si calcola il potenziale geotermico, cioè la potenza energetica che ogni galleria potrebbe fornire. Il potenziale 118 Capitolo 4 geotermico totale delle 15 gallerie analizzate in Svizzera, ammonta a 30.000 kW, che equivale al fabbisogno per il riscaldamento di circa 4.000 economie domestiche, oppure per riscaldare le carreggiate ghiacciate. Da queta foto possiamo notare proprio il Ponte26 presso Därligen geotermiche che (A8) realizzato emenano calare. proprio Il con fluido delle sonde termoconduttore contenuto nei fasci di tubi incorporati nel rivestimento della carreggiata, trasporta calore in estate nello stoccaggio sotterraneo, disposto lateralmente alle fondamenta del ponte che è composta da 91 sonde geotermiche. Questo stoccaggio ha un diametro di 30 m, una profondità di 65 m e occupa, un volume di 55000 m3 (in maggior parte arenaria). Il 70% circa dell'energia stivata in estate può essere utilizzata in inverno per sbrinare la superficie del ponte. Le gallerie stradali e ferroviarie, realizzate, allacciate a impianti di riscaldamento geotermico attualmente sono sei. Mediante pompe di calore, queste forniscono calore a distanza a edifici pubblici e privati. 4.14 Svantaggi del geotermico Il primo effetto avvertibile sull’ambiente è quello prodotto dalla perforazione, sia dei pozzi poco profondi eseguiti per misure di gradiente geotermico, sia dei pozzi d’esplorazione o di produzione. L’installazione di un impianto di perforazione e degli equipaggiamenti accessori comporta la costruzione di strade d’accesso e di una piazzola di perforazione. Quest’ultima copre una superficie che va da 200-500 m2 per un piccolo impianto automontato, in grado di raggiungere una profondità di 300-700 m, 26 Fonte Polydynamics Engineering, Zurich 119 Capitolo 4 a 1200-1500 m2 per un impianto medio-piccolo, in grado di raggiungere i 2000 m. Queste operazioni modificano la morfologia dell’area e possono danneggiare l’ecosistema. Improvvise eruzioni del pozzo possono inquinare le acque superficiali; per evitare questo inconveniente, vengono installate speciali valvole di sicurezza, in particolare quando sono perforati pozzi previsti ad alta pressione e temperatura . Inoltre, durante la perforazione e le prove di portata dei pozzi, possono essere emessi nell’atmosfera gas inquinanti. Gli effetti sull’ambiente dovuti alla perforazione scompaiono quasi totalmente una volta che la perforazione è terminata. L’installazione delle tubazioni per il trasporto dei fluidi geotermici e la costruzione degli impianti di utilizzazione, che costituiscono la fase dello sviluppo successiva alla perforazione, sono anch’esse operazioni che hanno un impatto sulla vita animale e vegetale e sulla morfologia superficiale. I fluidi geotermici (vapore o acqua calda) di solito contengono gas, come anidride carbonica (CO2), idrogeno solforato (H2S), ammoniaca (NH3), metano (CH4), e piccole quantità di altri gas, ed anche sostanze in soluzione, la cui concentrazione generalmente aumenta con l’aumentare della temperatura. Il cloruro di sodio (NaCl), il boro (B), l’arsenico (As) ed il mercurio (Hg) sono causa di inquinamento, se vengono dispersi nell’ambiente. Alcuni fluidi geotermici, come quelli utilizzati in Islanda per il riscaldamento, sono privi di inquinanti chimici, ma si tratta di un’eccezione alla regola. Le acque di scarico degli impianti geotermici hanno, inoltre, una temperatura generalmente superiore costituiscono potenziali a quella dell’ambiente inquinanti termici. circostante e L’inquinamento atmosferico può essere un problema quando si produce elettricità con impianti convenzionali. L’idrogeno solforato è uno dei principali inquinanti. Anche l’anidride carbonica è presente nei fluidi geotermici utilizzati dagli impianti per produzione di elettricità; 120 Capitolo 4 tuttavia, la quantità di anidride carbonica emessa da questi impianti è inferiore a quella rilasciata dagli impianti alimentati da combustibili fossili. La produzione di elettricità con impianti a ciclo binario ed il riscaldamento urbano sono anch’essi potenziali cause di problemi minori, che possono essere superati semplicemente adottando sistemi a circuito chiuso, che impediscono ogni emissione gassosa .L’emissione di acque di scarico è una fonte potenziale di inquinamento. I fluidi geotermici già sfruttati, se hanno elevate concentrazioni di sostanze chimiche, come boro, fluoruri o arsenico, dovrebbero essere trattati, reiniettati nel serbatoio o entrambe le cose. L’estrazione di grandi quantità di fluido dal serbatoio geotermico può causare fenomeni di subsidenza, vale a dire il graduale abbassamento della superficie del suolo. Questo è un fenomeno irreversibile, ma non catastrofico, perché è un processo lento e distribuito su aree vaste. Su lunghi periodi, tuttavia, l’abbassamento della superficie può essere sensibile, dell’ordine di alcune diecine di centimetri, e deve essere monitorato sistematicamente per evitare danni alle strutture geotermiche ed agli edifici civili circostanti. L’estrazione e/o la reiniezione dei fluidi geotermici può stimolare o aumentare, in aree particolari, la frequenza di eventi sismici. Si tratta, in ogni modo, di microsismicità, che in genere può essere percepita soltanto dagli strumenti. E’ molto improbabile che lo sfruttamento delle risorse geotermiche possa dare origine a fenomeni sismici di qualche importanza. 121 Capitolo 4 4.15 Problema del Radon Purtroppo il problema del radon rappresenta un grave inconveniente per la diffusione del geotermico. Il Radon è un elemento chimico radioattivo gassoso, inodore, incolore, appartenente alla famiglia dei cosiddetti gas nobili o inerti elettricamente neutri, non produce alcun effetto avvertibile dai sensi anche ad elevate concentrazioni, ma è un elemento radioattivo. Viene generato dal "decadimento nucleare" del Radio che a sua volta proviene dall'Uranio. Questi elementi sono presenti, in quantità molto variabile, in tutta la crosta terrestre e quindi anche nei materiali da costruzione (cementi, tufi, laterizi, pozzolane, graniti, ecc.). (In Campania sono radioattivi la lava del Vesuvio, la pozzolana dei Campi Flegrei, il tufo giallo e quello grigio). L'interazione delle radiazioni con il nucleo delle cellule è in grado di danneggiare il DNA dando origine, ad un processo nocivo. Durante il processo di decadimento il nucleo del Radio emette una radiazione alfa e si trasforma in un nucleo di Radon. Mentre il Radio e l'Uranio sono elementi solidi, il Radon è un gas e quindi è in grado di muoversi e di fuoriuscire dal terreno (o dai materiali da costruzione o anche dall'acqua) ed entrare negli edifici, attraverso le fessure, anche microscopiche, dei pavimenti o dai passaggi dei servizi (idraulici, sanitari, elettrici, ecc.) dove si accumula. All'aria aperta si disperde rapidamente e non raggiunge quasi mai concentrazioni pericolose tipicamente, ha una concentrazione di attività di 5-15 Bq/ m3). La radioattività si misura in Becquerel27 (Bq). Le radiazioni che emette sono dannose alle crescita delle cellule umane, all'apparato respiratorio. Il rischio di contrarre il tumore al polmone è proporzionale alla concentrazione e al tempo 27 Un Becquerel corrisponde alla disintegrazione di un atomo al secondo. 122 Capitolo 4 che si trascorre in presenza del Radon. La concentrazione del radon dipende da molti fattori: - contenuto di radio nel suolo sottostante l'edificio; - permeabilità del suolo, presenza di faglie e falde acquifere; - variazioni atmosferiche (temperatura, vento, piogge). Di conseguenza, la concentrazione di radon negli edifici è molto variabile, sia in termini temporali (variazioni giorno/notte, variazioni con cicli meteorologici, e variazioni stagionali) sia in termini spaziali. La concentrazione media annuale nazionale è risultata 70 Bq/m3. Disegno: La mappa della concentrazione media di radon nelle regioni italiane. Responsabile principale per il trasporto del radon dal terreno all’interno delle abitazioni sono le sonde geotermiche; le sonde nel terreno per le pompe di calore costituiscono dei collettori di radon di prima qualità. Non dovrebbero essere posizionate sotto il piano di fondazione ma assolutamente a lato dell’edificio. I punti in cui le condotte vengono immesse nell’edificio si potranno poi isolare con relativa facilità e si potrà disperdere nell’aria il radon che ne fuoriesce. La fonte principale del radon nelle abitazioni sono le fondamenta della costruzione. Il gas si propaga dall’interno della 123 Capitolo 4 terra attraverso la roccia e il terreno fino alla superficie. Il radon si trova praticamente dappertutto nel terreno, per circa un quarto il sottosuolo è costituito da aria. L’aria contenuta nel sottosuolo contiene radon proveniente dal decadimento degli atomi di radio presenti nelle singole particelle di terreno e nella roccia. È così che l’aria del sottosuolo diventa radioattiva. Il radon presente in profondità giunge in superficie in parte attraverso crepe e fessure, ma più che altro attraverso i terreni porosi. Più il suolo è permeabile, più facilmente il radon penetra in un edificio. Dunque la potenziale emanazione di radon di un terreno è determinata essenzialmente dalla permeabilità del terreno stesso Inoltre i cambiamenti di temperatura e di pressione dell’aria provocano oscillazioni stagionali e giornaliere. L’aria presente nel sottosuolo è in costante scambio con l’aria di superficie e si rinnova molto lentamente. Spesso lo strato superiore del terreno, di uno spessore da mezzo metro a un metro, è meno permeabile del terreno sottostante. Nella dinamica degli spostamenti dell’aria del sottosuolo gli edifici svolgono un ruolo attivo. Spesso l’edificio penetra nello strato superiore del terreno e funziona come una valvola di ventilazione «risucchiando» l’aria dal terreno circostante per un raggio di 10 - 20 metri. Le velocità di flusso dell’aria del sottosuolo sono molto basse, ad esempio dai 2 ai 3 metri al giorno. Proprio per questo motivo l’aria del sottosuolo può arricchirsi di radon in modo tale da far aumentare la concentrazione di tale gas in misura inammissibile anche se penetra negli ambienti solo in piccole quantità. Un altro modo in cui il radon può propagarsi è la diffusione dal terreno o dai materiali da costruzione. Tuttavia si è constatato che questa fonte non è in 124 Capitolo 4 grado di spiegare il superamento dei valori operativi o dei valori limite. All’aperto il gas si mescola con l’aria e si diluisce notevolmente. È possibile eliminare il radon da sotto l’edificio tramite aperture adeguate o sistemi di tubazioni, creando una maggiore pressione all’interno dell’edificio, o almeno con un’opportuna ventilazione dei piani interrati. Il radon costituisce uno dei maggiori fattori di rischio ambientale. ENERGIA EOLICA L'energia eolica è una fonte rinnovabile, significativa, utilizzata dall’uomo sin nell’antichità ,in svariate applicazioni; offre buone possibilità di competitività, rispetto alle fonti tradizionali per la produzione di energia elettrica. Si tratta di una forma di energia meccanica molto diffusa, trasformabile direttamente con un buon rendimento in energia elettrica. E’ caratterizzata da una forte irregolarità e incostanza e da una concentrazione energetica relativamente bassa, pertanto gli impianti eolici interessano aree di grandi dimensioni in relazione alla potenza desiderata. La tecnologia eolica, nel tentativo di sfruttare al meglio le potenzialità di tale fonte e di raggiungere una piena maturità industriale, ha prodotto una vasta gamma di modelli, diversi per tipologia e dimensioni per prestazioni ottimali ai fini di rispettare al meglio il nostro ambiente. Premessa Negli ultimi anni è stato fatto molto, per fronteggiare i diversi problemi ambientali, uno degli strumenti individuati per realizzare questo obiettivo è l’uso più esteso delle fonti rinnovabili di energia, in quanto sono in grado di garantire un impatto ambientale più contenuto di quello prodotto dalle fonti fossili. Tra le fonti rinnovabili, l’impiego dell’energia eolica per la produzione di energia elettrica è ormai una realtà consolidata, e rappresenta un caso di successo tra le nuove fonti rinnovabili. Il vento è abbondante, economico, inesauribile, ampiamente distribuito, non danneggia il clima ed è pulito tutte queste sono caratteristiche che nessun altra fonte energetica può eguagliare. 125 Capitolo 4 Sebbene l’energia generata dal vento sia già economica, il suo costo continua a scendere. A differenza del petrolio, non c’è nessuna OPEC a fissare il prezzo del vento. I costi dell’energia generata attraverso il vento sono scesi dai 38 cent di dollaro al chilowattora nei primi anni ’80 ai circa 4 cent di oggi nei siti più favorevoli. Dal momento che cresce sempre di più la preoccupazione pubblica riguardo i cambiamenti climatici, il mondo si rivolge al vento per ottenere elettricità in modo pulito. Dal 1995, la capacità mondiale di produrre energia eolica è cresciuta del 487%, di quasi cinque volte. Durante lo stesso periodo l’uso del carbone, l’alternativa principale per produrre energia elettrica, è scesa del 9%. Un megawatt di energia eolica basta a soddisfare più o meno il bisogno di energia elettrica di 350 famiglie in un paese industrializzato, cioè circa 1.000 persone. L’energia eolica è ormai da considerare un’industria forte ed in rapida crescita, infatti è tangibile la “potenza” di questa nuova economia emergente, dal momento che le turbine eoliche riescono a sostituire le miniere a carbone, i generatori di idrogeno le raffinerie di petrolio, i motori a celle combustibili, i motori a scoppio. Il vento e l’idrogeno delineeranno non solo il futuro del settore energetico ma quello della stessa economia mondiale. Il basso costo dell'elettricità prodotta dall’eolico consente di fare un processo di elettrolisi dell'acqua per produrre idrogeno, che può essere facilmente conservato ed usato per rifornire di carburante le turbine a gas negli impianti di riserva energetica quando la forza del vento diminuisce. Negli Stati Uniti per esempio, ben 28 Stati hanno immense “fattorie del vento” che forniscono elettricità alla rete locale. Nella densamente popolata Europa c’è energia eolica a 126 Capitolo 4 sufficienza, facilmente reperibile in mare aperto28, per soddisfare i bisogni di elettricità di tutti i Paesi. L'Associazione Europea di Energia Eolica ha recentemente rivisto le sue previsioni di produrre energia eolica per l'Europa entro il 2010 da 40.000 a 60.000 megawatt. La Germania e’ il paese leader con 8.000 megawatt. La Spagna è al terzo posto, con 3.300 megawatt. La Danimarca, è al quarto con 2.500 megawatt. Invece la posizione geografica dell’Italia, unita alla presenza di catene montuose e di masse d’acqua, determina un diverso andamento dei venti sia nel corso dell’anno che da regione a regione. L’Italia può comunque contare, specie nelle zone mediterranee meridionali e nelle isole, su venti di buona intensità, quali il maestrale, la tramontana, lo scirocco e il libeccio. I siti più idonei allo sfruttamento dell’eolico si trovano lungo il dorsale appenninico, al di sopra dei 600 m, sul livello del mare, e in misura minore, nelle zone costiere. Le regioni più interessanti sono quelle del Sud, in particolare Campania, Puglia, Molise, Sicilia e Sardegna, e il territorio compreso tra le province di Trapani, Foggia, Benevento, Avellino e Potenza è il principale polo eolico nazionale. Disegno: Principale Bacino Eolico: 28 Infatti stanno nascendo impianti in mare aperto, fuori dalle coste del Belgio, della Danimarca, della Francia, della Germania, dell'Irlanda, dell’Olanda, della Scozia, della Svizzera e della Gran Bretagna. 127 Capitolo 4 4.16 Configurazione generale di un sistema eolico. L’energia eolica ha avuto uno sviluppo molto simile a quello dell’energia idroelettrica. Nell’antichità infatti era già presente lo sfruttamento meccanico dell’energia cinetica delle masse d’aria. Successivamente alla fine dell’ ’800 si è avuto un ulteriore sviluppo, il passaggio da “potenza meccanica” a “generatore di corrente elettrica” con il collegamento ad una dinamo. L’invenzione del primo aerogeneratore si deve all’americano Charles F. Brush29 nel 1898. Con lo choc petrolifero degli anni 70, gli aerogeneratori hanno cominciato ad emergere come tecnologia di produzione elettrica.Nell’ultimo commercializzazione ventennio delle l’espansione turbine eoliche è e la notevolmente avanzata. Oggi abbiamo turbine ed aerogeneratori specificatamente disegnati per venti variabili in velocità ed in direzione, turbine per venti turbolenti e per applicazioni su piccola scala. La ricerca e lo sviluppo di una nuova tecnologia è sempre più emergente nei riguardi dei materiali, che permettono di aumentare le dimensioni dei rotori e quindi la potenza erogata, sui componenti accessori che permettono di muovere il rotore in modo da catturare la direzione del vento più favorevole fino a fermarlo in caso la velocità sia troppo elevata, sugli inverter che permettono di passare dalla corrente continua a quella alternata, ai sistemi per le fondazioni ad esempio in applicazioni offshore. 