Mostra realizzata e organizzata dalla Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli in occasione della XXX edizione DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA a cura di Marco Bona Castellotti Lucilla de Lachenal con la collaborazione di Valentina Amelio Michela Bonaiti Pedroni Maria Clara Bosello Margherita Croce Gianluca del Monaco Elena Dell’Orto Stefano Doati Letizia Maggioni Rebecca Perego Filippo Piazza Elisabetta Picariello Maria Pozzetti Elisabetta Realini Laura Staccoli Maria Chiara Strappaveccia Coordinamento Francesco Schiavello Progetto Grafico édita, Rimini Stampa pannelli Millennium, Rimini Progetto Franco Bagnoli Bruno e Pia Bozzini Allestimento Studenti di Architettura Leonardo di Milano Luci Gianfranco Branca Supervisione del progetto di allestimento Maurizio Bellucci Luciano Paci grazie al contributo di: Impianti tecnologici Cesare Bassi Noleggio della mostra IES International Exhibition Service [email protected] www.meetingmostre.com Un particolare ringraziamento a Lorenzo De Masi per la ricostruzione fotografica dell’Aula di Porta Marina e della lastra tombale di S. Paolo fuori le mura Giorgio Salvato per la ricostruzione del Trofeo di Gaio Archivio Fotografico del Museo Nazionale dell’Alto Medioevo e la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Ostia per le immagini Dalla basilica civile a quella cristiana In epoca romana la basilica rivestiva una funzione strettamente civile di tipo giuridico-amministrativo. giuridico-amministrativo. Infatti era qui che i magistrati esercitavano il loro ruolo dal tribunal tribunal,, un luogo riservato e più alto rispetto al normale piano pavimentale, sito di norma sul lato opposto a quello di ingresso. Roma, Foro (settore nord). Planimetria con Basilica Aemilia e Basilica Iulia La pianta della basilica era piuttosto semplice semplice:: rettangolare, con un colonnato che ne scandiva lo spazio interno, individuando un’aula centrale di maggior altezza rispetto al resto dell’ambiente. Nelle città romane di epoca repubblicana tale edificio costituiva un elemento caratterizzante e imprescindibile delle pubbliche piazze o fori. Dislocato per lo più nel senso della lunghezza su uno dei lati della piazza, ma anche talora affacciato col lato corto su di essa, ne rappresentava “una sorta di prolungamento coperto”, anche per la presenza di tabernae antistanti che garantivano una costante comunicazione con lo spazio aperto del foro, praticato dai cittadini per attività commerciali, politiche o di ritrovo. All’originaria funzione civile della basilica si unisce dall’età augustea una connotazione di tipo sacrale sacrale,, in quanto lo spazio riservato al tribunal diventa sede del culto tributato alla figura dell’imperatore ((aedes aedes Augusti)) attraverso le immagini del medesimo e di altri membri della sua famiglia sotto forma di statue ritratto. sti Per amministrare tale culto, che serviva alla gestione del consenso politico delle masse, furono istituiti appositi collegi di augustales augustales. Il simulacro dell’imperatore garantiva simbolicamente l’attività dei magistrati che continuavano ad operare all’interno dell’edificio basilicale, quali emanazioni del potere centrale e dell’ dell’auctoritas auctoritas del princeps princeps,, cui venivano tributati venerazione e onori come a un dio che vegliava sullo stato tutelandolo. in alto: pianta della villa di Piazza Armerina in Sicilia (evidenziata l’aula basilicale) a destra: ricostruzione dell’interno di una basilica-tipo (sulla base di quella di Leptis Magna) >> Nella piena età imperiale anche palazzi e ville appartenenti a personaggi di spicco dell’aristocrazia di Roma e provincie (vedi villa di Piazza Armerina) si dotarono di sale di rappresentanza simili, ma ispirate alle aule regie di epoca ellenistica, dove i dinasti (ed ora anche gli esponenti dei ceti sociali più alti) potevano fare sfoggio di un lussuoso apparato volto alla loro autoaffermazione, fino all’ all’esaltazione esaltazione con intenti ideologico-propagandistici.. distici Ciò portò a enfatizzare lo spazio antistante, con l’aggiunta di un atrio (porticato o no), ma anche e soprattutto il lato di fondo, con l’abside l’abside quale fulcro dell’asse visivo, visivo, in grado di polarizzare tutta l’attenzione per la presenza del trono (se l’ambiente basilicale era riservato all’imperatore), o della figura che vi prendeva posto su un podio rialzato, per udienze speciali o auliche cerimonie. Fra gli esempi più illustri si vedano la poderosa Basilica di Massenzio Massenzio,, poi ristrutturata da Costantino, nel Foro romano, e la Basilica di Treviri, Treviri, di poco più tarda, dove l’aula –vasta e priva di partizioni interne– viene addirittura raddoppiata in una complessa strutturazione che prelude a quanto vedremo nel contesto cristiano di Aquileia. Treviri, interno della basilica Roma, basilica di Massenzio poi di Costantino: in alto com’è oggi, in basso ricostruzione di parte dell’interno >> Doura Europos: planimetria, assonometria della casa e ricostruzione della stessa nell’isolato urbano La grandezza e l’imponenza di strutture architettoniche simili per le chiese cristiane non è agli inizi neppure immaginabile. Di fatto, le modeste necessità e le scarse risorse dei primi convertiti non avevano reso necessari ambienti specifici per il culto, che –sul modello dell’Ebraismo– non era ancora concepito in forme liturgiche, mentre la sacralità veniva avvertita più nell’assemblea dei credenti che non nel luogo dove essi si raccoglievano. Tale situazione mutò coll’allargarsi nel tempo della comunità dei fedeli, ma alle origini il Cristianesimo si sviluppò quasi inosservato tra le tante religioni salvifiche diffuse nel mondo romano, e soltanto dopo l’impulso ecumenico di Paolo raggiunse non soltanto gli Ebrei ma anche i Gentili delle maggiori città ellenizzate dell’Asia minore e della Grecia fino a Roma. Di norma ci si riuniva nelle abitazioni di alcuni confratelli, per lo più di ceto modesto, scegliendo l’ambiente più ampio e idoneo per la celebrazione di un rito che prevedeva alcune preghiere o inni e una cena in comune, che nella benedizione del pane spezzato (e talora di una coppa di vino) rievocava quella di Cristo con gli Apostoli prima della Passione. Le rare testimonianze di case adattate per simili scopi provengono dall’Oriente e sono costruzioni unifamiliari, di solito a più piani, con la sala maggiore talora posta in alto (l(l’anagaion ’anagaion o yperoon yperoon,, spesso ricordato negli Atti degli Apostoli) e aperta su una terrazza, “alla luce”, come ricorda Tertulliano. Tra gli esempi più antichi si può menzionare la casa di Doura Europos in Mesopotamia, databile alla prima metà del III secolo, organizzata su due piani (ove quello superiore sembra esser stato adibito ad usi domestici e residenza degli occupanti) attorno a una corte quasi quadrata. Degli ambienti piuttosto ampi a pianoterra, quello a sud-sud ovest era fornito di bancali su tre lati e poteva ospitare fino a 50-60 persone, oltre ai celebranti sulla pedana di fondo; mentre un locale lungo e stretto sulla destra dell’ingresso era destinato a far da battistero, come dimostrano gli affreschi e la vasca su una delle pareti. L’aspetto per così dire “neutro” sul piano architettonico di questo complesso è condiviso anche da alL’aspetto tre abitazioni in Oriente e a Roma, dove il riadattamento per usi progressivamente diversificati e crescenti della comunità cristiana (compresa la distribuzione di oboli ai più bisognosi, essendo i beni in comune) avvenne tuttavia soltanto all’interno, dato che all’esterno le domus (ovvero le case tipiche del ceto medio cittadino) non dovevano differenziarsi in alcun modo nel tessuto urbano già esistente. E questo per una modestia chiaramente giustificata sul piano ideologico, ma anche per motivi