ARCHITETTURA ECOSOSTENIBILE POLITECNICO DI MILANO -POLO TERRITORIALE DI MANTOVA SCUOLA DI ARCHITETTURA E SOCIETÀ Anno accademico 2012/2013 Tesi di Laurea Specialistica in Architettura Relatore della tesi: Luigi Mario Spinelli Correlatori: Barbara Croce, Alessandro Verga Laureanda: Francesca matricola:780868 Gambiasio INDICE 1_ Storia della villetta a schiera 2_ L’edificio passivo Condizioni climatiche locali Orientamento dell’edificio e disposizione deilocali Rapporto tra superficie e volumetria Elimazione di ponti termici 3_Case in legno Blockhaus o longhouse Balloon frame e platform frame Sistma a parete lamellare portante Sistemiintelaiati, travi pilastri 10-11 12 13 14 15 16 17 18 19 20-21 4_I punti delicatidella costruzione in legno 22-25 5_Tecnologia 26-37 6_Riferimenti architettonici 38-39 Villa Mairea Casa Mosman Casa zero Energy 7_Comunedi Almenno San Bartolomeo piano di governo del territorio 8_Progetto Climate consultant Territorio: Bergamo Almenno San Bartolomeo Fotografie del lotto Progetti 9_Certificazioni Energetiche Regione Lombardia Cened CasaClima 10_Cosa è Cambiato nel progetto dopo il risultato di Casaclima 11_Progetto Energetico, componenti tecnologici La pretemperazione geotermica diretta o pozzo canadese Ventilazione meccanica controllata Pompa di calore Fotovoltaico integrato Serra solare 12_Materiali utilizzati Legno Lana 2 4-9 40-42 43-44 45-47 48-53 54 55-57 58-59 60-61 62-69 70-99 100-101 102 103-104 105-107 108-117 118 119-120 121-124 125-127 128-129 130-133 134 135-136 137 Fibra di legno Vetrocellulare Cartongesso Intonaco Serramenti Bibliografia 138 139 140 141 142-147 148 3 1.STORIA DELLE CASE A SCHIERA 4 La casa a schiera che noi conosciamo, deriva dalle continue trasformazioni della casa singola. La sua origine europea risale addirittura all’Alto Medioevo e si è sviluppata grazie alla formazione di classi di artigiani che realizzavano le proprie abitazioni lungo le vie d’accesso dando origine ai borghi, insediamenti lineari aderenti al percorso. Con la realizzazione della casa Georgiana in Inghilterra si arriva ad una idea di casa a schiera più vicina a quella dei giorni nostri. Durante il ‘700 infatti la casa londinese è realizzata su un lotto stretto e profondo così che sul lato più corto si avesse l’accesso sulla strada mentre sull’altro lato si potesse inserire un giardino privato. All’interno della casa vi erano due stanze per piano e ogni piano aveva una funzione , uno per mangiare uno per dormire e uno per ricevere. Questo modo di concepire l’abitazione si mantiene per tutto l’800 in Inghilterra. Durante la rivoluzione industriale nasce la casa vittoriana , questa è molto più scarna di quella dell’700 ha meno stanze ed è più piccola. I quartieri che ne derivano sono quartieri affollatissimi di case, serviti da una rete capillare di strade. La dimensione media degli alloggi varia da 70 mq a 120mq. Altre forme di case a schiera sono presenti nei quartieri operai . Negli anni trenta si affaccia sul edilizia delle case unifamiliari la città giardino, l’idea è quella di decentrale le abitazioni dalla città per poter aver più spazio per avere zone verdi all’interno del quartiere. Questo tipo di operazione è finanziato dalla nuova classe media che viene a crearsi con la rivoluzione industriale mantenendo l’ideale di vita comunitaria e la solidarietà d’impresa già presenti nelle precedenti architetture a schiera. Lo studio per migliorare i quartieri continua e arriva alla realizzazione dei Close, essi sono realizzati per una classe media che aspira ad un grado di rappresentatività superiore alle possibilità economiche individuali. Gli spazi comuni diventano più grandi e viene realizzato uno spazio a fondo chiuso che è semipubblico visivamente autonomo dalla strada arredato con alberi e giardini. In America invece portano avanti l’idea di città giardino due progettisti : Clarence Stein e Henry Wright impegnati fino agli anni ’20 nella realizzazione di edilizia a basso costo. La loro idea di edilizia a schiera ha fermi i seguenti punti: cinture verdi, comunità di dimensioni limitate e il decentramento delle attività produttive. Alla fine degli anni venti l’America aveva immatricolato un alto numero di automobili e i quartieri delle case a schiera che erano stati progettati come luoghi di pace e tranquillità erano ormai invasi delle macchine che portavano rumore gas nocivi e parcheggiavano sugli spazi destinati ai giardini. Due furono i grandi progetti realizzati in quel periodo come città giardino in America : Radburn e Baldwin Hill Village , il primo venne realizzato nel 1929 dalla City Housing Corporation di NewYork nel New Jersey. L’architetto è Clarence Stein, egli sviluppa il suo progetto basandosi su cinque punti : il super isolato, specializzazione delle strade, circolazione locale suddivisa tra strade veicolari di servizio e quelle pedonali, abitazioni a pianta ribaltata e il parco come spina dorsale del progetto. Le schiere di Radburn sono realizzate in piccole unità e questo porterà ad una più libera circolazione dei pedoni e una maggiore quantità di spazio verde tra una gruppetto di case e l’altro. Le scelte che fece questo architetto si slegarono dai rigidi schemi delle case giardino o delle case a schiera operaie che creavano lunghissimi fronti nei quartieri esse ebbero un grande successo soprattutto per il loro schema libero e aperto. Il secondo villaggio che venne realizzato fu Hill Village nel ’41 e Los Angeles , questo progetto è ancora oggi considerato un progetto all’avanguardia e viene studiato in tutte le sue forme. All’interno del complesso vi è un unico super isolato dove ai margini vi 5 La casa a schiera che noi conosciamo, deriva dalle continue trasformazioni della casa singola. La sua origine europea risale addirittura all’Alto Medioevo e si è sviluppata grazie alla formazione di classi di artigiani che realizzavano le proprie abitazioni lungo le vie d’accesso dando origine ai borghi, insediamenti lineari aderenti al percorso. Con la realizzazione della casa Georgiana in Inghilterra si arriva ad una idea di casa a schiera più vicina a quella dei giorni nostri. Durante il ‘700 infatti la casa londinese è realizzata su un lotto stretto e profondo così che sul lato più corto si avesse l’accesso sulla strada mentre sull’altro lato si potesse inserire un giardino privato. All’interno della casa vi erano due stanze per piano e ogni piano aveva una funzione , uno per mangiare uno per dormire e uno per ricevere. Questo modo di concepire l’abitazione si mantiene per tutto l’800 in Inghilterra. Durante la rivoluzione industriale nasce la casa vittoriana , questa è molto più scarna di quella dell’700 ha meno stanze ed è più piccola. I quartieri che ne derivano sono quartieri affollatissimi di case, serviti da una rete capillare di strade. La dimensione media degli alloggi varia da 70 mq a 120mq. Altre forme di case a schiera sono presenti nei quartieri operai . Negli anni trenta si affaccia sul edilizia delle case unifamiliari la città giardino, l’idea è quella di decentrale le abitazioni dalla città per poter aver più spazio per avere zone verdi all’interno del quartiere. Questo tipo di operazione è finanziato dalla nuova classe media che viene a crearsi con la rivoluzione industriale mantenendo l’ideale di vita comunitaria e la solidarietà d’impresa già presenti nelle precedenti architetture a schiera. Lo studio per migliorare i quartieri continua e arriva alla realizzazione dei Close, essi sono realizzati per una classe media che aspira ad un grado di rappresentatività superiore alle possibilità economiche individuali. Gli spazi comuni diventano più grandi e viene realizzato uno spazio a fondo chiuso che è semipubblico visivamente autonomo dalla strada arredato con alberi e giardini. In America invece portano avanti l’idea di città giardino due progettisti : Clarence Stein e Henry Wright impegnati fino agli anni ’20 nella realizzazione di edilizia a basso costo. La loro idea di edilizia a schiera ha fermi i seguenti punti: cinture verdi, comunità di dimensioni limitate e il decentramento delle attività produttive. Alla fine degli anni venti l’America aveva immatricolato un alto numero di automobili e i quartieri delle case a schiera che erano stati progettati come luoghi di pace e tranquillità erano ormai invasi delle macchine che portavano rumore gas nocivi e parcheggiavano sugli spazi destinati ai giardini. Due furono i grandi progetti realizzati in quel periodo come città giardino in America : Radburn e Baldwin Hill Village , il primo venne realizzato nel 1929 dalla City Housing Corporation di NewYork nel New Jersey. L’architetto è Clarence Stein, egli sviluppa il suo progetto basandosi su cinque punti : il super isolato, specializzazione delle strade, circolazione locale suddivisa tra strade veicolari di servizio e quelle pedonali, abitazioni a pianta ribaltata e il parco come spina dorsale del progetto. Le schiere di Radburn sono realizzate in piccole unità e questo porterà ad una più libera circolazione dei pedoni e una maggiore quantità di spazio verde tra una gruppetto di case e l’altro. Le scelte che fece questo architetto si slegarono dai rigidi schemi delle case giardino o delle case a schiera 6 operaie che creavano lunghissimi fronti nei quartieri esse ebbero un grande successo soprattutto per il loro schema libero e aperto. Il secondo villaggio che venne realizzato fu Hill Village nel ’41 e Los Angeles , questo progetto è ancora oggi considerato un progetto all’avanguardia e viene studiato in tutte le sue forme. All’interno del complesso vi è un unico super isolato dove ai margini vi sono alternati spazi di garages e zone verdi ,la maggior parte delle case sono due piani legate a cellule abitative di un solo piano. Le case hanno dei fronti continui omogenei, la struttura è in legno intonacata con piccole aperture vi sono pergole , balconi e portici che completano il progetto delle case a schiera. Anche se le zone di parcheggio sono grandi e spaziose non danno il senso di vuoto e squallore tipico dei parcheggi destinati alle auto. Il Movimento Moderno I congressi di Francoforte e Bruxelles Nel 1929 a Francoforte vi è il secondo congresso Internazionale di Architettura Moderna, si discute di alloggi minimi ed edilizia popolare , perlopiù vengono studiati i casi Realizzati in Europa e vengono proposti dei prototipi, solo con il congresso a Buxelles viene affrontato il problema della tipologia delle case unifamiliari discutendo sulle altezze relative ad esse. Due relatori di spicco snocciolano le loro idee sul tema: Gropius e Le Corbusier , entrambi sono favorevoli alle case unifamiliari sviluppate in altezza, questa novità non è certo da poco poiché fino ad allora chi ha costruito ha sempre tenuto conto del rapporto tra suolo e edificio, ora con queste proposte si pensa di realizzare edifici multipiano , questo argomento di discussione sarà dal primo dopoguerra uno dei campi di applicazione della ricerca del movimento modrno. Il Weissenhof di Stoccarda e l’Esposizione di Vienna Con il Weissenhof vi è il primo confronto internazionale degli architetti moderni dedicato al tema dell’abitazione relativo alle residenze individuali. Vengono presentate case unifamiliari isolate o abbinate tra le più famose proposte vi sono la casa in linea di Mies van der Rhoe , le cinque case di Old, le villette di Mart Stam e la provocazione della doppia casa presentata da Le Courbusier. Durante l’ultima esposizione internazionale a Vienna realizzata nel ’32 a cavallo dello scoppio della seconda guerra mondiale Il clima che si respira è altamente conservatore e lo scontro tra fautori dell’edilizia multipiano e quelli della casa individuale si svolge soprattutto sul campo dell’economia e su quello della tecnica. I nazionalsocialisti per ragioni propagandistiche si appropriano dell’ideologia della casa individuale che si contrappone al presunto collettivismo dei più noti quartieri operai. Olanda La cultura delle città giardino trova dell’Olanda un paese ricettivo e fecondo dove la tematica del quartiere operaio venne realizzata già nel 1902. Tra le due guerre mondiali questo paese, grazie al clima culturale favorevole porta avanti degli esperimenti architettonici nel campo tecnologico e nella ricerca tipologica favoriti anche da spiccate personalità di alcuni progettisti e dal grande numero di esperimenti poi realizzati. Tradizionalisti e moderni, artisti , economi e politici collaborano per la creazione di una nuova visione di architettura ne derivano i quartieri giardi- no olandesi frutto di una mediazione tra villaggio semirurale e il quartiere operaio. Tra le realizzazioni più importanti vi sono è il Quartiere Vreewijk a Rotterdam progettato da Granpré Molièr nel ’19 Il quartiere Nieuwendam realizzato nel ’26. Vi è una ricerca degli standards minimi che porta alla creazione di edifici a due piani anche per alloggi più piccoli sovrapponendoli ma mantenendo l’indipendenza degli accessi con un doppio sistema di scale. Oud fu il più influente architetto olandese, egli fece parte al De StiJl realizzandole case gradonate per Scheeweningen mantenendo il tetto tradizionale a capanna, mentre nelle case di Kiefhoek realizzate nel ’29 viene utilizzato il tetto piano inoltre viene accentuato l’orizzontalità della schiera a discapito dell’individualità delle cellule abitative. Francoforte Anche in questa città vengono realizzati molti esempi di architettura a schiera. Grazie ad un piano urbanistico massiccio vengono realizzati in due anni ottomila alloggi e se ne programmano altri sedicimila, nella sola valle della Nidda vengono realizzati i quartieri di Romerstadt, Praunheim e Westhausen collegati tra loro da una rete viaria e da un sistema di green belt. Vengono previsti dei procedimenti costruttivi standar suddivisi per categorie, vi sono tre tipi edilizi: case ballatoio, case in linea e case a schiera. Le ultime sono a loro volta suddivise per dimensione e ve ne sono di sei tipi che vanno dai 56 ai 115 metri quadri e variano dal numero di piani a seconda della grandezza del nucleo famigliare. Con Francoforte si conclude l’esperienza dell’isolato che costituisce il rapporto fronte-retro-strada-corte e interno-esterno per passare alla completa uniformità e rigidità dei quartieri del dopoguerra annullando le differenze tra gli spazi. Le Courbusier Tra i più studiati architetti che si occuparono dell’edilizia unifamiliare c’è certamente questo architetto francese come primo esperimento progetta a Bordeaux nel ’24 130 alloggi, ma per diversi problemi è costretto a dimezzare gli alloggi. Tre sono i tipi di edifici che vengono alla luce: case doppie a tre piani , schiere a due piani e case individuali a due piani. Il modulo è alla base della sua progettazione definita a campate quadrate di cinque metri più facilmente aggregabili alle forme “L” e a “Z”. Non tenendo conto del contesto culturale presente queste abitazioni sono state oggetto di modifiche da parte degli abitanti che ne hanno sradicato l’idea iniziale. Nel 1933 vengono realizzate a Barcellona le case a schiera di tre piani in alternativa ai grandi edifici multipiano molto cari all’architetto ma non accettabili dal punto di vista tecnico del contesto. Per aumentare la densità del quartiere gli alloggi sono uniti schiena contro schiena mettendo dei portici e vani scala aperti per garantire la ventilazione degli edifici, il risultato è un tessuto ad altissima densità compatto e omogeneo dove l’unità di misura del piano è dato dal modulo della casa a fronte stretto. Edilizia a schiera del dopoguerra Dopo la guerra ogni Stato adotta dei programmi per la ricostruzione delle proprie città caratterizzati da una profonda riorganizzazione del settore pubblico. Gli alloggi popolari che ogni Stato realizza per la popolazione che non ha possibilità economiche prende spunto dal CIAM. Pubblicazioni di unita abitative con normative tecniche e nuovi standards dimensionali vengono adottati dagli Stati per la realizzazione di edifici, la tipologia dell’edilizia unifamiliare nei programmi pubblici è molto presente e raggiunge punte massime dopo il 1960, ma rimane sempre in secondo piano. La tipologia della casa a schiera con giardino viene vista soprattutto per quelle tipologie di famiglie che hanno bisogno di grandi spazi o a contatto con il suolo(famiglie numerose, anziani, etc.) che si mantengono in una fascia di utenza limitata. La progettazione urbanistica si occupa soprattutto di grandi edifici multipiano , che fanno fronte al bisogno di grandi complessi per le persone che hanno perso la casa durante la guerra, la ricostruzione durerà fino agli anni ’60. In Italia il piano INA CASA realizza case a schiera decentrando gli interventi e legandoli all’edilizia locale, stimolando i progettisti alla ricerca di nuove tipologie di casa, nella maggior parte delle realizzazioni si sfalsa il fronte, si elaborano nuove soluzioni per la copertura , si cerca di creare dei piccoli spazi urbani utilizzando gruppi di case unifamiliari mantenendo la scala di paese. Le prime proposte di unità di abitazione mista si hanno negli anni ‘60 co il progetto per Secondigliano con il progetto del gruppo Benevolo, Giuralongo e Melograni dove si cerca di creare una casa a schiera con densità elevate e non richiede un rapporto diretto con il giardino. Nasce la casa a tre piani utilizzando un lotto di notevole profondità dove al piano interrato vi