DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA

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Mostra realizzata e organizzata
dalla Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli
in occasione della XXX edizione
DA COSTANTINO
A SAN PAOLO.
LA NASCITA DELLA
BASILICA CRISTIANA
a cura di
Marco Bona Castellotti
Lucilla de Lachenal
con la collaborazione di
Valentina Amelio
Michela Bonaiti Pedroni
Maria Clara Bosello
Margherita Croce
Gianluca del Monaco
Elena Dell’Orto
Stefano Doati
Letizia Maggioni
Rebecca Perego
Filippo Piazza
Elisabetta Picariello
Maria Pozzetti
Elisabetta Realini
Laura Staccoli
Maria Chiara Strappaveccia
Coordinamento
Francesco Schiavello
Progetto Grafico
édita, Rimini
Stampa pannelli
Millennium, Rimini
Progetto
Franco Bagnoli
Bruno e Pia Bozzini
Allestimento
Studenti di Architettura
Leonardo di Milano
Luci
Gianfranco Branca
Supervisione del progetto
di allestimento
Maurizio Bellucci
Luciano Paci
grazie al contributo di:
Impianti tecnologici
Cesare Bassi
Noleggio della mostra
IES International Exhibition Service
[email protected]
www.meetingmostre.com
Un particolare ringraziamento a
Lorenzo De Masi
per la ricostruzione fotografica
dell’Aula di Porta Marina e della lastra
tombale di S. Paolo fuori le mura
Giorgio Salvato
per la ricostruzione del Trofeo di Gaio
Archivio Fotografico del Museo
Nazionale dell’Alto Medioevo
e la Soprintendenza per i Beni
Archeologici di Ostia
per le immagini
Dalla basilica civile
a quella cristiana
In epoca romana la basilica rivestiva una funzione strettamente civile
di tipo giuridico-amministrativo.
giuridico-amministrativo. Infatti era qui che i magistrati esercitavano il loro ruolo dal tribunal
tribunal,, un luogo riservato e più alto rispetto al
normale piano pavimentale, sito di norma sul lato opposto a quello di
ingresso.
Roma, Foro
(settore nord).
Planimetria con
Basilica Aemilia
e Basilica Iulia
La pianta della basilica era piuttosto semplice
semplice:: rettangolare, con un colonnato che ne scandiva lo spazio interno, individuando un’aula centrale
di maggior altezza rispetto al resto dell’ambiente.
Nelle città romane di epoca repubblicana tale edificio costituiva un elemento caratterizzante e imprescindibile delle pubbliche piazze o fori.
Dislocato per lo più nel senso della lunghezza su uno dei lati della piazza, ma anche talora affacciato col
lato corto su di essa, ne rappresentava “una sorta di prolungamento coperto”, anche per la presenza di
tabernae antistanti che garantivano una costante comunicazione con lo spazio aperto del foro, praticato
dai cittadini per attività commerciali, politiche o di ritrovo.
All’originaria funzione civile della basilica si unisce dall’età augustea una connotazione di tipo sacrale
sacrale,, in
quanto lo spazio riservato al tribunal diventa sede del culto tributato alla figura dell’imperatore ((aedes
aedes Augusti)) attraverso le immagini del medesimo e di altri membri della sua famiglia sotto forma di statue ritratto.
sti
Per amministrare tale culto, che serviva alla gestione del consenso politico delle masse, furono istituiti appositi collegi di augustales
augustales.
Il simulacro dell’imperatore garantiva simbolicamente l’attività dei magistrati che continuavano ad operare all’interno dell’edificio basilicale, quali emanazioni del potere centrale e dell’
dell’auctoritas
auctoritas del princeps
princeps,, cui
venivano tributati venerazione e onori come a un dio che vegliava sullo stato tutelandolo.
in alto:
pianta della villa di Piazza Armerina
in Sicilia (evidenziata l’aula basilicale)
a destra:
ricostruzione dell’interno
di una basilica-tipo
(sulla base di quella di Leptis Magna)
>>
Nella piena età imperiale anche palazzi e ville appartenenti a personaggi di spicco dell’aristocrazia di Roma e provincie (vedi villa di Piazza Armerina) si dotarono di sale di rappresentanza simili, ma ispirate alle aule regie di epoca ellenistica, dove i dinasti (ed ora
anche gli esponenti dei ceti sociali più alti) potevano fare sfoggio di un lussuoso apparato
volto alla loro autoaffermazione, fino all’
all’esaltazione
esaltazione con intenti ideologico-propagandistici..
distici
Ciò portò a enfatizzare lo spazio antistante, con l’aggiunta di un atrio (porticato o no),
ma anche e soprattutto il lato di fondo, con l’abside
l’abside quale fulcro dell’asse visivo,
visivo, in
grado di polarizzare tutta l’attenzione per la presenza del trono (se l’ambiente basilicale
era riservato all’imperatore), o della figura che vi prendeva posto su un podio rialzato,
per udienze speciali o auliche cerimonie.
Fra gli esempi più illustri si vedano la poderosa Basilica di Massenzio
Massenzio,, poi ristrutturata
da Costantino, nel Foro romano, e la Basilica di Treviri,
Treviri, di poco più tarda, dove l’aula –vasta e priva di partizioni interne– viene addirittura raddoppiata in una complessa
strutturazione che prelude a quanto vedremo nel contesto cristiano di Aquileia.
Treviri, interno
della basilica
Roma, basilica
di Massenzio
poi di Costantino:
in alto com’è oggi,
in basso ricostruzione
di parte dell’interno
>>
Doura Europos:
planimetria,
assonometria
della casa e
ricostruzione della
stessa nell’isolato
urbano
La grandezza e l’imponenza di strutture architettoniche simili per le chiese cristiane non è agli inizi neppure
immaginabile. Di fatto, le modeste necessità e le scarse risorse dei primi convertiti non avevano reso necessari ambienti specifici per il culto, che –sul modello dell’Ebraismo– non era ancora concepito in forme
liturgiche, mentre la sacralità veniva avvertita più nell’assemblea dei credenti che non nel luogo dove
essi si raccoglievano. Tale situazione mutò coll’allargarsi nel tempo della comunità dei fedeli, ma alle origini
il Cristianesimo si sviluppò quasi inosservato tra le tante religioni salvifiche diffuse nel mondo romano, e
soltanto dopo l’impulso ecumenico di Paolo raggiunse non soltanto gli Ebrei ma anche i Gentili delle maggiori città ellenizzate dell’Asia minore e della Grecia fino a Roma.
Di norma ci si riuniva nelle abitazioni di alcuni confratelli, per lo più di ceto modesto, scegliendo l’ambiente più ampio e idoneo per la celebrazione di un rito che prevedeva alcune preghiere o inni e una
cena in comune, che nella benedizione del pane spezzato (e talora di una coppa di vino) rievocava quella
di Cristo con gli Apostoli prima della Passione.
Le rare testimonianze di case adattate per simili scopi provengono dall’Oriente e sono costruzioni unifamiliari, di solito a più piani, con la sala maggiore talora posta in alto (l(l’anagaion
’anagaion o yperoon
yperoon,, spesso ricordato
negli Atti degli Apostoli) e aperta su una terrazza, “alla luce”, come ricorda Tertulliano.
Tra gli esempi più antichi si può menzionare la casa di Doura Europos in Mesopotamia, databile alla prima metà del III secolo, organizzata su due piani (ove quello superiore sembra esser stato adibito ad usi
domestici e residenza degli occupanti) attorno a una corte quasi quadrata. Degli ambienti piuttosto ampi
a pianoterra, quello a sud-sud ovest era fornito di bancali su tre lati e poteva ospitare fino a 50-60 persone, oltre ai celebranti sulla pedana di fondo; mentre un locale lungo e stretto sulla destra dell’ingresso era
destinato a far da battistero, come dimostrano gli affreschi e la vasca su una delle pareti.
L’aspetto per così dire “neutro” sul piano architettonico di questo complesso è condiviso anche da alL’aspetto
tre abitazioni in Oriente e a Roma, dove il riadattamento per usi progressivamente diversificati e crescenti
della comunità cristiana (compresa la distribuzione di oboli ai più bisognosi, essendo i beni in comune)
avvenne tuttavia soltanto all’interno, dato che all’esterno le domus (ovvero le case tipiche del ceto medio
cittadino) non dovevano differenziarsi in alcun modo nel tessuto urbano già esistente.