29 La macchina era relativamente semplice con un rotore di 17 metri di diametro costituito da 144 pale di legno 128 Capitolo 4 Il primo obiettivo nel progetto turbina di eolica una è quello di avere un valore alto tra le forze che si generano, portanza-trascinamento. Questo rapporto può essere variato con la lunghezza delle pale per ottimizzare la produzione di energia per diverse velocità del vento. Il vento passa su entrambe le facce della pala, più velocemente sul lato superiore, creando un’area di bassa pressione. Questa differenza di pressione tra le due superfici innesca una forza, chiamata, “portanza aerodinamica” . Possiamo capire meglio il valore di questa forza, pensando ad un aereo, la portanza sull’ala di un aereo è tale, da permettergli di alzarsi da terra, in un aerogeneratore, poiché le pale sono vincolate a muoversi su di un piano, ruotano con forza intorno al mozzo. Contemporaneamente si genera una forza di trascinamento, perpendicolare alla portanza che si oppone al moto. 129 Capitolo 4 Le componenti che costituiscono il funzionamento sono: - Il rotore E’ costituito da un mozzo su cui sono fissate le pale. Le pale più utilizzate sono realizzate in fibra di vetro. I rotori a due pale sono meno costosi e girano a velocità più elevate. Sono però più rumorosi e vibrano di più di quelli a tre pale. Sono stati realizzati anche rotori con una sola pala, equilibrata da un contrappeso. A parità di condizioni, questi rotori sono ancor più veloci dei bipala, ma hanno rese energetiche leggermente inferiori. 130 Capitolo 4 Ci sono anche rotori con numerose pale, di solito 24, che vengono impiegati per l’azionamento diretto di macchine, come le pompe. Sono stati messi a punto dei rotori con pale “mobili”. Variando l’inclinazione delle pale al variare della velocità del vento è possibile mantenere costante la quantità di elettricità prodotta dall’aerogeneratore. - Il sistema frenante È costituito da due sistemi indipendenti di arresto delle pale: un sistema di frenaggio aerodinamico e uno meccanico. Il primo viene utilizzato per controllare la potenza dell’aerogeneratore, come freno di emergenza in caso si sovravelocità del vento e per arrestare il rotore. Il secondo viene utilizzato per completare l’arresto del rotore e come freno di stazionamento. - La torre e le fondamenta La torre sostiene la navicella e il rotore, può essere a forma tubolare o a traliccio. In genere è costruita in legno, in cemento armato, in acciaio o con fibre sintetiche. La struttura dell’aerogeneratore per poter resistere alle oscillazioni ed alle vibrazioni causate dalla pressione del vento deve essere ancorata al terreno mediante fondamenta. 131 Capitolo 4 Le fondamenta molto spesso sono completamente interrate e costruite con cemento armato. - Il moltiplicatore di giri Il moltiplicatore di giri serve per trasformare la rotazione lenta delle pale in una rotazione più veloce in grado di far funzionare il generatore di elettricità. - Il generatore Il generatore trasforma l’energia meccanica in energia elettrica. La potenza del generatore viene indicata in chilowatt (kW). - Il sistema di controllo Il funzionamento di un aerogeneratore è gestito da un sistema di controllo che svolge due diverse funzioni. Gestisce, automaticamente, l’aerogeneratore nelle diverse operazioni di lavoro azionando il dispositivo di sicurezza che blocca il funzionamento dell’aerogeneratore in caso di malfunzionamento e di sovraccarico dovuto ad eccessiva velocità del vento. - La navicella e il sistema di imbardata La navicella è una cabina in cui sono ubicati tutti i componenti di un aerogeneratore, ad eccezione, naturalmente, del rotore e del mozzo. La navicella è posizionata sulla cima della torre e può girare di 180° sul proprio asse. Per assicurare sempre il massimo rendimento dell’aerogeneratore è importante mantenere un allineamento più continuo possibile tra l’asse del rotore e la 132 Capitolo 4 direzione del vento. Negli aerogeneratori di media e grossa taglia, l’allineamento è garantito da un servomeccanismo, detto sistema di imbardata, mentre nei piccoli aerogeneratori è sufficiente l’impiego di una pinna direzionale. Nel sistema di imbardata un sensore, la banderuola, indica lo scostamento dell’asse della direzione del vento e aziona un motore che rimette in linea la navicella. 4.17 I costi e la potenza installata di un aerogeneratore. L’Europa, è diventata nell’ultimo decennio il maggior mercato mondiale con anche la leadership tecnologica nella produzione delle parti dell’impianto nei servizi per l’installazione e la manutenzione. La produzione offshore ha un alto potenziale ancora tutto da sfruttare, sia per le tecnologie ed i nuovi materiali che richiede, sia per le potenze in grado di sviluppare. I costi della generazione elettrica da fonte eolica sono diminuiti in modo costante e sensibile negli ultimi 15 anni in ragione dell’aumento dell’efficienza degli aerogeneratori e sono influenzati da tre fattori: - il costo del capitale, cioè il costo della macchina e dell’installazione, della connessione alla rete dell’impianto; a questi vanno aggiunti i costi di project management e di sviluppo di un sito, ad esempio il monitoraggio delle velocità del vento e il micrositing per l’ottimizzazione della disposizione delle turbine; 133 Capitolo 4 - i costi di esercizio, cioè i costi operativi e di manutenzione (O&M), il costo di affitto del terreno sul quale sorge il sito produttivo; - il costo del finanziamento, in pratica il tasso di interesse a cui è stato prestato il capitale investito. 4.18 Progettazione ed evoluzione delle turbine eoliche La maggior parte delle turbine è progettata per generare la massima potenza ad una determinata velocità del vento facendo riferimento alla teoria di Betz,30. In base alla disposizione dell’asse del rotore rispetto alla direzione del vento gli aerogeneratori sono classificati in due grandi categori: - ad asse orizzontale; - ad asse verticale. I primi sono ancora oggi quelli caratterizzati dal maggiore sviluppo tecnologico e dalla maggiore diffusione commerciale. 30 Le particelle dell'aria del vento, essendo in movimento, possiedono una determinata energia cinetica che può essere ceduta ad un mezzo che venga interposto. 134 Capitolo 4 I più diffusi hanno il rotore a tre pale, ma in commercio ve ne sono molte anche a due pale, che risultano essere meno costose e più leggere ma hanno lo svantaggio di richiedere una velocità di rotazione maggiore a parità di energia prodotta. Questa è una caratteristica negativa dal punto di vista del rumore e dell’ impatto visivo. Le turbine ad asse verticale invece, sono state utilizzate fin dall'antichità ma solo ultimamente oggetto di studi e ricerche per migliorarne l' efficienza. La turbina ideale dovrebbe avere un alto numero di pale slanciate e veloci, con un ottimo profilo aerodinamico e un elevato rapporto potenza-resistenza. 4.19 “Le Seafarm” centrali marine Con il nuovo progetto la “Wind Force 12”, sostenuto dalla una nuova associazione European Wind Energy Association e Greenpeace che studia quantificazione delle risorse d'energia eolica mondiali, si scoprì che il potenziale mondiale d'energia generabile dal vento è il doppio della domanda d'elettricità mondiale prevista per il 2020. Le "fattorie del vento" o "campi eolici" con aerogeneratori dai 0,5 a 1,5 MW di potenza sono installazioni di aerogeneratori in siti marini, quindi una maggiore disponibilità di spazi e una migliore qualità del vento. I cosiddetti sistemi off-shore, i sistemi eolici collocati in mare, dove ci siano fondali poco profondi, dove è minore l’impatto ambientale-paesaggistico, e dove si ottiene una migliore qualità e costanza del vento. L'energia prodotta da tali 135 Capitolo 4 turbine eoliche ha un costo competitivo nei confronti delle centrali turbogas a ciclo combinato, inquanto il prodotto nelle attuali centrali off-shore è maggiore di quello prodotto nelle centrali eoliche terrestri. Foto: Un "campo" eolico offshore nel Mar del Nord, in queste condizioni gli aerogeneratori arrivano ad una potenza di 5 MW ciascuno. Attualmente in Europa sono operative 5 centrali off-shore installate in Olanda, Svezia e Danimarca, in Italia non esiste ancora alcun impianto off-shore, ma sono stati approcciati diversi studi, uno dei quali definito la “Seafarm”. Questo nuovo progetto prevede una innovativa struttura portante di modernissima concezione, consente la realizzazione di “aziende ecologiche produttive” in mare aperto, lontane dalla costa, eliminando così l’impatto visivo da terra; tali realizzazioni sono possibili a circa 200 metri. La produzione di energia aumenta del 30%. Però i costi sono più alti del 50 %, lo sviluppo di questa impiantistica, richiede un numero elevato di grandi aerogeneratori in modo da compensare gli alti costi di installazione. 136 Capitolo 4 Il progetto, sinteticamente descritto, consiste nella realizzazione di una “piattaforma galleggiante sommersa bloccata” di adeguato volume, da posizionare, a circa 20 metri sotto il livello del mare (nel Mare Mediterraneo) la sua stabilità viene posizionata,ancorandola al fondo per mezzo di cavi in acciaio, ad una serie di zavorre poste sul fondale. Questa struttura rigida in mare costituisce il supporto per un doppio uso produttivo: produzione di la energia elettrica dal vento e la maricoltura estensiva di pesci e crostacei, concentrando così due Foto: vista dal basso di un aerogeneratore dove si può notare un mimetismo di carattere cromatico,in quanto la parte superiore è azzurra come il cielo. attività produttive altamente in un’unica zona marina. 4.20 Impatto ambientale Purtroppo l’impatto visivo, è considerato la barriera più rilevante per lo sviluppo dell’eolico, è possibile ridurre al minimo gli effetti visivi “sgradevoli” legati alla presenza delle turbine, effettuando una mimetizzazione, impiegando torri tubolari o a traliccio a seconda del contesto, utilizzando colori neutri per favorire l’integrazione nel paesaggio. 137 Capitolo 4 Gli aerogeneratori per la loro configurazione sono visibili in ogni contesto dove vengono inseriti. Ma una scelta accurata della forma e del colore dei componenti, per evitare che le parti metalliche riflettano i raggi solari, consente di armonizzare la presenza degli impianti eolici nel paesaggio. Le turbine purtroppo, producono rumore, generato dai componenti elettromagnetici e soprattutto da fenomeni aerodinamici che si creano con la rotazione delle pale e dipendono dalle caratteristiche e dalla velocità delle stesse. Ad una distanza di circa 400-500 metri dall’impianto gli effetti sonori dovuti alla presenza delle macchine eoliche diventa del tutto trascurabile, il rumore della rotazione dovuto alle pale del rotore si confonde completamente col rumore del vento che attraversa la vegetazione circostante. Attualmente le turbine eoliche ad alta tecnologia sono molto silenziose. 138 Capitolo 4 L'inquinamento acustico potenziale delle turbine eoliche è legato a due tipi di rumori: quello meccanico proveniente dal generatore e quello aerodinamico proveniente dalle pale del rotore. Il rumore che emette un aerogeneratore viene causato dall’attrito delle pale con l’aria e dal moltiplicatore di giri. Questo rumore può essere smorzato migliorando l’inclinazione delle pale e la loro conformazione, e la struttura e l’isolamento acustico della navicella. Il rumore proveniente da un aerogeneratore deve essere inferiore ai 45 decibel in prossimità delle vicine abitazioni. Tale valore corrisponde ad una conversazione a bassa voce. I moderni aerogeneratori soddisfano questa richiesta a partire da distanze di 150/180 metri. I problemi, o meglio i distrurbi elettromagnetici che si possono avere, aereogeneratori si dovuti essenzialmente riscontrano nelle pale, alla presenza di specialmente se realizzate in materiali metallici o riflettenti 139 Capitolo 4 Per evitare possibili interferenze sulle telecomunicazioni e la formazione di campi elettromagnetici basta quindi, stabilire e mantenere la distanza minima fra l’aerogeneratore e, stazioni terminali di ponti radio, apparati di assistenza alla navigazione aerea e televisori. Per quanto riguarda gli effetti sulla flora e sulla fauna, dalle esperienze maturate in paesi con elevata diffusione dell’eolico tipo: Stati Uniti, Danimarca, Germania, e Gran Bretagna, gli unici problemi ottenuti, per quanto riguarda la fauna, sono solo gli uccelli a subire effetti dovuti alla presenza delle turbine, infatti si può osservare l’efetto di collisione con le pale. Il terreno effettivamente occupato dalle macchine è pari ad una minima parte del territorio del parco eolico preso in considerazione, purtroppo la restante parte del territorio viene occupata, quindi richiesta, solo per le esigenze di distanza tra le turbine per evitare il fenomeno dell’interferenza aerodinamica, quindi si può continuare a utilizzare il territorio anche per altri impieghi, tipo l’agricoltura e la pastorizia. 140 Capitolo 4 4.21 Impianti collegati e non collegati alla rete di distribuzione. Impianti collegati alla rete di distribuzione sono considerati parchi eolici (wind farms) gruppi di turbine interconnesse, in quanto l’uso di questo tipo di disposizione è dettato da esigenze economiche e funzionali. Le cosiddette “macchine eoliche” devono essere posizionate sul territorio a debita distanza l’una dall’altra (150-180 metri) per evitare il fenomeno dell’interferenza aerodinamica, che determina due tipi di conseguenze: il primo correlato all’aumento della turbolenza, sulle macchine posizionate all’interno del parco, il secondo alla perdita di potenza. Impianti non collegati alla rete di distribuzione, le cosiddette reti autonome, alimentate da solo fonte eolica, costituiscono una promettente applicazione, la fornitura di elettricità a utenze, con una domanda elevata e lontane dalla rete, viene generalmente attuata grazie a dei generatori diesel. Spesso questa soluzione è notevolmente costosa, dovuta agli alti costi di manutenzione e fornitura. La soluzione ideale è il ricorso ai sistemi ibridi, questo tipo di impianti utilizza la fonte eolica in congiunzione con fonti tradizionali, (generalmente il diesel). 