sono i garage la zona lavoro e la sala-gioco per i ragazzi mentre al piano primo vi è la zona giorno. Ogni Stato oltre promuovere e realizzare le nuove abitazioni convenzionate ne emanava degli standards dimensionali che venivano applicati anche nel settore privato. Le prime case a schiera dal ’20 al 40’ ampliarono la superficie minima, ma dopo la guerra le dimensioni ritornarono quelle minime, l’alloggio minimo per quattro persone che venne discusso durante il 2°CIAM arrivo ad avere una superficie di 64 metri quadri. Per ogni paese si crearono standards minimi e massimi per le abitazioni, a volte arrivando a normare ogni stanza della casa, in Inghilterra dove le abitazioni a schiera erano percentualmente più numerose queste restrizioni sulle dimensioni variavano dalle tipologie di alloggio. L’Inghilterra gioca un ruolo da protagonista nella ricerca riferita all’edilizia orizzontale ad alta densità, le costruzioni degli anni ’50 dove venivano realizzati quartieri suburbani privi di veri spazi pubblici attrezzati, applicati rigidi standards e dove la realizzazione tecnica dell’edificio era molto diversa da quella che doveva essere nel progetto architettonico subì molte critiche nei primi anni ’60. Nonostante questo lo Stato inglese intervenne puntando soprattutto sull’aumentare la densità edilizia preoccupato per l’uso antieconomico del suolo ,il risultato fu una massiccia introduzione dell’edilizia multipiano. La ricerca di edifici unifamiliari si portò su un livello più alto proiettato alla ricerca di strutture complesse utilizzando molto spesso delle griglie e strutture modulari per la progettazione dove si utilizzava il meno possibile il suolo interrando i garages e facendovi passare al disopra le strade pedonali , dove le file di case a schiera si potevano associare per accedere ad una comune zona verde etc. Negli anni ’70 dopo che l’Europa Occidentale è stata investita dalla crisi il settore residenziale pubblico subisce una profonda ripercussione sulla qualità e la quantità di edifici costruiti, inoltre si incomincia a guardare con diffidenza agli interventi di grandi dimensione slegati dal contesto urbano preesistente e si è 7 andato alla ricerca dei problemi riguardanti la comunica- zione e il linguaggio fra l’architettura e il luogo abbandonando così lo studio tipologico abitativo. Quartieri realizzati in Italia Quartiere Cesate, Milano realizzate nel 1957. Sono villette a schiera a due piani con all’interno la scala elicoidale, i servizi sono affacciati all’esterno e il parcheggio è riservato solo alle moto. Il quartiere è stato realizzato dall’INA CASA e rappresenta uno dei più grandi insediamenti realizzati dallo Stato. Le case a schiera sono collegate tra loro con una fitta rete di strade ciclabili. L’architettura ha una sostanziale unità di impianto variata negli aspetti, nonostante vi siano un numero di tipologie limitate. Per la realizzazione di questo quartiere vi hanno partecipato l’architetto Franco Albini , Gardella e il gruppo BBPR. La pianta utilizzata e quella ad “L” negli alloggi che consente un maggior orientamento a Sud. Nebbiara ,Reggio Emilia ,cooperativa Architetti e Ingegneri R.E.1961. Tipologia a schiera su due piani, vi è una scala è longitudinale ad una rampa, i servizi igienici sono areati indirettamente mentre i parcheggi sono esterni e in comune. Questo è uno dei pochi esempi dove l’utenza ha avuto un dialogo con chi progettava le proprie abitazioni, contribuendo ad ottenere un risultato positivo sia nell’organizzazione generale che come studio delle soluzioni particolari. L’area verde comune è il centro della composizione residenziale, le fasce perimetrali sono destinate ai giardini privati e ai servizi pubblici. L’alloggio è su due piani, il soggiorno contiguo alla sala da pranzo è ad una quota più elevata esso comunica con le stanze sovrastanti . utilizzo di mattone sia come rivestimento interno ed esterno. Residenza Villa ADA, Roma 1969 di Piero Maria Lugli e associati. Le abitazioni si presentano a schiera su due piani con seminterrato, la scala è trasversale a due rampe, mentre i servizi sono affacciati all’esterno, i garages sono privati e hanno un passaggio condominiale. Il preciso piano di dettaglio alla quale questa residenza si attiene impedisce una vera e propria affermazione dell’edificio di carattere privato infatti esse vengono inserite in un contesto di palazzine che pur essendo di qualità impediscono un vero e propri ambito privato. Il fronte privato si affaccia su una zona verde condominiale che non consente la realizzazione di giardini privati o separati, vengono poi usati dei dettagli costruttivi comuni che tolgono personalità all’edificio singolo. Vi è un’innovazione nella realizzazione delle autorimesse che evitano di togliere spazio ai fronti, grazie alla realizzazione di una galleria con ingresso e uscita alle due estremità dl lotto. L’Accesso al garage è accessibile dal piano terreno e dove a fianco vi è una camera ospiti o di servizio . Marino ,Roma di Giuseppe Rinaldi 1977. Villette a schiera a piani sfalsati con cinque livelli, vi è una scala longitudinale a due rampe, con i servizi affacciati all’esterno e l’autorimessa è vicina all’ingresso principale. Gli edifici sorgono su un’ area posta al limite del Lago Albano dove vi era un edificio preesistente. Le tre unità sono state pensate per soggiorni brevi stagionali, ma possono servire anche come abitazioni permanenti grazie alla vicinanza della città e le attrezzature presenti. L’edificio si sviluppa su livelli sfalsati, vi è un giardino pensile da dove si accede all’abitazione la camera matrimoniale è situata al livello più alto mente le camere singole con bagno sono sotto al soggiorno. La scala 8 è la protagonista del progetto perché serve tutti gli ambienti e li mette in comunicazione spazialmente e visivamente. Gli elementi più caratteristici sono i terrazzi ampi posti vicino agli ingressi. 9 2.L’EDIFICIO PASSIVO Standard e requisiti 10 I fattori da considerare nella progettazione di un edificio passivo sono i seguenti CONDIZIONI CLIMATICHE LOCALI ORIENTAMENTO DELL’EDIFICIO RAPPORTOTRA SUPERFICIE E VOLUMETRIA ELIMINAZIONE DEI PONTI TERMICI 11 REQUISITI CONDIZIONI CLIMATICHE LOCALI Un elemento fondamentale per il risparmio energetico è che il progetto venga realizzato tenendo conto delle condizioni climatiche del luogo. Per l’edificio passivo questo è un punto fondamentale, molti esempi che ci vengono proposti sono progettati e costruiti per un clima continentale poiché sono realizzati nell’Europa Centrale che presenta degli aspetti molto diversi dal clima dell’Italia peninsulare. Il clima continentale è più rigido, gli inverni sono più lunghi e freddi, le temperature minime sono molto più basse e in media si usa per più tempo il riscaldamento rispetto al clima mediterraneo, inoltre vi sono più precipitazioni durante l’anno. I gradi giorno sono un grossolano indicatore delle condizioni climatiche locali, un alto numero di gradi giorno indica un clima invernale freddo e un’ elevata rilevanza del “riscaldamento”. In base ai gradi giorno in Italia vengono distinte sei zone climatiche e per ogni zona i periodo di riscaldamento varia dai 105 ai 200 giorni (per fare un paragone la media tedesca è di 225 giorni). Anche le temperature medie mensili dell’aria esterna, l’irradiazione globale su superfici verticali differenziate secondo l’esposizione, la velocità del vento e l’irradiazione solare giornaliera devono essere tenuti presenti quando si progetta e questi dati vengono 12 riportati nella norma UNI 10349 per tutti i capoluoghi di provincia italiani. Le condizioni climatiche dunque sono fondamentali per una buona progettazione tenendo conto che nel nord Italia il riscaldamento invernale è il fattore che incide maggiormente nei consumi mentre se si scende al centrosud il raffrescamento estivo ha pari rilevanza del riscaldamento al nord. Un elemento fondamentale per gli edifici solari che influenzano il risparmio di riscaldamento sono gli apporti energetici solari, il loro problema è che non sono costanti nel tempo e non arrivano in forma concentrata, essi variano dalla stagione, dalla nuvolosità e dalla riflettanza delle superfici. Con la piantagione di alberi e siepi in determinati orientamenti accanto alla casa possono variare il microclima interno dell’edificio, per esempio piantando a nord della casa alberi sempre verdi si può creare una barriera contro il vento freddo proveniente da nord. Tutti questi particolari e molti altri sono importanti per avere un edificio che riesca a fronteggiare tutti gli elementi negativi del luogo e sfruttare quelli positivi. REQUISIT ORIENTAMENTO DELL’EDIFICIO E LA DISPOSIZIONE DEI LOCALI Il sole sorge in inverno a Sudest e tramonta a Sudovest, la facciata esposta a Sud è dunque l’unica a ricevere le radiazioni solari tutto il giorno inoltre il sole incide quasi perpendicolarmente sulla facciata a causa della sua bassa posizione, così le finestre situate in questa posizione fanno penetrare i raggi solari fino nella profondità delle stanze. Questo comporta un la maggior apporto solare dell’edificio proprio in inverno mentre in estate i raggi sono più inclinati e sono facilmente bloccabili con un aggetto dalla finestra, mentre in primavera e in autunno gli apporti sono distribuiti egualmente. L’orientamento verso Sud allora è l’ideale per una casa passiva, infatti ogni tipologia di casa passiva è orientata a Sud se è possibile. Molto utile si è poi dimostrata la suddivisione degli alloggi in differenti zone termiche disponendo sapientemente i locali presenti nell’edificio. I locali che richiedono più calore durante la giornata e quelli che vengono abitati per più ore al giorno come sala e cucina è buona norma metterli a Sud dove l’afflusso di Luce e di calore è maggiore, mentre i colcali di servizio camere o bagni che non richiedono un alto tasso di riscaldamento si dovrebbe posizionarli a Nord, dove assumono la funzioni di cuscinetti termici. In una casa passiva il ruolo di cuscinetto termico è quasi inesistente poiché lo spesso isolamento evita l’entrata di grosse quantità di aria fredda e l’impianto di ventilazione distribuisce uniformemente l’aria e il calore in tutto l’edificio passivo. Importante è inoltre l’inserimento delle scale nell’edificio soprattutto nelle palazzine residenziali infatti esse devono trovarsi o all’interno dell’involucro termico o interamente all’esterno per evitare la dispersione termica. 13 REQUISIT RAPPORTO TRA SUPERFICIE E VOLUMETRIA La forma dell’edificio è un fattore determinate per il fabbisogno energetico dell’edificio. Sapendo che lo scambio termico tra l’interno e l’esterno avviene attraverso la superficie dell’involucro, più è elevata la superficie che racchiude il volume riscaldato tanto più c’è scambio di calore tra interno ed esterno. Si preferisce allora per un edificio ad alta efficienza una forma compatta diminuendo il più possibile le superfici potenzialmente disperdenti. La formula che esprime la compattezza è il rapporto tra superficie e volumetria (S/V) che per gli edifici passivi deve essere preferibilmente sotto allo 0,6. Questo rapporto è facile da ottenere per quegli edifici come villette a schiera, palazzi residenziali, ma è più difficile ottenerlo per una villetta. Il progettista non è però vincolato architettonicamente da questo parametro, infatti balconi, terrazzi, aggetti etc. sono liberalmente progettabili poiché non influiscono sul comportamento termico dell’edificio. 14 REQUISIT ELIMINAZIONE DEI PONTI TERMICI LL’efficienza energetica di un edificio passivo è basata soprattutto su due elementi costruttivi: l’involucro e le finestre. L’involucro ha il compito di ridurre gli scambi termici dall’esterno all’interno, soprattutto in inverno deve evitare le perdite di calore mentre in estate deve evitare il surriscaldamento delle strutture. L’isolante deve essere calcolato sulla superficie esterna dell’edificio poiché per le case passive è consigliato un isolamento a cappotto esterno alla struttura, questo involucro non deva mai essere interrotto per evitare i ponti termici. Sono definiti ponti termici quelle zone dell’involucro che hanno una trasmittanza termica più elevata rispetto alla media, essi sono degli elementi che non sono stati termicamente isolati e attraverso questi ponti il calore si diffonde più rapidamente. Questi elementi dispersivi si possono trovare soprattutto in corrispondenza delle gronde, dei balconi o comunque quegli elementi che si aggrappano alla struttura spezzando la continuità dell’isolante. Oltre a disperdere il calore essi possono favorire all’interno della parete la condensazione del vapore provocando così la creazione delle muffe, questa situazione porta ad inumidire il materiale isolante che perde le sue caratteristiche termoisolanti. Evitare i ponti termici è fondamentale per garantire ad un edificio il massimo delle sue prestazioni e scongiurare l’insalubrità della casa e velocizzare il processo di degrado della struttura. Gli elementi solidi che compongono la struttura ( architravi, pilastri, pareti di tamponamento) devono dunque trovarsi all’interno dell’involucro termico e prestare attenzione ai collegamenti tra gli elementi costruttivi cioè dove è più facile trovare i ponti termici, l’inserimento di porte e finestre deve seguire particolari elementi costruttivi. Nonostante tutti questi accorgimenti i ponti termici non sono totalmente evitabili, i punti più critici sono come già accennato sono i collegamenti tra gli elementi soprattutto tra pareti e fondazione o tra pareti e finestre, economiche e efficaci per ovviare a questo problema sono le seguenti soluzioni: • Montare finestre all’estradosso della parete così che il telaio si a coperto almeno da 5cm di isolamento termico. • Evitare il contatto dei balconi con il solaio o costruirli all’esterno dell’involucro termico oppure realizzarlo su mensole • Realizzare una fascia isolante sopra all’interrato realizzata con blocchi di cemento alleggerito o elementi che possiedono bassa trasmittanza. 15 3.CASE IN LEGNO Caratteristiche e tipologie 16 TIPOLOGI BLOCKHAUS O LOG HOUSE Sistema costruttivo tradizionale delle zone alpine e nordeuropee. La costruzione è di tipo massiccio e presenta elementi lineari (tronchi) di legno di conifera orizzontali sovrapposti tra di loro a formare una parete in legno, collegati con viti o cavicchi di legno. Gli elementi possono essere di due tipologie: tronchi di legno massiccio scortecciato oppure elementi squadrati. Tradizionalmente le strutture dei solai di interpiano e di copertura vengono realizzate con travi e semplice tavolato, la resistenza a carichi verticali è affidata alle pareti e eventuali pilastri interni. Occorre tenere conto del fenomeno del ritiro che è particolarmente sensibile in direzione ortogonale rispetto alla fibratura. Una struttura realizzata con questa tecnica può essere al massino alta dueo tre piani. 17 TIPOLOGIE 18 BALLOON FRAME E PLATFORM FRAME Gli edifici costruiti piano per piano vengono denominati “platform frame” mentre solo occasionalmente, in genere in America, si utilizzano elementi di altezza pari a più piani questi vengono detti“balloon frame”. Questo è il sistema costruttivo più diffuso al mondo, grazie alla sua caratteristica di essere molto flessibile e molto leggero. Le pareti e i solai sono costituiti da intelaiature di elementi di legno di piccola sezioneposti ad interasse costante di 40-60 cm sulle quali da un lato o da entrambi i lati vengono collegati, con tanti chiodi o viti di piccolo diametro, dei pannelli di legno strutturale, ossia generalmente compensato o OSB. Con questa tecnica si può arrivare ad un’altezza di quattro piani. TIPOLOGI SISTEMA A PARETE LAMELLARE PORTANTE Pannelli costituiti da strati incrociati di tavole in legno massiccio, chiodate o incollate, il setto portante si presenta “pieno”, dotato di buona stabilità dimensionale e con “massa” elevata. Il numero di strati è sempre dispari e varia per il numero di strati che vengono aggiunti. Viene utilizzato il legno massiccio di abete, ma si possono utilizzare sia pannelli in larice, pino o douglasia. questo sistema costruttivo nasce verso la fine degli anni ’90 in Austria e Germania, questo sistema costruttivo concettualmente è simile ad un edificio in muratura. In questo caso non vi sono limitazioni per il numero di piani. 19 TIPOLOGI 20 SISTEMI INTELAIATI TRAVI PILASTRI Questo sistema di costruzione presenta una maggiore flessibiità architettonica, mentre per i collegamenti rigidi necessita, per motivi di carattere strutturale, dell’uso di elementi di irrigidimento della maglia costruttiva sia nel piano verticale che in quello orizzontale. Gli elementi di controvento possono essere realizzati con aste di legno, con pannelli strutturali a base di legno, o con croci in acciaio. Anche in questo caso la struttura realizzata con questa tecnica può sopportare il peso di due o tre piani. 