FEDERAZIONE ITALIANA
ORDINI DEI FARMACISTI
05 maggio 2017
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INDICE
IN PRIMO PIANO
05/05/2017 Alto Adige
Il Comune invia i documenti per la terza farmacia cittadina
8
05/05/2017 Gazzetta del Sud - Reggio Calabria
Prevenzione, l' impegno dei Lions
9
04/05/2017 Agenparl
Ddl Concorrenza, Contarina: Federfarma nazionale ha perso contatto con la realtà"
10
04/05/2017 Farmacista33
Ddl concorrenza, Calenda: ok rapido poi decreto legge. Sulle società di capitale
categoria spaccata
11
04/05/2017 ilfarmacistaonline.it
Ddl concorrenza. Federfarma Roma: "Su ingresso capitali limite inutile: 5 società
potranno spartirsi tutte le farmacie"
12
04/05/2017 ilfarmacistaonline.it
Ddl concorrenza. D'Ambrosio Lettieri: "Tetto per ingresso capitali nelle farmacie è
finto. L'inganno è servito"
13
04/05/2017 ilfarmacistaonline.it
Ddl concorrenza. La nota federale dopo il Comitato Centrale Fofi: "Si apre
all'oligopolio. Il tetto del 20% è risibile e irrilevante"
14
04/05/2017 www.helpconsumatori.it 07:50
Ddl concorrenza, la palla passa alla Camera
17
04/05/2017 www.helpconsumatori.it
Ddl concorrenza, la palla passa alla Camera. I giudizi sul provvedimento
19
05/05/2017 farmaciavirtuale.it 05:25
Ddl Concorrenza farmacie, le reazioni (tutte negative) della categoria
21
05/05/2017 farmaciavirtuale.it 05:05
La farmacista Bianca Peretti: «Anche le farmacie falliscono, facciamocene una
ragione»
22
04/05/2017 federfarma.it 09:22
Ddl concorrenza: il Senato approva, i commenti di politica e filiera
23
04/05/2017 insalutenews.it 16:38
Ddl Concorrenza, ingresso capitali e fallimenti farmacie
24
05/05/2017 quellichelafarmacia.com 07:48
Si parla di liberalizzazioni mentre il problema sono i fallimenti delle farmacie
25
04/05/2017 quellichelafarmacia.com 00:30
DDL CONCORRENZA CALDO DI APPROVAZIONE, Fofi e Fnpi ...
26
04/05/2017 rifday.it 17:48
Muschietti: "Ddl Concorrenza, vanno convocati gli Stati Generali della farmacia"
28
04/05/2017 rifday.it 11:26
Ddl Concorrenza, sì del Senato, in farmacia arriva il capitale
30
04/05/2017 rifday.it 11:24
Fofi: "Una legge che indebolisce la farmacia e la rete del welfare"
32
DALLE REGIONI
04/05/2017 www.newsrimini.it 17:53
Annullata conferenza sui vaccini a Vivi benessere. Il Comune avrebbe tolto il
patrocinio
34
04/05/2017 rifday.it 11:12
Catanzaro, l'infermiere è in farmacia, parte il servizio a domicilio per gli utenti
35
SANITÀ NAZIONALE
05/05/2017 Il Sole 24 Ore
La sanità digitale fatica a decollare
37
05/05/2017 Il Sole 24 Ore
Il beauty è strategico in farmacia
38
05/05/2017 La Repubblica - Nazionale
Morbillo, già duemila casi a Roma ricoveri decuplicati
39
05/05/2017 Il Messaggero - Nazionale
Parafarmacie, a rischio migliaia di lavoratori
41
05/05/2017 Avvenire - Nazionale
Ecco la guida al 730
42
05/05/2017 Avvenire - Milano
Cronici, rivoluzione nell'assistenza
44
05/05/2017 Il Giornale - Nazionale
La salute vien mangiando E ora è boom di integratori
45
05/05/2017 Il Fatto Quotidiano
Tutto ciò che ci nascondono i padroni di vaccini e farmaci
47
05/05/2017 Il Mattino - Nazionale
Napoli capitale del falso sei miliardi di fatturato
51
05/05/2017 Il Mattino - Nazionale
Cardarelli, sbloccati i concorsi per 30 primari
53
05/05/2017 Il Tempo - Nazionale
Il telemarketing selvaggio è (quasi) legge
54
04/05/2017 Mente e Cervello
Psicofarmaci per bambini / 1
55
05/05/2017 Pubblicom Now
Ibis presenta i primi tramezzini gluten free
60
VITA IN FARMACIA
05/05/2017 Corriere della Sera
Squadra speciale contro i tumori
62
05/05/2017 Corriere della Sera - Roma
Il morbillo non dà tregua
64
05/05/2017 La Repubblica - Bologna
I sindacati e gli ospedali "Che caos sulla fusione"
66
05/05/2017 La Repubblica - Genova
"Danno d'immagine per le analisi "facili"
67
05/05/2017 La Repubblica - Genova
L'inverno di maggio: assalto ai pronto soccorso
69
05/05/2017 La Stampa - Savona
Arrestato il rapinatore dei market
71
05/05/2017 MF - Nazionale
In Lombardia 500 milioni per la sanità
72
05/05/2017 QN - Il Resto del Carlino - Reggio Emilia
Coi caschi in testa rapinano farmacia
73
05/05/2017 QN - Il Resto del Carlino - Macerata
Farmacie mobili a Fiastra e Pievebovigliana
74
05/05/2017 QN - Il Resto del Carlino - Ascoli
Federfarma e Fondazione Peretti a sostegno delle farmacie terremotate
75
05/05/2017 QN - La Nazione - Arezzo
Apre i battenti la quinta farmacia E' la prima nella zona industriale
76
05/05/2017 QN - La Nazione - Pisa
Conti sani alle Farmacie Comunali Nel 2016 l'utile è di 263mila euro
77
05/05/2017 QN - La Nazione - Umbria Terni
Il Comune cerca l'amministratore unico delle Farmacie
78
05/05/2017 Il Secolo XIX - Savona
Raid in supermercati e sale giochi: arrestato il rapinatore
79
05/05/2017 Il Secolo XIX - Savona
«Hanno rubato la vita ad Alessandro: ora la verità»
80
05/05/2017 Il Secolo XIX - La Spezia
Medicine a domicilio grazie al servizio civile
81
PROFESSIONI
05/05/2017 Il Venerdi di Repubblica
GUARINIELLO MEMORIE DI UN COWBOY SENZA PISTOLA
83
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
REPUTAZIONE IN CALO BIG PHARMA PUÒ MIGLIORARE ASCOLTANDO I
PAZIENTI
85
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
E L'AIFA TRACCIÒ LA STRADA DELL'INNOVATIVITÀ
89
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
SERVE PIÙ COOPERAZIONE TRA IMPRESE PER SOSTENERE I COSTI DELLA
RICERCA
92
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
ITALIANI ANCORA POCO FARMACOVIGILA(N)TI
94
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
LE AZIENDE DEVONO CURARE LA QUALITÀ DELLE SEGNALAZIONI
98
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
COSÌ I FARMACI INUTILIZZATI SI POSSONO RICICLARE CONTRO SPRECHI E
POVERTÀ
100
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
EMA A MILANO, L'ITALIA HA IL SUO AMBASCIATORE
102
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
FARMACI OMEOPATICI CHI HA PAURA DELL'AIC?
105
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
FARMACI VETERINARI VERSO UNA NUOVA TRACCIABILITÀ TUTTA DIGITALE
109
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
LEGAL& AROUND
112
04/05/2017 About Pharma and Medical Devices
IN & OUT
114
PERSONAGGI
05/05/2017 Corriere delle Alpi
Nel Veneto crolla il consumo di farmaci
116
05/05/2017 La Nuova Venezia
Nel Veneto crolla il consumo di farmaci
118
IN PRIMO PIANO
18 articoli
05/05/2017
Pag. 30
diffusione:16667
tiratura:22646
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il Comune invia i documenti per la terza farmacia cittadina per l'area sottomonte-ex filanda
Il Comune invia i documenti per la terza farmacia cittadina
LAIVES La Provincia assegna le nuove farmacie, una delle quali prevista a Laives città, e nel frattempo
l'amministrazione comunale sblocca il procedimento per individuare la zona dove questa terza farmacia
potrà insediarsi, recependo le indicazioni dell'Ordine dei farmacisti. «Gli uffici comunali hanno predisposto
una pianta che suddivide in tre macro-zone la città - spiega il sindaco Christian Bianchi - e più o meno la
terza zona individuata ricalca quella indicata a suo tempo, la parte nord-est dell'abitato. Sappiamo che la
distanza fra una e l'altra non dovrà essere inferiore a 200 metri, mentre per quanto riguarderà
l'individuazione specifica degli spazi dove aprire, sarà compito del farmacista che deciderà di avviare
l'attività. Noi abbiamo inviato la documentazione richiesta alla Provincia e all'Ordine dei farmacisti che
daranno il loro parere». La terza farmacia per Laives dovrebbe dunque diventare presto realtà. La zona
indicata per l'insediamento comprende il quartiere Sottomonte con l'area ex Filanda e arriva fino a ridosso
dell'incrocio fra via Kennedy e via Galizia. «Dovrebbe quindi - conclude il sindaco Bianchi - garantire un
bacino di utenza abbastanza interessante». (b.c.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
8
05/05/2017
Pag. 37 Ed. Reggio Calabria
diffusione:23022
tiratura:33241
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Bagnara Calabra
Prevenzione, l' impegno dei Lions
Iniziativa con l ' intento di creare una rete di defibrillatori sul territorio Pensabene: «Primi passi per dare un
contributo nella prevenzione della morte improvvisa»
Tina Ferrera BAGNARA CALABRA Si è svolto nell ' aula magna dell ' istituto comprensivo " Foscolo " il
convegno promosso dal Lions Club " Torre Ruggero " , per discutere sulla prevenzione della morte
improvvisa. L ' iniziativa nasce con l ' intento di creare una rete di defibrillatori sul territorio, non trascurando
l ' utilizzo dello strumento come mezzo delle prime manovre rianimatorie in caso di arresto cardiaco. Il
defibrillatore rappresenta, infatti, un trattamento efficace in grado di ridurre i casi di morte improvvisa se
utilizzato con tempestività. Ad aprire i lavori del convegno è stato il Paolo Pensabene: «È evidente che all '
interno del nostro territorio - ha detto - si stanno muovendo i primi passi per dare un contributo nella
prevenzione della morte improvvisa. Aver un defibrillatore e non saperlo usare è inutile. Per questo
vorremmo iniziare un percorso che ci porti a formare anche i laici verso l ' utilizzo dello strumento.
Firmeremo un protocollo interno con le associazioni del posto per creare una rete di defibrillatori in sinergia
con la centrale operativa del 118». A supportare l ' iniziativa anche l ' associazione " Amici del Cuore " il cui
presidente, Rosario Ortuso, primario emerito S.C. cardiologia di Gioia Tauro nel suo intervento ha detto:
«Lo scopo della nostra collaborazione a tale iniziativa ha il preciso compito di diffondere una scelta a favore
della vita. Questo conferma il nostro impegno sociale, perché è da anni che ci occupiamo di questa
tematica». A seguire si sono registrati gli interventi del presidente del Lions, Tommaso Ramondino, di
Giuseppe Zampogna, vice presidente dell ' Ordine dei Medici. Presenti al convegno anche la dirigente
scolastica del " Foscolo " Giovan na Caratozzolo; la presidente dell ' Ordine dei Farmacisti reggini,
Simonetta Neri; Francesco Marcellino che ha illustrato l ' utilizzo del defibrillatore e la dottoressa Caterina
de Stefano, presidente X circoscrizione. 3
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04/05/2017
Sito Web
Agenparl
Ddl Concorrenza, Contarina: Federfarma nazionale ha perso contatto con la realtà" Lazio Salute &
Benessere Social 13 mins ago (AGENPARL) - Roma, 04 mag 2017 - «Il Ddl Concorrenza è stato approvato
al Senato. Il testo passerà alla Camera ma per il momento non posso che esprimere il mio rammarico per
tutto quel che si poteva fare e non è stato fatto, a cominciare dalla poca convinzione con cui, a mio modo di
vedere, Federfarma Nazionale ha gestito la questione». Così Vittorio Contarina, Presidente di Federfarma
Roma e tra i più attivi esponenti di Farmacia Futura. «Purtroppo - continua Contarina - con questo voto
dobbiamo constatare che l'ingresso dei capitali in farmacia sta diventando realtà. Io ho più volte chiesto che
la percentuale di farmacie detenibili a livello regionale da una singola società venisse abbassata a non oltre
il 5%. Il limite approvato dal voto di Palazzo Madama è però rimasto al 20%. Rimango sconcertato quando
leggo che la Presidente Racca giudica questo "paletto" un segno di "sensibilità e attenzione" verso la
categoria. Per capire che in realtà si tratta di un "paletto" inutile, basta pensare che, facendo l'esempio del
solo Lazio, su 1500 farmacie totali, una singola società potrà possederne fino a 300. Di conseguenza, 5
società potranno spartirsi tutte le farmacie della regione e, dunque, di tutta Italia. Più che un "paletto" mi
sembra una presa in giro». «Ma il fatto che i vertici dell'attuale Federfarma abbiano perso contatto con la
realtà è testimoniato dalla perseveranza con cui continuano a sostenere che in Italia le farmacie non si
trovino in grandissima difficoltà economica. Secondo loro non c'è alcuna emergenza, quando la realtà
invece parla di continui fallimenti in tutto il Paese e di una conclamata crisi finanziaria del settore che
riguarda almeno il 30% delle farmacie italiane. Raccolgo infine - conclude il Presidente di Federfarma
Roma - e faccio mio il disappunto della Fofi che, attraverso i Senatori Mandelli e D'Ambrosio Lettieri, ha
lottato fino all'ultimo per evitare il voto di fiducia e approvare il testo nel merito. Con il voto di fiducia non ci è
stato possibile discutere, anche singolarmente, diversi aspetti del provvedimento che andavano cambiati.
Speriamo che alla Camera la storia sarà diversa».
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Ddl Concorrenza, Contarina: Federfarma nazionale ha perso contatto con
la realtà"
04/05/2017
Sito Web
Farmacista33
Home / Sanità Sanità mag42017 Ddl concorrenza, Calenda: ok rapido poi decreto legge. Sulle società di
capitale categoria divisa tags: Federfarma, Movimento nazionale liberi farmacisti (Mnlf), Davide Gullotta,
Annarosa Racca, Luigi d'Ambrosio Lettieri, Federfarma Roma, Ddl concorrenza, Vittorio Contarina, Carlo
Calenda «Dopo un esame durato complessivamente 800 giorni credo che i temi siano stati affrontati
compiutamente. Spero in un'approvazione rapidissima della Camera. È una questione di serietà per il
Governo Gentiloni e per quello Renzi che ha presentato il provvedimento. Credo che eventuali modifiche
dovrebbero rientrare in altri veicoli o nel prossimo provvedimento per la concorrenza che a questo punto
potrebbe essere un decreto legge». Così il giorno dopo l'approvazione in Senato, con la fiducia, del Ddl
concorrenza, il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda ribadisce le linee guida del suo ministero
rispetto all'iter futuro: rapida approvazione alla Camera e decreto legge collegato alla manovra d'autunno
per riprendere i discorsi rimasti sospesi, sono le parole d'ordine. Calenda ribadisce anche l'importanza della
concorrenza «come grande veicolo di crescita dell'economia ma anche di equità sociale». Ma non è solo il
ministro a reagire al passo avanti compiuto dalle liberalizzazioni. Il Ddl concorrenza, infatti, offre nuovo
spazio alle schermaglie elettorali in Federfarma. Se da una parte il presidente di Federfarma nazionale
Annarosa Racca, apprezza «che Governo e Parlamento abbiano ribadito per l'ennesima volta che i farmaci
con ricetta devono restare in farmacia» e rivendica «il tetto regionale sulle catene messo al Senato» come
«segnale di sensibilità e attenzione per il canale e le sue specificità», dall'altra il presidente di Federfarma
Roma Vittorio Contarina, tra i più attivi esponenti di Farmacia Futura, parla di «rammarico per tutto quel che
si poteva fare e non è stato fatto». Contarina chiama in causa direttamente la gestione della questione da
parte di Federfarma nazionale e si dice «sconcertato» per le parole di approvazione della presidente Racca
sul paletto del 20% alle società di capitale. «Un paletto inutile» per l'esponente di Farmacia Futura, «basta
pensare che, facendo l'esempio del solo Lazio, su 1500 farmacie totali, una singola società potrà
possederne fino a 300. Di conseguenza, 5 società potranno spartirsi tutte le farmacie della Regione e,
dunque, di tutta Italia» sottolinea. E sul tetto alle società di capitali «risibile e irrilevante» torna in una
precisazione odierna il senatore Luigi D'Ambrosio Lettieri di Direzione Italia. Il tetto, spiega D'Ambrosio in
una nota, si riferisce alla percentuale massima che ciascuna società di capitale (e non le società di capitali
nel loro complesso) potrà detenere nell'assetto proprietario delle farmacie sul territorio regionale o nella
provincia autonoma. In sostanza» spiega il senatore, «se per esempio una regione avesse mille farmacie e
cinque società di capitali decidessero di acquisirne ciascuna il 20%, non sarebbe difficile comprendere che
si aprirebbe una vera autostrada su cui far scorrazzare un nuovo oligopolio con una deriva mercatista che
produrrà seri danni oltre che all'autonomia della professione, facendo prevalere le logiche di mercato su
quelle di tutela della salute, anche sul versante occupazionale, dello sviluppo del comparto, della
economicità e qualità dei servizi. Altro che benefici ai cittadini». Fortemente critici al testo approvato, ma da
un'altra prospettiva, anche i rappresentanti delle parafarmacie. «Il Ddl ignora del tutto la questione dei
farmacisti delle parafarmacie e di fatto sostituisce una lobby, quella di Federfarma, con quella delle
multinazionali» è il commento del presidente della Federazione nazionale parafarmacie Davide Gullotta.
Sulla stessa lunghezza d'onda il Movimento nazionale liberi farmacisti che parla di «legge in favore dei
poteri forti, corporazioni e grande capitale, contro gli interessi dei cittadini e dei consumatori. Marco
Malagutti
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Ddl concorrenza, Calenda: ok rapido poi decreto legge. Sulle società di
capitale categoria spaccata
04/05/2017
Sito Web
Ddl concorrenza. Federfarma Roma: "Su ingresso capitali limite inutile: 5 società potranno spartirsi tutte le
farmacie" E sui fallimenti delle farmacie: "Dire che le farmacie sono in salute significa negare la realtà".
Così il presidente di Federfarma Roma, Vittorio Contarina, commenta il provvedimento approvato ieri al
Senato. "I vertici dell'attuale Federfarma hanno perso i contatti con la realtà". 04 MAG - "Il Ddl Concorrenza
è stato approvato al Senato. Il testo passerà alla Camera ma per il momento non posso che esprimere il
mio rammarico per tutto quel che si poteva fare e non è stato fatto, a cominciare dalla poca convinzione
con cui, a mio modo di vedere, Federfarma Nazionale ha gestito la questione". Così Vittorio Contarina,
Presidente di Federfarma Roma e tra gli esponenti di Farmacia Futura. "Purtroppo - continua Contarina con questo voto dobbiamo constatare che l'ingresso dei capitali in farmacia sta diventando realtà. Io ho più
volte chiesto che la percentuale di farmacie detenibili a livello regionale da una singola società venisse
abbassata a non oltre il 5%. Il limite approvato dal voto di Palazzo Madama è però rimasto al 20%.
Rimango sconcertato quando leggo che la Presidente Racca giudica questo 'paletto' un segno di 'sensibilità
e attenzione' verso la categoria. Per capire che in realtà si tratta di un 'paletto' inutile, basta pensare che,
facendo l'esempio del solo Lazio, su 1500 farmacie totali, una singola società potrà possederne fino a 300.
Di conseguenza, 5 società potranno spartirsi tutte le farmacie della regione e, dunque, di tutta Italia. Più
che un "paletto" mi sembra una presa in giro". "Ma il fatto che i vertici dell'attuale Federfarma abbiano perso
contatto con la realtà è testimoniato dalla perseveranza con cui continuano a sostenere che in Italia le
farmacie non si trovino in grandissima difficoltà economica. Secondo loro non c'è alcuna emergenza,
quando la realtà invece parla di continui fallimenti in tutto il Paese e di una conclamata crisi finanziaria del
settore che riguarda almeno il 30% delle farmacie italiane. Raccolgo infine - conclude il Presidente di
Federfarma Roma - e faccio mio il disappunto della Fofi che, attraverso i Senatori Mandelli e D'Ambrosio
Lettieri, ha lottato fino all'ultimo per evitare il voto di fiducia e approvare il testo nel merito. Con il voto di
fiducia non ci è stato possibile discutere, anche singolarmente, diversi aspetti del provvedimento che
andavano cambiati. Speriamo che alla Camera la storia sarà diversa". 04 maggio 2017 ©
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ddl concorrenza. Federfarma Roma: "Su ingresso capitali limite inutile: 5
società potranno spartirsi tutte le farmacie"
04/05/2017
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Ddl concorrenza. D'Ambrosio Lettieri: "Tetto per ingresso capitali nelle farmacie è finto. L'inganno è servito"
"Il tetto posto all'ingresso dei capitali nella proprietà della farmacia è un finto tetto. Il 20% si riferisce a
ciascuna società di capitale. Se una regione avesse mille farmacie e cinque società di capitali decidessero
di acquisirne ciascuna il 20%, non sarebbe difficile comprendere che si aprirebbe una vera autostrada per
un nuovo oligopolio", così il componente della commissione Sanità sul testo approvato ieri dal Senato. 04
MAG - "La lettura odierna dei resoconti di stampa in merito alle novità introdotte dal ddl concorrenza
appena approvato al Senato mi induce a fare una precisazione sulla parte che riguarda l'ingresso di capitali
nella farmacia italiana, per amore di verità e per evitare che i cittadini, non certo per loro demerito, si
facciano una idea sbagliata degli effetti tutt'altro che positivi che questa cosiddetta liberalizzazione
apporterà nelle loro vite. Così torno a ripetere una volta per tutte che l'effetto di questa legge sarà quello inequivocabile leggendo attentamente il comma 159 della legge - dell'ingresso di capitali nelle farmacie
italiane previsto senza alcun tetto complessivo, perché quello del 20 per cento è un tetto risibile e
irrilevante, in quanto si riferisce alla percentuale massima che ciascuna società di capitale (e non le società
di capitali nel loro complesso) potrà detenere nell'assetto proprietario delle farmacie sul territorio regionale
o nella provincia autonoma". Così in una nota Luigi d'Ambrosio Lettieri (Direzione Italia), componente
Commissione Sanità del Senato. "In sostanza, se per esempio una regione avesse mille farmacie e cinque
società di capitali decidessero di acquisirne ciascuna il 20%, non sarebbe difficile comprendere che si
aprirebbe una vera autostrada su cui far scorrazzare un nuovo oligopolio con una deriva mercatista che
produrrà seri danni oltre che all'autonomia della professione, facendo prevalere le logiche di mercato su
quelle di tutela della salute, anche sul versante occupazionale, dello sviluppo del comparto, della
economicità e qualità dei servizi. Altro che benefici ai cittadini. Per questo avevo presentato un
emendamento che inseriva un semplice avverbio riferito alle società di capitali e alla loro possibilità di
acquisizione delle farmacie - e cioè 'complessivamente' - che avrebbe scongiurato ogni rischio anche solo
di libera interpretazione della disposizione di legge. Bocciato, insieme alle proposte sul contributo del 2%
alla gestione previdenziale Enpaf e sull'introduzione del Garante del Codice deontologico nelle società
senza soci farmacisti", prosegue. "E' evidente che il plurale usato dal comma 159 in riferimento ai soggetti
titolari ad acquisire la farmacia possa trarre in inganno. Ma è proprio questo il punto: l'inganno. E un settore
sensibile e strategico per la tutela della salute pubblica, qual è quello delle farmacie che costituiscono una
rete socio-assistenziale essenziale nel sistema sanitario nazionale, viene servito su un piatto d'argento a
monopoli e oligopoli ed esposto come niente fosse anche all'assalto di possibili fenomeni illegali. Se questo
può essere considerato un passo avanti, lo è senz'altro verso il baratro in cui sprofonderà il prezioso asset
dei servizi socio-sanitario assistenziali del territorio rappresentato dalla farmacia italiana e dai farmacisti
che vi operano. Autonomia e libertà della professione sono presupposti imprescindibili per garantire qualità
delle prestazioni ed efficineza di accesso attraverso il mantenimento della rete capillare territoriale al
servizio della comunità", conclude D'Ambrosio Lettieri. 04 maggio 2017 ©
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ddl concorrenza. D'Ambrosio Lettieri: "Tetto per ingresso capitali nelle
farmacie è finto. L'inganno è servito"
04/05/2017
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Ddl concorrenza. La nota federale dopo il Comitato Centrale Fofi: "Si apre all'oligopolio. Il tetto del 20% è
risibile e irrilevante" La Federazione, nell'eprimere il rammarico per il ricorso al voto di fiducia che ha
impedito di correggere le criticità rilevanti che il testo presenta, ha sottolineato il pericolo di un ingresso
incontrollato dei capitali nel sistema farmacia: "Quello del 20% è un tetto risibile e irrilevante, in quanto si
riferisce alla percentuale massima che ciascuna società di capitali (e non le società di capitali nel loro
complesso) potrà detenere nell'assetto proprietario delle farmacie sul territorio regionale o nella provincia
autonoma". 04 MAG - Il Comitato Centrale della Fofi si è riunito oggi per fare il punto dopo l'approvazione
del ddl Concorrenza di ieri. Al termine è stata diramata una circolare a tutti gli Ordini provinciali. Eccola:
Nella seduta del 3 maggio, l'Aula del Senato, con 158 voti favorevoli e 110 contrari, ha approvato il
maxiemendamento, su cui è stata posta la fiducia, interamente sostitutivo dell'AS 2085 "Legge annuale per
il mercato e la concorrenza" e che contiene le modifiche apportate nel corso dell'iter in Commissione 10a
(Industria, commercio e turismo). Il provvedimento torna ora all'esame della Camera. I commi da 158 a 166
del maxiemendamento recepiscono interamente le modificazioni in materia di assistenza farmaceutica già
approvate dalla Commissione 10a. In merito si segnalano le seguenti proposte modificative presentate dai
Sen. Mandelli e D'Ambrosio Lettieri, finalizzate a garantire l'autonomia e l'indipendenza della professione e
l'integrità del servizio di assistenza farmaceutica, che tuttavia il Governo e la maggioranza parlamentare
non hanno inteso recepire: - presenza maggioritaria dei soci farmacisti nella misura minima di due terzi
come per tutte le altre società di capitali relative alle altre professioni; - inserimento nelle società di un
farmacista con la funzione di garante del rispetto dei doveri deontologii; - contributo del 2% del fatturato
delle società di capitali a favore dell'ente di previdenza dei farmacisti. In tal senso, la Federazione ha
immediatamente diramato un comunicato stampa per esprimere il proprio rammarico legato all'apposizione
da parte del Governo della fiducia su un provvedimento di importanza cruciale per l'intero Paese, che ha
conseguentemente impedito di correggere le criticità rilevanti che il testo presenta. Si fornisce di seguito
una sintesi dei contenuti del disegno di legge che maggiormente incidono sull'attuale assetto
ordinamentale. Titolarità della farmacia Con una modificazione all'art. 7 della L. 362/1991, è riconosciuta
anche alle società di capitali la possibilità di essere titolari di farmacia. A seguito dell'approvazione, durante
l'iter al Senato, dell'emendamento 48.100 a firma dei relatori, Sen. Luigi Marino e Tomaselli, modificando il
testo licenziato in prima lettura dalla Camera dei Deputati, è stato introdotto un tetto del 20% per cento su
base regionale (o provincia autonoma) al controllo diretto o indiretto delle farmacie da parte di ciascuna
delle società titolari di farmacia, aprendo in tal modo a un vero e proprio oligopolio. Infatti, quello del 20% è
un tetto risibile e irrilevante, in quanto si riferisce alla percentuale massima che ciascuna società di capitali
(e non le società di capitali nel loro complesso) potrà detenere nell'assetto proprietario delle farmacie sul
territorio regionale o nella provincia autonoma. Incompatibilità La partecipazione alle società titolari di
farmacia è incompatibile con qualsiasi altra attività svolta nel settore della produzione e informazione
scientifica del farmaco, nonché con l'esercizio della professione medica. Alle società titolari di farmacia si
applicano, per quanto compatibili, le disposizioni contenute nell'art. 8 della L. n. 362/1991, disciplinanti
l'istituto delle incompatibilità nella gestione societaria. Gestione societaria Possono essere soci delle
società titolari di farmacia anche i non farmacisti. La direzione della farmacia gestita da società deve essere
affidata ad un farmacista, anche non socio, in possesso del requisito dell'idoneità previsto dall'art. 12 della
L. n. 475/1968. Il direttore, qualora si verifichino a suo carico le condizioni previste dal comma 2 dell'articolo
11 della L. 475/1968, come sostituito dall'art. 11 della L. 362/1991, è sostituito temporaneamente da un
farmacista (anche non socio) in possesso del requisito dell'idoneità. Tale disposizione è stata introdotta con
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Ddl concorrenza. La nota federale dopo il Comitato Centrale Fofi : "Si
apre all'oligopolio. Il tetto del 20% è risibile e irrilevante"
04/05/2017
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l'emendamento 48.50, a firma dei Sen. Mandelli, D'Ambrosio Lettieri, Pelino, Rizzotti, Piccinelli, accolto
dalla Commissione 10^ del Senato. E' stato eliminato il numero massimo di farmacie di cui può essere
titolare ciascuna società, che ad oggi è di quattro nella provincia dove ha sede legale la società. E' stato
inoltre previsto l'obbligo di comunicazione, alla Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, nonché
all'assessore alla sanità della competente Regione o Provincia autonoma, all'Ordine provinciale dei
farmacisti e all'azienda sanitaria locale competente per territorio, dello statuto delle società titolari di
farmacia e di ogni successiva variazione, ivi inclusa quella relativa alla compagine sociale. Gestione in
forma associata A seguito dell'accoglimento, sempre in Commissione 10^, dell'emendamento 48.91, a
firma dei Sen. D'Ambrosio Lettieri, Mandelli, Perrone, il disegno di legge - modificando l'articolo 11, comma
7 del DL 1/2012, convertito dalla L 27/2012 - riduce da dieci a tre anni il periodo in cui i vincitori in forma
associata del concorso straordinario devono mantenere la gestione associata. Orari e turni Il titolare o il
gestore della farmacia può prestare servizio in orari ed in periodi aggiuntivi rispetto a quelli obbligatori,
purché ne dia preventiva comunicazione all'Autorità sanitaria competente e all'Ordine provinciale dei
farmacisti ed informi la clientela mediante cartelli affissi all'esterno dell'esercizio. L'obbligo di
comunicazione all'Ordine provinciale è stato introdotto dall'emendamento 49.4 a firma dei Senatori
D'Ambrosio Lettieri, Mandelli, Perrone, accolto durante l'esame in Commissione 10^. Trasferimento
farmacie soprannumerarie Con l'aggiunta di un comma all'art. 2 della L. 475/1968, è stata prevista la
possibilità, per le farmacie non sussidiate che risultino essere soprannumerarie per decremento della
popolazione nei Comuni fino a 6.600 abitanti, di trasferirsi in ambito regionale previo pagamento di una
tassa di concessione governativa una tantum pari a e. 5.000,00, sulla base di una graduatoria regionale per
titoli che tenga conto anche dell'ordine cronologico delle istanze di trasferimento presentate, fatta salva la
procedura del concorso straordinario per il conferimento delle farmacie ex D.L. n. 1/2012, convertito, con
modificazioni, dalla L. n. 27/2012. Fornitura alle farmacie dei medicinali utilizzabili esclusivamente in
ambiente ospedaliero Con l'approvazione, da parte della Commissione 10^ del Senato, dell'emendamento
48.88, a firma dei Sen. Mandelli, D'Ambrosio Lettieri, Pelino, Rizzotti, Piccinelli, è stata inserita una
disposizione che modifica l'art. 92, comma 4, del DLgs 219/2006 prevedendo che i medicinali utilizzabili
esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili possano essere forniti, dai
produttori e dai grossisti, anche alle farmacie che potranno distribuirli, in via esclusiva, alle strutture
autorizzate ad impiegarli o agli enti da cui queste dipendono (centri ospedalieri e strutture di ricovero a
carattere privato). Modificazioni al foglietto illustrativo Il disegno di legge incide anche sull'art. 37 del DLgs
219/2006, in materia di modificazioni al foglietto illustrativo e smaltimento delle scorte. E' infatti disposto
che, in tale ipotesi, la vendita al pubblico delle scorte sia autorizzata dall'AIFA, prevedendo che il cittadino
scelga la modalità per il ritiro del foglietto sostituito conforme a quello autorizzato in formato cartaceo o
analogico o mediante l'utilizzo di metodi digitali alternativi, e senza oneri per la finanza pubblica. Si ricorda,
infine, che, durante l'esame in Commissione 10a (Industria, commercio, turismo) del suddetto disegno di
legge, sono stati accolti dal Governo i seguenti ordini del giorno di interesse, a firma dei Sen. Mandelli e
D'Ambrosio Lettieri: G/2085/39/10 (testo 2) MANDELLI, D'AMBROSIO LETTIERI, PELINO, DI BIAGIO,
SCALIA che impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere iniziative volte a prevedere il
versamento all'Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza Farmacisti (ENPAF) di un contributo da parte
delle società di capitali e delle società cooperative a responsabilità limitata titolari di farmacia con capitale
maggioritario di soci non farmacisti; G/2085/33/10 (testo 2) MANDELLI, D'AMBROSIO LETTIERI, PELINO,
RIZZOTTI, PICCINELLI che impegna il Governo a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative
volte ad abrogare il divieto di cui all'art. 68, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 30 del 2005, e,
pertanto, consentire l'utilizzo di principi attivi realizzati industrialmente per eseguire preparazioni galeniche
di medicinali protetti da brevetto; G/2085/41/10 (testo 2) MANDELLI, D'AMBROSIO LETTIERI, PELINO,
BUEMI che impegna il Governo a valutare l'opportunità rideterminare le soglie di fatturato previste al quarto
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e al quinto periodo della legge 23 dicembre 1996, n. 662 sopra richiamata, prevedendo che per le farmacie
rurali le agevolazioni sullo sconto scattino con un fatturato non superiore a euro 510.000 e, per le altre
farmacie, la riduzione dello sconto in caso di fatturato annuo in regime di Servizio sanitario nazionale al
netto dell'IVA non superiore a lire 360 milioni. La Federazione degli Ordini continuerà, anche nel prosieguo
dell'iter del provvedimento alla Camera, a proporre i necessari correttivi al suddetto provvedimento, che
contiene misure non condivise dalla professione e che avranno come conseguenza quella di indebolire
ulteriormente il servizio farmaceutico italiano a vantaggio di dinamiche estranee alla tutela della salute. 04
maggio 2017 ©
04/05/2017 07:50
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Turismo Ddl concorrenza, la palla passa alla Camera Dopo il voto di fiducia in Senato, il ddl concorrenza si
prepara a tornare alla Camera. Un percorso travagliato, quello del provvedimento, partito nell'ottobre 2015
e non ancora concluso. Il ddl interviene su diversi settori - farmacie, poste, rc auto, mercato dell'energia,
telecomunicazioni, hotel - ed è oggetto di valutazioni contrastanti da parte delle singole categorie
professionali interessate. Oggetto di forti pressioni e di azioni di lobby, molte misure sono invise alle
associazioni dei consumatori - come la previsione di abolire il mercato tutelato dell'energia, che slitta di un
anno. Il Senato ha approvato ieri - con 158 voti favorevoli, 110 contrari e un astenuto - l'emendamento
interamente sostitutivo del ddl n. 2085 , Legge annuale per il mercato e la concorrenza, contenente anche
alcune modifiche di natura tecnica al testo proposto dalla Commissione Industria, sul quale era stata posta
la fiducia. Il provvedimento torna ora alla Camera dei deputati. Le misure previste sono diverse. Poste
Italiane non avrà più l'esclusiva sulla spedizioni degli atti giudiziari e sulla notifica delle sanzioni a partire dal
10 giugno 2017. Si prevedono polizze scontate per chi installerà sulle automobili la scatola nera. La
liberalizzazione del mercato dell'energia partirà dal primo luglio 2019, quando sarà cancellato il mercato di
maggior tutela. Sul fronte delle farmacie, queste potranno far capo anche a società di capitali, che però non
potranno controllare direttamente o indirettamente più del 20% delle farmacie esistenti sul territorio
regionale. Non c'è invece nessuna novità invece sulla liberalizzazione della distribuzione dei farmaci di
fascia C, quelli con ricetta ma a carico del cittadino, che resteranno nelle farmacie. Il ddl interviene anche
nel settore telefonia, dove le spese di recesso o di trasferimento ad altro operatore (non si parla di penali,
ma per molti si tratterebbe di penali mascherate) devono essere commisurate ai "costi reali sopportati" dalle
aziende che comunicheranno tali costi all'Agcom; il consumatore dovrà poter cambiare operatore o
effettuare il recesso anche per via telematica; i contratti collegati a offerte promozionali non potranno avere
durata superiore a 24 mesi. Il provvedimento interviene nel settore degli hotel e prevede che gli alberghi
saranno liberi di fare offerte migliori di quelle che si trovano sui siti di prenotazione online: saranno vietati i
patti che obbligano le strutture turistiche a non offrire ai clienti prezzi migliori di quelli dei siti online terzi,
quali Booking e simili. Sul fronte dei trasporti, invece, il Governo si dà un anno di tempo per le norme su
taxi e Uber: il ddl prevede che adotti entro 12 mesi un decreto legislativo di riforma organica del settore del
trasporto pubblico non di linea. Diversi i giudizi sul provvedimento. "Esprimo grande soddisfazione per
l'approvazione oggi, in Senato, del ddl Concorrenza presentato dal governo Renzi nel febbraio 2015 - ha
detto il Ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda - Si tratta di un provvedimento articolato e
complesso che interviene in numerose materie: energia, assicurazioni, telecomunicazioni, servizi postali,
servizi bancari, professioni, farmacie, turismo e trasporto pubblico e che rappresenta un importante
strumento per promuovere la crescita economica, gli investimenti e l'occupazione e per fornire ai
consumatori forme di tutela più efficaci e moderne. Confido che si possa giungere in tempi rapidi
all'approvazione definitiva alla Camera dei Deputati". Dalle sigle a vario titolo interessate arrivano
interpretazioni discordanti. Gli operatori postali privati di Fise Are apprezzano l'abrogazione della riserva
postale per la notifica degli atti giudiziari e le violazioni del Codice della Strada: questo, affermano,
"consentirà finalmente agli operatori privati di concorrere per offrire servizi più efficienti nell'interesse dei
Cittadini". E spiegano: "La liberalizzazione del mercato postale è un passaggio fondamentale per
recuperare efficienza e competitività e consentire all'Italia di allinearsi agli standard degli altri Paesi europei.