E questo per una modestia chiaramente giustificata sul piano ideologico, ma anche per motivi prudenziali,, soprattutto tenuto conto delle persecuzioni ricorrenti bandite dagli imperatori, quando il rifiuto dei
ziali
Cristiani a venerare e sacrificare alle divinità pagane o a partecipare a cerimonie per il bene dell’Augusto
li fece entrare in conflitto con la società romana e annoverare tra i sovversivi più pericolosi, ritenuti addirittura in grado di minare l’assetto dello Stato, visto anche il loro numero continuamente in crescita.
Affresco
con banchetto
comunitario
>>
Roma, San Martino ai Monti:
a sinistra l’aula “basilicale”
del titulus Equitii, a destra
l’attuale chiesa
Veduta di un fianco,
assonometria e planimetria
dell’aula “basilicale”
del titulus Equitii
Quando le comunità cristiane divennero abbastanza numerose, sentirono la necessità di reperire nuovi
e più adatti luoghi dove radunarsi,
radunarsi, non soltanto per i riti comunitari o per i momenti di dibattito su questioni teologiche, ma anche per educare i propri proseliti e amministrare le proprie risorse, volte a gestire beni e terreni, nonché a individuare e provvedere alla custodia di aree cimiteriali riservate, non più in
promiscuità con i pagani.
La presenza di postulanti (ovvero di coloro che chiedevano di essere ammessi alla religione cristiana), di
catecumeni (persone già convertite ma non ancora battezzate) o di penitenti tra i fedeli che partecipavano
alle riunioni liturgiche divenute nel frattempo più articolate,
articolate, e la progressiva gerarchizzazione del clero
(al vescovo, responsabile di tutta la comunità, si erano venuti affiancando i presbiteri, suoi coadiutori, e in
sottordine i diaconi, con funzioni diverse) resero dunque necessaria l’individuazione
l’individuazione di un edificio appositamente strutturato per sopperire alle nuove necessità.
Tra la fine del II e il III secolo, la conversione al Cristianesimo di personaggi di un certo rilievo nel mondo
istituzionale, commerciale ed economico pagano aveva fornito un apporto notevole sotto il profilo organizzativo e imprenditoriale alla struttura ancor gracile della Chiesa, che potè così registrare uno sviluppo
notevole: un esempio celebre è fornito da Callisto, liberto divenuto poi banchiere dalle ampie fortune,
che ricoprì il ruolo di diacono e poi di vescovo di Roma (ovvero di papa) dal 217 al 222.
L’ecclesia domestica ((oo titulus Calisti
L’ecclesia
Calisti)) da lui fondata in Trastevere per raccogliervi la cospicua assemblea
del quartiere (e perciò ambientato in una taberna meritoria
meritoria,, dove cioè si radunavano i veterani reduci dal
servizio militare), costituisce un segno del suo potere di committente e della sua capacità organizzativa.
Nella stessa area sorgerà in seguito, dopo il 587, la celebre basilica d’oltre Tevere dedicata a Maria.
I tituli erano in realtà abitazioni private messe a disposizione della locale comunità cristiana dal diretto
proprietario,, oppure complessi realizzati per intervento di un privato cittadino, come offerta personaproprietario
le ai confratelli. Ciò spiega il fatto che ci si riferiva ad essi col nome dell’originario donatore o proprietario.
Ogni titulus
titulus,, oltre che da luogo di culto, serviva anche come centro amministrativo e assistenziale
assistenziale,, gestendo un’organizzazione che sarà poi ereditata dalle parrocchie.
La sala conservata a piano terra presso il titulus Equitii sull’Esquilino (lateralmente rispetto all’attuale chiesa di S.Martino ai Monti), era nata forse originariamente con finalità commerciali nel corso del III secolo,
ma costituisce il primo timido caso di adattamento di un tipo architettonico vicino a quello basilicale
per il luogo di riunione della locale comunità cristiana.
Strutturalmente però, la pianta basilicale sembrò quella che meglio si adattava alle esigenze liturgiche
cristiane.. L’edificio doveva estendersi prevalentemente in lunghezza ed essere volto ad Oriente, con due
cristiane
vani aggiuntivi ((pastophoria
pastophoria)) per contenere gli arredi sacri; nell’insieme il complesso doveva sembrare una
specie di nave. Il modello delle basiliche palatine offrì uno schema utile da assimilare per i vescovi e le alte
gerarchie della Chiesa, tanto più che l’avvento al trono di Costantino fornì l’occasione per accogliere una
struttura architettonica subito rinnovata dall’imperatore per le indubbie valenze simboliche legate anche al
suo modo di presentarsi al popolo ivi radunato, in una sorta di epifania che i Cristiani vollero invece riferire piuttosto a Cristo
Cristo,, sotto le specie del pane e del vino presenti sull’altare ((mensa
mensa),
), posto non a caso
nel fuoco prospettico dell’edificio, proprio davanti allo spazio absidale.
>>
5
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
La liturgia cristiana
dei primi tre secoli
Le origini della liturgia cristiana furono intimamente collegate al culto ebraico professato al tempo di Gesù Cristo, tempo contraddistinto dalla continuità tra tradizione e novità cristiana.
Il periodo tra il 70 e il 150 d.C. per le comunità cristiane costituì la fase di transizione tra le forme primitive e le forme destinate a una diffusione sempre maggiore
nell’ambiente ellenistico romano, spazio in cui l’influenza del giudaismo è ancora rilevante. Se nelle sinagoghe i cristiani si radunavano per pregare e per ascoltare la lettura dei testi sacri, nelle sale delle case private si riunivano per la preghiera comunitaria, per la predicazione evangelica e soprattutto per la celebrazione della coena dominica
dominica.. Non solamente l’l’Eucarestia
Eucarestia e il pasto comunitario,
comunitario, ma anche il battesimo
battesimo,,
quando l’occasione lo richiedeva, veniva somministrato in casa.
casa. Non v’è dubbio che, fin da tempi molto
antichi, fosse naturale per i Cristiani di tutto il mondo conosciuto volgersi in preghiera verso il sole nascente,, ovvero verso l’est geografico. Sia nella preghiera in privato che nella preghiera liturgica i Cristiani
scente
si voltavano non più verso la Gerusalemme terrena, ma verso la nuova Gerusalemme celeste.
celeste.
Frammento
di sarcofago
in marmo con orante
fra Pietro e Paolo
(Berlino, Staatliche
Museen)
Le notizie sul culto originario dei defunti e dei martiri sono lacunose; probabilmente, dopo la recita dei
salmi e delle preghiere, il rito culminava nella celebrazione eucaristica.
eucaristica. Sicura è la devozione per le
reliquie:: si sa che le autorità cercavano di impedire il recupero dei corpi anche disperdendo le ceneri. Pareliquie
rallelamente all’evoluzione della liturgia e dell’architettura urbana si moltiplicarono nel III sec. i cerimoniali
verso i martiri e i defunti,
defunti, che produssero un indubbio sviluppo delle aree cimiteriali.
Come testimoniano le molte iscrizioni reperite, l’Eucarestia
l’Eucarestia che si celebrava presso i sepolcri era sempre
accompagnata da canti e melodie.
melodie
Affresco raffigurante
il defunto Procolo nel gesto
dell’orante
Il gesto dell’orante identifica
il più antico e naturale modo
di pregare: il fedele, in piedi,
tiene le braccia allargate
e i palmi delle mani rivolti
verso l’alto.
Tale gesto era già in uso
presso i Giudei e i pagani;
a metà del II secolo venne
assunto anche dai Cristiani
che lo collegarono
alla posizione di Cristo
sulla croce.
Nel III secolo lo troviamo
raffigurato nelle catacombe,
in particolare legato
all’iconografia dei santi,
dei personaggi biblici (ad
esempio Abramo e Isacco),
o in connessione con l’anima
dei defunti.
Ancora oggi tale posizione è
assunta dal sacerdote durante
la messa.
6
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Il rito del battesimo,
della cresima e la “missa”
Eusebio di Cesarea, nella Vita di Costantino (337 ca.), testimonia che l’imperatore, ancora catecumeno,
durante la notte di Pasqua fece accendere grandi torce nella città di Costantinopoli per onorare i neofiti.
