STAGIONE CONCERTISTICA
DEL CONSERVATORIO DI MILANO
I EDIZIONE
ASPETTANDO EXPO 2015
12 concerti alla Sala Verdi e alla Sala Puccini
28 febbraio - 12 giugno 2014
I
SAPORI DELLA
MUSICA
Maria Grazia Mazzocchi
Presidente Conservatorio di Milano
Alessandro Melchiorre
Direttore Conservatorio di Milano
Ufficio Produzione
Alessandro Solbiati
Delegato alla Produzione
Irene Romagnoli, Marco Seco, Stefania Strappa
Assistenti alla Produzione
Hanno collaborato alla realizzazione della Stagione i docenti
Mauro Bonifacio, Edoardo Cazzaniga, Giovanni Falzone, Sonia Grandis, Davide Gualtieri,
Maria Grazia Lascala, Riccardo Luppi, Marco Pace, Tino Tracanna
per i concerti orchestrali
Alessandro Bombonati, Amedeo Monetti, Roberto Tarenzi
Note di sala (ove non diversamente indicato) a cura degli studenti del biennio
di Discipline storiche, critiche e analitiche della musica del Conservatorio
Giulia Accornero, Giovanni Amico, Silvia Del Zoppo, Simona Di Martino,
Claudia Ferrari, Yusleidy Hernandez, Lorenzo Paparazzo, Sara Santarcangelo,
con la supervisione dei docenti
Pinuccia Carrer e Franco Pulcini
Ufficio Comunicazione
Gianni Possio
Delegato alla Comunicazione
Grafica
Beppe Re Fraschini - Ergonarte
Stampa
BineEditore
STAGIONE CONCERTISTICA
DEL CONSERVATORIO DI MILANO
I EDIZIONE
Venerdì 28 febbraio
Foyer di Sala Verdi, dalle ore 17.30
Presentazione dei Quaderni del Corso di Musicologia
e degli Atti della Giornata di Studi «Compositori ... si muore». Renato Dionisi 1910–2000
Sala Verdi, ore 21.00
Il Conservatorio si presenta. I nostri premiati
Giovedì 6 marzo - Sala Verdi, ore 21.00
Concerto Jazz
Venerdì 14 marzo - Sala Verdi, ore 21.00
Concerto sinfonico
Venerdì 21 marzo - Sala Verdi, ore 21.00
Vincitori di Concorsi Internazionali
Giovedì 3 aprile - Sala Verdi, ore 21.00
Vincitori di Concorsi Internazionali
Giovedì 10 aprile - Sala Puccini, dalle ore 19.00
Open Day “Dopo aspra contesa CONTESA...”
Mercoledì 16 aprile - Sala Verdi ore 18.00
Concerto dei cori
Sabato 10 maggio – Sala Verdi, ore 21.00
Domenica 11 maggio – Sala Verdi, ore 18.00
L’Opera in Conservatorio
Giovedì 22 maggio - Sala Puccini, ore 21.00
Laboratorio di Musica Contemporanea
Giovedì 29 maggio - Sala Verdi, ore 21.00
Concerto da Camera
Giovedì 12 giugno - Sala Verdi, ore 21.00
Concerto Jazz
Stagione del Conservatorio, anno primo.
Le ragioni sono semplici: far conoscere alla città tutte le possibilità espressive di cui il Conservatorio è capace, gli esiti del lavoro che quotidianamente vi viene svolto.
Questa prima edizione è stata organizzata “in corsa” ma è già un buon compromesso: dodici
appuntamenti concertistici che hanno sapori diversi e ci dicono come la musica possa essere
declinata nei modi più originali anche, anzi soprattutto, tra le pareti di un’Istituzione che
nell’immaginario collettivo viene erroneamente considerata élitaria.
Il Conservatorio non è affatto un luogo chiuso. Le sue porte sono aperte alle istanze musicali
della contemporaneità, per quanto la sua storia affondi le proprie radici in un passato lontano.
Tra passato e presente, il Conservatorio offre oggi a giovani provenienti da tutto il mondo la
possibilità di coltivare il proprio talento e di costruirsi un futuro.
Con questa prima Stagione concertistica, in vista di una seconda edizione degna di quel 2015,
che con Expo a Milano rappresenta anche per il Conservatorio un’opportunità imperdibile,
vogliamo dire proprio questo ai giovani e alle loro famiglie: entrate in Conservatorio, perché è
un luogo sorprendente, una riserva di possibilità per chi sceglie di fare della musica la propria
vita, ma anche per chi ha semplicemente bisogno di accrescere le proprie conoscenze.
La musica è davvero un’opportunità. Non possiamo permettere che i nostri ragazzi non la
colgano. La musica sa di buono; ha un sapore speciale, anzi ha tanti sapori diversi, ed è capace
di soddisfare i gusti di tutti. E allora ... assaporiamola insieme.
Maria Grazia Mazzocchi
Presidente del Conservatorio
Alessandro Melchiorre
Direttore del Conservatorio
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La Stagione Concertistica del Conservatorio di Milano ha, in questa sua prima edizione, un
compito immediato e importante: dire a tutti, non solo alla nostra città, chi siamo e cosa facciamo, con energia, con spirito giovane e con un pizzico di allegria.
Tutto ciò in “soli” dodici concerti, poiché quest’anno si inizia solo a fine febbraio, mentre nella
prossima edizione, che abbraccerà l’evento EXPO 2015, la nostra Stagione coprirà l’intero
arco dell’anno accademico.
Abbiamo dunque pensato di proporre, attraverso i nostri migliori allievi selezionati mediante
concorsi e audizioni, il ventaglio più ampio possibile delle attività che svolgiamo e dei generi
musicali cui ci dedichiamo: bisogna davvero cancellare l’immagine di un Conservatorio chiuso
entro un repertorio ristretto e, appunto, “conservativo”.
Malgrado tutto alcuni generi importanti sono rimasti esclusi o pochissimo rappresentati, come
la musica antica, la musica elettronica e la world music: ma ci rifaremo presto.
Per il momento, se scorrete l’elenco dei programmi proposti, vedrete rappresentate la musica
sinfonica, cameristica, solistica, vocale, corale, jazz, vedrete musiche composte in tutto il mondo in un arco temporale che va dal tardo Rinascimento ai giorni nostri, vedrete ogni sorta di
strumenti, non solo quelli che di solito ci si aspetta da un Conservatorio.
Ma abbiamo anche un altro compito: mostrare quale futuro possono avere i nostri allievi.
La nostra vocazione non è generare “star” ma ottimi professionisti che possano suonare in
gruppi e orchestre, comporre e dedicarsi alla ricerca musicologica, ma poiché capita, e non
troppo raramente, che qualche star sortisca, perché non richiamarla per una sera da noi?
Ed ecco i due concerti straordinari di Mariangela Vacatello ed Emanuel Rimoldi, entrambi
nostri studenti fino a pochi anni fa e ora vincitori di grandi concorsi internazionali e del tutto
in carriera: che questo possa essere, oltre che fonte di orgoglio per noi, anche di buon auspicio
e di stimolo per tutti gli altri studenti!
Seguiteci numerosi: tutti i giovani che si esibiranno meritano davvero un pubblico attento e
vasto. Essi sono il segno della vivacità della passione musicale e della continuità dell’arte e
della cultura nel presente e nel futuro.
Alessandro Solbiati
Delegato alla produzione
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Venerdì 28 febbraio
Foyer di Sala Verdi, ore 17.30
PRESENTAZIONE DEI QUADERNI
DEL CONSERVATORIO
Intervengono:
Alessandro Melchiorre
Direttore del Conservatorio
Pinuccia Carrer
Coordinatore corso Discipline storiche, critiche e analitiche della musica
I Quaderni del Conservatorio riprendono una iniziativa degli anni Novanta del XX secolo, ancora sotto la direzione del M° Marcello Abbado, per valorizzare gli studi e la produzione degli
iscritti al Corso di musicologia, nato in quegli anni al Conservatorio di Milano.
Infatti presero il nome di Quaderni del Corso di Musicologia del Conservatorio di Milano.
Al primo Quaderno Aspetti dell’opera italiana fra Sette e Ottocento: Mayr e Zingarelli, a
cura di Guido Salvetti, seguirono altri volumi, dedicati di volta in volta ad aspetti differenti e
originali della ricerca.
Alcuni titoli – legati a tesi con edizione critica, su materiale inedito – lo dimostrano:
il volume Sull’improvvisazione a cura di Claudio Toscani, i testi legati all’Ottocento milanese,
con scoperte e cronologie utilissime per la ricostruzione della vita musicale e teatrale cittadina,
sino all’ultimo su Niccolò Castiglioni (1950-1966) frutto del lavoro del pianista e neodiplomato
Alfonso Alberti (2008).
Per un certo periodo, le pubblicazioni si sono fermate, per riprendere nuovo slancio nell’A.A.
2012/13 (sotto la direzione del M° Sonia Bo) con una nuova serie, promossa dal corso di Discipline storiche, critiche e analitiche della musica, sempre volta a valorizzare i lavori degli studenti di musicologia del Conservatorio: così è stata pubblicata la tesi di Angela Buompastore
sul “nobile e dilettante di musica Cesare Castelbarco”, con ampio catalogo delle opere; è di
prossima pubblicazione la tesi di Daniela Bedognè, che studia un prezioso autografo conservato nella nostra biblioteca, la Messa di Requie di Carlotta Ferrari, prima compositrice professionista nell’Italia post-unitaria e importante protagonista della storia musicale di quel tempo.
Il progetto dei Quaderni, in espansione, elenca ora altre proposte, come il catalogo della Mostra La mano, l’errore, il trionfo. Giuseppe Verdi in Conservatorio, o un Quaderno dedicato
alla prassi esecutiva vista attraverso i trattati, o ancora Quaderni dedicati insieme all’Ottocento e alla musica contemporanea, realtà che in Conservatorio vivono in simbiosi.