21 4. I PUNTI DELICATI DELLA COSTRUZIONE IN LEGNO 22 Costruire utilizzando il legno è una pratica antica e molto usata, il legno però è un materiale degradabile se non viene preservato da certi elementi come per esempio l’acqua, l’umidità o l’aria. Quindi l’impiego del legno per le strutture o per i rivestimenti non lascia spazio all’improvvisazione, è importante conoscere l’essenza del legno e l’eventuale trattamento utilizzato, le dimensioni per il tasso di umidità dato e conoscere gli elementi metallici che vengono inseriti al suo interno. Come punto fondamentale è evitare che il legno venga in contatto con l’acqua quindi l’impermeabilità all’acqua è fondamentale, le pareti esterne delle abitazioni a struttura in legno sono generalmente ben isolate, ma un infiltrazione può causare una riduzione delle prestazioni. Esse si trovano più spesso all’attacco con il basamento, al livello dei solai e delle falde di copertura oppure a livello degli infissi e degli avvolgibili. E’ buona norma evitare che la pioggia battente e gli schizzi di pioggia siano direttamente a contatto con la parete in legno allontanando il corrente inferiore di almeno 20 cm dal suolo. Mentre per il problema della risalita d’acqua per capillarità si consiglia la realizzazione di una barriera impermeabile tra il corrente inferiore e la muratura oppure mettere la barriera nella parte bassa della struttura con un rialzo di circa 30 cm. Per ottenere una buona impermeabilità all’aria bisogna avere il pieno controllo costruttivo dell’insieme dei collegamenti dell’involucro che devono essere attentamente studiati nella fase di progettazione e realizzati molto accuratamente. Le infiltrazioni si possono verificare tra l’unione di due pannelli, dove vi è un impianto che deve essere isolato oppure quando vi è un collegamento tra struttura e infisso. La condensa è un altro fattore da evitare assolutamente in una struttura di legno, essa appare quando la temperatura della parete è inferiore al punto di rugiada. Le strutture in legno non presentano mai condensa sulla pa- 23 rete ma talvolta si presenta al suo interno causando molti danni tra questi vi è l’alterazione delle caratteristiche dei materiali, la nascita di muffe e putrefazione e lo scollamento dei rivestimenti. Questo tipo di degrado è molto grave perché spesso resta invisibile per molto tempo danneggiando irreparabilmente la struttura, per evitarlo basterebbe inserire una barriera al vapore continua davanti all’isolante, sul lato interno. Per quanto riguarda la protezione degli incendi di una struttura bisogna tener presente che la resistenza all’azione del fuoco e la sua reazione varia dalla classe del materiale utilizzato che va da un M1 che è praticamente incombustibile ad un M3 (un materiale mediamente infiammabile) che può avere un’ottima resistenza al fuoco e questo è il caso delle strutture in legno. Il potere calorifero che il legno e i suoi prodotti derivati possono avere è 17MJ/kg che è un valore superiore al limite previsto per i materiali incombustibili che è di 2,5 MJ/ kg. A seconda dell’essenza e della dimensione il legno da costruzione appartiene alle classi M3 o M4 con un trattamento di 24 ignifugazione si può arrivare a classificarlo M2 o perfino a M1. Come già detto il comportamento del legno in caso di incendio varia in funzione dell’essenza, delle dimensioni e del tasso di umidità. I legni duri e densi si infiammano più difficilmente di quelli leggeri e teneri, la sua velocità di combustione durante un incendio si misura con la velocità di combustione, cioè il tempo che impiega il fuoco a propagarsi a poco a poco nel materiale. Nel corso di un incendio la velocità di combustione segue normalmente una progressione lineare, durante la combustione si forma uno strato di carbone e l’acqua contenuta nel legno evapora, mantenendo la temperatura all’interno del locale. Lo strato carbonizzato che ha conducibilità molto più bassa del legno rallenta l’avanzare del fuoco proteggendo gli strati interni, la resistenza meccanica degli elementi non si altera sotto l’effetto della temperatura , deformandosi in modo lieve anche se l’incendio dura a lungo, a differenza delle strutture in acciaio esse non crollano all’improvviso. 25 5. TECNOLOGIA THOMA Caratteristiche e tipologie 26 La casa in legno presenta una “propensione” al risparmio energetico molto elevata. La stragrande maggioranza delle case in legno sono progettate per avere valori di trasmittanza termica molto basse. Le proprietà del legno fanno si che le stratigrafie “leggere” si comportino molto bene dal punto di vista energetico sia in condizioni estive che invernali. Importante è il controllo della ventilazione e delle condizioni di umidità interne, col una verifica precisa dell’assenza di condensa nelle stratigrafie. La conduttività termica delle strutture in legno dipende molto dal grado di vapore presente nelle stesse. Le case in legno possono essere associate a infissi di ottima qualità e ad impianti molto evoluti, anche di tipologia “passiva”. Le case in legno hanno standard costruttivi molto elevati per cui viene diminuito il rischio della “posa in opera” che può avere gravi conseguenze sui valori finali di trasmittanza delle componenti edilizie. Le case in legno presentano ottimi valori di fonoassorbimento. Semplicità di inserimento degli impianti attraverso appositi vani tecnici. Le case in legno possono essere modulari e quindi possono essere adeguate ad ampliamenti volumetrici 27 THOM Attualmente in Alto Adige ricrescono in un anno ca. 950.000 mc. di legname. Parallelamente vengono consumati ca. 530.000 mc. di legname per gli impieghi piú svariati. In sole 2 ore ricresce la quantitá di legno necessaria per costruire una casa in legno unifamiliare. L’ intera struttura portante (pareti, solai e copertura) è composta da lastre multistrato in legno massiccio. Le lastre con spessore dai 25 a 50 mm a loro volta sono collegate tra di loro senza l’ ausilio di colle, leganti, elementi metallici o quant’ altro. A differenza degli elementi multistrato, chiamati anche XLAM, gli elementi THOMA100 sono collegati tra di loro da tasselli in legno di faggio con diametro di ca. 20mm. I tasselli asciutti vengono compressi e inseriti nelle lastre preforate con un diametro minore e successivamente umidificati generando un incastro permanente delle lastre. Rispetto all‘ acciaio la resistenza a flessione, pressione e tensione in direzione delle fibre é pari a ca. 1/10. Rispetto all‘ acciaio la resistenza a pressione e tensione in direzione perpendicolare alle fibre é pari a ca. 1-2/100. Il legno viene definito un materiale non isotropo, ovvero un materiale con caratteristiche meccaniche dipendenti dalla direzione di sollecitazione rispetto alla direzione delle fibre. Conseguenze: A paritá di carico, nonché di luce di calcolo una trave in legno presenterá una sezione molto maggiore dell‘ elemento portante in acciaio equivalente. 28 Immagini di edifici realizzati con la tecnologia Thoma. 29 THOM L’ intera struttura portante (pareti, solai e copertura) è composta da lastre multistrato in legno massiccio. 30 THOMA Le lastre con spessore dai 25 a 50 mm a loro volta sono collegate tra di loro senza l’ ausilio di colle, leganti, elementi metallici o quant’ altro. A differenza degli elementi multistrato, chiamati anche XLAM, gli elementi THOMA100 sono collegati tra di loro da tasselli in legno di faggio con diametro di ca. 20mm. I tasselli asciutti vengono compressi e inseriti nelle lastre preforate con un diametro minore e successivamente umidificati generando un incastro permanente delle lastre. 31 THOM DETTAGLIO SISTEMA COSTRUTTIVO 1_Basamento della struttura 2_Guaina per evitare l’umidità di risalita 3_Letto di malta livellata 4_ Tassello Holz100 di larice ancorato per mezzo ganci alla piastra inferiore 5_ Parete Thoma Holz100 strutturale Immagini di un edificio realizzato con la tecnologia Thoma. 32 THOMA DETTAGLIO SISTEMA COSTRUTTIVO 1_Basamento della struttura 2_Guaina per evitare l’umidità di risalita 3_Letto di malta livellata 4_ Collegamento ad angolo BMF per mantenere la posizione della struttura portante 5_ Parete Thoma Holz100 strutturale 33 THOM DETTAGLIO SISTEMA COSTRUTTIVO 1_ Parete Thoma Holz100 strutturale 2_Isolante 3_Travetti per struttura portante per parete ventilata 4_Parete verticale ventilata Immagini di un edificio realizzato con la tecnologia Thoma. 34 THOMA DETTAGLIO SISTEMA COSTRUTTIVO 1_ Parete Thoma Holz100 strutturale 2_Isolante 3_Sistema di aggrappo dell’intonaco sull’isolante 4_Intonaco 35 Le strutture di fondazione sono realizzate o con una platea (che può essere realizzata anche sopra un vano interrato ad uso scantinato) oppure con un reticolo di travi rovesce in c.c.a. Utilizzando una platea viene comunque sempre realizzato un cordolo in c.c.a. o in legno (altezza 100-120 mm) adatto per l’esterno così da evitare il contatto diretto dei pannelli di parete con la platea stessa. Inoltre tra la platea in c.c.a. e la struttura in legno deve sempre essere interposto uno strato di guaina bituminosa risvoltata sulla struttura in legno. Le pareti sono realizzate o con un unico elemento dotato di tutte le aperture per porte e finestre, con l’unica limitazione della lunghezza data dalle esigenze di trasporto (solitamente sotto i 12 m), oppure con l’unione di più pannelli (lunghezza minore o uguale a 3 m) collegati tra loro tramite giunti meccanici realizzati con sottili strisce di pannello multistrato oppure tramite viti, chiodi e tasselli. I solai di interpiano vengono invece sempre realizzati assemblando più pannelli di lunghezza minore o uguale a 3 m, uniti con giunti meccanici realizzati con le stesse modalità dei pannelli di parete e sono collegati alle pareti sottostanti ed eve tualmente a travi rompitratta in legno lamellare., le pareti possono essere realizzate con un unico pannello lungo fino a 16 m ed alto fino a 3 m (1 piano), op- 36 pure possono essere suddivise in pannelli di larghezze variabili a seconda del produttore fino ad un massimo di 3 m e collegate tra loro con la realizzazione di giunti verticali. Questi vengono solitamente realizzati inserendo una striscia di pannello multistrato in legno inserita all’interno di apposite fresature predisposte nelle pareti. Il collegamento viene poi rinforzato tramite l’inserimento di viti autoforanti (diametro da 6 a 10 mm) con interasse variabile in finzione dei carichi. Montate le pareti del piano terra, è possibile procedere con l’installazione del primo solaio. Terminato il solaio, si procede con la osa delle pareti dei piani superiori fissati al solaio del piano terra con l’ausilio delle piastre hold-down. In alternativa possono essere utilizzate anche le pratiche bande metalliche forate da collegare esternamente alla parete esterna con chiodi o viti, sia alla parete del piano inferiore che a quella del piano superiore. Giunti alla copertura, questa può essere realizzata in pannelli oppure col metodo tradizionale, ovvero con travi principali, secondarie ed arcarecci in legno lamellare ricoperti da un doppio strato di perlinato incrociato o da pannelli a base di legno. 37 6. RIFERIMENTI ARCHITETTONICI 38 Villa Mairea Alvar Aalto Casa Mosman Glenn Murcutt Casa zero Energy Arnaldo Savorelli 39 RIFERIMENT 40 Villa Mairea Villa Mairea viene realizzata da Alvar Aalto per una coppia di suoi amici un industriale del legno, e sua moglie Maire (da cui deriva il nome della villa) collezionista di opere d’arte. Progettata senza limiti di costo, è il risultato di continue modifiche tese a migliorare la villa per renderla perfetta in base a quelle che erano le esigenze dei committenti. Partendo dall’idea di accostare piani geometrici diversi, Aalto sviluppa una concezione di spazio che dalle radici autoctone della Finlandia si eleva fino a divenire un idioma universale. L’abitazione nasce pensando al modo in cui deve essere vissuta. L’impianto della villa è molto semplice. E’ costituito dall’intreccio di due corpi a L che definiscono una corte interna, definendo una forte relazione con la natura circostante (la foresta e il microcosmo del giardino su cui si affacciano gli ambienti principali della casa).Le due ali sono perpendicolari: una raggruppa la zona giorno, l’altra la zona notte. La pianta ad L si allunga nella parte posteriore in un porticato aperto che porta alla sauna, nel mezzo il prato con la piscina. Si nota una distinzione funzionale nei due livelli: il pianterreno è riservato alla vita sociale mentre il primo è strettamente privato. Le forme rispecchiano la duplice natura di Aalto: sono il risultato di un abile intreccio tra la sensualità della linea curva e dei materiali naturali e il rigore dell’angolo retto e dei volumi bianchi. Interessante è inoltre lo studio dell’orientamento. Aalto dispone a sud il prospetto principale, con la pensilina d’ ingresso, le 41 camere, la biblioteca, lo studio e parte del salotto. A est la cucina, spazi ausiliari e camere per domestici e ospiti, mentre a nord tutta l’area è chiusa dalla grande foresta e racchiude la piscina infine a ovest si colloca invece uno spazio più aperto. Infatti al piano terra, luogo di vita sociale, lo spazio è studiato in modo da renderlo così fluido da avere la percezione di essere contemporaneamente all’interno e all’esterno dell’edificio. Qui gli ambienti sono disposti su due livelli differenti: dall’ingresso si salgono quattro gradini per poi ritrovarsi in un ampio ambiente di soggiorno, fulcro della casa in quanto permette l’accesso al piano superiore, all’esterno e ai vari ambienti collettivi. Al piano superiore invece, gli spazi risultano parcellizzati: c’è un unico percorso indirizzato da vari corridoi. Anche qui è molto importante il rapporto con l’esterno, esaltato da grandi terrazze. 42 RIFERIMENT Casa Mosman 43 È raro che un architetto diventi celebre grazie alle case che ha disegnato. Oggi per diventare famosi bisogna aver costruito edifici grandi e complessi, come musei, torri, aeroporti, stadi di calcio, oppure avere idee assai originali e scabrose. Glenn Murcutt non ha fatto né l’una né l’altra cosa; da Sydney, dove abita, è assurto al rango di grande architetto progettando solo opere piccole, che sono anche semplici, immediate, facili da capire. Si direbbe, guardando le sue case, che Murcutt con l’invadente e deformante mondo dei media non abbia nulla da spartire, e che sia preoccupato soprattutto di costruire in modo semplice e bene (il che è sempre difficile). Glenn Murcutt è un architetto australiano molto legato alla sua terra d’origine, tanto che la totalità delle sue opere sono state realizzate proprio in questa terra. La decisione di realizzare opere architettoniche solo in questo continente potrebbe far pensare che Murcutt sia interessato alla realizzazione di un’architettura australiana, cosa più lontana dal vero, infatti, per l’architetto il pensiero-processo dell’architettura è ciò che dà forma a uno spazio, non uno stile imposto. Murcutt ha tentato di arrivare a un’architettura del luogo in contrasto con un’architettura basata su una generalizzazione della regione o della nazione. Il fatto che le sue strutture si trovino nei luoghi australiani è certamente innegabile, ma l’architettura che ne risulta è una risposta a molti fattori specifici del posto come elemento di lavoro del territorio. L’approccio al design è in diretta opposizione all’applicazione arbitraria di stile, le sue opere sono studiate per il sito, dove saranno costruite e possiedono un’intensa specificità che il luogo conferisce loro. E’ dunque facile comprendere come Murcutt sia stato influenzato nella sua vita da architetti che durante la loro carriera hanno avuto un approccio più umano con lo spazio e la forma, architetti come Aalvar Aalto, Jorn Utzon, oltre all’influenza della cultura giapponese e dalle sue strutture, che richiamano a un design semplice e pulito. 