Ipoglicemizzanti I farmaci ipoglicemizzanti sono sostanze usate per trattare 1’eccessivo innalzamento del tasso del glucosio che si verifica in una patologia nota con il nome di Diabete Mellito. Questa malattia è provocata da un'alterata funzionalità delle cellule del pancreas con conseguente riduzione o cessazione della produzione di Insulina. Questo ormone è deputato al controllo del tasso ematico di glucosio. Il Glucagone, secreto dalle cellule del pancreas, ha un effetto opposto a quello dell’Insulina, provocando innalzamento del tasso ematico di glucosio per aumentata gluconeogenesi e glicogenolisi a livello epatico. Le manifestazioni esteriori del Diabete Mellito sono: un aumento della quantità di urina eliminata (Poliuria), accompagnata da un aumento della sete (Polidipsia) e della fame (Polifagia). Tra i segni umorali il più importante e precoce è l’aumento della Glicemia accompagnata da Glicosuria, cioè glucosio nelle urine, quando la concentrazione ematica di glucosio supera la soglia diescrezione (1,8%). L’aumento della glicemia è una conseguenza dell’aumento o esaltazione dei processi glucogenetici (glicogenolisi, neoglucogenesi) dovuto ad una diminuzione o mancanza di Insulina. Il trattamento del Diabete Mellito può essere fatto tramite somministrazione dell’ormone sostitutivo, cioè insulina, oppure per mezzo di ipoglicemizzanti orali. Insulina L’Insulina è un ormone prodotto dal pancreas ad opera delle cellule delle isole di Langerhans, formato da due catene di aminoacidi. Inizialmente è sintetizzata come un pre-ormone, nel quale le due catene A e B sono unite da un terzo residuo di aminoacidi, la catena C. La catena A è composta di Ipoglicemizzanti 1 21 aminoacidi, quella B di 30 e sono legate da due ponti disolfuro tra due cisteine. Al momento dell’attivazione la pro-Insulina, per rottura di due legami peptidici tramite una proteasi, si trasforma in Insulina, questa a sua volta si lega ai tessuti dove deve agire e successivamente verrà inattivata per rottura dei ponti disolfuro con separazione delle due catene. Ipoglicemizzanti 2 catena C-peptidica di connessione catena B NH2 catena B (30 aa) NH2 Rottura di due legami S S S catena S A O S HO O HO S C C catena A (21 aa) S S Insulina Pro-Insulina Il terzo legame disolfuro è all’interno della catena A. L’Insulina è un ormone ipoglicemizzante e pertanto è fattore essenziale nella regolazione del metabolismo glucidico ma interviene anche in quello lipidico e protidico. Determina un abbassamento della glicemia in quanto esalta i processi che provocano la sottrazione di glucosio Ipoglicemizzanti dal sangue, e inibisce invece quelli che provocano una 3 immissione di glucosio nel sangue. Questo è dovuto ad un aumento dei processi di assunzione e riutilizzazione del glucosio nelle cellule, glicolisi e glicogenosintesi, soprattutto a livello epatico e muscolare, contemporaneamente ad una inibizione dei processi glucogenetici, cioè glicogenolisi e neoglucogenesi. A livello del tessuto adiposo aumenta la permeabilità della membrana al glucosio e agli aminoacidi, favorendo quindi l’entrata nella cellula con conseguente sottrazione dal sangue. Inoltre l’Insulina favorisce la sintesi e l’accumulo di acidi Grassi e anche la sintesi proteica. Terapeuticamente, l’Insulina viene usata per il trattamento del Diabete Mellito. Esistono vari tipi di Insulina che si differenziano soprattutto per quello che riguarda l’inizio e la durata di azione. Importante è che l’Insulina può combinarsi con certe proteine basiche, come protamine, istoni e globulina, ottenendo così preparati ad azione protratta (Insulina ritardo). L’Insulina, essendo un ormone proteico, può essere somministrata solo per via parenterale, altrimenti verrebbe inattivata dagli enzimi proteolitici. L’Insulina umana è molto simile a quella del suino. La differenza nella catena A dell’uomo e quella degli animali risiede nella sequenza degli aminoacidi 8, 9 e 10 per i bovini e nella catena B nell’aminoacido 30 per i suini (alanina nel suino e treonina nell’uomo). L’unica Insulina animale che può essere utilizzata è quella del maiale perché molto simile a quella umana. In terapia clinica l’Insulina è stata impiegata nel Diabete Mellito allo scopo di favorire