Una simbiosi caratteristica dei corsi oggi attivi nei Dipartimenti dell’Istituto, nei quali pratica
e teoria si uniscono e confluiscono nei progetti di ricerca.
Pinuccia Carrer
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Foyer di Sala Verdi, ore 18.15
PRESENTAZIONE DEGLI ATTI DELLA GIORNATA DI STUDI
«COMPOSITORI ... SI MUORE». RENATO DIONISI 1910-2000
a cura di Bruno Zanolini, Edizioni ETS, Pisa 2013
Intervengono:
Bruno Zanolini
Curatore del volume
Angelo Foletto
Curatore della Giornata di Studi dedicata a Renato Dionisi 16 ottobre 2010
Fra i programmi del Conservatorio, si è distinto nel 2010 il Festival ‘Secondo Novecento’,
una serie di manifestazioni impostata sull’opera di Renato Dionisi e di Franco Donatoni,
dei quali ricorreva in quell’anno il decennale della morte e, per Dionisi, anche il centenario
della nascita: concerti e giornate di studi quale omaggio a due figure decisive nella storia della
musica italiana e del Conservatorio di Milano in particolare.
Data la maggior notorietà di Donatoni rispetto a Dionisi, assai meno conosciuto per taluni
aspetti e di cui mancava anche un catalogo delle opere, il Conservatorio ha dedicato nel 2009 il
Premio di Ricerca musicologica, con il sostegno economico della Fondazione Coro della Sat di
Trento, a uno studio sul musicista trentino che comprendesse anche una proposta di catalogo:
i vincitori del conseguente concorso, Alessandro Turba e Mattia Culmone, hanno presentato i
loro risultati in occasione della giornata di studi su Dionisi svoltasi nell’ottobre del 2010 con il
coordinamento di Angelo Foletto e il contributo di numerosi relatori.
Grazie all’impegno del Conservatorio, di tale giornata escono ora gli Atti, per i caratteri delle
Edizioni Ets di Pisa, nonostante un certo ritardo di tempo dovuto anche a dolorosi imprevisti
quali la morte improvvisa del musicologo Renato Chiesa che aveva tenuto la relazione di base:
e dagli Atti viene la conferma di quanto già emerso nelle manifestazioni del 2010, cioè della
notevole statura musicale di Renato Dionisi, sia quale compositore sia quale didatta, unita
a generosità, modestia e ironia senza pari. Un ritratto completo che, nell’insieme degli Atti,
non si limita alla sua figura personale, giacché consente – per via dei continui riferimenti a
circostanze, conoscenze e rapporti fra i protagonisti di tutto l’ambiente dell’epoca – di ottenere
una visuale quanto mai vasta sulla vita musicale italiana, e non solo, di buona parte del ’900.
Bruno Zanolini
Al termine della presentazione momento musicale a cura degli allievi
del Laboratorio di Musica Contemporanea del Conservatorio
Docente responsabile Mauro Bonifacio
Renato Dionisi (1910-2000)
Sonatina - in un solo tempo per violino e pianoforte
Polina Dongarova violino
Daniela Filosa pianoforte
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Venerdì 28 febbraio
Sala Verdi, ore 21.00
IL CONSERVATORIO SI PRESENTA. I NOSTRI PREMIATI
Che senso può avere un’inaugurazione della prima Stagione del Conservatorio che collochi simultaneamente sul vasto palcoscenico di Sala Verdi un “flauto traversiere a una chiave” e cinque fisarmoniche, un pianoforte e un set di percussioni, un soprano e quattro clarinetti?
E che faccia poi risuonare consecutivamente le note tardo-rinascimentali di Dario Castello e
quelle argentine e più note di Astor Piazzolla, i virtuosismi pianistici di una Rapsodia di Liszt e
le ossessive percussioni del contemporaneo Iannis Xenakis, i Lieder tardo-romantici di Brahms
e Strauss e una salottiera trascrizione per quattro clarinetti dal Flauto magico mozartiano?
Ebbene, questo vuole essere esattamente il biglietto da visita del Conservatorio di Milano.
Molto spesso, al termine stesso “Conservatorio” si associa l’immagine di un luogo un po’ polveroso dove si studia la “musica classica”, un luogo ed una musica per la coscienza collettiva un
po’ elitari, molto, troppo seri ed anche un po’ noiosi.
Questa sera, e da qui in poi in questa prima Stagione del Conservatorio, vogliamo invece mostrare con un certo orgoglio che dentro le nostre mura si studiano con gioia e professionalità
la musica antica come la musica jazz, la grande tradizione classico-romantica come gli esiti più
recenti della musica contemporanea, la vocalità operistica e liederistica come la world music,
e che si affrontano i repertori solistici, cameristici, vocali, corali, orchestrali di molte epoche e
stili. Ad insegnare e ad apprendere tutte queste musiche vi sono più di 230 docenti e più di 1500
studenti, di età e livelli differenti, con un’elevata percentuale di corsi superiori provenienti da
ogni parte d’Italia e da circa 40 nazioni.
Ogni anno, alcuni concorsi interni vanno a premiare i migliori studenti in ogni settore e sono
appunto alcuni dei vincitori quelli che abbiamo disposto sul palcoscenico, svelandoveli progressivamente.
Alle note del ‘6-’700 di Carl Philipp Emanuel Bach e di altri autori certo non noti al grande
pubblico, per flauto traversiere e cembalo, seguirà l’interessante accostamento tra alcuni Lieder appartenenti alla grande tradizione austro-germanica a cavallo tra XIX e XX secolo e una
romanza su testo di Petrarca del nostro Ildebrando Pizzetti. Al suono travolgente di cinque
fisarmoniche, che passano dalle note di un compositore svedese a noi ben poco noto a quelle
di uno dei più popolari tanghi di Piazzolla, succedono due pagine di straordinaria letteratura
pianistica, non solo il diabolico virtuosismo lisztiano, quindi, ma anche le ricchezze timbriche
debussiane che hanno aperto la via a tutto il XX secolo.
Se poi il gruppo di clarinetti ci ricorda quale importanza culturale abbiano avuto nell’800 quegli strumenti a fiato che erano presenti in ogni banda, ma al tempo stesso erano in grado di
diffondere capillarmente, attraverso trascrizioni spesso di alto livello, la musica colta, le percussioni finali tutte contemporanee di autori come Elliott Carter, il grande decano della musica
americana morto circa un anno fa a 104 anni d’età, e il greco naturalizzato francese Iannis
Xenakis, ci dicono delle frontiere prima impensabili che il secondo ‘900 ha aperto sul fronte del
timbro e del ritmo. (Alessandro Solbiati)
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Venerdì 28 febbraio / IL CONSERVATORIO SI PRESENTA. I NOSTRI PREMIATI
Concerto
Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788)
Allegretto dalla Sonata in sol maggiore Wq. 133 “Hamburger”
per flauto traversiere a una chiave
Dario Castello (ca. 1590-ca. 1658)
Sonata seconda a soprano solo per flauto dolce soprano rinascimentale
Hans Martin Linde (1930-)
Music for a Bird per flauto dolce contralto barocco
Eleonora Biscevic flauto traversiere e dolce - Kana Futagami cembalo
Johannes Brahms (1833-1897)
Vergebliches Staendchen
Hugo Wolf (1860-1903)
Das verlassene Maegdlein - Nimmersatte Liebe
Ildebrando Pizzetti (1880-1968)
Quel rosignuol che soave piagne ...
Richard Strauss (1864-1949)
Staendchen
Hsiao Pei Ku soprano - Alexandra Ducariu pianoforte
Torbjörn Lundquist (1920-2000)
Copenhagen Music
Astor Piazzolla (1921-1992)
La Muerte del Angel
2.2.6 AkkordeonEnsemble
Antonio Di Sabato, Giorgia Comelli, Mattia Lecchi, Nadio Marenco,
Matteo Valtolina e Michele Bracciali fisarmoniche
Claude Debussy (1862-1918)
Étude n. 11 «Pour les Arpèges composés»
Franz Liszt (1811-1886)
Rapsodia n. 12
Stefano Marzanni pianoforte
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Venerdì 28 febbraio / IL CONSERVATORIO SI PRESENTA. I NOSTRI PREMIATI
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Dal Flauto Magico:
«Der Vogelfaenger bin ich ja»
«Ein Maedchen oder Weibchen wuensch Papageno sich»
Pierre Bigot
Trois Pièces Brèves
John de Bueris
Gavotte Caprice
Quartetto Ernesto Cavallini
Lorenzo Dainelli, Noemi Guerriero, Niccolò Dainelli, Giuseppe Cannici clarinetti
Elliott Carter (1908-2012)
March per timpani
Figment per marimba
Iannis Xenakis (1922-2001)
Rebonds per set di percussioni
Davide Curiale percussioni
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Giovedì 6 marzo
Sala Verdi, ore 21.00
CONCERTO JAZZ
Il Corso di Jazz del Conservatorio di Milano presenta un concerto dedicato alla figura di Sun
Ra, il grande Band Leader, compositore, pianista, tastierista, poeta e scrittore afroamericano,
nel centenario della nascita.
Così lo descrive il critico Maurizio Franco: «Personaggio emblematico, dalla complessa
cosmogonia, autore di spettacoli nei quali musica, luci, danza, voci e anche costumi, ispirati
dall’antico Egitto e dalla fantascienza, si integravano in modo organico all’insegna della
multimedialità, Sun Ra fu musicista dal vastissimo repertorio, la cui estrema articolazione
spaziava da brani legati alla grande tradizione del jazz a pagine apertissime, in cui era presente
un uso ampio dell’elettronica».