prudenziali,, soprattutto tenuto conto delle persecuzioni ricorrenti bandite dagli imperatori, quando il rifiuto dei ziali Cristiani a venerare e sacrificare alle divinità pagane o a partecipare a cerimonie per il bene dell’Augusto li fece entrare in conflitto con la società romana e annoverare tra i sovversivi più pericolosi, ritenuti addirittura in grado di minare l’assetto dello Stato, visto anche il loro numero continuamente in crescita. Affresco con banchetto comunitario >> Roma, San Martino ai Monti: a sinistra l’aula “basilicale” del titulus Equitii, a destra l’attuale chiesa Veduta di un fianco, assonometria e planimetria dell’aula “basilicale” del titulus Equitii Quando le comunità cristiane divennero abbastanza numerose, sentirono la necessità di reperire nuovi e più adatti luoghi dove radunarsi, radunarsi, non soltanto per i riti comunitari o per i momenti di dibattito su questioni teologiche, ma anche per educare i propri proseliti e amministrare le proprie risorse, volte a gestire beni e terreni, nonché a individuare e provvedere alla custodia di aree cimiteriali riservate, non più in promiscuità con i pagani. La presenza di postulanti (ovvero di coloro che chiedevano di essere ammessi alla religione cristiana), di catecumeni (persone già convertite ma non ancora battezzate) o di penitenti tra i fedeli che partecipavano alle riunioni liturgiche divenute nel frattempo più articolate, articolate, e la progressiva gerarchizzazione del clero (al vescovo, responsabile di tutta la comunità, si erano venuti affiancando i presbiteri, suoi coadiutori, e in sottordine i diaconi, con funzioni diverse) resero dunque necessaria l’individuazione l’individuazione di un edificio appositamente strutturato per sopperire alle nuove necessità. Tra la fine del II e il III secolo, la conversione al Cristianesimo di personaggi di un certo rilievo nel mondo istituzionale, commerciale ed economico pagano aveva fornito un apporto notevole sotto il profilo organizzativo e imprenditoriale alla struttura ancor gracile della Chiesa, che potè così registrare uno sviluppo notevole: un esempio celebre è fornito da Callisto, liberto divenuto poi banchiere dalle ampie fortune, che ricoprì il ruolo di diacono e poi di vescovo di Roma (ovvero di papa) dal 217 al 222. L’ecclesia domestica ((oo titulus Calisti L’ecclesia Calisti)) da lui fondata in Trastevere per raccogliervi la cospicua assemblea del quartiere (e perciò ambientato in una taberna meritoria meritoria,, dove cioè si radunavano i veterani reduci dal servizio militare), costituisce un segno del suo potere di committente e della sua capacità organizzativa. Nella stessa area sorgerà in seguito, dopo il 587, la celebre basilica d’oltre Tevere dedicata a Maria. I tituli erano in realtà abitazioni private messe a disposizione della locale comunità cristiana dal diretto proprietario,, oppure complessi realizzati per intervento di un privato cittadino, come offerta personaproprietario le ai confratelli. Ciò spiega il fatto che ci si riferiva ad essi col nome dell’originario donatore o proprietario. Ogni titulus titulus,, oltre che da luogo di culto, serviva anche come centro amministrativo e assistenziale assistenziale,, gestendo un’organizzazione che sarà poi ereditata dalle parrocchie. La sala conservata a piano terra presso il titulus Equitii sull’Esquilino (lateralmente rispetto all’attuale chiesa di S.Martino ai Monti), era nata forse originariamente con finalità commerciali nel corso del III secolo, ma costituisce il primo timido caso di adattamento di un tipo architettonico vicino a quello basilicale per il luogo di riunione della locale comunità cristiana. Strutturalmente però, la pianta basilicale sembrò quella che meglio si adattava alle esigenze liturgiche cristiane.. L’edificio doveva estendersi prevalentemente in lunghezza ed essere volto ad Oriente, con due cristiane vani aggiuntivi ((pastophoria pastophoria)) per contenere gli arredi sacri; nell’insieme il complesso doveva sembrare una specie di nave. Il modello delle basiliche palatine offrì uno schema utile da assimilare per i vescovi e le alte gerarchie della Chiesa, tanto più che l’avvento al trono di Costantino fornì l’occasione per accogliere una struttura architettonica subito rinnovata dall’imperatore per le indubbie valenze simboliche legate anche al suo modo di presentarsi al popolo ivi radunato, in una sorta di epifania che i Cristiani vollero invece riferire piuttosto a Cristo Cristo,, sotto le specie del pane e del vino presenti sull’altare ((mensa mensa), ), posto non a caso nel fuoco prospettico dell’edificio, proprio davanti allo spazio absidale. >> 5 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. La liturgia cristiana dei primi tre secoli Le origini della liturgia cristiana furono intimamente collegate al culto ebraico professato al tempo di Gesù Cristo, tempo contraddistinto dalla continuità tra tradizione e novità cristiana. Il periodo tra il 70 e il 150 d.C. per le comunità cristiane costituì la fase di transizione tra le forme primitive e le forme destinate a una diffusione sempre maggiore nell’ambiente ellenistico romano, spazio in cui l’influenza del giudaismo è ancora rilevante. Se nelle sinagoghe i cristiani si radunavano per pregare e per ascoltare la lettura dei testi sacri, nelle sale delle case private si riunivano per la preghiera comunitaria, per la predicazione evangelica e soprattutto per la celebrazione della coena dominica dominica.. Non solamente l’l’Eucarestia Eucarestia e il pasto comunitario, comunitario, ma anche il battesimo battesimo,, quando l’occasione lo richiedeva, veniva somministrato in casa. casa. Non v’è dubbio che, fin da tempi molto antichi, fosse naturale per i Cristiani di tutto il mondo conosciuto volgersi in preghiera verso il sole nascente,, ovvero verso l’est geografico. Sia nella preghiera in privato che nella preghiera liturgica i Cristiani scente si voltavano non più verso la Gerusalemme terrena, ma verso la nuova Gerusalemme celeste. celeste. Frammento di sarcofago in marmo con orante fra Pietro e Paolo (Berlino, Staatliche Museen) Le notizie sul culto originario dei defunti e dei martiri sono lacunose; probabilmente, dopo la recita dei salmi e delle preghiere, il rito culminava nella celebrazione eucaristica. eucaristica. Sicura è la devozione per le reliquie:: si sa che le autorità cercavano di impedire il recupero dei corpi anche disperdendo le ceneri. Pareliquie rallelamente all’evoluzione della liturgia e dell’architettura urbana si moltiplicarono nel III sec. i cerimoniali verso i martiri e i defunti, defunti, che produssero un indubbio sviluppo delle aree cimiteriali. Come testimoniano le molte iscrizioni reperite, l’Eucarestia l’Eucarestia che si celebrava presso i sepolcri era sempre accompagnata da canti e melodie. melodie Affresco raffigurante il defunto Procolo nel gesto dell’orante Il gesto dell’orante identifica il più antico e naturale modo di pregare: il fedele, in piedi, tiene le braccia allargate e i palmi delle mani rivolti verso l’alto. Tale gesto era già in uso presso i Giudei e i pagani; a metà del II secolo venne assunto anche dai Cristiani che lo collegarono alla posizione di Cristo sulla croce. Nel III secolo lo troviamo raffigurato nelle catacombe, in particolare legato all’iconografia dei santi, dei personaggi biblici (ad esempio Abramo e Isacco), o in connessione con l’anima dei defunti. Ancora oggi tale posizione è assunta dal sacerdote durante la messa. 