L’unica testimonianza figurativa di tale sacramento si trova nel battistero di San Giovanni in Fonte.
Per quanto riguarda, invece, il rito battesimale nello specifico, sappiamo che la liturgia ambrosiana si
strutturava su rituali propri
propri,, come, a titolo d’esempio, la lavanda dei piedi nel battistero ottagonale edificato da Ambrogio verso il 390. «Così lavato e ornato di ricco ornamento il popolo avanzava verso gli altari
di Cristo dicendo: “Mi avvicinerò all’altare di Dio, di Dio che allieta la mia giovinezza” […] Esso giunge e vedendo il santo altare tutto pronto esclama: “Tu, o Dio, hai preparato innanzi a me una tavola imbandita”» (S.
Ambrogio, De Sacramentis).
Sacramentis).
Delle celebrazioni della Settimana Santa nella basilica di San Giovanni in Laterano il nucleo più antico è
il rituale della vigilia di Pasqua che, già dal III secolo, prevedeva, durante la veglia del sabato, letture
letture,,
battesimo ed Eucaristia
Eucaristia.. Dal IV secolo questa, assieme a Giovedì e Venerdì santi, formava il cosiddetto
triduum pascale
pascale.. Il venerdì e il sabato erano giorni di severo digiuno
digiuno,, intervallati da una semplice funzione di insegnamento e da una orazione, mentre, durante la notte,
notte, si svolgevano riti di esorcismo e si
recitava la pubblica professione di fede.
fede.
Il rito del battesimo comprendeva la rinunzia a Satana,
Satana, la deposizione delle vesti,
vesti, l’unzione
l’unzione con l’olio
dei catecumeni,
catecumeni, la discesa al fonte battesimale
battesimale,, dove, accompagnato da un diacono, il battezzando riceveva dal vescovo, tramite la triplice infusione, il
sacramento del battesimo, l’unzione col crisma e
la vestizione del camice bianco. La maggioranza
dei battezzandi era adulta
adulta,, solo dal IV secolo si
ha un aumento del numero dei bambini.
Nella seconda parte del rituale il vescovo amministrava il sacramento della cresima
cresima:: imponeva
le mani e ungeva il neofita col crisma tracciando
il segno di croce sulla sua fronte.
L’ora in cui in tutto Occidente cominciava la messa generalmente era l’ora
l’ora terza del mattino,
mattino, che
per Roma corrispondeva alle 8.15 estive e alle
9.45 invernali. Nei giorni festivi -stando alla testimonianza di Gregorio Magno- le celebrazioni
potevano durare anche tre ore.
Di solito il pontefice celebrava una sola messa
ufficiale in ciascun giorno liturgico, ma, nei giorni
di grande solennità, l’affluenza dei fedeli alle basiliche era tale che la messa veniva ripetuta più
volte; non è dato di sapere però chi celebrasse
queste messe supplementari.
Affresco con
rappresentazione
del battesimo
7
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
BASILICA
CONSTANTINI
CONSTANTINI
IN LATERANO
IN LATERANO
La basilica Constantini o
del Salvatore in Laterano
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
Costantino e il Cristianesimo
All’epoca del suo ingresso a Roma nell’
nell’ottobre
ottobre del 312 Costantino era
già, se non convertito, quanto meno molto ben disposto verso i Cristiani,, al cui Dio (dai mille nomi, mens divina immanente al mondo e al temni
po stesso suprema potenza ordinatrice del creato che guarda e governa
dall’alto) si sentiva debitore. Col suo simbolo ((chrismon
chrismon),
), infatti, gli aveva
concesso di vincere un forte avversario (Massenzio) e nella sua dimensione universale riusciva a placare quel bisogno inespresso di tutela e custodia della persona dell’imperatore e di tutta la sua progenie per il bene
dello stato,
stato, che gli altri dei pagani non riuscivano più a soddisfare.
Dopo essere stato a lungo seguace di Sol Invictus,
Invictus, divinità di origine orientale diffusa e venerata soprattutto fra i militari, Costantino si rendeva conto
che nè quello da solo, nè la tendenza al sincretismo propria della mentalità
romana in materia di religione, sarebbero bastati a difendere e confermare il ruolo di sovrano che egli si era duramente conquistato. Una indubbia
ricerca d’assoluto,
d’assoluto, razionalmente mitigata dalla consapevolezza che erano mutati i tempi e che servivano basi più salde e profonde per il potere imperiale, unita alla volontà di non rompere del tutto con
la tradizione precedente,
precedente, lo resero convinto che quella cristiana fosse una sorta di superamento ed
approfondimento più consapevole della religione praticata fino ad allora. E che bastasse poco per attirare anche questa nell’orbita dell’impero,
dell’impero, onde servirsene secondo i propri scopi o a fini di propaganda
ufficiale. Così nel 313 emanò il celebre Editto di Milano
Milano,, con il quale legittimò la religione cristiana ad
essere liberamente praticata dovunque.
Testa-ritratto
di Costantino
ora al Museo
di Belgrado
Solido aureo
con busti di Sol
e dell’imperatore
Costantino appaiati
La liturgia cristiana dopo il 313
Tale editto contribuì allo sviluppo e alla diffusione dell’edificio di culto cristiano e al tempo stesso all’arall’arricchimento della liturgia:
liturgia: le funzioni si fecero regali e solenni, il punto focale dell’edificio divenne l’altare
l’altare
nel centro della navata.
navata. Il clero crebbe di numero e i ministri della Chiesa ottennero titoli equivalenti a
quelli dei dignitari statali;
statali; inoltre ricevettero libertà di azione giuridica e caritativa
caritativa.. L’osservanza del riposo domenicale in tutto l’Impero venne concessa
soltanto nel 321.
La musica sacra fu influenzata da quella delle cerimonie ufficiali; se prima, nella domus
domus,, la musica
veniva praticata da qualcuno che sapeva cantare,
dopo il 313 si fece abituale l’l’uso
uso di un coro appositamente educato
educato,, e i chierici venivano istruiti, fin
dall’adolescenza, all’alta tecnica dei cantori.
Alla fine del IV secolo in Occidente si sostituì l’l’uso
uso
della lingua greca con quella latina e si cominciò a
rendere possibile la variazione dei testi della liturgia
festiva.
Nel corso del secolo inoltre si consolidarono le
pratiche liturgiche di ordine funerario per martiri
e santi.
Vetro dorato
con raffigurazione
di S. Agnese come orante
>>
8
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
BASILICA
CONSTANTINI
CONSTANTINI
IN LATERANO
IN LATERANO
La basilica Constantini o
del Salvatore in Laterano
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
La nuova fondazione imperiale nel Campo
Laterano: aula di Cristo sovrano e Salvatore,
basilica del vescovo di Roma
Nel panorama di Roma, dominato dalle famiglie dell’aristocrazia locale di tradizione ancora pagana, risultava difficile,, oltre che politicamente sconsigliabile, costruire edifici di
le
culto per i Cristiani soprattutto nel centro urbano
urbano,, già così
pieno di templi e complessi pubblici posti sotto la tutela del
Senato. Ma il nuovo imperatore, per dare un segno visibile
del proprio appoggio agli esponenti della nuova religione e
bypassare il potere del ceto aristocratico, decise di erigere
una grande aula di tipo basilicale in un’area a Sud della città e di sua specifica pertinenza.
pertinenza
La zona prescelta era connotata dalle caserme degli equites singulares (la guardia personale a cavallo del sovrano),
ma poichè costoro erano stati fedeli a Massenzio, la squadra venne subito sciolta e gli apprestamenti nel
Campus Lateranensis rasi al suolo,
suolo, onde far posto alla prima monumentale costruzione sacra destinata al
vescovo di Roma Milziade, ed alla sua residenza ufficiale.
Costantino, pur disposto a tutelare l’ortodossia e a riconoscere il primato del vescovo romano, intendeva
però riservargli un ruolo soltanto onorifico. Infatti mirava in sostanza a integrare la Chiesa nell’impero
nell’impero,,
pur cooperando con il clero e mantenendo un forte senso di rispetto e/o devozione nei confronti del
Dio dei Cristiani.
