15/02/2008 Scuola di specializzazione in: Allevamento, igiene, patologia delle specie acquatiche e controllo dei prodotti derivati Distribuzione dell’acqua sulla Terra TECNOLOGIE PER L’ACQUACOLTURA PROF. MASSIMO LAZZARI Anno accademico 2007-2008 Il ciclo dell’acqua: l’equazione del bilancio idrico P= d + e + r dove: CICLO DELL’ACQUA P = apporti (precipitazioni) d = deflussi e = evaporazioni r = acqua “immagazzinata” Il ciclo dell’acqua • ".....da cui si può concludere come l'acqua vada dai fiumi al mare e dal mare ai fiumi, quindi costantemente circolando e tornando e come tutti i mari e i fiumi siano passati infinitie volte dalla foce del Nilo ........." Gli apporti: afflussi idrici o precipitazioni Le precipitazioni (P) si definiscono come i quantitativi di acqua che, allo stato liquido o solido, cadono in un bacino idrografico. La misura delle precipitazioni viene espressa in mm: rappresentano un volume di acqua che cade su una data superficie in un determinato intervallo di tempo. - Precipitazioni manifeste (pioggia, grandine, neve), - Precipitazioni “occulte” (condensazione di umidità atmosferica). Precipitazioni annue che cadono in un bacino (dati storici per 26 anni). 1 15/02/2008 Isoiete Isoiete Le zone terrestri ad uguali livelli di precipitazioni possono essere rappresentate su una carta topografica: le linee che uniscono i punti con uguale altezza di pioggia si chiamano “Isoiete”. Isoiete mensili di Agosto 1995 (Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale) Zone climatiche Isoiete delle precipitazioni cumulate nelle 72 ore (alluvione Piemonte 11/1994) Variabilità delle precipitazioni Dati climatici (temperatura e piovosità) di un bacino idrografico. Variazioni delle precipitazioni mensili (rispetto alla precipitazione media) in un bacino idrografico. a - condizioni aride b - semiaride c - semiumide d - umide f - freddo-aride h - nivali Bacini idrografici Le precipitazioni che giungono al suolo si distribuiscono in concavità della superficie terrestre che vengono denominate bacini idrografici. Un bacino idrografico è delimitato da linee di displuvio o spartiacque, ricadenti lungo la sommità dei rilievi e comprende le linee di compluvio, decorrenti lungo i punti più depressi del fondovalle. Esempio: bacino idrografico del Tagliamento Superficie del bacino = 2293 kmq I bacini idrografici possono essere: esoreici = hanno deflusso verso il mare, endoreici = sono privi di deflusso verso il mare 2 15/02/2008 Analisi di qualità delle acque in più bacini idrografici (esoreici) scolanti nella Laguna di Venezia Evaporazione L’evaporazione si verifica da acque superficiali (mare, laghi, fiumi, …) per sublimazione da ghiacciai e nevai, direttamente dall’acqua di pioggia, dal suolo per spessori di alcuni centimetri, per traspirazione dalla copertura vegetale. L’evaporazione dipende da: - superficie evaporante, - deficit igrometrico (differenza tra la tensione di vapore satura e la tensione di vapore dell’aria nell’area) - temperatura (dell’acqua e dell’area) - pressione atmosferica - regime eolico La traspirazione è un fenomeno legato all’attività biologica delle piante e dipende dal tipo di vegetazione e dall’umidità del suolo. L’insieme dei due fenomeni di evaporazione e traspirazione prende il nome di evapotraspirazione. Deflussi superficiali La corrivazione delle acque è il processo di trasferimento delle acque di afflusso meteorico dal punto di caduta ai collettori elementari e successivamente ai corsi d’acqua di ordine sempre maggiore fino ad un bacino di raccolta. Esempio: dati di deflusso per il bacino idrografico del Tagliamento Il tempo di corrivazione è il tempo impiegato dalle acque per raggiungere dal punto di caduta una sezione limitante un bacino di raccolta. Dati caratteristici del fiume Deflussi superficiali Superficie del bacino = 2293 km2 Il deflusso delle acque superficiali nel bacino idrografico si misura in volume d’acqua che attraversa nell’unità di tempo