44 RIFERIMENT Casa zero Energy 45 Casa sperimentale che utilizza al massimo livello la progettazione bioclimatica e le più sofisticate soluzioni impiantistiche. Il progetto prevede la realizzazione di una residenza unifamiliare, caratterizzata da una struttura a telaio in legno lamellare e un involucro esterno che comporti una riduzione dei costi di riscaldamento del 70-80% rispetto alle costruzioni classiche. Sono previsti inoltre, la realizzazione di un sofisticato impianto demotico per il controllo remoto in tempo reale attraverso computer, palmare o cellulare, l’utilizzo di fonti energetiche alternative e pulite per il fabbisogno energetico della casa attraverso l’integrazione di pannelli solari, pannelli fotovoltaici, sistemi geotermici ed eolici, lo sfruttamento dell’energia solare per garantire il riscaldamento ed il raffrescamento dell’ambiente attraverso i meccanismi naturali di trasferimento del calore. La casa di Felettano è stata posizionata verso il lato nord del lotto, in modo da avere la parte di giardino più ampia aperta verso sud. In questo modo la casa può girarsi aperta verso il sole invernale, la piscina, il prato. Il corpo principale della casa presenta un tetto a falda unica inclinata verso nord. In questo modo si protegge la parte di vita della casa dai venti freddi invernali e nello stesso tempo si espone una superficie più ampia della facciata sud ai raggi del sole invernale. La facciata a sud che si apre verso la piscina e di giardino è molto vetrata per permettere alla radiazione solare 46 invernale di penetrare profondamente all’interno della casa. D’altra parte queste vetrate sono ombreggiate in estate da opportuni sporti di gronda e saranno comunque dotati di veneziane o brise-soleil esterni per la protezione dal re-irraggiamento. La più ampia superficie vetrata è anche contenuta all’interno di un ulteriore serramento esterno (serra), che permette alle vetrate di lavorare nelle giornate e nelle notti fredde d’inverno ad una temperatura di circa 10°, limitando l’irraggiamento freddo nella zona pranzo. Il prospetto nord è invece poco finestrato, contenendo solo le aperture necessarie alla ventilazione notturna estiva e alla vista verso nord. Anche i prospetti est ed ovest hanno le finestre ridotte in altezza ma sufficientemente larghe per permettere una buona panoramicità senza incrementare eccessivamente il guadagno solare estivo. L’angolo nord-est della casa essa è sagomato ad imbuto per raccogliere le brezze fresche notturne in estate e convogliarle all’interno della casa attraverso un’apposita apertura posta a nord nella zona delle scale 47 7. COMUNE DI ALMENNO SAN BARTOLOMEO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO AI SENSI DELLA L.R.12/2005 PIANO DELLE REGOLE NORME DI ATTUAZIONE 48 - Articolo 1 CONTENUTI E STRUMENTI DI ATTUAZIONE DEL PIANO DELLE REGOLE Il piano delle regole: • definisce, all’interno dell’intero territorio comunale, gli ambiti del tessuto urbano consolidato, quali insieme delle parti di territorio su cui è già avvenuta l’edificazione o la trasformazione dei suoli, comprendendo in essi le aree libere intercluse o di completamento; • indica gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale; • individua le aree e gli edifici a rischio di compromissione o degrado e a rischio di incidente rilevante; • contiene la geologica, idrogeologica e sismica, • individua: o le aree destinate all’agricoltura; o le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche; o le aree non soggette a trasformazione urbanistica. Entro gli ambiti del tessuto urbano consolidato, il piano delle regole individua i nuclei di antica formazione ed identifica i beni ambientali e storico-artistico-monumentali oggetto di tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) o per i quali si intende formulare proposta motivata di vincolo. Il piano delle regole definisce altresì le caratteristiche fisico-morfologiche che connotano l’esistente, da rispettare in caso di eventuali interventi integrativi o sostitutivi, nonché le modalità di intervento, anche mediante pianificazione attuativa o permesso di costruire convenzionato, nel rispetto dell’impianto urbano esistente, ed i criteri di valorizzazione degli immobili vincolati. Per gli ambiti del tessuto urbano consolidato, inoltre, identifica i seguenti parametri da rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione: • caratteristiche tipologiche, allineamenti, orientamenti e percorsi; • consistenza volumetrica o superfici lorde di pavimento esistenti e previste; • rapporti di copertura esistenti e previsti; • altezze massime e minime; • modi insediativi che consentano continuità di elementi di verde e continuità del reticolo idrografico superficiale; • destinazioni d’uso non ammissibili; • interventi di integrazione paesaggistica, per ambiti compresi in zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004; • requisiti qualitativi degli interventi previsti e mitigazione delle infrastrutture della viabilità con elementi vegetali tipici locali; • requisiti di efficienza energetica. Il piano delle regole: • per le aree destinate all’agricoltura: o detta la disciplina d’uso, di valorizzazione e di salvaguardia, in conformità con quanto previsto dal titolo terzo della parte seconda; o recepisce i contenuti dei piani di assestamento, di indirizzo forestale e di bonifica, ove esistenti; o individua gli edifici esistenti non più adibiti ad usi agricoli, dettandone le normative d’uso. • per le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche detta ulteriori regole di salvaguardia e di valorizzazione in attuazione dei criteri di adeguamento e degli obiettivi stabiliti dal piano territoriale regionale, da piano paesaggistico territoriale regionale e dal piano territoriale di coordinamento provinciale; • per le aree non soggette a trasformazione urbanistica individua gli edifici esistenti, dettandone la disciplina d’uso e ammette in ogni caso, previa valutazione di possibili alternative, interventi per servizi pubblici, prevedendo eventuali mitigazioni e compensazioni agro-forestali e ambientali. Le indicazioni contenute nel piano delle regole hanno carattere vincolante e producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli. Il piano delle regole non ha termini di validità ed è sempre modificabile Il Piano delle Regole. viene attuato mediante i seguenti strumenti: a) piani particolareggiati; b) piani attuativi; c) piani di zona; d) piani di recupero; e) Programmi Integrati di Intervento; Sono altresì previsti interventi diretti secondo la legislazione vigente. - Articolo 2 OPERE DI URBANIZZAZIONE Definizione delle opere di urbanizzazione primaria Per urbanizzazione primaria si intende l’insieme delle opere e servizi tecnologici qui sotto specificati: a) strade residenziali; b) spazi di sosta o di parcheggio; c) fognature; d) rete idrica; 49 e) rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas; f) pubblica illuminazione, reti telefoniche ed altri impianti di trasmissione dati; g) spazi di verde attrezzato riferibili al carico primario Definizione delle opere di urbanizzazione secondaria Per opere di urbanizzazione secondaria si intende quell’insieme di servizi e di attrezzature che costituiscono i requisiti necessari alla vita civile, pubblica e collettiva degli insediamenti, a livello di quartiere.Tali opere riguardano: a) asili nido e scuole materne; b) scuole dell’obbligo nonché strutture e complessi per l’istruzione superiore all’obbligo; c) mercati di quartiere; d) delegazioni comunali; e) chiese ed altri edifici religiosi; f) impianti sportivi di quartiere; g) centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie; nelle attrezzature sanitarie sono ricomprese le opere, le costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti urbani, speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree inquinate; ai sensi dell’articolo 266, comma 1, decreto legislativo n. 152 del 2006) h) aree verdi di quartiere. i) impianti cimiteriali Le opere di urbanizzazione secondaria possono consistere sia in opere pubbliche in senso stretto, sia in opere di pubblica utilità di proprietà privata. 50 Si applica per le aree di nuovo impianto per le quali é prevista l’attuazione attraverso un preventivo piano di lottizzazione, indica il volume massimo costruibile, per ogni metro quadro di superficie territoriale (st), in base alle norme di zona; (If) L’indice di fabbricabilità fondiaria Si applica nell’edificazione dei lotti singoli, indica il volume massimo costruibile, per ogni metro quadro di superficie fondiaria (sf), in base alle norme di zona; (V) Il volume edificabile Si determina come prodotto della superficie fondiaria o territoriale per l’indice di fabbricabilità fondiaria o territoriale prescritto per le singole zone. I locali interamente interrati possono essere destinati a locali di servizio (autorimesse, lavanderie private, cantine, accessori vari, depositi, archivi, magazzini) e non si computano agli effetti della verifica dei volumi realizzabili; Incentivi volumetrici Alle presenti norme si applicano gli incentivi previsti dai Criteri di Attuazione del Documento di Piano e dalle Norme Tecniche del Piano dei Servizi. Tali incentivi sono da considerarsi aggiuntivi alle volumetrie previste dagli indici del Piano delle Regole e sono applicabili alle condizioni previste dal Piano dei Servizi e dal Documento di Piano. (v) Il volume effettivo Si calcola computando il volume, sia esistente che di progetto, di tutti i corpi di fabbrica liberamente emergenti dal suolo o comunque abitabili. I locali interrati o seminterrati per non essere computati nel volume effettivo dovranno avere altezza netta interna inferiore a cm. 270, - Articolo 4 non potendo ottenere in questo caso il requisiPARAMETRI URBANISTICI ED EDILIZI to dell’abitabilità. Il volume si determina come prodotto della superficie coperta di ogni corpo L’edificazione e l’urbanizzazione delle varie di fabbrica (comprese le murature perimetrali e zone del territorio comunale sono regolate dai in aggetto sulle facciate) per l’altezza media di seguenti indici: ognuno misurata a partire dallo spiccato (piano St = superficie territoriale che rispecchia l’andamento naturale del terreno Si intende la superficie complessiva sulla quale prima dell’edificazione) sino all’intradosso del una operazione di intervento agisce; essa e solaio di copertura dell’ultimo piano abitabile. comprensiva delle aree edificabili, di quelle per In caso di edifici a destinazione produttiva e le attrezzature, delle zone verdi pubbliche commerciale la quota di riferimento e private, delle strade e parcheggi pubblici e dell’intradosso del solaio di copertura è sostituprivati ita con la quota di estradosso della trave di Sf = superficie fondiaria copertura o di intradosso della capriata prefabSi intende l’area edificabile di proprietà di chi bricata. richiede il Permesso di costruire o il Piano Sono esclusi dal computo dei volumi: i piani Attuativo. Da essa sono escluse le superfici per semi interrati emergenti dal suolo fino ad una urbanizzazione primaria e secondaria altezza di m 1,20 dal piano di campagna, altezpreviste dal P.R.G., nonché in genere tutte le za determinata come media su tutti gli spigoli aree non edificabili e destinate dal P.R.G. a del fabbricato. La quota degli spigoli interrati divenire pubbliche (strade, parcheggi pubblici rispetto al piano di campagna dovrà essere coned attrezzati, ecc.); siderata pari a 0,00 nella media (It) L’indice di fabbricabilità territoriale I sottotetti con altezza media superiore a m 1,20 dovranno essere computati nei volumi anche se non abitabili. Sono esclusi dal computo dei volumi: • i porticati, di uso pubblico • i porticati e le logge per gli edifici privati sino al 15% del volume esistente e di progetto • i vani ascensori realizzati all’esterno di edifici esistenti ai fini dell’eliminazione delle barriere architettoniche nei casi di comprovata necessità All’interno di Piani Attuativi l’altezza per il calcolo del volume effettivo potrà essere riferita a quote definite dalle Norme di Attuazione del Piano stesso. Sc= superficie coperta Per superficie coperta si intende la proiezione sul piano orizzontale di tutte le costruzioni fuori terra; non vengono considerati agli effetti del calcolo: gronde, balconi, pensiline e volumi interrati. Le gronde i balconi e le pensiline non concorrono alla determinazione della superficie coperta fino ad uno sporto di m. 2,00. Gli sporti di gronda e le pensiline con sporto superiore a 2,00 m saranno conteggiati per intero al fine del calcolo della superficie coperta. R = rapporto di copertura Indica la superficie complessiva edificabile sul lotto, come rapporto fra la superficie fondiaria e la superficie coperta degli edifici. v= volume complessivo Indica il volume complessivo dei fabbricati esistenti e di progetto sul lotto V= volume edificabile Indica il volume complessivo edificabile sul lotto dc= distacco minimo degli edifici dai confini circostanti ds= distacco minimo degli edifici dal ciglio della strada H = altezza massima dell’edificio ammessa dalle norme di zona h = altezza effettiva dell’edificio P = superficie destinata a parcheggio pubblico p = superficie destinata a parcheggio privato np= numero dei piani de= distacco minimo degli edifici tra loro, misurato tra i rispettivi fronti (H) L’altezza massima delle costruzioni Si misura a partire dal piano di campagna preesistente all’intervento fino alla quota più alta fra le seguenti: - l’intradosso della soletta di copertura nel caso di copertura piana; - il piano di imposta del tetto nel caso di falde inclinate; in caso di falde a capanna i timpani non vengono considerati ai fini del calcolo. Nel caso di terreni in pendio l’altezza media del fabbricato non dovrà superare l’altezza massima consentita. L’ altezza media sarà calcolata tenendo conto delle altezze delle facciate misurate agli angoli dell’edificio rispetto al terreno naturale antecedente l’intervento. All’interno di Piani Attuativi l’altezza massima potrà essere riferita a quote definite dalle Norme di Attuazione del Piano stesso. (SDR) superficie scoperta drenante: La superficie scoperta drenante dovrà essere di dimensione non inferiore al 30 % del lotto per le destinazioni residenziali e del 15 % per le destinazioni produttive. Tali superfici non possono essere ricavate in aree da adibire a percorso carrabile, posto macchina o a qualsiasi tipo di deposito, sia in aree sovrastanti ambienti interrati e/o seminterrati a qualsiasi uso adibiti. Sono previste deroghe solo in caso di interventi su edifici esistenti e previa l’introduzione di sistemi di drenaggio, raccolta e convogliamento in falda delle acque meteoriche. - Articolo 5 – DISTANZA FRA GLI EDIFICI La distanza minima che deve intercorrere tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti, anche se della stessa proprietà, deve corrispondere all’altezza del fabbricato più alto e, comunque, non essere inferiore a m. 10,00. Possono essere edificati, nel caso di accordo fra i proprietari, edifici fronteggianti a distanza inferiore a mt. 10 purchè siano fra loro in aderenza per una lunghezza pari ad almeno il 30% delle parti che si fronteggiano, e per un’altezza non inferiore a quella dell’edificio più basso. Inoltre i due fabbricati devono avere le stesse caratteristiche tipologiche , architettoniche e la stessa destinazione d’uso. Per le ristrutturazioni, comprese le eventuali demolizioni con fedele ricostruzione nel rispetto della volumetria e della sagoma preesistenti, oltre che per le eventuali opere di risanamento statico e conservativo, le distanze tra gli edifici non possono essere inferiori a quelle preesistenti. Fermo restando quanto disposto dal Codice Civile sono ammesse distanze inferiori a quelle prescritte nel caso di edifici che formino oggetto di Piani Attuativi con previsioni planivolumetriche. Le distanze devono essere misurate a squadro. Sono ammesse edificazioni in aderenza ad edifici esistenti secondo quanto previsto 51 all’articolo successivo. - Articolo 6 – DISTANZA DAI CONFINI E’ la distanza minima che deve intercorrere tra l’edificio ed il confine su cui prospetta; tale distanza non può essere inferiore a m. 5,00. Per gli edifici di altezza superiore a m. 10,00 la distanza dal confine è pari all’altezza diminuita di m. 5,00. Sono ammesse distanze inferiori qualora si convenzioni con il confinante l’obbligatoria edificazione, da parte dello stesso, con altezze e distacchi tali da garantire la distanza minima da edifici di cui all’articolo precedente. E’ ammessa la costruzione di edifici in aderenza sul confine di proprietà qualora vi sia accordo convenzionato fra i confinanti e gli edifici abbiano medesime caratteristiche tipologiche ed architettoniche. Il confinante potrà costruire in aderenza senza convenzionamento qualora esista costruzione in confine sul fondo finitimo avente medesime caratteristiche tipologiche ed architettoniche, salvo diritti precostituiti. DISTANZA DALLE STRADE (d.s.) 52 La distanza delle strade è lo spazio minimo che deve intercorrere tra i fabbricati ed il confine stradale come definito dal Codice della Strada. Per confine stradale si intende il limite della proprietà stradale quale risulta dagli atti di acquisizione o dalle fasce di esproprio del progetto approvato; in mancanza, il confine e costituito dal ciglio esterno del fosso di guardia o della cunetta, ove esistenti, o dal piede della scarpata se la strada e in rilevato o dal ciglio superiore della scarpata se la strada e in trincea. La definizione e la classificazione delle strade è effettuata dal Documento di Piano. Le distanze minime da rispettare nelle nuove costruzioni, nelle demolizioni integrali e conseguenti ricostruzioni o negli ampliamenti fronteggianti le strade sono così definite: • per le strade extraurbane primarie (C) mt. 30 • per le strade extraurbane primarie (F) mt. 20 • per le strade urbane di attraversamento a funzione mista (F) mt. 10 • per le strade urbane di quartiere (E), dal confine stradale: � mt. 5,00 nel caso di strade con larghezza inferiore a mt.7,00; � mt. 7,50 nel caso di strade con larghezza non inferiore a mt. 7,00 e non superiore a mt. 15,00; • per tutte le altre strade nei centri abitati: � mt. 5,00 nel caso di strade con larghezza inferiore a mt.7,00; � mt. 7,50 nel caso di strade con larghezza non inferiore a mt. 7,00 e non superiore a mt. 15,00; • per tutte le altre strade fuori dai centri abitati mt. 10 metri, ad eccezione di interventi in ambiti previsti come edificabili o trasformabili dallo strumento urbanistico generale, nel caso che detto strumento sia suscettibile di attuazione diretta, ovvero se per tali zone siano già esecutivi gli strumenti urbanistici attuativi, per i quali la distanza dal confine stradale è: � mt. 5,00 nel caso di strade con larghezza inferiore a mt.7,00; � mt. 7,50 nel caso di strade con larghezza non inferiore a mt. 7,00 e non superiore a mt. 15,00; E’ ammessa la facoltà di deroga alle distanze sopra definite, all’interno del centro abitato, in caso di ricostruzioni o nuova edificazione nel rispetto di allineamenti precostituiti, previo parere favorevole dell’Amministrazione Comunale. Nel caso di interventi di ristrutturazione edilizia, compresi quelli consistenti nella demolizione e fedele ricostruzione nel rispetto della volumetria e della sagoma preesistenti, possono essere mantenute le distanze precedenti