6 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Il rito del battesimo, della cresima e la “missa” Eusebio di Cesarea, nella Vita di Costantino (337 ca.), testimonia che l’imperatore, ancora catecumeno, durante la notte di Pasqua fece accendere grandi torce nella città di Costantinopoli per onorare i neofiti. L’unica testimonianza figurativa di tale sacramento si trova nel battistero di San Giovanni in Fonte. Per quanto riguarda, invece, il rito battesimale nello specifico, sappiamo che la liturgia ambrosiana si strutturava su rituali propri propri,, come, a titolo d’esempio, la lavanda dei piedi nel battistero ottagonale edificato da Ambrogio verso il 390. «Così lavato e ornato di ricco ornamento il popolo avanzava verso gli altari di Cristo dicendo: “Mi avvicinerò all’altare di Dio, di Dio che allieta la mia giovinezza” […] Esso giunge e vedendo il santo altare tutto pronto esclama: “Tu, o Dio, hai preparato innanzi a me una tavola imbandita”» (S. Ambrogio, De Sacramentis). Sacramentis). Delle celebrazioni della Settimana Santa nella basilica di San Giovanni in Laterano il nucleo più antico è il rituale della vigilia di Pasqua che, già dal III secolo, prevedeva, durante la veglia del sabato, letture letture,, battesimo ed Eucaristia Eucaristia.. Dal IV secolo questa, assieme a Giovedì e Venerdì santi, formava il cosiddetto triduum pascale pascale.. Il venerdì e il sabato erano giorni di severo digiuno digiuno,, intervallati da una semplice funzione di insegnamento e da una orazione, mentre, durante la notte, notte, si svolgevano riti di esorcismo e si recitava la pubblica professione di fede. fede. Il rito del battesimo comprendeva la rinunzia a Satana, Satana, la deposizione delle vesti, vesti, l’unzione l’unzione con l’olio dei catecumeni, catecumeni, la discesa al fonte battesimale battesimale,, dove, accompagnato da un diacono, il battezzando riceveva dal vescovo, tramite la triplice infusione, il sacramento del battesimo, l’unzione col crisma e la vestizione del camice bianco. La maggioranza dei battezzandi era adulta adulta,, solo dal IV secolo si ha un aumento del numero dei bambini. Nella seconda parte del rituale il vescovo amministrava il sacramento della cresima cresima:: imponeva le mani e ungeva il neofita col crisma tracciando il segno di croce sulla sua fronte. L’ora in cui in tutto Occidente cominciava la messa generalmente era l’ora l’ora terza del mattino, mattino, che per Roma corrispondeva alle 8.15 estive e alle 9.45 invernali. Nei giorni festivi -stando alla testimonianza di Gregorio Magno- le celebrazioni potevano durare anche tre ore. Di solito il pontefice celebrava una sola messa ufficiale in ciascun giorno liturgico, ma, nei giorni di grande solennità, l’affluenza dei fedeli alle basiliche era tale che la messa veniva ripetuta più volte; non è dato di sapere però chi celebrasse queste messe supplementari. Affresco con rappresentazione del battesimo 7 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA BASILICA CONSTANTINI CONSTANTINI IN LATERANO IN LATERANO La basilica Constantini o del Salvatore in Laterano Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia Costantino e il Cristianesimo All’epoca del suo ingresso a Roma nell’ nell’ottobre ottobre del 312 Costantino era già, se non convertito, quanto meno molto ben disposto verso i Cristiani,, al cui Dio (dai mille nomi, mens divina immanente al mondo e al temni po stesso suprema potenza ordinatrice del creato che guarda e governa dall’alto) si sentiva debitore. Col suo simbolo ((chrismon chrismon), ), infatti, gli aveva concesso di vincere un forte avversario (Massenzio) e nella sua dimensione universale riusciva a placare quel bisogno inespresso di tutela e custodia della persona dell’imperatore e di tutta la sua progenie per il bene dello stato, stato, che gli altri dei pagani non riuscivano più a soddisfare. Dopo essere stato a lungo seguace di Sol Invictus, Invictus, divinità di origine orientale diffusa e venerata soprattutto fra i militari, Costantino si rendeva conto che nè quello da solo, nè la tendenza al sincretismo propria della mentalità romana in materia di religione, sarebbero bastati a difendere e confermare il ruolo di sovrano che egli si era duramente conquistato. Una indubbia ricerca d’assoluto, d’assoluto, razionalmente mitigata dalla consapevolezza che erano mutati i tempi e che servivano basi più salde e profonde per il potere imperiale, unita alla volontà di non rompere del tutto con la tradizione precedente, precedente, lo resero convinto che quella cristiana fosse una sorta di superamento ed approfondimento più consapevole della religione praticata fino ad allora. E che bastasse poco per attirare anche questa nell’orbita dell’impero, dell’impero, onde servirsene secondo i propri scopi o a fini di propaganda ufficiale. Così nel 313 emanò il celebre Editto di Milano Milano,, con il quale legittimò la religione cristiana ad essere liberamente praticata dovunque. Testa-ritratto di Costantino ora al Museo di Belgrado Solido aureo con busti di Sol e dell’imperatore Costantino appaiati La liturgia cristiana dopo il 313 Tale editto contribuì allo sviluppo e alla diffusione dell’edificio di culto cristiano e al tempo stesso all’arall’arricchimento della liturgia: liturgia: le funzioni si fecero regali e solenni, il punto focale dell’edificio divenne l’altare l’altare nel centro della navata. navata. Il clero crebbe di numero e i ministri della Chiesa ottennero titoli equivalenti a quelli dei dignitari statali; statali; inoltre ricevettero libertà di azione giuridica e caritativa caritativa.. L’osservanza del riposo domenicale in tutto l’Impero venne concessa soltanto nel 321. La musica sacra fu influenzata da quella delle cerimonie ufficiali; se prima, nella domus domus,, la musica veniva praticata da qualcuno che sapeva cantare, dopo il 313 si fece abituale l’l’uso uso di un coro appositamente educato educato,, e i chierici venivano istruiti, fin dall’adolescenza, all’alta tecnica dei cantori. Alla fine del IV secolo in Occidente si sostituì l’l’uso uso della lingua greca con quella latina e si cominciò a rendere possibile la variazione dei testi della liturgia festiva. Nel corso del secolo inoltre si consolidarono le pratiche liturgiche di ordine funerario per martiri e santi. Vetro dorato con raffigurazione di S. Agnese come orante >> 8 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA BASILICA CONSTANTINI CONSTANTINI IN LATERANO IN LATERANO La basilica Constantini o del Salvatore in Laterano Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia La nuova fondazione imperiale nel Campo Laterano: aula di Cristo sovrano e Salvatore, basilica del vescovo di Roma Nel panorama di Roma, dominato dalle famiglie dell’aristocrazia locale di tradizione ancora pagana, risultava difficile,, oltre che politicamente sconsigliabile, costruire edifici di le culto per i Cristiani soprattutto nel centro urbano urbano,, già così pieno di templi e complessi pubblici posti sotto la tutela del Senato. Ma il nuovo imperatore, per dare un segno visibile del proprio appoggio agli esponenti della nuova religione e bypassare il potere del ceto aristocratico, decise di erigere una grande aula di tipo basilicale in un’area a Sud della città e di sua specifica pertinenza. pertinenza La zona prescelta era connotata dalle caserme degli equites singulares (la guardia personale a cavallo del sovrano), ma poichè costoro erano stati fedeli a Massenzio, la squadra venne subito sciolta e gli apprestamenti nel Campus Lateranensis rasi al suolo, suolo, onde far posto alla prima monumentale costruzione sacra destinata al vescovo di Roma Milziade, ed alla sua residenza ufficiale. Costantino, pur disposto a tutelare l’ortodossia e a riconoscere il primato del vescovo romano, intendeva però riservargli un ruolo soltanto onorifico. Infatti mirava in sostanza a integrare la Chiesa nell’impero nell’impero,, pur cooperando con il clero e mantenendo un forte senso di rispetto e/o devozione nei confronti del Dio dei Cristiani. Cristiani in alto: planimetria del Laterano con la basilica eretta nella zona delle caserme della guardia a cavallo dell’imperatore in basso: assonometria e pianta della basilica e del palazzo del vescovo di Roma La scelta del tipo architettonico per il primo edificio sacro a Lui dedicato venne effettuata anche su consiglio degli esponenti più in vista delle comunità ecclesiali cittadine, cittadine, che avevano da tempo necessità di espandere le aule ristrette dei tituli tituli,, divenute ormai insufficienti per accogliere i fedeli e svolgere le varie funzioni assistenziali e i riti liturgici sempre più articolati. Tale struttura struttura,, molto vicina al modello civile romano ed alle sale di rappresentanza imperiali, risulta per certi versi ancora sperimentale sperimentale,, dominata com’è da un orientamento est-ovest nel senso della lunghezza lunghezza,, tutta focalizzata in direzione dell’abside e del presbiterio (dove si svolgevano i riti ed era posto l’altare), ma segna un notevole passo avanti nella concezione dello spazio liturgico liturgico,, quale santuario di Cristo che aveva dato a Costantino la vittoria. L’edificio venne a configurarsi come una monumentale aula del trono e delle udienze di Cristo basileus e Salvatore (cui la basilica fu intitolata; la dedica a S. Giovanni non è attestata prima della metà del VII secolo), ma anche del suo rappresentante in terra, il vescovo, qualificandosi come fondazione imperiale in grado di gareggiare con gli edifici più splendidi di Roma per dimensioni, decorazioni ed arredi. Fronte della basilica dopo la ristrutturazione settecentesca >> 9 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA BASILICA CONSTANTINI CONSTANTINI IN LATERANO IN LATERANO La basilica Constantini o del Salvatore in Laterano Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia La basilica era a cinque navate; navate; la centrale maggiore era più alta delle altre, per la presenza di finestre che favorivano l’illuminazione dell’interno. L’aula era conclusa da un’ampia abside dove il seggio ((cathedra cathedra)) del vescovo era in posizione centrale e su un livello più alto alto,, come il tribunal negli edifici secolari. Esso aveva davanti l’altare, cui conduceva un lungo corridoio ((solea solea)) che dall’entrata mediana attraversava longitudinalmente tutta la basilica basilica,, separato dal resto dell’aula mediante transenne marmoree che ne marcavano la funzione processionale riservata alle alte sfere della società e del clero, in un tentativo di commistione fra sacro e profano, fra corteo ufficiale e percorso liturgico ancora non ben distinti e definiti. La copertura delle navate era a capriate lignee (e non a volta), per una scelta di praticità e contenimento dei costi, che consentiva di incrementare la parte decorativa. Sull’abside era una semicalotta. Ricostruzione assonometrica della basilica con fastigium e solea. Un fastigium fastigium,, una sorta di grande quinta che inquadrava il presbiterio separandolo dall’aula, dall’aula, era formato da quattro colonne bronzee dorate e scanalate di epoca adrianea, alte 8 m, che sostenevano una trabeazione sulla quale dal lato volto verso l’ingresso erano statue in argento di Cristo in trono con gli Apostoli, mentre dalla parte verso l’abside, oltre a quella di Cristo, erano quattro angeli con croci. Queste statue vennero depredate dai Goti durante l’invasione dell’Urbe nel 410. Altri preziosi arredi della basilica erano i lampadari in oro e i candelabri in argento documentati nella navata centrale e nel presbiterio, oltre a sette mensae argentee, una delle quali serviva da altare. La basilica basilica,, dedicata nel 318 o 323, 323, è l’unica, l’unica, tra quelle fondate nel IV secolo, a non avere mai avuto reliquie da custodire e venerare al suo interno interno:: quasi che l’urgenza di erigere nell’Urbe una degna struttura per potervi celebrare i riti della nuova religione, esaltando nel contempo l’imperatore che aveva contribuito alla sua liberalizzazione nell’ambito della società romana, avesse paradossalmente fatto dimenticare (o mettere in secondo piano) quello che sarà l’elemento fondante delle nuove costruzioni sacre: l’esistenza di resti collegati a figure-simbolo del Cristianesimo e a veri testimoni della fede. Ciò dimostra una volta di più come la basilica Costantiniana sia un edificio con funzione sacra sacra,, ma voluto e concepito prevalentemente dall’imperatore dall’imperatore,, che intendeva così esaltare il suo ruolo di promotore della nuova religione in ambito cittadino, sia pure in un luogo defilato rispetto al centro e senza disturbare l’agguerrita compagine pagana ben radicata nell’Urbe: scelta politicamente attenta alle implicazioni ideologiche di un atto per quell’epoca già fuori dagli schemi. in alto: ricostruzione del fastigium davanti al presbiterio. Doveva inquadrare l’altare principale rivestito in argento a sinistra: affresco nella navata sinistra di S. Martino ai Monti raffigurante l’interno della basilica lateranense come si presentava nel 1650 circa. Il ciborio gotico sostituiva il fastigium antico 10 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. I papi dell’età costantiniana Papa Milziade (310-11 – 314) 11 gennaio: a Roma il natale di san Melchiade (Milziade), Papa e Martire, il quale, nella persecuzione di Massimiano, ebbe molto a soffrire, e, restituita la pace alla Chiesa, si riposò nel Signore. La sua festa si celebra il 10 dicembre, secondo il Martirologio Romano. Di lui Agostino d’Ippona disse: «Vero figlio della pace e vero padre per i cristiani». S. Silvestro I papa Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Succeduto a Milziade nel 314, a lui Costantino donò come residenza il palazzo del Laterano, affiancato dalla basilica del Salvatore, e costruì la prima basilica di San Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) fu però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche, mentre l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre, diffuse ormai tutt’intorno al Mediterraneo, non era ancora affermata. Sebbene nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non abbia avuto alcun modo di intervenire e sebbene a volte la sua figura sembri messa in ombra da quella di Costantino, egli deve aver colpito i suoi contemporanei, tant’è che, appena morto, fu subito onorato pubblicamente come “Confessore della fede”. Anzi, fu tra i primi a ricevere questo titolo, attribuito dal IV secolo in poi a chi, pur senza martirio, avesse trascorso una vita offerta in sacrificio a Cristo. (Cfr. Bibliotheca Sanctorum, Sanctorum, Vol. XI, Pontificia Università Lateranense, Roma 1961, coll. 1077-1082). in alto: lucerna bronzea con navicella della Chiesa guidata da Pietro e Paolo (Firenze, Museo Archeologico) in basso a sinistra: lucerna bronzea con Pietro nel miracolo della fonte (Firenze, Museo Archeologico) in basso a destra: affresco dalla chiesa dei SS. Quattro Coronati con S. Silvestro e Costantino 11 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. L’organizzazione liturgica a Gerusalemme La sacerdotessa Egeria è l’autrice del celebre Itinerarium Itinerarium,, il “diario di viaggio” del pellegrinaggio a Gerusalemme da lei condotto tra il 381 e il 384, per noi oggi un prezioso e scrupoloso resoconto di come era organizzata la liturgia nella città santa. Egeria riferisce della basilica del Santo Sepolcro Sepolcro,, costruita da Costantino e aperta al culto nel 335, 335, come di un complesso di edifici costruito da tre parti essenziali. essenziali. L’Anastasis (la parte a ovest) era una struttura di forma rotonda sorL’Anastasis montata da una cupola che copre il S. Sepolcro di Cristo Cristo:: una grotta isolata dalla roccia, privata del suo vestibolo e circondata da cancelli. Il Calvario era un monticello roccioso con una croce commemorativa; un atrio interno, che la separava dall’Anastasis dall’Anastasis,, era forse circondato da un portico su tre lati. Il Martyrium Martyrium,, anche