Cristiani
in alto:
planimetria del
Laterano con la
basilica eretta
nella zona delle
caserme della
guardia a cavallo
dell’imperatore
in basso:
assonometria e
pianta della basilica
e del palazzo del
vescovo di Roma
La scelta del tipo architettonico per il primo edificio sacro a Lui dedicato venne effettuata anche su consiglio degli esponenti più in vista delle comunità ecclesiali cittadine,
cittadine, che avevano da tempo necessità di
espandere le aule ristrette dei tituli
tituli,, divenute ormai insufficienti per accogliere i fedeli e svolgere le varie
funzioni assistenziali e i riti liturgici sempre più articolati.
Tale struttura
struttura,, molto vicina al modello civile romano ed alle sale di rappresentanza
imperiali, risulta per certi versi ancora sperimentale
sperimentale,, dominata com’è da un orientamento est-ovest nel senso della lunghezza
lunghezza,, tutta focalizzata in direzione dell’abside
e del presbiterio (dove si svolgevano i riti ed era posto l’altare), ma segna un notevole passo avanti nella
concezione dello spazio liturgico
liturgico,, quale santuario
di Cristo che aveva dato a Costantino la vittoria.
L’edificio venne a configurarsi come una monumentale aula del trono e delle udienze di Cristo basileus e Salvatore (cui la basilica fu intitolata; la dedica a
S. Giovanni non è attestata prima della metà del VII
secolo), ma anche del suo rappresentante in terra, il
vescovo, qualificandosi come fondazione imperiale
in grado di gareggiare con gli edifici più splendidi di
Roma per dimensioni, decorazioni ed arredi.
Fronte
della basilica dopo
la ristrutturazione
settecentesca
>>
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DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
BASILICA
CONSTANTINI
CONSTANTINI
IN LATERANO
IN LATERANO
La basilica Constantini o
del Salvatore in Laterano
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
La basilica era a cinque navate;
navate; la centrale maggiore era
più alta delle altre, per la presenza di finestre che favorivano l’illuminazione dell’interno. L’aula era conclusa da
un’ampia abside dove il seggio ((cathedra
cathedra)) del vescovo
era in posizione centrale e su un livello più alto
alto,, come
il tribunal negli edifici secolari.
Esso aveva davanti l’altare, cui conduceva un lungo corridoio ((solea
solea)) che dall’entrata mediana attraversava longitudinalmente tutta la basilica
basilica,, separato dal resto dell’aula
mediante transenne marmoree che ne marcavano la funzione processionale riservata alle alte sfere della società e
del clero, in un tentativo di commistione fra sacro e profano, fra corteo ufficiale e percorso liturgico ancora non
ben distinti e definiti.
La copertura delle navate era a capriate lignee (e non a
volta), per una scelta di praticità e contenimento dei costi,
che consentiva di incrementare la parte decorativa.
Sull’abside era una semicalotta.
Ricostruzione
assonometrica
della basilica con
fastigium e solea.
Un fastigium
fastigium,, una sorta di grande quinta che inquadrava il presbiterio separandolo dall’aula,
dall’aula, era formato da quattro colonne bronzee dorate e scanalate
di epoca adrianea, alte 8 m, che sostenevano una trabeazione sulla quale dal
lato volto verso l’ingresso erano statue in argento di Cristo in trono con gli Apostoli, mentre dalla parte verso l’abside, oltre a quella di Cristo, erano quattro
angeli con croci. Queste statue vennero depredate dai Goti durante l’invasione
dell’Urbe nel 410. Altri preziosi arredi della basilica erano i lampadari in oro e
i candelabri in argento documentati nella navata centrale e nel presbiterio, oltre
a sette mensae argentee, una delle quali serviva da altare.
La basilica
basilica,, dedicata nel 318 o 323,
323, è l’unica,
l’unica, tra
quelle fondate nel IV secolo, a non avere mai avuto
reliquie da custodire e venerare al suo interno
interno:: quasi che l’urgenza di erigere nell’Urbe una degna struttura per potervi celebrare i riti della nuova religione, esaltando nel contempo l’imperatore che aveva
contribuito alla sua liberalizzazione nell’ambito della
società romana, avesse paradossalmente fatto dimenticare (o mettere in secondo piano) quello che sarà l’elemento fondante delle nuove costruzioni sacre:
l’esistenza di resti collegati a figure-simbolo del Cristianesimo e a veri testimoni
della fede.
Ciò dimostra una volta di più come la basilica Costantiniana sia un edificio con
funzione sacra
sacra,, ma voluto e concepito prevalentemente dall’imperatore
dall’imperatore,, che
intendeva così esaltare il suo ruolo di promotore della nuova religione in ambito
cittadino, sia pure in un luogo defilato rispetto al centro e senza disturbare l’agguerrita compagine pagana ben radicata nell’Urbe: scelta politicamente attenta
alle implicazioni ideologiche di un atto per quell’epoca già fuori dagli schemi.
in alto:
ricostruzione
del fastigium davanti
al presbiterio.
Doveva inquadrare
l’altare principale
rivestito in argento
a sinistra:
affresco nella navata
sinistra di S. Martino
ai Monti raffigurante
l’interno della
basilica lateranense
come si presentava
nel 1650 circa.
Il ciborio gotico
sostituiva il fastigium
antico
10
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
I papi dell’età costantiniana
Papa Milziade (310-11 – 314)
11 gennaio: a Roma il natale di san Melchiade (Milziade), Papa e Martire, il quale, nella persecuzione
di Massimiano, ebbe molto a soffrire, e, restituita la
pace alla Chiesa, si riposò nel Signore.
La sua festa si celebra il 10 dicembre, secondo il
Martirologio Romano.
Di lui Agostino d’Ippona disse: «Vero figlio della pace
e vero padre per i cristiani».
S. Silvestro I papa
Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili
persecuzioni dei primi secoli.
Succeduto a Milziade nel 314, a lui Costantino donò come residenza il
palazzo del Laterano, affiancato dalla basilica del Salvatore, e costruì la
prima basilica di San Pietro.
Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) fu però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche,
mentre l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre, diffuse ormai tutt’intorno al Mediterraneo, non
era ancora affermata.
Sebbene nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non abbia avuto alcun modo di intervenire e sebbene a volte la sua figura sembri messa in ombra da quella di Costantino, egli deve aver
colpito i suoi contemporanei, tant’è che, appena morto, fu subito onorato pubblicamente come “Confessore della fede”.
Anzi, fu tra i primi a ricevere questo titolo, attribuito dal IV secolo in poi a chi, pur senza martirio, avesse
trascorso una vita offerta in sacrificio a Cristo.
(Cfr. Bibliotheca Sanctorum,
Sanctorum, Vol. XI, Pontificia Università Lateranense, Roma 1961, coll. 1077-1082).
in alto: lucerna
bronzea con
navicella della
Chiesa guidata
da Pietro e Paolo
(Firenze, Museo
Archeologico)
in basso a sinistra:
lucerna bronzea
con Pietro
nel miracolo
della fonte
(Firenze, Museo
Archeologico)
in basso a destra:
affresco dalla
chiesa dei SS.
Quattro Coronati
con S. Silvestro
e Costantino
11
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
L’organizzazione liturgica
a Gerusalemme
La sacerdotessa Egeria è l’autrice del celebre Itinerarium
Itinerarium,, il “diario di
viaggio” del pellegrinaggio a Gerusalemme da lei condotto tra il 381 e
il 384, per noi oggi un prezioso e scrupoloso resoconto di come era
organizzata la liturgia nella città santa. Egeria riferisce della basilica del
Santo Sepolcro
Sepolcro,, costruita da Costantino e aperta al culto nel 335,
335,
come di un complesso di edifici costruito da tre parti essenziali.
essenziali.
L’Anastasis (la parte a ovest) era una struttura di forma rotonda sorL’Anastasis
montata da una cupola che copre il S. Sepolcro di Cristo
Cristo:: una grotta
isolata dalla roccia, privata del suo vestibolo e circondata da cancelli.
Il Calvario era un monticello roccioso con una croce commemorativa;
un atrio interno, che la separava dall’Anastasis
dall’Anastasis,, era forse circondato da
un portico su tre lati.
Il Martyrium
Martyrium,, anche detta chiesa maggiore,
maggiore, che sorgeva sulla parte
est del Golgota, era una basilica sontuosa,
sontuosa, costruita sul modello della
chiesa della Natività di Betlemme.
La liturgia ordinaria si svolgeva tutta presso l’l’Anastasis
Anastasis:: in seguito al
primo albeggiare sopraggiungeva il vescovo con gli altri chierici ed entrava nella “grotta sacra” posta al centro della rotonda dell’edificio.