una data sezione dell’asta fluviale (quindi non è altro che una portata fluviale). Lunghezza del corso = 158 km La successione delle portate fluviali durante l’anno permette di stabilire i regimi dei corsi d’acqua. Portata media (Pinzano) = 92,5 m3/s Il coefficiente di deflusso è il rapporto tra i mm di acqua defluita e i mm di precipitazioni. Portata specifica = 92,5/2293 = 40,3 l/s.km2 La portata specifica è il rapporto tra la portata media e la superficie del bacino. Acqua deflusso = 92,5*3600*24*365 = 2.917.080.000 m3/anno Il coefficiente di drenaggio è il rapporto tra la lunghezza totale dei corsi d’acqua e la superficie del bacino. Deflussi sotterranei Piovosità media = 2052 mm/anno Portata media alla foce = 70 m3/s mm = 2.917.080.000/2.293.000.000 = 1,27 m * 1000 = 1270 mm Coeff. deflusso = 1270/2052 = 0,62 (62%) L’acqua nel terreno Particelle solide di terreno L’infiltrazione è il movimento dell’acqua dalla superficie del terreno verso l’interno. Dipende dai pori del terreno e dalle soluzioni di continuità che affiorano all’esterno di un corpo roccioso o di un suolo. Acqua pellicolare e di adsorbimento Mantenuta dalla carica polare, non soggetta a gravità, non trasmette pressione L’acqua nel terreno Il terreno non è costituito solo da parti solide, ma anche da vuoti in misura variabile, rappresentati prevalentemente da spazi intergranulari. L’acqua si trova in questi spazi intergranulari, e può essere: - acqua di ritenzione (pellicolare e di adsorbimento): le molecole d’acqua sono legate ai micropori del terreno grazie alle loro caratteristiche di bipolarità. La quantità di acqua di ritenzione è inversamente proporzionale alla granulometria del terreno. Non è soggetta alla forza di gravità e non trasmette pressione al terreno. - acqua capillare: è l’acqua che si trova negli spazi intergranulari più stretti, mantenuta dalla tensione superficiale. E’ soggetta alla forza di gravità e trasmette la pressione idrostatica solo se riempie totalmente gli spazi intergranulari (es. nelle falde o immediatamente sopra esse). - acqua libera gravifica: gli spazi vuoti liberi possono ospitare l’acqua gravifica, che è soggetta alla forza di gravità. Acqua capillare Mantenuta dalla tensione superficiale, soggetta alla gravità, soggetta a pressione solo se riempie completamente i pori Acqua libera (gravifica) Riempie gli spazi liberi, soggetta a gravità Spazi liberi intergranulari Riempiti di aria o acqua La porosità totale è l’insieme degli spazi vuoti presenti nel terreno (o in una roccia). Si misura in % rispetto al volume totale. La permeabilità è l’attitudine del terreno (o di una roccia) a lasciarsi attraversare dall’acqua. Il coefficiente di permeabilità si misura in cm/s. 3 15/02/2008 Movimento delle acque sotterranee Acqua superficiale Infiltrazione Risalita capillare Superficie piezometrica Strutture idrogeologiche Le acque infiltrate nel terreno compiono uno spostamento verticale, fino a che l’acqua non incontra uno strato impermeabile. A questo punto l’acqua inizia a saturare il terreno, dal basso verso l’alto. Le strutture idrogeologiche sono insiemi rocciosi che hanno caratteristiche litologiche e strutturali tali da consentire l’accumulo di acqua sotterranea in movimento per gravità. Il limite superiore della zona di saturazione si chiama superficie piezometrica. Le strutture idrogeologiche si distinguono in: L’acqua immediatamente sopra la superficie piezometrica, in funzione dei pori del terreno, può risalire (risalita capillare). Questo si verifica soprattutto nei limi e nelle argille (terreni a particelle piccole e pori piccoli), mentre non avviene nelle sabbie e nelle ghiaie (terreni grossolani). Al di sotto della superficie piezometrica, cioè nella zona satura, l’acqua si sposta sotto l’azione della forza di gravità secondo linee con prevalenti componenti orizzontali (come fosse un liquido libero in un mezzo permeabile). - acquiferi: ammassi saturi entro cui l’acqua si muove