detta chiesa maggiore, maggiore, che sorgeva sulla parte est del Golgota, era una basilica sontuosa, sontuosa, costruita sul modello della chiesa della Natività di Betlemme. La liturgia ordinaria si svolgeva tutta presso l’l’Anastasis Anastasis:: in seguito al primo albeggiare sopraggiungeva il vescovo con gli altri chierici ed entrava nella “grotta sacra” posta al centro della rotonda dell’edificio. Lo stesso rituale si svolgeva all’ora sesta e all’ora nona, ossia alle 12 e alle 15 del pomeriggio, mentre due ore prima del tramonto, alle 16, si celebrava lo spettacolare ufficio del lucernari: lucernari: dall’interno della grotta, dall’unica lampada accesa perennemente, si appiccavano torce di cera e lampade di vetro in una quantità tale che la luce emanata dall’Anastasis si vedeva da tutta la città. La liturgia festiva programmava invece molti spostamenti che si intensificavano durante la Settimana Santa sull’itinerario del tragitto percorso da Gesù Cristo durante gli ultimi giorni di vita. I fedeli si recavano nelle basiliche dei luoghi descritti nel Vangelo, nello stesso giorno e nella stessa ora in cui si era trovato Cristo; in ogni luogo poi si leggevano testi, si cantavano inni e si recitavano specifiche preghiere. Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme: in alto: ricostruzione dell’interno al centro: planimetria in basso: l’interno della rotonda dell’Anastasis (incisione di J. Callot, 1609) 12 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. S. Simpliciano Porta Comacina Porta Orientalis Porta Vercellina Recinto di San Vittore al Corpo e mausoleo imperiale Terme Erculee Edificio di rappresentanza connesso al Palazzo Imperiale Circo Fondazioni di un grande edificio nelll’area Imperiale BASILICA MARTYRUM (S. AMBROGIO) Porta Ticinensis Porta Romana Milano: le basiliche più antiche BASILICA DI S. LORENZO La lettera che Sant’Ambrogio (340-397) scrive nel 386 alla sorella Marcellina costituisce la più antica testimonianza circa gli edifici di culto milanesi presistenti a quell’epoca. Nel testo egli parla di quattro basiliche: della Basilica Baptisterii (S. Lorenzo); di una Domus Episcopalis, Episcopalis, di una Basilica Vetus (o Minor Minor)) e della più grande e sontuosa Basilica Nova (o Maior Maior), ), una chiesa a pianta longitudinale con cinque navate, costruita tra il 343-345 per volere dell’imperatore Costante I. Questa chiesa, che ospitò il Concilio di Milano sull’arianesimo del 355, nell’VIII secolo fu dedicata a Santa Tecla. Tecla. Durante il suo episcopato, Ambrogio volle dotare la città di quattro nuove basiliche dedicate alle varie categorie dei santi, poste ai lati della città quasi a formare un quadrilatero protettivo. La prima prima,, pensata per i santi Profeti, fu eretta fuori dalla porta orientati, le (abbattuta nel XVI sec. per lasciar spazio ai bastioni di Porta Venezia). La chiesa, strutturata in una navata unica monoabsidata con due esedre sporgenti lungo le pareti laterali, fu poi dedicata al vescovo milanese San Dionigi, Dionigi, morto esule in Cappadocia nel 362. Le colonne della Basilica di San Lorenzo Una seconda basilica dedicata ai santi Apostoli (poi rinominata S. Nazaro in Brolo Brolo), ), fu innalzata all’interno di un’area cimiteriale pagano-cristiana lungo la via per Roma. La chiesa, che fu realizzata per conservare le reliquie di Giovanni, Andrea e Tommaso (altri suppongono fossero quelle indirette di Pietro e Paolo), aveva una pianta a croce greca con bracci movimentati da absidiole sui lati, come nella chiesa dei Santi Apostoli di Costantinopoli. La terza basilica basilica,, con pianta a croce greca, greca, fu dedicata ai santi Vergini (e in seguito a S. Simpliciano Simpliciano,, il successore di Ambrogio), dell’epoca antica conserva oggi solo l’aspetto esterno delle pareti, dove si aprono arcate cieche decorative, caratteristica ripresa dalla Basilica di Costantino a Treviri. La quarta ed ultima basilica, sempre successiva al 386, era quella dedicata ai santi Martiri Martiri,, che in seguito fu rinominata S. Ambrogio in quanto destinata ad ospitare le spoglie dello stesso vescovo. Planimetria della Basilica Apostolorum >> 13 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. S. Simpliciano Porta Comacina Porta Orientalis Porta Vercellina Recinto di San Vittore al Corpo e mausoleo imperiale Terme Erculee Edificio di rappresentanza connesso al Palazzo Imperiale Circo Fondazioni di un grande edificio nelll’area Imperiale BASILICA MARTYRUM (S. AMBROGIO) Porta Ticinensis Porta Romana Milano: la basilica di San Lorenzo BASILICA DI S. LORENZO SAN LORENZO “Milano gloriosamente splende ornata di chiese sacre; fra queste magnifico per i suoi rivestimenti varigati e la cupola d’oro è il S. Lorenzo che si erge fra le torri…”. Oltre a questa breve descrizione, tratta dal Versum de Mediolano civitate (importante documento anonimo datato 738, descrivente le bellezze della Milano romana), sono molti gli elementi colti che ci permettono di immaginare il grande sfarzo dell’impianto di S. Lorenzo Lorenzo,, la cui ricca decorazione parietale in mosaico e stucco non doveva essere dissimile da quelle del battistero di S. Giovanni e di S. Vitale a Ravenna o della cattedrale di Parenzo. San Lorenzo, a pianta centrale centrale,, fu eretta fuori dalla cerchia urbana nel periodo compreso fra il 355 e il 372. 372. Le parti meglio conservate sono rintracciabili negli alati dei sacelli laterali che, sviluppandosi perifericamente rispetto alle esedre del corpo centrale, conferiscono al complesso un particolare dinamismo. Veduta della basilica dal colonnato sulla via Ticinensis Il sacello princeps princeps,, intitolato a Sant’Aquilino (dal nome del vescovo germanico che intorno al 1015 fu martirizzato presso Porta Ticinese e quindi tumulato anch’esso nel presente sacello), è risalente al IV secolo in quanto anch’esso ritenuto di committenza imperiale imperiale,, più precisamente riconducibile alla regina Galla Placidia, destinataria dell’imponente sarcofago che campeggia all’interno. Anche le pareti di questa cappella dovevano essere rivestite di marmi colorati, ma se di essi non rimane traccia ritroviamo invece ancora intatta la decorazione pittorica nei sottarchi delle nicchie del piano superiore e i preziosi mosaici figurati di due catini absidali nelle nicchie est e ovest. ovest. La scena della nicchia est rappresenta Cristo Sol Invictus (Cristo coronato dal sole che risveglia i pastori), nell’altra è raffigurata la Traditio legis (Cristo filosofo seduto su di una roccia in mezzo agli Apostoli), tema che nella seconda metà del 300 stava iniziando a comparire anche nelle catacombe romane. romane in alto: planimetria della basilica in basso: ricostruzione della cappella di S.Aquilino Mosaico con Traditio legis nel catino absidale della nicchia ovest nel sacello di S. Aquilino >> 14 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. S. Simpliciano Porta Comacina Porta Orientalis Porta Vercellina Recinto di San Vittore al Corpo e mausoleo imperiale Terme Erculee Edificio di rappresentanza connesso al Palazzo Imperiale Circo Fondazioni di un grande edificio nelll’area Imperiale BASILICA MARTYRUM BASILICA MARTYRUM (S. (S. AMBROGIO) AMBROGIO) Porta Ticinensis Porta Romana Milano: la basilica di Sant’Ambrogio BASILICA DI S. LORENZO Dell’antica basilica Martyrum llaa struttura attuale conserva oggi solo la pianta dell’edificio che il vescovo Ambrogio fece costruire tra il 379 e il 386 nel cimitero dei Martiri fuori Porta Vercellina a Milano. Del corredo paleocristiano si rintracciano due testimonianze: un sarcofago e un mosaico. Il sarcofago detto di Stilicone (dal nome del suo committente, il console comandante delle milizie dell’imperatore Teodosio) attribuibile agli anni 385-390 385-390,, è costituito da rilievi che percorrono le pareti della cassa a