Con l'eliminazione della riserva, finalmente più operatori postali potranno concorrere nell'offrire servizi in
grado di ottimizzare l'efficienza della PA italiana e dimezzare i costi a vantaggio dei cittadini. Ogni anno
sono infatti oltre 45 milioni gli atti giudiziari e le multe che vengono inviati ai cittadini in regime di riserva e
questa area di esclusiva ha determinato un aumento di costi per una raccomandata di oltre il 100% rispetto
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Ddl concorrenza, la palla passa alla Camera
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al prezzo medio di mercato, ovvero 12 euro contro 6 euro". Critiche arrivano invece dalla Federazione degli
Ordini dei Farmacisti, che "deplora che per un provvedimento dell'importanza del DdL Concorrenza si sia
ricorsi al voto di fiducia, ignorando la richiesta dei relatori di riportare il testo alla X Commissione". Per la
Fofi "l'ingresso delle società di capitali nella titolarità delle farmacie, finora riservata ai farmacisti, avviene in
modo difforme rispetto a quanto disposto per altre attività professionali, per esempio quella di avvocato,
dove nelle società è imposta la presenza maggioritaria dei professionisti. Inoltre, non si pongono limitazioni
efficaci al numero delle farmacie che ciascun soggetto economico può possedere, aprendo la strada alla
costruzione di posizioni dominanti se non di veri e propri oligopoli: l'opposto di quanto dovrebbe realizzarsi
con la concorrenza. Attualmente il limite del 20% a livello regionale consente a soli cinque soggetti il
possesso di tutte le farmacie a livello nazionale". Gli albergatori invece apprezzano la possibilità di agire sui
prezzi. Dice Federalberghi: "Quando la norma concluderà il proprio iter, i grandi portali di prenotazione
alberghiera non potranno più impedire agli hotel di pubblicare sul proprio sito internet un prezzo più basso
di quello pubblicato sui portali stessi. Da questa norma - prosegue la sigla - trarranno giovamento i
consumatori (che beneficeranno di prezzi migliori), le imprese (che potranno aumentare le vendite dirette) e
l'erario (recuperando imposte che oggi vengono dirottate all'estero)". Articoli correlati
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Ddl concorrenza, la palla passa alla Camera. I giudizi sul provvedimento Dopo il voto di fiducia in Senato, il
ddl concorrenza si prepara a tornare alla Camera. Un percorso travagliato, quello del provvedimento,
partito nell'ottobre 2015 e non ancora concluso. Il ddl interviene su diversi settori - farmacie, poste, rc auto,
mercato dell'energia, telecomunicazioni, hotel - ed è oggetto di valutazioni contrastanti da parte delle
singole categorie professionali interessate. Oggetto di forti pressioni e di azioni di lobby, molte misure sono
invise alle associazioni dei consumatori - come la previsione di abolire il mercato tutelato dell'energia, che
slitta di un anno. Il Senato ha approvato ieri - con 158 voti favorevoli, 110 contrari e un astenuto l'emendamento interamente sostitutivo del ddl n. 2085, Legge annuale per il mercato e la concorrenza,
contenente anche alcune modifiche di natura tecnica al testo proposto dalla Commissione Industria, sul
quale era stata posta la fiducia. Il provvedimento torna ora alla Camera dei deputati. Le misure previste
sono diverse. Poste Italiane non avrà più l'esclusiva sulla spedizioni degli atti giudiziari e sulla notifica delle
sanzioni a partire dal 10 giugno 2017. Si prevedono polizze scontate per chi installerà sulle automobili la
scatola nera. La liberalizzazione del mercato dell'energia partirà dal primo luglio 2019, quando sarà
cancellato il mercato di maggior tutela. Sul fronte delle farmacie, queste potranno far capo anche a società
di capitali, che però non potranno controllare direttamente o indirettamente più del 20% delle farmacie
esistenti sul territorio regionale. Non c'è invece nessuna novità invece sulla liberalizzazione della
distribuzione dei farmaci di fascia C, quelli con ricetta ma a carico del cittadino, che resteranno nelle
farmacie. Il ddl interviene anche nel settore telefonia, dove le spese di recesso o di trasferimento ad altro
operatore (non si parla di penali, ma per molti si tratterebbe di penali mascherate) devono essere
commisurate ai "costi reali sopportati" dalle aziende che comunicheranno tali costi all'Agcom; il
consumatore dovrà poter cambiare operatore o effettuare il recesso anche per via telematica; i contratti
collegati a offerte promozionali non potranno avere durata superiore a 24 mesi. Il provvedimento interviene
nel settore degli hotel e prevede che gli alberghi saranno liberi di fare offerte migliori di quelle che si trovano
sui siti di prenotazione online: saranno vietati i patti che obbligano le strutture turistiche a non offrire ai
clienti prezzi migliori di quelli dei siti online terzi, quali Booking e simili. Sul fronte dei trasporti, invece, il
Governo si dà un anno di tempo per le norme su taxi e Uber: il ddl prevede che adotti entro 12 mesi un
decreto legislativo di riforma organica del settore del trasporto pubblico non di linea. Diversi i giudizi sul
provvedimento. "Esprimo grande soddisfazione per l'approvazione oggi, in Senato, del ddl Concorrenza
presentato dal governo Renzi nel febbraio 2015 - ha detto il Ministro dello Sviluppo economico Carlo
Calenda - Si tratta di un provvedimento articolato e complesso che interviene in numerose materie: energia,
assicurazioni, telecomunicazioni, servizi postali, servizi bancari, professioni, farmacie, turismo e trasporto
pubblico e che rappresenta un importante strumento per promuovere la crescita economica, gli investimenti
e l'occupazione e per fornire ai consumatori forme di tutela più efficaci e moderne. Confido che si possa
giungere in tempi rapidi all'approvazione definitiva alla Camera dei Deputati". Dalle sigle a vario titolo
interessate arrivano interpretazioni discordanti. Gli operatori postali privati di Fise Are apprezzano
l'abrogazione della riserva postale per la notifica degli atti giudiziari e le violazioni del Codice della Strada:
questo, affermano, "consentirà finalmente agli operatori privati di concorrere per offrire servizi più efficienti
nell'interesse dei Cittadini". E spiegano: "La liberalizzazione del mercato postale è un passaggio
fondamentale per recuperare efficienza e competitività e consentire all'Italia di allinearsi agli standard degli
altri Paesi europei. Con l'eliminazione della riserva, finalmente più operatori postali potranno concorrere
nell'offrire servizi in grado di ottimizzare l'efficienza della PA italiana e dimezzare i costi a vantaggio dei
cittadini. Ogni anno sono infatti oltre 45 milioni gli atti giudiziari e le multe che vengono inviati ai cittadini in
regime di riserva e questa area di esclusiva ha determinato un aumento di costi per una raccomandata di
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oltre il 100% rispetto al prezzo medio di mercato, ovvero 12 euro contro 6 euro". Critiche arrivano invece
dalla Federazione degli Ordini dei Farmacisti, che "deplora che per un provvedimento dell'importanza del
DdL Concorrenza si sia ricorsi al voto di fiducia, ignorando la richiesta dei relatori di riportare il testo alla X
Commissione". Per la Fofi "l'ingresso delle società di capitali nella titolarità delle farmacie, finora riservata ai
farmacisti, avviene in modo difforme rispetto a quanto disposto per altre attività professionali, per esempio
quella di avvocato, dove nelle società è imposta la presenza maggioritaria dei professionisti. Inoltre, non si
pongono limitazioni efficaci al numero delle farmacie che ciascun soggetto economico può possedere,
aprendo la strada alla costruzione di posizioni dominanti se non di veri e propri oligopoli: l'opposto di quanto
dovrebbe realizzarsi con la concorrenza. Attualmente il limite del 20% a livello regionale consente a soli
cinque soggetti il possesso di tutte le farmacie a livello nazionale". Gli albergatori invece apprezzano la
possibilità di agire sui prezzi. Dice Federalberghi: "Quando la norma concluderà il proprio iter, i grandi
portali di prenotazione alberghiera non potranno più impedire agli hotel di pubblicare sul proprio sito internet
un prezzo più basso di quello pubblicato sui portali stessi. Da questa norma - prosegue la sigla - trarranno
giovamento i consumatori (che beneficeranno di prezzi migliori), le imprese (che potranno aumentare le
vendite dirette) e l'erario (recuperando imposte che oggi vengono dirottate all'estero)". Articoli correlati
Liberalizzazioni, AACC: "Controriforma". Protestano anche i Notai Ddl concorrenza, Federconsumatori e
Adusbef: "Regalo alle lobby" Ddl concorrenza, farmaci di fascia C rimangono in farmacia Liberalizzazioni,
CGIA Mestre: costi di gestione dei taxi sono i più alti d'Europa Ddl concorrenza, no a liberalizzazione
farmaci fascia C Liberalizzazioni: conto alla rovescia Tweet 04/05/2017 - 09:46 - Redattore: BS lascia un
commento
05/05/2017 05:25
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farmaciavirtuale.it
Ddl Concorrenza farmacie, le reazioni (tutte negative) della categoria Ddl Concorrenza Farmacie 5 Mag
2017 05:25 0 Dopo l'approvazione del Ddl Concorrenza al Senato sono giunti i primi commenti dai vertici di
Federfarma nazionale, Federfarma Roma, Sunifar e MNLF. «Non posso che esprimere il mio rammarico
per tutto quel che si poteva fare e non è stato fatto, a cominciare dalla poca convinzione con cui, a mio
modo di vedere, Federfarma nazionale ha gestito la questione». È con queste parole che Vittorio Contarina,
presidente di Federfarma Roma ed esponente del movimento Farmacia Futura, ha commentato
l'approvazione al Senato del disegno di legge sulla Concorrenza. «Purtroppo - ha aggiunto - con questo
voto dobbiamo constatare che l'ingresso dei capitali in farmacia sta diventando realtà. Io ho più volte
chiesto che la percentuale di farmacie detenibili a livello regionale da una singola società venisse
abbassata a non oltre il 5%. Il limite approvato dal voto di Palazzo Madama è però rimasto al 20%.
Rimango sconcertato quando leggo che la presidente Annarosa Racca giudica questo 'paletto' un segno di
'sensibilità e attenzione' verso la categoria. Per capire che in realtà si tratta di un 'paletto' inutile, basti
pensare che, facendo l'esempio del solo Lazio, su 1.500 farmacie totali, una singola società potrà
possederne fino a 300. Di conseguenza, 5 società potranno spartirsi tutte le farmacie della regione e,
dunque, di tutta Italia. Più che un 'paletto' mi sembra una presa in giro». Contarina continua il proprio
attacco agli attuali vertici di Federfarma, che a suo avviso «hanno perso contatto con la realtà», fatto che
«è testimoniato dalla perseveranza con cui continuano a sostenere che in Italia le farmacie non si trovano
in grandissima difficoltà economica. Secondo loro non c'è alcuna emergenza, quando la realtà invece parla
di continui fallimenti in tutto il Paese e di una conclamata crisi finanziaria del settore che riguarda almeno il
30% delle farmacie italiane. Faccio mio il disappunto della Fofi che, attraverso i senatori Mandelli e
d'Ambrosio Lettieri, ha lottato fino all'ultimo per evitare il voto di fiducia e approvare il testo nel merito. Con il
voto di fiducia non ci è stato possibile discutere, anche singolarmente, diversi aspetti del provvedimento
che andavano cambiati. Speriamo che alla Camera la storia sarà diversa». Da parte sua, Annarosa Racca
ha accolto il via libera di Palazzo Madama al Ddl Concorrenza spiegando che il suo sindacato «vigilerà
affinché non si creino oligopoli, a tutto svantaggio della qualità del servizio farmaceutico e quindi a danno
dei cittadini. Chiediamo alle istituzioni maggiore attenzione al ruolo della farmacia per dare organicità al
sistema ed eliminare le numerose anomalie che si sono venute a creare nel corso degli anni, a causa di
interventi non coordinati tra loro. Apprezziamo che governo e Parlamento abbiano ribadito per l'ennesima
volta che i farmaci con ricetta devono restare in farmacia, perché i medicinali non sono una merce
qualsiasi. Non solo: la pianificazione territoriale che regola la collocazione delle farmacie, come ha
sottolineato la Corte Costituzionale, è uno degli strumenti con i quali 'si è ritenuto di garantire, in relazione
all'approvvigionamento dei medicinali, l'uguale tutela della salute dei cittadini in tutte le parti del Paese'.
D'altronde, in nessun Paese al mondo i farmaci con ricetta sono vendibili negli esercizi commerciali».
Inoltre, il presidente del Sunifar Alfredo Orlandi ha affermato che «occorrerà un'attenta riflessione su quelle
che saranno le modifiche legislative che obbligatoriamente dovranno interessare il comparto e che
inevitabilmente toccheranno la ruralità». Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, infine, ha parlato di
«legge in favore di poteri forti, corporazioni e grande capitale, contro gli interessi dei cittadini e dei
consumatori». La norma «se verrà approvata dalla Camera, porterà conseguenze molto serie su tutta la
filiera con zero vantaggi per i cittadini che non vedranno abbassare i prezzi e migliorare il servizio». Il MNLF
ha quindi ribadito la propria posizione favorevole alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C: «Una
soluzione prospettata sin dall'inizio anche dall'Antitrust, ma che per l'opposizione del PD e di Matteo Renzi
è stata subito scartata dal suo esecutivo». © Riproduzione riservata
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Ddl Concorrenza farmacie, le reazioni (tutte negative) della categoria
05/05/2017 05:05
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farmaciavirtuale.it
La farmacista Bianca Peretti: «Anche le farmacie falliscono, facciamocene una ragione» Farmacisti 5 Mag
2017 05:05 0 La farmacista Bianca Peretti ha commentato la notizia apparsa su 'Il Giornale' che
sottolineava il numero di fallimenti in atto nelle farmacie milanesi. «La vicenda di per sé è abbastanza
marginale: il quotidiano "Il Giornale" pubblica un articolo nel quale si denuncia il sempre maggior numero di
farmacie che falliscono il Lombardia, Federfarma risponde che i dati non sono reali, che la farmacia italiana
è in buona salute e che i titolari hanno saputo adeguarsi efficacemente all'evoluzione del mercato. La Fofi
controbatte, invece, riconoscendo la grave difficoltà economica in cui versano un numero sempre maggiore
di farmacie». La farmacista Bianca Peretti commenta così le reazioni suscitata da un'analisi del giornale
milanese, nel quale si sottolineava l'apparentemente alto numero di farmacie in fallimento nella città di
Milano. «Se ho capito bene - prosegue la professionista - in passato i medici prescrivevano "allegramente"
(cioè, più del necessario? A caso? Solo i farmaci più costosi?), mentre oggi sono costretti ad indicare
farmaci che costano poco e valgono ancora meno, pena verifiche e sanzioni da parte dell'implacabile scure
dell'amministrazione. I farmacisti, da parte loro, da sempre si barcamenano in balia del sistema, prima
avendo guadagnato dalla liberalità dei medici ed oggi giostrandosi nell'approvvigionamento dei medicinali
più a buon mercato e 'la cui qualità, a volte, fa inorridire'; da ultimo, traditi perfino dalla fidata
dermocosmesi, sono perfino costretti spesso a far tornare il cliente dopo qualche ora, avendo dovuto
ridimensionare drasticamente le scorte. Dato lo scenario complessivo, c'è quasi da essere contenti di fare
solo i farmacisti». «Scherzi a parte - aggiunge Peretti - credo che la realtà sia leggermente diversa.
L'avanzare delle conoscenze ha portato a modificare nel tempo le linee guida con le quali affrontare le varie
patologie e il sistema sanitario cerca, come è giusto, di fare in modo che tutti i medici vi si attengano: oggi
sappiamo, ad esempio, che somministrare antibiotici nelle malattie virali non è quasi mai un vantaggio.
Quanto alla qualità dei farmaci, di tutti i farmaci legalmente venduti in Italia, l'Aifa la garantisce, assieme al
rispetto degli standard previsti dalle norme europee: chiunque avesse dubbi fondati sulla loro effettiva
efficacia ha il dovere di segnalarlo in quella sede, l'unica appropriata per intervenire efficacemente al fine di
tutelare il consumatore da rischi reali. I farmacisti, essendo cambiate le esigenze della società, si devono
adeguare alle nuove richieste». La farmacista conclude quindi spiegando che «anche le farmacie, come
tutti gli altri esercizi commerciali, possono fallire, facciamocene a malincuore una ragione. Dobbiamo anche
rassegnarci al fatto che il fallimento è sempre colpa dell'imprenditore che non ha saputo adattarsi ai
cambiamenti e alle mutate richieste del mercato. I farmacisti hanno qualche colpa in più? Sicuramente
almeno una: quella di accettare passivamente tutta una serie di luoghi comuni e di pregiudizi, a tal punto da
finirne schiacciati e umiliati, talvolta illudendosi di esservi superiore». © Riproduzione riservata
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La farmacista Bianca Peretti: «Anche le farmacie falliscono,
facciamocene una ragione»
04/05/2017 09:22
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federfarma.it
Ddl concorrenza: il Senato approva, i commenti di politica e filiera 04/05/2017 00:51:59 Due anni per fare
andata e ritorno tra Camera e Senato. Tabellino di marcia "bradipesco" per il ddl concorrenza, approvato
ieri da Palazzo Madama con voto di fiducia (sul maxi-emendamento del Governo) a 25 mesi esatti
dall'avvio del cammino parlamentare, cominciato a Montecitorio il 3 aprile 2015. Non siamo ancora alla
linea del traguardo perché serve un terzo passaggio alla Camera, ma i commenti che arrivano da Governo
e maggioranza sono comunque quelli di chi ormai vede la luce in fondo al tunnel. sono per esempio le
parole del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda . Per il presidente del consiglio, Paolo
Gentiloni, il voto di ieri a Palazzo Madama rappresenta , mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento,
Anna Finocchiaro, parla di . ha ricordato dal canto suo il sottosegretario al Mise, Antonio Gentile . Il ddl, ha
continuato, <è solo punto di partenza per aiutare il paese a crescere, non è un traguardo in sé ma un
concreto passo avanti a cui ne devono seguire altri, tant'è vero che un nuovo provvedimento sulla
Concorrenza sarà approntato subito dopo l'approvazione di questo>. Commenti anche da Federfarma:
osserva il sindacato . Il maxi-emendamento approvato ieri da Palazzo Madama, d'altronde, riconferma
quasi integralmente il testo approvato ad agosto dalla commissione Industria del Senato, tranne pochi
rimaneggiamenti (per aggiornare alcune scadenze e rinviare di un anno lo stop al mercato tutelato
dell'energia elettrica e del gas e di tre mesi la fine del monopolio di Poste italiane sul recapito di multe e
notifiche. Tra le disposizioni invariate, quelle che chiamano direttamente in causa le farmacie: cambia
soltanto la numerazione, perché il maxiemendamento assembla tutti gli interventi in un unico articolo
comprendete 193 commi. E così, quello che nel testo uscito dalla commissione Industria era l'articolo 58
sull'ingresso del capitale nella titolarità delle farmacie diventa il comma 158; la norma che fissa per ogni
società un tetto regionale del 20% al numero delle farmacie controllate diventa il comma 159, mentre il 160
delega all'Antitrust il compito di vigilare sul rispetto di tali limiti. Finisce analogamente al comma 162 la
disposizione sul decentramento delle farmacie sovrannumerarie per spopolamento nei comuni sotto i 6.600
abitanti: il trasferimento avviene su istanza del titolare, è autorizzato sulla base di una graduatoria regionale
e il comune di destinazione deve disporre di un numero di sedi inferiore al quorum. Al comma 164 finisce la
norma che riduce da dieci a tre anni la durata delle partecipazioni in associazione previste dal concorso
straordinario (legge 27/2012 detta Cresci-Italia), mentre al 165 ritroviamo la disposizione che consente il
ricorso alle tecnologie digitali per la fornitura dei foglietti sostitutivi ai pazienti. Infine, al comma 166 la
norma sugli orari che impone alle farmacie di comunicare a Ordini e autorità sanitarie le ore di apertura
aggiuntive rispetto all'orario minimo. Nel corso del dibattito in aula hanno difeso il ddl anche i relatori di
maggioranza, Luigi Marino (Ap-Ncd) e Salvatore Tomaselli (Pd): ha osservato Marino . ha ricordato
Tomaselli <è l'ambizione di rimuovere le barriere che esistono nella produzione di beni e servizi, e di
mettere mano a una legislazione ormai superata, figlia di un'altra epoca, senza oneri per il bilancio ma
mettendo invece in campo regole nuove che costituiscano opportunità per chi vuole cimentarsi in nuove
sfide imposte dai tempi>. torna a commentare la Federazione . Negative, infine, le valutazioni che sul ddl
arrivano dalle opposizioni. rimarca Loredana De Petris, capogruppo di Sinistra Italiana . ha dichiarato il
senatore M5S Gianni Girotto . Fofi, in una nota diffusa ieri, . (AS)
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Ddl concorrenza: il Senato approva, i commenti di politica e filiera
04/05/2017 16:38
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insalutenews.it
Ddl Concorrenza, ingresso capitali e fallimenti farmacie di insalutenews - 4 maggio 2017 Il Ddl Concorrenza
passa al Senato con voto di fiducia: fissato il tetto del 20% per l'ingresso delle società di capitali. Il
Presidente Contarina: "Limite troppo alto, non serve a nulla: 5 società potranno spartirsi tutte le farmacie
italiane". E sui fallimenti: "Dire che le farmacie sono in salute significa negare la realtà" Dott. Vittorio
Contarina Roma, 4 maggio 2017 - "Il Ddl Concorrenza è stato approvato al Senato. Il testo passerà alla
Camera ma per il momento non posso che esprimere il mio rammarico per tutto quel che si poteva fare e
non è stato fatto, a cominciare dalla poca convinzione con cui, a mio modo di vedere, Federfarma
Nazionale ha gestito la questione". Così Vittorio Contarina, Presidente di Federfarma Roma e tra i più attivi
esponenti di Farmacia Futura. "Purtroppo - continua Contarina - con questo voto dobbiamo constatare che
l'ingresso dei capitali in farmacia sta diventando realtà. Io ho più volte chiesto che la percentuale di
farmacie detenibili a livello regionale da una singola società venisse abbassata a non oltre il 5%. Il limite
approvato dal voto di Palazzo Madama è però rimasto al 20%. Rimango sconcertato quando leggo che la
Presidente Racca giudica questo 'paletto' un segno di 'sensibilità e attenzione' verso la categoria. Per
capire che in realtà si tratta di un 'paletto' inutile, basta pensare che, facendo l'esempio del solo Lazio, su
1.500 farmacie totali, una singola società potrà possederne fino a 300. Di conseguenza, 5 società potranno
spartirsi tutte le farmacie della regione e, dunque, di tutta Italia. Più che un 'paletto' mi sembra una presa in
giro". "Ma il fatto che i vertici dell'attuale Federfarma abbiano perso contatto con la realtà è testimoniato
dalla perseveranza con cui continuano a sostenere che in Italia le farmacie non si trovino in grandissima
difficoltà economica. Secondo loro non c'è alcuna emergenza, quando la realtà invece parla di continui
fallimenti in tutto il Paese e di una conclamata crisi finanziaria del settore che riguarda almeno il 30% delle
farmacie italiane. Raccolgo infine - conclude il Presidente di Federfarma Roma - e faccio mio il disappunto
della FOFI che, attraverso i Senatori Mandelli e D'Ambrosio Lettieri, ha lottato fino all'ultimo per evitare il
voto di fiducia e approvare il testo nel merito. Con il voto di fiducia non ci è stato possibile discutere, anche
singolarmente, diversi aspetti del provvedimento che andavano cambiati. Speriamo che alla Camera la
storia sarà diversa". fonte: ufficio stampa
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Ddl Concorrenza, ingresso capitali e fallimenti farmacie
05/05/2017 07:48
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Si parla di liberalizzazioni mentre il problema sono i fallimenti delle farmacie By Redazione - 5 maggio 2017
0 0 Share on Facebook Tweet on Twitter tweet 'Si riparla di ulteriori liberalizzazioni della distribuzione del
farmaco, di ipotesi di sanatorie e di altre misure che puntano - secondo chi le propone - a una più equa
ripartizione di chissà quale 'ricco mercato' che oggi sarebbe nella disponibilità esclusiva della rete delle
farmacie' dice il presidente della FOFI Senatore Andrea Mandelli. 'Purtroppo questo ricco mercato è
un'illusione ottica e basterebbe leggere i quotidiani per averne una conferma definitiva. Ancora oggi, Il
Giornale ha pubblicato un articolo in cui si ricorda come, tra i 16 ultimi procedimenti in corso al Tribunale
fallimentare di Milano ben sette siano farmacie, con il che il totale degli ultimi sei mesi sale a 25 presidi in
fallimento'. Un dato particolarmente negativo se si considera che il capoluogo lombardo è una delle
situazioni economicamente più floride del paese: 'Nel Mezzogiorno, nelle località più piccole, è ormai un
costante stillicidio di chiusure, per non parlare delle segnalazioni di grave difficoltà economica che giungono
agli Ordini di tutte le provincie. E a questo perdurante declino della stabilità economica delle farmacie si
accompagna la crescente difficoltà a trovare e a mantenere il posto di lavoro per migliaia di farmacisti.