Lontano dalla filologica riproposizione delle partiture storiche, Riccardo Luppi, uno dei
docenti del Corso, ha trascritto e arrangiato per large ensemble i brani di Sun Ra, realizzando
delle pagine aperte nelle quali alcuni fra i migliori studenti del Corso si alternano insieme a
lui e ad altri docenti, sia in sezione che come solisti, per dare nuova vita e energia a questo
variegato repertorio, che comprende anche momenti di conduction, estemporanee
direzioni di improvvisazione collettiva, sull’esempio delle performance dal vivo
che vedevano Sun Ra alla guida della sua straordinaria e coloratissima
Arkestra.
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Giovedì 6 marzo / CONCERTO JAZZ
Concerto
Cole Porter (1891-1964)
So in Love - It’s All Right with Me Anything Goes - All of You
Marco Giongrandi
Il filo dell’orizzonte
Marco Rottoli
Nein, thanks
Jacopo Mazza 5et
Jacopo Mazza pianoforte, Marco Giongrandi chitarra, Rudi Manzoli sassofono,
Marco Rottoli contrabbasso, Riccardo Tosi batteria
Sun Ra (1914-1993)
Onward - Mayan Temple - Pan Afro - Lights On A Satellite Dark Clouds With Silver Linings - Interplanetary Music Rocket #9 - Space Is The Place
(Trascrizioni e arrangiamenti di Riccardo Luppi)
Direttore Riccardo Luppi
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Venerdì 14 marzo
Sala Verdi, ore 21.00
CONCERTO SINFONICO
Il Conservatorio non agisce come una Società di Concerti, non può programmare interamente
la sua attività artistica con grande anticipo, poiché essa dipende almeno in parte dall’andamento didattico: questo, lungi dal voler essere segno di approssimazione, deve viceversa dare
l’immagine della vitalità di un laboratorio di musica che si trasforma a volte in corso d’opera.
Al momento dell’uscita di questo libretto, ci giunge fresca la notizia del concerto solistico compreso nel presente programma, la cui scelta è dipesa dall’esito delle selezioni appena terminate.
Si tratta del Concerto per due pianoforti di Francis Poulenc.
Ci limitiamo dunque a presentare i due capolavori già programmati, l’Ouverture-Fantasia
“Romeo e Giulietta” di Pëtr Il’ič Čajkovskij e i Sei pezzi per orchestra op. 6 di Anton Webern,
due mondi assai meno lontani di quanto potrebbe apparire di primo acchito.
Il termine “ouverture-fantasia”, in effetti un po’ pasticciato, sta ad indicare un vero e proprio
poema sinfonico, quel tipo di componimento che si diffonde a macchia d’olio dalla metà dell’800
e che tende a sostituire al modello classico e assoluto della Sinfonia una struttura modellata di
volta in volta sulle fasi di un componimento letterario ispiratore.
Il giovane Čajkovskij, sulla spinta di Balakirev, sua guida, si rivolge come molti compositori
romantici a Shakespeare e nel 1869, a 29 anni, giunge al suo primo lavoro davvero importante.
Due successive rivisitazioni, segno dell’importanza attribuita dall’Autore a questo lavoro, ci
conducono alla versione del 1880, quella normalmente eseguita.
È interessante notare come il poema sinfonico, nato appunto per cercare alternative formali
ai modelli classici, abbia poi spesso perseguito la fusione o la sovrapposizione di questi ultimi
all’arco narrativo del brano letterario prescelto: come succederà fino al Don Juan di Richard
Strauss, del 1888, ed anche oltre, il Romeo e Giulietta è di fatto una forma-sonata, costituita
da un’Introduzione lunga, scura e lenta, un po’ “a Corale”, quasi certamente allusiva al
personaggio di Frate Lorenzo, e da due temi, uno mosso ed inquieto, che si riferisce alle due
famiglie in lotta, e l’altro dolcissimo e fortemente melodico, in ovvio collegamento con l’amore
dei due protagonisti. I due temi vengono poi intrecciati, sviluppati e ripresi.
Quando Anton Webern intraprende la composizione dei Sei pezzi op. 6 per orchestra, nel 1909,
è anche lui un giovane compositore, di 26 anni anziché 29, alla prima esperienza orchestrale
atonale. E, altra analogia, anche lui ne farà altre due versioni, cameristica la prima (1920),
orchestrale ma con organico meno ampio, la seconda (1929), quella che oggi viene eseguita.
Siamo nel pieno del tragitto che collega le estreme tempeste tardo-romantiche, postwagneriane, tonali ma terribilmente cromatiche, alla deformata intensificazione espressiva
dell’Espressionismo austro-germanico, che sfocia nella perdita dei centri di riferimento
tonali e dunque all’atonalità, perdita che verrà “riordinata” dalla successiva dodecafonia.
Nella prima versione, Webern aveva apposto ad alcuni dei sei movimenti dei veri e propri
titoli, riferiti (come si legge in una sua lettera) al dolore per la perdita della madre: il quarto
impressionante brano rendeva esplicito il riferimento ad una marcia funebre ora inespresso
ma pur evidente. Il quinto alludeva ad “un fiore deposto sulla tomba”.
Quasi un programma, dunque. Non traggano in inganno la brevità e l’asciuttezza dei sei brani:
come dirà Schoenberg, in un semplice respiro può essere espresso un intero universo interiore.
(Alessandro Solbiati)
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Venerdì 14 marzo / CONCERTO SINFONICO
Concerto
Francis Poulenc (1899-1963)
Concerto per due pianoforti e orchestra
Allegro moderato – Larghetto – Allegro molto
Antonello D’Onofrio e Claudio Soviero pianoforte
Anton Webern (1883-1945)
Sei pezzi per orchestra op. 6
Poco mosso – Mosso – Delicatamente mosso –
Lento – Molto lento – Delicatamente mosso
Pëtr Il’ič Čajkovskij (1840-1893)
Ouverture-Fantasia in si minore “Romeo e Giulietta”
Andante non tanto quasi moderato. Allegro giusto (si minore)
Orchestra Sinfonica
del Conservatorio di Musica “G. Verdi”
Direttore Amedeo Monetti
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Venerdì 21 marzo
Sala Verdi, ore 21.00
VINCITORI DI CONCORSI INTERNAZIONALI
La K 570, penultima sonata di Mozart per pianoforte, fu composta nel febbraio 1789, nei
difficili anni in cui il pubblico viennese stava “mettendo da parte” il compositore. Una prima
edizione, con l’aggiunta spuria di una parte per violino, apparve nel 1796, mentre quella per
pianoforte nel 1805 in una Vienna che cominciava a rivalutare il musicista. In questa sonata,
Mozart si allontana dal modello affermatosi nel Settecento galante, come nella scelta – parallela
a quella di Haydn – di non contrapporre nel I movimento un secondo tema distinto ma una
seconda melodia ricavata dal motivo iniziale; l’uso del contrappunto doppio nello sviluppo
denota, come in altre pagine coeve, lo studio delle fughe di Bach, conosciute nella biblioteca del
barone-massone van Swieten. L’adagio in mi bemolle maggiore è nella tonalità simbolo della
musica massonica (Mozart era stato affiliato nel 1784). L’allegretto, nella tonalità d’impianto,
devia dalla forma consueta del rondo, riducendola ad uno schema ABCA “quasi tripartito”.
(Giovanni Amico)
Se Romanticismo è esaltazione del sentimento, prorompente, cangiante, libero e svincolato
da qualunque pretesto razionale, allora l’Humoreske di Robert Schumann può considerarsi
come una delle opere in assoluto più romantiche del compositore tedesco. Scritta nel marzo
1839 e dedicata alla compositrice galiziana Julie von Webenau, l’Humoreske op. 20 è un
caleidoscopio umorale - non umoristico - dell’uomo Schumann, fotografato nei mille volti del
suo sentire. «Tutta la settimana sono stato al pianoforte e ho composto, riso e pianto nello stesso
tempo...», scriveva alla moglie Clara. Difficile un’accademica classificazione dell’op. 20 che ha
le dimensioni di una sonata, ma lo stile di una rapsodia e la struttura delle scene pianistiche:
essa va ascoltata e sentita. Nell’enorme variabilità della scrittura schumanniana, tuttalpiù si
può riconoscere, in uno degli episodi centrali, una citazione mascherata e “romanticizzata”
del tema della famosa Bourrée tratta dalla Suite per liuto BWV 996 di Bach, interrotta da una
sezione (Intermezzo) che ricorda il contrappunto di una toccata organistica. E non a caso la
toccata era una delle forme più libere e maggiormente divaganti della musica barocca. (Simona
Di Martino)
Prokof’ev fin da subito si impose come pianista-compositore: quando partecipò nel 1913 al
Premio Anton Rubinštejn suonò il Concerto n. 1, op. 10, scritto tra il 1911 e il 1912, e vinse. La
sonata n. 4 op. 29 fu completata nel 1917, elaborando appunti del 1908, ed eseguita il 17 aprile
1918 a San Pietroburgo sempre con Prokof’ev al pianoforte: venne dedicata (come il Concerto
n. 2 op. 16) al suo compagno di studi e amico Maximilian Schmidthof, suicida nel 1913. I primi
due tempi, di carattere cupo ed introspettivo, iniziano nel registro grave: dei due temi, il secondo ha un carattere più trasparente; la sua ripresa nel secondo movimento evidenzia questa componente con l’accompagnamento dei bassi albertini, alla maniera settecentesca. L’Allegro con
brio, ma non leggero, ricco di verticismi tecnici suggeriti dalla sua abilità pianistica, chiude una
sonata che i musicologi distinguono per la sincerità e lo spessore espressivo. Affezionato all’Andante, Prokof’ev ne approntò una versione per orchestra nel 1934. (Yusleidy Hernandez)
In Arc en Ciel (1985), “arcobaleno”, quinto fra gli studi del primo libro di György Ligeti, emerge
immediatamente la contaminazione jazzistica dall’indicazione agogica (Andante con eleganza,
17
Venerdì 21 marzo / VINCITORI DI CONCORSI INTERNAZIONALI
with swing), nonché da quella dinamica (il metronomo deve essere considerato un valore medio,
il movimento dei sedicesimi deve fluttuare liberamente come nel jazz). Melodicamente seguiamo
le arcate suggerite dal titolo, pennellate dalla linea superiore, mentre ritmicamente veniamo
immersi nell’emiolia data dal contrasto 3:2 delle figurazioni della mano destra con quelle della
sinistra. Le armonie ed il loro svolgimento pianistico nascondono un filo rosso che riporta a
Debussy, e con il progredire del brano il cromatismo si fa sempre più deciso e la tessitura densa.