partire dal fianco destro, dove è situato un solo pilastro. Nella prima scena, con il Sacrificio di Isacco, è raffigurato il committente, un personaggio togato giovane e imberbe; sul lato posteriore gli Apostoli ascoltano la parola di Cristo insieme alla coppia dei defunti, che accoglie l’annuncio del Vangelo inginocchiata ai lati dell’agnello. I due personaggi si ritrovano nello stesso atteggiamento anche sul lato opposto, sotto il Cristo che si erge solenne nell’atto di consegnare a Pietro le chiavi della Chiesa. Lo stile del sarcofago ambrosiano, colto e classico, denuncia uno stretto contatto con la cultura costantinopolitana e trova affinità nei moduli con i rilievi alla base dell’obelisco di Teodosio. S. Ambrogio, particolare del mosaico parietale in S. Vittore in Ciel d’Oro Il complesso di San Vittore in Ciel d’Oro -che sorge all’altezza dell’abside minore destra-- comprende la sagrestia delle messe, la cappella di S. Ambrogio Morente e il Sacello di stra San Vittore; si tratta di un ambiente trapezoidale absidato nel quale, accanto alle reliquie del martire Vittore, nel 375 Ambrogio fece seppellire il fratello Satiro. La cappella è interamente decorata a mosaico mosaico.. Il busto di S.Vittore troneggia al centro della calotta dorata mentre sulle pareti campeggiano le figure intere di Gervaso e Protaso e di Naborre e Felice intervallati dai vescovi Ambrogio e Materno. Da tempo è riconosciuto l’alto valore documentario di questo volto di Sant’Ambrogio Sant’Ambrogio,, oggi considerato il più antico ritratto conosciuto del vescovo milanese. Lato destro e fronte del sarcofago detto di Stilicone conservato a S. Ambrogio 15 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. AQUILEIA MILANO Basilica di Aquileia Ad Aquileia, città fondata dai Romani e importante nodo nella rete viaria imperiale, l’Editto di Costantino (313) sortì l’effetto di trasformare la città da centro pagano a capitale del mondo cristiano grazie al vescovo Teodoro (308-319), che fondò il primo complesso monumentale. Era costituito da due aule rivestite di mosaici (dove si legge la dedica Theodore felix felix)) e da vari ambienti fra i quali il battistero battistero.. Mentre la prima aula è stata soppiantata dall’attuale campanile, la seconda è entrata a far parte nell’edificio oggi visibile. La città di Aquileia era stata messa a ferro e fuoco nel 452 da quella che è stata considerata una delle stragi più efferate della storia: l’assedio compiuto dagli Unni di Attila. Da questo momento, per la fracta (distrutta) Aquileia e le sue basiliche si apre una nuova fase, contraddistinta da una corale volontà di ricostruzione ricostruzione,, incentivata dallo stretto legame con Alessandria d’Egitto e dalla memoria dell’apostolo Marco. Marco. La sua figura e il suo messaggio verranno sempre associati al nome di Aquileia, provocando un certo distacco dalle mire accentratrici di Roma, sino al Concilio costantinopolitano II (553), che sancì il costituirsi di un Patriarcato indipendente. I fatti seguenti, l’invasione longobarda e franca (774) e l’inarrestabile ascesa di Venezia, segneranno il declino di Aquileia. a sinistra: pianta della basilica di Aquileia in basso: rilievo del sacrario della basilica a sinistra: veduta esterna della basilica >> 16 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. AQUILEIA MILANO Mosaici di Aquileia Il vastissimo complesso mosaicale, mosaicale, compreso tra il IV e il V secolo, occupa tre navate da tre campate ciascuna e la zona del presbiterio, presbiterio, dove è raffigurato un grande mare ricco di pesci e la storia del profeta Giona. Questo mondo è abitato da animali come l’aragosta e la capra, il calamaro e il polipo. Altre figurazioni come l’ariete-Cristo, la lotta tra il gallo e la tartaruga, e la fenice rivestono diversi significati simbolici. in alto: una coppia di calamari, frequenti tra i pesci rappresentati nei mosaici della basilica al centro: un ariete, immagine di Cristo; il gallo, annunciatore della luce, è visto come il simbolo augurale di vittoria cristiana; nella tartaruga, invece, si riconoscono i caratteri opposti, l’incertezza e la lentezza, per cui la tartaruga è destinata a soccombere davanti alla forza del gallo. in basso: Giona sotto la pergola e eroti che pescano Mosaico con fenice (metà IV secolo d.C.): Aquileia, Museo Paleocristiano La fenice è raffigurata tra le linee rosse che rappresentano le fiamme e con un nimbo a sette raggi sul capo. Per la proprietà di risorgere dalle sue stesse ceneri dopo la morte tra le fiamme, la fenice è simbolo della Risurrezione. 17 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina Basilica di S. Anastasia ANASTASIA S. S.ANASTASIA Porta Aurelia Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA CONSTANTINI IN LATERANO Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia Sorgeva sulla pendice occidentale del colle Palatino, in posizione elevata che ne rafforzava il valore di prima chiesa cristiana eretta proprio al centro della città città,, sulla terrazza di un avancorpo ((maenianum maenianum)) del palazzo imperiale che era stato di Augusto, e da cui il sovrano e la corte avevano l’abitudine di presentarsi al popolo e presenziare dall’alto del loro splendido isolamento le corse di carri che si tenevano nel Circo Massimo, posto nella valle sottostante. Negli Atti del Concilio del 499 essa è ricordata come titulus Anastasiae Anastasiae,, ed il nome deriverebbe più che dalla omonima martire, da quello di una sorellastra di Costantino Costantino,, sposa di Bassiano, il Cesare cui l’imperatore aveva affidato l’Italia, ma che poi si alleò con Licinio e venne perciò messo a morte nel 314. È probabile che la coppia avesse risieduto in un palazzo sul Palatino, donde l’erezione della basilica nell’area di proprietà imperiale, dopo la sconfitta di Licinio e l’ultimo soggiorno a Roma di Costantino, fra 324 e 326 326. L’analisi delle murature nell’abside e in parte del transetto induce a riferire la creazione dell’edificio nella prima metà del IV secolo. La pianta originaria, ad unica navata, aveva transetto continuo, derivato da quello di S. Pietro, ma già in una forma più evoluta che ritornerà poi nella basilica di S. Paolo. Le navatelle laterali sono di età successiva al primo impianto basilicale (forse da mettere in connessione con il trasporto e la sistemazione delle spoglie della martire nel VI secolo: in precedenza del resto la basilica era, era, come quella Lateranense, priva di sacre reliquie). reliquie). La fortuna dell’edificio risiede anche nel fatto che vi si celebrava il Natale cristiano, cristiano, fissato dal secondo venticinquennio del IV secolo lo stesso giorno della nascita del Sol Invictus, Invictus, in una singolare coincidenza che vede ancora una volta protagonista Costantino, già devoto alla divinità pagana e poi convertitosi a Cristo, sole di giustizia e primo Risorto. La presenza, presenza, nei sotterranei del palazzo imperiale sovrastati dalla basilica, della grotta del Lupercale (l’antico luogo delle origini di Roma, sacro a Fauno, dove secondo il mito un pastore avrebbe rinvenuto i gemelli di Rea Silvia allattati dalla lupa) e il ricordo ancora vivo dei molti culti pagani presenti nella zona comportarono una sua intenzionale cristianizzazione. cristianizzazione Incisione di E. Duperac (1580 circa) con le rovine del Palatino verso il Circo Massimo. All’estremità sinistra (nel tondello rosso) è la basilica di S. Anastasia in alto: disegno del XVI secolo con la fronte della basilica rivolta verso il Velabro in basso: - fianco della basilica impostato sui resti di antiche abitazioni e botteghe di età romana - la basilica a sinistra in relazione al maenianum del palazzo imperiale (al centro) e alle strutture del sottostante Circo Massimo (a destra) - planimetria con la basilica in relazione al Circo Massimo