Infatti, come insegnano le vicende di tutta l'economia italiana, la riduzione del fatturato comporta
inevitabilmente la compressione dei livelli occupazionali. In questo quadro, gli effetti dell'apertura alle
società di capitali prevista dal DdL Concorrenza non possono che rendere ancora più fragile il servizio
farmaceutico: secondo i dati elaborati da IMS, possedere le 5000 farmacie più grandi significa in pratica
dominare il mercato, e ciò comporterà la chiusura dei presidi meno appetibili dal punto di vista commerciale
ma che hanno una funzione sociale insostituibile. Tutto questo non significa soltanto mettere in crisi una
professione, significa far venire meno un servizio fondamentale per i cittadini: l'equo e uniforme accesso ai
medicinali. Mi sembra che manchi una visione realistica di tutto il settore del farmaco e delle conseguenze
che potrebbero avere misure non meditate. Peraltro, questo atteggiamento mi pare si ritrovi puntualmente
ogni qual volta si considerano la sanità e la tutela della salute un business tra tanti' conclude il presidente
della FOFI.
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Si parla di liberalizzazioni mentre il problema sono i fallimenti delle
farmacie
04/05/2017 00:30
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tweet Il DDL Concorrenza ha ricevuto la fiducia da poco più di dodici ore, le reazione di Fofi e Fnpi non si
sono fatte attendere (le riportiamo entrambe integralmente). Manca la parola di Federfarma. Aspetteremo e
pubblicheremo anche la sua. Quando arriverà FOFI. La Federazione degli Ordini dei Farmacisti deplora
che per un provvedimento dell'importanza del DdL Concorrenza si sia ricorsi al voto di fiducia, ignorando la
richiesta dei relatori di riportare il testo alla X Commissione. Il ritorno in Commissione, avrebbe consentito di
correggere le criticità denunziate dagli stessi relatori e fare in modo che il tema delle liberalizzazioni,
lontano dal rappresentare un nodo ideologico, diventasse realmente un reale beneficio per i cittadini.
Ricorrendo alla fiducia sono invece rimaste inalterate tutte le negatività, da tempo denunciate dalla
Federazione, di quanto disposto a proposito della distribuzione del farmaco. L'ingresso delle società di
capitali nella titolarità delle farmacie, finora riservata ai farmacisti, avviene in modo difforme rispetto a
quanto disposto per altre attività professionali, per esempio quella di avvocato, dove nelle società è imposta
la presenza maggioritaria dei professionisti. Inoltre, non si pongono limitazioni efficaci al numero delle
farmacie che ciascun soggetto economico può possedere, aprendo la strada alla costruzione di posizioni
dominanti se non di veri e propri oligopoli: l'opposto di quanto dovrebbe realizzarsi con la concorrenza.
Attualmente il limite del 20% a livello regionale consente a soli cinque soggetti il possesso di tutte le
farmacie a livello nazionale. Vista la debolezza del settore, testimoniata dai sempre più frequenti fallimenti
delle farmacie e dalla crescente disoccupazione tra i farmacisti, non sarà nemmeno necessario arrivare a
tanto. In base alle analisi di IMS Health, a una società è sufficiente possedere 5000 farmacie per controllare
più dell'80% del mercato. Uno scenario che in altri paesi ha condotto alla sparizione dei presidi nelle zone
meno centrali ed economicamente sfavorite, a danno dei cittadini. Questo scenario, per inciso, vedrebbe
anche una situazione di gravissima difficoltà per i farmacisti che hanno scelto di avviare un esercizio di
vicinato, credendo alla bontà di un'altra liberalizzazione condotta con scarsa considerazione della natura
del servizio farmaceutico, ora criticata anche da esponenti del partito che la propose. Si deve poi
sottolineare che mentre il professionista è tenuto ad agire in osservanza di un codice deontologico, che
pone la salute del paziente al primo posto, le società di capitali non sono tenute ad alcuna deontologia, e il
disegno di legge non prevede una tutela del professionista che non segua logiche aziendali ma scienza e
coscienza, a salvaguardia del paziente. A questo si aggiunge un'altra grave lacuna che incide
pesantemente sullo stesso futuro dei farmacisti: infatti non è previsto, anche in questo caso a differenza di
altre professioni, che le società di capitali siano tenute a contribuire alla cassa previdenziale dei
professionisti, come invece è stato fatto per l'Ente di previdenza dei medici nel 2004. In definitiva, il DdL
interviene su un settore che appartiene alla sfera della tutela della salute come se si trattasse di un'attività
puramente commerciale, trascurando che le farmacie sono da sempre un presidio sanitario. Un
atteggiamento che contraddice quanto previsto dai nuovi LEA e dall'atto di indirizzo per il rinnovo della
Convenzione, che affidano alla farmacia un ruolo ancora più centrale nell'assistenza del paziente sul
territorio. L'ultima cosa di cui la sanità italiana, e il paese nel suo complesso, hanno bisogno è l'ulteriore
indebolimento della rete del welfare a vantaggio di dinamiche estranee alla tutela della salute previsto da
questo provvedimento. FNPI. "Il disegno di legge sulla concorrenza votato al Senato di competitività ha
solamente il nome: le norme in questione infatti sono un grande regalo alle multinazionali ed uno schiaffo ai
giovani farmacisti italiani". Lo dichiara il presidente della Federazione nazionale Parafarmacie italiane,
Davide Gullotta. "Il ddl ignora del tutto la questione dei farmacisti delle parafarmacie e di fatto sostituisce
una lobby, quella di federfarma, con quella delle multinazionali", precisa Gullotta. "Il professionista italiano,
il giovane laureato, invece di essere incentivato ed aiutato, viene umiliato e tutto questo a dispetto dei
continui proclami a favore dei laureati italiani e contro la fuga di cervelli all'estero: in un contesto di non
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DDL CONCORRENZA CALDO DI APPROVAZIONE, Fofi e Fnpi ...
04/05/2017 00:30
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liberta' professionale come quello che vivono i farmacisti italiani, introdurre un attore forte come le grandi
multinazionali vuol dire di fatto distruggere una professione". La Fnpi si aspetta adesso che la politica si
attivi per i farmacisti delle parafarmacie, che rischiano di essere schiacciati dalle multinazionali. " In pole
position devono essere messi i posti di lavoro a rischio", conclude Gullotta. " Auspichiamo che la classe
politica tenda la mano ai migliaia di posti di lavoro a rischio di altrettanti giovani farmacisti". - Correlati
04/05/2017 17:48
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rifday.it
Muschietti: "Ddl Concorrenza, vanno convocati gli Stati Generali della farmacia" RIFday - maggio 04, 2017
0 Comment Roma, 4 maggio 2017 - "Si fa davvero fatica a capire quale sia l'idea, se mai ne ha davvero
una, che la politica nazionale si è fatta della farmacia. A leggere il Patto per la salute, o l'atto di indirizzo
della nuova convenzione tra Ssn e farmacie, tutti gli schieramenti affermano di considerarla un insostituibile
presidio di sanità del territorio, da potenziare nei servizi a tutto vantaggio dei cittadini e in un'ottica di
sostenibilità della spesa sanitaria pubblica. Salvo poi trasformarsi da dr. Jekyll in Mr.Hyde e, nel nome di
malintesi principi di liberalizzazione, sacrificarla senza remore né problemi sull'altare degli interessi di poteri
economici forti che, evidentemente, si vuol far diventare ancora più forti". È il giudizio che Franco Gariboldi
Muschietti, presidente di Farmacieunite, esprime dopo il via libera del Senato al ddl Concorrenza, che - una
volta ottenuta la definitiva approvazione della Camera, attesa nel giro di poche settimane - sancirà
l'ingresso delle società di capitale nella proprietà delle farmacie. "Per le farmacie finisce un mondo e ne
inizierà subito un altro" spiega Muschietti in un comunicato diramato nel pomeriggio di oggi. "Il capitale
innescherà inevitabilmente dinamiche di mercato in un settore dove, a prevalere, dovrebbero essere le
logiche professionali finalizzate alla tutela del bene esistenziale della salute. E questo senza adeguati
contrappesi, se non il vincolo - palesemente inefficace - del 20% di esercizi di proprietà di una stessa
società su base regionale". "Condivido in pieno molte delle considerazioni al riguardo espresse dalla Fofi"
afferma ancora il presidente di Farmacieunite "soprattutto laddove osserva che mentre nelle farmacie
indipendenti il professionista è tenuto ad agire in osservanza di un codice deontologico, che pone la salute
del paziente al primo posto, le società di capitali non hanno certo vincoli di questo tipo: la legge approvata
ieri non prevede infatti alcuna misura che possa tutelare il professionista dipendente, che si troverà
inevitabilmente costretto a subordinare a logiche aziendali le sue scienza e coscienza professionali '. Per
Muschietti, non si tratta di esprimere pregiudiziali anticapitalistiche, ritenute anzi anacronistiche e perfino
ingenerose: "L'iniezione di energie e capitali nel retail farmaceutico, in un momento di sofferenza qual è
quello attuale, può anzi rappresentare un'opportunità" afferma al riguardo il presidente di Farmacieunite.
"Ma sono ancora davvero tutt'altro che chiari il campo, il ruolo e le regole con le quali Governo e
Parlamento vogliono far giocare le farmacie. Se davvero vogliono rafforzarne il ruolo di rete capillare di
presidi di salute radicati nel territorio, devono assumere decisioni coerenti e conseguenti, anziché dare un
colpo al cerchio e uno alla botte con scelte politiche schizofreniche, dove le farmacie a parole sono
considerate pezzi di Ssn da tutelare e valorizzare, ma nei fatti vengono esposte a condizioni che, in termini
di sostenibilità economica, potrebbero risolversi in un'ecatombe di esercizi farmaceutici sul territorio
nazionale, con la chiusura di migliaia di farmacie soprattutto in quelle località dove è maggiormente
necessaria la loro presenza. E bisogna anche che i nostri politici" questa l'esortazione di Muschietti
"chiariscano finalmente e con la massima urgenza da che parte stare, nell'interesse della salute e dei
cittadini, prima e più ancora che di quella delle farmacie". "La farmacia non può essere lasciata sola"
continua il presidente del sindacato indipendente dei titolari "perché con le sue sole forze, anche
attrezzandosi per rispondere all'ormai prossimo avvento delle catene del capitale con logiche di
integrazione e con il rafforzamento delle proprie reti, in una competizione tutta giocata su valori e regole di
mercato parte comunque con un pesante handicap". Muschietti fa esplicito riferimento alla differenza che
intercorre tra una catena di farmacie di capitale, dove a decidere in cinque minuti è un amministratore
delegato nominato all'uopo, e un'aggregazione, per virtuosa che sia, di farmacie, dove il processo
decisionale non può che essere inevitabilmente più lungo. "Su questo terreno - e mi spiace davvero che vi
siano colleghi che si affannino a far credere il contrario - non può esservi gara e partiamo già battuti" spiega
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Muschietti: "Ddl Concorrenza, vanno convocati gli Stati Generali della
farmacia"
04/05/2017 17:48
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IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
il presidente di Farmacieunite. Che, consapevole del guado cruciale che la farmacia si accinge ad
attraversare, lancia una proposta. "Vanno convocati gli "Stati generali" della farmacia italiana, con
l'impegno di tutte le sigle rappresentative del retail farmaceutico a disegnare insieme una road map per il
futuro di una risorsa professionale, sociale, sanitaria ed economica che sarebbe delittuoso lasciare alla
merce di una pericolosa deriva mercatista, che - come insegna l'esperienza di altri settori o della stessa
farmacia in quei Paesi dove il capitale è entrato da tempo nel settore della distribuzione del farmaco farebbe letteralmente a pezzi la rete di farmacie italiane. Bisogna individuare scelte e direzioni condivise da
imboccare con decisione, negoziando - anche duramente, se occorre - con i decisori pubblici. Ma bisogna
fare in fretta, perché il tempo per salvare la farmacia che conosciamo e vogliamo ormai è praticamente
scaduto".
04/05/2017 11:26
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rifday.it
Ddl Concorrenza, sì del Senato, in farmacia arriva il capitale RIFday - maggio 04, 2017 0 Comment Roma,
4 maggio - Il ddl Concorrenza, dopo un'autentica odissea, supera le Colonne d'Ercole del voto (con fiducia)
del Senato e ritorna alla Camera per la terza e, nelle previsioni, definitiva lettura. La partita, secondo
indiscrezioni filtrate da ambienti governativi, dovrebbe chiudersi entro giugno. L'ipotesi che Montecitorio
rimetta le mani al testo è quasi fantascientifica e suonerebbe come una sorta di de profundis per un
provvedimento che, nelle previsioni del Governo (ricordate ieri dal sottosegretario del Mise Antonio Gentile,
nella foto,ma probabilmente molto sovradimensionate), dovrebbe portare a un aumento del Pil dell1%. E
anche il nostro è un Paese dove sono di casa tanto l'improbabile quanto l'impossibile (soprattutto quando si
avvicina una scadenza elettorale), è davvero difficile pensare che Governo e Parlamento nazionali vogliano
esporsi a una tale figuraccia su scala planetaria. Tornando al presente, l'Assemblea dei senatori ha
approvato il maxiemendamento del Governo interamente sostitutivo, con alcune necessarie correzioni
tecniche, del testo approvato e proposto dalla Commissione Industria nello scorso mese di agosto. I voti
favorevoli (su 272 senatori presenti e 269 votanti) sono stati 158 voti, 110 quelli contrari e un astenuto. Sul
testo, come ampiamente annunciato anche dal nostro giornale, il ministro per il rapporti con il Parlamento,
Anna Finocchiaro, aveva posto la questione di fiducia a nome del Governo. Inutili, dunque, tutti i tentativi
condotti anche in zona Cesarini, nella seduta antimeridiana di ieri, per far tornare il testo in Commissione,
come proposto dagli stessi relatori Luigi Marino e Salvatore Tomaselli, per procedere - in tempi brevi e
"senza ostruzionismi", come garantito da tutti i senatori intervenuti a supportare la richiesta - ad alcune
necessarie correzioni. Ha però finito per prevalere il "Tiremm innanz!" del Governo e l'esito del voto, a quel
punto, non poteva che essere scontato, anche alla luce delle dichiarazioni degli stessi relatori del
provvedimento: "Certo che si può fare di più" ha affermato ad esempio Marino, con riferimento alle sue
stesse sollecitazioni di un rapido ritorno in Commissione per migliorare il testo "però segnalo alle senatrici e
ai senatori che ciò che voteremo è molto di più, in meglio, rispetto allo stato attuale del mercato e della
concorrenza in Italia. Chi vota questo disegno di legge fa qualcosa di buono per i consumatori, per la
concorrenza, per il mercato nel nostro Paese". "Consegniamo alla Camera dei deputati un provvedimento
che era già di per sé importante e utile a eliminare le barriere di cui parlavo all'inizio e a rendere i mercati
del nostro Paese più fluidi, a costruire un ambito di maggiori opportunità" gli ha fatto eco l'altro relatore
Tomaselli. "Il lavoro fatto al Senato con l'apporto di tutti (maggioranza, opposizione e Governo) rende
questi obiettivi ancora più ambiziosi e più vicini". Molti, ovviamente, gli interventi critici, soprattutto dai
banchi dell'opposizione (ma in verità non solo...), sostanzialmente ricalcati sui rilievi già mossi nelle
precedenti sedute di discussione generale. Quasi tutti hanno fatto cenno alle misure previste per le
farmacie, e segnatamente all'ingresso delle società di capitale nella loro proprietà, prefigurando i rischi ai
quale le norme approvate ieri possono esporre un settore che - come è stato sottolineato da molti, a partire
dai senatori Andrea Mandelli e Luigi D'Ambrosio Lettieri - è e resta pur sempre un "pezzo di Ssn" e una
componente essenziale del welfare sanitario e, come tale, non può quindi essere indebolito se non a
detrimento della tutela della salute dei cittadini. Qualche rilievo al riguardo è arrivato anche da esponenti
autorevoli della maggioranza e dallo stesso relatore Marino: "Ritengo che il Governo debba ripensare al
tetto eccessivo del 20 per cento" ha detto il senatore di Ap "così come si dovrà prevedere una forma di
compensazione a favore degli enti di previdenza dei farmacisti". Ampio spazio ha trovato anche il tema
delle parafarmacie, sollevato l'altro ieri dalla presidente della Commissione Igiene e sanità del Senato
Emilia Grazia De Biasi e ripreso da Marino nel suo intervento di chiusura: "Lasciarle così come sono è un
errore; esse rappresentano un'anomalia tutta italiana, che ha provocato delusioni e fallimenti e pochissimi
successi e che certamente non si risolverà anche se dovessimo portare i farmaci di fascia C in tali esercizi"
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Ddl Concorrenza, sì del Senato, in farmacia arriva il capitale
04/05/2017 11:26
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ha detto il relatore. "Si risolverà solo - e questa è la mia personale opinione - trasportando le parafarmacie,
quelle di proprietà di un farmacista non possessore di altre farmacie, all'interno del sistema delle farmacie
italiane". Ma della questione, se mai si deciderà davvero di occuparsene, è ovviamente demandata a un
altro provvedimento che, al momento, è tutto e solo nelle dichiarazioni di qualche esponente del
Parlamento. Il giudizio più tranchant sulle norme per le farmacie (in realtà una preoccupante denuncia, che
per quanto vaga merita però di essere segnalata) è però quello arrivato da Giulio Tremonti, in tempi non
lontani ministro plenipotenziario dell'economia nei governi Berlusconi e oggi nel gruppo Misto di Palazzo
Madama. In riferimento alle misure per incrementare la concorrenza nella distribuzione farmaceutica,
Tremonti si chiede "se siano chiare la dinamica e l'origine di questa norma. Credo sia un'origine corruttiva e
che il fatto che ha determinato l'introduzione di questa norma nel provvedimento sia di portata vasta e
molto grave. E credo che non vada nel senso della concorrenza ma, semmai, dell'opposto, della non
trasparenza, il fatto che il Senato voti norme di questo tipo, con questa causale corruttiva". Sui contenuti del
maxiemendamento del Governo, rimandiamo all'articolo giù pubblicato ieri: qui basterà evidenziare che
esso sostituisce tutti gli articoli del ddl n. 2085 ricomprendendoli in un unico articolo costituito da 193
commi. Gli articoli 58, 59 e 60 del ddl, dunque, si "spalmano" in una serie di commi: il n. 158 contiene la
norma sull'ingresso del capitale nella titolarità delle farmacie, il n.159 la previsione del tetto del 20% su
base regionale per ciascuna società, il n. 160 la delega all'Antitrust della vigilanza su tale limite, il n. 162 la
possibilità di trasferire in altra località le farmacie sovrannumerarie nei comuni sotto i 6.600 abitanti. In coda
all'articolo, riportiamo (oltre allo stesso maxiemendamento) il collegamento ipertestuale al resoconto della
seduta di ieri, che registra (a memoria futura...) le posizioni e le dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari
su quella che sarà la prima legge sul mercato e la concorrenza del nostro Paese. Ciascuno potrà così
comprendere "chi sta con chi e chi ha detto cosa" in relazione a un provvedimento che almeno in certi
settori - questa è la sola opinione del tutto condivisa a ivello generale - non arriva a centrare gli obiettivi per
i quali era nato. E potrà anche valutare se il sì del Senato abbia riguardato "un topolino partorito dalla
montagna" (copyright, piuttosto datata, del presidente della 10a Commissione Massimo Mucchetti), un
"festival delle occasioni perdute" (Maurizio Buccarella, M5S) o piuttosto un provvedimento che aiuterà a
"rinnovare e rafforzare l'economia italiana e impedirle di rimanere drammaticamente indietro rispetto ad altri
Paesi" (Luigi Zanda, Pd). Per comodità dei lettori, in un altro link sono anche proposti gli interventi svolti ieri
in sede di discussione generale dal rappresentante del governo Gentile, dai relatori Marino e Tomaselli e
dai senatori Mandelli e D'Ambrosio Lettieri. Ddl n. 2085 - Il maxiemendamento 1.800 del Governo
Assemblea del Senato, resoconto della seduta n. 816 del 3 maggio 2017 Gli interventi di Gentile (governo),
Marino e Tomaselli (relatori), Mandelli e D'Ambrosio Lettieri
04/05/2017 11:24
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Fofi: "Una legge che indebolisce la farmacia e la rete del welfare" RIFday - maggio 04, 2017 0 Comment
Roma, 4 maggio - È decisamente critico il giudizio, affidato a una nota, espresso dalla Fofi subito dopo
l'approvazione da parte del Senato della legge annuale sulla concorrenza, che ora passa a Montecitorio per
la sua terza e (salvo clamorose sorprese) definitiva lettura. Il primo rilievo riguarda il ricorso del Governo al
voto di fiducia, nonostante la richiesta degli stessi relatori del provvedimento di riportare il provvedimento in
Commissione Industria, ritorno che - scrive Fofi - "avrebbe consentito di correggere le criticità denunziate
dagli stessi relatori e fare in modo che il tema delle liberalizzazioni, lontano dal rappresentare un nodo
ideologico, diventasse realmente un reale beneficio per i cittadini". "Ricorrendo alla fiducia sono invece
rimaste inalterate tutte le negatività di quanto disposto (...) a proposito della distribuzione del farmaco"
scrive la federazione presieduta da Andrea Mandelli (nella foto), rilevando che l'ingresso delle società di
capitali nella titolarità delle farmacie, finora riservata ai farmacisti, "avviene in modo difforme rispetto a
quanto disposto per altre attività professionali, per esempio quella di avvocato, dove nelle società è imposta
la presenza maggioritaria dei professionisti". Né, a giudizio della federazione professionale, possono
essere considerati efficaci le limitazioni "al numero delle farmacie che ciascun soggetto economico può
possedere, aprendo la strada alla costruzione di posizioni dominanti se non di veri e propri oligopoli:
l'opposto di quanto dovrebbe realizzarsi con la concorrenza. Attualmente il limite del 20% a livello regionale
consente a soli cinque soggetti il possesso di tutte le farmacie a livello nazionale". Ma, considerata la
debolezza del settore, testimoniata dai fallimenti delle farmacie, e dalla crescente disoccupazione tra i
farmacisti, "non sarà nemmeno necessario arrivare a tanto", si legge nella nota, che fa riferimento alle
analisi di Ims Health, secondo le quali "a una società è sufficiente possedere 5000 farmacie per controllare
più dell'80% del mercato. Uno scenario che in altri Paesi ha condotto alla sparizione dei presidi nelle zone
meno centrali ed economicamente sfavorite, a danno dei cittadini". Uno scenario, annota la Fofi per inciso,
che penalizzerebbe gravemente anche i farmacisti che hanno avviato una parafarmacia, "credendo alla
bontà di un'altra liberalizzazione condotta con scarsa considerazione della natura del servizio farmaceutico,
ora criticata anche da esponenti del partito che la propose". La federazione attacca anche sul vulnus inflitto
alla dimensione professionale della farmacia dalle scelte operate con il ddl Concorrenza:"Mentre il
professionista è tenuto ad agire in osservanza di un codice deontologico, che pone la salute del paziente al
primo posto, le società di capitali non sono tenute ad alcuna deontologia" scrive al riguardo Fofi "e il
disegno di legge non prevede una tutela del professionista che non segua logiche aziendali ma scienza e
coscienza, a salvaguardia del paziente". Un'altra grave lacuna che rischia di incidere pesantemente "sullo
stesso futuro dei farmacisti", rileva la Fofi, è la mancata previsione dell'obbligo di contribuzione alla
previdenza di categoria per le società di capitali, a differenza di quanto avviene (ad esempio) per altre
professioni, come quella medica: le società che operano in quell'ambito sono infatti tenute a versare un
contributo del 2% all'Enpam, per effetto di un'apposita previsione legislativa del 2004. Pollice verso,
dunque, sul ddl appena approvato a Palazzo Madama, che "interviene su un settore che appartiene alla
sfera della tutela della salute come se si trattasse di un'attività puramente commerciale, trascurando che le
farmacie sono da sempre un presidio sanitario", in aperta contraddizione, secondo Fofi, con "quanto
previsto dai nuovi Lea e dall'atto di indirizzo per il rinnovo della Convenzione, che affidano alla farmacia un
ruolo ancora più centrale nell'assistenza del paziente sul territorio". Lapidaria la chiusura: "L'ultima cosa di
cui la sanità italiana, e il Paese nel suo complesso, hanno bisogno è l'ulteriore indebolimento della rete del
welfare a vantaggio di dinamiche estranee alla tutela della salute previsto da questo provvedimento".
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Fofi : "Una legge che indebolisce la farmacia e la rete del welfare"
DALLE REGIONI
2 articoli
04/05/2017 17:53
Sito Web
Annullata conferenza sui vaccini a Vivi benessere. Il Comune avrebbe tolto il patrocinio vaccini vivi
benessere attualitàRimini 4 maggio 2017, 17:53 in foto: repertorio Dopo un giorno di riflessione e
probabilmente un confronto con l'amministrazione comunale, gli organizzatori della rassegna Vivi
benessere, che si svolgerà al Palacongressi di Rimini da domani a domenica, hanno deciso di annullare il
'dibattito' sui vaccini. Gli organizzatori dichiarano: "Abbiamo assunto questa decisione, prendendo atto della
posizione sul tema del Comune di Rimini, che ha patrocinato l'evento". Dopo la proiezione del film: 'Il
ragionevole dubbio', infatti, ci sarebbe dovuta essere una conferenza che annoverava tra i relatori solo
esponenti del pensiero no-vax, a partire da Dario Miedico, il medico che a gennaio è stato convocato
dall'ordine dei medici di Milano per le sue posizioni contro l'obbligo vaccinale. (vedi notizia) L'assessore
Gianluca Brasini ieri durante la conferenza stampa, sollecitato da una nostra giornalista, ha dichiarato di
non sapere che l'evento fosse inserito nel programma della tre giorni. La nostra cronista ha chiesto: 'Visto
che lei ha parlato di temi condivisi con la città, non vi ha creato problemi dare il patrocinio ad un evento che
ospita al suo interno una conferenza a senso unico, cioè a favore del 'no', sui vaccini? Un tema non certo in
linea con la Regione, che ha approvato una legge a Gennaio sull'obbligo vaccinale". L'assessore ha
dapprima spiegato come avviene l'accordo del patrocinio (una trafila complessa, a suo dire) e ha ammesso
poi di non sapere dell'evento sui vaccini, che probabilmente è stato inserito in un secondo momento nel
programma definitivo. Da Giulio Mignani, presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Rimini, solidarietà
all'assessore Brasini: "Come Presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Rimini, desidero esprimere la mia
solidarietà e il vivo compiacimento per la decisa presa di posizione nei confronti del convegno dedicato ai
temi antivaccinisti previsto nell'ambito della manifestazione ViviBenessere. E' doveroso per
un'Amministrazione non dare credito, spendendo il proprio prestigio mediante la concessione del
patrocinio, a teorie infondate e pericolose. Già in passato ero intervenuto per evitare che in Provincia si
stesse al gioco di chi diffonde affermazioni che stanno provocando il ritorno di malattie potenzialmente
letali. E' sotto gli occhi di tutti il ritorno del morbillo, che pareva scomparso, e la colpa è da attribuire
soprattutto al diffondersi di notizie scientificamente false e di teorie indimostrate e dannose per la salute.
Non si tratta di limitare la libertà di parola, ma di evitare che possano essere pubblicizzati e suggeriti,
travestendoli da dibattito, comportamenti pericolosi per la salute pubblica. Il calo delle vaccinazioni sta
causando ricoveri inutili, morti evitabili e costi enormi per il Servizio Sanitario Nazionale. Non vogliamo
mettere il bavaglio a nessuno, vogliamo semplicemente che si usi il buon senso. Chi suggerisce a genitori
in buona fede pratiche potenzialmente letali non ha lo stesso diritto di parola di chi lavora per la salute dei
loro figli. E se vuole parlare, almeno che non lo faccia con il Patrocinio delle Istituzioni".
DALLE REGIONI - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Annullata conferenza sui vaccini a Vivi benessere. Il Comune avrebbe
tolto il patrocinio
04/05/2017 11:12
Sito Web
rifday.it
Catanzaro, l'infermiere è in farmacia, parte il servizio a domicilio per gli utenti RIFday - maggio 04, 2017 0
Comment Roma, 4 maggio - Mettere a disposizione dei pazienti sia in farmacia, sia a domicilio del
paziente, una serie di servizi h 24 e 365 giorni l'anno relativi a prestazioni infermieristiche, servizio iniezioni,
assistenza post parto e assistenza post ricovero. Questo il progetto "L'infermiere in farmacia" messo a
punto da Federfarma Catanzaro grazie a un'intesa stipulata con Asac -Assistenza sanitaria continuativa,
che lo stesso sindacato presenterà ufficialmente mercoledì prossimo, 10 maggio. L'intesa con Asac è stata
perfezionata dopo adeguate verifiche tecniche, legali e procedurali e consentirà a tutte le 137 farmacie
aderenti a Federfarma Catanzaro di poter offrire all'utenza in esclusiva sul territorio provinciale i medesimi
servizi, alle medesime condizioni, con elevati standard di affidabilità e competenza delle figure professionali
coinvolte. "Con questo accordo" spiega Vincenzo Defilippo, presidente di Federfarma Catanzaro (nella foto)
"centriamo uno degli obiettivi della cosiddetta 'farmacia dei servizi', per la quale stiamo lavorando dalla fine
del 2009. I servizi offerti oggi sono quelli che quotidianamente vengono richiesti dalle persone in farmacia.