all’intervento. - Articolo 9 ALLINEAMENTI STRADALI Nelle costruzioni o ricostruzioni dei muri di cinta e recinzioni di qualsiasi natura e consistenza lateralmente alle strade le distanze dal ciglio stradale (si definisce ciglio della strada la linea di limite della sede o piattaforma stradale comprendente tutte le sede viabili, sia veicolari che pedonali, ivi incluse le banchine od altre strutture laterali alle predette sedi quando queste siano transitabili, nonché le strutture di delimitazione non transitabili, parapetti, arginelle e simili) non possono essere inferiori a: Fuori dai centri abitati 3 m All’interno dei centri abitati l’allineamento delle recinzioni sarà concesso in fregio alla strada, previa presentazione di atto d’obbligo unilaterale con cui il concessionario rinunci all’indennizzo dell’opera nel caso di ampliamento della sede stradale, qualora il muro o la recinzione siano posti a distanza inferiore a m 1,50 dalla strada. E’ facoltà dell’Amministrazione Comunale consentire o prescrivere, nel caso di riconosciuti allineamenti preesistenti, distacchi fedele, dovrà rispettare i limiti di densità fondiaria definiti dall’ambito. I parametri urbanistici ed edilizi sono i seguenti Densità fondiaria: If = mc./mq. 0,80 - Articolo 10 Altezza massima: H = m. 8,50 COSTRUZIONI ACCESSORIE Distanza dai confini: dc = m. 5,00 Distanza fra gli edifici:de = m. 10,00 Nelle aree con destinazione residenziale e produtE’ ammesso un aumento volumetrico una tantum tiva non sono ammesse costruzioni fino a 50 mc per gli edifici che abbiano accessorie nelle aree libere circostanti i fabbricati. già saturato l’indice di zona. L’aumento volumetriI muri di sostegno di qualsiasi natura che determico non è cumulabile con altri incentivi nano la formazione di terrapieni artificiali definiti dal piano e non è esercitabile in caso di che hanno un’altezza, misurata dal lato del terreno demolizione e successiva ricostruzione o più basso, fino a m 3,00, devono essere per gli edifici che sono stati già oggetto di ampliaposti ad una distanza minima dal confine di promento negli ultimi 10 anni. prietà pari all’altezza del muro con un minimo di m 1,50. Per altezze superiori la distanza - Articolo 32 minima dal confine dovrà essere pari a AMBITI DESTINATI ALLA SOSTA VEICOm 5,00. diversi da quelli prescritti al precedente comma. - Articolo 11 DESTINAZIONI D’USO LARE NON DI INTERESSE PUBBLICO La destinazione d’uso è il complesso di usi o di funzioni ammesse dal Piano Urbanistico per un’area o un edificio. Si dicono: - prevalenti (qualificanti l’intervento edilizio) - accessorie o complementari (che integrano le funzioni prevalenti e possono essere attuate in una misura massima prestabilita in rapporto percentuale a quelle prevalenti per ogni singolo lotto di edificazione o comparto attuativo - non ammissibili (assolutamente non compatibili con l’ambito di intervento) La destinazione d’uso dei suoli, dei fabbricati e dei singoli ambienti degli edifici deve essere indicata sia nei progetti di intervento edilizio diretto, che in quelli di intervento urbanistico preventivo. Questi ambiti sono destinati ad accogliere spazi per la sosta veicolare non di interesse pubblico ma destinati a particolari funzioni private (produttive, residenziali e/o turistico ricettive ed alberghiere). Gli spazi a parcheggio potranno essere realizzati nel sottosuolo o in superficie. Ogni intervento è comunque subordinato al parere della commissione per il paesaggio e dovrà prevedere la mitigazione ambientale delle opere realizzate. - Articolo 19 AMBITI A PREVALENTE DESTINAZIONE RESIDENZIALE DI COMPLETAMENTO IN ZONE COLLINARI – B2 Comprende parti omogenee del territorio inserite in contesti già edificati, generalmente di collina, e dotati di tutte le principali infrastrutture. La destinazione prevalentemente è quella residenziale. In detta zona, nei limiti degli indici di seguito specificati, sono ammessi tutti gli interventi edilizi, compresa la demolizione e ricostruzione, l’ampliamento il sopralzo e la nuova edificazione dei lotti inedificati. In caso di demolizione completa dei fabbricati esistenti, la successiva ricostruzione, se non 53 8. PROGETTO 54 Grafico relativo alle temperature TA B ELLE R EL AT I VE A L S I TO CLIMATE CONSULTANT Tabella riassuntiva 55 TAB E L L E R EL ATI VE A L S I TO 56 Grafico relativo alla radiazione solare Grafico di ombreggiamento nella stagione inverale dal 21 Dicembre al 21 Giugno TA B ELLE R EL AT I VE A L S I TO Grafico relativo agli intervalli della radiazione solare Grafico di ombreggiamento nella stagione estiva dal 21 Giugno al 21 Dicembre 57 58 ANALISI DEL TERRITORI TERRITORIO: BERGAMO La provincia di Bergamo è situata nella parte centro-orientale della Lombardia. Il confine occidentale è segnato dello spartiacque tra i bacini dell’Adda e del Lago di Como a nord e dal fiume Brembo a sud. Il confine orientale segue prima lo spartiacque trala Val di Scalve ela Val Camonica, quindi il Lago d’Iseo e il fiume Oglio. La frazione di Barlino appartiene al comune di Almenno san Bartolomeo, nella regione Lombardia. Una località geografica montana delimitata a nord dalle Prealpi Orobiche. 59 ANALISI DEL TERRITORI 60 ALMENNO SAN BARTOLOMEO TERRITORIO Latitudine: 45°44’36’’ Longitudine: 09° 34’59’’ Zona climatica: E Classe sismatica: zona 4 (sismicità molto bassa) Altitudine: 510 m.s.l.m Immagini di Almenno S.Bartolomeo ANALISI DEL TERRITORIO Alemnno san Bartolomeo è un centro collinare, di origine antica, la cui economia è basata prevalentemente sulle attività industriali -con una buona presenza dell’industria del mobile sul commercio. Gli almennesi, che presentano un indice di vecchiaia inferiore alla media, sono concentrati per la maggior parte nel capoluogo comunale e, in minor misura, in numerose altre località, di cui le più popolose sono Carosso, Albenza e Barlino. Il territorio disegna un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate -specie in prossimità del monte Albenza- ma meno evidenti nell’abitato, in forte espansione edilizia, che ha un andamento planoaltimetrico tipico collinare. Lo sfondo dello stemma comunale, concesso con decreto del 1960, è azzurro; in esso si rappresenta un leone rampante argentato, appoggiato al fusto di un albero con foglie verdi; il tutto è posto su una campagna, anch’essa verde. Sorge in Valle Imagna, ai piedi dell’Albenza e alla destra del torrente Tornaga, che la separa dal comune di Almenno San Salvatore; è compresa tra i comuni di Paladina, Valbrembo, Brembate di Sopra, Barzana, Palazzago, Roncola e Strozza. A 5 km dall’abitato corre la strada statale n. 470 della Valle Brembana e a 3 km la n. 342 Briantea. Il più vicino tracciato autostradale è quello dell’A4 Torino-Trieste, cui si accede dal casello di Dalmine, a 12 km. La stazione ferroviaria di riferimento, lungo le linee Calolziocorte-Rovato e Ponte San Pietro-Carnate Usmate, dista 5 km. Il collegamento con la rete del traffico aereo è garantito dall’aerostazione più vicina, a 15 km; per i voli intercontinentali diretti fa riferimento all’aeroporto di Milano/ Malpensa, che dista 92 km. Il porto commerciale e turistico è a 205 km. È inserita nell’ambito territoriale della Comunità montana “Valle Imagna”. Il capoluogo di provincia rappresenta il principale polo di gravitazione per il commercio, il lavoro e i servizi non disponibili sul posto. Abitata fin da epoche assai remote, secondo alcuni studiosi deriva la prima parte del toponimo dalla voce ligure “lemos” (‘olmo’) e secondo altri dall’espressione latina AD LIMEN (‘al confine’). Situata lungo un via di comunicazione molto importante in epoca romana, con i longobardi costituì insieme alle attuali Almè, Almenno San Salvatore e Villa D’Almè la città di Lemine, in cui quel popolo ebbe la corte. Subì successivamente la dominazione dei franchi ed entrò nel 975 nei possedimenti dei vescovi di Bergamo. Come tutta la zona, fu teatro in epoca feudale delle contese tra guelfi e ghibellini. Un maggiore equilibrio politico caratterizzò i secoli del governo della Serenissima, cui fu annessa nel XV secolo. In questa fase, forse nel 1598, quello che presumibilmente era il comune di Almenno fu diviso nei abitati attuali, al cui nome furono aggiunti quelli dei rispettivi Patroni con funzione distintiva. Ai veneziani succedettero, fino al 1859, gli austriaci. Il patrimonio storico-artistico annovera, oltre alla settecentesca parrocchiale dedicata a San Bartolomeo e alla Madonna del Carmine (con dipinti, tra gli altri, di Giovan Battista Moroni), le cinquecentesche chiese di Barlino e della Longa, la romanica Rotonda di San Tomè, del XII secolo, e villa Malliani, del XVII secolo. 61 62 FOTOGRAFIE DEL LOTTO Il lotto si trova in una zona a bassa densità abitativa e si colloca sulla strada principale per accedereal comune di Roncola, nelle zone limitrofe vi sono poche abitazioni. Per lo più il sito si trova immerso nella macchia boschiva e per accedervi vi è una piccola strada privata che porta ad un’abitazione. Il sito a Sud si affaccia sulla vallata sottostante mentre a Nord è protetto dalla montagna, questo è leggermente in pendenza e segue l’orografia della montagna. La località Capaler dista cinque minuti dal paese di paese di Almenno San Bartolomeo. 63 ANALISI DEL TERRITORI 64 1_Fotografia aerea del lotto 2_Fotografia lotto Nord 3_Fotografia lotto Sud 4_Fototgrafia lotto Est 5-Fotografia lotto Ovest 65 66 ANALISI DEL TERRITORI La vegetazione della Valle Imagna è costituita da specie altamente specializzate e adattate a questo ambiente. Non mancano querceti (rovere, cerro, farnia e roverella), bellissime faggete, carpini, noccioli, cornioli, frassini, aceri, castagni, ciliegi, pioppi, betulle, tigli ed agrifogli. In primavera non è difficile distendersi su tappeti di narcisi e ciclamini. 67 TA BE L L E R EL ATI VE A L S I TO 68 Zona di completamento Coefficiente 0.8 •Nuova superficie edificabile mq750X0.8=600mc • Superficie non edificabile 257mq • Superficie totale mq750+257=1007mq •Possibilità di ampliare la sup. edificabile 100mq TA B ELLE R EL AT I VE A L S I TO Fotografie delle abitazioni presenti nella zona del sito di costruzione. Comesi può vedere non hanno alcuna rilevanza storica o architettonica. 69 70 SC H I Z Z I PR ELI M IN A R I PROGETTI . Sul lotto sono presenti tre abitazioni due villette a schiera e una singola. Le due villette sono praticamente simili al piano terra, mentre variano come metratura al piano interrato dove vi sono i garage e la taverna. La villetta singola è unita alle altre due da una copertura di legno nella zona Ovest che ha il compito di dare continuità alle tre unità. A differenza delle due villette simili la terza differisce per l’orientamento, questa si sviluppa da Est a Ovest mentre le altre due si sviluppano da Nord a Sud. L’organizzazione interna delle villette però non cambia, la struttura delle villette è rettangolare, su uno dei lati minori vengono posizionate le camere da letto al centro di esso vi è uno spazio di separazione dalla zona notte e la zona giorno data dal bagno e dalle scale che portano alla taverna e ai garage. Molta importanza si è data all’orientamento delle aperture, grandi finestre sono rivolte a Sud per far entrare maggior luce possibile e calore durante i mesi più freddi, come schermatura per l’estate una grande tettoia fa si che i raggi solari non entrino in casa evitandone il surriscaldamento. Le villette si sviluppano su due piani: un piano interrato e un piano terra. L’accesso alle abitazioni avviene da Nord dove vi è un giardino privato che fa da filtro fra la strada egli edifici, mentre vi è un accesso privato al piano interrato proveniente dalla strada principale a Est per le automobili degli abitanti degli edifici che porta ai garage. Al piano interrato vi sono le taverne, i garage, i locali tecnici, la serra solare e un grande giardino che si affaccia a Sud. 71 72 PI A N TA E R EN D ER 73 74 P RO S PE T TI E R EN D E 75 P IANT E E P RO S P E T T I 76 P I A N T E E P RO S PE T TI 77 78 P RO S PE T TI E R EN D ER 79 80 P RO S PE T TI E S EZIO N I 81 P I A N TA PI A N O TER R A 82 A sinistra immagini materiali PI A N TE E M AT ER I A L I 83 PIA N TA PI A N O I N TER R ATO 84 A sinistra immagini materiali PI A N TE E M AT ER I A L I 85 86 P I A N T E E M ATER IA LI PI A N TA PI A N O T ER RA Sopra immagini materiali 87 88 P I A N T E E M ATER IA LI PI A N TA PI A N O I N T E RRATO 89 Sopra immagini materiali 90 P IA N T E E M ATER IA LI PI A N TA PI A N O I N T E RRATO 91 Sopra immagini materiali 1_Piatrelle in cotto 1cm 2_Massetto alleggerito per impianti 10 cm 3_Strato in cls 20cm 4_Vetro cellulare 20 cm 5-Magrone 30 cm 6_Terreno 1_Listelli in parqut 2_Massetto alleggerito per impianti 10 cm 3_Trave in legnoH100W17 THOMAHOLZ100 STANDARD WAND sp.21,2 cm 4_Struttura metallica con elementi C 5_Cartongesso 1,5cm 92 1_Listello fermategola in legno sez. 2,5x2,5 cm 2_Telo antivento traspirante VENTO_STOP sp.0,2cm 3_Listello in legno per la ventilazione sez. 5x4 cm 4_Assitto in legno sp.1,5 cm 5-Telo impermeabile Guaina sottotegola Mega sp.0,2 cm 6_Assitto in legno sp.1,5 cm 7_Tegole 8_Isolante GUTEX THERMOSAFE sp.20 cm 9_Trave in legnoH100-DA21THOMA sp.21,2 cm 1_Cartongesso 1,5cm 2_Struttura metallica con elementi C 3_Isolante in lana di pecora 5 cm 4_Intonaco 1,5 cm 5_Isolante GUTEX THERMO-SAFE sp.10 cm 6_Trave in legnoH100-W17 THOMAHOLZ100 STANDARD WAND sp.21,2 cm 93 DA ESTERNO A INTERNO Tegole Listello fermategola in legno sez. 2,5x2,5 cm Assitto in legno sp.1,5 cm Telo impermeabile Guaina sottotegola Mega sp.0,2 cm Assitto in legno sp.1,5 cm Listello in legno per la ventilazione sez. 5x4 cm Telo antivento traspirante VENTO_STOP sp.0,2cm Isolante GUTEX THERMOSAFE sp.20 cm Trave in legnoH100-DA21THOMA sp.21,2 cm PARETE VERTICALE DA ESTERNO A INTERNO Cartongesso 1,5cm Struttura metallica con elementi C Isolante in lana di pecora 5 cm Trave in legnoH100-W17 THOMAHOLZ100 STANDARD WAND sp.21,2 cm Isolante GUTEX THERMOSAFE sp.10 cm Intonaco 1,5 cm 94 SOLAIO DA ESTERNO A INTERNO Listelli in parqut Massetto alleggerito per impianti 10 cm Trave in legnoH100-W17 THOMAHOLZ100 STANDARD WAND sp.21,2 cm Struttura metallica elementi C con Cartongesso 1,5cm fONDAMENTA DA INTERNO AD ESTERNO Piatrelle in cotto 1cm Massetto alleggerito per impianti 10 cm Strato in cls 20cm Vetro cellulare 20 cm Magrone 30 cm Terreno 95 Aria calda Scambiatore di calore Le grandi vetrate posizionate a Sud nella stagione invernale fano entrare una grande quantità di luce naturale sia al piano interrato che al piano terra. Nel piano interrato la serra solare accumula il calore dato dall’entrata dei raggi solari, questo apporto passivo di calore viene inviato allo scambiatore di calore che lo riscalda ulteriormente e lo distribuisce sottoforma di aria calda. Il pozzo canadese invece ha il compito di aumentare di qualche grado la temperatura rigida esterna. Sezioni Aria in movimento in entrata/in uscita COMPORTAMENTO ENERGETICO INVERNALE INCLINAZIONE SOLARE DI 67 GRADI SEZIONE EST SCALA 1:100 Aria consumata Aria Fresca Scambiatore di calore Aria in movimento in entrata/in uscita I profondi aggetti del tetto e del terrazzo impediscono che i raggi del sole estivo entrino in casa causando il riscaldamento dell’aria. Le vetrate esterne del piano interrato vengono aperte completamente evitando così l’effetto serra. Il pozzo canadese riesce a raffrescare l’aria esterna canalizzandola sotto terra, la quale ha una temperatura costante e inferiore da quella esterna. Infine l’aria viziata e calda presente all’interno dell’abitazione viene aspirata ed espulsa. SUD Facoltà di Architettura e Società Corso di Laurea in Architettura Legenda NORD SEZIONE EST SCALA 1:100 96 Francesca Gambirasio matr. 780878 Aria consumata Politecnico di Milano Polo Regionale di Mantova COM PO RTAM E N RTO A R I A ES TER N A Legenda NORD I profondi aggetti del tetto e del terrazzo impediscono che i raggi del sole estivo entrino in casa causando il riscaldamento dell’aria. Le vetrate esterne del piano interrato vengono aperte completamente evitando così l’effetto serra. Il pozzo canadese riesce a raffrescare l’aria esterna canalizzandola sotto terra, la quale ha una temperatura costante e inferiore da quella esterna. Infine l’aria viziata e calda presente all’interno dell’abitazione viene aspirata ed espulsa. NORD Lege Le gra nella s re una rale s piano serra s dall’en apport viato a lo risc buisce 97 pozzo Franc SUD EZIONE EST SCALA 1:100 Aria consumata Aria Fresca Scambiatore di calore Aria in movimento in entrata/in uscita I profondi aggetti del tetto e del terrazzo impediscono che i raggi del sole estivo entrino in casa causando il riscaldamento dell’aria. Le vetrate esterne del piano interrato vengono aperte completamente evitando così l’effetto serra. Il pozzo canadese riesce a raffrescare l’aria esterna canalizzandola sotto terra, la quale ha una temperatura costante e inferiore da quella esterna. Infine l’aria viziata e calda presente all’interno dell’abitazione viene aspirata ed espulsa. Facoltà di Architettura e Società Corso di Laurea in Architettura Legenda NORD COMPORTAMENTO ENERGETICO ESTIVO INCLINAZIONE SOLARE DI 21 GRADI EZIONE EST SCALA 1:100 98 Le grandi vetrate posizionate a Sud nella stagione invernale fano entrare una grande quantità di luce naturale sia al piano interrato che al piano terra. Nel piano interrato la serra solare accumula il calore dato