e ai resti della Casa di Augusto sul Palatino 18 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA BASILICA HIERUSALEM HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA CONSTANTINI IN LATERANO Basilica Hierusalem oggi S. Croce in Gerusalemme Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia É una delle rare, insieme a quella Lateranense e a S. Anastasia, ad esser stata costruita all’epoca di Costantino all’interno della città, città, sia pure in posizione defilata e a ridosso delle mura orientali, dentro il Palazzo del Sessorium Sessorium,, una delle proprietà imperiali dove –stando al nome (derivato dal latino sedeo sedeo)– )– al luogo di soggiorno si univa quello per riunioni o assemblee, e dove risiedette Elena Elena,, madre dell’imperatore. ratore Un’aula di età severiana (databile al 180-211), forse originariamente un atrio, data la presenza di numerosi varchi lungo il suo perimetro, e adiacente un passaggio che portava al retrostante Anfiteatro Castrense, inglobato nelle Mura Aureliane, venne trasformata con l’aggiunta di un’abside sul lato est e una rotazione di 90° rispetto all’orientamento precedente. Lo spazio interno interno,, molto vasto, venne diviso in tre navate secondo un sistema finora inedito nelle basiliche paleocristiane, ovvero con due setti trasversali ad arcate arcate,, sorrette da colonne doppie. Dietro all’abside,, sulla destra, era un ambiente collegato all’aula di culto mediante un passaggio lungo la curva all’abside dell’abside: qui si ritiene fosse conservata la reliquia della Croce, Croce, che costituiva il legame con la Terrasanta. Il significato del complesso potrebbe giustificarsi come memoria del Signore in Roma grazie ai resti del Sacro Legno, e ideato sull’esempio della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme Gerusalemme,, come allude la sua titolatura, tramandata ancor oggi dal nome di S. Croce in Gerusalemme. Gerusalemme. La ricchezza delle donazioni fatte da Costantino secondo il Liber Pontificalis calis,, con la cessione di importanti proprietà fondiarie le cui rendite consentivano una certa autonomia amministrativa alla basilica, induce a ritenere che essa avesse nell’Urbe un ruolo pastorale, pastorale, e non esclusivo per le celebrazioni della corte. Inoltre la singolarità architettonica costituita dai setti divisori ad arcate presenti nell’interno (privi di reale funzione statica) potrebbe costituire l’indizio per un tentativo di adattamento dell’impianto basilicale alle esigenze liturgiche della comunità cristiana mediante la scansione e differenziazione degli spazi. spazi a sinistra: incisione di E. Duperac (1580 circa) con la basilica in relazione all’anfiteatro castrense a destra in alto: planimetria e assonometria della basilica del IV secolo a destra in basso: fronte della basilica da un disegno del XVI secolo 19 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA BASILICA MARCI MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Basilica di papa Marco ...iuxta Pallacinis Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA CONSTANTINI IN LATERANO Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia Fu la seconda basilica eretta eretta,, dopo quella cimiteriale sull’Ardeatina, da papa Marco I nel 336, 336, in piena area urbana, presso l’odierna piazza Venezia. La chiesa attualmente visibile risale però al IX secolo inoltrato, e all’opera di Gregorio IV, che per le gravi condizioni dell’edificio paleocristiano di cui era stato titolare prima di assurgere al pontificato, ne decise una ricostruzione completa che quasi cancellò le tracce di quella preesistente. Gli scavi della fine degli anni Ottanta nella zona del portico dell’attuale basilica hanno dimostrato che, a differenza di quanto si era finora creduto, l’edificio di età costantiniana costantiniana,, attestato su resti di edifici più antichi anche di un paio di secoli, era ad una sola navata navata,, con l’abside a Sud che invadeva l’antica strada (il vicus Pallacinus?) Pallacinus?) alle sue spalle, diretta verso la via Lata, Lata, attuale via del Corso. Con Gregorio IV, nella prima metà del IX secolo, la basilica venne nuovamente trasformata, pur mantenendo le stesse proporzioni della precedente, mediante un rialzamento pavimentale e un’inversione di orientamento di 180°, che comportò la posizione dell’abside a nord. La basilica urbana di papa Marco I com’è oggi (il portico è moderno) Purtroppo della costruzione marciana, di cui non è stata trovata la facciata facciata,, resta ad oggi solo parte del perimetro absidale sorretto da una parete rettilinea fra due pilastri in laterizio; e qualche lacerto delle pareti lunghe inglobate in fondazioni successive. Presentava un ricco pavimento in opus sectile a modulo quadrato:: ovvero con formelle, appunto, quadrate (ne sono conservate 124, per un’estensione di ben quadrato 75 mq, divisa in tre zone da partizioni trasversali) che contengono altri quadrati posti in diagonale, in lastrine di marmi diversi, anche rari, e di recupero, ma non sempre cromaticamente accostati. Ma l’importanza dell’edificio sta nel fatto di essere la prima fondazione esclusivamente papale a scopi cultuali sorta in età costantiniana all’interno delle mura e in pieno centro urbano urbano,, non lontano dal Campidoglio, con funzione parrocchiale per la popolazione residente nella zona. in alto: planimetria della basilica paleocristiana e di quella successiva, sovrapposte Pavimento in opus sectile della basilica paleocristiana in basso: resti dell’abside originaria rinvenuti durante gli scavi recenti nel portico. Essi hanno permesso di capire che l’edificio marciano era orientato con abside a sud, opposta a quella attuale 20 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia PIETRO S.S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA CONSTANTINI IN LATERANO Basilica di S. Pietro Il Campo Vaticano: dal Circo di Nerone alla necropoli della via Cornelia Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia Sin dalla fine del II secolo la comunità cristiana di Roma aveva attribuito all’Apostolo Pietro un ruolo privilegiato, riconoscendolo quale protettore e venerandone sul Colle Vaticano (dove è attestato effettivamente un sepolcreto) il tropaion tropaion,, ovvero un monumento che ne celebrava la vittoria sulla morte e sul paganesimo. Esso è stato identificato con il ““Trofeo Trofeo di Gaio”, Gaio”, ovvero con la “tomba gloriosa” (martyrion (martyrion)) dell’Apostolo ricordata dallo storico Eusebio di Cesarea alla metà del IV secolo con le stesse parole del diacono Gaius vissuto a Roma tra 199 e 217. La feroce persecuzione indetta contro i Cristiani dopo l’incendio di Roma dell’anno 64 (data che coincide proprio con quella del martirio di Pietro) ebbe come scenario il Circo di Nerone. Nerone. Tale complesso si estendeva alle pendici del Gianicolo, da est ad ovest nel Campus Vaticanus Vaticanus,, con i carceres (ovvero gli spazi da cui partivano i carri per le gare) in corrispondenza dell’estremità del braccio meridionale del colonnato berniniano, all’inizio dell’odierna via della Conciliazione. Ma il Circo –forse per la sua eccentricità rispetto al centro urbano– cadde presto in disuso, e già all’inizio del II secolo la pista venne occupata da tombe e monumenti funerari di importanti dimensioni. Soltanto dopo il 1939, per soddisfare la richiesta espressa da papa Pio XI circa la sua sepoltura nelle Grotte Vaticane, gli scavi nella necropoli assunsero un carattere sistematico, pur tra le difficoltà legate agli anni della guerra. L’area sinora esplorata corrisponde ad una parte della navata destra della basilica moderna, il cui pavimento è sostenuto da una serie di ambienti voltati (le cosiddette Grotte Vaticane) ideati da Antonio da Sangallo il Giovane nella prima metà del Cinquecento, all’epoca della ristrutturazione della