Dalle esigenze dell'utenza è nato il nostro desiderio di poter dare una risposta certa e professionale a tanti
pazienti e ai loro parenti che spesso si trovano in difficoltà anche solo per reperire un infermiere che possa
effettuare iniezioni". All'incontro di presentazione, che sarà ospitato nella sede di Federfarma Catanzaro,
oltre allo stesso Defilippo interverranno anche, tra gli altri, il presidente dell'Ordine dei farmacisti di
Catanzaro Vitaliano Corapi e la presidente del Collegio Ipasvi di Catanzaro Concetta Genovese.
DALLE REGIONI - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Catanzaro, l'infermiere è in farmacia, parte il servizio a domicilio per gli
utenti
SANITÀ NAZIONALE
13 articoli
05/05/2017
Pag. 11
diffusione:107465
tiratura:158319
La sanità digitale fatica a decollare
Roberto Turno
pagina 12 La sanità digitale fatica a decollare Le app e WhatsApp fanno sempre più parte dei ferri del
mestiere dei medici, gli italiani sempre più vanno sulla Rete per informarsi e avere più servizi. Le imprese
sfornano innovazioni e soluzioni per la salute. Tutti concordano che sarà la leva principale del cambiamento
per la sostenibilità del sistema sanitario, l'accesso rapido e l'universalità delle cure. Ma nonostante tutto,
l'e-health, la sanità digitale, fatica a decollare in Italia. Al punto che a dispetto di tante promesse e ambizioni,
la spesa pubblica per la l'innovazione digitale in sanità resta al palo. Peggio, diminuisce: nel 2016, con
finanziamenti per 1,27 miliardi, è addirittura calata del 5%, addirittura meno del 2011. Altro che sanità
digitale leva del futuro delle cure d'Italia. La realtàè più prosaicae più problematica, sia pure tra le solite
differenze regionali. Questo almeno ci dice il rapporto dell'"Osservatorio innovazione digitale in Sanità"
presentato ieri dalla School of management del Politecnico di Milano. «La Sanità digitale rappresenta
finalmente una priorità per il Governo, per il ministero della Salutee per le regioni - afferma Mariano Corso,
responsabile scientifico dell'Osservatorio- tuttaviai tempi di realizzazione delle iniziative a livello nazionale e
regionale sono troppo lunghi, con il rischio di non stare al passo con la rapidità di evoluzione di bisogni e
aspettative di cittadini e pazienti». Tanto che i progressi per realizzare il «Patto per la salute digitale» sono
pochissimi, anche per l'assenza di risorse dedicate. Non è un caso il paradigma scelto - «elefanti e gazzelle,
come ridurre il gap digitale»- per illustrare il passo diverso esistente tra medici e cittadini che vorrebbero
correre più veloci, e le istituzioni che invece vanno col freno tirato. La spesa intanto non è di sicuro al top
d'Europa, anzi : 22 euro per abitante (1 in meno che nel 2015), con 870 milioni spesi dalle strutture
sanitarie (-6%), 310 direttamente dalle Regioni (-3%), 72 dagli oltre 47mila medici (1.538 euro per medico, il
3% in più del 2015) e 16,6 milioni dal ministero della Salute (-8%). Tutto questo mentre tra i cittadini cresce
veloce l'utilizzo di servizi digitali per la salute e i medici sono sempre più aperti alla tecnologia, in particolare
al mondo delle App. Con la cartella clinica elettronica tra le principali voci di investimento (65 milioni di
euro)e che tuttavia fatica a svilupparsi in modo organico. Con la spesa in crescita per la te- lemedicina, ma
ancora a livello di sperimentazioni, e con i big data analytics considerati le aree strategiche per il futuro. In
un quadro però per niente omogeneo, si direbbe molto all'italiana: se, ad esempio, quasi tutte le regioni
hanno avviato lo sviluppo del Fascicolo sanitario elettronico- la nostra "carta d'identità sanitaria" - soltanto un
medico di medicina generale su tre lo usa. Appena il 30%: parlare di decollo dell'e-healthè un traguardo
lontano per l'Italia. Perché senza budget adeguati, senza una formazione diffusa, senza una cultura
dell'innovazione, la scommessa della buona (e democratica) salute digitale rischia di restare un sogno ad
occhi aperti. Un'occasione persa.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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REPORT DEL POLITECNICO ALL'INTERNO Innovazione
05/05/2017
Pag. 20
MODA 24
diffusione:107465
tiratura:158319
Il beauty è strategico in farmacia
Ma.Ge.
Si parla sempre più di benessere, tanto che la cosmetica è il principale settore nel quale le farmacie
decidono di specializzarsi, oltre, ovviamente, a quello farmaceutico. Nel 74% dei casi, infatti, il segmento
scelto è la dermocosmesi - seguito, a lunga distanza, da omeopatia (27%) e fitoterapia (23%) - e il 79% dei
farmacisti ritiene il settore beauty strategico per il futuro. I dati emergono dal Barometer Farmacie che
Doxapharma presenta a Cosmofarma Exhibition 2017 che si apre oggi a Bologna. Con un valore di vendita
superiore agli 1,8 miliardi di euro, pari al 18,5% del totale dei consumi cosmetici (dati 2016, Cosmetica
Italia), la farmacia si conferma uno dei tre canali principali, superata solo da grande distribuzione e
profumeria, premiata dai consumatori per gli alti livelli di cura del servizio e specializzazione. Di questi e
altri temi si parlerà durante l'evento bolognese che, giunto alla 21esima edizione, registra un aumento della
superficie espositiva del 5% con la previsione di superare i 31mila operatori professionali provenienti da 54
Paesi dell'anno scorso. «Questa edizione è stata preparata da un programma di road show in alcune
regioni italiane - dice Roberto Valente, direttore di Cosmofarma -: non, dunque, una semplice
presentazione delle nostre iniziative. Abbiamo piuttosto voluto chiamare a raccolta i farmacisti italiani in un
momento delicato della loro professione, per condividere con loro domande, proposte, possibili soluzioni.
"Guardiamo oltre, guidati dalla passione" è il nostro motto: le sfide di un mercato sempre più competitivo
richiedono non solo la corretta esecuzione dei piani di business, ma impongono una visione strategica, un
approccio appassionato al lavoro di ogni giorno poiché la farmacia continua a essere per molti cittadini il
luogo dell'informazione e della prevenzione, della sicurezza e della fiducia». Tra gli appuntamenti di
quest'anno, la seconda edizione della Cosmofarma Business Conference, la prima edizione di
Nutraceuticals Conference by Nuce, l'Innovation& Research Award, che dà visibilità alle novità delle
aziende espositrici, e l'Osservatorio Cosmofarma, che nel 2017 celebra la sua quinta edizione, che si
concentra sulla dermocosmesi in farmacia. Ancora, lo Start Up Village, in collaborazione con Wellcare,
presenta le start-up specializzate nel settore e i loro prodotti. Tra i convegni in programma, «La direzione
d'impresa come la direzione di un'orchestra», un workshop riservato ai manager d'impresa e ai titolari e
direttori di farmacia. Focus del Simposio Tricologia by Cosmofarma Exhibition sono i danni e la caduta dei
capelli, analizzati con un nuovo approccio internistico per arrivare ad una diagnosi più precisa e per
impostare una terapia mirata. Per la prima volta a Cosmofarma ci sarà Wgsn, agenzia di consulenza online,
che fornisce analisi di tendenze globali nel settore del design, della moda e del lifestyle.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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cosmofarma
05/05/2017
Pag. 20
diffusione:218930
tiratura:316086
Morbillo, già duemila casi a Roma ricoveri decuplicati
Boom di contagi da inizio anno, colpito soprattutto il Centro-Nord Record al Bambin Gesù. E ora si teme
che l'epidemia si sposti al Sud
MICHELE BOCCI
ROMA. Il morbillo continua a correre. I casi segnalati quest'anno dai medici all'Istituto superiore di sanità
sono saliti a 1.920 contro gli 800 di tutto il 2016. Ad aprile sono state contagiate 385 persone, cinque volte
tante quelle che si erano ammalate lo stesso mese dell'anno scorso. Il 40% dei colpiti sono finiti in
ospedale. «Qui abbiamo visto i ricoveri più che decuplicare - spiegano dal pediatrico Bambin Gesù di Roma
- sono passati da 4 a 47». Alberto VIllani,primario della pediatria generale dell'ospedale e presidente della
Società italiana di pediatria spiega che «18 ricoverati avevano complicanze e oltre la metà, cioè 25, erano
sotto l'anno di età. L'aumento dei casi è un dato atteso e frutto di una disattenzione collettiva».
In un altro grande ospedale pediatrico italiano, il Meyer di Firenze, nell'ultima settimana sono finiti in
reparto cinque pazienti di meno di un anno.
Ad aprile le cose sono andate meglio rispetto a marzo, mese record con 818 casi. Si spera che sia l'inizio
di una tendenza al calo, anche se le coperture vaccinali sempre più basse fanno temere nuove crescite del
numero di diagnosi. I dati delle vaccinazioni pediatriche del 2016 non sono ancora ufficiali ma sembra che
in molte regioni l'utilizzo dell'anti morbillo, parotite e rosolia, che si fa tra i 13 e i 15 mesi di età, sia scesa
ancora di qualche punto rispetto all'85% dell'anno scorso.
Circa un terzo dei malati di quest'anno ha avuto una complicanza (stomatite, polmonite, epatite, l'assai più
rara encefalite), il 40% è finito in ospedale, il 15% è passato dal pronto soccorso. Le Regioni con più casi in
assoluto sono Lazio (570), Piemonte (429), Lombardia (241) e Toscana (236). Gli operatori sanitari colpiti
sono stati 176. «L'epidemia si sta concentrando al Centro-Nord - spiegano dall'Istituto dell'Istituto superiore
di Sanità Giovanni Rezza - soprattutto nelle aree urbane. Temiamo che, vista la bassa copertura vaccinale
possa estendersi anche al Centro-Sud». Il morbillo in particolare, ma anche le malattie per le quali è
previsto un vaccino, è ormai da settimane al centro di una polemica politica nel nostro Paese.
Ad infiammarla di nuovo, l'altro ieri, è stato un articolo del New York Times che ha accusato i 5Stelle di
aver contribuito al calo delle coperture con prese di posizione antivax. Grillo e i suoi si sono difesi sdegnati,
il Pd ha rincarato la dose di attacchi al Movimento.
6%
818
16 %
13 %
8%
Casi per fascia di età (in %)
56 %
Casi per Regione
1.920
176
447
88%
385
27
34%
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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L'allarme
05/05/2017
Pag. 20
diffusione:218930
tiratura:316086
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
40
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15%
270
103
40%
29
Numero di casi
78 85 88
54
47
30 30
33
77 82 73 76 82 85 45 34
11 17 15
12 18 16 15 14
241
10
429
135
32
19
27
236
10
570
12
18
57 Lombardia Piemonte Liguria Toscana Umbria Lazio Sicilia 5Provincia di Bolzano Provincia di Trento
6Friuli Venezia Giulia Veneto Emilia Romagna Marche Abruzzo Campania 8uglia 1asilicata Calabria casi
dall'inizio dell'anno non vaccinati almeno una complicanza ricoverati 1-4 anni 5-14 anni casi tra operatori
sanitari anni l'età media in pronto soccorso casi nell'ultma settimana (dal 2015 ad aprile 2017) gen. feb.
mar. apr. mag. giu. lug. ago. set. ott. nov. dic. gen. feb. mar. apr. mag. 2015 <1 anno 15-39 anni giu. lug.
ago. set. ott. nov. dic. 2016 40-64 anni gen. feb. mar. apr.
2017
?Domande e risposte MOLTI, MAGARI PERCHÉ LO HANNO PRESO DA PICCOLI, CONSIDERANO IL
MORBILLO NON PERICOLOSO. È VERO? Non si tratta di una della malattie infettive più gravi, ma può
dare problemi seri. In particolare se colpisce gli adulti, come accade adesso in Italia, i danni possono
essere importanti e richiedere il ricovero in ospedale. Quando non c'era il vaccino, nel nostro Paese
morivano anche 200 persone all'anno per le complicanze.
QUALI SONO LE COMPLICANZE DELLA MALATTIA? È stato calcolato che un malato su trenta prende la
polmonite, altri problemi sono l'otite, l'epatite, la stomatite, l'insufficienza respiratoria. La più grave di tutte è
l'encefalite, che colpisce un malato ogni 1.000-2.000 e può uccidere o provocare comunque danni
permanenti.
QUANTO È CONTAGIOSO E COME SI TRASMETTE IL MORBILLO? È molto contagioso. Gli
epidemiologi calcolano che ogni persona malata possa infettarne altre 15. Si trasmette attraverso le vie
aeree. Chi viene infettato ha un'incubazione di un paio di settimane finché non arriva la febbre e dopo
questa compaiono le tipiche eruzioni cutanee.
05/05/2017
Pag. 6
diffusione:107848
tiratura:145152
Parafarmacie, a rischio migliaia di lavoratori
«Il disegno di legge sulla concorrenza votato al Senato, di competitività ha solamente il nome: le norme in
questione, infatti, sono un grande regalo alle multinazionali e uno schiaffo ai giovani farmacisti italiani. Il Ddl
ignora del tutto la questione dei farmacisti, delle parafarmacie e di fatto sostituisce una lobby, quella di
Federfarma, con quella delle multinazionali». Lo dichiara il presidente della Federazione nazionale
parafarmacie italiane (Fnpi), Davide Gullotta. «La Fnpi si aspetta adesso che la politica si attivi per i
farmacisti delle parafarmacie, che rischiano di essere schiacciati dalle multinazionali. In pole position
devono essere messi i posti di lavoro a rischio».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La riforma
05/05/2017
Pag. 22
diffusione:105188
tiratura:137738
Ecco la guida al 730
aggio e giugno sono i mesi in cui la maggior parte dei contribuenti italiani presenta il modello 730. Se da
questa settimana è possibile modificare da sé il 730 precompilato, sono milioni gli appuntamenti già fissati
nelle sedi Caf per ricevere assistenza nella presentazione del modello. La domanda che tutti fanno a
questo punto è: cosa devo portare al Caf per essere sicuro di non perdere nessuna agevolazione (e di non
dover tornare due volte perché manca qualcosa)? Ecco quindi l'elenco dei documenti per il 730 2017: - Dati
del contribuente: Fotocopia documento del dichiarante/richiedente, fotocopia codice fiscale del
contribuente, del coniuge e dei familiari a carico, anche per i familiari di extracomunitari, dichiarazione dei
redditi dell'anno precedente (730 o Unico), compresa la Certificazione Unica, eventuali deleghe di
versamento, Modello F24, dati del datore di lavoro che effettuerà il conguaglio a Luglio - Redditi:
Certificazione Unica, Certificato delle pensioni estere, Assegni periodici percepiti dal coniuge, in base a
sentenza di separazione o divorzio, attestazione del datore di lavoro, delle somme corrisposte a COLF o
BADANTI, corrispettivi per lottizzazione terreni o cessione di immobili avvenuti negli ultimi 5 anni, redditi
diversi percepiti dagli eredi. - Terreni e fabbricati: Visura catastale, atti o contratti di compravendita,
donazione, divisione, successione, contratti di locazione Legge 431/98, Canone da immobili affittati, Copia
bollettini/F24 di versamento Tasi/IMU pagati nel 2015 (con il relativo calcolo, se disponibile). Per chi ha
scelto la Cedolare Secca: ricevuta della raccomandata inviata all'inquilino, copia del contratto, eventuale
F24, modello SIRIA, Modello 69. SPESE DETRAIBILI O DEDUCIBILI Casa: Contratto di locazione, per le
persone che vivono in affitto, quietanza di versamento degli interessi per mutui casa, atto di acquisto, atto
di mutuo, fatture pagate al notaio per l'atto di acquisto e la stipula del mutuo stesso, fattura pagata ad
agenzie immobiliari nel 2016 per l'acquisto della prima casa, tutta la documentazione per la detrazione per
le ristrutturazioni edilizie (fatture, bonifici, concessioni edilizie, DIA, comunicazione al Centro Operativo di
Pescara, ricevuta della raccomandata per i lavori effettuati fino al 31 Dicembre 2010), tutta la
documentazione per spese di risparmio energetico, fatture, bonifici e la ricevuta dell'invio della
documentazione all'ENEA. Bonus mobili per arredo immobili ristrutturati: documentazione che attesti l'avvio
delle opere di ristrutturazione, fatture relative alle spese sostenute per l'arredo con la specificazione della
natura, qualità e quantità dei beni e servizi acquisiti. Le spese sostenute devono essere state effettuate tra
il 6 giugno 2013 e il 31 dicembre 2016. Bonus mobili per acquisto abitazione principale giovani coppie: atto
di acquisto abitazione principale nel 2015 o nel 2016, fatture relative alle spese sostenute per l'acquisto di
mobili nuovi destinati all'arredo dell'abitazione principale. Le spese sostenute devono essere state
effettuate tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2016. Ricevute dei bonifici bancari o postali relativi al pagamento
delle fatture, ricevute di avvenuta transazione per i pagamenti mediante carte di credito o di debito,
documentazione di addebito sul conto corrente. Acquisto abitazione principale in leasing: Contratto di
leasing, certificazione rilasciata dalla società di leasing attestante ammontare dei canoni pagati,
autocertificazione nella quale si dichiara di aver adibito l'immobile ad abitazione principale entro un anno
dalla consegna. Acquisto unità immobiliari a destinazione residenziale classe energetica A o B - detrazione
IVA: atto di acquisto immobile contenente descrizione requisiti classe energetica. Le spese sostenute
devono essere state effettuate tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2016 Figli: Rette pagate per l'asilo nido,
spese di istruzione per la frequenza di scuole materne, elementari, medie inferiori e superiori (tasse,
contributi, mensa), corsi di istruzione universitaria presso università statali e non statali, tenuti presso
università o istituti pubblici o privati, italiani o stranieri, ricevute o quietanze di versamento di contributi per
iscrizione ragazzi ad attività sportive dilettantistiche (palestra, piscina...), contratti di locazione pagati per
studenti universitari fuori sede o convitti. Ex coniuge: assegni periodici versati o percepiti dall'ex coniuge,
sentenza di separazione, codice fiscale dell'ex coniuge. Spese mediche: parcelle per visite mediche
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Speciale SISTEMA SERVIZI
05/05/2017
Pag. 22
diffusione:105188
tiratura:137738
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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generiche o specialistiche, scontrini della farmacia (ticket, farmaci da banco, medicinali, omeopatia), spese
odontoiatriche o oculistiche (occhiali, lenti a contatto e liquidi), documentazione attestante la marcatura CE
per i dispositivi medici (inclusi occhiali da vista), ticket ospedalieri/sanitari o per esami di laboratorio,
ricevute per interventi chirurgici, degenze e ricoveri, ricevute per acquisto protesi sanitarie, ricevute per
spese sanitarie sostenute all'estero, spese sanitarie per portatori di handicap (mezzi necessari
all'accompagnamento, deambulazione, sollevamento o sussidi informatici), spese per veicoli per i portatori
di handicap (autoveicoli o motoveicoli), documentazione comprovante il costo per la badante, spese
veterinarie. Assicurazione e previdenza: contratto stipulato e quietanza di versamento assicurazione vita o
infortuni rischio di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, a tutela delle persone
con disabilità grave, contributi versati per assicurazione obbligatoria INAIL contro gli infortuni domestici
(assicurazione casalinghe), ricevute versamento contributi previdenziali obbligatori o facoltativi, quietanza
di versamento a Fondi di previdenza complementare. Altro: Erogazioni liberali (Onlus, Ong, Istituzioni
religiose, TRUST e Fondi Speciali, partiti politici ed Istituti scolastici etc.), ricevute versamenti contributivi
all'INPS per lavoratori domestici, spese per l'acquisto di cani guida, tasse consortili, spese funebri. Se non
hai ancora il tuo appuntamento, contatta il numero verde gratuito 800 800 730 o prenota on line su
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05/05/2017
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La Regione stabilisce gestori e tariffe Strutture sanitarie , piano da 500 milioni Il piano di assistenza partirà
a ottobre e interesserà circa 3.5 milioni di pazienti Raggiunto l'accordo anche con Cgil, Cisl e Uil
DAVIDE RE
n piano articolato di investimenti su strutture e attrezzature sanitare dal valore di 500 milioni in tre anni, la
conferma entro fine maggio dell'adeguamento delle rette per chi offre aiuto contro le dipendenze, oltre al
via libera definitivo all'ultimo troncone della Riforma sanitaria che prevede la "presa in carico dei cronici".
Sono stati questi i principali provvedimenti adottati dalla giunta regionale nella giornata di ieri. L'esecutivo
guidato da Roberto Maroni ha approvato la delibera che stabilisce il riordino della rete di presa in carico dei
pazienti cronici e fragili. «È il passo decisivo per l'attuazione della legge di evoluzione del sistema socio
sanitario regionale», ha spiegato l'assessore lombardo alla Salute, Giulio Gallera. Il tutto sarà in funzione a
partire da ottobre quando i cittadini con malattie croniche riceveranno a casa una lettera dalla Regione.
Parliamo di quasi 3 milioni e mezzo di pazienti. «Nel provvedimento - ha spiegato ancora Gallera -, che
attua quanto previsto dal Piano nazionale della cronicità, siamo andati a definire nello specifico il ruolo del
"gestore" ovvero di chi sarà titolare della presa in carico dei pazienti cronici e o fragili e garantirà il
coordinamento e l'integrazione tra i differenti livelli di cura ed i vari attori. Possono essere gestori, le
strutture sanitarie e sociosanitarie accreditate, le cooperative di medici di Medicina generale, il medico di
medicina generale singolo come co-gestore di una struttura accreditata e a contratto». Il gestore «non potrà
superare la quota massima di 200mila pazienti presi in carico contemporaneamente» se si tratta di una
grande struttura. Per i medici o le cooperative di medici, le persone da seguire vanno ricercate nei propri
assistiti fino a un massimo di 1.500. Fissati anche i rimborsi: tra i 20 e 45 euro a seconda di diversi
parametri. «La nostra è una riforma vera - ha aggiunto il presidente della Lombardia Roberto Maroni -.
Siamo assolutamente convinti che sia la strada giusta, perché anticipiamo il futuro e ne siamo molto
soddisfatti». E sulla "presa in carico" mercoledì è stato raggiunto un accordo con Cgil, Cisl, Uil Lombardia e
i rispettivi sindacati dei pensionati. Non solo, la giunta regionale lombarda ha deliberato anche uno
stanziamento di 203 milioni di euro, come prima tranche per il 2017 dei 500 milioni del piano straordinario di
investimenti per la sanità, di durata triennale. «Sono soldi della Regione Lombardia, recuperati nonostante i
tagli del governo», ha detto Maroni. Le risorse, ha aggiunto Gallera, sono «destinate all'ammodernamento
delle infrastrutture, all'attuazione della riforma sanitaria, al potenziamento delle apparecchiature
tecnologiche e dei sistemi informativi, ad essere finanziate sono tutte le Asst e Fondazioni Irccs per un
totale di 215 interventi».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Cronici, rivoluzione nell'assistenza
05/05/2017
Pag. 20
diffusione:64278
tiratura:125801
La salute vien mangiando E ora è boom di integratori
Al salone di Bologna debuttano le conferenze dedicate ai «nutraceutici» anti età, per lo sport e la
macrobiotica
Lucia Serlenga
Una mela al giorno toglie ancora il medico di torno o lo fa un bel nutraceutico? Se analizziamo la crescente
attenzione dei consumatori nei confronti dei nuovi fuoriclasse dello star bene - fra i più richiesti, al primo
posto i probiotici per il benessere dell'intestino, seguono i prodotti per il controllo del peso e quelli per
tenere a bada la tosse - c'è da dire che al frutto biblico si dà sempre meno spazio. Non è un caso se oggi a
Bologna, nel contesto di Cosmofarma Exhibition, la manifestazione di riferimento per il mondo della
farmacia organizzata da Bologna Fiere fino a domenica, prenda il via la prima edizione di «Nutraceuticals
Conference by Nuce», due giorni di conferenze per aziende ed esperti internazionali del mondo della
nutraceutica e degli integratori alimentari. «La Nutraceutica vale il 10% del fatturato delle farmacie dice
Roberto Valente, direttore di Cosmofarma - praticamente 2,5 miliardi di fatturato su un totale di 25 miliardi
di euro. È una componente importante nel bilancio della farmacia ed è costantemente in crescita negli ultimi
anni. Per questo le abbiamo dedicato due giornate di aggiornamento e confronto con la partecipazione dei
più importanti esperti del settore. Il focus verte sulla prevenzione, la nutraceutica come possibilità di
intervenire preventivamente sull'invecchiamento, in pediatria, nello sport, in veterinaria o nella microbiotica.
E diamo grande importanza al ruolo del farmacista, fondamentale nell'essere figura di riferimento per il
numero crescente di persone che desiderano affidarsi a questo connubio tra nutrizione e farmaceutica per
una migliore qualità della vita». Il convegno coinvolge le principali associazioni di riferimento, esperti
internazionali e opinion leader del settore, con due sessioni in contemporanea, rivolte a una duplice
audience: da un lato, medici e farmacisti che si confermano gli interlocutori di riferimento per il
consumatore, dall'altro, sessioni più specifiche destinate a ricercatori, formulatori e profili tecnici delle
aziende del settore. SINUT, Società Italiana di Nutraceutica, organizza domani un corso di formazione per
analizzare come studiare clinicamente e formulare un integratore alimentare. Cos'è un nutraceutico? Il
termine è la crasi di «nutr», nutriente e «ceutico» che sta per farmaceutico. Quindi un nutriente che agisce
da farmaco e che proprio per questo va oltre il concetto d'integratore anche se, sempre più spesso, alcuni
integratori contengono nutraceutici e vengono proposti in circuiti che abbracciano persino le strutture
termali. Nella linea d'integratori messi a punto con il metodo Long Life Formula di Lucia Magnani - sistema
di prevenzione e benessere collaudato alle Terme di Castrocaro - ci sono sette proposte con varie finalità:
dagli antiossidanti fisiologici per contrastare il danno cellulare causato dai radicali liberi all'estratto di krill
antartico, fonte naturale di acidi grassi Omega-3 altamente biodisponibili che contribuiscono a mantenere le
funzioni cardiache, cerebrali e visive nella norma, fino agli estratti vegetali per sostenere i processi
depurativi del fegato. Insomma, tra farmaci e alimenti, la via dei nutraceutici è lastricata di promettenti
novità ma la loro assunzione va gestita con attenzione dato che sono disponibili liberamente sul mercato e i
consumatori convinti che essendo di origine naturale, si possano usare a piacimento. Andrebbero invece
consigliati da un medico per ridurre il rischio di un superficiale fai da te. Del resto si utilizzano nutraceutici
per tante necessità: per la prevenzione e il co-trattamento delle patologie cardiovascolari, per tenere a bada
il colesterolo, per migliorare la circolazione e la salute delle articolazioni e per fermare la caduta dei capelli.
Dunque è bene fare attenzione alle dosi consigliate e alla qualità del prodotto. E questo senza dimenticare
che sempre di più è valida l'esortazione del padre della medicina occidentale, Ippocrate, che diceva: «Fa
che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo».
10% È la percetuale di fatturato delle farmacie rappresentata dalla Nutraceutica
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COSMOFARMA EXHIBITION
05/05/2017
Pag. 20
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25 Sono i miliardi di fatturato annuo delle farmacie. Di questi 2,5 rappresentano il fatturato degli integratori
Foto: PER ADDETTI AI LAVORI
Foto: A Bologna, da oggi fino a domenica, anche una due giorni di conferenze per aziende ed esperti
internazionali del mondo della nutraceutica e degli integratori alimentari
05/05/2017
Pag. 8
diffusione:39814
tiratura:86689
Tutto ciò che ci nascondono i padroni di vaccini e farmaci
Esperti pagati Partecipano a riunioni internazionali sulle cure e diffondono i risultati a livello locale
VIRGINIA DELLA SALA
Clausole sulle ricerche cliniche, contratti riservati con istituti nazionali, tavoli tecnici ministeriali senza
registro pubblico dei conflitti d 'interessi: lo slogan " farmaci e vaccini non sono un'opinione " , usato per
rispondere alle posizioni dei critici, diventa un'arma a doppio taglio quando si prova a reperire dati che lo
sostengano. Tra conflitti d'interessi, scarsa trasparenza e carenza di ricerca indipendente, sostenere con i
fatti l'imparzialità degli studi rischia di diventare un atto di fede.
LA RICERCA.
Rivista Epidemiologia e Prevenzione (dell'associazione italiana di epidemiologia), edizione luglio-ottobre
2008. A pagina 241 c'è un articolo dal titolo " Screening e vaccini: verso un programma integrato nella
prevenzione del cervicocarcinoma " . La prima firma è di Paolo Giorgi Rossi di LazioSanità, agenzia di
sanità pubblica. Il paper racconta le nuove prospettive mediche dopo la scoperta del rapporto tra il virus del
papilloma umano (Hpv) e il cancro alla cervice uterina. Spiega che è importante unire vaccini e screening
contro la malattia. " La sfida - si legge - è di coordinare la prevenzione primaria e secondaria senza che
l'arrivo di nuove tecnologie sia solo occasione per moltiplicare i costi " . Alla fine, si indicano i conflitti
d'interessi: " LazioSanità ha ricevuto un finanziamento da Sanofi Pasteur MSD (produttrice dei vaccini Hpv,
ndr ), per uno studio sulla malattia in Italia. Rossi ha ricevuto rimborso delle spese di viaggio per presentare
i risultati in due conferenze internazionali e per un workshop " .
QUESTIONE PRIVATA.
Nella ricerca clinica e nella scelta dei membri degli organismi di vigilanza, c'è l'obbligo di indicare i legami
con portatori d'in teresse. Le regole, però, a volte non bastano. " Quando i risultati di una sperimentazione
non sono positivi - spiega un ricercatore di un centro ospedaliero romano - c'è sempre timore a dirlo a chi
l'ha finanziata privatamente perché potrebbe decidere di non pubblicarli o di non rifinanziare " . Versione
confermata da studi ed esperti: " Spesso lo sponsor - scriveva nel 2002, con altri colleghi, Fausto Roila,
oggi direttore di Oncologia Medica al Santa Maria di Terni - ne decide l ' argomento, ne controlla l ' intero
processo, acquisisce la proprietà del dato. Può anche orientare interpretazione e pubblicazione. In qualche
caso, perfino impedirla " . Contattiamo Roila, che è anche membro del tavolo oncologico dell'Aifa (l '
Agenzia italiana del farmaco), per avere un suo giudizio 15 anni dopo: " La questione è delicata e si corre il
rischio di dare un ' informazione che potrebbe essere non interpretata correttamente. La ricerca è una cosa
seria, genera progressi importanti nel trattamento delle malattie, come sta accadendo in campo oncologico.
Ma il problema dei conflitti di interessi c ' è: nell ' inte razione delle aziende con le agenzie regolatorie, con
le riviste di medicina, con le associazioni dei medici e le associazioni dei pazienti. Riguardano i compensi e
le possibilità di carriera dei medici " . Ad esempio, la partecipazione a comitati di esperti ( advisory boards )
a livello internazionale è organizzata dalle aziende farmaceutiche per definire come sviluppare un nuovo
farmaco. Spesso questo si traduce, sempre ottenendo compensi, in tavole rotonde a livello nazionale e
locale, in cui si diffondono i risultati della ricerca. O in corsi di aggiornamento pagati dall ' industria. " È
ovvio che questa interazione - spiega Roila - condiziona il giudizio sul farmaco. Spesso, poi, gli studi
sponsorizzati sono scritti da un medical writer , gli autori decisi dall ' industria farmaceutica " .