Lo stesso rituale si svolgeva all’ora sesta e all’ora nona, ossia alle 12 e
alle 15 del pomeriggio, mentre due ore prima del tramonto, alle 16, si
celebrava lo spettacolare ufficio del lucernari:
lucernari: dall’interno della grotta,
dall’unica lampada accesa perennemente, si appiccavano torce di cera
e lampade di vetro in una quantità tale che la luce emanata dall’Anastasis si vedeva da tutta la città.
La liturgia festiva programmava invece molti spostamenti che si intensificavano durante la Settimana Santa sull’itinerario del tragitto percorso
da Gesù Cristo durante gli ultimi giorni di vita.
I fedeli si recavano nelle basiliche dei luoghi descritti nel Vangelo, nello
stesso giorno e nella stessa ora in cui si era trovato Cristo; in ogni luogo
poi si leggevano testi, si cantavano inni e si recitavano specifiche preghiere.
Basilica del Santo
Sepolcro di
Gerusalemme:
in alto:
ricostruzione
dell’interno
al centro:
planimetria
in basso:
l’interno
della rotonda
dell’Anastasis
(incisione di
J. Callot, 1609)
12
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
S. Simpliciano
Porta Comacina
Porta Orientalis
Porta Vercellina
Recinto di San
Vittore al Corpo e
mausoleo imperiale
Terme Erculee
Edificio di rappresentanza
connesso al Palazzo
Imperiale
Circo
Fondazioni di un grande
edificio nelll’area Imperiale
BASILICA MARTYRUM
(S. AMBROGIO) Porta Ticinensis
Porta Romana
Milano: le basiliche
più antiche
BASILICA DI
S. LORENZO
La lettera che Sant’Ambrogio (340-397) scrive nel 386 alla sorella Marcellina costituisce la più antica testimonianza circa gli
edifici di culto milanesi presistenti a quell’epoca. Nel testo egli
parla di quattro basiliche: della Basilica Baptisterii (S. Lorenzo);
di una Domus Episcopalis,
Episcopalis, di una Basilica Vetus (o Minor
Minor)) e della più grande e sontuosa Basilica Nova (o Maior
Maior),
), una chiesa a
pianta longitudinale con cinque navate, costruita tra il 343-345
per volere dell’imperatore Costante I. Questa chiesa, che ospitò il Concilio di Milano sull’arianesimo del 355, nell’VIII
secolo fu dedicata a Santa Tecla.
Tecla.
Durante il suo episcopato, Ambrogio
volle dotare la città di quattro nuove
basiliche dedicate alle varie categorie dei santi, poste ai lati della città quasi a formare un quadrilatero
protettivo.
La prima
prima,, pensata per i santi Profeti, fu eretta fuori dalla porta orientati,
le (abbattuta nel XVI sec. per lasciar
spazio ai bastioni di Porta Venezia). La
chiesa, strutturata in una navata unica
monoabsidata con due esedre sporgenti
lungo le pareti laterali, fu poi dedicata al vescovo milanese San Dionigi,
Dionigi, morto esule in Cappadocia nel 362.
Le colonne
della Basilica
di San Lorenzo
Una seconda basilica dedicata ai santi Apostoli (poi rinominata
S. Nazaro in Brolo
Brolo),
), fu innalzata all’interno di un’area cimiteriale
pagano-cristiana lungo la via per Roma. La chiesa, che fu realizzata per conservare le reliquie di Giovanni, Andrea e Tommaso
(altri suppongono fossero quelle indirette di Pietro e Paolo), aveva una pianta a croce greca con bracci movimentati da absidiole
sui lati, come nella chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli.
La terza basilica
basilica,, con pianta a croce greca,
greca, fu dedicata ai santi
Vergini (e in seguito a S. Simpliciano
Simpliciano,, il successore di Ambrogio), dell’epoca antica conserva oggi solo l’aspetto esterno delle
pareti, dove si aprono arcate cieche decorative, caratteristica ripresa dalla Basilica di Costantino a Treviri.
La quarta ed ultima basilica, sempre successiva al 386, era quella dedicata ai santi Martiri
Martiri,, che in seguito fu rinominata S. Ambrogio in quanto destinata ad ospitare le spoglie dello stesso
vescovo.
Planimetria della
Basilica Apostolorum
>>
13
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
S. Simpliciano
Porta Comacina
Porta Orientalis
Porta Vercellina
Recinto di San
Vittore al Corpo e
mausoleo imperiale
Terme Erculee
Edificio di rappresentanza
connesso al Palazzo
Imperiale
Circo
Fondazioni di un grande
edificio nelll’area Imperiale
BASILICA MARTYRUM
(S. AMBROGIO) Porta Ticinensis
Porta Romana
Milano: la basilica
di San Lorenzo
BASILICA DI
S. LORENZO
SAN
LORENZO
“Milano gloriosamente splende ornata di chiese sacre; fra
queste magnifico per i suoi rivestimenti varigati e la cupola d’oro è il S. Lorenzo che si erge fra le torri…”. Oltre a
questa breve descrizione, tratta dal Versum de Mediolano
civitate (importante documento anonimo datato 738, descrivente le bellezze della Milano romana), sono molti gli
elementi colti che ci permettono di immaginare il grande
sfarzo dell’impianto di S. Lorenzo
Lorenzo,, la cui ricca decorazione parietale in mosaico e stucco non doveva essere dissimile da quelle del battistero di S. Giovanni e di S. Vitale a
Ravenna o della cattedrale di Parenzo.
San Lorenzo, a pianta centrale
centrale,, fu eretta fuori dalla cerchia urbana nel periodo compreso fra il 355 e il 372.
372.
Le parti meglio conservate sono rintracciabili negli alati dei sacelli laterali che, sviluppandosi
perifericamente rispetto alle esedre del corpo centrale, conferiscono al complesso un particolare dinamismo.
Veduta
della basilica
dal colonnato
sulla via Ticinensis
Il sacello princeps
princeps,, intitolato a Sant’Aquilino (dal nome del vescovo germanico che intorno
al 1015 fu martirizzato presso Porta Ticinese e quindi tumulato anch’esso nel presente sacello), è risalente al IV secolo in quanto anch’esso ritenuto di committenza imperiale
imperiale,, più
precisamente riconducibile alla regina Galla Placidia, destinataria dell’imponente sarcofago
che campeggia all’interno. Anche le pareti di questa cappella dovevano essere rivestite di
marmi colorati, ma se di essi non rimane traccia ritroviamo invece ancora intatta la decorazione pittorica nei sottarchi delle nicchie del piano superiore e i preziosi mosaici figurati di
due catini absidali nelle nicchie
est e ovest.
ovest.
La scena della nicchia est rappresenta Cristo Sol Invictus (Cristo coronato dal sole che risveglia i pastori), nell’altra è raffigurata la Traditio
legis (Cristo filosofo seduto su di
una roccia in mezzo agli Apostoli),
tema che nella seconda metà del
300 stava iniziando a comparire
anche nelle catacombe romane.
romane
in alto: planimetria
della basilica
in basso:
ricostruzione
della cappella
di S.Aquilino
Mosaico con
Traditio legis
nel catino absidale
della nicchia ovest
nel sacello
di S. Aquilino
>>
14
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
S. Simpliciano
Porta Comacina
Porta Orientalis
Porta Vercellina
Recinto di San
Vittore al Corpo e
mausoleo imperiale
Terme Erculee
Edificio di rappresentanza
connesso al Palazzo
Imperiale
Circo
Fondazioni di un grande
edificio nelll’area Imperiale
BASILICA
MARTYRUM
BASILICA MARTYRUM
(S.
(S. AMBROGIO)
AMBROGIO)
Porta Ticinensis
Porta Romana
Milano: la basilica
di Sant’Ambrogio
BASILICA DI
S. LORENZO
Dell’antica basilica Martyrum llaa struttura attuale conserva oggi solo la pianta dell’edificio
che il vescovo Ambrogio fece costruire tra il 379 e il 386 nel cimitero dei Martiri fuori Porta
Vercellina a Milano.
Del corredo paleocristiano si rintracciano due testimonianze: un sarcofago e un mosaico.