velocemente. Sono le strutture più convenientemente sfruttabili, - acquitardi: hanno permeabilità più ridotta, - acquicludi: sono rocce a granulometria finissima, l’acqua si muove a velocità ridotta e non sono in grado di fornire acqua sufficiente in tempo utile (praticamente “terreni impermeabili”). Movimenti orizzontali Strato impermeabile Pozzo artesiano (necessita pompa di prelievo) Pozzo freatico (necessita pompa di prelievo) Pozzo artesiano (naturale) Ricarica acquifero artesiano Sorgente superficiale Acqua superficiale Acquifero freatico superiore Acquiclude superiore Acquifero artesiano Rocce impermeabili Acquiclude inferiore Falda freatica Falda sospesa La falda freatica si forma in una struttura idrogeologica costituita da uno strato permeabile (acquifero) che poggia su uno strato impermeabile (acquiclude). L’acqua riempie i vuoti del mezzo permeabile fino alla superficie piezometrica, che è in ogni punto in equilibrio con la pressione atmosferica. Quando la struttura idrogeologica è costituita da un susseguirsi di orizzonti permeabili, a ridotta permeabilità ed impermeabili possono formarsi delle falde sospese, secondarie. Falda acquifera libera Quando l’acqua si muove in acquiferi formati da rocce fessurate, fortemente permeabili. Acquifero Superficie piezometrica della falda sospesa Acquiclude Superficie piezometrica della falda freatica Falda freatica principale 4 15/02/2008 Falda acquifera in pressione Falda acquifera artesiana Quando uno strato permeabile, dove è presente la falda, è racchiuso tra due strati impermeabili ed in qualsiasi punto la pressione idrostatica è superiore alla pressione atmosferica. Quando la superficie piezometrica di una falda in pressione esce a livello del piano campagna. Acquiclude Superficie piezometrica Acquifero Acquiclude Falda acquifera artesiana (risorgiva) Piano medio campagna Falda in pressione Pozzi artesiani Strutture idrogeologiche in zone costiere Nelle zone costiere si instaura un equilibrio idrostatico tra acqua dolce di falda e acqua salata di invasione continentale. Lungo la fascia costiera, in presenza di rocce sufficientemente permeabili, l’acqua di mare può penetrare nelle rocce, fino anche a estendersi per aree piuttosto ampie. In questi casi, l’acqua dolce di falda, essendo di densità inferiore, tende a “galleggiare” sull’acqua marina di invasione. Spesso, comunque, non vi è una superficie netta di separazione tra acqua dolce e salata, ma esistono zone di transizione o diffusione di spessore variabile in funzione delle diverse condizioni idrogeologiche e idrodinamiche. In prima approssimazione, comunque, è possibile calcolare la profondità del confine di separazione tra acqua dolce e acqua salata conoscendo la quota rispetto al livello del mare della superficie piezometrica della falda dolce e le rispettive densità dell’acqua. Vale, infatti la seguente relazione: ZS = profondità dello strato di acqua dolce al di sotto del livello mare (ovvero, superficie piezometrica della falda d’acqua salata di invasione), Zs = Zw Ds − Dw ZW = profondità dello strato di acqua dolce al di sopra del livello mare (ovvero, superficie piezometrica della falda d’acqua dolce), DS , DW = densità dell’acqua salata e dolce, rispettivamente. Considerando per l’acqua dolce una densità pari a 1,000 e per l’acqua salata una densità di 1,025, la relazione diventa: Zs = Zw 0,025 Da questo principio deriva che per ogni metro di profondità della falda acquifera (calcolato al di sopra del livello del mare), sono presenti ben 40 metri (1 / 0,025) di acqua dolce prima di incontrare l’acqua salata. Nelle piccole isole coralline o comunque costituite da terreni sufficientemente porosi, tuttavia, il prelievo dell’acqua dolce dai pozzi di perforazione deve essere eseguito con cautela, perchè l’emungimento dell’acqua può portare ad un sollevamento della zona di transizione tra acqua dolce e salata, fino ad un eventuale inquinamento del pozzo con acqua salmastra. 5