CONFLITTI E CLAUSOLE.
Anno 2013: l'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano partecipa a un bando europeo per
sviluppare un farmaco di proprietà dell ' inglese GlaxoSmith&Kline. È un progetto (Imi) da 80 milioni di euro,
finanziato per metà dalle industrie e per l ' altra metà da fondi Ue. I ricercatori milanesi si accorgono però
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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L ' INCHIESTA Paradossi Ricerca finanziata dai privati, clausole, enti di vigilanza pagati dall ' industria e
poca chiarezza. Mentre gli studi profit sono quattro volte quelli non profit
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Pag. 8
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che le restrizioni legali sono eccessive. " Troppe per uno studio finanziato a metà da fondi pubblici " ,
raccontano. Chiedono spiegazioni e scoprono che i dati confluiscono in una struttura legata all ' industria e
che non possono consultare quelli degli altri partecipanti. " Come potevamo firmare il progetto senza poter
avere accesso a un quadro completo? " . La rinuncia gli è costata diversi milioni di euro. " Il problema spiega Silvio Garattini, farmacologo e fondatore dell ' istituto - non è che l ' industria privata contribuisca alla
ricerca sui farmaci, quanto le condizioni imposte sulle ricerche. Se l'industria dà un contributo senza
interferire e riceve i dati solo dopo la pubblicazione, allora la ricerca è indipendente. Altrimenti, il rischio di
condizionamento è elevato " . Ma accedere ai contratti non è facile.
ATTI DI FEDE.
Settembre 2016. Il Cda dell ' Istituto superiore di sanità (presieduto da Walter Ricciardi, tra i maggiori critici
contro il servizio di Re port sul vaccino hpv) autorizza un contratto di ricerca da 140 mila euro per 6 mesi. A
pagare è la Sanofi Pasteur (casa farmaceutica del vaccino) e il trial si intitola: " Nuove frontiere della
prevenzione Hpv " . Chiediamo all ' Iss di poter leggere i termini del contratto e se la ricerca sia collegata a
un omonimo convegno targato Iss. La risposta è stringata: " Il contratto di collaborazione - ci dicono sviluppato per fare il punto attraverso revisioni sistematiche della copertura vaccinale (...) prevede anche la
presentazione dei risultati. Modalità di ricerca e contenuti restano del tutto indipendenti " . Ma di questo non
c'è prova.
ZONA GRIGIA.
" Accesso e trasparenza sono fondamentali per sostenere tesi a favore dei vaccini e della farmacovigilanza
- spiega Adriano Cattaneo, epidemiologo e membro del movimento di medici indipendenti ' No grazie, pago
io ' - : conoscere il tipo di accordi, i contratti, i termini e i vincoli aumenterebbe la fiducia del cittadino " .
Secondo i dati diffusi dal movimento inglese Al lTri al , che chiede che siano pubblicati tutti gli studi
effettuati nel mondo, in media il 50 per cento delle ricerche commissionate dalle industrie viene insabbiato,
anche quelle di farmacovigilanza condotte dalle aziende nella fase di post - commercializzazione.
LEGITTIMO SOSPETTO.
L'Ema (l'Agenzia europea del farmaco che autorizza l ' immis sione di nuovi farmaci sul mercato) dalla fine
del 2016 garantisce invece l ' accesso pubblico a tutti gli studi clinici sui nuovi farmaci. Ha però un budget di
322 milioni euro di cui solo 16,5 provengono dall ' Unione Europea. Il resto sono tasse e oneri riscossi dall '
industria farmaceutica. Un iter che può creare cortocircuiti. " Sarebbe meglio - spiega Garattini - che la
Commissione europea pagasse tutto e poi riprendesse i soldi in altro modo. Si garantirebbe totale
autonomia " . Al sito Valigia Blu , l'Ema ha spiegato che le aziende pagano prima che inizi il processo di
valutazione del farmaco. Nel 2015, su 97 richieste, 93 hanno avuto esito positivo. L ' a g e nzia, però, è
anche addetta al ritiro dal mercato. " Sarebbe meglio se ne occupasse un altro organismo - spiega Garattini
: chi ha approvato un nuovo farmaco, psicologicamente potrebbe non aver molto piacere a dire ' scusate, ci
siamo sbagliati '" .
FARMACOVIGILANZA.
Si basa soprattutto su segnalazioni volontarie da parte dei medici quando i pazienti vi si rivolgono (ma è
stato creato anche un sito per le segnalazioni dirette). " C'è una sotto notificazione degli effetti secondari da
parte dei medici - spiega Cattaneo - la maggior parte preferisce evitare la burocrazia e non denuncia i casi
meno gravi " . Secondo il rapporto Osmed del 2015, il tasso delle reazioni avverse è stato di 817
segnalazioni per milione di abitanti. In un anno " c ' è stata una riduzione del tasso complessivo del 2,9% " .
L'Agenzia del farmaco, comunque, sta portando avanti una serrata campagna di sensibilizzazione. "
Eppure, per garantire una farmacovigilanza efficiente - spiega Garattini - se r vi r e bb e una struttura che
cerchi le reazioni al farmaco anche prima che sia messo in commercio " .
LETTERATURA.
05/05/2017
Pag. 8
diffusione:39814
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Concetto ribadito in un articolo dal titolo " La farmacovigilanza attiva: il monitoraggio intensivo postmarketing " , pubblicato sul sito dell ' Aifa. " La sperimentazione clinica dei nuovi medicinali basata sui
randomized controlled trials (gli studi clinici controllati, ndr ) - si legge è il miglior metodo per identificare un
profilo di efficacia, ma è carente per la definizione accurata del rapporto rischio/beneficio. Il breve tempo di
studio, la bassa numerosità del campione di pazienti, l ' assenza di terapie e patologie concomitanti non
rendono possibile un ' adeguata stima e una completa conoscenza delle possibili reazione avverse " . In
pratica, gli studi che verificano cosa fa un farmaco sono disegnati soprattutto per rilevarne i benefici. E chi
parla degli aspetti negativi non è sempre ben visto.
QUESTIONE DI SOLDI.
La ricerca indipendente, poi, è marginale. Basta leggere l ' ul timo rapporto sulle sperimentazioni dei
medicinali in Italia (Ossc): quelle profit, nel 2015, sono state 508 (erano 424 nel 2014) mentre quelle non
profit sono state solo 164 (168 nel 2014). Va peggio per le malattie rare, settore poco profittevole per l '
industria farmaceutica e che si regge sulla buona volontà dei ricercatori " po iché il sistema italiano non
presenta azioni di natura strutturale a supporto della ricerca indipendente " , dice il rapporto. L ' Aifa, nel
2012, ha stanziato 12 milioni di euro. Ora ne ha pronti altri 40: eppure il mercato dei farmaci in Italia vale
oggi 25,5 miliardi.
140 mila euro Fondi privati dati all ' Istituto di sanità per verifiche su Hpv
I numeri
25,5 miliardi : il valore del mercato farmaceutico in Italia
12 milioni: fondi Aifa per la ricerca indipendente ( 2 01 2-1 6 )
300 milioni: valore del solo m e rc a to dei vaccini in Italia
Come funziona
Farmacovigilanza
LE SEGNALAZIONI spontanee di reazioni avverse a farmaci (ADR) sono raccolte nella Rete Nazionale di
Farmacovigilanza (AIFA, Regioni, 204 Unità Sanitarie Locali, 112 Ospedali, 38 Istituti di Ricerca e Cura a
Carattere Scientifico e 561 industrie farmaceutiche), collegata al network europeo Eudra Vigilance
IL SISTEMA consente a ospedali, medici, farmacisti, ma anche ai cittadini di segnalare eventuali reazioni. I
Centri Regionali si occupano della validazione delle schede provenienti dalla Regione verificando la qualità
dei dati DOPO la verifica, vengono analizzate gravità e notorietà del caso. Per i casi gravi e inattesi si
ricerca il nesso di causalità con un algoritmo, diverso per farmaci e vaccini. Considera se la reazione
sparisce con l'interruzione (dechallenge) o se si ripresenta con la risomministrazione del trattamento
(rechallenge). Al termine dell'esecuzione dell'algoritmo ogni reazione rientra in una determinata classe di
possibile correlazione. Si effettua una verifica della numerosità dei casi nazionali, allargando l'analisi anche
a Eudravigilance e al database dell'OMS
L'ALLERTA spontanea presenta dei limiti intrinseci (sotto-segnalazione, possibile presenza di errori, dati di
esposizione non noti). I dati hanno l ' obiettivo di generare " segnali di allerta " poi approfonditi dal Comitato
per la valutazione del rischio in farmacovigilanza (PRAC). Le conclusioni delle valutazioni sono pubblicate
sul sito dell'Agenzia europea dei medicinali
89 % Del budget dell ' agenzia europea del farmaco è pagato da tasse e contributi dell ' industria
farmaceutica per i servizi di vigilanza che offre
-3 % La riduzione delle segnalazioni di reazioni avverse ai medicinali dal 2014 al 2015 secondo il rapporto
Osmed, realizzato dall ' Aifa
Foto: La ricerca Silvio Garattini dell ' I st it uto Mario Negri. Sotto Walter Ricciardi, pres ide nte de l l ' Iss La
Presse
Foto: Il palazzo La sede de l l ' Aifa, Agenzia italiana del farmaco che si trova a Roma Ansa Gli affari Dietro
i farmaci che ci vengono venduti in farmacia c ' è un mondo fatto di milioni di euro che entrano nelle tasche
05/05/2017
Pag. 8
diffusione:39814
tiratura:86689
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
delle industrie e di conflitti d'interessi Ansa
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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05/05/2017
Pag. 29
diffusione:38123
tiratura:53894
Napoli capitale del falso sei miliardi di fatturato
Introiti come per i traffici di droga, ma per il reato di contraffazione le pene sono basse e non fanno paura
Allarme della Commissione parlamentare: così si arricchiscono i clan Alla Duchesca Capi firmati
perfettamente contraffatti
Giuseppe Crimaldi
Redditizia al pari della droga, ma decisamente più conveniente, perché i rischi penali sono molto più
contenuti. È la contraffazione: fenomeno criminale innervato nel corpo marcio della criminalità organizzata.
Fatturati a nove zeri, parliamo dunque di miliardi di euro, e guadagni garantiti a rischio poco sopra lo zero.
E la camorra ringrazia. È un quadro inquietante quello che emerge dalla relazione della Commissione
parlamentare d'inchiesta sui fenomeni della contrattazione, riunitasi a Napoli per approfondire lo stato
dell'arte nella città crocevia dei traffici illegali sull'asse Cina-Europa. Perché questo è il nuovo business che
profuma di soldi freschi, e che induce sempre più a investire capitali e denaro sporco in un filone produttivo
che regala numeri da far impallidire persino le manovrine economiche di un medio paese europeo. Sei
miliardi e mezzo di euro: a tanto ammonta il fatturato illecito generato dai falsi. «Molto profitto e rischi penali
relativamente bassi»: a dirlo è Mario Catania, presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sui
fenomeni della contrattazione, della pirateria in campo commerciale e commercio abusivo, al termine della
due giorni nel capoluogo campano, in Prefettura, dove sono state svolte numerose audizioni. E non è tutto.
Perché, in un mondo sempre più globalizzato e inserito nei circuiti criminali transnazionali, sulla
contraffazione si saldano orizzonti inediti. È sempre Catania a parlare: «È emerso di recente un pericoloso
legame tra contraffazione e terrorismo che usa finanziarsi sempre di più con questo sistema,
sostanzialmente per lo stesso motivo della criminalità organizzata: alto reddito basso rischio». Due giorni di
intenso lavoro, per i commissari. Davanti alla Commissione sono sfilati i vertici di magistratura e forze
dell'ordine. I quali hanno fornito la più attuale istantanea che fotografa la situazione napoletana. Un report
attualissimo che include una variegata gamma di fenomeni: dalla pirateria commerciale alla nuova frontiera,
alimentata dalla Rete, dei farmaci venduti illegalmente. Dalle scarpe e dagli abiti con griffe falsa ai farmaci
salvavita. Che business. Sui rischi legati alle nuove frontiere della contraffazione si è soffermato anche il
parlamentare Paolo Russo: «Napoli - afferma - è il caleidoscopio della contraffazione. Anzi, delle
contraffazioni, perché oggi il fenomeno va declinato al plurale. La camorra continua a gestire non solo le
piazze di vendita della merce falsa, ma pretende spesso anche il "pizzo" sui prodotti e fa da cassa». Russo
spiega anche come sulla contraffazione si giochi una sorta di partita «anagrafica» tra vecchie e nuove leve
della criminalità organizzata. «Il fenomeno aggiunge - coinvolge sempre più fasce di pregiudicati in età
matura. Come dire: scippi, rapine e droga sono appannaggio dei giovani e giovanissimi, mentre dietro il
falso ci sono i più anziani». L'hinterland di Napoli - questo conferma il dossier della Commissione
parlamentare - resta un crocevia fondamentale della contraffazione, anche se siamo in presenza di un
fenomeno pervasivo su tutto il territorio nazionale. «Un altro elemento che relaziona la contraffazione a
Napoli - ha spiegato ancora Catania - è la presenza di una qualità elevata dell'artigianato criminale. In altre
parole il settore tessile e della moda ha un grande livello di maestranze e, in parallelo, è molto elevata la
qualità delle maestranze criminose. Spesso per evitare controlli e stop alle dogane il prodotto arriva
semilavorato e Napoli resta crocevia anche per la capacità di portare a termine quel lavoro». Ma quello
della contraffazione rischia di rimanere un fenomeno sottovalutato, anche per una questione culturale. E qui
entrano in gioco i cittadini. «La percezione di commettere un illecito da parte dell'opinione pubblica è molto
bassa - ha evidenziato Catania - cioè i consumatori lo considerano poco importante, dimenticando che la
contraffazione è in mano alla grande criminalità organizzata, danneggia imprese e lavoratori italiani». Serve
anche una nuova normativa, più stringente e rigorosa nei confronti di chi delinque: occorre «ripensare al
sistema di contrasto penale al fenomeno, così da renderlo meno conveniente. La contraffazione è ancora
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Contraffazione , il vertice
05/05/2017
Pag. 29
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e una multa da 2.500 a 25mila euro. Con questa norma
vengono puniti sia il venditore abusivo per strada sia il gruppo criminale che lo gestisce. Questo stato di
cose va radicalmente cambiato». Ieri, intanto, un duro colpo ai «signori del falso» è stato assestato dalla
Polizia di Stato. Cinque persone denunciate e 600 capi di abbigliamento contraffatto sequestrati nell'ambito
di un'operazione degli uomini del commissariato Vicaria Mercato. I poliziotti sono intervenuti in via
Calasanzio, dove avevano apposto i sigilli ad un locale utilizzato per lo stoccaggio e la vendita dei capi di
note griffe falsi. Durante l'operazione la gente del luogo ha tentato di favorire la fuga ai cinque poi
denunciati. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'emergenza Tra i settori più colpiti dalla contraffazione c'è
quello farmaceutico. «Non per la rete delle farmacie - ha spiegato Mario Catania - ma per gli acquisti
effettuati su Internet. La maggior parte non ha il principio attivo» L'analisi «Abbiamo avuto la conferma che,
per quanto riguarda la terra dei fuochi, la maggior parte dei roghi appiccati riguarda lo smaltimento illegale
proveniente da opifici che lavorano in nero».
Foto: Le audizioni La commissione parlamentare d'inchiesta sulla contraffazione riunita in Prefettura
Foto: Gli incontri Ascoltati i vertici degli uffici giudiziari e delle forze dell'ordine
Foto: "
05/05/2017
Pag. 37
diffusione:38123
tiratura:53894
Cardarelli, sbloccati i concorsi per 30 primari
Entro sei mesi le prove. De Luca ai manager: fate dappertutto campagna per i vaccini
Ettore Mautone
Non solo lotta alle barelle e riorganizzazione del pronto soccorso: il Cardarelli accelera anche sul governo
clinico e fa scattare il disco verde per i concorsi a primario. Ieri mattina, il direttore generale Ciro Verdoliva
ha firmato 30 delibere che aprono le procedure per reclutare altrettanti dirigenti di struttura complessa.
«Dopo il via libera dalla Regione - spiega il manager voltiamo pagina anche su questo fronte dell'assistenza
ai cittadini. Valorizzare il merito, dare spazio a chi ha i titoli per ambire alla direzione di una struttura apicale
è il modo giusto per rilanciare l'offerta sanitaria. Nessuna azienda ospedaliera può proseguire in un
cammino d'eccellenza mortificando la professionalità dei medici con ruoli provvisori». L'obiettivo è dire
addio ai facenti funzione, proliferati a dismisura negli anni del blocco del turn over. Camici bianchi ibridi che,
a fronte di un'indennità in busta paga, hanno retto le redini dei reparti senza assumere mai una vera
autonomia e responsabilità organizzativa. Un fenomeno che caratterizza oggi l'intera platea degli ospedali
campani impedendo la creazione di quelle stabili fucine di bravi medici che un tempo caratterizzavano la
scuola campana. Intanto il governatore Vincenzo De Luca, intervenuto ieri a Palazzo Armieri
all'inaugurazione del primo corso di formazione manageriale per i direttori generali (messo in campo da
Formez, Ateneo di Salerno e dipartimento di prevenzione della Federico II) ha sollecitato i manager ad
andare avanti «a carro armato» per cambiare la sanità campana: «Abbiate il coraggio di decidere - ha detto
- voltate pagina su tutto a cominciare dai vaccini». De Luca ha «ordinato» ai direttori generali di attuare
politiche attive per recuperare terreno sul fronte della prevenzione e dei vaccini: «Andate nelle scuole, nelle
parrocchie, nelle piazze - ha detto - fate campagne di vaccinazione ovunque per far capire ai genitori i rischi
che corrono se non vaccinano i figli». Una presa di posizione anche in chiave anti-Grillo. Ma torniamo ai
primari. In totale al Cardarelli sono 57 le posizioni apicali (primari) e 30 di queste sono ora messe a
concorso. Ecco le discipline: Chirurgia d'urgenza, Medicina Dea, Chirurgia epatobiliare e trapianto,
Rianimazione del Dea, Terapia intensiva Grandi ustionati, Chirurgia toracica e gastroenterologia,
Pneumologia, Fisiopatologia respiratoria, Cardiologia riabilitativa, Patologia clinica, Terapia intensiva postoperatoria, Farmacia, Anatomia Patologica, Lungodegenza, Epidemiologia clinica, Radiologia vascolare e
interventistica, Genetica medica e di laboratorio, Neurofisiopatologia, Ematologia, Terapia intensiva
neonatale, Immunoematologia e medicina trasfusionale, servizi infermieristici, tecnici e della riabilitazione,
Programmazione sanitaria, Formazione, ricerca e cooperazione internazionale. I concorsi dovranno tenersi
entro sei mesi con una prova che attribuisce 40 punti per i titoli (minino 20) e 60 per il colloquio (minimo
42). Il consigliere regionale Raffaele Topo (Pd) rilancia: «Scelta giusta, anzi obbligata per una sanità di
qualità». Parla di svolta storica Salvatore Ronghi, coordinatore regionale del Movimento nazionale per la
sovranità. Sulla stessa lunghezza d'onda il consigliere regionale Francesco Moxedano. Critico il consigliere
Fi Severino Nappi, secondo cui la priorità sono gli infermieri e non i medici. Dal fronte sindacale si leva la
voce della Cimo (Confederazione italiana medici ospedalieri). Il segretario regionale Antonio De Falco
punta il dito sullo sbilanciamento dei punteggi. Intanto la direzione ha stipulato un accordo con Cgil, Cisl e
Uil su straordinari (massimo 20 ore al mese), indennità di risultato (ferma dal 2012) e graduazione delle
funzioni (al palo dal 2007).
Foto: La visita Un sopralluogo del presidente della Regione De Luca a al Cardarelli: via libera alle selezioni
per i dirigenti di struttura complessa
Foto: Il dg Verdoliva: «È una svolta nell'assistenza garantiremo il merito» Sindacati critici sui criteri
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La sanità , i nodi
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tiratura:30397
Il telemarketing selvaggio è (quasi) legge
La beffa Il Ddl Concorrenza elimina il «consenso preventivo» alla pubblicità invasiva Garante per la Privacy
Soro: «Norma sconcertante Va contro le indicazioni»
Valerio Maccari
Infastiditi dal telemarketing selvaggio? Preparatevi, perché nel prossimo futuro il fenomeno non avrà più
alcun limite. E chiunque vorrà provare a venderci qualcosa - qualunque cosa, da un nuovo contratto del gas
ad un prestito potrà chiamarci quando vuole, senza il nostro consenso, sia sul telefono di casa che sul
cellulare. A prevedere il via libera alle chiamate senza tregua è un emendamento presentato da tre senatori
del Movimento Cinque Stelle in Senato al ddl Concorrenza, già approvato con la fiducia. E che permette
agli operatori del telemarketing di chiedere il consenso solo a telefonata iniziata: insomma, prima ti chiamo
e poi ti chiedo il permesso per farlo. Tecnicamente si chiama «contatto non sollecitato»: in pratica, è il via
libera alle chiamate moleste. Eppure, sulla questione era intervenuto anche il Garante della Privacy
Antonello Soro, che aveva invitato le Camere a legiferare contro l'abuso della p u b b l i c i t à via telefono.
E che adesso si dice sconcertato . «Eliminando il requisito del consenso preventivo - spiega Soro - si
liberalizza il fenomeno del telemarketing selvaggio. Ancora una volta il legislatore interviene sul Codice
della privacy nel segno dell'estemporaneità, rendendo ancora più difficile il contrasto delle incontenibili
violazioni in questo settore». La liberalizzazione delle telefonate moleste è solo uno degli interventi
controversi contenuti nel ddl Concorrenza. Tra questi, gli sconti - discrezionali sull'RC auto a chi installa la
scatola nera, ma anche il pagamento da delle «spese di recesso» da parte degli utenti che cambiano
contratto telefonico. Polemiche anche sui farmaci. I medicinali di fascia C con obbligo di ricetta, infatti,
continuano a poter essere venduti solo in farmacia. Rimane praticamente intatto il ruolo dei notai, che
serviranno ancora per costituire una srl o per le compravendite di immobili con un valore inferiore ai
100mila euro. Rimandata anche la liberalizzazione dei trasporti pubblici non di linea, ovvero taxi, Uber e
ncc. Il ddl, infatti, sceglie di non scegliere: si prevede che il governo adotti un decreto legislativo di riforma
organica del settore, che rispetti la previsione di armonizzare l'offerta di servizi «alle nuove forme di mobilità
che si svolgono grazie ad applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l'interconnessione
dei passeggeri e dei conducenti» e la richiesta di «adeguare il sistema sanzionatorio per le violazioni
amministrative, individuando sanzioni efficaci». Quando? Entro 12 mesi dall'entrata in vigore del ddl
concorrenza: insomma, la palla passa ad un altro governo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Contrario Antonello Soro
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Però il testo approvato in Senato con fiducia scarica al prossimo esecutivo i problemi delle liberalizzazioni
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Psicofarmaci per bambini / 1
In Italia gli psicofarmaci prescritti a bambini sono pochi, anche a causa dell'approccio multidisciplinare della
neuropsichiatria nazionale. Ma spesso a prescriverli sono medici generalisti, in modo non sempre conforme
alle loro indicazioni
Sara Mohammad Abdellatif
«Asia, hai per caso preso lo straccio che era in bagno?». «E io che ne so? Mica sono la tua serva». «Ti ho
solo chiesto se avevi tu lo straccio del bagno, non ti devi arrabbiare». «Ma non hai capito? Ti ho detto che
non ce l'ho. Ora puoi chiudere quella porta?». Asia ha 15 anni. Passa lunghe ore nella sua stanza con le
cuffie del telefonino nelle orecchie, la musica a tutto volume, le serrande delle finestre semiabbassate. Si
comporta come la maggior parte dei suoi coetanei. Ma ogni cosa, anche la richiesta più innocua, la irrita
terribilmente. Al ritorno da scuola è così stanca che a volte salta il pranzo e si mette a dormire. La madre
non sa più che fare, la porta dal suo medico. Si ricorda che qualche anno prima ha sofferto anche lei di
depressione. Chissà, forse la stessa medicina può aiutare Asia. «Va bene, signora. Allora le segno la
paroxetina». • La paroxetina e gli altri psicofarmaci Uno studio multiregionale condotto dal Laboratorio per
la salute materno infantile dell'Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» di Milano e pubblicato su
«European Child & Adolescent Psychiatry» a marzo dello scorso anno, dopo aver monitorato 0 50 per
cento della popolazione minorenne italiana ha dimostrato che nel 2011 la paroxetina era il quinto
psicofarmaco più prescritto, nonostante il suo uso nei minori non sia autorizzato dalle agenzie regolatorie
del farmaco (la European Medicines Agency in Europa e l'Agenzia italiana del farmaco, l'AIFA, nel nostro
paese). In Italia sono davvero pochi gli psicofarmaci prescritti ai minori, o almeno, negli anni per cui sono
disponibili gli studi più recenti, ossia fino al 2011, erano davvero pochi: si calcola che meno di due giovani
su 1000 nel 2011 abbiano ricevuto una o più prescrizioni di uno psicofarmaco da un medico, di base o
specialista. Una delle ragioni che in parte spiegano la tendenza degli operatori sanitari a non prescrivere
farmaci è l'approccio multidisciplinare che caratterizza la neuropsichiatria italiana rispetto ad altri contesti
internazionali. Raramente si decide di adottare una terapia farmacologica come prima scelta nella cura di
un disturbo neuropsichiatrico in età infantile o adolescenziale. «Quello che ci caratterizza è un approccio
bio-psico-sociale, che necessita di un intervento multidisciplinare», spiega Annalisa Monti, membro del
consiglio direttivo della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (SINPIA) e
consulente in neuropsichiatria per la Regione Toscana. «Non diamo mai il farmaco da solo, ma lo
inseriamo all'interno di un progetto terapeutico molto articolato. Il farmaco da solo non è la risposta alle
problematiche dell'infanzia né dell'adolescenza». In altri paesi i bambini e gli adolescenti a cui viene
prescritto uno psicofarmaco sono molti di più. Una recente review firmata da Hans-Christoph Steinhausen,
del Dipartimento di psichiatria dell'infanzia e dell'adolescente dell'Università di Zurigo, ha messo in luce le
differenze nella prescrizione di farmaci psicoattivi nei minori tra un paese e l'altro, confermando che il
consumo di psicofarmaci da parte di bambini e adolescenti è significativamente più alto negli Stati Uniti
rispetto al contesto europeo e in Islanda rispetto alle altre nazioni d'Europa. • Non autorizzati Oltre alla
paroxetina, tra le sostanze psicoattive più prescritte ai minori nel 2011 ci sono altri tre farmaci il cui uso nei
minori non è autorizzato dall'AIFA. Due di questi (l'escitalopram e il citalopram) appartengono alla classe
degli antidepressivi, anche se di commercializzazione più recente rispetto alla paroxetina. Il terzo
(l'olanzapina) è un antipsicotico che l'AIFA ha recentemente incluso nella lista dei farmaci a uso consolidato
per 0 trattamento della schizofrenia e del disturbo bipolare nei pazienti di età superiore ai sette anni. La
normativa che regola la prescrizione di farmaci in modalità off label (ossia farmaci non autorizzati dall'AIFA
ma che possono essere prescritti sulla base di specifici criteri) è molto complessa. In generale, perché si
possa impiegare un farmaco in una categoria di pazienti (come bambini e adolescenti), devono esserci
prove scientifiche che ne dimostrano l'efficacia e la sicurezza in quella categoria. Gli psicofarmaci approvati
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TERAPIE
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per l'uso in età evolutiva (specialmente in età pediatrica) non sono molti, e spesso le prove della loro
efficacia non sono disponibili, perché mancano gli studi clinici condotti con i bambini. In altri casi le prove
esistono, ma non sem| pre è facile trasferire i risultati di un trattaÌ5 mento applicato in condizioni
rigorosamenI te controllate nella pratica clinica quotidiana, dove il paziente spesso presenta più di un
disturbo contemporaneamente e necessita di un approccio terapeutico multidisciplinare e prolungato nel
tempo, che dipende anche dal contesto sociale e familiare, nonché dalla facilità con cui può accedere ai
servizi sanitari. «Stiamo parlando di un bambino che cresce: le variabili che entrano in gioco nello sviluppo
sono tantissime: biologiche, familiari, psicologiche», chiarisce Annalisa Monti. All'assenza o alla scarsa
aderenza degli studi clinici si sommano poi i lunghi tempi che intercorrono fra la dimostrazione scientifica e
clinica dell'efficacia di un farmaco e la sua approvazione da parte delle agenzie regolatorie. Fortunatamente
questo divario è in parte compensato dalla possibilità per gli operatori sanitari di prescrivere farmaci non
ancora autorizzati (off label, appunto) sulla base della considerazione che sarebbe logico mettere subito a
disposizione del paziente le nuove opportunità terapeutiche. Tuttavia, adottare una terapia farmacologica
che prevede l'uso di uno o più farmaci off label comporta in linea teorica un rischio maggiore rispetto all'uso
approvato del farmaco. Per questo motivo il medico deve sempre mettere al corrente il paziente (o i suoi
genitori, nel caso di un minore) che l'uso proposto del farmaco non rientra nelle indicazioni suggerite,
chiedendogli di firmare un consenso informato. I neuropsichiatri piemontesi che prescrivono un farmaco off
label «sono tenuti anche a inoltrare una richiesta all'ufficio farmaceutico della Azienda sanitaria locale di
competenza», specifica Fulvio Guccione, neuropsichiatra infantile e segretario della SINPIA per la Regione
Piemonte. «Una commissione tecnico-scientifica, poi, si riunisce una volta al mese e, sulla scorta delle
informazioni scientifiche disponibili, autorizza o meno la possibilità di usare off label quel farmaco per quel
singolo paziente». • Prescrizioni di medici generalisti Se la legge ammette la prescrizione di farmaci off
label in modo da garantire al paziente un percorso terapeutico sufficientemente rigoroso, anche gli
psicofarmaci label consigliati ai pazienti in età evolutiva devono essere usati con alcuni accorgimenti, tra cui
quello di inserire il farmaco in un piano terapeutico redatto dallo specialista - ossia da un neuropsichiatria
infantile - affiancandolo a un intervento psicosociale ed educativo. Uno studio pubblicato nel 2013 su
«European Neuropsychopharmacology» ha rilevato che nel 2008, nella Regione Lombardia, più di un
minore su due tra quelli a cui era stato prescritto uno psicofarmaco non era seguito da un neuropsichiatra
del Servizio sanitario nazionale (SSN). Gran parte delle ricette di psicofarmaci (soprattutto antidepressivi e
antipsicotici) destinate ai pazienti minorenni era stata prescritta da un medico generalista - il medico di
medicina generale oppure il pediatra - senza la diagnosi o la supervisione del neuropsichiatra. Tranne per
gli psicofarmaci usati nella cura del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), che devono
essere prescritti da centri specializzati nel trattamento dell'ADHD e autorizzati dal Ministero della Salute,
per tutte le altri classi di psicofarmaci non ci sono indicazioni legislative precise, per cui è possibile
effettivamente che anche operatori sanitari diversi dal neuropsichiatra li prescrivano. Però sulle schede
tecniche che accompagnano alcuni di questi farmaci, come la fluoxetina (antidepressivo) e il risperidone
(antipsicotico), le indicazioni riportate suggeriscono che, per l'uso su bambini e adolescenti da otto anni in
su, «il trattamento deve essere iniziato e monitorato sotto la supervisione di uno specialista» (nel caso della
fluoxetina), o che «il trattamento farmacologico deve essere parte integrante di un programma terapeutico
più completo, che comprenda un intervento psicosociale ed educativo», e che se ne raccomanda la
prescrizione «da parte di specialisti in neurologia infantile e in psichiatria infantile e adolescenziale» (nel
caso del risperidone). «Mi sento di dire che qualsiasi farmaco che riguarda il sistema nervoso centrale,
soprattutto in età evolutiva, debba essere prescritto da uno specialista, vale a dire un neuropsichiatra
infantile», commenta Fulvio Guccione. • Il difficile accesso ai servizi di neuropsichiatria Per ottenere i dati
sull'andamento delle prescrizioni di psicofarmaci nei minori, i ricercatori hanno analizzato le banche dati
amministrative delle sette regioni incluse nello studio - Veneto, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-
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Romagna, Abruzzo, Lazio e Puglia - che raccolgono le informazioni sui farmaci rimborsati dal SSN per
ciascuna regione. I dati permettevano di fare inferenze esclusivamente sul contenuto delle ricette
presentate in farmacia nel periodo compreso tra il 2006 e il 2011, senza riportare informazioni sull'effettivo
consumo dei farmaci né sul tipo di disturbo per il quale erano stati prescritti. Inoltre è probabile che 0
numero complessivo di prescrizioni sia leggermente sottostimato, dal momento che sono esclusi dalle
banche dati tutti gli psicofarmaci non rimborsati dal Sistema sanitario nazionale, ossia ansiolitici, ipnotici e
sedativi. Per quanto riguarda lo studio condotto nella sola Lombardia, oltre a limitazioni di carattere
geografico (i risultati non si possono estendere ad altre regioni italiane), temporale (i dati risalgono ormai a
quasi dieci anni fa) e alle osservazioni già fatte, è verosimile che siano state escluse dalla valutazione le
cosiddette «ricette bianche», vale a dire le ricette di psicofarmaci e le visite specialistiche effettuate presso
una struttura privata, sottostimando così il numero di utenti che è stato monitorato dallo specialista. Del
resto la Lombardia è una delle regioni più ricche d'Italia, ed è plausibile ipotizzare che più di un utente, non
riuscendo ad accedere a un servizio di neuropsichiatria infantile e adolescenziale pubblico, abbia deciso di
rivolgersi al privato. Pochi mesi fa un appello della SINPLA denunciava lo stato di sempre maggiore criticità
dei servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (NPIA), sottolineando l'esistenza di forti
disuguaglianze nell'offerta di servizi tra una regione e l'altra, la drammatica diminuzione di posti letti per il
ricovero dei pazienti, l'assenza di un servizio di riferimento per il trattamento dell'adolescente con disturbi
psichici gravi durante il passaggio all'età adulta e la mancanza di un sistema informativo specifico per la
NPIA, un settore fondamentale nelle tutela della salute pubblica. «La nostra realtà, al di là delle blande
prescrizioni di psicofarmaci, è una realtà nella quale i ragazzini che hanno un problema di salute
neuropsichica non hanno le cure di cui hanno bisogno - conferma Antonella Costantino, presidente della
SINPIA - perché nei nostri servizi sottodimensionati ne entra uno su due per la diagnosi, uno su tre per un
percorso terapeutico pieno e appropriato cui avrebbero diritto, con liste d'attesa per le situazioni meno
urgenti che possono arrivare anche a due o tre anni». E nelle regioni meno ricche? «Sette regioni in Italia
non hanno nemmeno un posto letto per il ricovero dei pazienti di NPIA», chiarisce ancora Antonella
Costantino. E probabile che qui le visite dal privato siano più numerose di quanto ci si aspetti, perché la
percentuale di utenti che non riesce ad arrivare al servizio pubblico sarà più alta, a causa dello stato di
maggiore sofferenza in cui versano i servizi di NPIA. Si tratta di ipotesi, perché non ci sono dati al riguardo.