141 Capitolo 4 CELLULE DI COMBUSTIBILE AD IDROGENO Le celle a combustibile sono dei sistemi elettrochimici capaci di convertire l’energia chimica di un combustibile (in genere idrogeno) in energia elettrica, senza l’intervento intermedio di un ciclo termico, pertanto sono capaci di rendimenti di conversione più elevati rispetto a quelli delle macchine termiche convenzionali. premessa La nascita delle celle a combustibile risale al 1839, anno in cui l’inglese William Grove riportò i risultati di alcuni esperimenti nei quali era riuscito a generare energia elettrica in una cella contenente acido solforico dove erano stati immersi due elettrodi, su cui rispettivamente arrivavano idrogeno ed ossigeno. Una cella a combustibile funziona in modo analogo ad una batteria, in quanto produce energia elettrica attraverso un processo elettrochimico, tuttavia a differenza di quest’ultima consuma sostanze provenienti dall’esterno e quindi è in grado di funzionare senza interruzioni, finché al sistema viene fornito combustibile (idrogeno) ed ossidante (ossigeno o aria). La cella consiste di due elettrodi costituiti di materiale poroso, separati da un elettrolita. Gli elettrodi fungono da siti catalitici per le reazioni di cella che consumano fondamentalmente idrogeno ed ossigeno, con produzione di acqua e passaggio di corrente elettrica nel circuito esterno. L’elettrolita ha la funzione di condurre gli ioni prodotti da una reazione e consumati dall’altra, chiudendo il circuito elettrico all’interno della cella. La trasformazione elettrochimica è accompagnata da liberazione di calore, che è necessario estrarre per mantenere costante la temperatura. Più celle sono disposte in serie a mezzo di piatti bipolari, a formare il cosiddetto “stack”. Esistono diverse tecnologie di cella, con diverse caratteristiche e diverso grado di sviluppo. Normalmente le celle vengono classificate sulla base dell’elettrolita utilizzato (celle alcaline, ad 142 Capitolo 4 elettrolita polimerico, ad acido fosforico, a carbonati fusi, a ossidi solidi) o alla temperatura di funzionamento (celle a bassa e alta temperatura). L’elettrolita determina o condiziona fortemente: • il campo di temperatura operativo • il tipo di ioni e la direzione in cui diffondono attraverso la cella • la natura dei materiali di cella • la composizione dei gas reagenti • le modalità di smaltimento dei prodotti di reazione • le caratteristiche di resistenza meccanica e di utilizzo Fig stock di cella a combustibile 143 Capitolo 4 L'idrogeno in realtà non può essere considerato realmente una fonte di energia, ma solo un mezzo per conservare, trasportare e riutilizzare energia che è stata prima prodotta in qualche altro modo, e comunque l'energia che ci può fornire è sempre minore di quella spesa per produrlo. Tutte le difficoltà derivano dal fatto che l'idrogeno è il gas più leggero che esista, tanto leggero che sulla Terra non viene trattenuto dalla forza di gravità e si disperde rapidamente nell'atmosfera e quindi nello spazio esterno. Sulla terra quindi non si trova idrogeno allo stato naturale, ma deve essere estratto dall'acqua, dal metano o da altri idrocarburi.Ma per scindere le molecole di acqua e ottenere l'idrogeno, e per distribuirlo a chi lo utilizzerà, dobbiamo spendere più energia di quella che potremo poi ottenere dalla sua combustione. Fig: Conversionedi energia Confronto tra celle a combustibile e sistemi tradizionali 144 Capitolo 4 Fig: scema di funzionamento dei vari tipi di celle Gli impianti con celle a combustibile sono costituiti da 3 sezioni principali: una sezione di trattamento del combustibile (gas naturale, metanolo, metano, olio combustibile, carbone), che converte lo stesso in un gas di sintesi contenente idrogeno, purificato secondo le necessità imposte dal tipo di cella. La produzione di idrogeno può essere ottenuta con sistemi che utilizzano processi di steam reforming, ossidazione parziale, ecc.. Il processo normalmente impiegato quando si parte da idrocarburi leggeri è quello di reforming catalitico con vapore, seguito da conversione dell’ossido di carbonio, abbiamo: CnHm+ nH2O nCO + nH2O Nel processo nCO + (m/2 + n) H2 nCO2 + n H2 occorre adottare condizioni di reazione che prevengano la formazione di composti indesiderati (es. formazione 145 Capitolo 4 di carbone) che comprometterebbero l’efficienza del processo stesso. Questa sezione non è presente se si utilizza idrogeno o se si impiegano celle ad alta temperatura (MCFC e SOFC) in cui la riforma del combustibile avviene all’interno della cella stessa. • una sezione elettrochimica, costituita dalle celle che producono energia elettrica per via elettrochimica attraverso una reazione tra idrogeno alimentato all’anodo e l’ossigeno alimentato al catodo; la reazione elettrochimica è accompagnata da produzione di calore. • un sistema di condizionamento della potenza elettrica, che trasforma l’energia, prodotta sotto forma di corrente elettrica continua, in corrente alternata di opportune caratteristiche. Completano l’impianto un sistema di regolazione e di recupero del calore, che può essere utilizzato sia all’interno dell’impianto (ad es. per il reattore di conversione del combustibile), che per utenze esterne di cogenerazione e un sistema di controllo che assicura il coordinamento delle diverse sezioni dell’impianto. 146 Capitolo 4 4.22 Funzionamento delle celle a combustibile All’interno di una cella a combustibile entrano un combustibile ed un ossidante che reagendo chimicamente provocano la scissione del carburante stesso in molecole di idrogeno e ossigeno. Al termine del processo, dalla cella escono energia elettrica, acqua e vapore. I principali meccanismi funzionali sono assicurati essenzialmente da due elettrodi, anodo e catodo, ove avvengono le reazioni chimiche che complessivamente presiedono all’ossidazione "controllata" del combustibile, da un elettrolita con funzioni di trasporto degli ioni dall’anodo al catodo (o viceversa secondo il tipo di elettrolita e la carica, positiva o negativa, degli ioni) e dai sistemi di inserimento dei gas di processo e di prelievo della corrente elettrica. Proprio la corrente elettrica, che dipende dalla richiesta di potenza da parte dell’utilizzatore, è lo strumento di controllo della reazione di ossidazione che avviene nella pila. Ad elevati prelievi di potenza, e quindi elevate correnti, corrispondono forti flussi ionici attraverso l’elettrolita, con conseguente accelerazione della 147 Capitolo 4 reazione; al contrario, in assenza di richiesta di potenza, e quindi a corrente nulla, non si ha flusso ionico attraverso l’elettrolita e la reazione risulta impedita. Nelle applicazioni pratiche dunque, il coefficiente di utilizzo del combustibile viene mantenuto entro determinati limiti, regolando la portata di combustibile in funzione della corrente richiesta. I valori ottimali sono prescelti in funzione di numerosi fattori, tecnici ed economici, ma determinati principalmente in base al tipo di applicazione funzioni e alla vengano configurazione attuate, dell’impianto. esistono diverse Affinché tali configurazioni tecnologiche a secondo del tipo di elettrolita, ossia del conduttore ionico a cui, all’interno della cella, è affidato, come si è visto, il compito fondamentale di trasportare le cariche elettriche dall’anodo al catodo. 4.23 Il futuro delle celle a combustibile Il superamento dell’ancora insormontabile ostacolo degli alti costi potrebbe essere facilitato, come è già avvenuto per alcuni progetti di ricerca, dall’intervento pubblico. Oltre alle sovvenzioni pubbliche, le migliori speranze per le celle a combustibile per il prossimo futuro risiederanno in quelle applicazioni per le quali l’elettricità e già costosa o in cui il gas di scarico possa essere utilizzato come combustibile. In realtà, ai costi attuali, occorrerà probabilmente una combinazione di sussidi e di circostanze particolarmente favorevoli. Per esempio, grazie ad una iniziativa del Governo federale statunitense, anche gli acquirenti di impianti di celle a combustibile per uso domestico possono accedere ai fondi pubblici (Lloyd, 1999). In un futuro più lontano, le preoccupazioni relative al clima globale e le conseguenti iniziative per ridurre l’anidride carbonica potranno spianare la strada a impieghi a grande scala 148 Capitolo 4 delle celle a combustibile anche nei PVS. In questo caso bisogna però considerare che a causa dell’arretratezza tecnologica e della mancanza di disponibilità di materiali adeguati, qualsiasi impiego a grande scala di celle a combustibile in un PVS dovrebbe essere rimandato di una decina d’anni. Come visto in precedenza esistono però realtà, come quella dell’Arabia Saudita, in cui l’applicazione di particolari sistemi integrati con impiego di fonti rinnovabili, è approdato già a fasi ben più avanzate rispetto alla semplice realizzazione di sistemi sperimentali. Nelle nazioni industrializzate si attendono invece miglioramenti nelle tecnologie a scambio protonico, a probabilmente carbonati fusi permetteranno e nei a ossidi prossimi solidi, anni che alle molto celle a combustibile di ricavarsi nuove nicchie di mercato e di espandere quelle già occupate. In questo modo, inaugureranno un nuovo tipo di economia, basata sull’idrogeno, più compatibile con le esigenze dell’ambiente. 4.24 Applicazioni delle celle a combustibile nel settore automobilistico Le maggiori case automobilistiche hanno già sviluppato varie generazioni di veicoli alimentati con celle a combustibile, ma la commercializzazione di tali veicoli è prevista oltre il 2010. Un’alternativa: i veicoli ibridi Le vetture ibride hanno due fonti di energia, di cui una elettrica (batterie). La seconda fonte di energia può essere un motore a combustibile interna (HEV) oppure uno stack di celle a combustibile (FCEV). A secondo delle condizioni di marcia, la vettura seleziona automaticamente la soluzione più efficiente. Le batterie delle vetture ibride vengono caricate in modo semi continuo durante la marcia, perciò possono essere molto più piccole e meno costose rispetto a quelle usate nelle vetture elettriche. 149 Capitolo 4 Tuttavia, la presenza di due fonti di energia e altre soluzioni tecniche sofisticate come la frenata a recupero di energia aumentano il costo e il peso di questi veicoli. Le vetture ibride di tipo HEV immesse sul mercato fino ad oggi sono relativamente poche, citiamo per esempio la Prius di Toyota e la Civic di Honda. Spesso si segnala una riduzione dei consumi di carburante dell’ordine del 30%, ma questa percentuale è ottenibile soltanto nel traffico urbano, dove le frenate e le accelerazioni sono frequenti e il motore funziona a carico ridotto per la maggior parte del tempo. La guida costante ad alta velocità di una vettura ibrida non presenta vantaggi rispetto alle vetture tradizionali. Proprio la FIAT con la Seicento H2 Fuel Cell. introduce “la pila” a combustibile che ha il compito di caricare le batterie di trazione assicurando un determinato livello di carica. Il dimensionamento del sistema di generazione di corrente elettrica è tale che le batterie seguono la richiesta di potenza del veicolo, mentre la pila a combustibile fornisce l’energia che le batterie erogano al fine di avere bilancio nullo, oltre ad alimentare i propri ausiliari. L’idrogeno è contenuto in 6 bombole della capacità di 9 litri ciascuna alla pressione di 200 bar assoluti. Le bombole sono poste all’interno di un box apposito, posizionato in verticale al posto del sedile 150 Capitolo 4 posteriore. Il rendimento massimo della pila a combustibile si ottiene per una temperatura di funzionamento di 75°C; per mantenere tale temperatura è previsto un circuito di raffreddamento ad acqua demineralizzata in pressione. L’acqua in ingresso allo stack è mantenuta in circolo da una elettro pompa e raffreddata in uno scambiatore di calore. Il vapore prodotto dallo stack confluisce prima in un separatore meccanico poi in un condensatore a recupero, prima di essere mandato in ambiente. La potenza prodotta dallo stack permette di mantenere una velocità continuativa di 50 km/h; con l’ausilio delle batterie di trazione, la velocità sale a 100 km/h. l’idrogeno assicura autonomia per 100 km: esauritosi il combustibile, l’energia residua delle batterie consente di portare l’autonomia a 140 km. Il tempo di rifornimento delle bombole è di circa 10 minuti. La “Seicento H2 Fuell Cell” è la più piccola city car elettrica alimentata ad idrogeno mai realizzata. 4.25 Applicazioni del settore del trasporto pubblico Il primo autobus a celle a combustibile è stato realizzato dalla Ballare nel 1993. ad oggi, sono stati messi in circolazione nel mondo oltre 30 autobus alimentati con celle a combustibile, più della metà dei quali in America del Nord. Recentemente, anche in Europa, i progetti autobus con celle a combustibile si sono moltiplicati. Gli autobus a celle a combustibile in circolazione sono ancora pochi, ma sembrano costituire un’applicazione molto promettente per questa tecnologia. La commercializzazione degli autobus a celle a combustibile sembra più vicina a quella dei veicoli leggeri: • le loro dimensioni rendono meno critica l’esigenza di miniaturizzazione e riduzione del peso, 151 Capitolo 4 • effettuano percorsi regolari, è più facile prevedere e riscontrare le performance richieste, • il problema della scelta e della distribuzione del combustibile è meno critico, poiché le flotte di autobus sono generalmente rifornite in una sede centrale, dopo aver percorso un numero noto di chilometri. Foto: Prototipo di bus L’applicazione delle celle a combustibile per la trazione degli autobus potrebbe anche essere economicamente valida. Il costo iniziale delle celle a combustibile è sicuramente alto, ma i loro costi di funzionamento sono più bassi, grazie principalmente all’efficienza migliore dei sistemi a combustione interna. Sulla durata di vita di un autobus questi risparmi potrebbero essere significativi e fare delle celle a combustibile una soluzione competitiva rispetto alle altre tecnologie. I bus Mercedes-Benz Citaro hanno un autonomia di 300 km e possono trasportare 70 passeggeri. La loro velocità di punta è di circa 80 km/h. lo stack di celle a combustibile ha una potenza di 250 kW. 152 Capitolo 4 I serbatoi di idrogeno compresso sono installati sul tetto del Citaro, mentre il motore elettrico e gli elementi di trasmissione sono situati sul retro dell’autobus Possiamo inoltre considerare altri tipi di veicoli di minor rilievo: Bicicletta APRILIA Il primo prototipo di ciclomotore a celle a combustibile, derivato dalla bicicletta Aprilia a pedalata assistita “Enjoy”, è stato 153 Capitolo 4 presentato al pubblico a Bologna nel 2000. Aprilia Enjoy Fuell Cell è munito di una cella PEMFC da 700 W. Una bombola in fibra di carbonio contenente 2.2 litri di idrogeno compresso a 300 bar permette un autonomia di 75 km. La velocità di punta di questa bicicletta è di 32 km/h. Vettura da Golf ASTRIS La società Astris è specializzata nella produzione di celle a combustibile alcaline di potenza da 1 a 10 kW. Astris ha realizzato un prototipo di vettura da golf munito di celle AFC della potenza di 3.6 kW alimentata con idrogeno compresso. Più leggere di una vettura elettrica, la Golf Car Astris ha un autonomia di 3 giorni di uso normale sul campo da golf (6-7 ore di uso continuo) e può raggiungere una velocità di 40 km/h. Anche i treni rientano in questo progetto:Proprio il governo giapponese sta finanziando uno studio per l’integrazione di celle a combustibile in un prototipo per la trazione dei treni. Prospettive Mondiali l'Islanda sta emergendo come la protagonista della “rivoluzione” dell'energia pulita. La nazione progetta di porre fine alla sua dipendenza dai carburanti fossili (e dunque da fonti energetiche d'importazione) avvalendosi di generatori in grado di combinare idrogeno e ossigeno per produrre energia, rilasciando acqua come unico e innocuo prodotto derivato. Attualmente l'Islanda (270 mila abitanti) è già leader nel mondo per l'energia rinnovabile, con gran parte della sua disponibilità energetica proveniente da fonti idroelettriche e geotermiche. Ora la stessa energia pulita sarà impiegata per alimentare questi generatori e dare il via ad un circuito energetico interamente ecologico. Il pioniere di questa progetto di società basata sull'idrogeno è il professore Bragi Arnason dell'"University of Iceland" della città di 154 Capitolo 4 Reykjavik, il quale giustamente si è guadagnato il nominativo di "Professor Idrogeno". ENERGIA DA BIOMASSA Italia non è solo il Paese del Sole,e del vento, il solare e l' eolico potrebbero un giorno coprire una parte significativa del fabbisogno energetico globale ma tutto ciò non basta....ecco perchè si fa riferimento a un qualcosa di “nuovo”a la biomassa un importante risorsa a disposizione dell’uomo come fonte rinnovabile d’alimenti, energia e materie prime. L'energia delle biomasse vegetali contribuisce a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili e a diversificare le fonti di approvvigionamento energetico oltre che al perseguimento degli obiettivi imposti nell’ambito delle conferenze internazionali sul clima. Premessa Per bio-energia si intende, qualsiasi forma di energia utile ottenibile dalla biomassa; si tratta di un sistema complesso, dovuto principalmente alla diversità della materia prima utilizzabile (tuuto ciò che ha matrice organica escludento la plastica e i materiali fossili), alla molteplicità delle tecnologie di trasformazione e ai differenti settori e campi di utilizzo. La biomassa rappresenta la forma più sofisticata di accumulo dell’energia solare; questa, infatti, consente alle piante durante la crescita di convertire la CO² atmosferica in materia organica, tramite il processo di fotosintesi,. In questo modo vengono fissate complessivamente circa 2·1011 tonnellate di carbonio all’anno, con un contenuto energetico dell’ordine di 70·103 Mtep. Il processo di conversione consiste in una reazione chimca di ossidazone (combustione) che libera energia. . Un altra forma di biomassa può, essere costituite dai residui delle coltivazioni destinate all’alimentazione umana o animale (paglia) o piante espressamente coltivate per scopi energetici. Comunque la più importante “tipologia” di biomassa è rappresentata da residui forestali, scarti dell’industria di 155 Capitolo 4 trasformazione del legno (trucioli, segatura, etc.) scarti delle aziende zootecniche,ed i rifiuti solidi urbani. I rifiuti costituiscono una valida risorsa energetica, in quanto hanno un buon contenuto energetico, che, con le attuali tecnologie di termovalorizzazione, può essere recuperato ed riutilizzato in diverse attività industriali. Inoltre i rifiuti rappresentano una fonte di materia prima molto abbondantepurtroppo essa non è una fonte pulita di energia come quella solare o eolica. Le principali applicazioni della biomassa sono: produzione di energia (biopower), sintesi di carburanti (biofuels) e sintesi di prodotti (bioproducts). , 156 Capitolo 4 4.26 La produzione di energia da rifiuti in Italia: prospettive e scenari L' energia da biomasse ha però un limite invalicabile: la disponibilità di terreni. L' Italia infatti potrà destinare al massimo uno o due milioni di ettari alle coltivazioni per la produzione di energia. Si sono ipotizzati tre scenari di recupero energetico da rifiuti al 2010 in Italia. Tali scenari sono stati disegnati prospettando il raggiungimento di una quota di raccolta differenziata pari al 35% dei RSU prodotti: - 1) l’installazione di impianti per una potenza complessiva di 800 MW22, corrispondente ad una termovalorizzazione del 28% sul residuo23 (vedi ipotesi di funzionamento degli impianti descritte qui di seguito). - 2) Si considera una parte di RSU a recupero di energia pari al 52%, corrispondente alla percentuale di termovalorizzazione sul residuo della Svezia31, uno tra i paesi europei che fanno il maggiore ricorso all’incenerimento nella gestione dei rifiuti. - 3) Si prospetta il raggiungimento di una % di RSU a termovalorizzazione intermedia agli scenari 1 e 2, pari quindi al 40% sul residuo. 