dall’entrata dei raggi solari, questo apporto passivo di calore viene inviato allo scambiatore di calore che lo riscalda ulteriormente e lo distribuisce sottoforma di aria calda. Il pozzo canadese invece ha il compito di aumentare di qualche grado la temperatura rigida esterna. Sezioni Aria in movimento in entrata/in uscita Politecnico di Milano Polo Regionale di Mantova COM PO RTAM E N RTO A R I A ES TER N A Scambiatore di calore SUD Le grandi vetrate posizionate a Sud nella stagione invernale fanno entrare una grande quantità di luce naturale sia al piano interrato che al piano terra. Nel piano interrato la serra solare accumula il calore dato dall’entrata dei raggi solari, questo apporto passivo di calore viene inviato allo scambiatore di calore che lo riscalda ulteriormente e lo distribuisce sottoforma di aria calda. Il pozzo canadese invece ha il compito di aumentare di qualche grado la temperatura rigida esterna. SEZIONE EST SCALA 1:100 NORD Le gran nella st re una rale si piano serra s dall’ent apporto viato a lo risca buisce pozzo c di aum temper Lege I profo razzo i sole es il riscal esterne aperte così l’e se riesc canaliz ha una 99 riore d viziata 9. CERTIFICAZIONI ENERGETICHE 100 CERTIFICAZIONI 101 CERTIFICAZIONI 102 REGIONE LOMBARDIA CERTIFICAZIONI CENED La certificazione energetica degli edifici è una procedura che consente, attraverso una metodologia di calcolo standardizzata, di classificare un edificio in base alla sua efficienza energetica. Sulla base degli esiti di un calcolo, effettuato da professionisti qualificati, viene assegnata all’edificio oggetto di analisi una classe energetica, dalla A+ (alta efficienza) alla G (bassa efficienza). Esso è documento ufficiale ideato per conoscere quanta energia è necessaria ad una unità immobiliare o un intero edificio per assicurare il riscaldamento invernale e la climatizzazione estiva ai propri abitanti che vi risiedono all’interno. L’attestato è corredato da suggerimenti in merito agli interventi più significativi ed economicamente convenienti per il miglioramento della prestazione energetica. Esso illustra sinteti- 103 CERTIFICAZIONI 104 camente come è realizzato un edificio (involucro esterno) e qual è il sistema di climatizzazione (riscaldamento invernale o raffrescamento estivo), dal punto di vista dei consumi. In pratica anche gli edifici sono valutati energeticamente con una targhetta colorata identica a quella che troviamo attaccata negli elettrodomestici in vendita e dai cui riusciamo a capire (in base alle lettere e ai colori) se quell’abitazione o edificio consuma molto o poco: più alta è la classe più basso sarà il risparmio energetico, più bassa è la classe maggiore sarà il consumo energetico. Dal 01-07-2009 il documento è diventato obbligatorio nei contratti di compravendita immobiliare e deve essere allegato dal venditore “all’atto del trasferimento a titolo oneroso, in originale o in copia autentica”. Con riferimento alla locazione, invece, tale certificazione deve essere messa a disposizione del conduttore, o ad esso consegnata, in copia conforme all’originale. L'Agenzia CasaClima, come ente terzo, non coinvolto nella progettazione o realizzazione, tutela gli interessi di chi prende in affitto o acquista una casa o un'abitazione perchè è un ente di certificazione indipendente. Il marchio CasaClima ha goduto fin dall’inizio di ampio favore nella pratica edilizia ed è diventato, anche a livello nazionale, un vero e proprio catalizzatore per un costruire energeticamente efficiente e sostenibile. CasaClima si è nel frattempo consolidato, e oggi è uno dei marchi energetici leader in 105 CERTIFICAZIONI EuropaCasaClima è un parametro di valutazione dell’efficienza energetica delle abitazioni, esse sono contraddistinte da un’impiantistica ottimale, una realizzazione accurata e da un grande comfort abitativo. Le categorie CasaClima permettono di identificare il grado di consumo energetico di un edificio. Esistono: CasaClima Oro Fabbisogno energetico inferiore di 10 kWh/m²a Casa da 1 litro CasaClima A Fabbisogno energetico inferiore di 30 kWh/m²a Casa da 3 litri CasaClima B Fabbisogno energetico inferiore di 50 kWh/m²a Casa da 5 litri Si parla di "casa da 10 litri", in quanto il consumo energetico comporta l’uso di 10 litri di gasolio o 10 m³ di gas per m²a. Edifici ricadenti nelle categorie A e B sono eleggibili per la certificazione CasaClima e dopo opportuna ispezione possono apporre la targhetta di CasaClima. Agli edifici costruiti secondo criteri particolari viene assegnato anche un simbolo "più". Criteri di assegnazione del simbolo "più": • fabbisogno termico inferiore a 50 kWh/m²a • Il riscaldamento deve essere garantito da fonti energetiche rinnovabili. In altri termini, l’impianto termico funziona senza combustibili fossili. • Non vengono utilizzati materiali di costruzione dannosi per l’ambiente o per la salute. • Almeno uno dei seguenti provvedimenti ecologici deve essere adottato: pannelli fotovoltaici, collettori solari per l’acqua sanitaria o per il riscaldamento, utilizzo di acqua piovana, tetto verde. Per obbligo regionale e nazionale in Lombardia tutte le nuove costruzioni sono classificate secondo il protocollo Cened che certifica il progetto ma non il processo di realizzazione. Il certificatore, in sostanza, certifica sì il progetto ma non la costruzione, non è tenuto a nessuna 106 verifica in cantiere durante le fasi di esecuzione dello stesso edificio e un collaudo finale. Acquistare una casa certificata Casa Clima, invece, significa essere in possesso di una nuova costruzione, a basso impatto ambientale, che ha superato tutto un sistema di controlli effettuati dal certificatore (Agenzia casaclima) sia sul progetto iniziale che in cantiere durante tutte le fasi di costruzione. La certificazione viene rilasciata solo dopo che la casa è stata sottoposta ad un collaudo finale “Blower door test” imposto dall’agenzia Casa Clima. 107 10. COSA È CAMBIATO NEL PROGETTO DOPO IL RISULTATO DI CASACLIMA 108 PRIMA Il progetto che è stato presentato sostanzialmente non ha subito grandi modifiche dopo i primi risultati della certificazione della villetta singola, relative al piano terra e al tetto, invece per quanto riguarda il piano interrato si è preferito cambiare tutta la parte strutturale delle pareti. Se nel primo progetto si era scelto di differenziare la struttura e i materiali utilizzati al piano terra e al piano interrato si è preferito mantenere una continuità di materiali su tutta la struttura. Nel primo progetto al piano terra si era utilizzato il pacchetto Thoma, mente al piano interrato si era scelto di utilizzare come struttura portante e come materiale il cemento armato. Con un primo calcolo si è visto che la parte interrata per poter avere una buona risposta termica e per entrare negli standard di Casa Clima avrebbe necessitato di una maggiore quantità di isolante passando dai venti centimetri iniziali a quasi al doppio per avere la stessa efficienza dell’involucro del piano superiore. Questo aumento di isolante oltre ad essere anti economico avreb- 109 SEZIONI be portato alla realizzazione di pareti di spessore eccessivo oltre ad una palese asimmetria rispetto alle murature del piano superiore. Si è deciso allora, studiando la struttura, che si poteva mantenere su entrambi i piani il pacchetto murario Thoma, portando così un’omogeneità nel progetto strutturale e soprattutto un fabbisogno energetico costante su entrambi i piani. Il principale problema che ci si era posto omogenizzando tutta la struttura utilizzando il Thoma era il contatto del legno con fonti di umidità, date dal contatto del terreno. Si è visto che solo una parete era a contatto con quest’ultimo, mentre le altre pareti avevano come elemento di separazione fra il legno e il terreno la zona dei garage e quindi non c’era pericolo che l’umidità del terreno intaccasse la struttura. La parte contro terra che si trova a Nord è realizzata in cemento armato, essa ha compito sia strutturale che di separazione della struttura delle villette dal terreno. Le due strutture presenti al piano interrato: quella in Thoma e quella di cemento armato sono in pratica due strutture completamente indipendenti strutturalmente, esse sono collegate tra di loro con del materiale isolante che evita il passaggio d’umidità alla struttura Thoma e fa si che le strutture siano indipendenti seguendo la normativa per gli eventi sismici. Un altro grosso cambiamento del piano interrato è la sostituzione del vespaio areato con una struttura a pannelli in vetro cellulare che garantisce alla struttura le stesse prestazioni del vespaio garantendo un isolamento termico, all’acqua e al gas radon presente nel terreno (anche se nella zona dove sono collocate le abitazioni la sua presenza è scarsa). E’ stata inserita su tutta la parte interna perimetrale delle villette un’intercapedine di 5 cm, questa ha il compito di alloggiare le tubazioni e i cavi elettrici ed è riempita con lana di pecora che ha abbattuto ulteriormente il fabbisogno di energia dell’ abitazione. Sono stati scelti per tutta la struttura dei 110 SEZIONI tripli vetri bassi emissivi. Il paradosso è stato che all’inizio erano stati scelti dei comunissimi doppi vetri con non altissime prestazioni, che consentivano alla struttura di avere un fabbisogno energetico della struttura basso, più avanti si è deciso di aumentare la prestazione dei vetri, mettendone di tripli, questa sostituzione che ha causato un aumento di fabbisogno della villetta del doppio, questo dovuto al fatto che i vetri troppo performanti non facevano entrare il calore del sole in casa diminuendo così gli apporti solari gratuiti. Si è ovviato a questo inconveniente utilizzando un nuovo prodotto nel campo dei serramenti cioè il sistema zero che diminuisce di molto lo spessore del telaio del serramento inserendolo nella muratura, aumentando così la superficie vetrata. Così facendo si è arrivati ad un buon compromesso mantenendo basso il fabbisogno energetico. La scelta di utilizzare la certificazione CasaClima mi è stata proposta e all’inizio del mio percorso di tesi ne avevo sentito parlare come di tanti altri enti certificatori, ma esattamente non conoscevo le sue potenzialità. Come principio questa certificazione non ha il compito di certificare un progetto una volta realizzato, ma il suo obbiettivo è quello di intervenire durante il processo di realizzazione del progetto, facendo conoscere al progettista che prestazioni e potenzialità ha un edificio per quanto concerne il suo fabbisogno energetico. Una volta conosciuti tutti i parametri di consumo essi si possono modificare cambiando o modificando elementi relativi al pacchetto murario o agli elementi quali i serramenti verificando subito se le scelte fatte sono vantaggiose o no. Questo tipo di approccio al progetto è completamente diverso dall’approccio che il programma Cened, che impone la regione Lombardia per la certificazione degli edifici, propone. Infatti, per quanto riguarda il Cenend, si calcola quanto 111 DOPO consuma un edificio una volta realizzato e si può migliorare la sua classe energetica solo in un secondo momento, inoltre questo tipo di programma non calcola le prestazioni energetiche del pacchetto murario, ma si sofferma soprattutto sul tipo di impianto che viene inserito. A differenza del Cened, Casaclima si sofferma soprattutto sulle prestazioni della muratura indagando ogni materiale utilizzato calcolandone le sue capacità, inoltre analizza l’orientamento, non solo dell’edificio, ma di ogni singola parete. Anche i serramenti sono fondamentali nel calcolo infatti essi possono far variare di molto le prestazioni dell’intera struttura. Importante ricordare che i nel calcolo il programma inserisce gli apporti gratuiti che l’abitazione subisce come quello solare. Una volta valutati e calcolati tutti questi elementi, si passa al tipo di impianto che si vuole inserire, il calcolo del consumo di energia riguarda il riscaldamento, il condizionamento, il raffrescamento, la produzione d’acqua calda e l’illuminazione. 112 CERTIFICAZIONE CASA CLIMA Committente/Proprietario Nome Località Indirizzo Telefono Fax () Indirizzo dell'oggetto Denominazione Provincia Località Indirizzo Particella Fondiaria Particella Edificiale FRANCESCA BG 24030 ALMENNO SAN BARTOLOMEO (Italia) FRANCESCA Concessione edilizia Numero Data emissione Inizio lavori Numero delle unità abitative Progettista Nome Località Indirizzo Telefono Fax PIETRO DAMIANI 24023 CLUSONE (IT) VIA CONCA VERALE 1 Nome Località Indirizzo Telefono Fax PIETRO DAMIANI 24023 CLUSONE (IT) VIA CONCA VERALE 1 Nome Località Indirizzo Telefono Fax Email pietro damiani 24023 CLUSONE (IT) VIA CONCA VERALE 1 Direttore Lavori Calcolo Eseguito da [email protected] Data Direttore Lavori Committente/Proprietario 113 114 CERTIFICAZIONE CASA CLIMA 115 CERTIFICAZIONE CASA CLIMA Oggetto: FRANCESCA Indirizzo: FRANCESCA - 24030 ALMENNO SAN BARTOLOMEO (Italia) Calcolo Eseguito da: pietro damiani Elemento Strutturale PARETE TIPO 1 Categoria λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Spessore A Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Spessore A Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo CasaClima SOLAIO THOMA pietro.damiani.34009 Lana di roccia 60kg/m3 Legname tagliato. abete rosso ruvido. essicato tecnicamente. stat Catalogo CasaClima Catalogo CasaClima RÖFIX Unistar Light (collante di sistema per EPS/lana di roccia) Röfix - Sistemi di isolamento termico a cappotto / rivestimenti Categoria Verso autorimessa sotterranea 45.50 cm Pannello di cartongesso (impregnato) Catalogo CasaClima Lana di pecora Catalogo CasaClima SOLAIO THOMA pietro.damiani.34009 Lana di roccia 60kg/m3 Legname tagliato. abete rosso ruvido. essicato. piallato. stat Catalogo CasaClima Catalogo CasaClima RÖFIX Unistar Light (collante di sistema per EPS/lana di roccia) Röfix - Sistemi di isolamento termico a cappotto / rivestimenti Strato:CTG - Spessore:2.50 cm Strato:ISO LAN PEC - Spessore:5.00 cm Strato:PARETE THOMA - Spessore:17.00 cm Strato:ISO LAN - Spessore:20.00 cm Strato:RASATURA - Spessore:1.00 cm Categoria Verso serra non riscaldata vetro termoisolante U<1,6 W/(mq K) 45.50 cm Pannello di cartongesso (impregnato) Catalogo CasaClima Lana di pecora Catalogo CasaClima SOLAIO THOMA pietro.damiani.34009 Strato:CTG - Spessore:2.50 cm Strato:ISO LAN PEC - Spessore:5.00 cm Strato:PARETE THOMA - Spessore:17.00 cm Strato:ISO LANA - Spessore:20.00 cm L 154.27 L L 0.210 0.040 0.089 0.036 0.130 0.330 53.35 0.210 0.040 0.089 0.036 0.130 0.330 32.39 0.210 0.040 0.089 U i % % % % % U i % % % % % U i % % % % 0.12 A i 126.04 F i 1.00 R +R si se 0.17 A *U *F i i i 15.12 100 100 100 96 4 100 0.11 A i 49.12 F i 0.80 R +R si se 0.26 A *U *F i i i 4.32 100 100 100 96 4 100 0.11 A i 18.59 F i 0.50 R +R si se 0.26 A *U *F i i i 1.02 100 100 100 Pagina 1 Documento: PCC09.15 - Dettaglio Stratigrafie Involucro Data Documento: 10.10.2013 13:09 Utente: pietro.damiani.34009 Oggetto: FRANCESCA Indirizzo: FRANCESCA - 24030 ALMENNO SAN BARTOLOMEO (Italia) Calcolo Eseguito da: pietro damiani Elemento Strutturale PARETE TIPO 1 Categoria λ Catalogo λ Catalogo λ Spessore AL Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Spessore A Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ Catalogo λ pietro.damiani.34009 Lana di roccia 60kg/m3 Legname tagliato. abete rosso ruvido. essicato tecnicamente. stat Catalogo CasaClima Catalogo CasaClima RÖFIX Unistar Light (collante di sistema per EPS/lana di roccia) Röfix - Sistemi di isolamento termico a cappotto / rivestimenti Categoria Verso autorimessa sotterranea 45.50 cm Pannello di cartongesso (impregnato) Catalogo CasaClima Lana di pecora Catalogo CasaClima SOLAIO THOMA pietro.damiani.34009 Lana di roccia 60kg/m3 Legname tagliato. abete rosso ruvido. essicato. piallato. stat Catalogo CasaClima Catalogo CasaClima RÖFIX Unistar Light (collante di sistema per EPS/lana di roccia) Röfix - Sistemi di isolamento termico a cappotto / rivestimenti Strato:CTG - Spessore:2.50 cm Strato:RASATURA - Spessore:1.00 cm Categoria Verso serra non riscaldata vetro termoisolante U<1,6 W/(mq K) 45.50 cm Pannello di cartongesso (impregnato) Catalogo CasaClima Lana di pecora Catalogo CasaClima SOLAIO THOMA pietro.damiani.34009 Strato:CTG - Spessore:2.50 cm Strato:ISO LAN PEC - Spessore:5.00 cm Strato:PARETE THOMA - Spessore:17.00 cm Strato:ISO LANA - Spessore:20.00 cm Utente: pietro.damiani.34009 Catalogo SOLAIO THOMA Strato:ISO LAN - Spessore:20.00 cm Data Documento: 10.10.2013 13:09 λ Catalogo CasaClima Strato:PARETE THOMA - Spessore:17.00 cm Documento: PCC09.15 - Dettaglio Stratigrafie Involucro Catalogo Lana di pecora Strato:ISO LAN PEC - Spessore:5.00 cm PARETE TIPO3 λ Catalogo CasaClima Strato:ISO LANA - Spessore:20.00 cm Elemento Strutturale Catalogo Pannello di cartongesso (impregnato) Strato:CTG - Spessore:2.50 cm Strato:PARETE THOMA - Spessore:17.00 cm PARETE TIPO 2 A 45.50 cm Strato:ISO LAN PEC - Spessore:5.00 cm Elemento Strutturale Spessore Esterna senza intercapedine Strato:RASATURA - Spessore:1.00 cm 116 Catalogo Lana di pecora Strato:RASATURA - Spessore:1.00 cm PARETE TIPO3 λ Catalogo CasaClima Strato:ISO LANA - Spessore:20.00 cm Elemento Strutturale Catalogo Pannello di cartongesso (impregnato) Strato:CTG - Spessore:2.50 cm Strato:PARETE THOMA - Spessore:17.00 cm PARETE TIPO 2 A 45.50 cm Strato:ISO LAN PEC - Spessore:5.00 cm Elemento Strutturale Spessore Esterna senza intercapedine Pagina 1 L 154.27 L 0.210 0.040 0.089 0.036 0.130 0.330 53.35 0.210 0.040 0.089 0.036 0.130 0.330 32.39 0.210 0.040 0.089 U i % % % % % Ui % % % % % U i % % % % 0.12 A i 126.04 F i 1.00 R +R si se 0.17 A *U *F i i i 15.12 100 100 100 96 4 100 0.11 Ai 49.12 Fi 0.80 Rsi+Rse Ai*Ui*Fi R +R A *U *F 0.26 4.32 100 100 100 96 4 100 0.11 100 100 100 A i 18.59 F i 0.50 si se 0.26 i i i 1.02 117 11. PROGETTO ENERGETICO, COMPONENTI TECNOLOGICI 118 TECNOLOGIE LA PRETEMPERAZIONE GEOTERMICA DIRETTA O POZZO CANADESE Il pozzo canadese, chiamato anche entrata d’aria geotermica, è un sistema di ventilazione che approfitta della costanza termica della terra per condizionare in modo naturale ed ecologico l’edificio . Il preriscaldo geotermico diretto tramite torre di aspirazione utilizzalatemperatura relativamente costante del suolo per pre-riscaldare o pre-raffrescare l’aria prima dell’ingresso nel recuperatore di calore per la ventilazione meccanica controllata. Dei condotti interrati a 1.5m di profondità utilizzano l’inerzia della terra, la cui temperatura resta stabile in inverno come in estate. L’aria è anche filtrata, dopodiché sfrutta lo scambio calorifico all’interno dello scambiatore termico della centrale doppio flusso al quale é collegato, per un’aria riscaldata in inverno o rinfrescata in estate. In effetti, durante l’estate la terra mantiene una temperatura costante 119 TECNOLOGI tra i 10° e i 13° C e tra i 5° e i 10°C in inverno. In inverno lo scambiatore interrato ha prevalentemente la funzione di evitare il congelamento dello scambiatore del gruppo di ventilazione. Grazie a questo accorgimento lo scambiatore non dovrà mettere in funzione i cicli di defrost (il ventilatore dell’aria in uscita non dovrà rallentare la sua velocitàper permettere all’aria calda proveniente dall’interno dell’edificio di cedere una quota parte del suo calore per riscaldarelo scambiatore stesso) e quindi la sua efficienza sarà massimizzata. In estate, il preraffrescamento geotermico ha la funzione di fare entrare nell’abitazione aria che passando sotto terra abbasserà la temperatura dell’aria poichè la terra mantiene una temperatura costante inferiore a quella esterna. Inoltre l’aria viene deumidificata grazie al fenomeno della condensa che avviene nelle tubature. 