Il sarcofago detto di Stilicone (dal nome del suo committente, il console comandante delle milizie dell’imperatore Teodosio) attribuibile agli anni 385-390
385-390,, è costituito da rilievi che
percorrono le pareti della cassa a partire dal fianco destro, dove è situato un solo pilastro.
Nella prima scena, con il Sacrificio di Isacco, è raffigurato il committente, un personaggio togato giovane e imberbe; sul lato posteriore gli Apostoli ascoltano la parola di Cristo insieme
alla coppia dei defunti, che accoglie l’annuncio del Vangelo inginocchiata ai lati dell’agnello. I
due personaggi si ritrovano nello stesso atteggiamento anche sul lato opposto, sotto il Cristo che si erge solenne nell’atto di consegnare a Pietro le chiavi della Chiesa. Lo stile del
sarcofago ambrosiano, colto e classico, denuncia uno stretto contatto con la cultura costantinopolitana e trova affinità nei moduli con i rilievi alla base dell’obelisco di Teodosio.
S. Ambrogio, particolare
del mosaico parietale in
S. Vittore in Ciel d’Oro
Il complesso di San Vittore in Ciel d’Oro -che sorge all’altezza dell’abside minore destra-- comprende la sagrestia delle messe, la cappella di S. Ambrogio Morente e il Sacello di
stra
San Vittore; si tratta di un ambiente trapezoidale absidato nel quale, accanto alle reliquie del
martire Vittore, nel 375 Ambrogio fece seppellire il fratello Satiro. La cappella è interamente decorata a mosaico
mosaico.. Il busto di S.Vittore troneggia al centro della calotta dorata mentre
sulle pareti campeggiano le figure intere di Gervaso e Protaso e di Naborre e Felice intervallati dai vescovi Ambrogio e Materno. Da tempo è riconosciuto l’alto valore documentario di questo volto di Sant’Ambrogio
Sant’Ambrogio,, oggi considerato il più antico ritratto conosciuto del
vescovo milanese.
Lato destro e fronte
del sarcofago detto di Stilicone
conservato a S. Ambrogio
15
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
AQUILEIA
MILANO
Basilica di Aquileia
Ad Aquileia, città fondata dai Romani e importante nodo nella rete viaria imperiale, l’Editto di Costantino
(313) sortì l’effetto di trasformare la città da centro pagano a capitale del mondo cristiano grazie al vescovo Teodoro (308-319), che fondò il primo complesso monumentale.
Era costituito da due aule rivestite di mosaici (dove si legge la dedica Theodore felix
felix)) e da vari ambienti
fra i quali il battistero
battistero..
Mentre la prima aula è stata soppiantata dall’attuale campanile, la seconda è entrata a far parte nell’edificio
oggi visibile.
La città di Aquileia era stata messa a ferro e fuoco nel 452 da quella che è stata considerata una delle stragi
più efferate della storia: l’assedio compiuto dagli Unni di Attila.
Da questo momento, per la fracta (distrutta) Aquileia e le sue basiliche si apre una nuova fase, contraddistinta da una corale volontà di ricostruzione
ricostruzione,, incentivata dallo stretto legame con Alessandria d’Egitto
e dalla memoria dell’apostolo Marco.
Marco.
La sua figura e il suo messaggio verranno sempre associati al nome di Aquileia, provocando un certo distacco dalle mire accentratrici di Roma, sino al Concilio costantinopolitano II (553), che sancì il costituirsi
di un Patriarcato indipendente.
I fatti seguenti, l’invasione longobarda e franca (774) e l’inarrestabile ascesa di Venezia, segneranno il declino di Aquileia.
a sinistra: pianta
della basilica
di Aquileia
in basso: rilievo
del sacrario della
basilica
a sinistra: veduta
esterna della
basilica
>>
16
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
AQUILEIA
MILANO
Mosaici di Aquileia
Il vastissimo complesso mosaicale,
mosaicale, compreso tra il IV e il
V secolo, occupa tre navate da tre campate ciascuna e la
zona del presbiterio,
presbiterio, dove è raffigurato un grande mare
ricco di pesci e la storia del profeta Giona.
Questo mondo è abitato da animali come l’aragosta e la
capra, il calamaro e il polipo.
Altre figurazioni come l’ariete-Cristo, la lotta tra il gallo e la
tartaruga, e la fenice rivestono diversi significati simbolici.
in alto:
una coppia
di calamari,
frequenti tra i pesci
rappresentati nei
mosaici della basilica
al centro:
un ariete, immagine
di Cristo; il gallo,
annunciatore della
luce, è visto come
il simbolo augurale di
vittoria cristiana; nella
tartaruga, invece,
si riconoscono
i caratteri opposti,
l’incertezza e la
lentezza, per cui la
tartaruga è destinata
a soccombere davanti
alla forza del gallo.
in basso:
Giona sotto la pergola
e eroti che pescano
Mosaico con
fenice (metà IV
secolo d.C.):
Aquileia, Museo
Paleocristiano
La fenice è
raffigurata tra le
linee rosse che
rappresentano le
fiamme e con un
nimbo a sette raggi
sul capo.
Per la proprietà
di risorgere dalle
sue stesse ceneri
dopo la morte tra
le fiamme,
la fenice è simbolo
della Risurrezione.
17
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
Basilica di S. Anastasia
ANASTASIA
S. S.ANASTASIA
Porta Aurelia
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
CONSTANTINI
IN LATERANO
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
Sorgeva sulla pendice occidentale del colle Palatino, in posizione elevata
che ne rafforzava il valore di prima chiesa cristiana eretta proprio al centro della città
città,, sulla terrazza di un avancorpo ((maenianum
maenianum)) del palazzo
imperiale che era stato di Augusto, e da cui il sovrano e la corte avevano
l’abitudine di presentarsi al popolo e presenziare dall’alto del loro splendido isolamento le corse di carri che si tenevano nel Circo Massimo, posto nella valle sottostante.
Negli Atti del Concilio del 499 essa è ricordata come titulus Anastasiae
Anastasiae,, ed il nome deriverebbe più che dalla
omonima martire, da quello di una sorellastra di Costantino
Costantino,, sposa di Bassiano, il Cesare cui l’imperatore
aveva affidato l’Italia, ma che poi si alleò con Licinio e venne perciò messo a morte nel 314. È probabile che
la coppia avesse risieduto in un palazzo sul Palatino, donde l’erezione della basilica nell’area di proprietà
imperiale, dopo la sconfitta di Licinio e l’ultimo soggiorno a Roma di Costantino, fra 324 e 326
326.
L’analisi delle murature nell’abside e in parte del transetto induce a riferire la creazione dell’edificio nella
prima metà del IV secolo.
La pianta originaria, ad unica navata, aveva transetto continuo, derivato da quello di S. Pietro, ma già in
una forma più evoluta che ritornerà poi nella basilica di S. Paolo. Le navatelle laterali sono di età successiva al primo impianto basilicale (forse da mettere in connessione con il trasporto e la sistemazione
delle spoglie della martire nel VI secolo: in precedenza del resto la basilica era,
era, come quella Lateranense, priva di sacre reliquie).
reliquie).
La fortuna dell’edificio risiede anche nel fatto che vi si celebrava il Natale cristiano,
cristiano, fissato dal secondo
venticinquennio del IV secolo lo stesso giorno della nascita del Sol Invictus,
Invictus, in una singolare coincidenza
che vede ancora una volta protagonista Costantino, già devoto alla divinità pagana e poi convertitosi a
Cristo, sole di giustizia e primo Risorto.
La presenza,
presenza, nei sotterranei del palazzo imperiale sovrastati dalla basilica, della grotta del Lupercale
(l’antico luogo delle origini di Roma, sacro a Fauno, dove secondo il mito un pastore avrebbe rinvenuto
i gemelli di Rea Silvia allattati dalla lupa) e il ricordo ancora vivo dei molti culti pagani presenti nella zona
comportarono una sua intenzionale cristianizzazione.
cristianizzazione
Incisione di E. Duperac (1580 circa) con le
rovine del Palatino verso il Circo Massimo.