4.27 Approvvigionamento delle biomasse II costo di approvvigionamento della materia prima incide per circa il 45% sul costo totale della produzione di energia. Per le colture energetiche dedicate tale costo varia da 30 a 60 €/t di sostanza secca ed include coltivazione, raccolta, stoccaggio e trasporto del prodotto. Si prevede che tale costo possa essere dimezzato 31 Fonte APAT 157 Capitolo 4 migliorando le pratiche agronomiche ed incrementando la produttività annuale di colture lignocellulosiche. Anche la diffusione della forestazione a rapida rotazione è legata alla messa a punto di specifiche pratiche di coltivazione, inclusi il taglio e la raccolta del prodotto. Il principale forestazione impedimento è allo rappresentato sviluppo dalla di questo mancanza di tipo di tecniche di coltivazione appropriate, inclusi la raccolta meccanica e i sistemi di lavorazione a livello locale 4.28 Processi di conversione termochimici Le principali tecniche di conversione utilizzate sono la combustione, la gassificazione e, la pirolisi. Esistono numerosi impianti di combustione diretta delle biomasse di tipo agro-forestale o agro-industriale. Tale applicazione consente la produzione di calore utilizzato per il ciclo produttivo, di energia elettrica o di cogenerazione (produzione simultanea di energia elettrica e termica). Il processo di combustione permette la trasformazione dell’energia chimica tipica della biomassa in energia termica, mediante una serie di reazioni chimico-fisiche. Quando la biomassa viene immessa in una camera di combustione subisce inizialmente una essiccazione, quindi, man mano che la temperatura aumenta, si hanno processi di pirolisi, di gassificazione e, infine, di combustione. Con appropriati rapporti combustibile/aria, la biomassa si decompone e volatilizza, lasciando un residuo carbonioso (ceneri) costituito principalmente dai composti minerali inerti. Il composto volatile, che costituisce circa l’85% della biomassa iniziale, consiste in: 158 Capitolo 4 - una frazione gassosa contenente, oltre all’anidride carbonica (CO2), l’ossido di carbonio (CO), alcuni idrocarburi (CxHy) ed idrogeno (H2); - una frazione condensabile, contenente acqua e composti che con l’aumentare della temperatura, tendono a frammentarsi in composti più leggeri. Il risultato delle suddette reazioni è la produzione di calore che viene recuperato mediante scambiatori con i quali si trasferisce l’energia termica ad altri fluidi vettori, quali aria o acqua. La quantità di energia termica contenuta nella biomassa è funzione del tipo, della quantità di ceneri e del contenuto di umidità ed è definita dal “Potere Calorifico Inferiore”32; il cui valore per le biomasse oscilla tra 2.500 e 4.500 kcal/kg (tra 10.500 e 19.000 kJ/kg). Il processo di gassificazione consiste nella trasformazione di un combustibile solido, nel caso specifico la biomassa, in combustibile gassoso, tramite la reazione con l’ossigeno. La proporzione tra i vari componenti del gas varia notevolmente in funzione dei diversi tipi di gassificatore, dei diversi tipi di combustibile e del loro diverso contenuto di umidità. Oltre alle sostanze organiche, le biomasse contengono anche sali minerali che non vengono gassificati, ma trasformati in ceneri e polveri. La gassificazione di biomasse in un letto fluido passa attraverso le seguenti operazioni: essiccamento, pirolisi, processi ossido-riduttivi. Le potenze degli impianti che producono solo energia termica possono variare da alcune centinaia di kW ad alcune decine di MW: il limite della taglia superiore degli impianti industriali a biomasse deriva da fattori sia di carattere tecnico sia organizzativo-gestionale della filiera legno o di altri tipi di biomasse. Il principale parametro energetico che si impiega per valutare gli impianti è il rendimento netto globale. 32 ”Potere Calorifico Inferiore” (PCI): esprime il calore sviluppato dalla completa combustione di 1 kg di combustibile, non considerando il calore latente dei componenti condensabili 159 Capitolo 4 Questo è dato dal rapporto percentuale tra l’energia disponibile per le utenze esterne e l’energia introdotta dal combustibile nell’impianto di produzione, espresse con le stesse unità di misura, al netto dei consumi necessari al funzionamento dell’impianto stesso. A seconda del tipo di impianto e della relativa tecnologia impiegata, i rendimenti netti termici variano tra il 50% e il 60%; quelli elettrici tra il 18% e il 25%. La pirolisi è un processo termico di degradazione della biomassa che avviene: in assenza di aria, quando il calore necessario al processo viene totalmente fornito dall’esterno, o in presenza di una limitata quantità di agenti ossidanti, nel caso in cui il calore viene prodotto internamente alla massa mediante la combustione di una sua parte. Praticamente con il processo di pirolisi si trasforma un combustibile a bassa densità energetica (3.000-4.000 kcal/kg) in un altro a più elevato contenuto energetico specifico (8.000-10.000 kcal/kg), riducendone di conseguenza i costi di trasporto. I prodotti liquidi della pirolisi devono subire ulteriori processi per aumentarne la qualità e la stabilità (up-grading) per ottenere un prodotto chiamato “bio-olio” utilizzabile, per esempio, come combustibile in campo industriale per il riscaldamento dei forni di cottura per il cemento e la calce. Recenti studi stanno valutando la possibilità di impiegare l’olio di pirolisi per la produzione di H2 attraverso reforming catalitico per applicazioni su celle a combustibile 4.29 Diffusione delle tecnologie Per quanto riguarda i biocombustibili liquidi, l’attuale tecnologia per la produzione di biodiesel e bioetanolo da colture agricole dedicate è consolidata e richiede soltanto alcune innovazioni minori; è indispensabile, però, indirizzare la ricerca anche verso altri canali di produzione di combustibili oltre quelli basati sulle colture agricole 160 Capitolo 4 La coltivazione di cereali e semi oleosi per ottenere combustibili liquidi e di alberi a crescita rapida per ottenere combustibili solidi richiede terreno, mano d' opera, dispendio di energia, impiego di acqua e fertilizzanti le emissioni di anidride carbonica dei combustibili di origine vegetale sono compensate dall'anidride carbonica sottratta dall' atmosfera dalla pianta durante la sua vita". Ciò riguarda principalmente la produzione di etanolo da materiali lignocellulosici. Per quanto riguarda la produzione di biodiesel, il ciclo di produzione prevede l’utilizzo di oli estratti da colture oleaginose, tipicamente semi di girasole e di colza In pratica i semi subiscono una fase di essiccazione, al di sotto dell’8% di umidità, in modo da evitare fenomeni di autoaccensione, ammuffimento ed irrancidimento, e di sgusciatura per l’eliminazione dell’involucro del seme, a basso contenuto di olio (circa il 2%), in modo da aumentare l’efficienza di estrazione dell’olio grezzo, il contenuto proteico (40-42%) delle farine residue, con un costo energetico trascurabile (circa 5 kWh/t di prodotto trattato) L'uso dei biodiesel, se comparato con quello dei combustibili di origine fossile, permette la riduzione delle emissioni gassose prodotte dai motori e ritenute pericolose per la salute. Inoltre consente l'azzeramento del bilancio dell'anidride carbonica. Infatti, la CO2 prodotta durante la combustione di una certa quantità di biodiesel è riutilizzata dalla fotosintesi dalle colture destinate alla sostituzione della medesima quantità. In questo modo, il contenuto di anidride carbonica presente in atmosfera non cambia e vengono limitati tutti gli effetti oggi provocati dai cosiddetti "gas serra" Il biodiesel è immediatamente biodegradabile nelle acque superficiali e questa caratteristica lo rende comodo per vari utilizzi, quali: impiego in aree protette per nautica e trasporti su terra e ovunque 161 Capitolo 4 sussista il pericolo di perdite di combustibile. Ricerche svolte dall'Università di Idaho (USA), evidenziano un comportamento molto simile a quello del destrosio: in soluzione acquosa (protocollo EPA 560/6-82-003) dopo due giorni gli acidi grassi non sono più rivelabili, mentre dopo 28 giorni risulta trasformata in CO2 una quantità variabile tra l'85 e l'89% del prodotto iniziale (contro il 18% del gasolio). Peraltro, il biodiesel in miscela aumenta le caratteristiche di biodegradabilità in misura più che proporzionale alla sua concentrazione nel gasolio. 50 Energia Spesa Energia dal Solo Biodiesel 40 30 20 10 0 Colza Girasole Fig:Confronto tra le spese energetiche totali e il solo contributo energetico fornito dal biodiesel. Questo è già sufficiente per rendere il bilancio positivo (valori in GJ per ettaro coltivato). Per quanto riguarda la produzione di bioetanolo, le materie prime agricole utilizzabili possono essere sia quelle finalizzate alla produzione di sostanze zuccherine sia quelle amidacee. Il bioetanolo è un alcool (etanolo o alcool etilico) ottenuto mediante un processo di fermentazione di diversi prodotti agricoli ricchi di carboidrati e zuccheri quali i cereali (mais, sorgo, frumento, orzo), le colture zuccherine (bietola e canna da zucchero), frutta, patata e vinacce. 162 Capitolo 4 In campo energetico, il bioetanolo può essere utilizzato direttamente come componente per benzine o per la preparazione dell'ETBE (EtilTerButilEtere), un derivato alto-ottanico alternativo all'MTBE (MetilTerButilEtere). Nonostante l'elevato costo di produzione, pari a circa due volte quello della benzina, il bioetanolo può risultare ancora fonte di profitto quando si considerino le attuali agevolazioni fiscali e finanziamenti di origine governativa legate alla caratteristica "rinnovabile" di questa fonte energetica. Inoltre, finalmente anche in italia, le associazioni dei coltivatori hanno siglato degli accordi per aumentare in maniera siglificativa la produzione di bioetanolo aiutando anche l'agricoltura. 4.30 Prospettive di sviluppo delle tecnologie nel mondo. Lo sfruttamento migliore delle biomasse come fonte energetica, lo si può ottenere con le istallazioni grossi impianti di cogenerazione e teleriscaldamento alimentati a biomasse. La Francia, che ha la più vasta superficie agricola in Europa, punta molto anche sulla produzione di biodiesel ed etanolo, per il cui impiego come combustibile ha adottato una politica di completa defiscalizzazione. La Gran Bretagna invece, ha sviluppato una produzione trascurabile di biocombustibili, ritenuti allo stato attuale antieconomici, e si è dedicata in particolare allo sviluppo di un vasto ed efficiente sistema di recupero del biogas dalle discariche, sia per usi termici che elettrici. La Svezia e l’Austria, che contano su una lunga tradizione di utilizzo della legna da ardere, hanno continuato ad incrementare tale impiego sia per riscaldamento che per teleriscaldamento, dando grande impulso alle piantagioni di bosco ceduo (salice, pioppo) che hanno rese 3÷4 volte superiori alla media come fornitura di materia prima. Nel quadro europeo 163 Capitolo 4 dell’utilizzo energetico delle biomasse, l’Italia si pone in una condizione di scarso sviluppo, nonostante l’elevato potenziale non inferiore ai 27 Mtep.Anche dal punto di vista delle tecnologie disponibili per la conversione delle biomasse in energia, il panorama è variegato: alcune di esse sono competitive, altre richiedono ancora miglioramenti. Tuttavia, in Italia il problema più serio per un impiego estensivo delle biomasse da residui agroindustriali è costituito dagli alti costi della raccolta delle materie prime: infatti, l’efficienza di produzione delle biomasse vegetali (in pratica, l’efficienza di conversione dell’energia solare in contenuto energetico della biomassa) è estremamente bassa, inferiore all’1%; pertanto, l’alimentazione di impianti funzionanti con questo combustibile presuppone la raccolta di biomasse su aree molto estese, che spesso si traduce nell’esigenza di creare realtà consortili. 4.31 Cogenerazione e Termovalorizzazione La cogenerazione è una strategia di risparmio energetico con utilizzo dell’energia scaricata inutilmente nelle centrali termoelettriche, nei gruppi elettrogeni, nei rifiuti solidi urbani e nelle biomasse. Kg/abitante-anno Vi è di uno spreco R.S.U. e enorme 450 nei R.S.U.: 300 Kcal/abitante-anno, potenzialmente disponibili dal punto di vista termico, non vengono di fatto utilizzati. La cogenerazione è l’insieme delle operazioni volte alla produzione combinata di energia meccanica, elettrica e calore, entrambi considerati effetti utili, partendo da una qualsiasi sorgente di energia primaria. E’ una tecnica che permette di produrre calore ed elettricità in un unico processo. Il calore si presenta sotto forma di vapore acqueo a pressione elevata o di acqua calda. Rispetto alle centrali elettriche, la cogenerazione ha natura distribuita e si realizza mediante piccoli impianti. In breve si 164 Capitolo 4 tratta di mini-impianti in grado di generare calore ed elettricità per grandi strutture (es. ospedali, alberghi ecc.) o piccoli centri urbani. A differenza di una centrale elettrica tradizionale in cui i fumi sono immessi direttamente nell'aria attraverso il camino, i gas di scarico della cogenerazione vengono prima raffreddati e cedono così la loro energia a un circuito ad acqua calda/vapore, quindi vengono immessi nell'aria attraverso il camino. La combustione nelle piccole centrali a cogenerazione raggiunge risparmi fino al 40% nell'utilizzo delle fonti primarie di energia. Esiste un grande vantaggio rispetto alle grandi centrali termoelettriche che utilizzano il carbone o il petrolio per generare calore, la loro combustione è però a rendimenti molto bassi. A questo si aggiungono le grandi perdite di energie causate dalla distribuzione dell'energia elettrica dal punto di produzione al punto di consumo. Nel caso della cogenerazione, invece, il punto di produzione dell'energia è situato nei pressi della zona di consumo. Una caratteristica che permette anche il riutilizzo del calore per il teleriscaldamento delle abitazioni. In questo modo, la cogenerazione fornisce contemporaneamente riscaldamento ed energia elettrica. Esistono diverse tipologie di impianti di cogenerazione in base alla scala di produzione, la cogenerazione macro e micro. La cogenerazione macro è solitamente utilizzata nelle industrie e per il teleriscaldamento di interi quartieri urbani o comuni. La cogenerazione micro, invece, è utilizzata per soddisfare la domanda di piccole abitazioni isolate. Va detto che la combustione nella cogenerazione non elimina le conseguenze inquinanti., di fatto, l'impianto a cogenerazione brucia derivati delle fonti primarie fossili come una qualsiasi centrale elettrica producendo emissioni di monossido di carbonio, di ossidi di azoto e di particolato. L'aspetto inquinante è comunque ridotto attraverso 165 Capitolo 4 l'uso di biocombustibili (es. biodiesel).La combustione nella cogenerazione consente tre vantaggi in particolare: • maggiore rendimento della combustione; • minore spreco nella distribuzione dell'energia elettrica; • produzione congiunta di riscaldamento ed elettricità. Per rendere chiara l'idea sui vantaggi della cogenerazione ricorriamo ad un esempio e ripercorriamo la vita energetica di un bagno caldo. Supponiamo di voler riscaldare l'acqua con uno scaldabagno elettrico, nel momento in cui accendiamo lo scaldabagno iniziamo ad utilizzare energia elettrica prodotta da una grande centrale termoelettrica. La grande centrale termoelettrica produce energia elettrica tramite la combustione "a basso rendimento" di derivati del petrolio o del carbone. L'energia elettrica così prodotta è poi trasportata fino all'utente finale mediante la rete elettrica con inevitabili perdite di energia causate dalla distanza. Arrivata a destinazione l'energia elettrica riscalda l'acqua del cogenerazione, nostro scaldabagno invece, l'impianto elettrico. di Nel produzione caso della dell'energia elettrica è situato nei pressi dell'utente. L'impianto ha minori dimensioni e raggiunge combustioni a rendimento più elevato per produrre calore ed energia elettrica. Il calore non viene però disperso all'esterno, come nelle centrali termoelettiche, bensì è riutilizzato per teleriscaldare le abitazioni. Poiché l'impianto di cogenerazione è situato vicino all'utente non si verificheranno grandi perdite durante il trasporto dell'energia elettrica. 