Ma è più che probabile che chi non riesce a superare le liste di attesa e non ha uno status socioeconomico
che garantisce la visita dal neuropsichiatra, si rechi solo dal medico generalista. E verosimile che una
situazione del genere si verifichi più nelle regioni del Sud che del Nord Italia. Ma, ancora, non ci sono
risposte certe, perché i dati mancano. • Prassi medica Secondo Antonio Clavenna, capo dell'Unità di
farmacoepidemiologia presso il Laboratorio per la salute materno infantile del «Mario Negri», capita di
frequente che i medici di base prescrivano antidepressivi ai loro assistiti adulti, in particolare alle mamme,
quando mostrano sintomi lievi oppure moderati di depressione o ansia che i medici ritengono di poter
gestire direttamente. Con le figlie succede la stessa cosa. Tuttavia, «bisogna tenere conto che
l'adolescente non è uguale all'adulto, e che il farmaco che si prescrive all'adulto non necessariamente lo si
può prescrivere con la stessa sicurezza all'adolescente, e nemmeno al bambino», spiega Clavenna. Il
punto centrale è che l'età evolutiva è un'età articolata. «Le problematiche dell'infanzia e dell'adolescenza
sono completamente diverse da quelle dell'età adulta, perché c'è una complessità legata alla dimensione
evolutiva», spiega Annalisa Monti. Se un farmaco funziona nell'adulto, non è detto che funPsicofarmaci: che cosa sono e come agiscono Sul sito dell'Organizzazione mondiale della Sanità gli
psicofarmaci sono definiti «farmaci che influenzano i processi mentali». In generale, gli psicofarmaci «sono
farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale, alterandone alcuni meccanismi - spiega Antonio
Clavenna - anche se il modo in cui agiscono non è così chiaro». Questo perché non sono ancora del tutto
noti nemmeno i meccanismi neurobiologici coinvolti nella comparsa dei disturbi mentali in età evolutiva. I
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neuroscienziati ritengono che alcune malattie psichiatriche siano favorite da un'alterazione nelle vie di
trasmissione del segnale nervoso. Alla base della schizofrenia, per esempio, sono state formulate diverse
ipotesi, che prendono il nome dal sistema del neurotrasmettitore (soprattutto dopamina e serotonina) che,
se alterato, potrebbe favorire l'esordio della malattia. I farmaci usati nel trattamento dei sintomi schizofrenici
(i cosiddetti farmaci antipsicotici) cercano di riportare alla normalità l'attività nervosa, agendo sul sistema
dopaminergico (antipsicotici convenzionali) o, in aggiunta, su quello serotoninergico (antipsicotici non
convenzionali). Anche nello sviluppo della depressione è stato ipotizzato il coinvolgimento di più sistemi di
neurotrasmettitori, serotonina, noradrenalina e dopamina, complessivamente noti come monoammine, da
cui il nome di «ipotesi monoamminergica». In generale i farmaci antidepressivi agiscono aumentando il
tempo di permanenza delle monoammine nello spazio fra un neurone e l'altro. Gli antidepressivi più
prescritti in assoluto sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (come la fluoxetina e la
paroxetina), che agiscono aumentando specificamente lo spazio di permanenza nelle sinapsi della
serotonina, suggerendo che questo neurotrasmettitore svolga un ruolo primario nello sviluppo della
depressione. Tra quelli usati per trattare la depressione in età infantile e adolescenziale, soltanto la
fluoxetina sembra mostrare chiari benefici terapeutici su questa categoria di pazienti, come emerge dalla
metanalisi a rete - uno studio comparativo che ha il vantaggio di inglobare nella stessa analisi tutte le prove
disponibili sui trattamenti adottati per un certo disturbo - pubblicata su «Lancet» nel 2016 e firmata, fra gli
altri, da Andrea Cipriani, professore associato al Dipartimento di psichiatria dell'Università di Oxford.
Bisogna tenere presente, però, che non sempre è chiaro fino a che punto le alterazioni nei sistemi di
neurotrasmissione rappresentino la causa primaria delle malattie psichiatriche o se siano la conseguenza di
processi già alterati di natura ancora sconosciuta.
Se un farmaco funziona nell'adulto non è detto che abbia successo anche nella cura dei disturbi del
bambino e dell'adolescente
Mai la prima scelta. In Italia solo di rado si decide di adottare una terapia farmacologica come prima scelta
nella cura di un disturbo neuropsichiatrico in età infantile o adolescenziale.
La diagnosi dei disturbi psichiatrici in età evolutiva Col passare del tempo sta crescendo la
consapevolezza che la maggior parte dei disturbi di interesse psichiatrico ha inizio nell'età dello sviluppo,
spiega Marco Battaglia. Si calcola che un adolescente su cinque abbia un disturbo mentale che perdurerà
in età adulta e che le malattie psichiatriche a esordio precoce - ossia che compaiono durante l'età evolutiva
hanno un costo per la società dieci volte più alto di quelle che emergono più in là nella vita. Parlando in
termini strettamente economici, per ridurre i costi dovuti alle problematiche della salute mentale, tra le più
alte voci di spesa nella sanità pubblica, è necessario intervenire precocemente, anche con diagnosi
accurate. «Se non faccio una diagnosi precisa, è impensabile che possa fare una terapia appropriata»,
sostiene Pietro Panei, responsabile del Registro nazionale sull'ADHD all'Istituto superiore di Sanità. Le
linee guida sono sempre un riferimento importante per la diagnosi dei disturbi psichiatrici in età evolutiva.
Tuttavia non è detto che si adattino al singolo paziente e alla sua «complessità». Questo succede perché
anche le linee guida, come i trial clinici su cui si basano, spesso considerano pazienti che non presentano
comorbidità, una condizione che è invece molto frequente nell'età evolutiva. Un altro elemento che può
ostacolare la diagnosi di un disturbo neuropsichiatrico che si manifesta durante l'età dello sviluppo è la
diversità del quadro clinico di un bambino o di un adolescente rispetto a un adulto. Se si pensa a un adulto
depresso si ha in mente qualcuno con l'umore perennemente giù, che non prova emozioni, con difficoltà di
concentrazione. Un adolescente depresso, invece, è spesso irritabile. «Se si considera il quadro clinico di
un adolescente depresso bisogna essere pronti a capire che l'irritabilità è un fattore saliente e che
l'anedonia, che nell'adulto è presente e tende a essere permanente, nell'adolescente tende a essere molto
variabile», spiega Marco Battaglia. «È perfettamente plausibile avere un adolescente con una diagnosi di
depressione che trae un certo piacere nel frequentare i propri coetanei: questo non nega la diagnosi,
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sottolinea le differenze». La depressione fa parte dei disturbi psichiatrici con continuità eterotipica, ossia
quei disturbi che si manifestano nell'adolescente con sintomi anche molto diversi da quelli che compaiono
in un adulto. In questi casi è possibile che le linee guida per la diagnosi in età evolutiva derivino dalle linee
guida per la diagnosi in età adulta (come la Children's Depression Rating Scale Revised, una delle scale
più affidabili per valutare la gravità dei sintomi depressivi infantili, che è stata ricavata dalla Hamilton
Depression Rating Scale, il test di diagnosi della depressione che in genere si usa su pazienti adulti), dopo
essere state opportunamente adattate ai pazienti più piccoli. I disturbi con continuità omotipiche, come il
disturbo ossessivo-compulsivo, sono caratterizzati invece da sintomi che rimangono uguali per tutta la vita,
un fattore che dovrebbe ridurre il compito degli operatori sanitari nell'individuazione dei pazienti di
qualunque età.
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Ibis presenta i primi tramezzini gluten free
Continua a crescere il numero dei celiaci anche in Italia, dove sono circa 180mila le persone con
intolleranza al glutine, presente in frumento, orzo, segale, farro e kamut. Per venire incontro a una richiesta
del mercato, in novembre Ibis, brand storico nel settore dei salumi e degli snack controllato da Italia
Alimentari (Gruppo Cremonini), ha presentato nei punti vendita ChefExpress, presenti nelle stazioni
ferroviarie e a bordo treno, negli aeroporti e lungo le autostrade, i primi tramezzini senza glutine in Italia.
Una mini gamma con le 4 ricette più popolari: prosciutto arrosto e funghi, mozzarella senza lattosio e
pomodori, tonno e pomodori con olive, gamberi e verdure con salsa cocktail, tutti preparati con pane senza
glutine. Prodotti nello stabilimento di Gazoldo degli Ippoliti a Mantova, dove è stato realizzato un reparto
completamente separato dal resto delle attività produttive, certificato e autorizzato a confezionare snack
liberi da glutine, la gamma presenta sul pack il logo della "Spiga barrata", simbolo dell'Associazione Italiana
Celiachia, a garanzia totale dei consumatori affetti dall'intolleran za alla celiachia. Dopo il lancio nella
ristorazione Chef Express, i tramezzi ni senza glutine Ibis sono distribuiti a livello nazionale nelle principali
catene della gdo, nei negozi specializzati Mamey Senza Glutine e indipendenti (farmacie incluse). Per ciò
che riguarda la comunicazione la presentazione della novità è avvenuta sulle riviste trade e proseguirà nei
nuovi sito e pagina Facebook di Ibis, sviluppati in house e a breve online.
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food today/PIC NEWS
VITA IN FARMACIA
16 articoli
05/05/2017
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IL BELLO DELL'ITALIA
diffusione:245885
tiratura:332759
Squadra speciale contro i tumori
La particolarità L'équipe punta sulla biopsia liquida: si cerca il Dna tumorale nel sangue, in frammenti
Adriana Bazzi
Hanno cominciato costruendo gli «avatar» del cancro in laboratorio: prelevavano cellule neoplastiche da un
malato, ricreavano, in provetta, un fac-simile di quel particolare tumore, con le sue tipiche mutazioni
genetiche e studiavano come aggredirlo con i farmaci. Adesso sono ritornati in clinica e, grazie alle loro
scoperte, possono curare pazienti con un nome, un cognome e una malattia come, per esempio, il tumore
del colon-retto metastatizzato.
«Sono malati che hanno già provato di tutto - dice Antonio Bardelli a capo di questo team di ricercatori e
clinici che lavorano all'Irccs di Candiolo, vicino a Torino -. Ma hanno una particolarità genetica: sono positivi
per il gene Her2, quello che si trova anche in certi carcinomi del seno, e proprio per questo rispondono
positivamente a un'accoppiata di farmaci, il trastuzumab e il lapatinib (anticorpi monoclonali diretti contro le
proteine prodotte da questi geni alterati, ndr )».
Bardelli, incluso due anni fa nella lista «Beautiful minds» della Thomson Reuters Highly Cited Researchers,
capo dell'Oncologia molecolare a Candiolo e professore all'Università di Torino, è reduce da Washington
dove ha appena presentato questa ricerca lombardo-piemontese (è coinvolto anche l'Ospedale Niguarda di
Milano) in una sessione plenaria del congresso americano per la ricerca sul cancro, davanti a oltre 10 mila
persone. A Candiolo, dunque, la ricerca è legata alla clinica: si chiama ricerca traslazionale e cerca di
tradurre in un beneficio per il paziente tutto quello che si osserva in laboratorio.
«Un altro nostro campo di ricerca è la biopsia liquida - continua Bardelli che ne è un pioniere -. Invece di
prelevare frammenti di tessuto tumorale con una vera biopsia per studiare le sue caratteristiche genetiche
(magari in organi difficili da raggiungere, ndr ), si vanno a cercare frammenti di Dna del tumore nel sangue.
Per diagnosticare precocemente una neoplasia o per controllare nel tempo l'efficacia delle terapie».
Nell'équipe di Bardelli c'è una persona in particolare, che studia la biopsia liquida proprio per il colon retto:
si chiama Giulia Siravegna, 29 anni e una storia particolare, perché lei stessa ha sconfitto una neoplasia
dei linfociti del sangue, il morbo di Hodgkin. Così ha deciso di dedicarsi alla ricerca in campo oncologico
anche grazie al supporto dell'Airc, l'Associazione italiana per la ricerca sul cancro. «Nei pazienti con tumore
al colon-retto metastatico - precisa Siravegna - è possibile, grazie alla biopsia liquida, individuare
precocemente la comparsa della resistenza alle terapie, anticipando di qualche mese rispetto alle indagini
radiologiche come la Tac».
Bardelli dà spazio ai giovani: è appena stato eletto Presidente dell'European Association for Cancer
Research e sta lavorando per portare a Torino, nel 2020, il Congresso dell'Associazione. Sul fronte interno
l'obiettivo è innovare l'Istituto (è l'unico Irccs oncologico in Piemonte, completamente privato). «Da un anno
abbiamo macchine che analizzano il Dna delle cellule tumorali in 4 ore invece che in un giorno - precisa
Bardelli - e diamo spazio ai bioinformatici».
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Identikit
L'Istituto di Candiolo è l'unico Irccs oncologico in Piemonte, interamente privato. Qui la ricerca è legata alla
clinica: si chiama ricerca traslazionale e cerca di tra-durre in un rapido bene-ficio per il paziente quello che
si osserva in laboratorio
IL BELLO DELL'ITALIALA MEDICINA Non andare a Torino. A nessun costo.
Franz Kafka
Foto: Insieme Il team di Antonio Bardelli (al centro). In alto, la ricercatrice di 29 anni Giulia Siravegna che
ha sconfitto il suo male: sarà presente al Bello dell'Italia ( foto courtesy AIRC )
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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A Candiolo Il team di Antonio Bardelli fa ricerca avanzata. Con una storia (al femminile) di riscatto
05/05/2017
Pag. 23
IL BELLO DELL'ITALIA
diffusione:245885
tiratura:332759
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Foto: Guida Antonio Bardelli a capo del team di ricercatori e clinici all'Irccs di Candiolo
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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05/05/2017
Pag. 1 Ed. Roma
diffusione:245885
tiratura:332759
Il morbillo non dà tregua
Salvatori
Il morbillo non dà tregua. Il Lazio è la regione italiana più colpita. Lo dicono i dati rilevati dal ministero della
Salute.
a pagina 5
Il morbillo non arresta la sua corsa. Anzi, specie nel Lazio continua a colpire con sempre maggiore
incisività. Facendo purtroppo conquistare alla nostra Regione la maglia nera e un triste primato con il
maggior numero di casi registrati dall'inizio dell'anno ad oggi.
Secondo gli ultimi dati, riportati nel quinto bollettino del ministero della Salute (l'ultimo disponibile), quello
cioè relativo alla settimana che va 17 al 23 aprile, sono 435 i casi confermati di morbillo (430 invece quelli
registrati nella settimana precedente). Numeri più elevati persino di regioni come il Piemonte (401), la
Lombardia (206), la Toscana (208), l'Abruzzo, il Veneto e la Sicilia (rispettivamente a 92, 93 e 48).
Nelle cinque province laziali sono quindi più di cento persone colpite ogni mese, conti alla mano. Un dato
che diventa ancora più allarmante se si tiene in considerazione la rapidità con cui si sta diffondendo e
l'impennata che sta subendo il ritorno di questa malattia esantematica, se si considera che all'inizio del
periodo di osservazione attraverso il bollettino settimanale del dicastero della Salute (il primo ha come
settimana di riferimento quella che va dal 20 al 26 marzo) si erano contati 270 malati in tutto. E non solo. In
tutto lo stivale, alla fine del mese scorso, i casi registrati erano 1.739 in totale. Il che vuol dire che solo nel
Lazio si arriva a una percentuale del 25 per cento dei cittadini italiani ammalati e in cura nelle strutture
sanitarie. Tanti, forse troppi.
E anche se la Regione lo scorso mese era corsa ai ripari preparando e inviando a medici generici, Asl,
policlinici e ospedali, centri vaccinali e allo Spallanzani (il nosocomio specializzato in malattie infettive) una
circolare preparata dalla Direzione salute e politiche sociali e dal titolo «Indicazioni operative sorveglianza e
controllo morbillo», ad oggi la situazione non sembra essere purtroppo affatto migliorata. Il ritmo di crescita
dei malati di morbillo resta dunque sempre lo stesso: il 19 marzo erano infatti 312, il che conferma che in un
solo mese vengono colpite e infettate oltre 100 persone.
Se l'età media degli individui che contraggono la malattia è relativamente bassa (27 anni), purtroppo non
sono stati risparmiati neanche molti bambini al di sotto dell'anno di età, con focolai segnalati persino negli
asili nido. Ed è per questo che il ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin non si stanca di
ripetere che contro «l'evidenza di un preoccupante incremento dei casi di morbillo, un virus dall'elevata
trasmissibilità» - si legge in una nota del 5 aprile - unico rimedio utile resta la vaccinazione».
Un preoccupante dato di fatto che viene confermato dalla percentuale altissima, l'88 per cento, di persone
contagiate dal morbillo che non si erano mai sottoposti al vaccino. Una misura che va offerta «ai contatti
suscettibili entro 72 ore dall'esposizione. Nei casi in cui questo tempo fosse già trascorso - è stata l'ulteriore
precisazione - bisogna offrire comunque la vaccinazione per recuperare gli eventuali non contagiati».
Clarida Salvatori
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La vicenda
Continuano le polemiche dopo l'attacco del New York Times al Movimento
5 Stelle per l'opposizione
ai vaccini Ieri in Campidoglio
il presidente
De Vito ha chiuso la seduta respingendo
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Lazio, Regione più colpita
05/05/2017
Pag. 1 Ed. Roma
diffusione:245885
tiratura:332759
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la discussione «dem»
Foto: Largo Goldoni Castagne a peso d'oro (Lapresse)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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05/05/2017
Pag. 1 Ed. Bologna
diffusione:218930
tiratura:316086
I sindacati e gli ospedali "Che caos sulla fusione"
ENRICO MIELE
IL SERVIZIO A PAGINA IX Dopo il primo stop alla fusione degli ospedali, con il sindaco Virginio Merola che
ha corretto il tiro definendola una semplice «integrazione» tra strutture sanitarie, anche i sindacati bolognesi
tornano all'attacco: «La confusione non aiuta certo a traghettare messaggi positivi alla cittadinanza,
soprattutto su un tema facilmente strumentalizzabile e soggetto spesso a derive populiste» avvertono
all'unisono Cgil, Cisl e Uil che chiedono «urgentemente» un faccia a faccia nella conferenza socio-sanitaria
sulla riforma. Il progetto di Merola ruota intorno alla possibile integrazione tra i diversi ospedali della città, a
partire dal Maggiore e il policlinico Sant'Orsola, fino ad arrivare a quelli di Imola (dove, però, come spiegato
a Repubblica dal sindaco Daniele Manca, non vogliono sentir parlare di Ausl unica). I sindacati, finora, non
sono stati interpellati per discuterne: «In nessuna sede è mai stato, a oggi, proposto un ragionamento in tal
senso». I confederali aprono al dialogo («non è nostra abitudine sottrarci al confronto») ma chiedono di
essere coinvolti, visto che si tratta di riforme «che potrebbero delineare la qualità della sanità per i nostri
cittadini metropolitani nei prossimi decenni e che, a oggi, non conosciamo».
Foto: SEGRETARIO Francesco Critelli segretario dem alle prese coi dati delle primarie
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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LA SANITÀ
05/05/2017
Pag. 1 Ed. Genova
diffusione:218930
tiratura:316086
"Danno d'immagine per le analisi "facili"
GIUSEPPE FILETTO
A PAGINA VII NON c'è soltanto il danno erariale, adesso si aggiunge quello di "immagine".
È la contestazione che si appresta a fare la Corte dei Conti ai 600 dipendenti (su un totale di 4500)
dell'ospedale Ist-San Martino già indagati dalla Procura della Repubblica di truffa ai danni dello Stato: per
avere effettuato analisi ed esami clinici gratis a parenti ed amici, senza pagare il ticket.
Sicché, chi pensa di mettersi la coscienza a posto con il Servizio Sanitario Nazionale, sanando il debito per
le prestazioni "facili", dovrà attendere. La magistratura contabile ha dato mandato ai carabinieri del Nas di
analizzare dettagliatamente ciascun caso. Da una parte i militari del Ministero della Salute verificano se tutti
i chiamati in causa pagano il debito, e in caso negativo trasmettono i nomi alla Corte dei Conti per la
citazione a giudizio.
Dall'altra, accertano se i vertici ospedalieri applicano una congrua tariffa per il recupero del credito. Per i
casi più eclatanti dovrebbe scattare l'apertura di un procedimento per il danno di immagine,
contabilizzandolo, traducendolo in soldoni.
La direzione amministrativa dell'ospedale fa sapere che gran parte dei 600 medici, infermieri, tecnici,
operatori sanitari ed amministrativi ha preferito saldare il debito. Tant'è che nelle casse dell'ospedale
dall'inizio dell'anno sono entrati 76mila euro, e secondo quanto afferma il direttore amministrativo, Roberta
Serena, "si è quasi alla fine ed entro il mese la partita si chiude".
Alla conciliazione bonaria ha aderito più del 70% dei dipendenti debitori, che hanno saldato un un'unica
soluzione. Fuori rimane chi ha scelto la rateizzazione, più un gruppo che si oppone alla richiesta di
risarcimento.
Nella memoria difensiva presentata alla direzione generale gli insolventi fanno ricorso a giustificazioni
talvolta strampalate: qualcuno dice di essersi sentito male sul posto di lavoro e di essere ricorso alle
prestazioni ospedaliere; qualche altro dichiara di avere perso la password del computer, che analisi ed
esami sono stati inseriti da ignoti colleghi. Versioni ritenute poco credibili dalla direzione.
L'ammanco complessivo per le casse del "San Martino" è sui 100mila euro, per un periodo compreso tra
agosto 2015 e dicembre 2016: quando l'ex direttore generale Mauro Barabino, pressato dalle diverse
inchieste della magistratura penale e da quella contabile sulle analisi "facili", istituì una commissione
interna, con il compito di verificare tutte le situazioni di irregolarità. La cifra contestata a ciascun dipendente
varia: dai 10 euro di contributo regionale, ai 100 e più euro di ticket per la singola prestazione sanitaria. Ad
alcuni dipendenti "insolventi" si contestano anche decine di analisi ed esami gratuiti, con cifre che superano
i 500 euro. Tant'è che la "sanatoria", per chi non è in grado di pagare in un'unica soluzione, va avanti anche
sotto forma di trattenuta mensile sullo stipendio.
La prima tranche di contestazioni erariali della Corte dei Conti è stata trasmessa alla direzione del "San
Martino" lo scorso anno: si tratta di 80 dipendenti "altamente esposti", che hanno usufruito di più prestazioni
ed hanno un debito più elevato; poi ce ne sono una quarantina che al momento sono al vaglio. Il nuovo
filone è invece il più nutrito e riguarda appunto le 600 lettere spedite lo scorso agosto dalla direzione ad
altrettanti dipendenti, sulle quali il pm Cristina Camaiori ha aperto il fascicolo e la magistratura contabile
punta l'attenzione.
LE TAPPE
SETTEMBRE 2008 I carabinieri del Nas scoprono lo scandalo delle analisi all'ospedale San Martino:
quaranta indagati tra medici, infermieri e tecnici per truffa ai danni dello Stato AGOSTO 2015 L'ex direttore
generale Barabino istituisce una commissione per individuare gli insolventi: chi non ha pagato il ticket ed ha
fatto esami gratis a parenti ed amici GENNAIO 2017 La Procura apre un nuovo fascicolo: indaga per truffa
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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LA CORTE DEI CONTI
05/05/2017
Pag. 1 Ed. Genova
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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ai danni del Servizio Sanitario Nazionale oltre 600 dipendenti del "San Martino" che non hanno pagato il
ticket
Foto: CLAUDIO MORI Il procuratore regionale per la Liguria della Corte dei Conti Claudio Mori, nella foto
all'inaugurazione dell'anno giudiziario
05/05/2017
Pag. 1 Ed. Genova
diffusione:218930
tiratura:316086
L'inverno di maggio: assalto ai pronto soccorso
STEFANO ORIGONE
UN ospedale da campo dietro una trincea: gente che chiede aiuto, gente che si lamenta, medici, infermieri
e barellieri che corrono.
«Vorrei essere all'inferno». «Ci sei già», è il botta e risposta tra due dipendenti davanti ai parenti dei
pazienti che non osano neppure lamentarsi. È la fotografia del pronto soccorso di Villa Scassi di
Sampierdarena.
Ma negli altri ospedali, la situazione non è migliore: quasi al collasso anche il Galliera e il San Martino,
"che per alleggerire la situazione ha disposto, quando è stato possibile, le dimissioni per liberare posti in
medicina", ha spiegato l'assessora regionale alla Sanità, Sonia Viale. Una giornata di passione, quella di
ieri.
IL SERVIZIO A PAGINA VI UN ospedale da campo dietro una trincea: gente che chiede aiuto, gente che si
lamenta, medici, infermieri e barellieri che corrono. «Vorrei essere all'inferno». «Ci sei già», è il botta e
risposta tra due dipendenti davanti ai parenti dei pazienti che non osano neppure lamentarsi. È la fotografia
del pronto soccorso di Villa Scassi di Sampierdarena. Ma negli altri ospedali, la situazione non è migliore:
quasi al collasso anche il Galliera e il San Martino, "che per alleggerire la situazione ha disposto, quando è
stato possibile, le dimissioni per liberare posti in medicina", ha spiegato l'assessora regionale alla Sanità,
Sonia Viale.
Una giornata di passione, quella di ieri, dovuta a un iperaflusso che è quasi la fotocopia di quello che era
accaduto a cavallo delle feste di Natale, con il "bubbone" che scoppia a inizio gennaio, la Sanità che si fa
cogliere impreparata, l'inizio di una situazione da bollino rosso con le ambulanze in fila e i malati posteggiati
nei corridoi. La Regione costretta a organizzare in fretta un piano di emergenza, aprendo gli studi medici di
sabato mattina. Questa volta a intasare i pronto soccorso non sono stati l'influenza, la psicosi per la
meningite o le ferie di molti medici di famiglia (gli studi sono stati presi d'assalto).
Semplicemente la macchina ospedaliera non si aspettava dopo tre ponti di fila relativamente tranquilli un
iperafflusso. Ci sono i malati cronici già seguiti, casi legati a problemi gastro intestinali, la routine di incidenti
e anche casi di maltrattamenti in famiglia. Soprattutto ha giocato un brutto scherzo il valzer climatico, che
ha influito negativamente su chi ha problemi respiratori.
«C'è stata una recrudescenza delle patologie da raffreddamento, soprattutto tra gli anziani», spiega Marta
Caltabellotta, direttore del presidio unico ospedaliero Asl 3. «Ci aspettavamo il caos nei ponti, ma a Pasqua
non si è visto nessuno e nell'ultimo week-end è arrivata un po' più gente». Il direttore sanitario del San
Martino, Giovanni La Valle. «Abbiamo assistito a un iperafflusso al pronto soccorso a causa dell'incremento
di patologie respiratorie e simil influenzali legate al cambio delle condizioni climatiche. Il momentaneo
blocco dei ricoveri programmati in area medica ci ha permesso di rendere disponibili i letti e siamo certi che
la situazione si risolverà presto». Martedì è arrivata l'ondata. Alle 16, al Villa Scassi si contano 37 malati
sulle barelle nella zona di visita. All'accettazione ne ce sono altre 6 e 5 seduti sulle sedie a rotelle. Qualche
numero: 10 persone in attesa, 26 in visita, ben 36 all'Obi (Osservazione breve intensiva). Al San Martino
(500 pazienti in due giorni e l'invito a recarsi negli ospedali di riferimento perché i posti letto erano terminati
secondo la testimonianza dei pazienti), la situazione è peggiore: 34 in attesa, 44 in visita, 11 in
osservazione. Il Galliera? Ventisei in attesa, 33 in visita. Il personale si impegna, è perfino sereno, come se
fosse rassegnato a queste situazioni. «È stata una situazione repentina, in cui non è stato possibile
calibrare i turni. Mi dispiace per i disagi», conclude Viale.