una nutrizione normale e ridurre la sintomatologia. Uno dei problemi maggiori riscontrati è stato quello che i livelli ematici di Insulina plasmatici, dopo somministrazione parenterale dell’ormone, sono molto diversi da quelli prodotti dal pancreas in risposta alla stimolazione del glucosio. Le Ipoglicemizzanti 4 preparazioni di insulina disponibili sono classificate, in base alla durata di azione, in preparazioni ad azione rapida, intermedia, prolungata. Lo ione Zn++ si trova nell’Insulina purificata e si lega tra due anelli imidazolici dell’Istidina. La presenza di un eccesso di ione Zn++ sotto forma di sali influenza la durata di azione diminuendo la solubilità dell’Insulina (Insulina ritardo). Un’altra Insulina ritardo si può ottenere con la formazione di un complesso con lo Zn++ e con la Protamina. L’Insulina ad azione breve viene usata quando si vuole un effetto immediato: un esempio è il coma diabetico. Quella ad azione più lenta viene utilizzata quando si vuole coprire un largo lasso di tempo. Il dosaggio di Insulina è personalizzato, a seconda delle caratteristiche del paziente e della situazione. Oggi è possibile sintetizzare l’Insulina umana attraverso l’ingegneria genetica, con il DNA ricombinato di Esterichia Coli che ha un gene capace di stimolare la produzione di tale ormone. Si stanno sperimentando anche delle macchine che introducono Insulina al momento opportuno a seconda delle variazioni di glicemia, oppure somministrazioni per inalazione tramite spray nasali. Ipoglicemizzanti 5 Ipoglicemizzanti Orali Gli ipoglicemizzanti orali più importanti sono le Sulfoniluree, i derivati Biguanidinici N1-sostituiti, i Tiazolidindioni e gli inibitori dell’ glucosidasi. Sulfoniluree Furono scoperte intorno agli anni ’50 in Inghilterra dove pazienti trattati con Sulfamidici a struttura tiazolica, mostrarono un bassissimo tasso di glucosio nel sangue. Alcuni di questi farmaci conservano anche una certa azione antibatterica. Le Sulfoniluree sono sostanze che presentano in posizione para dell’anello benzilico un gruppo amminico, come la Carbutamide, oppure un gruppo diverso, e in questo caso abbiamo le Sulfoniluree propriamente dette. Sono sostanze che stimolano le cellule del pancreas a produrre una maggiore quantità di Insulina. Pertanto per la loro azione è richiesta una residua attività pancreatica come, ad esempio, nel Diabete Senile dove le cellule sono ancora capaci di produrre Insulina. Questo comunque non dovrebbe essere l’unico meccanismo di azione di questi farmaci; si pensa infatti, che essi siano in grado di provocare la soppressione della liberazione del Glucagone dalle cellule il quale ha un’azione esattamente opposta a quella dell’Insulina. Infine si pensa che attivino i recettori dell’Insulina rendendola più attiva. Le solfoniluree si dividono in solfoniluree di prima, di seconda e di terza generazione. Quelle di prima e di seconda generazione condividono molte caratteristiche; i composti più recenti, definiti di terza generazione, sono notevolmente differenti. Ipoglicemizzanti 6 Solfoniluree di prima e seconda generazione Carbutamide (Ia generazione) H2N SO2 NH C NH CH2CH2CH2CH3 O Presenta anche una debole azione antibatterica. Per eliminare questa azione si è pensato di sostituire l'NH2 con il CH3. Tolbutamide (Ia generazione) H3C SO2 NH C NH CH2CH2CH2CH3 O Gliburide (IIa generazione) Cl HN SO2 O NH C NH O OCH3 Ipoglicemizzanti 7 Relazioni struttura attività I composti metilici ed etilici all’azoto dell’urea non sono attivi. Generalmente c’è un solo sostituente in para sull’anello aromatico solfonilico. Sostituenti semplici sono attivi ed il gruppo p-(arilcarbossiammidoetile), presente nei farmaci di seconda generazione, aumenta la potenza. Si pensa sia importante per la loro elevata attività la distanza tra l’azoto del gruppo ammidico del sostituente e quello solfonammidico. Solfoniluree di terza generazione Il capostipite dei farmaci appartenenti a questa classe è la Glimepiride, una solfonilurea con rapida insorgenza e lunga durata d’azione. Essa si può legare ad una proteina diversa nel recettore delle solfoniluree e può esercitare il suo effetto ipoglicemizzante con minor secrezione di insulina. Glimepiride H3C HN O2S HN N C2H5 O