166 Capitolo 4 Fig Produzione di energia confronto tra un sistema convenzionale e cogenerazione L'investimento nella cogenerazione ha un ritorno economico (pay back) in tempi brevi, proprio per le sue caratteristiche di efficienza, ulteriormente, è costituito dalla possibilita' di ottenere finanziamenti, incentivi e contributi per realizzare un impianto di cogenerazione. Le proprietà particolari della cogenerazione, sia sotto il profiio energetico che ambientale, sono oggi ampiamente riconosciute ed incentivate, sia nell'ambito della Comunita' Europea che nello stesso quadro legislativo italiano.Il D.P.R. 412/ 93 al punto E3 dell'allegato D, prescrive al progettista di valutare le fonti rinnovabili e la cogenerazione come soluzione prioritaria per soddisfare il fabbisogno energetico degli edifici di proprieta' pubblica o adibiti ad uso pubblico. All'interno del "Piano energetico nazionale" la cogenerazione viene assimilata alle "fonti di energia rinnovabili", con una serie di interventi mirati ad agevolare anche le piccole e medie imprese nel miglioramento della loro efficienza energetica; la tariffazione del gas metano utilizzato per la produzione di energia 167 Capitolo 4 elettrica nelle condizioni stabilite dalla normativa usufruisce della defiscalizzazione; finanziamenti agevolati e contributi sono periodicamente messi a disposizione da Stato e Regioni. Distinguiamo tre categorie di cogenerazione in base a diversi elementi: • cogenerazione industriale: generazione, in un unico processo, di energia elettrica e/o meccanica ed energia termica a uso industriale, a temperature generalmente uguali o superiori a 140°C; • cogenerazione per riscaldamento: generazione, in un unico processo, di energia elettrica e/o meccanica ed energia termica destinata teleriscaldamento al urbano riscaldamento o direttamente nei sistemi negli edifici, di a temperature generalmente comprese tra 40 e 140°C; • cogenerazione in agricoltura: generazione, in un unico processo, di energia elettrica e/o meccanica ed energia termica destinata al riscaldamento di serre, impianti di acquacoltura e applicazioni analoghe, a temperature generalmente comprese tra 15 e 40°C. Dalla combustione dei rifiuti, con i TERMOVALORIZZATORI, si recupera energia sotto forma di energia elettrica e teleriscaldamento a basso costo che altrimenti andrebbe persa.Un termovalorizzatore è di fatto un inceneritore di rifiuti in grado di sfruttare il contenuto calorico dei rifiuti stessi per generare calore, riscaldare acqua ed infine produrre energia elettrica. Si distingue quindi dai vecchi inceneritori che si limitavano alla sola termodistruzione dei rifiuti senza produrre energia. L'impiego dei termovalorizzatori sembra essere una via di uscita dal problema delle discariche ormai stracolme. Basti pensare che non esiste 168 Capitolo 4 una soglia minima di sicurezza per le diossine e possono essere nocive per l'uomo a qualsiasi livello di assimilazione (US Environment Protection Agency 1994). Motivo che già di per sé è sufficiente per comprendere lo stato d'animo dei cittadini e le mobilitazioni sociali in questo senso.Secondo la legge Ronchi bisognerebbe quanto più possibile recuperare materiali ma allo stato attuale si premiano i processi che impediscono il recupero dei suddetti materiali. La termovalorizzazione per assolvere al suo compito in maniera ottimale dovrebbe non precedere bensì seguire un processo accurato di raccolta differenziata che preveda ci si informi dalle industrie sulle caratteristiche che deve avere la materia recuperata per poter essere utilizzata come materia prima nei cicli produttivi (separando accuratamente il vetro dalla plastica, dalla carta, dall'alluminio, etc). Anche la materia destinata ai termovalorizzatori (le cosiddette ecoballe) dovrebbe avere precipue caratteristiche tali da scongiurare quanto più possibile un eventuale rilascio di sostanze nocive nell'ambiente, ma questo passaggio purtroppo in alcuni casi non avviene ancora con la necessaria trasparenza e accortezza.E' necessario inoltre sempre procedere sull'ambiente ad specifico un a attento cui il esame dell'impatto termovalorizzatore è destinato e sulla salute dei cittadini. Nel caso delle biomasse la materia prima è composta da materiale ecocompatibile, in gran parte legname, residui delle attività agricole o delle lavorazioni del legno (potatura degli alberi, segherie ecc.). biomasse prima della combustione Il trattamento delle avviene considerando Le biomasse, cosiddette "vergini", sono inizialmente frammentate in piccoli pezzi e sottoposte ad asciugatura dell'umidità per aumentarne la resa energetica. L'incenerimento finale produrrà il calore necessario per scaldare la temperatura dell'acqua tramite un normale scambiatore nella caldaia.Pertanto la principale differenza 169 Capitolo 4 tra l'incenerimento in un termovalorizzatore ed in un impianto a biomasse è la "natura" ecocompatibile del materiale destinato ad essere incenerito. Molti esperti mondiali hanno previsto che in solo 50 anni la produzione di energia elettrica da biomasse potrebbe coprire anche il 40% del consumo energetico mondiale. E' la conclusione a cui sono giunti i 1200 esperti provenienti da 89 paesi durante la chiusura della conferenza mondiale sulle biomasse, tenuta a Roma. La sfida dell'energia rinnovabile non è più quell'utopia degli anni '70 supportata solo da ecologisti della deepecology. Oggi la sfida rappresenta uno scenario economico in cui molte imprese hanno iniziato ad investire i propri capitali. Gli scenari futuri iniziano a delinearsi agli osservatori attenti di questi anni: Da un lato il prezzo del petrolio tenderà sempre più a • crescere nel lungo periodo a causa della scarsità crescente delle riserve petrolifere. Un fenomeno che accelererà a causa anche della continua crescita del consumo energetico e dall'ingresso nei mercati mondiali di grandi paesi asiatici come la Cina. Dall'altro lato i costi dello sfruttamento dell'energia • rinnovabile tendono a scendere come effetto delle economie di scala dovute alla nascita del nuovo mercato. Non è un caso che tutte le principali compagnie petrolifere stiano investendo anche nel settore dell'energia rinnovabile. Le biomasse rappresentano l'energia rinnovabile per eccellenza. La stessa Unione Europea ha recentemente invitato i paesi membri ad aumentare i loro investimenti in questo promettente settore. 170 Capitolo 4 4.32 Il teleriscaldamento da biomasse Il calore generato dalla combustione delle biomasse può essere utilizzato anche per fornire una sorta di "teleriscaldamento". E' quanto avviene nel comune di Tirano in Valtellina. La cogenerazione di energia elettrica avviene tramite il ricorso di biomasse definite "vergini", in altre parole eco-compatibili, come il legname, gli scarti di lavorazione delle segherie o della potatura ecc. Il riscaldamento è prodotto mediante una grande caldaia centralizzata alimentata con biomasse vergini e collegata agli utenti finali mediante una rete urbana di tubature. In questo modo, circa 1.500 famiglie nel comune di Tirano e di Sondalo beneficiano del "teleriscaldamento". Secondo un articolo pubblicato sulla rivista "Quark" di ottobre 2004 si comprende l'elevato risparmio energetico per la collettività nel caso del teleriscaldamento. Le famiglie del comune di Tirano risparmiano ogni anno 4,4 milioni di litri di gasolio evitando di rilasciare nell'atmosfera circa 11.500 t. di gas serra. (fonte Quark - 171 Capitolo 4 2004/10). La qualità dell'aria nella zona di Tirano sembra essere migliorata in quanto le caratteristiche "naturali" delle biomasse tendono a inquinare meno dell'uso di risorse fossili. Il modello di biomasse attuato a Tirano ha risolto anche il tradizionale problema dell'inquinamento prodotto a causa dell'approvvigionamento e del trasporto del materiale vergine per la combustione. 172 Capitolo 4 Mini-idroelettrico: una risorsa da potenziare Nell'ambito delle fonti rinnovabili, quella idrica rappresenta ovunque la principale forma di sfruttamento per la produzione elettrica. La mini idraulica racchiude in sé un enorme potenziale energetico. Già nel passato questa risorsa è stata sfruttata nei mulini situati lungo i corsi d'acqua, e più tardi convertite in elettricità per alimentare piccole fabbriche. Premessa L'Italia è stato uno dei Paesi pionieri nell'utilizzo dell'energia idroelettrica: le prime esperienze risalgono al 1889 e 1891, rispettivamente presso Genova Roma (Isoverde) (Acquoria, e a Tivoli) e per un lungo periodo questa è stata la principale fonte di energia, in un paese povero naturali, di risorse veramente determinante sia per il progresso sia industriale, per il miglioramento della qualità vita. della Ancora agli inizi degli anni '60 questa fonte era largamente prevalente per la produzione elettrica. Negli anni successivi l'importanza dell'energia idroelettrica è progressivamente diminuita: attualmente copre circa il 19% della domanda nazionale. 173 Capitolo 4 Ma comunque, la potenza disponibile è sensibilmente aumentata, (20.837 MW nel 2002) grazie soprattutto alla realizzazione di grandi impianti di pompaggio destinati a modulare la potenza richiesta: attualmente un ulteriore aumento della produzione da questa fonte è ipotizzabile, oltre che con l'incremento di efficienza delle centrali esistenti, solo attraverso il ricorso a nuovi impianti di mini e micro idraulica. La suddivisione tra "grandi" e "mini" impianti avviene, convenzionalmente, in base alla potenza installata: in genere si assume come valore di soglia la potenza di 10 MW. Questa suddivisione si riscontra anche nella diversa tipologia degli impianti: mentre quelli di potenza maggiore richiedono solitamente la realizzazione di laghi artificiali dove immagazzinare l'acqua, un piccolo impianto idroelettrico funziona come un vecchio mulino, ovviamente in versione high-tech, e si integra perfettamente nell'ecosistema naturale, utilizzando direttamente la corrente del corso d'acqua. Gli impianti "mini idro", possono apportare un contributo, anche se non risolutivo, certo non trascurabile alla copertura della domanda elettrica nazionale. L'Enel, ad esempio, gestisce 250 centraline idroelettriche per una potenza complessiva di circa 1.400 MW. L'intera potenza mini-idraulica nazionale (Enel + altri) ammonta invece a 2.290 MW. Il ruolo della 174 Capitolo 4 mini -idraulica, peraltro, viene ulteriormente valorizzato anche per l'attenzione che viene data oggi alla salvaguardia dell'ambiente. Da questo punto di vista diventa un vantaggio fondamentale il fatto che gli impianti idroelettrici di piccola taglia sono caratterizzati da modalità costruttive e organizzative di scarso impatto sul territorio. 4.33 Il contributo dell'idroelettrico schema funzionale L'energia idroelettrica è una risorsa energetica rinnovabile, ovvero una fonte di energia che non si esaurisce con l'uso. E' basata sullo sfruttamento dell'energia cinetica dell'acqua disponibile ad una certa quota rispetto alla posizione degli impianti idroelettrici. La potenza di un impianto dipende da due fattori principali: • La portata: passaggio di una massa d'acqua attraverso un punto per un'unità di tempo; • Il salto: dislivello tra la quota dove è presente la risorsa idrica svasata e dove questa viene restituita all'ambiente naturale attraverso una turbina. In base ad essa gli impianti si dividono in: • Micro - impianti: P < 100 kW • Mini - impianti: 100 kW < P < 1.000 kW • Piccoli - impianti: 1.000 kW < P < 10.000 kW • Grandi - impianti: P > 10.000 kW Gli impianti possono essere: • Ad acqua fluente: impianti idroelettrici posizionati sul corso del fiume; • A bacino: l'acqua è raccolta in un bacino montano grazie a un'opera di sbarramento o diga; 175 Capitolo 4 • Di accumulo a mezzo pompaggio: l'acqua viene portata ad alta quota per mezzo di pompe. Lo schema funzionale di una centrale idroelettrica comprende l'opera di sbarramento, una diga o un bacino dove il livello dell’acqua viene tenuto più o meno costante. attraverso opere di adduzione, l'acqua viene convogliata nelle turbine attraverso delle valvole di immissione L'acqua mette in azione le turbine e dopo aver innescato il meccanismo esce nel canale di scarico attraverso il quale viene restituita al fiume.. L'energia elettrica cosi' ottenuta deve essere trasformata per poter essere trasmessa a grande distanza. Pertanto di prima essere convogliata nelle linee di trasmissione, l'energia elettrica passa attraverso il trasformatore che abbassa l'intensita' della corrente prodotta dall'alternatore, elevandone pero' la tensione a migliaia di Volts. Giunta sul luogo di impiego, prima di essere utilizzata, l'energia passa di nuovo in un il trasformatore che questa volta, alza l'intensita' di corrente ed abbassa la tensione cosi' da renderla adatta agli usi domestici. 176 Capitolo 4 Fig:Schematizzazione di un impianto costituita da:diga a gravità,condotta, trasformatore33e alternatore.34 Le centrali possono essere costruite ovunque sia possibile creare degli sbarramenti su un corso d'acqua e inoltre necessitano di un dislivello di almeno qualche decina di metri. Le aree montuose recenti (Alpi, Himalaya, Montagne Rocciose, Ande) e alcune di quelle antiche (Scandinavia, scudi canadese, brasiliano, africano, siberiano) presentano caratteristiche favorevoli allo sfruttamento del potenziale idrico 33 Il trasformatore è una macchina elettrica statica costruita per trasferire , sfruttando il fenomeno dell’induzione elettromagnetica, energia elettrica a corrente alternata da un circuito a un altro modificandone le caratteristiche. Schematicamente un trasformatore è costituito da due avvolgimenti, ciascuno formato da un certo numero di spire di filo di rame avvolto attorno a un nucleo di ferro di elevata permeabilità magnetica, dei quali uno riceve energia dalla linea di alimentazione, mentre l’altro è collegato ai circuiti di utilizzazione 34 L’alternatore è un generatore di corrente elettrica. E’ costituito da due parti fondamentali, una fissa e l’altra rotante, dette rispettivamente statore e rotore, su cui sono disposti avvolgimenti di rame isolati. 177 Capitolo 4 Fig :Opera di sbarramento di un corso d'acqua, che serve a formare un bacino o serbatoio, dotata di opere di imbocco di gallerie o canali, di opere di sfioro dell'acqua in eccesso e di opere di scarico . 