Foto: VIRUS "PRIMAVERILI" L'assalto ai pronto soccorso cittadino è il frutto del combinato disposto dei
numerosi ponti festivi con il riapparire di virus stagionali, legati all'improvviso abbassamento della
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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EMERGENZA A VILLA SCASSI E SAN MARTINO
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VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
diffusione:218930
tiratura:316086
05/05/2017
Pag. 1 Ed. Genova
temperature
05/05/2017
Pag. 42 Ed. Savona
diffusione:150427
tiratura:216821
Arrestato il rapinatore dei market
Tre rapine aggravate con una pistola che forse era finta. Alla sala giochi Bingo di Loano, in un
supermercato a Vado, e in un altro supermercato «Gulliver» in via Doberti alle Fornaci, a Savona. Colpi
messi a segno tra l'ottobre e il novembre dell'anno scorso. A Loano ci sarebbe andato in treno. Negli altri
due blitz avrebbe usato il motorino. Poi è stato trovato il casco che avrebbe utilizzato per nascondere il suo
volto.
Ivan Pavarino, 48 anni, è stato arrestato nei giorni scorsi dai poliziotti della squadra mobile che indagavano
da tempo su di lui. Assistito dal suo avvocato Alessio Di Blasio, il rapinatore seriale savonese è stato poi
sentito dal giudice per le indagini preliminari Maurizio Picozzi .
Ad aver dato la svolta alle indagini e a far convergere i sospetti su Pavarino (ora detenuto a Marassi) sono
stati i risultati arrivati dalla Scientifica di Genova. Pavarino davanti al gip avrebbe sostanzialmente
ammesso le sue responsabilità come detto dal legale. Ad incastrarlo i risultati della polizia scientifica sui
reperti organici, su pelle e sudore, che erano stati prelevati in questura.
«Ha ammesso solo le sue responsabilità» ha precisato Di Blasio. Infatti risulta indagato per le tre rapine
alla sala giochi Bingo di Loano e ai supermercati di Vado e Savona anche Samuele Rapisarda, 27 anni
(difeso dall'avvocato Alfonso Ferrara) che risulta all'estero.
Pavarino negli anni scorsi aveva messo a segno rapine, sempre a mano armata, in diversi supermarket
della provincia. Tra cui il "preferito" supermercato Gulliver di via Doberti a Savona e ad Albissola Marina e
la ricevitoria di via Sormano, sempre a Savona. Oltre alle farmacie della città. Rapisarda è considerato dalla
mobile diretta dal vicequestore Rosalba Garello, un possibile complice di Pavarino che nell'ottobre scorso
alle Fornaci avrebbe usato anche un coltello, puntato poi contro il cassiere. Un coltellaccio da cucina,
avvolto nel cellophane. Due erano i banditi in via Doberti. L'ipotesi è che fosse il tandem PavarinoRapisarda. Ad incastrare il primo anche i video delle stazioni ferroviarie. [A. P.] BY NC ND ALCUNI
DIRITTI RISERVATI
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Indagato anche il complice
05/05/2017
Pag. 6
diffusione:98970
tiratura:162805
Antonio Lusardi
Mezzo miliardo in tre anni per la sanità della Lombardia. La giunta regionale ha dato ieri il via libera alla
prima tranche del piano di investimento della riforma sanitaria, che prevede un impegno totale da 500
milioni di euro. Quest'anno le risorse messe in campo saranno di 203 milioni di euro. Destinate a oltre 200
interventi, i finanziamenti «serviranno ad ammodernare le infrastrutture, potenziare le apparecchiature
tecnologiche e i sistemi informativi», ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Del
mezzo miliardo complessivo che sarà investito in tre anni, la maggior parte, 300 milioni di euro, verrà dal
bilancio regionale lombardo, mentre 190 milioni anno capo al VII atto integrativo sottoscritto con i ministeri
della Salute e dell'Economia.A essere finanziate tutte le Asst e Fondazioni Irccs. Le risorse della riforma
serviranno in modo particolare a far progredire il modello di assistenza ai malati cronici, come indicato dall'
assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera: «Riordinare la rete di offerta e la definizione
delle modalità di presa in carico è il passo decisivo per l'attuazione della legge di evoluzione del sistema
socio sanitario regionale (riproduzione riservata)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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In Lombardia 500 milioni per la sanità
05/05/2017
Pag. 7 Ed. Reggio Emilia
diffusione:101787
tiratura:133899
HATTO fatto irruzione poco prima dell'orario di chiusura. Avevano i volti coperti dai caschi integrali ed
erano armati di una lama. L'ennesima rapina ha avuto per bersaglio la farmacia di Massenzatico, finita
purtroppo spesso nel miro dei banditi. L'ultimo episodio di violenza si era registrato nel dicembre scorso.
Ieri sera, in quel momento, a fronteggiare il blitz dei banditi c'era la sola farmacista. Nessun cliente.
Minacciata, la dottoressa è stata costretta a consegnare ai due rapinatori il denaro presente in cassa. Poi i
due banditi sono fuggiti a bordo di uno scooter scuro; è stato un collega della rapinata, giunto in quel
momento, a scorgerli. I carabinieri, giunti subito sul posto, hanno acquisito i filmati delle tre telecamere per
cercare di dare un'identità certa ai due. Dall'accento sembravano italiani. La dinamica è stata la stessa del
dicembre scorso. Potrebbe insomma trattarsi di un nuovo colpo messo a segno dagli stessi malviventi.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Coi caschi in testa rapinano farmacia
05/05/2017
Pag. 12 Ed. Macerata
diffusione:101787
tiratura:133899
Farmacie mobili a Fiastra e Pievebovigliana
«IL NOSTRO impegno: aiutare, con il sorriso», questo il filo conduttore della fondazione 'Graziano Peretti'
di Tezze di Arzignano, in provincia di Vicenza che ha sostenuto finanziariamente alcune strutture mobili
adibite a farmacie nei comuni colpiti dal sisma. Pasquale D'Avella, presidente di Federfarma Marche, ha
accolto per un sopralluogo nell'area del cratere le sorelle Lorella e Cristina Peretti che hanno voluto offrire
la loro solidarietà. L'incontro ha visto protagonisti i titolari delle farmacie Palmieri di Fiastra e Di Cristofaro di
Pievebovigliana: due in rappresentanza dei titolari delle 15 farmacie distrutte dal sisma. «Se Federfarma
Marche è riuscita in tempi brevi a fornire moduli sostitutivi per consentire il prosieguo delle attività in tutti i
comuni - ha detto D'Avella - la Fondazione Peretti, condividendo i progetti per una ripresa, ha confermato
l'ideale messaggio che ha caratterizzato l'opera di Peretti fondatore di uno dei più importanti gruppi
d'Italia».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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IL SOPRALLUOGO L'IMPEGNO DI FEDERFARMA PER LE STRUTTURE DISTRUTTE DAL
TERREMOTO
05/05/2017
Pag. 9 Ed. Ascoli
diffusione:101787
tiratura:133899
«IL NOSTRO IMPEGNO: aiutare, con il sorriso» questo il filo conduttore della Fondazione 'Graziano Peretti'
di Tezze di Arzignano, in provincia di Vicenza, che ha sostenuto finanziariamente alcune strutture mobili
adibite a farmacie nei comuni marchigiani colpiti dal sisma. Pasquale D'Avella, presidente di Federfarma
Marche, ha accolto nell'area del cratere le sorelle Lorella e Cristina Peretti che hanno voluto offrire la loro
solidarietà. L'incontro ha visto protagonisti i titolari delle farmacie Palmieri di Fiastra e Di Cristofaro di
Pievebovigliana: due in rappresentanza dei titolari delle 15 farmacie distrutte dal sisma, di cui 14 in
provincia di Macerata e, in provincia di Ascoli, la farmacia di Montegallo del dottor Fabiani, a cui bisogna
aggiungere i gravi danni subiti dalla struttura dei dottori Palmarocchi di Trisungo di Arquata.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Federfarma e Fondazione Peretti a sostegno delle farmacie terremotate
05/05/2017
Pag. 20 Ed. Arezzo
diffusione:75756
tiratura:102414
di CLAUDIO ROSELLI QUINTA FARMACIA di Sansepolcro: ci siamo. Anzi, siamo proprio in dirittura di
arrivo, perché aprirà i battenti in giugno e l'obiettivo è quello di inaugurarla - se possibile - nel ponte festivo
di inizio mese. Si chiama «Farmacia di Santafiora», perché ha sede in via Divisione Garibaldi, asse stradale
centrale dell'omonima zona industriale, ma il suo bacino di utenza si estende ovviamente, oltre che al
paese, anche all'altra popolosa frazione di Gricignano, per un totale che supera i 2mila residenti; la
collocazione nel cuore dell'area produttiva cittadina può costituire poi un valore aggiunto. D'altronde, con
l'abbassamento del parametro della popolazione a una farmacia ogni 3300 abitanti, era scattata questa
possibilità per il Comune biturgense; a vuoto il primo tentativo nel 2016, è andato in porto il secondo.
Titolari del servizio sono il dottor Marco Bragagni di Anghiari, giovane professionista e la dottoressa
Miranda Moroni di Arezzo, che possiede una maggiore esperienza nel settore; sono stati loro ad
aggiudicarsi il concorso straordinario indetto dalla Regione Toscana. «Si tratta soltanto di adempiere alle
ultime implicazioni burocratiche - ha detto il dottor Bragagni - perché per il resto i lavori sono a posto». In
che modo verrà strutturata la nuova farmacia? «Completo e moderno - precisa sempre il dottor Bragagni con i prodotti di cosmesi e profumeria, ma anche con tutta una serie di servizi che adesso vanno per la
maggiore ma che in parte sono inediti per questa zona». Vogliamo citarli? «OLTRE AD AVERE i prodotti
speciali per diabetici e celiaci, svolgeremo il servizio Cup (prenotazioni) ed eseguiremo le analisi del
sangue con prelievo capillare a risposta immediata. Potremo contare su un sistema di telemedicina per
elettrocardiogramma normale e riferito alle 24 ore, con holter e holter pressorio. Siamo quindi attrezzati
anche per gli sportivi che amano fare palestra e che debbono svolgere questi test. Non solo: garantiremo
anche la consegna a domicilio dei medicinali e l'attivazione delle tessere sanitarie; in tema di prevenzione
dell'osteoporosi, vi sarà la possibilità di sottoporsi a densitometria calcaneare, mentre un audiometrista
sarà da noi per il controllo dell'udito. Per concludere, ricordo che sarà possibile anche fare i test Hiv e
conoscere l'indice della propria massa corporea». Un altro particolare è aggiunto dalla dottoressa Moroni:
«Nel ringraziare l'amministrazione comunale di Sansepolcro per averci assistito in questa fase, terremo
conto delle esigenze dell'utenza anche nell'orario di apertura; la nostra idea è quella di aprire alle 9 di
mattina per proseguire fino alle 13,30, poi riprendere il pomeriggio alle 15,30 e arrivare fino alle 20».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Apre i battenti la quinta farmacia E' la prima nella zona industriale
05/05/2017
Pag. 6 Ed. Pisa
diffusione:75756
tiratura:102414
CONTI SANI a tal punto da garantire nuovi margini alle iniziative di valore sociale. Il fatturato delle
Farmacie Comunali sale: nel 2016 gli utili sono stati di oltre 263 mila euro. Risultato («trend ormai
consolidato» come afferma l'amministratore unico Fabio Armani) che ieri ha reso possibile, per la prima
volta, la consegna 60 buoni asilo nido del valore di 200 euro ciascuno da spendere per il pagamento della
retta degli asili nido comunali. Opportunità che si somma a quella dei già presenti 'buoni libro', sostegno
concreto alle famiglie. «Gli investimenti effettuati nell'anno 2016 - spiega Armani - ammontano ad un totale
di 324 mila euro, cifra al netto delle attività sociali e dei costi - circa 460mila euro -, sostenuti per il
pensionamento dei 'vecchi' dirigenti la cui uscita è stata favorita un anno e mezzo fa in modo da cancellare
una voce particolarmente consistente cifra cui dovremo far fronte fino al 2018». Tra gli investimenti:
l'apertura della nuova Parafarmacia a Calambrone, di una nuova Sanitaria, specializzata anche in prodotti
per celiaci, presso la Farmacia n.2 a Porta a Lucca; il nuovo poliambulatorio di 400 mq in via Veneto che a
breve funzionerà anche come centro prelievi e il trasferimento degli uffici amministrativi alla Sesta Porta».
Per le attività di tipo sociale, cospicua la spesa per la campagna «A scuola con Farmacie Comunali»
(10.500 euro), premi e buoni sconto Farmacard (23mila); vigilanza armata 24 ore (30mila) e gestione degli
ambulatori medici (120mila). E ancora: le campagne Baby Pass, Paniere Sociale e Ctt. Rientrano nel
programma anche le convenzioni con l'azienda Curaden, per attività formative sulla prevenzione dentale,
tra cui la distribuzione ai bambini delle elementari di 200 kit contenenti spazzolino, dentifricio, colluttorio e
filo interdentale. Altro «capitolo»: il personale. «Grazie ai risultati - aggiunge Armani - siamo riusciti
quest'anno anche a metterci in pari con i premi di produzione e stiamo lavorando per offrire sussidi per
scuola, assistenza anziani, attività mediche e odontoiatriche. Abbiamo inoltre investito nella formazione e
iniziato un percorso con il centro per l'impiego inserendo18 stagisti». Tra questi, anche le tirocinanti Alessia
Roberti e Sara Gregorio, che si stanno occupando del settore marketing e di comunicazione. «Si conferma
- questo il commento dell'assessore Andrea Serfogli - l'importante valenza di Farmacie Comunali come
azienda pubblica che investe nella prevenzione e nel sociale. Basti pensare ai defibrillatori donati alle
scuole pisane, ai buoni libro consegnati lo scorso anno e ai buoni per la retta dell'asilo nido». Francesca
Bianchi
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Conti sani alle Farmacie Comunali Nel 2016 l'utile è di 263mila euro
05/05/2017
Pag. 16 Ed. Umbria Terni
diffusione:75756
tiratura:102414
- TERNI - IL COMUNE cerca l'amministratore unico delle Farmacie municipali. L'avviso individua i requisiti
generali in merito alle competenze tecniche, giuridiche e amministrative dei candidati . Nell'avviso sono
indicate, inoltre, le cause di incompatibilità ed esclusione stabilite dalla legge. Gli interessati a ricoprire la
carica devono inviare la domanda inoltrando la comunicazione in carta libera che dovrà pervenire, a mano
o a mezzo posta, all'ufficio protocollo entro e non oltre il 15 maggio alle 12. La domanda, spiega Palazzo
Spada, dovrà pervenire in busta chiusa, con l'indicazione del mittente e la dicitura: «Richiesta di
partecipazione alla procedura per l'individuazione dell'Amministratore unico di FarmaciaTerni srl». Le
domande potranno anche essere inviate all'indirizzo di posta certificata: [email protected].
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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Il Comune cerca l'amministratore unico delle Farmacie
05/05/2017
Pag. 15 Ed. Savona
diffusione:44383
tiratura:60563
Raid in supermercati e sale giochi: arrestato il rapinatore
La polizia è risalita a Ivan Pavarino grazie all'esame del dna e ai video delle telecamere nelle stazioni
ferroviarie
ALBERTO PARODI
SAVONA . Tre rapine aggravate con una pistola che forse era finta. Alla sala giochi Bingo di Loano, in un
supermercato a Vado, e in un altro supermercato "Gulliver" in via Doberti alle Fornaci, a Savona. Colpi
messi a segno tra l'ottobre e il novembre dell'anno scorso. A Loano ci sarebbe andato in treno. Negli altri
due blitz avrebbe usato il motorino. Poi è stato trovato il casco che avrebbe utilizzato per nascondere il suo
volto. Ivan Pavarino, 48 anni, "storico" rapinatore savonese (numerosi i precedenti penali sempre per
rapine), è stato arrestato nei giorni scorsi dai poliziotti della squadra mobile che indagavano da tempo su di
lui. Assistito dal suo avvocato Alessio Di Blasio, il rapinatore seriale savonese (centinaia i colpi messi a
segno in carriera) è stato poi sentito dal giudice per le indagini preliminari Maurizio Picozzi in occasione
dell'interrogatorio di convalida dell'arresto. Ad aver dato la svolta alle indagini e a far convergere i sospetti
su Pavarino (ora detenuto a Marassi) sono stati i risultati arrivati dal gabinetto regionale della polizia
scientifica di Genova. Pavarino davanti al gip (a condurre l'inchiesta il pubblico ministero Massimiliano
Bolla) avrebbe sostanzialmente ammesso, confessato, le sue responsabilità come ammesso dal legale. Ad
incastrarlo i risultati della polizia scientifica sui reperti organici, su pelle e sudore, che erano stati prelevati in
Questura. «Ha ammesso solo le sue responsabilità» ha precisato Di Blasio. Infatti risulta indagato per le tre
rapine alla sala giochi Bingo di Loano e ai supermercati di Vado e Savona anche Samuele Rapisarda, 27
anni (difeso dall'avvocato Alfonso Ferrara) che risulta essere all'estero per lavoro. Anche Rapisarda è una
già "vecchia", nonostante la giovane età, conoscenza degli archivi delle forze dell'ordine. Pavarino negli
anni scorsi aveva messo a segno un considerevole numero di rapine, sempre a mano armata, in diversi
supermarket della provincia. Tra cui il "preferito" supermercato Gulliver di via Doberti a Savona e ad
Albissola Marina e la ricevitoria di via Sormano, sempre a Savona. Oltre alle farmacie della città. Rapisarda
è considerato dagli investigatori della squadra mobile diretta dal vicequestore Rosalba Garello, un possibile
complice di Pavarino che nell'ottobre scorso alle Fornaci avrebbe usato anche un coltello, puntato poi
contro il cassiere. Un coltellaccio da cucina, avvolto nel cellophane. Due erano i banditi in via Doberti.
L'ipotesi è che fosse il tandem Pavarino -Rapisarda. Ad incastrare il primo anche i video delle stazioni
ferroviarie durante la trasferta a Loano. [email protected] cc BY NC ND ALCUNI DIRITTI
RISERVATI
Foto: Polizia al Gulliver di via Doberti nell'ottobre 2016
Foto: TESTA
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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LA CACCIA AL COMPLICE DOPO I COLPI AL SUPERMERCATO GULLIVER DELLE FORNACI, A VADO
E AL BINGO DI LOANO
05/05/2017
Pag. 17 Ed. Savona
diffusione:44383
tiratura:60563
«Hanno rubato la vita ad Alessandro: ora la verità»
Commovente lettera della fidanzata argentina
CLAUDIO VIMERCATI ALESSANDRO e Alejandra. E il loro amore. Un amore travolgente, sbocciato per
caso. L'incontro, grazie a un amico in comune, che aveva dato ospitalità ad Alessandro Grandis durante la
tappa a Buenos Aires, del suo lungo viaggio in America Latina. E dopo quattro giorni, Alessandro che
aveva capito di aver trovato la donna della sua vita. Alejandra, la fidanzata argentina, ripercorre quella
storia in una lettera che ha inviato ai familiari del ventottenne di Albissola Marina. E da quelle righe emerge
anche il ritratto di un ragazzo che amava la vita, era curioso di vedere e conoscere posti nuovi, aveva
progetti, anche quello di una seconda laurea (in biologia) dopo quella in farmacia. No, non era depresso
Alessandro. Non aveva alcun motivo per suicidarsi. E questa lettera è stata inviata anche alla Procura di
Santo Domingo, per sostenere con forza che Alessandro non può essersi ucciso. Un amore travolgente.
«Abbiamo vissuto in sei mesi quello che gli altri vivono in diversi anni - scrive Alejandra - Non sapevamo
perchè stesse succedendo questo, semplicemente stava succedendo. Dopo quattro giorno mi avevi chiesto
se pensavi possibile una relazione a distanza, ti avevo detto di no con sicurezza. Però appena avevo finito
di dirlo già mi stavo pentendo. Una cosa era quello che la mia mente considerava possibile fare, un'altra
cosa ciò che sentivo. E un giorno, prima che ti rubassero la vita, ti avevo detto che avrei voluto stare con te,
non importava dove, che ero disposta a prendere una pausa dalla mia carriera, da tutto, per stare con te.
Tu mi hai detto che avevi pensato la stessa cosa». Alessandro era poi partito per Santo Domingo.
Alejandra era rimasta a Buenos Aires. Il telefonino, i messaggi, facevano sentire meno pesante la
lontananza. «Era indignato - scrive la fidanzata per il consumismo e la prostituzione, provava pena per i
dominicani». E poi i progetti. «Era affascinato - svela ancora la ragazza - dalla scienza, dagli animali, le
piante. Voleva studiare biologia, dopo Santo Domingo. Ma non c'è stato un dopo. Ti hanno rubato la vita e
tutte le persone a cui hai donato la luce stanno aspettando una risposta per capire le ragioni di questo
orrore».
Foto: Alessandro Grandis, morto a Santo Domingo
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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IL FARMACISTA MORTO AI CARAIBI
05/05/2017
Pag. 20 Ed. La Spezia
diffusione:44383
tiratura:60563
Medicine a domicilio grazie al servizio civile
MEDICINALI a domicilio, servizio di trasporto per visite mediche, camper dedicato alla diagnostica e un
ambulatorio infermieristico gratuito per residenti. Il Comune di Sesta Godano aumenta l'attenzione ai servizi
dedicati alla salute, specie per le fasce più deboli. «Abbiamo attivato attraverso il servizio civile - spiega la
vicesindaco Lucia Demattei - la possibilità per gli anziani di ricevere farmaci a domicilio. È sufficiente che
un parente venga a fare richiesta in Comune. I tre ragazzi del servizio civile poi accompagnano a visite
specialistiche e piccoli interventi chiunque abbia bisogno. Abbiamo ricevuto tantissime richieste». I prezzi
sono calmierati: la tariffa massima per il viaggio è di 20 euro. Due volte al mese è stato istituito un servizio
di diagnostica, con un camper che staziona nei pressi di piazza Marconi con a bordo medici specialisti.
Possibile prenotare attraverso la farmacia e il medico di base. Il Comune ha rinnovato la convenzione con
l'associazione Anteas per l'apertura di un ambulatorio infermieristico dedicato ai residenti, in particolare alle
persone in difficoltà economica in quanto le prestazioni, due gioved ì al mese, sono gratuite. «Abbiamo
dovuto diminuire le aperture e fissare un limite di accessi, massimo tre all'anno, perché avevamo avuto un
boom di richieste cui non riuscivamo a stare dietro». L. IV.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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SESTA GODANO
PROFESSIONI
12 articoli
05/05/2017
Pag. 52 N.1520 - 5 maggio 2017
diffusione:264084
tiratura:371454
GUARINIELLO MEMORIE DI UN COWBOY SENZA PISTOLA
Il pretore più noto d'Italia racconta in un libro 40 anni di inchieste eclatanti (con zero arresti). Oggi c'è chi lo
vuole in politica: «Ho sempre detto di no a tutti. 5 Stelle compresi»
Paolo Griseri
TORINO . Riceve rintanato in un negozio del centro storico di Torino. Bisogna entrare in fretta: «Se mi
vedono comincia la fila». Esagerazione? Bastano cinque minuti per sentire bussare alla vetrina: «Dottor
Guariniello, devo raccontarle il mio caso. Mi chiamo Annamaria...». Raffaele Guariniello, 76 anni, è
circondato dai faldoni della sua storia di magistrato, quelli che spesso hanno cambiato la giornata di tutti
noi. In quarant'anni ha trasformato i processi in altrettante occasioni per modificare le leggi sulla sicurezza.
Ora ha raccolto le sue memorie in un libro, La giustizia non è un sogno , che è un istruttivo spaccato
dell'Italia dagli anni Settanta a oggi. Dallo spionaggio della Fiat sulla vita privata di centinaia di migliaia di
dipendenti alla tragedia delle fabbriche dell'amianto, dalle farmacie del calcio dopato ai morti della
ThyssenKrupp. Soprattutto, ha fatto questo enorme lavoro senza mai arrestare nessuno. Un giustiziere
senza giustizialismo, un cowboy senza pistola. Confessi, mai avuto la tentazione? «Fin da giovane non mi
ha appassionato il tintinnare delle manette. Non ho mai pensato che gli unici processi seri fossero quelli
contro la criminalità organizzata, che pure sono importanti. Quando sono entrato in magistratura ho chiesto
di andare in Pretura. Con grande stupore dei miei superiori. Mi dicevano: "Preferisci i processi per guida
senza patente?"». Perché lo ha fatto? «Ho sempre cercato nelle norme il modo di tutelare i più deboli nella
società. E qualche volta ci sono riuscito». Quanti nemici si è creato? «Tantissimi. Fin dall'inizio. Nel '71 non
mi rendevo conto dell'enormità di quel che stavo facendo. Era agosto. Avevo detto a tutti che sarei andato
in vacanza. In realtà stavo indagando sulla piccola storia di un funzionario Fiat in lite con la società per una
stupidaggine: non lo avevano mandato in missione a Milano con l'auto aziendale. Per ripicca accennò a
una storia di spionaggio su operai e impiegati. Lo seguii una mattina. Arrivai in bicicletta.
Inconsapevolmente ci portò in un ufficio del quartier generale Fiat. Trovammo centinaia di migliaia di
schede sui dipendenti. Dentro c'era di tutto, dalle opinioni politiche alle abitudini sessuali. E c'erano le buste
con le tangenti per i funzionari di polizia che fornivano le informazioni. Mi creda, misere somme». Gliela
fecero pagare? «Avevo le leggi dalla mia parte. C'era già tutto prima, per carità. Capii che, quasi per caso,
eravamo arrivati al cuore di un sistema». E i superiori? Le hanno mai messo i bastoni tra le ruote? «Ho
spesso trovato appoggio. Ma c'è stato chi mi ha fatto pesare le pressioni che subiva». È successo anche
durante l'inchiesta sul doping nel calcio? «Lavorai partendo da un'intervista di Zeman. Ascoltai decine di
testimoni. La Cassazione riconobbe che c'erano state pratiche illecite. Non condannò per via della
prescrizione». Lei è tifoso? «Sì, della Juventus». Proprio della Juventus... «Da sempre. Fin da quando mio
padre mi portava al vecchio Comunale. Da ragazzino, venni notato da un osservatore delle squadre
giovanili. Mio padre non volle che facessi il provino: "Devi studiare", mi disse». È più andato allo stadio
dopo il processo del doping? «È molto tempo che non ci vado. Ma è cambiato il mondo. Mi piaceva
l'eleganza dei tifosi della Juve che applaudivano anche le belle azioni degli av versari. Oggi in quale stadio
accade una cosa del genere?». Juventus, Fiat. Non si può dire che abbia avuto un buon rapporto con gli
Agnelli. «Mi sono occupato di Juventus e Fiat per competenza territoriale. Non credo che le altre grandi
aziende o le altre società di calcio facessero cose molto diverse. Nel processo sugli infortuni in azienda
interrogai come testimone Giovanni Agnelli. Mi colpì il fatto che non avesse alcun atteggiamento altez zoso.
In fondo ero il primo magistrato che lo interrogava in un'indagine. E sarei stato anche l'ultimo». Agnelli,
Maradona, Ronaldo... L'hanno accusata di spettacolarizzare i processi. Come risponde? «Erano tutte
testimonianze necessarie. E poi, se un magistrato è noto, ha la possibilità di svolgere meglio il suo lavoro.
Se il processo Thyssen si è concluso con le condanne e non con la prescrizione lo si deve al fatto che
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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ITALIA IN NOME DELLA LEGGE
05/05/2017
Pag. 52 N.1520 - 5 maggio 2017
diffusione:264084
tiratura:371454
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
conducemmo l'indagine in pochi mesi anche grazie all'aiuto per le fotocopie che ottenni da istituzioni come
il Comune di Torino per via della mia conoscenza con il sindaco». Se un magistrato è noto, prima o poi
finisce a fare il politico. O no? «Penso che le due attività debbano rimanere distinte. E che un magistrato
possa entrare in politica solo dopo un congruo periodo di quarantena». Le hanno mai proposto di
candidarsi? «Me lo hanno proposto anche quando ero in attività. Tutti, dalla destra alla sinistra. Più
recentemente Pd e 5 Stelle». I 5 Stelle le hanno chiesto di collaborare con la giunta Raggi. Perché ha detto
di no? «Volevano che facessi il capo di gabinetto della nuova sindaca. Ma non ho quella competenza.
Credo molto all'importanza delle competenze in politica». In più di quarant'anni di carriera lei ha pestato i
piedi a molti potenti. Quasi tutti però hanno poi riconosciuto l'importanza del suo lavoro. Non pensa di
essere stato, a suo modo, anche lei un ingranaggio del sistema? «Me lo sono chiesto qualche volta. E ne
ho concluso che i tanti cui ho pestato i piedi ne avrebbero fatto volentieri a meno». DEL BO E CONTALDO
/ OLYCOM, ANSA X 4, GIULIO LAPONE / AGF TANTE INDAGINI, DAL DOPING ALL'AMIANTO
TANGENTI SUI FARMACI NELLA SANITÀ (1981) IL CASO POGGIOLINI . UN'INCHIESTA SUL
DIRETTORE DEI SERVIZI FARMACEUTICI PASSÒ A ROMA E FU ARCHIVIATA. NEL 1993, L'ARRESTO
PER CORRUZIONE DOPING NEL MONDO DEL CALCIO (1998) LO SCANDALO , NATO DALLE
ACCUSE DI ZEMAN, COINVOLSE PRINCIPALMENTE LA JUVE DI GIANLUCA VIALLI E DI LIPPI. NEL
2007 LA PRESCRIZIONE
METODO DI BELLA (2000) TRA LE VARIE INCHIESTE , TORINO APRÌ QUELLA SULLA
CONSERVAZIONE DEI FARMACI DELLA SPERIMENTAZIONE. È STATA ARCHIVIATA
PROCESSO ETERNIT (2009) INIZIA IL PROCESSO CONTRO L'ETERNIT PER L'AMIANTO KILLER.