basilica. Volta a mosaico del mausoleo M, particolare di Cristo come Sol in alto: il Circo di Nerone e la basilica costantiniana sulla traccia della basilica attuale e della piazza in basso: affresco con pescatore da uno dei mausolei della necropoli vaticana Da segnalare, nel mausoleo M, M, eretto dai Iulii, famiglia di liberti benestanti della casa imperiale, nel II secolo e poi riutilizzato, che al centro della volta compare a mosaico fra motivi di pampini e foglie di vite la raffigurazione di Cristo Cristo,, con nimbo raggiante come Sol e ritto su un carro tirato da due candidi cavalli impennati nell’atto di salire al cielo. La vittoria del Verbo divino sulla divinità pagana è segno del suo apparire come Sol justitiae per tutti i credenti. L’iconografia, esemplata su quella della divinità apollinea e solare, è allusiva anche ad una trasfigurazione apoteosica, che non stona affatto con il concetto cristiano di resurrezione connesso al Figlio di Dio. Si ha qui testimonianza di un’importante fase di assimilazione nella formazione del linguaggio figurativo cristiano, in cui ci si avvalse di prestiti dalla tradizione classica per rappresentare il processo salvifico guidato da Cristo, vera Luce. >> 21 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia PIETRO S.S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Basilica di S. Pietro Dal Trofeo di Gaio alla Memoria di S. Pietro Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA CONSTANTINI IN LATERANO MAUSOLEO R R1 AREA Q Porta Latina CLIVUS Porta Ostiense Porta Appia MAUSOLEO S MURO ROSSO La costruzione della basilica voluta da Costantino determinò la fine della necropoli vaticana. Ne fu risparmiata soltanto una zona ristretta della parte occidentale presso un’area scoperta stretta fra altri edifici, denominata Campo P, dove erano alcune modeste tombe a inumazione della seconda metà del I secolo e dove il muro che recinge l’area verso ovest (cosiddetto Muro Rosso, Rosso, dal colore dell’intonaco che lo rivestiva) sormonta una sepoltura (rinvenuta vuota) databile al 160 circa. circa. CAMPO P Al di sopra si erge un’edicola un’edicola funeraria riconosciuta come “Trofeo “Trofeo di Gaio”, Gaio ”, costituita da due nicchie sovrapposte, sovrapposte, di cui quella inferiore anteriore al 200. Tra le modifiche (o integrazioni) da essa subite nel tempo, degna di nota è la costruzione –perpendicolare al Muro Rosso– del muro G (detto “dei “dei graffiti” ti” per la presenza di varie incisioni con suppliche a S. Pietro), nello spessore del quale venne ricavato un loculo che –secondo alcuni studiosi– dovette accogliere le reliquie dell’apostolo,, traslate dall’originaria tomba a terra, per essere meglio dell’apostolo conservate e venerate. Stando ad altre ipotesi, le reliquie sarebbero state trasferite nel corso del III secolo ad catacumbas, catacumbas, ovvero presso la basilica, basilica, non a caso detta degli Apostoli, Apostoli, sulla via Appia (dove però non è stato finora rinvenuto alcun luogo idoneo per la conservazione di resti così importanti). Cofanetto in avorio da Samagher (Pola) ora a Venezia, Museo Archeologico: lato posteriore con raffigurazione ispirata alla Memoria di S. Pietro Attorno e sopra tale edicola Costantino eresse un monumento in muratura rivestito di marmo, detto Memoria di S. Pietro Pietro,, delimitato da sei colonne tortili in porfido e marmo greco ornate di rami e pampini di vite, importate appositamente dalla Grecia, quattro delle quali allineate sulla corda dell’abside della basilica e le altre avanzate nello spazio del presbiterio, collegate fra loro da un sistema di architravi e da due costoloni ad arco che si intersecano formando una sorta di baldacchino. baldacchino. Come riprova esiste la decorazione della parte posteriore della capsella (piccolo cofanetto per reliquie) in avorio, con rifiniture in argento, rinvenuta a Samagher nei pressi di Pola, ed oggi nel Museo Archeologico di Venezia. Il monumento dava accesso al Trofeo di Gaio mediante un passaggio sulla fronte, fronte, con cancellata ad archetti recante una croce d’oro fra angeli, dedicata proprio dall’imperatore e dalla madre Elena. Una corona aurea, anch’essa dono della casa imperiale, pendeva dalla sommità della volta, a segnalare il primato di Pietro esaltato anche nei testi evangelici. Ma tale primato era anche quello del vescovo della città di Roma Roma,, che rivendicava per sè tale ruolo in Occidente, in quanto Pietro –primo di quei vescovi– era all’origine della successione apostolica su cui si fondava la Chiesa. in alto: pianta schematica di un settore della necropoli vaticana con il Campo P e il sepolcro antistante al centro: assonometria del Trofeo di Gaio e dell’abside della basilica costantiniana che lo inglobò sotto: ipotesi di ricostruzione del Trofeo di Gaio >> 22 DA COSTANTINO A SAN PAOLO. LA NASCITA DELLA BASILICA CRISTIANA. Porta Salaria Porta Flaminia PIETRO S.S. PIETRO Porta Nomentana Porta S. Pietro S. PUDENZIANA S. LORENZO IN DAMASO BASILICA MARCI Porta Tiburtina BASILICA HIERUSALEM Porta Prenestina S. ANASTASIA Porta Aurelia Basilica di S. Pietro L’interno della basilica costantiniana Porta Asinara S. SABINA Porta Metronia BASILICA CONSTANTINI IN LATERANO Porta Latina Porta Ostiense Porta Appia La basilica fu dunque pianificata in funzione della parte superiore emergente sopra terra del martyrion martyrion,, che ne costituiva il centro ideale, e secondo l’orientamento del Muro G. Iniziata fra il 319 e il 322, la costruzione doveva essere già a buon punto nel 326, quando Costantino venne a Roma per concludere le celebrazioni per il ventennale del suo regno. La dedicazione avvenne –come di norma– la domenica del 18 novembre 327 o 333. L’edificio era grandioso, lungo 123 m e largo 66, più grande quindi di quello Lateranense, Lateranense, ma sempre a 5 navate, divise da 22 colonne di spoglio per parte, a sostenere trabeazioni rettilinee che rafforzavano l’effetto di potenza dell’intero complesso. Una novità è la presenza di un secondo corpo di fabbrica fabbrica,, il transetto,, trasversale alle navate e leggermente più basso, che si estensetto deva in due ali a lato del presbiterio: la sua funzione funzione,, legata alla pratica della venerazione delle reliquie dell’Apostolo, dell’Apostolo, era di facilitare il transito dei fedeli attorno all’edicola del martyrion martyrion. L’arco (cosiddetto trionfale) che a chiusura delle navate dava accesso al transetto recava una raffigurazione a mosaico di Costantino che offriva un modellino della basilica stessa a Cristo quale kosmokrator (signore dell’universo e perciò assiso sul globo del mondo mentre ascende nei cieli): un’iscrizione giustificava l’erezione dell’edificio da parte dell’imperatore, detto Vincitore (forse sul collega d’Oriente Licinio). Nel catino absidale doveva essere rappresentata la Traditio legis (o consegna della Legge) da parte di Cristo a Pietro, mentre Paolo compie un gesto di acclamazione, come attestato nel coperchio della capsella di Samagher, o nel reliquiario di Salonicco. In basso era un fregio con il trono vuoto dell’Etimasia e una serie di 6 Apostoli per parte. Si tratta di una decorazione che –come una sorta di specchio– rifletteva i consessi liturgici che si svolgevano all’interno dell’edificio, assimilandoli a quelli celesti. celesti. L’altare, forse mobile, era posto davanti alla Memoria, ma senza una relazione soddisfacente con le sacre reliquie. in alto: incisione del XVI secolo con l’interno della basilica costantiniana al centro: pianta del complesso basilicale in Vaticano in basso: reliquiario in argento da Nea Herakleia, Calcedonia ora a Salonicco: lato breve destro con traditio legis Ricostruzioni del presbiterio della basilica: a sinistra: il baldacchino sulla Memoria di S. Pietro a destra: il baldacchino visto di fronte e decorazione dell’abside >>