178 CAPITOLO V Ricerca -Scenari futuri L’energia che viene dal cielo Un progetto per molti versi più utopistico di altri sulle svariate tecnologie energetiche Premessa Si chiama SPS 2000 ed è un satellite ideato in Giappone che sfrutterà l'energia del Sole per produrre corrente elettrica direttamente "tra le stelle" e inviarla sulla Terra. Una fonte di energia pulita e inesauribile, magari una centrale elettrica orbitante che catturi i raggi del Sole con pannelli fotovoltaici e li rinvii a terra sotto forma di microonde, ed ecco che il progetto SPS 2000, Solar Power Satellite elaborato dal dipartimento di Ingegneria energetica dell'Università di Tokyo, è un sistema che permetterà di sfruttare sulla Terra l'energia elettrica trasmessa via” etere “, senza fili se così si può dire, proprio da un enorme pannello solare in orbita nello spazio. In pratica si tratta di un grande satellite in grado di produrre 10.000 chilowatt di potenza elettrica. Ha la forma di un prisma, formato da triangoli equilateri di 336 metri di lato, alto 303 metri e del peso complessivo di 240 tonnellate. Su due facce del prisma si estendono i pannelli solari, mentre sulla restante superficie è installata l'antenna che trasmette sulla Terra le microonde. Il tutto è tenuto insieme da una struttura in tubi di alluminio che verrà assemblata da un robot direttamente in orbita, il quale si dovrà occupare anche della manutenzione dell'impianto. I vantaggi di un simile sistema sono notevoli. L'energia solare che raggiunge la Terra in un solo giorno infatti, se sfruttata al massimo, basterebbe alle esigenze mondiali per un 179 Capitolo 5 intero anno. E’ da considerare che l’energia solare sfruttabile direttamente sulla superficie terrestre ricavata con la tecnologia attuale, è ritenuta esigua rispetto a quella che si ricava dallo spazio, da una distanza minima dal sole,: essa, infatti ammonta a circa un chilowatt l'inconveniente di per metro dipendere quadrato, dalle e inoltre stagioni, dai comporta capricci meteorologici e dall'alternanza giorno-notte. I primi progetti per lo sfruttamento su larga scala della radiazione del Sole ipotizzavano la costruzione di grossi generatori di corrente elettrica a energia solare nelle regioni desertiche della Terra, dove l'irraggiamento solare è abbondante. Un massiccio sfruttamento di tale sistema avrebbe costretto, però, a coprire con pannelli neri enormi superfici del pianeta. E sarebbe comunque stato impossibile produrre energia durante la notte. Dopo anni di studi, si riuscì a capire che ricavare elettricità nello spazio, dove l'energia solare fluisce senza sosta, è più vantaggioso. Già nel 1968, l'americano Peter Glaser propose l'idea di un satellite generatore di corrente elettrica a energia solare. Lo scienziato sosteneva che lanciando in orbita un satellite, e facendo giungere sulla Terra attraverso microonde l'energia elettrica ottenuta dai suoi pannelli solari, si sarebbe ottenuta energia pulita e inesauribile. A questa altezza, infatti, la densità d'energia dei raggi solari è pari a circa una volta e mezzo quella sulla superficie terrestre in quanto non esiste lo schermo costituito dall'atmosfera. Se si escludono i periodi in cui non si può produrre energia a causa dell'ombra della Terra35, in orbita si è in grado di generare corrente elettrica senza dipendere né dall'alternanza fra il giorno e la notte, né dalle condizioni meteorologiche o dalle variazioni stagionali. Di conseguenza nello Bisogna considerare l’ombra della Terra a seconda dell'orbita del satellite possono durare al massimo 72 minuti al giorno e solo nei 45 giorni a cavallo degli equinozi di primavera e autunno, per un tempo totale inferiore all'uno per cento annuo 35 Capitolo 5 spazio la fruibilità energetica del Sole è di circa 10 volte superiore a quella che si ottiene sulla Terra. Il satellite ipotizzato da Glaser era qualcosa di gigantesco, ogni pezzo sarebbe pesato circa 50.000 tonnellate e avrebbe avuto la capacità di generare 5 milioni di chilowatt (per capire meglio, possiamo pensare a cinque centrali nucleari di "taglia" media). Il programma, che prevedeva la messa in orbita di due satelliti l'anno, per un totale di 60 nel giro di 30 anni, fu abbandonato nel 1980 perché antieconomico. Gli studi su questo sistema hanno ricominciato a fiorire, soprattutto in Giappone, con lo scopo di sviluppare tecnologie in grado di ridare respiro all'ambiente terrestre." Così è nato il progetto dell'enorme satellite a forma di prisma. Per i pannelli generatori di energia, sono state sperimentate celle solari composte di sottili fogli di silicio amorfo leggeri ed elastici, producibili a bassi costi e resistenti alle radiazioni cosmiche. L'insieme di queste "celle", detto "piattaforma fotovoltaica", produce corrente elettrica continua che viene trasformata in microonde e inviata a Terra da una antenna trasmittente posta sul satellite stesso. Nella base terrestre l'antenna ricevente capta le microonde; queste vengono poi trasformate in corrente continua e infine in corrente alternata, da immettere nella rete di distribuzione. Per far sì che le microonde vengano trasmesse dal satellite unicamente verso l'impianto di ricezione, da questo si invia verso il satellite un segnale guida attraverso una parabola che è posta al centro della base terrestre. Con le tecnologie moderne, si riesce a trasformare in microonde una corrente continua (operazione che avviene direttamente sul satellite) si perde il 30 per cento circa di energia. L'antenna ricevente installata sulla base di Terra di SPS 2000 trasforma in energia elettrica circa il 70 per cento dell'energia delle microonde inviate dal satellite. Dunque il 50 per cento circa dell'energia prodotta dai pannelli solari è utilizzabile sulla Terra. A seconda 181 Capitolo 5 dell'altezza dell'orbita, il satellite SPS 2000 può passare sullo stesso punto della Terra svariate volte al giorno, entrando quindi in contatto con le varie basi terrestri per trasmettere l'energia. In media, ognuna di queste basi potrà ricevere microonde ogni due ore circa per 230 secondi alla volta, e per assorbire microonde tutte sarà le necessaria una antenna ricevente dal diametro di due chilometri. Accumulando in batterie l'energia elettrica ottenuta, è possibile ricavare in maniera continuativa 250 chilowatt all'ora (circa il consumo di una famiglia per 15 giorni). Nell'arco di una giornata, quindi, si possono soddisfare le esigenze di energia di circa 200 famiglie di un Paese industrializzato; installando queste basi in Paesi in via di sviluppo, si garantirebbe la fornitura di energia a un numero di famiglie quasi dieci volte più alto. E non si deve considerare neanche il pericolo dell'inquinamento elettromagnetico perché è del tutto trscurabile. La frequenza delle microonde per trasmettere l'energia è di 2,45 gigahertz.. Un progetto ancora più impegnativo prevede la creazione di centrali lunari, l’energia proveniente dal Sole che viene irradiata verso la Luna potrebbe costituire un’interessante, nuova forma di energia alternativa da utilizzare sulla Terra: è questo quanto comunicato da David Criswell36 propone di realizzare un sistema lunare di raccolta dell’energia 36 36 Direttore dell’Institute for Space Systems Operations all’Università di Houston. 182 Capitolo 5 solare (Lsp), usando i materiali che si trovano sul satellite per costruire delle basi sulla Luna, in grado di raccogliere l'energia solare e convertirla in microonde, che sarebbero irradiate a diverse migliaia di strutture riceventi, posizionate sulla Terra. Le microonde captate vengono convertite in elettricità. Secondo il progetto proposto, la costruzione di tali basi lunari 20-40 si effettuerà entro il 2050 e consentirebbe di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 20 terawatt di una popolazione futura, stimata intorno ai 10 miliardi di individui. 183 Capitolo 5 5.1 Integrazione di nuove tecnologie negli elementi tradizionali del costruire: Le finestre elettrocromiche. L’innovazione tecnologica assume un ruolo molto importante nella cultura del nostro tempo, la libertà di affrontare nuovi problemi con soluzioni originali ed uniche, a volte, porta a sinergie tra differenti discipline. Questa “spinta innovativa”, porta alla necessità imminente e viva di rigenerare ed arricchire l’ambiente costruito nel quale viviamo. Gli elementi vetrati si sono evoluti, e si evolvono tutt’oggi molto rapidamente definiti quasi “intelligenti” o di terza generazione. Questi elementi intelligenti dalle mutevoli e regolabili proprietà, ideati presso la Lawrence Berkeley National Laboratori (LBNL) che crea sistemi e tecnologie per riunire nello stesso elemento vetrato le pellicole con funzioni elettrocromiche e quelle con funzioni di celle fotovoltaiche, sposando le due tecnologie che più rispondono alle moderne esigenze di contenimento delle spese energetiche e rispetto dell’ambiente. L’involucro esterno svolge un ruolo molto importante e fondamentale dal punto di vista estetico, la sua superficie è definita come il confine con il mondo esterno, ed è in perenne comunicazione con esso, attraverso la fusione tra funzionalità ed arte. L’involucro edilizio deve avere la capacità di riunire in se due caratteristiche principali, di permeabilità alla radiazione solare e di isolamento dallo spazio esterno, tali caratteristiche sono fondamentali sia dal punto di vista energetico che dal punto di vista del comfort. I materiali cromogenici sono in grado di cambiare le proprie caratteristiche ottiche, all’aumentare dei livelli di luce incidente, in particolare la trasmittanza in funzione di un parametro di controllo che può variare dall’80% al 5-10%. Tali materiali cambiano le loro caratteristiche di trasmissione ottica al variare della radiazione solare incidente (fotocromatici ); della 184 Capitolo 5 temperatura (termocromici); o all’applicazione di un campo elettrico (elettrocromici). Ciò si manifesta grazie alla commutazione reversibile; da uno stato trasparente ad uno parzialmente riflettente o assorbente. Questo meccanismo può avere due tipi di applicazione: elettrica non elettrica, autonoma o manuale. I materiali attivati elettricamente sono: - elettrocromici; - a cristalli liquidi; - a particelle disperse (elettroforetici); - a deposizione reversibile. non elettrici sono: - fotocromici; - termocromici(autoregolanti). I materiali elettrocromici cambiano le loro proprietà ottiche in maniera del tutto reversibile per mezzo delle azioni di un campo elettrico. I maggiori vantaggi sono: consumo energetico limitato alla sola fase di commutazione, richiedono un basso voltaggio l’attivazione nell’ordine dei 1,5 volt; possono schiarirsi o scurarsi in pochi istanti e possono assumere e mantenere qualunque gradazione intermedia tra i due esterni, sono speculari in tutte le condizioni, hanno il potenziale per un ampia produzione. I materiali elettrocromici possono essere impiegati per la realizzazione di finestre intelligenti per regolare il flusso di luce e di calore degli edifici in entrata e in uscita per il conseguimento di un notevole risparmio energetico. Le vetrate così composte possono essere spettralmente regolate, per esempio, per assorbire solo le radiazioni solari all’infrarosso. Le vetrate elettrocromiche potrebbero sostituire sistemi tradizionali di controllo solare come schermature o pellicole riflettenti. Per il controllo del surriscaldamento estivo, nel caso in cui non si possa disporre di elementi schermati esterni, i materiali 185 Capitolo 5 cromogenici presentano un particolare interesse. Questi materiali applicati tra due lastre di vetro, hanno la capacità di controllare la radiazione solare entrante all’interno di un edificio. La trasmittanza ottica nel campo del visibile di tali materiali. Lo sviluppo futuro dove punta la sperimentazione e la ricerca è la possibilità di combinare la tecnologia elettrocromoca con quella fotofoltaica. Una finestra auto-alimentata è ideale per gli interventi di recupero proprio grazie all’indipendenza della presenza o meno di reti di alimentazione elettrica. Le unità Photovoltaico- elettrocromico usano una sottile pellicola fotovoltaica sullo strato di batteria ionica. Lo strato fotovoltaico genera un voltaggio che fa scurire lo strato elettrocromico. Con uno strato intermedio, il voltaggio generato dallo strato fotovoltaico può essere anche usato per alimentare una batteria esterna. La batteria a sua volta può essere anche usata per schiarire lo strato elettrocromico. Usando un elettrodo sensibilizzato si rilasciano elettroni, creando così il voltaggio necessario per spingere gli ioni di litio nello strato elettrocromico colorandolo. L’aspetto fondamentale di queste applicazioni è l’uso di uno strato di diossido di concentrazione titanio di impregnato tintura è di utilizzata tintura. per Una bassa massimizzare la trasparenza della finestra. Tra il diossido di titanio e lo strato elettrocromico vi è o una soluzione di ioduro di litio o un polimero solido contenente ioduro di litio. Il tutto è inserito tra due strati trasparenti di ossidi metallici conduttori. Quando la luce colpisce l’unità, la tintura assorbe parte della luce e rilascia elettroni, che sono iniettati nel diossido di titanio. Gli elementi sono poi condotti allo strato adiacente di ossidi metallici, e passano per un circuito esterno allo strato conduttore 186 Capitolo 5 adiacente la pellicola elettrocromica sull’altra faccia dell’unità. Questo flusso di elettroni a sua volta, provoca la migrazione di ioni di ioduro che nello strato elettrocromico ne causano lo scuramento. Quando la luce solare non colpisce più la superficie, la carica accumulata nello strato elettrocromico spinge il processo al contrario espellendo ioni di litio dallo strato e causandone lo schiarimento. Così senza controlli esterni, la finestra si scurisce al sole e si schiarisce in sua assenza. Il circuito esterno può anche essere usato come meccanismo di controllo, la disconnessione del circuito fa si che la finestra permanga nello stato nel quale si trova indipendentemente dalla presenza o meno del sole. Inoltre un voltaggio esterno può essere applicativo per schiarire o scurire la finestra. 5.2 Innovazioni della tecnologia fotovoltaica Tra le linee strategiche di ricerca intraprese a livello internazionale nel settore fotovoltaico al fine di accelerare il processo di riduzione dei costi di questa tecnologia, si sta lavorando, oltre che sull’aumento dell’efficienza delle diverse tipologie di celle, anche sul fotovoltaico a concentrazione, considerato come un’interessante opzione per ridurre in maniera significativa l’incidenza della parte fotovoltaica, che verrebbe sostituita con materiali semi- convenzionali meno costosi. Nel fotovoltaico a concentrazione, la radiazione solare non incide direttamente sulle celle, ma viene concentrata da opportune lenti o altri dispositivi ottici: in pratica, è come se le celle fossero investite non dalla radiazione proveniente da un unico sole ma da più soli con una conseguente riduzione dell’area di moduli fotovoltaici da utilizzare. 187 Capitolo 5 La progettazione di un sistema fotovoltaico a concentrazione si presenta un po’ più complessa rispetto a quella di un impianto fotovoltaico piano. Tra i principali: la struttura di cella si presenta più sofisticata per poter ottenere alti valori di efficienza in presenza di una maggiore radiazione solare incidente, il modulo che ospita le celle presenta una maggiore complessità, dovuta alla numerosità dei componenti da assemblare e a problemi di tenuta e di smaltimento del calore e, infine, è necessario utilizzare un sistema di supporto dei moduli capace di “inseguire” il sole durante la giornata, in modo da massimizzare la radiazione incidente. Il ritorno totale dell'investimento si aggira attorno ai 50 anni, visti i costi odierni. In Spagna e Germania è di 15-20 anni, visto che i due stati hanno scelto delle tariffe di acquisto piuttosto convenienti per chi produce con le energie rinnovabili. La vita media dell'impianto, viene valutata in circa 25 anni, dal cosiddetto "Energy Pay-Back Time EPBT", cioè dal tempo necessario perchè l'impianto produca l'energia spesa per la sua costruzione, valutato oggi in circa 5 anni. Note queste grandezze, l'energia netta prodotta dall'impianto può essere calcolata moltiplicando la produzione annua di energia per la "vita efficace" dell'impianto e cioè 25 - 5 = 20 anni. Nel caso in esame risulta, pertanto, che un impianto da 1 kW produce, nell'arco della propria vita efficace 1.500 x 20 = 30.000 kWh. Dato che per produrre1 kW elettrico occorre bruciare circa 0,25 kg di combustibile fossile, il risparmio complessivo risulta di: 30.000 x 0,25 = 7.500 kg di combustibile Il carattere "nazionale" della fonte e il suo ridottissimo impatto ambientale appaiono come elementi secondari rispetto al problema centrale del costo. Sotto questo aspetto, il fotovoltaico appare addirittura penalizzato rispetto alle fonti convenzionali: infatti, in assenza di adatti incentivi pubblici capaci di monetizzare a vantaggio dell'utente i vantaggi sociali offerti dalla tecnologia, il 188 Capitolo 5 fotovoltaico si trova a dover competere con tecnologie, come quelle del carbone, del petrolio o del nucleare, le quali, pur essendo assai più onerose in termini di costi sociali, non addebitano tali costi all'utente, ma, tacitamente il costo viene scaricato sulla collettività. il costo dell'energia viene diviso in due parti: un costo fisso, dovuto all'investimento iniziale necessario per la costruzione dell'impianto, ed un costo variabile, dovuto alle spese per il funzionamento e la manutenzione dell'impianto. I costi variabili includono di solito le spese per il personale, il combustibile e le parti di ricambio; nel caso del fotovoltaico, naturalmente, la voce combustibile è assente. In formule si può scrivere: costokWh=(AxI+E)/N A= Fattore di attualizzazione dell'investimento I= Costo d’investimento; E=costo di esercizio e manutenzione; N=Numero di kWh prodotti dall’in un anno. Il fattore A dipende dalla durata dell'impianto di solito stimata in 25 anni e dal tasso di interesse reale cioè depurato del tasso di inflazione pari al 5%. Foto: Costruzioni speciali in Hamburgo 189 Capitolo 5 Foto: Struttura speciale che insegue il sole 190 Capitolo 5 5.3 Torre Solare in Australia Energia pulita tutto il giorno. Ecco il punto di forza di questo nuovo tipo di centrale su cui far leva per dimostrare la sua competitività sul mercato energetico. L'elevata capacità di generazione di torri solari, sarà la risposta alla sempre maggior richiesta di energia, e alla necessità di rispettare il pianeta per la sua salvaguardia. I meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto stanno aprendo un nuovo mercato, quello dei carbon credit. Durante l'estate 2002 la banca mondiale ha annunciato che 17 multinazionali avevano creato un fondo comune destinato a "riscattare" le