Nella sezione di chiusura la figura dell’arco passa alla mano sinistra, come se ora emergesse non
più in cielo ma a specchio su una pozza d’acqua. Man mano la tessitura è sempre più sfilacciata
e tenue, per dipanarsi verso il registro acuto perdendosi, quasi niente, come indica l’autore
sulle ultime note. (Giulia Accornero)
Teso sempre e costantemente verso un linguaggio personale e sperimentale (basti pensare al
Prometeo), Aleksandr Nikolaevič Skrjabin dedicò la maggior parte delle sue composizioni al
pianoforte, strumento della sua professione ma anche delle sue “confessioni” autobiografiche:
la Sonata n. 3 op. 23 in fa diesis minore è da lui stesso sottotitolata “Etats d’Âme” ovvero
“Stati d’animo” e fu composta tra il 1897 e il 1898. Si divide in quattro movimenti con un
palese intento programmatico che si legge nelle indicazioni poste ad ogni movimento. Nel primo
“l’anima libera e selvaggia è gettata nel vortice della sofferenza e delle lotte” – Drammatico –
si individuano due temi (il primo è molto breve e termina sulla dominante, il secondo è in la
maggiore, calmo e cantabile), uno sviluppo instabile, e una coda divisa in due parti: la prima
parte è una affermazione del fortissimo trionfale del motivo discendente del secondo tema, la
seconda è una trasposizione esatta della codetta dell’esposizione, che porta l’intero movimento
alla calma. Nell’Allegretto il programma è più articolato: “apparente tregua momentanea e
illusoria, l’anima è stanca di subire, vuole dimenticare, cantare e prosperare. Il ritmo
della luce, le armonie profumate sono solo una copertura attraverso la quale
l’anima brilla e langue”. La linea del basso si muove in ottave in mi bemolle
maggiore. Di umore lirico e sognante, ispirato, forse, al largo della terza
sonata di Chopin, l’Andante in si maggiore è concepito come “un
mare di sentimenti: l’amore, il dolore, i desideri vaghi, pensieri
inspiegabili e illusioni di un sogno”: la parte più inquietante
è quella centrale, denominata “dolorosa”. “Dal profondo
dell’essere sorge la temibile voce di uomo il cui canto
vittorioso risuona trionfante. Ma troppo debole ancora
per raggiungere l’acme si immerge, temporaneamente
sconfitto, nel baratro del non essere”: il finale (Presto
con fuoco) è basato sul cromatismo, che è una delle
tendenze dello stile armonico di Skrjabin, celebre per il
suo accordo sintetico per quarte sovrapposte (l’accordo
mistico), al quale giungerà negli anni successivi. La
Sonata si conclude con uno sfogo appassionato in fa
diesis minore. (Sara Santarcangelo)
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Venerdì 21 marzo / VINCITORI DI CONCORSI INTERNAZIONALI
Concerto
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Sonata in si bemolle maggiore K 570
Allegro – Adagio – Allegretto
Robert Schumann (1810-1856)
Humoreske in si bemolle maggiore op. 20
Sergej Prokof’ev (1891-1953)
Sonata n. 4
Allegro molto sostenuto – Andante assai – Allegro con brio, ma non leggiero
Gyorgy Ligeti (1923-2006)
Arc-en-ciel
Aleksandr Skrjabin (1872-1915)
Sonata n. 3 in fa diesis minore op. 23
Drammatico – Allegretto – Andante – Presto con fuoco
Emanuel Rimoldi pianoforte
Vincitore Top of the World International Piano Competition di Tromsø (Norvegia) 2013
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Giovedì 3 aprile
Sala Verdi, ore 21.00
VINCITORI DI CONCORSI INTERNAZIONALI
«…ricevete dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart»: la “Waldstein” prende il nome dal conte
boemo Ferdinand Ernst Gabriel von Waldstein, che nel novembre 1792 scrisse le profetiche
parole al giovane Ludwig, spingendolo a lasciare Bonn per trasferirsi a Vienna a studiare
con Haydn. Pensata già nel 1803 e terminata verso l’estate del 1804, la Sonata venne subito
proposta dal compositore – libero artista, contattava personalmente gli editori col supporto
dei committenti – a Breitkopf & Härtel di Lipsia il 25 agosto, ottenendo un rifiuto: verrà
pubblicata nel maggio del 1805, a Vienna, per il Bureau des Arts et d’Industrie. Beethoven
era ormai consapevole della sua sordità, aveva dichiarato al mondo la sua volontà di esistere/
resistere nel nome dell’arte nel testamento di Heiligenstadt del 1802. Sperimentava con
incessante curiosità le sonorità dei nuovi pianoforti, di maggiore potenza e estensione, e da
essi traeva ispirazione per espandere le forme e modificare le tecniche. Sono anni di esplosione
creativa e geniale: questa sonata, nella tonalità “serena” di do maggiore che permette passaggi,
modulazioni, sviluppi fuori dalle regole, ne è prova inconfutabile.
Primo lavoro pianistico di Alberto Ginastera, le tre Danzas Argentinas op. 2, scritte nel 1937,
appartengono a quello che l’autore stesso definisce “nazionalismo soggettivo” e si inseriscono
in quel recupero di materiale musicale autoctono iniziato pochi decenni prima da Julian
Aguirre e Alberto Williams. Al fine di ri-creare lo spirito folklorico del suo paese, nell’opera
di Ginastera convivono, sintetizzate in uno stile nuovo e personalissimo, la tradizione iberoamericana e la lezione dei grandi compositori europei: la bitonalità di Stravinskij, i “grappoli
di note” di Debussy, l’ostinato e il “folklore immaginario” di Bartók si sposano con primitivi
ritmi di danza, scale pentatoniche, melodie creole. A fare da collante tra i due mondi è la
chitarra, strumento migrante e profondamente radicato nel popolo argentino, simboleggiata
dal cosiddetto “guitar chord” (ottenuto dalle sei corde vuote), elemento che Ginastera utilizzerà
nel corso della sua intera produzione, anche per altri strumenti. Pensate come tre movimenti
di sonata, la prima e la terza danza sono dei vigorosi malambos, tipici balli che i gauchos
eseguivano per gareggiare ed esibire la loro forza fisica; femminile nel titolo e nella dedica
(Danza della fanciulla graziosa, per Emilia A. Stahlberg) è invece la seconda danza, dove un
ritmo di zamba lenta supporta una lasciva e malinconica melodia criolla. (Simona Di Martino)
I Due notturni crudeli di Sciarrino, composti e pubblicati nel 2001, hanno nell’indicazione
agogica il loro carattere, quasi un ossimoro il primo, Senza tempo e scandito e timbrico il
secondo Furia, metallo: sono dedicati al pianista inglese Nicolas Hodges, noto interprete di
musica contemporanea, protagonista della prima esecuzione dei notturni all’Aldebourgh
festival il 16 giugno 2001.
Per serena evasione era intesa invece la musica notturna nel Settecento, come insegna Mozart
nella sua Eine kleine nachtmusik, una sorta di serenata in più movimenti, eseguita dopo il
tramonto, all’aperto. Diversa la concezione del Notturno pianistico, diffuso a inizi Ottocento
dalla polacca Maria Szymanowska e dall’irlandese John Field, e divenuto la forma romantica
della divagazione con Fryderyk Chopin, che ne scrisse ventuno. L’op. 27, composta nel 1835
e pubblicata l’anno seguente, comprende il n. 1 in do diesis minore e il n. 2 in re bemolle
maggiore, secondo un raffinato gioco enarmonico: è dedicata alla contessa d’Appony, moglie
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Giovedì 3 aprile / VINCITORI DI CONCORSI INTERNAZIONALI
dell’ambasciatore imperiale a Parigi, presso il cui salotto Chopin era ospite prediletto. Il n. 2,
Lento sostenuto, ha l’andamento cullante dei sei ottavi, intercalato da momenti se non di furia,
sicuramente di intensa drammaticità. (Lorenzo Paparazzo)
Agli inizi del 1913, quando comincia a scrivere la Sonata seconda per pianoforte, Sergej
Rachmaninov soggiorna in un piccolo appartamento a Roma su piazza di Spagna, dove anche
l’amico e mentore Čajkovskij soleva ritirarsi nei suoi viaggi italiani. Poi torna in Russia e il 3
dicembre 1915, a Mosca, suona in prima assoluta la composizione ottenendo ampi consensi;
nel 1931 ne creerà una seconda versione e Vladimir Horowitz, a sua volta, ne impaginerà
una terza, a testimoniarne l’interesse non solo compositivo ma anche virtuosistico. L’op. 36
presenta tre movimenti (Allegro agitato, Lento, Allegro molto) privi di cesure, anzi collegati
da due ponti Non allegro di sette battute ciascuno: data la forte affinità del materiale tematico,
spesso solo trasportato o soggetto a varianti ritmiche, l’impressione all’ascolto è quasi di una
sonata in un unico movimento. Metro di confronto, nelle intenzioni del compositore, la Sonata
op. 35 di Chopin, presente nel repertorio di Rachmaninov pianista e con la stessa tonalità di
impianto, si bemolle minore. Quel che pare certo è l’inconfondibile “spirito russo” scevro da
nazionalismi o riferimenti etnografici: le ampie melodie, spesso costruite attorno ad una sola
nota enfatizzata da continui ritorni che alimentano via via un climax (si vedano la seconda
area tematica del primo movimento e l’incipit del Lento), ci riportano alle distese immense di
quella terra, ricche di silenzio, di suoni e di rintocchi di campana. (Silvia Del Zoppo)
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Giovedì 3 aprile / VINCITORI DI CONCORSI INTERNAZIONALI
Concerto
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sonata op. 53 “Waldstein”
Allegro con brio – Introduzione. Adagio molto – Rondò. Allegretto grazioso
Alberto Ginastera (1916-1983)
Danzas Argentinas
Danza del viejo boyero
Danza de la moza dolosa
Danza del gaucho matrero
Salvatore Sciarrino (1947-)
Due notturni crudeli
Senza tempo e scandito
Furia, metallo
Fryderyk Chopin (1810-1849)
Notturno op. 27 n. 2 in re bemolle maggiore
Sergej Rachmaninov (1873-1943)
Sonata n. 2 op. 36
Allegro agitato – Lento – Allegro molto
Mariangela Vacatello pianoforte
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Giovedì 10 aprile
Puccini, ore 19.00 (I concerto) – ore 21.00 (II concerto)
OPEN DAY “DOPO ASPRA CONTESA...”