120 TECNOLOGIE VENTILAZIONE MECCANICA CONTROLLATA Tipologie di impianto di ventilazione. Il mercato edilizio sta adottando con gli anni un orientamento su un edilizia a basso consumo ed ad un uso virtuoso delle fonti e dei materiali usati, adottando soluzioni tecnologicamente evolute volte alla creazione di un sistema edificio-impianto. L’involucro diventa una mediazione climatica tra interno ed esterno e l’impianto quindi non sostituisce all’involucro stesso per sopperirne alle sue carenze, ma si integra nella struttura per potenziarne le qualità per creare un microclima interno favorevole, sano ed energeticamente efficiente. Contemporaneamente il mercato si sta spostando per quanto riguarda l’impianto di ventilazione sulla tipologia di sistema di ventilazione semplice flusso a quella a doppio flusso con recupero di calore. Questa soluzione porta, oltre a un maggior confort, un risparmio energetico e un recupero di calore che verrebbe disperso per ventilazione molto considerevole. Questo tipo di tecnologia trova molta richiesta soprattutto per quegli edifici che richiedono delle certificazioni come per esempio nelle case passive che diventa l’unico piano di climatizzazione della casa. Un accenno sulla ventilazione meccanica controllata a semplice flusso, essa controlla solo un flusso di aria e prevede la presenza di un ventilatore, un aspirante che deve essere 121 TECNOLOGI 122 in grado di realizzare una differenza di pressione fra ambiente interno ed esterno. Questo causa il trasferimento di portata d’aria fra interno ed esterno con un abbattimento degli inquinanti interni. La fuoriuscita o l’entrata dell’aria può avvenire tramite le imperfette tenute dell’involucro oppure tramite aperture appositamente predisposte nel muro ad esempio nella muratura perimetrale o nelle finestrature. Generalmente nell’edilizia residenziale si utilizzano ventilatori aspiranti, per esempio quello adottato nei bagni ciechi dove l’aspiratore aspira l’aria viziata. Il sistema si è poi evoluto con l’inserimento nell’edificio di una rete di canalizzazioni che aspira l’aria viziata non solo in una singola stanza ma da più stanze come i bagni e le cucine per poi espellerla all’esterno, mentre il reingresso di nuova aria avviene tramite aperture che guidano l’aria, per evitare di immetterla fredda dall’esterno in inverno e calda in estate. Come si può notare questo tipo di ventilazione meccanica ha la stessa efficacia di un apertura saltuaria delle finestre. La ventilazione meccanica controllata a doppio flusso con recuperatore di calore è un sistema più completo che oltre a TECNOLOGIE garantire miglior qualità d’aria nei locali innalza il livello di confort diminuendo l’accumulo di vapore acqueo, di batteri e pollini. Il sistema è così composto: vi sono dei componenti che guidano il percorso dell’aria di rinnovo dal punto di prelievo fino alla filtrazione dell’aria ed alla distribuzione di ogni singolo locale dove si ha una permanenza maggiore mentre l’aria viziata viene estratta in quei locali dove l’aria è più inquinata per poi espellerla. Il componente principale del sistema è il recuperatore di calore, esso riesce a recuperare l’ energia termica tramite l’aria espulsa. L’aria esterna è prelevata dal griglie di aspirazione che nei casi migliori hanno un sistema di pretemperazione geotermica (pozzo canadese) l’aria una volta passata da queste tubazioni passa per il recuperatore scambiando calore con il terreno pre-riscaldando o pre-raffreddando l’aria proveniente dall’esterno. Gli scambiatori ariaaria recuperano il calore dal flusso di aria viziata provenienti dai locali e lo cedono al flusso d’aria di rinnovo proveniente dall’esterno. Questi recuperatori controcorrente riescono a recuperare fino al 95% del calore riducendo sensibilmente i consumi energetici. Nel periodo invernale lo scambiatore di calore recupera il calore latente di condensazione 123 TECNOLOGI dell’umidità contenuta nell’aria viziata, drenando l’umidità all’esterno dello scambiatore tramite un canale di scarico. I migliori recuperatori hanno il sistema di free-cooling che consente di by-passare lo scambiatore durante la stagione estiva, utilizzando la condizione esterna per ridurre le temperature interne ogni qualvolta che la temperatura esterna sia minore di quella interna. Un altro aspetto ositivo è che la ventilazione equalizza gli apporti termici gratuiti che solitamente si trovano sono in alcune parti dell’abitazione, ridistribuendo il calore nelle zone meno favorite. Molto importante è fare un distinguo per la ventilazione per le case passive, è importante tener conto che questi edifici sono stati creati per far si che la somma degli apporti gratuiti sia quasi sufficiente a compensare le perdite dell’involucro durante la stagione invernale. L’energia necessaria per pareggiare il bilancio termico è di solito fornita da sistemi non convenzionali. La scelta impiantistica deve tener conto della necessità di una rapida reazione del sistema alla presenza istantanea di apporti termici gratuiti o di variazioni del fabbisogno. La ventilazione meccanica controllata utilizza l’aria che ha bassa inerzia termica ed è quindi, rispetto per esempio all’acqua, in grado di scaldarsi o raffreddarsi più velocemente. 124 TECNOLOGIE POMPA DI CALORE L’elemento più importante di una impianto di riscaldamento è la pompa di calore, questo macchinario riesce a trasferire il calore da un ambiente a temperatura più bassa ad un altro a temperatura più alta. La pompa di calore può essere utilizzata sia come climatizzazione degli ambienti, cioè sostituisce i sistemi convenzionali composti da refrigeratore più caldaia o può fornire calore in inverno e freddo in estate(invertibile), o può servire per la produzione dell’acqua calda sanitaria. L’utilizzo della pompa di calore per la climatizzazione (riscaldamento + raffrescamento) è la soluzione più conveniente perché ammortizza i costi dell’impianto a differenza del solo utilizzo per il riscaldamento. Il circuito che essa utilizza è un circuito chiuso dove all’interno passa uno speciale fluido frigorigeno che assume lo stato liquido o di vapore a seconda della temperatura a cui si trova. Questo circuito è composto da un compressore, un condensatore, una valvola di espansione e un evaporatore. Il condensatore e l’evaporatore sono costituiti da scambiatori di calore, cioè tubi posti a contatto con il fluido di servizio ( acqua o aria) nei quali scorre il fluido frigorigeno; questo cede calore al condensatore e lo sottrae all’evaporatore. I componenti del circuito possono essere sia raggruppati in un 125 TECNOLOGI unico blocco, sia divisi in due parti (sistemi “SPLIT”) raccordati dai tubi nei quali circola il fluido frigorigeno. Nel funzionamento il fluido, all’interno del circuito, subisce le seguenti trasformazioni: • Compressione: il fluido frigorigeno si presenta allo stato gassoso e a bassa pressione, proveniente dall’evaporatore, viene portato ad alta pressione; nella compressione si riscalda assorbendo una certa quantità di calore. • Condensazione: il fluido frigorigeno, proveniente dal compressore, passa dallo stato gassoso a quello liquido cedendo calore all’esterno. • Espansione: passando attraverso la valvola di espansione il fluido frigorigeno liquido si trasforma parzialmente in vapore e si raffredda. • Evaporazione: il fluido assorbe calore dall’esterno ed evapora completamente. Questi passaggi sono il ciclo della pompa di calore fornendo energia con il compressore, al fluido frigorigeno, questo, nell’evaporatore, assorbe calore dal mezzo circostante e, tramite il condensatore, lo cede al mezzo da riscaldare. Nel corso del suo funzionamento, la pompa di calore: • consuma energia elettrica nel compressore. • assorbe calore nell’evaporatore, dal mezzo circostante (aria o acqua). • cede calore al mezzo da riscaldare nel condensatore (aria o acqua). Il vantaggio nell’uso della pompa di calore deriva dalla sua capacità di fornire più energia (calore) di quella elettrica impiegata per il suo funzionamento in quanto estrae calore dall’ambiente esterno (aria-acqua). Attraverso una valvola vengono scambiate le funzioni dell’evaporatore e del condensatore, fornendo così calore in inverno e freddo in estate (tipo Invertibile). Per far si che il fluido frigorigeno assorba calore, tramite l’evaporazione, vi è una sorgente fredda che estrae il calore dall’e- 126 TECNOLOGIE sterno. Le sorgenti fredde possono essere: • aria: esterna al locale dove è installata la pompa di calore oppure estratta dal locale dove è installata la pompa di calore. • acqua: di falda, di fiume, di lago, se presente in prossimità e a ridotta profondità. • acqua accumulata in serbatoi e riscaldata dalla radiazione solare. • terreno, nel quale vengono inserite le tubazioni relative all’evaporatore. Pompa di calore Le pompe si distinguono per la sorgente fredda o il pozzo caldo che utilizzano: • L’aria ha il vantaggio di essere disponibile ovunque, ma la potenza resa dalla pompa di calore diminuisce con la temperatura della sorgente; diverso e più vantaggioso è l’impiego dell’aria interna viziata (aria estratta) che deve essere comunque rinnovata. • L’acqua garantisce le prestazioni della pompa senza risentire del clima esterno, ma è più costosa. • Il terreno ha il vantaggio di subire minori sbalzi di temperatura rispetto all’aria. È una soluzione costosa. 127 TECNOLOGI FOTOTVOLTAICO INTEGRATO L’energia elettrica, in un edificio senza riscaldamento convenzionale è l’elemento che si consuma di più, infatti l’impianto di ventilazione inclusa la pompa di calore consuma relativamente poca energia. Un primo passo per ridurre di una significativa percentuale il consumo elettrico è certamente l’uso di elettrodomestici e lampade a basso consumo energetico arrivando addirittura a spendere la metà del consumo di energia abituale. Dunque per ridurrei i consumi basta usare elettrodomestici a basso consumo energetico, lampadine a fluorescenza, allacciare direttamente la lavatrice e la lavastoviglie alla rete dell’ acqua calda sanitaria, spegnere i tanti piccoli elettrodomestici che restano accesi in modalità “standby”. Oltre a risparmiare, la riduzione di energia elettrica riduce le immissioni di CO2 nell’ambiente. Una volta ridotto il consumo di elettricità si può pensare ad installare un impianto fotovoltaico per produrre la maggior parte dell’energia elettrica. I pannelli fotovoltaici trasformano la luce del sole direttamente in energia elettrica generando una corrente continua di 12 o 14 V, la stessa quantità di elettricità richiesta dai sistemi di ventilazione per gli edifici passivi. Il componente base di un impianto fotovoltaico è la cella fotovoltaica, che è in grado di produrre circa 1,5 Watt di potenza in condizioni standard, ovvero quando essa si trova a una temperatura di 25 °C, ed è sottoposta a una potenza della radiazione pari a 1000 W/mq. La radiazione solare incidente sulla cella è in grado di mettere in movi- 128 TECNOLOGIE mento gli elettroni interni al materiale (generalmente silicio), che quindi si spostano dalla faccia negativa a quella positiva, generando una corrente continua. Il trasferimento dell’energia del sistema fotovoltaico all’utenza/rete avviene attraverso differenti dispositivi, uno in particolare l’INVERTER, che converte la corrente continua, in uscita dal generatore, in corrente alternata. Il funzionamento dell’impianto è tale per cui durante le ore di sole l’energia elettrica viene fornita dai moduli fotovoltaici, mentre in assenza di luce, dalla rete elettrica. La potenza di picco di un impianto si esprime in kWp (chilowatt di picco), ovvero la potenza teorica massima che esso può produrre nelle suddette condizioni standard di insolazione e temperatura dei moduli. La tecnologia fotovoltaica comporta una serie di vantaggi quali, l’assenza di emissioni inquinanti, il risparmio di combustibili fossili, affidabilità degli impianti e la riduzione al minimo del costo di esercizio e della manutenzione. 129 TECNOLOGI 130 SERRA SOLARE TECNOLOGIE A metà tra il sistema passivo diretto ed indiretto, la serra solare è un ottimo sistema di utilizzazione del calore. La serra solare è uno spazio chiuso, separato dall’ambiente esterno mediante pareti vetrate e collegato alla costruzione con aperture apribili; la copertura nel nostro caso è opaca. Si tratta di un volume che accresce il contributo all’edificio dellla radiazione solare, trasformata in enregia termica e immagazzinata all’interno della serra. La serra combina le caratteristiche del guadagno diretto con quelle del muro ad accumulo. Infatti, essendo direttamente riscaldata dai raggi del sole, funziona come un sistema a guadagno diretto, in cui l’ambiente adiacente ad essa riceve il calore dal muro termoaccumulatore. La radiazione solare viene, cioè, assorbita dal muro di fondocon- 131 TECNOLOGI 132 tributo nella stessa maniera. Le vetrate delle serre è bene che siano sempre apribili per la regolazione bioclimatica nelle varie stagioni. Le vetrate delle serre è bene che siano sempre apribili per la regolazione bioclimatica nelle varie stagioni. Per interventi efficaci dal punto di vista bioclimatica si devono osservare alcune regole: La serra deve essere orientata verso Sud, con una tolleranza di più o meno 30/40 gradi. Sono assolutamente da evitare gli orientamenti Est ed Ovest che provocherebbero surriscaldamenti difficili da controllare ed eliminare. Una esposizione a Nord non pone, ovviamente, problemi di surriscaldamento, ma riceve nei mesi invernali radiazioni solari in quantità molto modesta. La serra deve essere ventilabile. Per evitare il surriscaldamento nelle stagioni intermedie e sopratutto d’estate, l’aria calda, che si forma all’interno della serra, deve essere espulsa e sostituita con aria esterna. Di conseguenza, la struttura della serra deve essere più possibile apribile, consentendo un’accentuata variabilità di assetto: da molto chiuso in inverno a molto aperto in estate. La serra è detta anche “giardino d’inverno” per l’utile ed appropriata introduzione di piante che ne migliorano la qualità e ne regolano l’umidità dell’aria interna. Infatti, nella stagione estiva, per evitare il surriscaldamento delle strutture edilizie a causa dell’eccessivo soleggiamento, spesso si ricorre all’ombreggiatura con essenze caducifoglie (spoglie d’inverno, frondose d’estate). Sempre per ragioni di comfort la serra deve essere munita di schermature mobili per la protezione delle superfici trasparenti, in particolare quelle orizzontali e quelle verticali con esposizione Ovest, dai raggi solari nei periodi caldi. Tali schermature possono essere di moltissimi tipi quali tende, veneziane, pannelli, vegetazione. 133 12. MATERIALI UTILIZZATI 134 LEGNO 135 136 DATI TECNICI PRESTAZIONALI MAT3 ‘D50 MAT3 ‘D40’ MAT5 ‘D40’ Spessore 3 cm 3 cm 5 cm Larghezza 60-120-200 cm 60-120-200 cm 60-120-200 cm Lunghezza rotoli da 10 mt rotoli da 10 mt rotoli da 6 mt Disponibili altre lunghezze su richiesta. Massa Volumica 50,5 Kg/m3 41,2 Kg/m3 40 Kg/m3 Conduttività termica Coefficiente di diffusione del vapore acqueo 0,033 W/mK 0,034 W/mK 0,034 W/mK 2,3 µ 2,3 µ Indice di potere fonoisolante 54 dB 54 dB Coefficiente assorbimento acustico pesato 0,60 αx 0,60 αx 0,60 αx 1363 J/kg K 1363 J/kg K 1363 J/kg K Calore specifico Determinazione della resistenza a insetti Tracciabilità e determ. quantit. della composiz. 