loro emissioni di anidride carbonica producendo energie pulite. Un'opera maestosa. nel deserto australiano, un generatore di energia pulita dotato di pannelli solari che dovrà produrre 200 MW, ecco che cosa è la“torre solare" o meglio il camino più alto del mondo, praticamente un chilometro di altezza, rivestito esternamente di pannelli solari, per una superficie di 5 chilometri quadrati, che genererà 200 MW di energia senza inquinare l'ambiente, 380 milioni di euro, sarà il costo dell'impresa approvata dal governo federale australiano, e ideata dal ricercatore tedesco dell'università di Stoccarda, Jorg Schlaich. Nel 2005 la centrale dovrebbe iniziare la sua attività ventiquattro ore al giorno d'energia è questa l’ipotesi di base, il principio del suo funzionamento consiste che i pannelli solari scalderanno l'aria presente alla base della torre che tenderà a salire verso l'alto formando una corrente ascensionale, questa verrà coinvogliata in un enorme camino del diametro di 130 metri. La corrente sarà tanto più forte quanto maggiore sarà la differenza di temperatura tra la base e la cima della torre. Considerato che la temperatura atmosferica si riduce di un grado ogni cento metri di altezza, nel tubo di cemento l'aria soffierà ad una velocità variabile dai 35 ai 50 chilometri l'ora, facendo muovere 32 turbine poste alla 191 Capitolo 5 base di capacità di 6,5 MW ciascuna. La caratteristica principale di questo particolare impianto, che la distingue da tutte le altre tecniche che si avvalgono dell'energia solare, è che produrrà elettricità giorno e notte. La centrale sarà più efficiente durante i giorni molto caldi, in cui di solito si consuma più energia (a causa del maggior l'utilizzo di condizionatori), perché la temperatura esterna aumenta la velocità dell'aria riscaldata dai pannelli solari. Di notte, inoltre, i bacini d'acqua sotterranei conserveranno il calore senza interrompere il movimento ascensionale della corrente. Il deserto australiano, un luogo soleggiato, è stato scelto proprio per accogliere la nuova struttura. La centrale dovrebbe sorgere nei pressi di Buronga, nella regione di New South Wales a 25 chilometri da Vittoria, e a 625 chilometri a sud-est di Sydney. La zona arida e pianeggiante è il sito ideale, in quanto i raggi del sole cadono a picco ogni anno. Il progetto per produrre energia "verde" ha incontrato subito l'approvazione del governo di Camberra. L'Australia è uno dei maggiori "inquinatori", attualmente emette nell'aria circa 27 tonnellate di gas serra per abitante, e per rientrare nei parametri del protocollo di Kyoto, ha tutto l'interesse a cambiare politica energetica. Per questo motivo se il progetto di Buronga incontrerà il successo previsto, i suoi promotori prevedono di costruire in Australia quattro altre centrali di questo genere, entro il 2010 ma si pensa anche di esportare il modello dal nuovissimo continente nel Nord America, interessando Stati Uniti, Canada e Messico. La tecnologia applicata alla torre solare australiana, ha già avuto dei precedenti, nel 1982, l'azienda tedesca Schlaich Bergermann e Partener con sede a Stuttgart, sperimentò il funzionamento di questa tecnologia in Spagna. Fu realizzato un progetto pilota a Manzanares, in provincia di Madrid, che produceva 50kW. Questa 192 Capitolo 5 prima torre solare, che ha cessato la sua attività dopo sette anni, aveva dimensioni molto minori, il camino era alto 195 metri e la superficie coperta dai pannelli era di 6000 metri quadri. La EnviroMission, nata nell'agosto del 2001 a Melbourne, possiede l'esclusiva sulla nuova tecnologia, ed ha anche rilevato i diritti per sviluppare questa in Cina, India, Sri Lanka, Pakistan, Canada e Egitto. Per ricaricare una batteria bisogna metterla in un alimentatore, collegare la spina a una presa elettrica, e aspettare qualche ora. 193 Capitolo 5 5.4 Batterie Batteriche Sembrerà strano una scoperta così particolare, ma nello stessa tempo geniale ed efficiente. Creare una batteria che sia alimentata da Batteri…. Il sogno di Derek Lovley37 “è inserire la spina nella sabbia in fondo a un acquario, aspettare qualche ora, e avere la pila carica e l'acqua della vasca perfettamente pulita”. Lovley non è un visionario, tutto ciò è possibile, e con alcuni colleghi del Dipartimento di microbiologia dell'Università del Massachusetts, ad Amherst, ha dimostrato che con l'aiuto di un tipo di batteri che vivono sui fondali marini è possibile ottenere energia elettrica pulita, depurando al tempo stesso l'ambiente circostante. I batteri studiati da Lovley vivono in ambienti fortemente anaerobici e, per alimentare la loro crescita, ossidano materiali organici. La reazione distrugge le molecole organiche e produce elettroni liberi. Un primo passo verso un possibile sfruttamento di questi microrganismi è già stato fatto. Lovley e colleghi hanno simulato in laboratorio l'ecosistema marino, utilizzando grandi vasche in cui hanno ricreato l'ambiente naturale in cui vivono i microrganismi. Hanno poi inserito un elettrodo (l'anodo) al fondo della vasca, nel sedimento arricchito di batteri, e l'hanno collegato a un secondo elettrodo (il catodo), posizionato nell'acqua sovrastante. Nel circuito così formato è stata registrata una corrente elettrica. E che i batteri siano necessari affinché si compia il piccolo miracolo è dimostrato dal fatto che se il terreno viene sterilizzato nel circuito non passa più corrente. Le analisi microbiologiche dei sedimenti hanno mostrato che responsabili della produzione di energia elettrica sono batteri di specie diverse, ma tutti appartenenti alla famiglia dei goebatteri, piuttosto comuni nei sedimenti organici. "Grazie all'abbondanza dei sedimenti organici pensiamo di aver trovato una 37 Noto scienziato Americano 194 Capitolo 5 fonte inesauribile di energia" sostiene Lovley. Inoltre, le sostanze organiche usate come substrato dai batteri possono essere anche idrocarburi policiclici aromatici, presenti nelle acque contaminate da residui di petrolio. In particolare, una delle specie più abbondanti nei sedimenti di Lovley è Desulforomonas acetoxidans, che degrada toluene. La produzione di energia elettrica potrebbe quindi essere associata alla depurazione delle acque inquinate. . 195 CAPITOLO VI FONTI LEGISLATIVE - FINANZIAMENTI • legislazione e finanziamenti Con la riforma del sistema elettrico anche il meccanismo della promozione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili è stato profondamente modificato, con l'introduzione dell'obbligo per i produttori e gli importatori di energia elettrica di immettere nella rete di trasmissione energia "verde", cioè prodotta da Impianti alimentati da fonti rinnovabili (Iafr). La normativa attuale ha assegnato al GRTN il compito di qualificare tali impianti di produzione, una volta accertato il possesso dei requisiti previsti. La qualificazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili è necessaria per poter riconoscere successivamente al produttore, a determinate condizioni, una quota di Certificati Verdi proporzionale all’energia prodotta (ogni Certificato Verde corrisponde a 100 MWh). Il sistema di incentivazione della produzione di energia verde, introdotto dall’art.11 del decreto 79/99, prevede il superamento del vecchio criterio di incentivazione tariffaria noto come Cip6, per passare ad un meccanismo di mercato competitivo basato sui Certificati Verdi, titoli emessi dal GRTN produzione di energia da fonti rinnovabili. che attestano la Ogni Certificato Verde certifica la produzione di 100 MWh. Attualmente quindi possiamo schematizzare l'incentivazione delle fonti di energia rinnovabili secondo tre meccanismi fondamentali: • Certificati verdi, rilasciati per produzioni superiori ai 100 MWh/anno; 196 Capitolo 6 Contributi • comunitari, nazionali e regionali, emessi prevalentemente a favore di applicazioni innovative e con varie modalità RECS e marchi di qualità, ossia certificazioni volontarie che • nel nostro paese sono in fase di avvio I certificati verdi e la qualifica IAFR Il Decreto Bersani ha imposto l'obbligo agli operatori che immettono in rete più di 100GWh/anno che almeno il 2% dell'elettricità provenga da impianti da fonti rinnovabili. Ad ognuno di questi ultimi viene associato un certificato verde (CV) ogni 100MWh/anno prodotti. I certificati creati in questo modo hanno validità annuale, rinnovabile per otto anni ai fini dei riconoscimenti previsti dal Decreto Bersani, e possono essere 197 Capitolo 6 contrattati direttamente fra i proprietari degli impianti stessi e gli operatori interessati, oppure servendosi dell'apposito mercato creato dal Gestore del Mercato Elettrico (GME).Lo schema di funzionamento è quello riportato nella figura sottostante: i produttori ricevono il provento derivante dalla vendita del CV in aggiunta al prezzo di vendita dell'energia generata (o alla valorizzazione dell'auto consumo della stessa). I certificati RECS Oltre al meccanismo dei certificati verdi, legato all'obbligo introdotto dal decreto Bersani, nel 2003 è stato avviato il sistema RECS (Renewable Energy Certificate System), che si differenzia dal primo per i seguenti aspetti: • la partecipazione è volontaria e la possibile remunerazione della vendita del certificato è dunque collegata a principi di green pricing e di sensibilità ambientale delle aziende; • ogni certificato fa riferimento ad una produzione annua di 1 MWh, includendo così anche le applicazioni di piccola taglia; • il mercato è allargato a 18 paesi attualmente e potrà essere ulteriormente esteso in futuro. Prima che fossero emanati questi certificati, la normativa sullo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile e alla cogenerazione energia faceva riferimento al Piano Energetico Nazionale (PEN) del 1988 e le successive leggi attuative 9 gennaio 1991, n°9 e 10 e il Provvedimento CIP 6/92. Gli obiettivi previsti furono perseguiti attraverso l’emanazione delle leggi 9 gennaio 1991 n°9 e 10 che hanno definito le norme attuative del PEN: 198 Capitolo 6 - Legge 9/91 Energetico Norme di Nazionale: attuazione aspetti per il nuovo istituzionali, Piano centrali idroelettriche ed elettrodotti,idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni-fiscali - Legge 10/91:norme di attuazione per il nuovo Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. La storia legislativa delle fonti rinnovabili è relativamente breve. La legge n. 1643/62, che ha istituito l'ENEL, già prevedeva la possibilità per alcuni autoproduttori di energia elettrica di continuare l'autoproduzione per le esigenze dei loro processi produttivi. Successivamente, con la legge n. 308/82, si è andato incontro all'esigenza di favorire gli utenti che sceglievano di affiancare l'autoproduzione alla fornitura di energia da parte dell'ENEL, liberalizzando gli impianti di energie rinnovabili fino a 3 kW di potenza. Le leggi n. 9 e 10 del 1991 consentono agli investitori privati di produrre energia da fonti rinnovabili e di immetterla nella rete elettrica nazionale: l'ENEL deve acquistare questa energia ad un prezzo fisso imposto dal Comitato Interministeriale Prezzi (CIP). Le disposizioni più interessanti sono: contributi in conto capitale, fino all'80% della spesa, a sostegno dell'installazione di impianti fotovoltaici per produzione di energia elettrica nelle abitazioni adibite ad uso civile e ad uso industriale, artigianale, commerciale, turistico, sportivo ed agricolo (art. 8); contributi in conto capitale fino al 30% per interventi che prevedano l'utilizzo di fonti rinnovabili (compreso il fotovoltaico) nei settori industriale, artigianale e terziario, per potenze fino a (art. 10) oppure maggiori (art. 11) a 10 MWt oppure 3 MWe; contributi in conto capitale fino al 55% della spesa (elevabile al 65% per le 199 Capitolo 6 cooperative) per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (compreso il fotovoltaico) nel settore agricolo (art. 13). La legge n. 9/91 regola invece i rapporti fra le aziende e l'ENEL: quelle dovranno vendere tutte le eccedenze all'ENEL, e l'ENEL fornirà alle aziende servizi concordabili con apposite convenzioni All'art. 22 si precisa che gli impianti fino a 20 kW che funzionano in servizio separato rispetto alla rete pubblica sono esclusi dall'imposta di fabbricazione e dalla categoria di officina elettrica. Il provvedimento CIP 6/92 fissa il prezzo che l'ENEL dovrà pagare al produttore per il kWh: per il 1995, è un prezzo vicino ai valori che gli utenti finali pagano alla stessa ENEL per l'energia elettrica consumata. LEGISLAZIONE ITALIANA DI RIFERIMENTO RELATIVA AL RISPARMIO ENERGETICO IN EDILIZIA Legge 9 gennaio 1991, n. 9 (in suppl. ordinario alla Gazz. Uff. n. 13, del 16 gennaio, 1991) Norme per l'attuazione del nuovo Piano Energetico: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti; idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni finali. Legge 9 gennaio 1991, n. 10 (in suppl. ordinario della Gazz. Uff. n. 13, del 16 gennaio 1991) Norme per l'attuazione del Piano Energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. DPR 26 agosto 1993, n. 412 Regolamento recante norme per la progettazione; l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento del consumo di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della legge 9/1/91, n. 10. DM 13/12/1993 Approvazione dei modelli-tipo per la compilazione della relazione tecnica di cui all'art. 28 200 Capitolo 6 della legge 9/1/91 n. 10, attestante la rispondenza alle prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico degli edifici (nella Gazz. Uff. n. 297 del 20/12/1993). Circolare 231/F del 13/12/1993 Indicazioni interpretative e di chiarimento dell'art. 28 della legge 10/91 - Relazione tecnica sul rispetto delle prescrizioni in materia di contenimento del consumo di energia negli edifici (nella Gazz. Uff. n. 90 del 19/4/1994). Circolare 233/F del 12/4/1994 Indicazioni interpretative e di chiarimento dell'art. 11 del decreto del Presidente della Repubblica 2618193, n. 412, recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici. DM 6/8/94 Modificazioni ed integrazioni della tabella relativa alle zone di appartenenza dei comuni italiani allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26/8/93 n. 412, concernente il contenimento dei consumi di energia degli impianti termici degli edifici. Normativa di riferimento: • Decreto Legislativo 2001/77/CE relativa 29/12/2003: alla Attuazione promozione della direttiva dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità. • Decreto MICA/MinAmb 18/03/2002: Modifiche e integrazioni al decreto del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, di concerto con il Ministro dell'ambiente, 11 novembre 1999, concernente "direttive per l'attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'art. 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79". • Decreto MICA/MinAmb 11/11/1999: Direttive per l'attuazione delle norme in materia di energia elettrica da fonti rinnovabili di 201 Capitolo 6 cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 11 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79. • Decreto Legislativo 16/3/1999 n. 79: Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica. Il progresso tecnologico, degli strumenti economico-normativi scelti per incentivarne lo sviluppo, riguarda la scelta relativa agli strumenti di incentivazione che influenzano in modo determinante la redditività e il grado di rischio degli investimenti: questi determinano la velocità del progresso tecnologico nel settore e le dimensioni del mercato. Mettendo a paragone la scelta di un impianto alternativo ed un tradizionale, ci rendiamo conto che la convenienza c'è se la vita dell'impianto alternativo è più lunga del pay-back time (tempo di ritorno dell'investimento), cioè del tempo occorrente perché si incontrino le due curve dei costi, il che avviene sempre dato che, a fronte di un alto prezzo di installazione, l'impianto alternativo ha costi di gestione molto bassi. I due tipi di impianti hanno infatti costi di installazione e costi di gestione differenti: l'impianto alternativo ha quasi tutte le componenti del tradizionale, con in più gli elementi di raccolta, controllo e conservazione dell'energia solare, elementi che ne fanno lievitare i costi di installazione anche di un fattore 10; a fronte di questo investimento, la fornitura di energia è gratuita, ed i costi di gestione sono limitati a poca manutenzione ed ai costi finanziari, differenti a seconda se derivano da un impegno di cassa o da un prestito. La curva tempo-costi totali tende comunque ad appiattirsi con il passare degli anni, finché lo sviluppo tecnologico, l'usura o eventi accidentali non suggeriscono la sostituzione integrale o parziale dei componenti dell'impianto. 