IL CONSERVATORIO PRESENTA GLI STUDENTI SELEZIONATI
Nulla è possibile dire, al momento, su questi due concerti, e non perché si voglia fare i
misteriosi. Si tratterà di veri e propri “concerti a sorpresa” (con programmi ed esecutori
annunciati e commentati in una locandina consegnata al pubblico la sera stessa) perché essi,
a sottolineare la dimensione di work in progress della nostra scuola, saranno affidati a solisti
e/o gruppi cameristici selezionati mediante un’apposita audizione che avrà luogo soltanto in
marzo proprio per dar modo al più ampio numero di studenti possibile di essere ben preparati.
A questo si riferisce il titolo scherzosamente apposto: una certa qual dimensione competitiva
farà sempre parte della vita dei nostri studenti e per suonare il 10 aprile bisogna dimostrarsi
“più bravi degli altri”!
Abbiamo inoltre pensato di costruire attorno a questa piccola maratona musicale un open day
di presentazione delle nostre attività proprio perché quei due concerti saranno il risultato
“freschissimo” dell’attività didattica di questi mesi.
Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Mercoledì 16 aprile
Sala Verdi, ore 18.00
CONCERTO DEI CORI
Il coro “Gabriel Fauré” è costituito da giovani allievi e allieve del Conservatorio “G. Verdi”
di Milano. Diretto dal M° Maria Grazia Lascala, docente di Esercitazioni corali, è composto
da circa 120 elementi che solo in alcune occasioni si esibiscono tutti insieme: normalmente, i
cantori si alternano nelle varie manifestazioni musicali, in base alle loro caratteristiche vocali
e alle esigenze esecutive che di volta in volta si presentano. Il Coro propone un repertorio
vario che esplora generi e stili diversi ed è il frutto dei progetti didattici che, di anno in anno,
vengono realizzati nell’ambito del Laboratorio corale. In particolare, quest’anno ha affrontato
brani tratti dal repertorio barocco tedesco, avvicinandosi a due autori come J. Pachelbel e
J.S. Bach che, a partire dall’elaborazione armonica, contrappuntistica e ritmica del corale
di tradizione luterana, hanno realizzato composizioni articolate e complesse come la Cantata
corale “Was Gott tut, das ist Wohlgetan” del primo e il Mottetto “Jesu, meine Freude” del
secondo. L’attività del Coro “G. Fauré” è spesso supportata da un piccolo gruppo strumentale
costituito in gran parte da allievi strumentisti che sono anche componenti del Coro.
Il coro di voci bianche “F.Gaffurio” è frutto dell’attenzione che il Conservatorio milanese ha
voluto rivolgere alla formazione musicale nel periodo dell’infanzia ed è formato da bambini e
ragazzi tra gli 8 e i 14 anni. Il Coro svolge la sua attività all’interno e all’esterno del Conservatorio ed in questi anni ha tenuto numerosi concerti eseguendo musiche che appartengono alla
tradizione della coralità classica, ma anche brani legati al repertorio direttamente rivolto alle
voci bianche. Inoltre, ha partecipato all’allestimento di alcune opere: Il piccolo spazzacamino
di B. Britten, I Due ragazzi savoiardi di N. Dalayrac, nella Stagione di Milano Classica, e
Brundibár di H. Krása. Nel 2012 ha partecipato al Festival internazionale Europa cantat a
Torino. Per l’occasione quaresimale eseguirà lo Stabat Mater a voci pari di Giuseppe Tartini.
È diretto da Edoardo Cazzaniga.
Il Coro “F.J. Haydn” è un coro misto formatosi negli anni nella classe di Esercitazioni corali del
M° Edoardo Cazzaniga e la cui storia accompagna il percorso musicale degli allievi stessi. Negli
anni scorsi il coro, spesso accompagnato da ensemble strumentali, ha proposto concerti con
musiche di S. Rossi, G.F. Händel, F.J. Haydn, F. Schubert F. Liszt e altri autori del periodo
classico. Il programma della serata proporrà una silloge di composizioni sacre di W.A. Mozart.
Il Coro “Vladimir Delman” è un coro giovanile che è presente nelle manifestazioni del Conservatorio dal 1994. È formato esclusivamente da allievi strumentisti in età compresa tra gli 8 e
i 18 anni che frequentano le Esercitazioni Corali sotto la guida del M° Davide Gualtieri. Pur
essendo l’organico soggetto ad un continuo ricambio il Coro riesce ad avere una sua stabilità
e capacità concertistica (nel curriculum si segnalano concerti importanti, incisioni discografiche, video e riprese televisive anche in diretta per la Rai, partecipazioni a Festival e Rassegne
nazionali e internazionali) poiché tutti gli studenti considerano il canto corale un indispensabile e gioioso momento della loro formazione musicale e umana. Il repertorio proposto per
la serata (Spiritual & Gospel) vuole ancor più far risaltare il “cantar insieme” come simbolo
elevato della sana giovanile voglia di condividere la Bellezza.
Il concerto si avvarrà della partecipazione della Compagnia di Danza Orizon di Busto Garolfo
con la direzione artistica di Enza Aurilio. Coreografie di Maìs Nouriev.
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Mercoledì 16 aprile / CONCERTO DEI CORI
Concerto
Giuseppe Tartini (1692-1770)
Stabat Mater a voci pari
Coro di voci bianche “F. Gaffurio”
Direttore Edoardo Cazzaniga
Musiche di Johann Pachelbel (1653-1706) e Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Coro “G. Fauré”
Direttore Maria Grazia Lascala
Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Coro “F.J. Haydn”
Direttore Edoardo Cazzaniga
Spiritual & Gospel
A cry goes up originale
I hear a voice nell’armonizzazione di Houston Bright
King Jesus is a listening nell’armonizzazione di William Dawson
E salire - So, lo so - Take my hands originali
Lord make me more holy nell’armonizzazione di Randolph Hill
I’ll give thanks to the Lord originale
Coro Vladimir Delman del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano
Direttore Davide Gualtieri
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Sabato 10 maggio, ore 21.00 - Domenica 11 maggio, ore 18.00
Sala Verdi
L’OPERA IN CONSERVATORIO
Siberia di Umberto Giordano fu eseguita per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano nel
Dicembre 1903. Il libretto di Luigi Illica si basa su due grandi capolavori della letteratura russa apparsi in traduzione italiana in quegli anni, Resurrezione di Lev Tolstoj e Memorie di una
casa morta di Fëdor Dostoevskij.
Giordano, foggiano di nascita, napoletano di formazione (studiò a Napoli con Martucci, Serao
e Bossi) e milanese di adozione, ebbe un vero rapporto affettivo con il mondo russo. Nel 1896
sposava Olga Spatz, figlia di una nobildonna russa e del proprietario dell’Hotel Et de Milan, in
cui alloggiò e morì Giuseppe Verdi. In preda a uno “sconfinato amore per l’anima russa”, prima
di Siberia scrisse Fedora, opera ambientata nel mondo del cosmopolitismo russo di fine ‘800.
A differenza di Fedora, Siberia è legata anche dal punto di vista geografico a quella immensa
terra: il primo atto infatti si svolge a San Pietroburgo durante la festa di Sant’Alessandro, il
secondo in un luogo di sosta dei condannati in transito e il terzo in una colonia penale siberiana
durante la Pasqua russa.
Giordano ha utilizzato molti temi provenienti dal repertorio popolare, uno per tutti il celeberrimo canto di coloro che trainavano le chiatte sul Volga; nel finale, poi appare un’orchestra di
balalaike che suona musiche del folklore russo.
La vicenda ruota attorno ad un triangolo amoroso e termina tragicamente con la morte della
protagonista.
L’opera ebbe un grande successo in Italia e fu accolta trionfalmente in Francia, in particolar
modo a Parigi. A proposito dell’esecuzione parigina del 1905 Gabriel Fauré in una sua critica
su «Le Figaro» scrisse: «La musique de Giordano en exalte l’effet avec une extraordinaire
intensité» e «si cette musique semble inspirée par una pensée généreuse et par une sensibilité
profonde, elle témoigne aussi d’un très réel et vigoreux talent. Je ne crois pas trop dire en
affirmant que ce second acte de Siberia prendra certainement place parmi les pages les plus
singulières et les plus captivantes que puisse offrir la musique dramatique moderne».