C HN CH3 O O Derivati Biguanidinici N1-sostituiti Si tratta di derivati Biguanidinici N1-mono- o di-sostituiti. Queste sostanze presentano un meccanismo di azione diverso da quello delle Sulfoniluree; infatti sono attive anche in assenza di funzionalità pancreatica nel Diabete Ipoglicemizzanti 8 Giovanile ma è necessaria però la presenza di Insulina endogena o esogena. La loro azione si manifesta soltanto sull’individuo diabetico e non su quello sano. Agiscono a livello periferico inibendo alcuni enzimi coinvolti nel ciclo dell’acido Citrico e dei Pentosofosfati. Con questi farmaci si ha un aumento del consumo di Glucosio da parte delle cellule muscolari, ma non del tessuto adiposo. Inoltre inibiscono la sintesi dei grassi e diminuiscono l’assorbimento intestinale del Glucosio. Oltre all’attività primaria quali ipoglicemizzanti, questi farmaci sono in grado di aumentare l’attività fibrinolitica ematica; la loro azione è molto lenta per cui non possono essere utilizzati nelle trombosi in atto ma possono rivelarsi utili come profilattici nel trattamento delle occlusioni vascolari. Metformina CH3 H2N C NH N H C N NH CH3 N1-bisostituito Tiazolidindioni I Tiazolidindioni, chiamati anche Glitazoni sono attivi nel diabete di tipo 2 o Diabete Mellito non insulino dipendente attraverso una ben precisa serie di effetti farmacologici. Essi riducono le concentrazioni di glucosio ematico migliorando la sensibilità all’insulina nei tessuti adiposo, muscolo-scheletrico ed epatico. Questi farmaci dipendono dall’insulina per Ipoglicemizzanti 9 la loro attività. Un effetto interessante di questi farmaci ipoglicemizzanti si rileva sul recettore y attivato dal perossisoma-proliferatore (PPAR). Tutti questi composti agiscono come agonisti sul legame al PPAR che si lega preferenzialmente al DNA attivando la trascrizione di un’ampia varietà di regolatori metabolici. I regolatori aumentano l’espressione dei geni implicati nella regolazione del metabolismo del glucosio e dei lipidi. Alcuni studi hanno dimostrato una buona correlazione tra PPAR affinità ed effetti antiiperglicemici. Uno degli agenti più importanti appartenenti a questa classe di farmaci è il Rosiglitazone, che può essere usato da solo o in associazione con la Metformina, le Solfoniluree o l’Insulina. Rosiglitazone O CH3 N NH S N O O Inibitori dell’-glucosidasi Per essere assorbiti dal tratto gastrointestinale i carboidrati complessi che noi ingeriamo con la dieta, soprattutto amido e saccarosio, devono prima essere idrolizzati a monosaccaridi. L’amido viene generalmente digerito dall’-amilasi salivare e pancreatica per dare disaccaridi (maltosio), trisaccaridi (maltotriosio) e oligosaccaridi (destrina). Le oligosaccaridasi responsabili dell’idrolisi finale di questi materiali sono tutte localizzate Ipoglicemizzanti 10 nell’orletto a spazzola dell’intestino tenue e consistono di due classi. Le galattosidasi idrolizzano i -disaccaridi, come il lattosio, mentre le glucosidasi agiscono sugli -zuccheri come il maltosio, l’isomaltosio e il saccarosio. I farmaci inibitori delle -glucosidasi prevenendo l’idrolisi dei carboidrati riducono il loro assorbimento; il picco post-prandiale di glucosio plasmatico viene appiattito sia negli individui normali sia nei diabetici. Questa classe di farmaci non stimola il rilascio di insulina e quindi non induce ipoglicemia. Questi agenti possono essere considerati per le monoterapie nei pazienti anziani o nei pazienti con iperglicemia soprattutto postprandiale. Gli inibitori delle -glucosidasi sono tipicamente utilizzati in associazione con altri antidiabetici orali o insulina. La somministrazione dovrebbe avvenire all’inizio del pasto. Essi sono poco assorbiti. L’acarbosio, un polisaccaride di origine microbica, è il capostipite di questa classe di farmaci. Sembra che l’ammino gruppo secondario di questa struttura impedisca ad un gruppo carbossilico essenziale dell’glucosidasi di protonare i legami glicosidici dell’ossigeno del substrato. -D-1,4 glicoside HOH2C Amido HO -amilasi HO O HOH2C OH Maltosio O HO -glucosidasi Monosaccaridi O OH OH Metabolismo dei carboidrati complessi Ipoglicemizzanti 11 Acarbosio OH H3C HO HO HN OH HO O OH HOH2C O HO O OH HOH2C O HO O OH OH Ipoglicemizzanti 12