202 Capitolo 6 Questo quadro di certezza, che poteva essere costruito anche per gli impianti tradizionali, non è più proponibile nella prospettiva di un aumento imprevedibile dei prezzi dei combustibili fossili: se infatti ci sono pochi margini di incertezza sui costi di installazione (irrisori), i costi di gestione sfuggono a qualsiasi tentativo di previsione. L'estrapolazione del prezzo di mercato di un qualunque articolo sulla base del suo andamento passato è pretenziosa ma spesso sorprendentemente precisa: non può essere così, ed è già stato verificato, per i combustibili fossili, la cui domanda è sempre più legata al clima e alle stagioni, da quando le utenze domestiche hanno sorpassato i consumi delle utenze industriali (almeno in Europa12), e la cui offerta è soggetta alle crisi geopolitiche ed all'esaurirsi dei giacimenti. Ecco quindi che qualunque andamento ipotizzato per la curva tempo-costi totali degli impianti tradizionali, tenendo inoltre presente che la voce manutenzione non è trascurabile, rischia di essere approssimato per difetto; di conseguenza, ogni pay back time è soggetto a stime pessimistiche, è può essere più breve di quanto si possa attualmente sospettare. La struttura dei costi delle fonti rinnovabili nel tempo è fortemente correlata all’intensità, alla velocità e alla diffusione dell’ evoluzione tecnologica. Ma il progresso di quest’ultima, a sua volta dipende dalla priorità strategica che di è scelto di attribuire, in termini sequenziali, alla quantità di energia prodotta da FER rispetto al suo costo. 6.4 Le iniziative e i provvedimenti presi negli ultimi anni, sia a livello nazionale che internazionale. Esse mirano a incentivare lo sviluppo e la diffusione delle fonti rinnovabili: 203 Capitolo 6 • Il Libro Bianco “Una Politica Energetica per l’Unione Europea” (gennaio 1996), che identifica come obiettivi chiave del settore energetico la competitività, la sicurezza dell’approvvigionamento e la protezione dell’ambiente, e che indica come un importante fattore per conseguiretali scopi la promozione delle fonti rinnovabili di energia. • La delibera CIPE3 (3 dicembre 1997), con cui l’Italia ha ratificato gli impegni di Kyoto assegnando un significativo ruolo alle fonti rinnovabili per ridurre le emissioni di gas serra, e impegnandosi a raddoppiare, entro il 2010, il contributo delle fonti rinnovabili di energia per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici nazionali.I costi possono essere abbattuti anche usufruendo degli incentivi pubblici concessi per l'istallazione dei pannelli fotovoltaici dalle Regioni o dallo Stato. In alcuni casi si può ottenere un contributo pari al 75% della spesa complessiva. Purtroppo i fondi pubblici si sono dimostrati inadeguati a coprire l'intera domanda e molti bandi di concorso regionali sono scaduti. Il futuro è nella politica delle tariffe incentivate. Dal nostro punto di vista riteniamo preferibile un intervento pubblico sulle tariffe di acquisto agevolate dell'energia prodotta dai pannelli solari FV (conto energia) piuttosto che una politica dei contributi basata su fondi pubblici limitati e accessibili a pochi. Le tariffe agevolate sarebbero applicabili a tutti gli acquirenti dei pannelli e consentirebbero al mercato del fotovoltaico di crescere rapidamente. I pannelli solari continuano a suscitare un interesse sempre più diffuso tra i cittadini e imprese Per facilitare questo decollo e l'ampliamento delle utenze le Regioni e lo Stato hanno predisposto bandi di gara appositi per sostenere l'acquisto dei pannelli solari tramite la concessione di finanziamenti o contributi a fondo perduto. Per accedere ai contributi è sufficiente verificare l'esistenza di un bando di gara regionale ed inviare la documentazione richiesta. In assenza di bandi nella vostra regione 204 Capitolo 6 informatevi presso gli uffici regionali su eventuali modalità di sostegno all'acquisto dei pannelli solari. Dove sono concessi i contributi regionali. Per comodità riprendiamo da EcoRete.it una lista dei finanziamenti o dei contributi a fondo perduto per l'installazione dei pannelli solari concessi a livello regionale (lista aggiornata a gennaio 2005). Regione Iniziative a sostegno dei pannelli solari Abruzzo bando scaduto Basilicata bando scaduto Calabria non sono presenti bandi di finanziamento Campania non sono presenti bandi di finanziamento Emilia Romagna bando scaduto Friuli Venezia Giulia bando scaduto Lazio non sono presenti bandi di finanziamento Liguria bando scaduto Lombardia bando scaduto per il fotovoltaico e bando in corso per il solare termico Marche bando scaduto Molise bando scaduto Piemonte bando scaduto Puglia bando scaduto Sardegna non sono presenti bandi di finanziamento Sicilia non sono presenti bandi di finanziamento Toscana non sono presenti bandi di finanziamento Trentino - Bolzano non sono presenti bandi di finanziamento Trentino - Trento bando in corso 205 Capitolo 6 Umbria non sono presenti bandi di finanziamento Valle d'Aosta non sono presenti bandi di finanziamento Veneto bando in corso L’Agenda 21 locale Nel giugno del 1992, la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e sullo Sviluppo (UNCED, United Nations Conference on Environment and Develompent), riunita a Rio de Janeiro, ha ufficializzato tale concezione a livello internazionale, sottoscrivendo un ampio documento definito come Agenda 21 Locale (agenda di azione per il 21° secolo). L’agenda 21 locale è un documento di natura programmatica orientato allo sviluppo sostenibile attraverso metodi e strumenti interdisciplinari, partecipativi, informativi e responsabilizzanti. Essa propone quindi di integrare la variabile ambientale in tutte le strutture di governo, in modo da passare da un agire pubblico imperniato sul comando e controllo, ad azioni di governo che attivino il coinvolgimento e la responsabilità degli attori economici e sociali. Per questo, mira a coinvolgere nei diversi processi decisionali il maggior numero di soggetti, a partire dalle Organizzazioni non governative e dalle autorità locali per arrivare ai singoli cittadini, al fine di portare avanti insieme, ciascuno con la propria competenza, una comune strategia verso un futuro “sostenibile”. Operativamente, l’Agenda 21 locale si basa sull’attivazione e la gestione di una “Procedura di Programmazione Partecipata”: essa vuole essere un percorso “consapevole” di miglioramento della qualità dell’ambiente e dello sviluppo, dove azioni promosse direttamente e attivate dall’autorità locale, si affiancano ad azioni e programmi avviati su base volontaria di 206 Capitolo 6 attori sociali ed economici, secondo principi di cooperazione e di integrazione. Le Regioni italiane mediamente più sensibili allo sviluppo delle fonti rinnovabili, sono quelle che godono delle condizioni climatiche meno favorevoli e questo, già di per sé, dimostra quanto le barriere sociali da abbattere siano forti. Questa situazione pone l’Italia in una condizione molto differente rispetto ad altri Paesi Europei in cui la diffusione delle tecnologie pulite è più sviluppata, sia per motivazioni legate al coinvolgimento sociale, sia per le maggiori incentivazioni di chi ha la responsabilità di progettare e realizzare efficaci strategie nel settore energetico. Il nostro Paese se da un lato dimostra un reale e più vivo interesse per le fonti rinnovabili rispetto al passato, come testimonia l’enorme successo del “Programma 10.000 Tetti fotovoltaici” emanato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dall’altro manifesta una forte diffidenza nei confronti di quelle tecnologie che in passato hanno determinato degli insuccessi, come testimoniano le grandi difficoltà che incontra il bando “Solare Termico” emanato dal Ministero e rivolto agli Enti Pubblici. Il “Programma Tetti fotovoltaici” era finalizzato alla realizzazione, nel periodo 2000-2002, di impianti fotovoltaici di potenza da 1 kWp a 20 kWp collegati alla rete elettrica di distribuzione in bassa tensione e integrati/installati nelle strutture edilizie poste sul territorio italiano. Era organizzato, inoltre, in due sottoprogrammi: uno rivolto a soggetti pubblici e l’altro indirizzato, attraverso le Regioni, ai soggetti privati. Entrambe le categorie di soggetti, titolari di utenza elettrica e che intendevano installare impianti fotovoltaici su strutture edilizie su cui esercitavano un diritto reale di godimento, hanno potuto, così, beneficiare di un contributo pubblico in conto capitale pari al 75% rispetto al valore degli investimenti. Il progetto ha riscontrato un notevole successo, sia per quanto riguarda la sezione destinata agli Enti Pubblici, sia 207 Capitolo 6 nell’area riservata ai soggetti privati. Al contrario del precedente bando, il Programma “Solare termico”, rivolto agli Enti pubblici, ha avuto notevoli difficoltà di ricezione da parte del target di riferimento, nonostante l’inadempienza di moltissimi Enti locali nei confronti della legge 10 del 1991 che li obbligava a fare interventi di risparmio energetico ed a installare pannelli solari termici negli edifici di loro proprietà. Il bando Il green pricing può essere quindi visto da parte dei produttori e/o distributori di energia elettrica, come uno strumento per la conquista di settori del mercato energetico sensibili ai problemi ecologici, e, da parte dei consumatori consapevoli, delle associazioni ambientaliste e dagli organismi governativi, come uno strumento diretto ad ampliare la domanda di energia “verde”, con conseguente sviluppo dell’offerta di fonti rinnovabili. L’introduzione dei sistemi di green pricing può essere considerata una naturale conseguenza del processo di liberalizzazione dei mercati dell’energia elettrica e come tale si è potuta sviluppare solo negli ultimi due/tre anni. Sistemi di questo genere sono già diffusi negli USA, in Australia, e in alcuni Stati europei (tra i primi Svezia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Finlandia, Svizzera). 6.5 Descrizione dei meccanismi normativi di un impianto fotovoltaico. Un impianto fotovoltaico, oltre al progetto tecnico, economico e architettonico, deve anche rispondere a diverse normative di legge. - leggi sulla sicurezza degli impianti elettrici; - normativa riguardante la connessione alla rete elettrica; - regole economio-fiscali riguardanti la vendita dell’energia elettrica; - requisiti assicurativi; 208 Capitolo 6 - normative tecniche sull’edilizia locale (caratteristiche termiche, strutturali ed elettriche); Gli - normative urbanistiche e progettuali; - normative sull’uso del suolo. impianti solari fotovoltaici collegati alla rete hanno la particolarità di lavorare in regime di interscambio con la rete elettrica locale. In pratica, nelle ore di luce l’utenza consuma l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto, mentre quando la luce non c’è o non è sufficiente, oppure se l’utenza richiede più energia di quella che l’impianto è in grado di fornire, sarà la rete elettrica che garantirà l’approvvigionamento dell’energia elettrica necessaria, fungendo da batteria di capacità infinita. Se succede che l’impianto solare produce più energia di quella richiesta dall’utenza, tale energia può essere immessa in rete. In questo caso si parla di "cessione delle eccedenze" all’azienda elettrica locale. Sul piano tariffario ci sono due diversi sistemi per contabilizzare lo scambio di corrente tra l'utente e la compagnia elettrica. Il sistema più semplice è quello del "contatore reversibile", dove il contatore che preleva usualmente l'energia dalla rete fa un conteggio inverso quando invece è la corrente fotovoltaica a essere iniettata nella rete. Il secondo sistema è quello di avere due contatori unidirezionali (in futuro saranno sempre elettronici) che calcolano separatamente i kWh immessi nella rete e quelli da essa prelevati. La tariffa dell'energia elettrica prodotta può essere calcolata in due diversi modi. Nel primo modo il kWh solare è pagato allo stesso prezzo di quello venduto dalla rete (dipende perciò dal tipo di contratto e dal livello di consumo). Nel secondo modo si ha una tariffa di vendita ed una di acquisto differenziate ed il prezzo del kWh solare è fissato di solito ad un livello più elevato per sostenere lo sviluppo del fotovoltaico. 209 Capitolo 6 6.6 Iter autorizzativi per la realizzazione di centrali eoliche Per permettere la realizzazione di centrali eoliche, si deve eseguire un iter autorizzativo, bisogna chiedere diversi permessi: - concessione edilizia o altri tipi di atti autorizzativi rilasciati dal comune competente per territorio. - autorizzazione all’installazione da parte della provincia; - nulla oste ambientale a seguito della procedura di via da parte della regione; - nulla oste ai sensi del regio decreto 3267 del 1923 da parte dell’ispettorato forestale in caso di presenza di vincolo idrogeologico; - nulla oste in caso di presenza di vincolo paesistico; - nulla oste della soprintendenza archeologica; - nulla osta dell’ENAC e dell’ENAV per la sicurezza del volo e per la segnalazione degli ostacoli verticali; - nulla oste delle forze armate per la sicurezza del volo a bassa quota; - autorizzazione del genio civile alla costruzione ed esercizio dell’elettrodotto di collegamento e della cabina di trasformazione; - autorizzazione al collegamento alla rete elettrica nazionale rilasciata dal GRTN; - eventuali altri pareri o nulla osta qualora vi siano particolari vincoli; - parere sull’interferenza alle radiofrequenze da parte del ministero delle telecomunicazioni; - parere favorevole dell’ASL. QUADRO NORMATIVO E INCENTIVI Gli strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili in generale, e dell’eolico in particolare, sono: 210 Capitolo 6 • Il Piano Energetico Nazionale del 1988, che stabiliva un obiettivo di 300-600 MW di eolico installati al 2000. • Le leggi 9/91 e 10/91, il provvedimento Cip 6/92 che per la prima volta ha introdotto tariffe incentivanti per la cessione all’ENEL di energia elettrica prodotta con impianti da fonti rinnovabili. • I fondi strutturali europei utilizzati dalle regioni Puglia, Campania, Umbria e Sicilia per realizzare impianti eolici. • Il decreto Bersani (79/99) che ha introdotto un nuovo concetto di incentivazione delle fonti rinnovabili. Questo decreto obbliga i produttori di energia elettrica da fonti convenzionali a immettere annualmente, nella rete di distribuzione nazionale, una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili pari al 2% della loro produzione annua. Tale quota di energia può essere prodotta all’interno stesso dell’impianto o acquistata da altri. • La legge 394/91, in particolare l’art. 7 - comma 1 nel quale sono previste misure d’incentivazione alle amministrazioni comprese nelle aree protette che promuovano interventi volti a favorire l’uso di tali forme di energia. Esiste inoltre una legislazione generale che disciplina la pianificazione e la localizzazione degli impianti eolici, anche in termini di tutela del paesaggio, dell’ambiente e della salute,ed anche di uso del suolo. 211 Conclusioni Questa tesi vuole essere d’invito a pensare una soluzione ideale per l’ottenimento in tempi brevi di risultati sensibili di efficienza energetica e contenimento delle emissioni inquinanti e gas serra in accordo con gli obiettivi del protocollo di Kyoto; un modo naturale o quasi automatico di progettare. La gestione e l’uso razionale dell’energie rinnovabili, è la nuova formula per un futuro più giusto ed efficace sul piano del benessere collettivo, si decide così di proteggere al tempo stesso sia la salute umana che il nostro ambiente, aumentando l’efficienza del sistema energetico rendendo produttivo l’uso delle risorse espandendo il più possibile progetti di scelta futura in campo energetico a costi ragionevoli. 212 Bibliografia Le immagini riportate nel testo, reperite nel World Wide Web e qui liberamente distribuite, rimangono di proprietà dei rispettivi autori e sono qui utilizzati senza alcun intento di appropriazione del copyright. • “Architettura Bioecologica”, atti del primo convegno nazionale sul costruire bioecologico • “Lettera aperta agli economisti”, crescita e crisi ecologica di Carla Ravaioli • “Impianti solari fotovoltaici” a norma CEI di F. Groppi e C. Zuccaio • “ Guida all’istallazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica destinata all’utente finale” Progetto Perseus • “ Il fotovoltaico integrato in Architettura” fonte Enea • “ La città del Sole” a cura della Commissione Europea • “ Atlante di Architettura” Utet • “Energia, ambiente e innovazione / Enea, Ente per le nuove tenologie 213 Siti Internet di interesse • Ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente www.enea.it • Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio www.miniambiente.it • Programma tetti fotovoltaici www.tetti-fotovoltaici.org • Il sole a trecentosessanta gradi Newsletter di Ises Italia www.ilsole360gradi.it 214