Insieme all’Otello verdiano, Siberia fu l’unica opera italiana inserita nel repertorio stabile
dell’Opéra di Parigi. L’ultima esecuzione milanese di Siberia risale invece a una produzione
scaligera del 1947.
Nell’ambito della collaborazione tra il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e il Conservatorio Nikolaj Rimsky-Korsakov di San Pietroburgo abbiamo pensato che Siberia potesse
essere opera ideale a significare l’unione tra le nostre due grandi culture. (Marco Pace)
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Sabato 10 maggio, ore 21.00 - Domenica 11 maggio, ore 18.00 / L’OPERA IN CONSERVATORIO
Siberia
Opera lirica in tre atti di Umberto Giordano (1867-1948)
Su libretto di Luigi Illica
In forma di concerto
Orchestra Sinfonica e Coro
del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano
Direttore Sergej Fedoseev e Marco Pace
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Giovedì 22 maggio
Sala Puccini, ore 21.00
LABORATORIO DI MUSICA CONTEMPORANEA
Costruire con fiducia tra tradizione e innovazione
Un omaggio, prima di tutto, a Goffredo Petrassi (1904-2003) nella ricorrenza dei 110 anni
dalla nascita. Sulla falsariga di alcune principali caratteristiche del Grand Septuor e della Serenata - in particolare leggerezza, gioco, cantabilità, rapporto fra tradizione e invenzione - si
sviluppa l’intero programma.
A partire dagli anni ’50 Petrassi si dedica a un’esplorazione di vari organici strumentali, in
formazioni spesso inconsuete. Notiamo alcuni tratti ricorrenti: la ricerca di una dialettica tra
contrasto e fusione del suono; un certo grado di libertà compositiva, che si traduce nell’allusione a più sistemi, senza mai essere veramente dentro a nessuno; una logica discorsiva orientata
per libere associazioni, senza rigidezza; un tempo musicale che procede per strappi, rinunciando spesso a una prevedibile linearità, ove gli stati contemplativi o i silenzi interrompono il
fluire per privilegiare una dimensione quasi improvvisativa, affidata in primo luogo agli spunti
dei solisti. Sono, questi, caratteri che potremmo facilmente riscontrare anche in Dibujos di
Luis De Pablo, abbinati però a una temperatura emozionale più ferrigna, sempre sul punto
di esplodere.
Peter Maxwell Davies è autore di vari “omaggi musicali”,
soprattutto nei riferimenti alla tradizione antica e popolare inglese. I Two Nocturnes, scritti nel 2010
in occasione del bicentenario chopiniano,
rappresentano però un’autentica uscita dal
proprio orizzonte estetico ed espressivo.
Riferendosi al fatto che i brani vennero scritti durante un periodo di convalescenza, il compositore rileva:
«Mai, prima, avevo scritto musica
in queste condizioni alterate: le dimensioni musicali mi apparivano
esagerate, ogni frase o intervallo
come dilatati, fuori proporzione
[...]. La scelta dell’organico è
stata influenzata dal suono very
neo-classical delle versioni da
camera dei concerti mentre la
componente armonica esce anche valutando l’attrazione personale di Chopin per Bach». Come
si vede, una vasta rete di associazioni incrociate stimola la nostra
attenzione musicale.
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Giovedì 22 maggio / LABORATORIO DI MUSICA CONTEMPORANEA
Matteo Giuliani, studente di composizione al Conservatorio di Milano, si è già affermato in
concorsi internazionali ed è stato eseguito in numerosi Festival. Nel suo Over the trail emerge
l’idea di un percorso che, a partire dall’omogeneità timbrica intrinseca all’organico di quattro
clarinetti, arrivi a generare contrasti anche molto violenti attraverso figurazioni sempre
più incalzanti. L’autore fa riferimento, inoltre, a una cantabilità intesa come premessa da
superare: «La melodia è un sentiero, rassicurante, da seguire. Percorrendolo, con timorosa
curiosità, è piacevole esplorarlo, di tanto in tanto, anche oltre i suoi bordi. Solo al di là di essi,
separandoci da quanto già attraversato, potremo finalmente costruire, con fiducia».
Il Laboratorio di Musica Contemporanea (LMC) del Conservatorio di Milano è un luogo di
approfondimento di specifiche capacità tecniche e interpretative riguardanti la musica del
secondo Novecento e contemporanea. Il LMC promuove progetti differenziati, rivolgendosi a
giovani musicisti interessati ad ampliare la propria personalità, aprendola compiutamente verso
la creatività del nostro tempo. È questo, infatti, un altro obiettivo del LMC: l’inserimento dei
progetti di studio e performance in realtà produttive di alto livello, agevolando il collegamento
tra la fase di apprendistato e la professionalità dei giovani esecutori. Tra i progetti realizzati
negli ultimi cinque anni: la Finale del III Concorso Internazionale di Composizione del
Conservatorio di Milano; la collaborazione con il CNSMDP di Parigi per la formazione di
un ensemble italo-francese; i concerti per i Festival Suona Italiano e Suona Francese e per
il Festival Milano Musica. Le registrazioni di questi concerti sono state trasmesse da RAI
Radiotre. (Mauro Bonifacio)
Concerto
Goffredo Petrassi (1904-2003)
Serenata
Luis de Pablo (1930-)
Dibujos
Peter Maxwell Davies (1934-)
Two Nocturnes
Matteo Giuliani
Over the trail
Goffredo Petrassi
Grand Septuor
Ensemble Contemporaneo
del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano
Direttore Mauro Bonifacio
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Giovedì 29 maggio
Sala Verdi, ore 21.00
CONCERTO DA CAMERA
La prima edizione dell’op. 47 (Bonn, Simrock,1805) è dedicata “al suo amico R. Kreutzer”,
docente al Conservatorio di Parigi, violinista celeberrimo incontrato all’ambasciata francese
di Vienna; la Sonata, però, era già stata scritta tra il 1802 e il 1804 ed eseguita in pubblico
dal famoso virtuoso George Augustus Bridgetower, come ci tramanda Ferdinand Ries, allievo
e biografo del compositore: una non meno precisata rivalità amorosa tra Bridgetower e
Beethoven spinse quest’ultimo alla successiva dedica verso un neutrale Kreutzer, il quale,
peraltro, si rifiutò di eseguire in pubblico la Sonata, giudicandola “incomprensibile”! Oltre
alla dedica, sull’edizione Simrock è scritto: «Sonata per pianoforte e un violino obbligato,
scritta in uno stile concertante, quasi come di un concerto».
Obbligato, concertante, concerto… sono parole antiche e moderne insieme, legate all’aria
d’opera, in cui la voce dialoga con lo strumento, o allo stile del concerto, dove tutti e soli si
rincorrono. Nell’op. 47, il duo si confronta in modo paritario ma la scrittura del violino spicca
in un virtuosismo quasi solistico mentre il pianoforte sembra sostituirsi, specie nel primo
movimento, alla pienezza orchestrale: gli equilibri cameristici sono superati dalla ricerca di
una audace espansione drammatica e di una forte tensione ritmica, nell’ultimo tempo davvero
travolgente. (Claudia Ferrari)
Johannes Brahms ci ha lasciato tre sonate per pianoforte e violino, come si usava allora nella
dicitura editoriale, tutte pubblicate da Simrock: l’op. 78 in sol maggiore (1880), l’op. 100
in la maggiore (1887) e l’op. 108 in re minore (1889), oltre allo Scherzo nella famosa Sonata
F.A.E.. Compose probabilmente altre tre sonate per lo stesso organico, due distrutte perché
ritenute dallo stesso Brahms indegne di pubblicazione, e un’altra, citata da Robert Schumann
nel suo diario, andata perduta nel 1853, durante un viaggio di visita a Franz Listz, a Weimar.
L’op. 78 venne eseguita l’8 novembre 1878 a Bonn, Saal zum Goldenen Stern, con Robert
Heckmann, violino e Marie Heckmann-Hertig al pianoforte e poi a Vienna l’anno dopo da
Joseph Hellmesberger con Brahms al pianoforte: è nota come Regen-sonate, letteralmente
“Sonata della pioggia”. Il compositore infatti riprende qui il materiale motivico di due suoi
Lieder del 1873, Regenlied e Nachklang (op. 59, nn. 3-4, su poesie di Klaus Groth), entrambi
legati al tema della pioggia che bagna il volto, rigandolo, come infantili lacrime di gioia o adulto
pianto di dolore: quel dolore che si trasforma, nella parte centrale dell’Adagio, in marcia
funebre. Come Bach, Brahms con staccati, sincopi e pause, indica gocce, lacrime, sospiri,
rimeditando particolarità della scrittura barocca, in un’attitudine che lo contraddistingue tra
tutti i romantici. (Simona Di Martino)
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Giovedì 29 maggio / CONCERTO DA CAMERA
Concerto
Ludwig van Beethoven (1770- 1827)
Sonata n. 9 op. 47 in la maggiore “a Kreutzer”
Adagio sostenuto. Presto - Andante con variazioni - Finale. Presto
Johannes Brahms (1833-1897)
Sonata n. 1 op. 78 in sol maggiore
Vivace ma non troppo – Adagio - Allegro molto moderato
Margherita Miramonti violino
(Vincitrice premi Academia Servorum Scientiae
e ASSAMI Donna 8 Marzo “La musica per la vita”)
Francesco Granata pianoforte
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Stagione del Conservatorio di Milano. I edizione
Giovedì 12 giugno
Sala Verdi, ore 21.00
Il Contemporary Ensemble è un organico sperimentale che basa la propria performance sulla
memorizzazione di piccoli frammenti tematici, modalità esecutive, riff, libere improvvisazioni
dei singoli e suggerimenti estemporanei dettati dal direttore d’orchestra.