All’estremità sinistra (nel tondello rosso)
è la basilica di S. Anastasia
in alto:
disegno del XVI
secolo con
la fronte della
basilica rivolta
verso il Velabro
in basso:
- fianco della
basilica impostato
sui resti di antiche
abitazioni
e botteghe
di età romana
- la basilica a
sinistra in relazione
al maenianum del
palazzo imperiale
(al centro) e alle
strutture del
sottostante Circo
Massimo (a destra)
- planimetria con la
basilica in relazione
al Circo Massimo
e ai resti della Casa
di Augusto
sul Palatino
18
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
BASILICA
HIERUSALEM
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
CONSTANTINI
IN LATERANO
Basilica Hierusalem
oggi S. Croce in Gerusalemme
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
É una delle rare, insieme a quella Lateranense e a S. Anastasia, ad esser stata costruita all’epoca di Costantino all’interno della città,
città, sia pure in posizione defilata e a ridosso delle mura orientali, dentro il
Palazzo del Sessorium
Sessorium,, una delle proprietà imperiali dove –stando al nome (derivato dal latino sedeo
sedeo)–
)– al
luogo di soggiorno si univa quello per riunioni o assemblee, e dove risiedette Elena
Elena,, madre dell’imperatore.
ratore
Un’aula di età severiana (databile al 180-211), forse originariamente un atrio, data la presenza di numerosi
varchi lungo il suo perimetro, e adiacente un passaggio che portava al retrostante Anfiteatro Castrense,
inglobato nelle Mura Aureliane, venne trasformata con l’aggiunta di un’abside sul lato est e una rotazione
di 90° rispetto all’orientamento precedente.
Lo spazio interno
interno,, molto vasto, venne diviso in tre navate secondo un sistema finora inedito nelle basiliche paleocristiane, ovvero con due setti trasversali ad arcate
arcate,, sorrette da colonne doppie. Dietro
all’abside,, sulla destra, era un ambiente collegato all’aula di culto mediante un passaggio lungo la curva
all’abside
dell’abside: qui si ritiene fosse conservata la reliquia della Croce,
Croce, che costituiva il legame con la Terrasanta.
Il significato del complesso potrebbe giustificarsi come memoria del Signore in Roma grazie ai resti del
Sacro Legno, e ideato sull’esempio della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme
Gerusalemme,, come allude la
sua titolatura, tramandata ancor oggi dal nome di S. Croce in Gerusalemme.
Gerusalemme.
La ricchezza delle donazioni fatte da Costantino secondo il Liber Pontificalis
calis,, con la cessione di importanti
proprietà fondiarie le cui rendite consentivano una certa autonomia amministrativa alla basilica, induce a
ritenere che essa avesse nell’Urbe un ruolo pastorale,
pastorale, e non esclusivo per le celebrazioni della corte.
Inoltre la singolarità architettonica costituita dai setti divisori ad arcate presenti nell’interno (privi di reale
funzione statica) potrebbe costituire l’indizio per un tentativo di adattamento dell’impianto basilicale alle
esigenze liturgiche della comunità cristiana mediante la scansione e differenziazione degli spazi.
spazi
a sinistra:
incisione
di E. Duperac
(1580 circa)
con la basilica
in relazione
all’anfiteatro
castrense
a destra in alto:
planimetria e
assonometria
della basilica
del IV secolo
a destra in basso:
fronte
della basilica
da un disegno
del XVI secolo
19
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
BASILICA
MARCI
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Basilica di papa Marco
...iuxta Pallacinis
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
CONSTANTINI
IN LATERANO
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
Fu la seconda basilica eretta
eretta,, dopo quella cimiteriale sull’Ardeatina, da papa
Marco I nel 336,
336, in piena area urbana, presso l’odierna piazza Venezia.
La chiesa attualmente visibile risale però al IX secolo inoltrato, e all’opera di
Gregorio IV, che per le gravi condizioni dell’edificio paleocristiano di cui era stato
titolare prima di assurgere al pontificato, ne decise una ricostruzione completa
che quasi cancellò le tracce di quella preesistente.
Gli scavi della fine degli anni Ottanta nella zona del portico dell’attuale basilica
hanno dimostrato che, a differenza di quanto si era finora creduto, l’edificio di
età costantiniana
costantiniana,, attestato su resti di edifici più antichi anche di un paio di secoli, era ad una sola navata
navata,, con l’abside a Sud che invadeva l’antica strada (il
vicus Pallacinus?)
Pallacinus?) alle sue spalle, diretta verso la via Lata,
Lata, attuale via del Corso.
Con Gregorio IV, nella prima metà del IX secolo, la basilica venne nuovamente
trasformata, pur mantenendo le stesse proporzioni della precedente, mediante un rialzamento pavimentale e un’inversione di orientamento di 180°, che comportò la posizione dell’abside a nord.
La basilica urbana
di papa Marco
I com’è oggi
(il portico è
moderno)
Purtroppo della costruzione marciana, di cui non è stata trovata la facciata
facciata,, resta ad oggi solo parte del
perimetro absidale sorretto da una parete rettilinea fra due pilastri in laterizio; e qualche lacerto delle pareti lunghe inglobate in fondazioni successive. Presentava un ricco pavimento in opus sectile a modulo
quadrato:: ovvero con formelle, appunto, quadrate (ne sono conservate 124, per un’estensione di ben
quadrato
75 mq, divisa in tre zone da partizioni trasversali) che contengono altri quadrati posti in diagonale, in lastrine di marmi diversi, anche rari, e di recupero, ma non sempre cromaticamente accostati.
Ma l’importanza dell’edificio sta nel fatto di essere la prima fondazione esclusivamente papale a scopi
cultuali sorta in età costantiniana all’interno delle mura e in pieno centro urbano
urbano,, non lontano dal Campidoglio, con funzione parrocchiale per la popolazione residente nella zona.
in alto:
planimetria della basilica paleocristiana
e di quella successiva, sovrapposte
Pavimento in opus sectile
della basilica paleocristiana
in basso:
resti dell’abside originaria rinvenuti durante gli
scavi recenti nel portico. Essi hanno permesso
di capire che l’edificio marciano era orientato
con abside a sud, opposta a quella attuale
20
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
PIETRO
S.S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
CONSTANTINI
IN LATERANO
Basilica di S. Pietro
Il Campo Vaticano: dal Circo di Nerone
alla necropoli della via Cornelia
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
Sin dalla fine del II secolo la comunità cristiana di Roma aveva attribuito
all’Apostolo Pietro un ruolo privilegiato, riconoscendolo quale protettore e
venerandone sul Colle Vaticano (dove è attestato effettivamente un sepolcreto) il tropaion
tropaion,, ovvero un monumento che ne celebrava la vittoria sulla
morte e sul paganesimo.
Esso è stato identificato con il ““Trofeo
Trofeo di Gaio”,
Gaio”, ovvero con la “tomba gloriosa” (martyrion
(martyrion)) dell’Apostolo ricordata dallo storico Eusebio di Cesarea alla
metà del IV secolo con le stesse parole del diacono Gaius vissuto a Roma tra
199 e 217.
La feroce persecuzione indetta contro i Cristiani dopo l’incendio di Roma
dell’anno 64 (data che coincide proprio con quella del martirio di Pietro)
ebbe come scenario il Circo di Nerone.
Nerone.
Tale complesso si estendeva alle pendici del Gianicolo, da est ad ovest nel
Campus Vaticanus
Vaticanus,, con i carceres (ovvero gli spazi da cui partivano i carri per
le gare) in corrispondenza dell’estremità del braccio meridionale del colonnato berniniano, all’inizio dell’odierna via della Conciliazione.
Ma il Circo –forse per la sua eccentricità rispetto al centro urbano– cadde presto in disuso, e già
all’inizio del II secolo la pista venne
occupata da tombe e monumenti
funerari di importanti dimensioni.
Soltanto dopo il 1939, per soddisfare la richiesta espressa da
papa Pio XI circa la sua sepoltura nelle Grotte Vaticane, gli scavi nella necropoli assunsero un carattere sistematico, pur tra
le difficoltà legate agli anni della guerra. L’area sinora esplorata
corrisponde ad una parte della navata destra della basilica moderna, il cui pavimento è sostenuto da una serie di ambienti
voltati (le cosiddette Grotte Vaticane) ideati da Antonio da Sangallo il Giovane nella prima metà del Cinquecento, all’epoca
della ristrutturazione della basilica.