2,3 µ NON ATTACCATO DA “TINEOLA BISSELLIELLA” 100% PURA LANA VERGINE AUTOCTONA DI SARDEGNA CERTIFICAZIONI ESEGUITE DALL’ISTITUTO GIORDANO. VALORI E DATI DI ECOLOGICITA’ Consumo risorse energetiche non rinnovabili 8,77 MJ/Kg 18,79 MJ/Kg - 0,244 Kg CO2 equ. /Kg Acidificazione potenziale 0,0034 Kg SO2 equ. /Kg Creazione di ossidanti fotochimici 0,00040 Kg C2H2 equ. /Kg Eutrofizzazione 0,00034 Kg PO4 equ. /Kg Consumo risorse energetiche rinnovabili Potenziale di riscaldamento globale (calcolato per i 100 anni successivi alla produzione) 137 ISOLANTE 11/10 Scheda tecnica Thermosafe GUTEX Thermosafe é la lastra isolante universale con eccellenti proprietá per la protezione dal calore estivo e dal freddo invernale. Fotos: GUTEX Archiv Dati tecnici: Thermosafe Composizione panello: Realizzazione bordi spigolo vivo – legno di abete bianco/rosso proveniente dalla foresta nera Spessore (mm) 20/40/60/80/100 – Lunghezza e larghezza (mm) 1200 x 625 adittivi per la produzione di spessori > 20 mm é silicato di postasio per l´incollagio di piú strati. Superficie pannello (m2) 0,75 Peso per panello (kg) 2,4/4,8/7,2/9,6/12,0 Peso per m (kg) 3,2/6,4/9,6/12,8/16,0 Pannelli / bancale 200/100/66/50/40 m2 per bancale 150,0/75,0/49,5/37,5/30,0 Peso / bancale (kg) 490 Conducibilitá termica di riferim. λD(W/mK) 0,037 Resistenza termica RD (m2K/W) 0,55/1,10/ 1,65/2,20/2,75 Diffusione di vapore (μ) 5 Valore sd (m) 0,1/0,2/0,3/0,4/0,5 Resistenza alla compressione (kPa) ≥ 20 Resist. aerodinamica (kPa·s/m3 ) ≥ 100 Temperatura massima di applicazione 2100 Classe di reazione al fuoco secondo DIN EN 13501-1 E 2 Campi di applicazione: – Isolamento sopra correntini – Isolamento tra correntini – Isolamento interno solaio,parete, pavimento oppure tetto – Isolamento di strutture e supporti in legno – Isolamento di pareti in legno massiccio ed opere murarie (facciate ventilate) – Pareti divisorie leggere Vantaggi: – Eccellente isolamento termico – Eccellente accumulatore di calore: – Protezione dal calore estivo e dal freddo invernale – Isolamento acustico elevato – Regolazione dell‘umiditá – Coibente naturale aperto alla diffusione DIN EN 14001:2005 Umweltmanagementsystem Zert-Nr. 010208GUTEX00 3 WF-EN13171-T4-CS(10/Y)20-TR10-MU5-AF100. *Aut Nr. 23.15-1404. – facile da posare in opera – Materiale riciclabile – Prodotto in Germania (foresta nera) – Legno proveniente da silvicoltura sostenibile Istruzioni per la posa: – I pannelli devono essere conservati e lavorati in luogo asciutto – Per stratificazione la posa avviene a giunti sfalsati – Evitare fughe incrociate – Struttura pavimento: max 60 mm*** – Strutture successive vedi GUTEX Thermosafe-wd e GUTEX Thermofloor – Tagliare con coltello Gutex con lame per foretto oppure con sega manuale provvista d`aspirazione – Il calcolo statico per l‘isolamento del tetto viene eseguito gratuitamente da noi – I nastri isolanti adesivi/freno vapore e congiunzioni devono essere applicati in modo adeguato ***solo sotto massetti umidi 138 Lastre FOAMGLAS® Dati tecnici a) DIN EN 13167 FOAMGLAS® W+F FOAMGLAS® T4+ FOAMGLAS® S3 FOAMGLAS® F 40 – 140 40 – 180 *** 40 – 180 *** 40 – 160 *** Peso specifico apparente (± 10%) [kg / m3] 100 115 130 165 Conducibilità termica ≤ 0,038 ≤ 0,041 ≤ 0,045 ≤ 0,050 Comportamento in caso di incendio (EN 13501-1) A1 A1 A1 A1 Punto di fusione (secondo DIN 4102-17) > 1000 °C > 1000 °C > 1000 °C > 1000 °C ≥ 600 ≥ 900 ≥ 1600 ≥ 450 ≥ 500 ≥ 550 ≥ 100 ≥ 100 ≥ 150 Dimensioni [mm] * 600 x 450 ** Spessore D [W / (m·K)] Resistenza alla compressione CS test eseguito da istituto esterno abilitato, (EN 826, allegato A) [kPa] Resistenza alla flessione BS (EN 12089) [kPa] – Resistenza a trazione TR (EN 1607) [kPa] Coefficiente di dilatazione termica [K ] 9 · 10– 6 9 · 10– 6 9 · 10– 6 9 · 10– 6 Capacità di ritenzione del calore [kJ / (kg·K)] 1,0 1,0 1,0 1,0 Conducibilità termica a 0 °C (m2 / s) 4,4 x 10– 7 4,2 x 10– 7 4,1 x 10– 7 3,5 x 10– 7 Resistenza alla diffusione del vapore (EN ISO 10456) μ = ∞ μ = ∞ μ = ∞ μ = ∞ 0.79 – 0.81 0.64 0.68 1.16 – 1.19 0.97 1.02 1.80 – 1.83 159 165 0.36 0.39 0.55 0.58 0.91 0.94 75 In bitume caldo senza manti bituminosi 90 In bitume caldo senza manti bituminosi 135 In bitume caldo senza manti bituminosi – tetti pianti, TAPERED ROOF SYSTEM (tetti inclinati) – facciate – isolamento di pavimenti e perimetri – tetti metallici e tetti speciali – isolamento interno (pareti e soffitti) Applicazioni con forti sollecitazioni della resistenza alla compressione: – tetti piani (p. es. carrozzabili), TAPERED ROOF SYSTEM (tetti inclinati) – isolamento di pavimenti Applicazioni con forti sollecitazioni della resistenza alla compressione: – tetti piani (p. es. carrozzabili), TAPERED ROOF SYSTEM (tetti inclinati) – isolamento di pavimenti -1 Altre proprietà Resistenza alla compressione [N / mm2] Resistenza media alla compressione 1) Valore frattile 2.5% 2) Valore frattile 7.5% 3) Carico utile ammesso – sicurezza strutturale 4) – determinante per l’usabilità 5) Modulo d’elasticità (in compressione) [N / mm2] Campi di applicazione Applicazioni senza sollecitazioni meccaniche: – facciate – isolamento interno (davanti a pareti o costruzioni aggiunte) 139 WALLBOARD 10 Lastra di tipo A costituita da un nucleo in gesso emidrato reidratato, rivestito su entrambe le facce da materiale cellulosico con funzione di armatura esterna. DATI TECNICI Caratteristica Norma di riferimento Valore Tipo A Bordo assottigliato Bordo dritto Spessore Larghezza EN 520 – 3.2 Longitudinale Di testa EN 520 – 5.4 EN 520 – 5.2 Lunghezza EN 520 – 5.3 Fuori squadro Peso Classe di reazione al fuoco EN 520 – 5.5 Carico di rottura a flessione EN 520 – 4.1.2 Durezza superficiale Conducibilità termica λ Fattore di resistenza alla diffusione di vapore µ Assorbimento d’acqua superficiale Assorbimento d’acqua totale EN 520 – 5.12 EN 10456 Tipo Bordi* 9,5 1200 2000-25002800-3000 U.M. - ± 0,5 0/- 4 mm mm 0/- 5 mm ≤ 2,5 7,30 A2-s1,d0 (B) Long. 400 Trasv. 160 0,25 Campo secco:10 Campo umido:4 mm/m kg/m2 N N mm W/mK - EN 520 – 5.9.1 - g/m2 EN 520 – 5.9.2 - % EN 13501-1 EN 10456 Marcatura della lastra su lato posteriore: Gyproc Wallboard 10 – CE – Tipo A – A2-s1,d0 (B) – Data e ora di produzione – Paese di produzione 140 Cinisello Balsamo, 02/02/2010 Le informazioni contenute in questa scheda sono il risultato delle conoscenze disponibili alla data di pubblicazione. Saint-Gobain PPC Italia non si assume alcuna responsabilità per danni a persone o cose derivanti da un uso improprio di tali informazioni e si riserva il diritto di modificare i dati senza preavviso. Saint-Gobain PPC Italia S.p.A. ST Scheda tecnica KEIM Soldalit® Pittura a base di sol di silice per supporti organici, minerali e/o misti 1 Descrizione prodotto: • Valore di resist. assorbimento acqueo: w = < 0,1 kg/(m .h ) 2 0,5 (Spessore strato pittura a secco ca. 338 μm) Classe III (< 0,1) ® KEIM Soldalit è una pittura ai silicati altamente specializzata per facciate con una particolare combinazione di leganti ai silicati, costituiti da sol di silice e silicato liquido di potassio, puri pigmenti minerali inorganici e riempitivi stabili agli agenti atmosferici Questa combinazione di leganti consente l’applicazione di pitture ai silicati non solo su fondi minerali, ma anche su una pluralità di supporti organici, direttamente e senza la necessità di ponti di adesione. KEIM Soldalit® coniuga tutti i vantaggi delle classiche pitture ai silicati con i vantaggi delle pitture a dispersione ed adempie inoltre alla normativa DIN 18.363, 2.4.1 2. Campo di applicazione in base a DIN EN 1062-3 • Grado di riflessione alla luce a 85°: 1,5 (Spessore strato pittura a secco ca. 100 μm) opaca (≤ 10) n base a ISO 2813 Tonalità: Bianco e tonalità della cartella colori KEIM Palette Exclusive. Pigmentare solo con KEIM Soldalit Pigmenti Monocromatici. ® Attenzione: non è consentita la miscelazione con prodotti diversi e/o non facenti parte del sistema KEIM Soldalit . Questo vale anche per la gamma dei prodotti KEIM non inclusi nel Sistema KEIM Soldalit . ® KEIM Soldalit è idoneo come pittura su supporti minerali, anche cementizi, supporti organici, vecchie tinteggiature e intonaci siliconici purché sani e ben aderenti al sottofondo. Sono esclusi legno, rivestimenti elasto-plastici, colori a olio, lacche e elementi in cemento cellulare. Dopo una mano di fondo e di finitura con il sistema KEIM Soldalit si possono eseguire anche finiture a velatura con il sistema KEIM Design Lasur. ® 3. Caratteristiche prodotto • Il legante è una combinazione di sol di silice e silicato liquido di potassio • impiego universale • altamente resistente agli agenti atmosferici • antistatico, stabile agli UV e agli acidi • alcalino e perciò senza sostanze conservanti • non infiammabile (DIN 4102-A2) • resistente alla luce • minerale, opaco • traspirante, non filmogeno, microporoso • idrorepellente • esente da solventi ed ammorbidenti • resistenze ad alghe e funghi grazie all’ideale bilancio dell’umiditá Dati tecnici: • peso specifico: • additivazione organica: • valore pH: • resistenza del pigmento alla luce: ® 4. Applicazione Preparazione del supporto Il sottofondo deve essere asciutto, solido, non spolverante e pulito. Eventuali parti in fase di distacco dovranno essere rimosse meccanicamente o con sabbiatrice. Le stuccature dovranno essere asciutte ed eseguite con materiali che abbiano la stessa composizione e granulometria dell'intonaco da stuccare. Trattare con KEIM LiquidoNeutralizzante zone lucide e vetrose di incrostazioni calcaree. Fondi molto assorbenti dovranno essere trattati preventivamente con KEIM Soldalit -Fixativ. Nel caso di presenza di cavillature o fondi molto rappezzati è consigliabile l’impiego di KEIM Soldalit -Grob o KEIM Contact-Plus cui seguiranno due mani di KEIM Soldalit . ® ® ® Applicazione Lavorazione: KEIM Soldalit può essere applicato a pennello, rullo o airless (ugello 0,68 mm / 27 pollici - Filtro pistola 30mesh) Tra la mano di fondo e la mano finale devono passare almeno 12 ore. Mano di fondo: KEIM Soldalit senza diluizione o leggermente diluito (fino a ca. 5%). Solo nel caso di forti assorbimenti diluire fino ad un max del 10% con KEIM Soldalit -Fixativ. (max. 2,5 lt. di diluizione su 25 kg di colore). Mano finale: KEIM Soldalit senza diluizione. ® ca. 1,65 g/cm³ <5% ca. 11 A1 (In base a Codice Fb Normativa BSF-Nr. 26) in base a DIN EN 1062-1 • Traspirabilità al vapore: V = ≥ 2000 g/(m² .d) Resistenza al passaggio del vapore: S = ≤ 0,01 m d (Spessore strato pittura a secco ca. 236 μm) Classe I (sd < 0,14m) in base a DIN EN ISO 7783-2 Avvertenze: Nel caso di ritocchi i risultati migliori si ottengono mediante applicazione a rullo di materiale non diluito. Condizioni per l’applicazione: Temperatura dell’aria e del substrato > +5°C. Non applicare in pieno sole e su superfici surriscaldate dal sole. Proteggere le superfici durante e dopo l’applicazione dal sole diretto, dal vento e dalla pioggia. h 141 SERRAMENTI FATTIBILE Inglesine con incollaggio al vetro) Finestra con opra/sottoluce fisso Finestra con fisso laterale Piantoni e traversi intermedi telaio nestre accoppiate Inserimento per tapparelle erimento zanzariere aio per ristrutturazione erimento in facciata correvole parallelo • • Apertura esterna/antipanico erramento ad arco NOTE Solo con profilo LA137 Vedere soluzione sistema Complanare Vedere soluzione sistema Complanare Vedere soluzione sistema Complanare Vedere soluzione sistema Complanare • Vedere soluzione sistema Complanare Vedere soluzione sistema Complanare • • Bilico orizzontale Fuorisquadra NON FATTIBILE • • • • • • • SERRAMENTI Vedere soluzione sistema Complanare Vedere soluzione sistema Complanare 8 • • Zero 8. 1 142 SERRAMENTI SISTEMA Zero Il sistema Zero è sinonimo di minimalismo, il telaio scompare nella battuta del muro e consente di dare la massima luminosità all’interno degli ambienti. Il design è rigoroso e lineare, il profilo anta è realizzato in materiale speciale che consente un elevato isolamento termico. Il sistema Zero è esteso ad un innovativo alzante scorrevole di grande impatto minimalista. Sistema Zero design rigoroso e minimale. telaio:143 68X7 anta: 68X7 SERRAMENTI 14 Zero Il sistema Zero è sinonimo di minimalismo, il telaio scompare nella battuta del muro e consente di dare la massima luminosità all’interno degli ambienti. Il design è rigoroso e lineare, il profilo anta è realizzato in materiale speciale che consente un elevato isolamento termico. Il sistema Zero è esteso ad un innovativo alzante scorrevole di grande impatto minimalista. SISTEMA Zero Il sistema Zero è sinonimo di minimalismo, il telaio scompare nella battuta del muro e consente di dare la massima luminosità all’interno degli ambienti. Il design è rigoroso e lineare, il profilo anta è realizzato in materiale speciale che consente un elevato isolamento termico. Il sistema Zero è esteso ad un innovativo alzante scorrevole di grande impatto minimalista. 14 Sistema Zero design rigoroso e minimale. Sistema Zero design rigoroso e minimale. telaio: 68X70 anta: 68X71 Legno Tenero Soft Wood Legno Tenero Soft Wood Legno Duro Legno Duro Hard Wood Uf Uf = =1,2 W/m2K 1,2 W/m2K Uf Uf 1,2 W/(m2K) 1,2 W/(m2K) 144 Uf = 1,5 W/m2K ψg 0,04 ψg 0,06 0,6Ug ψ K) 0,04 ψg 0,06 Uw=0,9 W/(m g Uw=0,9 W/(m K) 0,7 0,6 0,8 0,90,7 1 0,8 1,1 1,20,9 1,3 1 1,4 1,51,1 1,61,2 1,7 1,81,3 Uw=1,0 W/(m K) Uw=0,9 Uw=1,0 W/(m2K) Uw=1,0 Uw=1,1 W/(m2K) Uw=1,2 W/(m2K) Uw=1,0 Uw=1,2 W/(m2K) Uw=1,1 Uw=1,3 W/(m2K) Uw=1,4 W/(m2K) Uw=1,2 Uw=1,4 W/(m2K) Uw=1,2 Uw=1,5 W/(m2K) Uw=1,6 W/(m2K) Uw=1,3 Uw=1,6 W/(m2K) Uw=1,4 Uw=1,7 W/(m2K) Ug 2 2 Uf Ug 0,6 Uw=1,02 W/(m2K) 2 0,7 W/(m K) Uw=0,9 W/(m K)0,8 Uw=1,1 W/(m2K) 2 W/(m W/(m2K)0,9 K) Uw=1,1 K) W/(m2Uw=1,0 2 Uw=1,22 W/(m K) K) Uw=1,1 W/(m2K) 1 W/(m 1,1 Uw=1,3 W/(m2K) 1,5 2 2 2Uw=1,1 W/(m 2 K) K) W/(m 1,2 Uw=1,3 W/(m K) W/(m K) 2 2 2 K) Uw=1,4 K) W/(m Uw=1,2 W/(m W/(m K)1,3 1,4 Uw=1,5 W/(m2K) 2 W/(m W/(m2K)1,5 K) Uw=1,6 K) W/(m2Uw=1,3 K) Uw=1,62K) W/(m2Uw=1,3 W/(m W/(m2K)1,6 1,7 Uw=1,72 W/(m2K) W/(m W/(m2K)1,8 K) Uw=1,8 K) W/(m2Uw=1,4 2 ψg 0,04 Uf K) Uw=1,0 W/(m 2 Uw=1,0 W/(m K) Uw=1,1 W/(m2K) Uw=1,2 W/(m2K) Uw=1,3 W/(m2K) Uw=1,3 W/(m2K) Uw=1,4 W/(m2K) Uw=1,5 W/(m2K) Uw=1,5 W/(m2K) Uw=1,6 1,5 W/(m2K) Uw=1,7 W/(m 2 2K) W/(m K) Uw=1,7 W/(m2K) Uw=1,8 W/(m2K) 1,4 Uw=1,4 W/(m2K) Uw=1,5 W/(m2K) 2 1,5 NOTE: Calcolo eseguito secondo UNI Uw=1,5 EN 10077-2:2004 e UNI EN 10077-1:2007. K) Uw=1,6 W/(m2K) W/(m Dimensioni del campione come da UNI EN ISO 12567-1:2002 (Finestra ad 1 anta LxH:1230x1480mm) 2 catalogo tecnico Uniform 2011. 2 Calcolato sui sistemi standard alle sezioniW/(m riportate nel 1,6 in riferimento K) Uw=1,6 W/(m K) Uw=1,6 Il presente calcolo è stato effettuato sulla base delle normative di seguito riportate a puro titolo di analisi e verifica interna. 2 ψg 0,06 ψ UgW/(m2K) g Uw=1,0 2 Uw=1,1 W/(m K) 0,6 Uw=1,0 Uw=1,2 W/(m2K) 0,7W/(m2K)Uw=1,0 Uw=1,2 Uw=1,3 W/(m2K) 0,8 Uw=1,1 Uw=1,4 W/(m2K) 0,9W/(m2K)Uw=1,2 Uw=1,4 Uw=1,5 1 W/(m22K)Uw=1,3 Uw=1,6 W/(m K) 1,1W/(m2K)Uw=1,3 Uw=1,6 Uw=1,7 1,2W/(m22K)Uw=1,4 Uw=1,8 W/(m K) 1,3W/(m2K)Uw=1,5 Uw=1,9 1,4 1,5 1,6 0,04 W/(m2K W/(m2K W/(m2K W/(m2K W/(m2K W/(m2K W/(m2K W/(m2K Uw=1,5 W/(m2K Uw=1,6 W/(m2K Uw=1,7 W/(m2K SERRAMENTI 145 146 SERRAMENTI 147 BIBLIOGRAFIA Cambi,Di Cristina,Steiner-Tipologie residenziali a schiera/BEMA-Edit trice,1981 Erwin Thoma- La Natura del legno:la vita e i sgreti del più antico materiale da costruzione/EdicomEdizioni,2012 Paolo Massetti,Giovanna Amista-La ventilazione confort per gli edifici ad alte prestazioni energetiche/Maggioli Ediore,2009 Uwe Wienke-L’edificio passivo:Standad,requisiti,esempi/Alinea Editrice,2002 Hegger M., Rosenkranz T., Fuchs M., Auch-Schwelk V.-Atlante dei materiali/Utet Scienze Tecniche,2006 Natterer J., Volz M., Herzog T.-Atlante del Legno/Utet Scienze Tecniche, 1998 Rogora, Alessandro - *Architettura e bioclimatica : la rappresentazione dell’energia nel progetto /Sistemi Editoriali, 2003 Zappone, Claudio - La *serra solare / Sistemi Editoriali, 2009 Butera, Federico M. - *Dalla caverna alla casa ecologica : storia del comfort e dell’energia /Edizioni Ambiente, 2007 Dematteis, Luigi - *Case contadine nelle valli bergamasche e bresciane /Priuli & Verlucca, 1992 Oliviero Tronconi -L’*architettura montana : tecnologie, valori ambientali e sociali di un patrimonio storico-architettonico vivo ed attuale /Maggioli, 2008 Medolago, Gabriele - *Aspetti e momenti di vita civile nei secoli 18.20. : la cartografia di dettaglio (secoli 18.-19.), Almenno nella grande storia (1796-2000), il Comune di Almenno San Bartolomeo (17972009), la toponomastica viaria (1832-2007) / Accademia di San Carlo, 2007 Manzoni, Paolo - *Almenno S. Bartolomeo / Paolo Manzoni, Gabriele Medolago, Ermanno Arrigoni ; [fotografie: Marco Mazzoleni] Bartoli, Barbara-LA CASA PASSIVA/Sistemi Editoriali Attilio Carotti -Architettura e sostenibilità. La casa passiva. Costruzione e struttura/Libreria Clup/2004 Architettura bioclimatica e sostenibilità nella casa per i paesi del Mediterraneo. 20 progetti di casa a schiera/2009, brossura/Il Tacco d’Italia Case in legn0/2009,Editore Logos www.agenziacasaclima.it/it/casaclima www.cened.it/home www.bioevo.eu 148 149