La peculiarità di questo progetto è l’interazione in tempo reale tra l’orchestra e il direttore
che pur partendo da forme prestabilite crea attraverso specifici segni convenzionali quadri
sonori ogni volta diversi. Un viaggio tra melodia e astrazione attraverso l’affascinante mondo
dell’improvvisazione intrecciando le molteplici sonorità che hanno fortemente caratterizzato
il XX secolo.
L’esecuzione verrà affidata al Contemporary Ensemble, un gruppo di circa 20 allievi della
Scuola di Jazz del Conservatorio di Milano.
Concerto
“Frammenti”
Contemporary Jazz Orchestra
Direzione e composizioni Giovanni Falzone
I NOSTRI ARTISTI
I NOSTRI ARTISTI
Venerdì 28 febbraio
Eleonora Biscevic. Nata nel 1994, viene ammessa all’età di 14 anni nella classe di Flauto
dolce e traversiere del Conservatorio di Milano,
dove attualmente frequenta il 7° corso, sotto la
guida del M° G.B. Columbro. Dal 2011 è inoltre iscritta alla classe di Composizione del M°
Mario Garuti, dove al momento frequenta l’ultimo anno dei corsi Pre-accademici. Si è esibita
come solista e in ensemble in numerose occasioni all’interno del Conservatorio e all’esterno.
Nel settembre 2013 ha rappresentato la regione
Lombardia al Concorso Nazionale Soroptimist
Giovani Talenti per la Musica. Oltre all’attività
flautistica, si dedica a quella pianistica, specialmente in ambito jazzistico, nonché, occasionalmente, come accompagnatrice al pianoforte o al
clavicembalo. Si dedica inoltre alla direzione:
oltre ad aver diretto, in varie occasioni, gruppi
cameristici, nell’A.A. 2012/2013 è stata direttore dell’Orchestra del Liceo Musicale G. Verdi,
con la quale si è esibita diverse volte nelle sale
del Conservatorio. Nel 2013 ha conseguito il diploma liceale con il massimo dei voti.
Kana Futagami. Ha iniziato a studiare clavicembalo dopo aver conseguito la Laurea all’Università di Kobe. Nel 2004 si è trasferita in Francia. Al Conservatoire de Strasbourg ha studiato
con Aline Zylberajch. Inizia da subito a svolgere
attività concertistica come solista e continuista
in diverse formazioni in Italia e in Europa. Nel
2008 si è iscritta al Conservatoire de Versailles,
dove ha conseguito il diploma nel 2010 sotto la
guida di Blandine Rannou. Ha collaborato in
diversi progetti organizzati dal Centre de Musique Baroque de Versailles sotto la direzione
di Olivier Schneebeli. Attualmente è iscritta al
Conservatorio di Milano nella classe del M° Giovanni Togni.
Hsiao Pei Ku. Diplomata all’Università Nazionale dell’Arte di Taipei (Taiwan), attualmente
frequenta il II anno del biennio di Musica vocale
da Camera al Conservatorio di Milano sotto la
guida del soprano Daniela Uccello.
Nel 2010 ha cantato nell’opera americana con36
temporanea Too many soprano di E. Penhorwood nel ruolo di Miss Titmouse (National Experimental Theater a Taipei, Taiwan).
Nel 2011 ha iniziato lo studio del canto in Italia
col soprano Dan Shen; nel 2012 ha vinto il 2°
Premio, 1° non assegnato, al Concorso Internazionale di Musica Vocale da Camera Giosuè Carducci di Madesimo e nel 2013 ha vinto il premio
speciale Zandonai al XX Concorso Internazionale Riccardo Zandonai per giovani cantanti di
Riva del Garda.
Sempre nel 2012, al Conservatorio di Milano, ha
vinto il 1° premio al Concorso Rotary Club per
Duo voce e pianoforte in collaborazione con la
pianista Alexandra Ducariu.
Alexandra Ioana Ducariu. Nata a Brasov, Romania, Alexandra Ioana Ducariu inizia lo studio del pianoforte al Liceo di Arte di Brasov con
Corina Ibanescu. Porta a termine i tre cicli di
studio primario con il massimo dei voti. Prosegue gli studi frequentando il Triennio superiore
al Conservatorio di Milano con Maria Isabella
de Carli, ottenendo il Diploma di pianoforte con
il massimo dei voti.
Ottiene ottimi risultati in concorsi nazionali e
internazionali: premio speciale al Concorso nazionale Bach (Romania); primo premio al Concorso Musicale Gianni Pozzato (Italia); primo
premio al Concorso Internazionale Konzerteum
(Grecia); secondo premio al Concorso Internazionale Pro Piano (Romania).
Ha svolto intensa attività concertistica anche
come solista in importanti concerti per pianoforte
e orchestra. Partecipa attivamente a Masterclass
impartite da Claudio Martinez Mehner, Jerome
Rose, Jeffrey Swann, Matti Raekallio, Fillippo
Gamba, Andras Keller, Jean-Marc Luisada ed altri. Attualmente prosegue il suo percorso di studi
frequentando il Biennio superiore al Conservatorio di Milano con Cristina Frosini.
Ha svolto un Tirocinio di Didattica applicata allo
strumento alla Scuola Media Cuoco-Sassi per
l’A.A. 2010-2011.
226 AkkordeonEnsemble. Il sestetto di fisarmoniche nasce all’interno del Conservatorio di
Milano nella classe di fisarmonica del M° Sergio
Scappini.
L’ensemble si è già esibito in concerti e manife-
I NOSTRI ARTISTI
stazioni pubbliche riscuotendo sempre unanimi
apprezzamenti; nel mese di maggio 2013, si è
aggiudicato il primo premio ex-aequo nella categoria Musica da Camera al Concorso indetto dal
Rotary Club San Siro.
Il Sestetto è composto da: Antonio Di Sabato,
Giorgia Comelli, Mattia Lecchi, Nadio Marenco,
Matteo Valtolina e Michele Bracciali.
Stefano Marzanni. Nato a Brescia nel 1987, ha
intrapreso giovanissimo lo studio del pianoforte.
Si diploma al Conservatorio di Musica di Brescia
con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di
Riccardo Bettini. Si è distinto in diversi concorsi
nazionali e internazionali aggiudicandosi numerosi premi. Si è esibito come solista e in diverse
formazioni in molte rassegne concertistiche italiane e grazie alla sua versatilità ha approfondito
diversi linguaggi musicali tra cui il jazz e il pop.
Nel 2008 partecipa ai seminari senesi di musica
jazz e nel 2012 frequenta il CET, l’accademia
musicale di Mogol. Ha frequentato diverse Masterclass tenute da maestri di fama internazionale come Riccardo Risaliti, Leonid Margarius,
Filippo Gamba, Riccardo Zadra. Attualmente
frequenta il Biennio di pianoforte al Conservatorio di Milano sotto la guida del maestro Vincenzo Balzani.
Quartetto Cavallini. Il Quartetto Cavallini nasce
nell’aprile 2013 dall’incontro di quattro studenti della classe di clarinetto di Luigi Magistrelli
al Conservatorio di Milano. I membri del quartetto Cavallini sono Lorenzo Dainelli (settimo
anno vecchio ordinamento), Noemi Guerriero
(Biennio II livello), Niccolò Dainelli (sesto anno
vecchio ordinamento), Giuseppe Cannici (Biennio II livello). Singolarmente, i quattro componenti vantano numerosi premi e riconoscimenti
in diversi concorsi nazionali e internazionali, e
attualmente svolgono un’intensa attività concertistica sia da solisti, sia in numerose formazioni
cameristiche e orchestrali, in Italia e all’estero.
Il Quartetto si distingue per affiatamento, personalità musicale e professionalità, esibendosi in
numerosi concerti a Milano. Nel novembre 2013
hanno partecipato all’International Conservatory Week (World Festival of the Music) a San
Pietroburgo (Russia) rappresentando il Conser-
vatorio di Milano e nell’ottobre 2013 hanno vinto il Premio Alessandro Ferrero XVI edizione.
Attualmente frequentano il corso di clarinetto al
Conservatorio di Milano sotto la guida di Luigi
Magistrelli.
Davide Curiale. Classe ‘92, si diploma al Conservatorio di Milano nel giugno 2013 con il Maestro Andrea Dulbecco.
Nel 2011 partecipa al Concorso musicale e coreutico di Rho aggiudicandosi il primo posto.
Nel febbraio del 2012 è finalista al Concorso Nazionale Yamaha per Percussionisti e nel 2013 si
posiziona al terzo posto per il Premio Nazionale
delle Arti.
Ha collaborato con diverse Orchestre tra cui I
Pomeriggi Musicali di Milano, l’Orchestra Cantelli, l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, l’Orchestra del Teatro Donizetti di Bergamo e l’Orchestra dell’Università degli Studi di Milano.
Giovedì 6 marzo
Jacopo Mazza 5et. Il progetto Jacopo Mazza
5et nasce dall’esigenza dell’organico di potersi esprimere attraverso un linguaggio quanto
più moderno e attuale, pur creando continuità
con la tradizione jazzistica. La formazione, per
buona parte del suo repertorio, rende omaggio
a uno dei maggiori autori in ambito jazzistico,
Cole Porter. Il lavoro che ha portato al connubio tra modernità e tradizione deriva da un processo di arrangiamento musicale, che destruttura la composizione evidenziandone i tratti più
significativi per poi, partendo proprio da essi,
creare nuove linee di sviluppo attraverso idiomi
estetici nuovi.
Jacopo Mazza. Pianista e arrangiatore del
gruppo, si forma con alcuni dei maggiori esponenti del pianismo jazz italiano quali Massimo
Colombo, Antonio Faraò, Andrea Pozza e Greg
Burk. Partecipa nel 2013 ai seminari Jazz di
Orsara di Puglia dove viene premiato con una
Borsa di Studio. Del 2013 è il suo album d’esordio Grimilde che vede il pianista in veste di
Leader e compositore.