Volta a mosaico del mausoleo M, particolare di Cristo come Sol
in alto:
il Circo di Nerone
e la basilica
costantiniana
sulla traccia della
basilica attuale
e della piazza
in basso:
affresco con
pescatore da uno
dei mausolei della
necropoli vaticana
Da segnalare, nel mausoleo M,
M, eretto dai Iulii, famiglia di liberti benestanti della casa imperiale, nel II secolo e poi riutilizzato, che al centro della volta compare a mosaico fra motivi di
pampini e foglie di vite la raffigurazione di Cristo
Cristo,, con nimbo
raggiante come Sol e ritto su un carro tirato da due candidi
cavalli impennati nell’atto di salire al cielo.
La vittoria del Verbo divino sulla divinità pagana è segno del
suo apparire come Sol justitiae per tutti i credenti.
L’iconografia, esemplata su quella della divinità apollinea e solare, è
allusiva anche ad una trasfigurazione apoteosica, che non stona affatto
con il concetto cristiano di resurrezione connesso al Figlio di Dio.
Si ha qui testimonianza di un’importante fase di assimilazione nella
formazione del linguaggio figurativo cristiano, in cui ci si avvalse di
prestiti dalla tradizione classica per rappresentare il processo salvifico
guidato da Cristo, vera Luce.
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21
DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
PIETRO
S.S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Basilica di S. Pietro
Dal Trofeo di Gaio alla Memoria di S. Pietro
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
CONSTANTINI
IN LATERANO
MAUSOLEO R
R1
AREA Q
Porta Latina
CLIVUS
Porta Ostiense
Porta Appia
MAUSOLEO S
MURO ROSSO
La costruzione della basilica voluta da Costantino determinò la fine della necropoli vaticana. Ne fu risparmiata soltanto una zona ristretta della
parte occidentale presso un’area scoperta stretta fra altri edifici, denominata Campo P, dove erano alcune modeste tombe a inumazione
della seconda metà del I secolo e dove il muro che recinge l’area verso
ovest (cosiddetto Muro Rosso,
Rosso, dal colore dell’intonaco che lo rivestiva) sormonta una sepoltura (rinvenuta vuota) databile al 160 circa.
circa.
CAMPO P
Al di sopra si erge un’edicola
un’edicola funeraria riconosciuta come “Trofeo
“Trofeo di
Gaio”,
Gaio
”, costituita da due nicchie sovrapposte,
sovrapposte, di cui quella inferiore
anteriore al 200. Tra le modifiche (o integrazioni) da essa subite nel
tempo, degna di nota è la costruzione –perpendicolare al Muro Rosso– del muro G (detto “dei
“dei graffiti”
ti” per la presenza di varie incisioni
con suppliche a S. Pietro), nello spessore del quale venne ricavato un
loculo che –secondo alcuni studiosi– dovette accogliere le reliquie
dell’apostolo,, traslate dall’originaria tomba a terra, per essere meglio
dell’apostolo
conservate e venerate.
Stando ad altre ipotesi, le reliquie sarebbero state trasferite nel corso
del III secolo ad catacumbas,
catacumbas, ovvero presso la basilica,
basilica, non a caso detta
degli Apostoli,
Apostoli, sulla via Appia (dove però non è stato finora rinvenuto
alcun luogo idoneo per la conservazione di resti così importanti).
Cofanetto in avorio
da Samagher (Pola)
ora a Venezia,
Museo
Archeologico:
lato posteriore
con raffigurazione
ispirata
alla Memoria
di S. Pietro
Attorno e sopra tale edicola Costantino eresse un monumento in muratura rivestito di marmo, detto Memoria di S. Pietro
Pietro,, delimitato da sei colonne tortili in porfido e
marmo greco ornate di rami e pampini di vite, importate appositamente dalla Grecia, quattro delle
quali allineate sulla corda dell’abside della basilica e le altre avanzate nello spazio del presbiterio, collegate fra loro da un sistema di architravi e da due costoloni ad arco che si intersecano formando
una sorta di baldacchino.
baldacchino. Come riprova esiste la decorazione della parte posteriore della capsella
(piccolo cofanetto per reliquie) in avorio, con rifiniture in argento, rinvenuta a Samagher nei pressi di
Pola, ed oggi nel Museo Archeologico di Venezia.
Il monumento dava accesso al Trofeo di Gaio mediante un passaggio sulla fronte,
fronte, con cancellata ad
archetti recante una croce d’oro fra angeli, dedicata proprio dall’imperatore e dalla madre Elena.
Una corona aurea, anch’essa dono della casa imperiale, pendeva dalla sommità della volta, a segnalare il primato di Pietro esaltato anche nei testi evangelici.
Ma tale primato era anche quello del vescovo della città di Roma
Roma,, che rivendicava per sè tale ruolo
in Occidente, in quanto Pietro –primo di quei vescovi– era all’origine della successione apostolica
su cui si fondava la Chiesa.
in alto:
pianta schematica
di un settore della
necropoli vaticana
con il Campo P e il
sepolcro antistante
al centro:
assonometria del
Trofeo di Gaio
e dell’abside
della basilica
costantiniana che
lo inglobò
sotto:
ipotesi di
ricostruzione
del Trofeo di Gaio
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DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA.
Porta
Salaria
Porta
Flaminia
PIETRO
S.S. PIETRO
Porta Nomentana
Porta S. Pietro
S. PUDENZIANA
S. LORENZO IN DAMASO
BASILICA
MARCI
Porta Tiburtina
BASILICA
HIERUSALEM
Porta Prenestina
S. ANASTASIA
Porta Aurelia
Basilica di S. Pietro
L’interno della basilica costantiniana
Porta Asinara
S. SABINA
Porta
Metronia
BASILICA
CONSTANTINI
IN LATERANO
Porta Latina
Porta Ostiense
Porta Appia
La basilica fu dunque pianificata in funzione della parte superiore
emergente sopra terra del martyrion
martyrion,, che ne costituiva il centro
ideale, e secondo l’orientamento del Muro G.
Iniziata fra il 319 e il 322, la costruzione doveva essere già a buon
punto nel 326, quando Costantino venne a Roma per concludere le
celebrazioni per il ventennale del suo regno. La dedicazione avvenne
–come di norma– la domenica del 18 novembre 327 o 333.
L’edificio era grandioso, lungo 123 m e largo 66, più grande quindi di
quello Lateranense,
Lateranense, ma sempre a 5 navate, divise da 22 colonne di
spoglio per parte, a sostenere trabeazioni rettilinee che rafforzavano
l’effetto di potenza dell’intero complesso.
Una novità è la presenza di un secondo corpo di fabbrica
fabbrica,, il transetto,, trasversale alle navate e leggermente più basso, che si estensetto
deva in due ali a lato del presbiterio: la sua funzione
funzione,, legata alla pratica della venerazione delle reliquie dell’Apostolo,
dell’Apostolo, era di facilitare
il transito dei fedeli attorno all’edicola del martyrion
martyrion.
L’arco (cosiddetto trionfale) che a chiusura delle navate dava accesso
al transetto recava una raffigurazione a mosaico di Costantino che offriva un modellino della basilica stessa a Cristo quale kosmokrator (signore dell’universo e perciò assiso sul globo del mondo mentre ascende nei cieli): un’iscrizione giustificava l’erezione
dell’edificio da parte dell’imperatore, detto Vincitore (forse sul collega d’Oriente Licinio).
Nel catino absidale doveva essere rappresentata la Traditio legis (o consegna della Legge) da
parte di Cristo a Pietro, mentre Paolo compie un gesto di acclamazione, come attestato nel
coperchio della capsella di Samagher, o nel reliquiario di Salonicco. In basso era un fregio con
il trono vuoto dell’Etimasia e una serie di 6 Apostoli per parte. Si tratta di una decorazione
che –come una sorta di specchio– rifletteva i consessi liturgici che si svolgevano all’interno
dell’edificio, assimilandoli a quelli celesti.
celesti. L’altare, forse mobile, era posto davanti alla Memoria, ma senza una relazione soddisfacente con le sacre reliquie.
in alto:
incisione
del XVI secolo
con l’interno
della basilica
costantiniana
al centro:
pianta
del complesso
basilicale
in Vaticano
in basso:
reliquiario
in argento da
Nea Herakleia,
Calcedonia ora
a Salonicco: lato
breve destro
con traditio legis
Ricostruzioni del presbiterio
della basilica:
a sinistra: il baldacchino sulla Memoria
di S. Pietro
a destra: il baldacchino visto di fronte
e decorazione dell’abside
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