Marco Giongrandi. Chitarrista estremamente attivo nella scena jazzistica italiana, si forma presso
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I NOSTRI ARTISTI
i Civici Corsi di Jazz di Milano per poi proseguire
gli studi al Conservatorio di Milano. Collabora
attivamente con diverse formazioni, sia come
Sideman che come Leader, tra cui: Marco Giongrandi Soraes, Cristiano Pomante 4et, Cellophane Flowers. Partecipa con successo a svariati
concorsi tra cui Porches, Giovani e Jazz.
Rudi Manzoli. Ai Sax, brillante professionista,
vanta un curriculum di prestigiose collaborazioni e performance. Suona stabilmente in diverse Big Band quali la Contemporary Orchestra
di Giovanni Falzone e la Artchipel Ochestra di
Ferdinando Faraò e suona con grandi nomi della
scena internazionale tra cui Franco Cerri, Bob
Mintzer, Rendy Brecker e molti altri.
Marco Rottoli. Al contrabbasso è sicuramente
uno dei giovani contrabbassisti più attivi della
scena milanese e italiana. Si forma al Conservatorio di Milano e frequentando alcuni tra i più prestigiosi seminari di Jazz quali Siena Jazz 2011.
Vince il premio come miglior bassista al concorso
Tuscia Jazz. Fa parte del Collettivo T. Monk diretto da Dario Trapani e del Collettivo RES per i
quali sono in uscita nuove pubblicazioni.
Matteo Rebulla. Batterista di respiro internazionale, si forma presso il City College di New
York dove si laurea con Lode e studia con alcuni
dei più grandi esponenti del mondo Jazz quali
Carl Allen, John Patitucci e Ari Hoenig. Collabora con moltissimi musicisti tra cui Emanuele
Cisi, Dado Moroni e Franco Cerri.
Venerdì 14 marzo
Sabato 10 e domenica 11 maggio
L’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di
Musica “G. Verdi” di Milano ha inaugurato la
sua attività concertistica nell’anno accademico
2007/8 proponendosi come punto di riferimento
per l’attività artistica orchestrale degli iscritti
agli ultimi corsi di strumento. I migliori allievi
del Conservatorio di Milano sono periodicamente chiamati a partecipare all’attività dell’Orchestra Sinfonica, in occasioni di grande visibilità,
che contribuiscono ad accrescere il bagaglio
esperienziale dei singoli aumentandone lo spessore artistico e musicale.
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L’Orchestra Sinfonica del Conservatorio è
espressione dello slancio giovanile e passionale
di docenti e discenti che, con il loro incessante lavoro di ricerca e di studio, si pongono in
relazione con il mondo musicale nazionale ed
internazionale, dando vita ad appuntamenti di
grande impatto formativo.
L’attività dell’Orchestra ha inoltre per finalità
la promozione istituzionale dell’attività didattica del Conservatorio, l’accrescimento delle
competenze professionali dei propri allievi, la
promozione della musica nelle scuole e l’approfondimento del grande repertorio orchestrale,
così da offrire il più ampio spettro di formazione
in un’ottica di professionalità e didattica.
Venerdì 21 marzo
Manuel Rimoldi. Nato a Milano, studia dal
2009 al Conservatorio Čaikovskij di Mosca nella
classe della celebre pianista Elissò Virsaladze,
sotto la cui guida ha conseguito nel 2013 il diploma di specializzazione. Prima di andare a Mosca ha completato i suoi studi al Conservatorio
di Milano nel quale ha concluso sia il Triennio
che il Biennio con 110 lode e menzione speciale.
I suoi insegnanti sono stati Riccardo Risaliti e
Vincenzo Balzani.
Nel 2011 è stato premiato al concorso pianistico
internazionale E. Pozzoli di Seregno e nel 2013
ha vinto il primo premio al concorso pianistico
internazionale di Cantù. Sempre nel 2013 ha
vinto il primo premio alla terza edizione del concorso pianistico internazionale Top of the World
tenutosi a Tromsø in Norvegia.
Ha collezionato brillanti successi per la sua
attività concertistica in Italia e all’estero e ha
ricevuto buonissime critiche da prestigiosi giornali come la Suddeutsche Zeitung, la Leipziger
Volkszeitung e il Daily Music: a Mosca per una
serie di concerti, fra i quali un recital nella Malii
Zall diviso con Elissò Virsaladze, all’auditorium
Verdi di Milano, all’Opera di Roma, al Kammer
Music Festival trasmesso alla radio ARD e al
Gasteig a Monaco, al Teatro Sociale di Como,
alla Filarmonica di Lussemburgo, alla Salle
Cortot di Parigi, alla Steinway Hall di Londra,
alla Sala Glasunov di San Pietroburgo, alla Filarmonica di Kastromà, al Chosse Belvedere di
Weimar e al Gewandhaus di Lipsia dove ha de-
I NOSTRI ARTISTI
buttato nel gennaio del 2014 in occasione di un
concerto trasmesso alla radio MDR.
Fra i suoi progetti 2014 una serie di recital, concerti e Masterclass in Norvegia, diversi ingaggi
in Germania per la Steinway e in Polonia al Festival Chopin di Duszniki Zdroj.
Giovedì 3 aprile
Mariangela Vacatello. Vincitrice all’età di 17
anni del 2° Premio al concorso F. Liszt di Utrecht,
Mariangela Vacatello annovera, fra gli altri, il 2°
Premio al concorso F. Busoni di Bolzano, Finalista e Worldwide Audience Prize al Van Cliburn in
Texas, 1° premio al Top of the World in Norvegia,
Laureate Prize al Queen Elisabeth di Bruxelles,
1° premio al XVII Premio Venezia, 3° premio al
Tongyeon I. Yun in Corea, XVII Premio Venezia,
e molti altri.
Nata a Castellammare di Stabia, Napoli, ha vissuto a Milano e a Londra. Ha studiato e si è perfezionata al Conservatorio di Milano, dove si è diplomata con il massimo dei voti, lode e menzione
speciale sotto la guida di R. Risaliti e P. Bordoni,
all’Accademia Pianistica Internazionale di Imola
e alla Royal Academy of Music di Londra.
Si è esibita in alcune tra le più importanti stagioni concertistiche nel mondo (Teatro alla Scala di
Milano con l’Orchestra Filarmonica, Orchestra
Nazionale di Santa Cecilia a Roma, Società dei
Concerti di Milano, Orchestra Rai di Torino, Radio Svizzera Italiana di Lugano, Wigmore Hall
di Londra, Carnegie Hall di New York, Konzerthouse Berlin, Bridgewater Hall di Manchester,
Walt Disney Hall di Los Angeles) e ha effettuato
tournée negli Usa, in Sud-Africa e in Cina.
Ha lavorato, tra gli altri, con direttori quali K.
Penderecky, A. Nelsons, G. Takacs-Nagy, D.
Kawka, M. Haselboeck, G. Kuhn, A. Lombard,
K. Jarvi, A. Orozco-Estrada, M. Tabachnik, C.
Franklin, A. Nanut, D. Renzetti, P. Romano, A.
Slatkovksy.
Le sue esecuzioni sono trasmesse da Radio e
Televisioni internazionali e attualmente incide per la casa discografica olandese Brilliant
Classics.
www.mariangelavacatello.com
Giovedì 29 maggio
Margherita Miramonti. Nata a Magenta nel
1995, ha iniziato a suonare il violino all’età di
5 anni sotto la guida della violinista Enkeleida
Sheshaj e all’età di 9 anni entra in Conservatorio studiando inizialmente con G. Bertagnin, E.
Ligresti, F. Monego. Nel 2009 entra nella classe
di Daniele Gay al Conservatorio di Milano dove
si diploma nel luglio 2013 con il massimo dei
voti, la lode e la menzione speciale.
Ha suonato come solista con l’orchestra in varie
manifestazioni e in varie città d’Italia (Roma S.
Maria in Trastevere, Orvieto, Milano “Spazio
89”, Magenta) e per prestigiose associazioni culturali come le Serate Musicali di Milano. Premiata in concorsi nazionali e internazionali, ha
vinto, tra gli altri, il 1° premio assoluto all’XI
concorso Città di Riccione, il 1° premio al 14°
concorso Monterosa Kawai Juniores di Varallo,
al concorso musicale dell’Adriatico, a Castellamare di Stabia, a Firenze e Rho.
Recentemente ha vinto il 1° premio al 25° concorso internazionale di Moncalieri per musica
da camera e si è classificata seconda al Premio
Nazionale delle Arti, indetto dall’AFAM, al
Conservatorio di Benevento.
Nel 2013, ha vinto la borsa di studio Academia
Servorum Scientiae per archi al Conservatorio
di Milano.
Francesco Granata. Nato a Milano nel novembre 1998, a 7 anni è ammesso al Conservatorio
G. Verdi, dove studia pianoforte con A. Chielli
e Composizione con G. Colardo. Ha frequentato
diverse Masterclass e ha ottenuto numerosi primi premi in concorsi nazionali e internazionali,
tra cui, di recente, a Firenze il Premio Crescendo 2013 e a fine anno le audizioni nazionali della
Gioventù Musicale d’Italia. Sin dall’età di 8 anni
ha suonato in pubblico per diverse rassegne. Si
è più volte esibito in recital solistici ed è stato
ospite di trasmissioni radiofoniche (Il pianista
su Radio Classica) e televisive (Il Granconcerto
su RAI3). A soli 13 anni ha esordito come solista
con l’orchestra suonando a Milano il Concerto
per pianoforte KV595 di Mozart. Si è inoltre
spesso esibito in formazioni cameristiche.
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