GUARINIELLO È IL PM. NEL 2014 LA CASSAZIONE CANCELLA LE CONDANNE
ROGO ALLA THYSSENKRUPP (2007) A TORINO GUARINIELLO HA GUIDATO IL POOL CHE INDAGÒ
SUL CASO THYSSENKRUPP (7 MORTI). LA CASSAZIONE HA CONFERMATO LE CONDANNECASO
STAMINA (2012)
A MAGGIO UN'ISPEZIONE DÀ IL VIA ALLE INDAGINI. NEL 2014 IL PROCESSO A DAVIDE VANNONI
PER TRUFFA SI CHIUDE CON IL PATTEGGIAMENTO
Foto: LA GIUSTIZIA NON È UN SOGNO (RIZZOLI, 238 PAGINE, EURO 19) È ORA IN LIBRERIA
04/05/2017
Pag. 14 N.148 - maggio 2017
About Pharma and Medical Devices
REPUTAZIONE IN CALO BIG PHARMA PUÒ MIGLIORARE ASCOLTANDO
I PAZIENTI
Un' indagine di Patient View raccoglie le opinioni di quasi 1.500 associazioni sparse in tutto il mondo. Sotto
esame l' immagine di 47 multinazionali dal farmaco. ViiV Healthcare, AbbVie e Novartis le migliori in classi"
ca, ma il trend generale è poco entusiasmante
Marcello Longo
Un ritocco non basta. La reputazione di Big Pharma nel mondo scricchiola. A dirlo sono i pazienti, che alle
aziende mandano comunque un segnale: migliorare è possibile, mettendo al centro le persone, puntando
su etica e trasparenza. È questo, in una sintesi davvero estrema, il messaggio che arriva da un' indagine
sulla reputazione aziendale condotta su scala mondiale da Patient View, società di ricerca e consulenza del
Regno Unito specializzata nel settore healthcare. Il lavoro si basa sulle opinioni espresse, attraverso dei
questionari, da 1.463 associazioni di pazienti in 105 Paesi e riguarda ben 47 multinazionali del farmaco. I
risultati sono stati pubblicati di recente nel report "Corporate Reputation of Pharma in 2016: the patient
prospective", un lavoro molto dettagliato che valuta la reputazione aziendale attraverso diversi indicatori
(dalla centralità del paziente alla trasparenza), confronta i risultati degli ultimi sei anni (2011-2016), misura l'
immagine delle farmaceutiche rispetto ad alcune aree speci" che (dal pricing dei farmaci alla capacità di
proporre "vera" innovazione) e ci o# re una classi" ca globale per valutare le performance delle singole
aziende. In media, i risultati ottenuti dalle 47 aziende esaminate da Patient View non sono brillanti: nel 2016
soltanto il 37,9% delle organizzazioni di pazienti ritiene che l' industria farmaceutica abbia una reputazione
aziendale "eccellente" o "buona", un dato in peggioramento rispetto al 2015 (-6,8%) e al di sotto del
risultato raggiunto nel 2014 (39%). A diminuire è anche la percentuale di chi sostiene che la reputazione
delle farmaceutiche sia migliorata rispetto ai cinque anni precedenti: nel 2016 lo pensa il 23% delle
associazioni contro il 28% del 2015. Per più di un terzo del campione (35%), invece, l' immagine delle
aziende è rimasta immutata, mentre per il 29% è peggiorata (contro il 33% del 2015, che è comunque stato
l' anno migliore dal 2011 a oggi). Il report accenna anche a un confronto con gli altri protagonisti del settore
della salute, tutti interessati - anche se in misura diversa - da un deterioramento dell' immagine, almeno
secondo la percezione dei pazienti. Le multinazionali del farmaco si collocano, nel 2016 come nel 2015, al
quinto posto su un totale di otto, piazzandosi davanti ai produttori di farmaci generici e alle assicurazioni
sanitarie no pro"t e for-pro" t. R isultati migliori, invece, per le farmacie (al primo posto), seguite - in ordine da aziende biotecnologiche, imprese di dispositivi medici e strutture sanitarie private. La reputazione delle
farmaceutiche è in calo per tutte le aree di interesse considerate da Patient View, raggiungendo livelli molto
bassi per alcune in particolare. A cominciare dai costi dei medicinali: nel 2016 soltanto l' 11% del campione
(-4% rispetto al 2015) giudica "eccellente" o "buono" il comportamento delle aziende a proposito di "pricing"
e pro" tti. Q uesto è il principale campanello d' allarme, ma ne seguono altri: appena il 20% valuta come
"eccellente" o "buono" l' impegno per la trasparenza (-6% in un anno), mentre il 25% (-11%) riconosce un
approccio etico al marketing e il 27% (-12%) esprime un giudizio positivo sull' accesso alle sperimentazioni
cliniche. Risultati migliori, ma sempre in declino, arrivano invece da altri due fronti: la capacità di innovare
(59% "eccellente" o "buono", -10% sul 2015) e di proporre prodotti realmente utili e di alta qualità (64%, in
calo di otto punti). L ' indagine di Patient View misura la reputazione "percepita" dai pazienti nel dettaglio,
azienda per azienda, attraverso l' analisi di sette indicatori ritenuti importanti per una valutazione di questo
tipo: la centralità dei pazienti nelle strategie aziendali, la qualità delle informazioni fornite, la sicurezza, l'
utilità dei prodotti, la trasparenza nei rapporti con gli stakeholder, l' integrità e l'e& cacia della relazione tra
industria e associazioni. A ogni rispondente è stato chiesto di identi" care le prime tre aziende che ritiene
"migliori" per ognuno dei sette indicatori. Dalla media dei punteggi ottenuti dalle aziende per ogni singolo
indicatore deriva il ranking " nale, una classi" ca divisa in tre fasce: il livello "top", in cui rientrano 11 delle 47
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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COVER
04/05/2017
Pag. 14 N.148 - maggio 2017
About Pharma and Medical Devices
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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multinazionali coinvolte, raggruppa le aziende giudicate "migliori da almeno il 20% dei gruppi di pazienti che
costituiscono il campione dell' indagine; nel livello "medio" si collocano invece le aziende premiate da una
percentuale di associazioni che oscilla tra il 10% e il 19,9%; nel livello "basso", in" ne, il gruppo di coda con
un punteggio compreso tra l'1 e il 9,9 per cento. A guidare la classi" ca è ViiV Healthcare, l' azienda
interamente dedicata alla cura dell' Hiv, nata nel 2009 grazie a un' iniziativa di GlaxoSmithKine (Gsk) e P"
zer (a cui si in seguito si è aggregata Shionogi). Con un punteggio medio del 47,5%, non solo ViiV
Healthcare conferma nel 2016 il primato dell' anno precedente, ma si piazza al primo posto per tutti gli
indicatori dell' indagine. In seconda posizione troviamo AbbVie, che conferma la performance del 2015,
mentre a chiudere il podio è Novartis, con uno scatto in avanti rispetto alla precedente classi" ca in cui si
era piazzata al settimo posto. Nella fascia "top" ci sono anche Novo Nordisk, Gilead Sciences, Grifols,
Janssen, Roche, Lundbeck, Shire e Ucb. Grifols e Shire sono due new entry nella parte alta della
graduatoria. La prima è passata tra il 2015 e il 2016 dal 25esimo al sesto posto, la seconda dal 21esimo al
decimo. Un salto - spiega il report - dovuto soprattutto a una partecipazione più attiva all' indagine da parte
di numerose associazioni di pazienti dedicate all' emo" lia, che hanno valutato molto positivamente
entrambe le aziende. Anche l' acquisizione di Baxalta da parte di Shire ha in$ uito sul nuovo ranking: la
prima occupava nel 2015 il 14esimo posto. P" zer e Otsuka sono invece le due aziende passate dalla
fascia più alta al livello medio. Se la prima ha perso soltanto due posizioni (da 10 a 12) ed è rimasta
comunque in zona "top" per quattro indicatori su sette, l' azienda giapponese è scivolata dall' undicesimo al
21esimo posto, dopo aver perso punteggio in particolare su quattro indicatori (informazione, sicurezza,
trasparenza, integrità). Nel complesso, la classi" ca 2016 di Patient View mostra - a confronto con l' anno
precedente - alcune "performance" degne di nota. Prima fra tutte quella dell' ungherese Gedeon Richter, in
salita dalla 43esima alla 20esima posizione. In netta crescita (da 42 a 24) anche Octapharma, "spinta"
come Grifols e Shire dai gruppi di pazienti con emo" lia. Tredici, invece, le posizioni guadagnate da
Allergan (da 39 a 26), grazie soprattutto alle opinioni raccolte nei Paesi Scandinavi, nel Sud e Sud-Est
Asiatico e tra le organizzazioni di pazienti neurologici. In oncologia, invece, avanza Amgen, passando dal
26esimo al 19esimo posto, mentre il gruppo italiano Chiesi Farmaceutici guadagna quattro posizioni
(30esimo nel 2016), anche in virtù del consenso raccolto tra le associazioni di pazienti con malattie rare. A
chiudere la rassegna delle aziende che meglio di altre hanno scalato la graduatoria è Gsk, che passa dal
17esimo al 13esimo posto. Alle associazioni partecipanti all' indagine è stato chiesto di dichiarare la loro
"familiarità" con le singole aziende coinvolte. Dalle risposte ci si può anche fare un' idea della "brand
awareness" delle farmaceutiche all' interno delle comunità di pazienti. Secondo i dati di Patient View, P" zer
è l' azienda più conosciuta, risultando "familiare" al 63% del campione, seguita da Novartis, Roche, Bayer e
Merck & Co. Dati che suggeriscono - secondo il report - una piccola correlazione tra "familiarità" e buona
reputazione aziendale, almeno per quanto riguarda le multinazionali più grandi. Un' altra parte dell' indagine
è dedicata invece alle partnership tra industria e pazienti. A lle associazioni viene chiesto, infatti, con quali
aziende hanno lavorato negli ultimi cinque anni. Dalle risposte si ricava un' altra classifica, quella delle
aziende più impegnate in queste attività, guidata da Novartis (con 395 associazioni che hanno dichiarato
collaborazioni attive o concluse). A seguire, Pfizer (329), Roche (316), AbbVie (246), Janssen (242) e
Bayer (206). Se alla classifica sulla reputazione basata sulla familiarità si affianca il ranking che tiene conto
delle partnership, come fa Patient View nel report, non si notano grandi differenze. Tuttavia, se ci si
allontana dalla fascia "top" qualcosa cambia. Aziende come A llergan, Gedeon R ichter, Grünenthal and
Merck KGaA ottengono punteggi più alti dai gruppi di pazienti con cui lavorano. Probabilmente - sottolinea il
report - significa che per alcune farmaceutiche è più difficile "parlare" all' esterno. Come tutte le indagini
basate sulla percezione, un po' di cautela è dovuta. La metodologia di ricerca applicata da Patient View
prevede diverse accortezze per evitare distorsioni. Ma è lo stesso report a suggerire prudenza nella lettura
di alcuni dati. I risultati dell' indagine, infatti, sono in$ uenzati da diversi fattori. Le associazioni dei pazienti -
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spiega Patient View - hanno una visione del mondo pharma che non può essere slegata dal contesto
geogra" co e dell' area terapeutica in cui si muovono. Alcune organizzazioni sono più scettiche di altre
rispetto alle aziende del farmaco: ad esempio quelle che si occupano di salute mentale o si trovano negli
Usa esprimono giudizi più negativi rispetto ad altre attive nel campo della malattie rare o in Europa. Ed è
chiaro che il ranking " nale può subire l'e# etto di queste diverse tendenze. Q uanto alla possibilità di
muoversi lungo la classi" ca, bisogna considerare la questione delle dimensioni. Le aziende più grandi
tendono a raccogliere più commenti dalle associazioni rispetto a quelle più piccole. Per le big, dunque, è
più di& cile guadagnare o perdere posizioni da un anno all' altro, perché - a di# erenza delle "sorelle minori"
- non basta che pochi gruppi di pazienti cambino la loro opinione per determinare un nuovo piazzamento in
classi" ca. Cautele a parte, il report di Patient View richiama l' attenzione su un' esigenza fondamentale e
sempre attuale per l' industria: come le aziende pharma possono migliorare la loro reputazione? Un quesito
posto anche agli interlocutori coinvolti nella ricerca. Secondo i pazienti, se Big Pharma vuole migliorare la
propria immagine deve innanzitutto ra# orzare i rapporti con le associazioni, moltiplicare gli sforzi per
mettere il paziente al centro, puntare sempre su qualità e sicurezza, adottare strategie di comunicazione all'
altezza della s" da. Senza trascurare una della questioni più spinose, quella dei prezzi dei medicinali e dei
pro" tti spesso considerati "irragionevoli", e alcuni imperativi: l' etica, l' integrità e la trasparenza. Le migliori
performance Aziende Posizione 2016 Posizione 2015 Differenza Gedeon Richter 20° 43° 23 Grifols 6° 25°
19 Octapharma 24° 42° 18 Allergan 26° 39° 13 Shire 10° 21° 11 Amgen 19° 26° 7 Chiesi 30° 36° 6 GSK
13° 17° 4 Fonte: Patient View 2017
La classifica Aziende Media dei punteggi (7 indicatori) 1. ViiV Healthcare 47,5% 2. AbbVie 35,3% 3.
Novartis 26,0% 4. Novo Nordisk 25,4% 5. Gilead Sciences 26,1% 6. Grifols 24,1% 7. Janssen 23,4% 8.
Roche 22,0% 9. Lundbeck 21,0% 10. Shire 22,2% 11. UCB 20,7% 12. Pfizer 19,6% 13. GSK 18,3% 14.
Celgene 17,5% 15. Bayer 16,1% 16. Eisai 16,2% 17. Lilly 16,1% 18. Sanofi 15,2% 19. Amgen 14,9% 20.
Gedeon Richter 14,1% 21. Otsuka 14,5% 22. Biogen 13,6% 23. Ipsen 13,1% 24. Octapharma 12,5% 25.
AstraZeneca 11,9% 26. Allergan 11,5% 27. Merck & Co 11,3% 28. LEO Pharma 11,2% 29. BMS 10,8% 30.
Chiesi 10,3% 31. Astellas 10,1% 32. Takeda 9,9% 33. Grünenthal 9,6% 34. Teva 8,9% 35. Boeringher
8,2% 36. Mylan 8,2% 37. Mallinckrodt 7,7% 38. Menarini 7,7% 39. Ferring 7,3% 40. Merck KGaA 5,6% 41.
Almirall 4,4% 42. Servier 5,9% 43. Sandoz 5,0% 44. Bial 4,4% 45. Stada 3,3% 46. Valeant 1,6% 47.
Hospira 1,0% Livello top. Il 20% o più delle associazioni dei pazienti ha giudicato l'azienda come "migliore"
per almeno un indicatore Livello medio. Una quota tra il 10% e il 19,9% delle associazioni dei pazienti ha
giudicato l'azienda come "migliore" per almeno un indicatore Livello basso. Una quota tra l'1% e il 9,9%
delle associazioni dei pazienti ha giudicato l'azienda come "migliore" per almeno un indicatore Fonte:
Patient View 2017
La reputazione in 6 aree di attività (2011-2016) Offrire prodotti utili e di alta qualità Capacità di innovare
Accesso alle sperimentazioni cliniche Marketing etico Trasparenza Pricing equo Nota: La percentuale si
riferisce alle associazioni di pazienti che hanno valutato come "eccellente" o "buono" il comportamento
delle aziende per ogni singola area di attività Fonte: Patient View 2017
Le 14 azioni per migliorare 1. Instaurare buone relazioni con le associazioni dei pazienti 2. Puntare sulla
centralità del paziente 3. Attuare un pricing equo dei farmaci 4. Produrre sempre farmaci veramente utili e
di alta qualità 5. Garantire la sicurezza dei pazienti 6. Fornire ai pazienti servizi extra 7. Comunicare con
informazioni di qualità 8. Essere trasparenti 9. Essere innovativi 10. Favorire l'accesso ai trial clinici 11.
Agire con integrità 12. Praticare la filantropia 13. Ispirare il marketing all'etica 14. Gestire meglio le notizie
"negative" sui farmaci
Parole chiave Reputazione, immagine, brand awareness, pazienti, associazioni, trasparenza, prezzi
Aziende/Istituzioni Patient View, ViiV Healthcare, AbbVie, Novartis, Novo Nordisk, Gilead Sciences, Grifols,
Janssen, Roche, Lundbeck, Shire, Ucb, Pfizer, Otsuka, Gedeon Richter, Octapharma, Allergan, Amgen,
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Chiesi Farmaceutici, Gsk, Bayer, Merck & Co., Merck KGaA, Grünenthal, Shionogi
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E L'AIFA TRACCIÒ LA STRADA DELL'INNOVATIVITÀ
A inizio aprile l'Agenzia ha reso noti i criteri secondo cui i farmaci d'ora in avanti potranno fregiarsi del titolo
che dà accesso ai Fondi governativi. In attesa di valutarne gli e# etti sulle prime negoziazioni, Farmindustria
studia possibili modi" che da suggerire. Il presidente Scaccabarozzi preferirebbe fosse valorizzata
l'innovazione incrementale e capire meglio il destino dei medicinali "bocciati"
Stefano Di Marzio
Così parlò la Cts dell' Aifa. Perché un farmaco possa essere de" nito innovativo, occorre che se ne dimostri
il bisogno, il valore terapeutico e la robustezza delle prove a sostegno. Il primo requisito (bisogno
terapeutico) dipende dalla "disponibilità di terapie per la patologia in oggetto e indica quanto l' introduzione
di una nuova terapia sia necessaria per dare risposta alle esigenze di una popolazione di pazienti". Il
secondo (valore terapeutico) coincide con "l' entità del bene" cio clinico apportato dal nuovo farmaco
rispetto alle alternative disponibili, se esistenti, su esiti riconosciuti come clinicamente rilevanti e validati per
la patologia in oggetto". Il terzo requisito - vero e proprio ago della bilancia - ha a che fare con la qualità
della documentazione scienti" ca a supporto della richiesta inoltrata dai produttori. Q uesti, in estrema
sintesi, i criteri per il riconoscimento dell' innovatività dei farmaci che la legge di Stabilità 2017 (la 232/2016)
chiedeva all' Aifa di identificare entro il 31 marzo 2017 (si vedano i numeri di AboutPharma 146 e 147 di
marzo e aprile scorsi). La Determina che li contiene tutti è stata pubblicata qualche giorno dopo il termine
fissato per legge. Tra le pieghe del prov vedimento ufficiale si può tentare di capire come funzionerà il
processo di valutazione con il quale si misureranno le imprese produttrici. Il presidente di Farmindustria
Massimo Scaccabarozzi apprezza il fatto che Aifa abbia av viato una consultazione preventiva nei mesi
scorsi ma frena gli entusiasmi sul documento finale. Anzi, annuncia da subito che l 'associazione si riser va
di consigliare " integrazioni, aggiornamenti e revisioni ", così come del resto previsto dalla Determina stessa
(un gruppo di lavoro di Farmindustria coordinato da Maurizio Agostini ci sta già lavorando in attesa di
esaminare l 'andamento di una prima procedura valutativa da parte Aifa). IL PROCEDIMENTO Come si
arriva alla valutazione " nale, secondo la Cts? Sia per de" nire il bisogno che per il valore terapeutico è
prevista una scala con cinque livelli (massimo, importante, moderato, basso, assente). A titolo di esempio,
un bisogno "massimo" sarà attribuito alla "assenza di opzioni terapeutiche per la speci" ca indicazione"
mentre, specularmente, laddove sussistano "alternative in grado di modi" care la storia naturale della
malattia e con un pro" lo di sicurezza favorevole" si parlerà di bisogno "assente". Sul fronte del valore
terapeutico, invece, questo sarà "massimo" se un farmaco fosse in grado di guarire la malattia o
"comunque di modi" carne signi" cativamente la storia naturale", dimostrando maggiore e& cacia "su esiti
clinicamente rilevanti rispetto alle alternative terapeutiche (qualora disponibili)". Il valore "assente" è invece
quello che non rileva alcun bene" cio aggiuntivo rispetto alle alternative esistenti. Per quanto attiene ai vari
livelli intermedi, invece, si rimanda alla lettura degli schemi riportati nelle pagine seguenti. Manco a dirlo, il
vero catalizzatore del ragionamento o, meglio, il suo presupposto, è la qualità dei dati scienti" ci a supporto.
Anche questa potrà essere "alta", "moderata", "bassa" o "molto bassa" secondo le risultanze della
metodologia "Grade" (acronimo di Grading of recommendations assessment, development and evaluation).
Si tratta di uno strumento ormai usato in tutto il mondo, concepito nei primi anni Duemila proprio per
misurare l'a& dabilità delle prove scienti" che e per redigere raccomandazioni cliniche basate sulle
evidenze. La sua forza, a detta di chi lo maneggia, è quella di procedere incrociando la qualità intrinseca
delle prove disponibili con dati "di contesto" (es. fattibilità e trasferibilità dell' intervento; impatto dei bene" ci
e rischi attesi; risvolti organizzativi, economici, sociali e " nanziari etc.). QUALI ESITI? Mescolando per
bene i tre parametri principali con le rispettive declinazioni, il riconoscimento di innovatività sarà concesso
solo ai farmaci cui siano stati riconosciuti un bisogno terapeutico e un valore terapeutico "massimo" o
"importante" ed una qualità delle prove "alta". Premesso che, come spiega la Determina, le inevitabili (e
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POLITICA SANITARIA
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presumibilmente tantissime) situazioni intermedie saranno valutate caso per caso, per i farmaci destinati
alle malattie rare ("o comunque con tassi di prevalenza a esse assimilabili") si farà un' eccezione nel
valutare la robustezza degli studi. Ciò perché va considerata l' impossibilità di condurre studi clinici su&
cientemente potenti. "In tali casi - scrive la Cts - in presenza di un elevato bisogno terapeutico e di forti
indicazioni di un bene"cio terapeutico aggiunto, sarà possibile attribuire l' innovatività anche sulla base di
prove di qualità bassa. Completato il processo, il cui esito sarà pubblicato sul sito dell' Agenzia con la
eventuale eccezione di dati ritenuti sensibili dalle aziende, se un farmaco sarà riconosciuto innovativo,
potrà bene" ciare per tre anni dell' inserimento nello speci" co Fondo previsto dalla Legge 232/16
(dotazione 500 milioni di euro più altri 500 quelli del Fondo oncologici) oltre che nei Prontuari terapeutici
regionali. A decrescere, gli sarà attribuita un' innovatività condizionata (o potenziale), che implica almeno
una rivalutazione a diciotto mesi e il solo inserimento nei Prontuari terapeutici Regionali. Previsto anche il
mancato riconoscimento dell' innovatività, con la facoltà per le imprese di presentare controdeduzioni entro
dieci giorni dalla comunicazione. LE POSSIBILI CONTROVERSIE Un elemento che fa storcere il naso da
subito ai produttori del farmaco sta nelle premesse della Determina. Q ui si a# erma che per attribuire
innovatività occorre dimostrare un valore terapeutico aggiunto nel trattamento di una patologia "grave",
laddove per questa s' intende una malattia "ad esito potenzialmente mortale, oppure che induca
ospedalizzazioni ripetute, o che ponga il paziente in pericolo di vita o che causi disabilità in grado di
compromettere signi" cativamente la qualità della vita". Dice il presidente Scaccabarozzi: "Q ui la
Determina non è chiarissima. Ovvio che se trovassimo il farmaco che cura il cancro, così come abbiamo
trovato quello che cura l' Hcv, questo sarebbe innovativo. Ma secondo tale metro come sarebbero giudicati
oggi, ad esempio, i tanto bistrattati inibitori di pompa protonica? Grazie a questi non si fanno più resezioni
per ulcera gastroduodenale e le chirurgie hanno chiuso i battenti: come si fa a dire che non sono innovativi?
Solo perché l' ulcera non è invalidante come il cancro o l' epatite?". Soprattutto, però, Farmindustria non
crede che basti misurare valore aggiunto, bisogno terapeutico e qualità delle prove ("il Grade non lo
riteniamo esaustivo" chiosa Scaccabarozzi). L ' obiettivo delle imprese è il giusto apprezzamento dell'
innovazione incrementale. "Teniamo conto - prosegue il presidente - che per alcuni oncologici ritenuti
innovativi da Ema o dalla Fda, soprattutto nella fase iniziale di discovery, la robustezza degli studi non ci
può essere. Q uando è riconosciuto un breakthrough treatment o un accelerated program non si può
pensare che alle spalle vi siano studi robusti prima di un completo sviluppo clinico. Spesso soprattutto in
oncologia è di& cile fare un 'head to head' tra farmaci, però si vede subito se un farmaco permette un'
aspettativa di vita più lunga, non c'è bisogno di confronti...". In realtà, proprio rispetto agli oncologici, ai " ni
del riconoscimento del valore terapeutico, se è vero che la Cts riconosce il gold standard alla sola
sopravvivenza globale (Os), è anche vero che ammette in posizione subalterna la sopravvivenza libera da
progressione (Pfs) e la sopravvivenza libera da malattia (Dfs), nonché "la durata della risposta completa o
altri esiti surrogati di cui, anche in base all'entità dell'e# etto, sia riconosciuto il valore predittivo di bene" cio
clinico", valutando anche il relativo pro" lo di tossicità. Ma questo è già oggi tutto lavoro per gli esperti di
Hta... RISCHIO CONTENZIOSO Va da sé che dove c'è valutazione, per quanto ci si sforzi di essere
oggettivi, un tanto o poco di arbitrarietà è probabilmente ineliminabile ed è fatale che le situazioni
intermedie saranno quelle più esposte al rischio di contenzioso tra le parti. Per gli industriali almeno un
punto, però, deve essere ben fermo: l' elemento costo non deve entrare preliminarmente nelle scelte. "Un
farmaco è innovativo o meno - aggiunge Scaccabarozzi - indipendentemente dalla sua sostenibilità: di
economia, prezzi e rimborsi se ne parla solo dopo". Altra fonte di annunciato dissidio è il recinto in cui "
niranno verosimilmente i farmaci che non si vedessero riconosciuta l' innovatività. Chiude Scaccabarozzi:
"Da quello che leggiamo, il farmaco non innovativo, non è ammesso immediatamente nei Prontuari
regionali. Già adesso i tempi burocratici di inserimento arrivano anche a seicento-settecento giorni (va bene
se si sta nei trecento). Q uesto non va bene per il paziente: quando si decide che un farmaco è innovativo o
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meno si fa un' assunzione di responsabilità importante nei suoi confronti". Aringhieri (Gruppo Dompé): "Lo
spirito è quello giusto" "Per me il voto è alto, la Determina esprime una volontà di misurare in modo attento
l'innovazione, affermando il principio che regolando questa si regola meglio l'accesso dei pazienti ai
prodotti. E ciò è un bene da qualunque prospettiva". Così Eugenio Aringhieri, Ceo del gruppo Dompé,
accoglie il documento della Cts Aifa che delinea i criteri per identificare l'innovatività dei farmaci.
"L'execution è buona, molto più approfondita e chiara che in passato. Oggi sappiamo quali sono le regole:
la possibilità di comprendere il medical need è un elemento importante, così come misurare assenza,
presenza, potenza delle opzioni terapeutiche. Apprezzo molto lo sforzo di differenziazione sulle malattie
rare, laddove le differenze sono strutturali rispetto ad altre aree". Per il resto, come i suoi colleghi, Aringhieri
attende il banco di prova della prima negoziazione (entro l'estate Dompé porterà al giudizio di Aifa un suo
farmaco biologico). Precisa il top manager: "Ovvio che la sensibilità dello strumento andrà testata e solo
nella vita vera riusciremo a dare un parere più preciso. Per ora leggo con interesse e favore ciò che è stato
fatto. Fino a oggi l'accesso ai farmaci in Italia ha scontato enormi difficoltà. I trecento giorni di differenza
rispetto all'approvazione concessa da Ema rappresentano uno svantaggio competitivo per le aziende e un
ritardo per i pazienti che, soprattutto in oncologia, può essere grave. Ora invece leggo lo spirito giusto e
una risposta coerente alla volontà di creare buone condizioni per l'accesso accelerato".
Proposte al setaccio: pochi medicinali potrebbero farcela Legenda: A: Assente - S: Scarso - Mo: Moderato
I: Importante - Ma: Massimo Legenda A: Alta - Mo: Moderata - B: Bassa MB: Molto bassa Indicazione
innovativa Indicazione intermedia Indicazione non innovativa Il modello grafico qui riprodotto - ideato da
Giuseppe Recchia, vice presidente e direttore medico scientifico di Gsk Italia - simula la griglia che
potrebbe definire l'innovatività dei farmaci secondo i criteri fissati dalla Cts di Aifa.
Ecco i criteri di valutazione da incrociare con la qualità delle prove Bisogno terapeutico Massimo: assenza
di opzioni terapeutiche per la specifica indicazione; Importante: presenza di alternative terapeutiche per la
specifica indicazione, ma che non producono impatto su esiti clinicamente rilevanti e validati per la
patologia in oggetto; Moderato: presenza di alternative terapeutiche per la specifica indicazione con impatto
valutabile come limitato su esiti riconosciuti come clinicamente rilevanti e/o con un profilo di sicurezza
incerto o non del tutto soddisfacente; Scarso: presenza di una o più alternative terapeutiche per la specifica
indicazione con impatto valutabile come elevato su esiti riconosciuti come clinicamente rilevanti e con un
profilo di sicurezza favorevole; Assente: presenza di alternative terapeutiche per la specifica indicazione in
grado di modificare la storia naturale della malattia e con un profilo di sicurezza favorevole. Valore
terapeutico Massimo: maggiore efficacia dimostrata su esiti clinicamente rilevanti rispetto alle alternative
terapeutiche (qualora disponibili). Il farmaco è in grado di guarire la malattia o comunque di modificarne
significativamente la storia naturale; Importante: maggiore efficacia dimostrata su esiti clinicamente
rilevanti, o capacità di ridurre il rischio di complicazioni invalidanti o potenzialmente fatali, o migliore
rapporto rischio/ beneficio (R/B) rispetto alle alternative, o capacità di evitare il ricorso a procedure cliniche
ad alto rischio (...). Moderato: maggiore efficacia di entità moderata o dimostrata in alcune sottopopolazioni
di pazienti o su esiti surrogati, e con effetti limitati sulla qualità della vita. Per condizioni nelle quali sia
ammissibile l'assenza di un comparatore, disponibilità di evidenze suggestive di migliore efficacia clinica e
profilo R/B più favorevole rispetto alle alternative terapeutiche disponibili; Scarso: maggiore efficacia che,
tuttavia, è stata dimostrata su esiti non clinicamente rilevanti oppure risulta di scarsa entità. Vantaggi minori
(ad esempio via di somministrazione più favorevole) rispetto alle alternative terapeutiche disponibili;
Assente: assenza di un beneficio clinico aggiuntivo rispetto alle alternative terapeutiche disponibili. Fonte,
Aifa 2017
Foto: Stefano Di Marzio AboutPharma and Medical Devices [email protected]
Foto: Parole chiave Innovatività, innovazione, farmaci Aziende/Istituzioni Aifa, Farmindustria, Ema, Fda,
Dompé
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Una proposta per la riforma del sistema che aiuti a coniugare innovazione e contenimento di spesa
Vincenzo Salvatore
Il Governo italiano, ma la situazione è analoga in molti altri Stati membri dell' Unione europea, è impegnato
da anni nella ricerca di soluzioni che consentano di soddisfare le esigenze terapeutiche di un numero
crescente di pazienti, potenziali destinatari di farmaci innovativi e, allo stesso tempo, di ridurre i costi della
spesa farmaceutica, alleviando gli oneri a carico del Servizio sanitario nazionale. In gioco gli interessi dell'
industria farmaceutica all' applicazione di criteri di rimborsabilità e di prezzi che consentano una
remunerazione adeguata degli investimenti e# ettuati nelle attività di ricerca e sviluppo, quelli della " nanza
pubblica che impongono di rispettare rigorosi tetti di spesa e, primo fra tutti, con" gurando tra l' altro un
diritto tutelato a livello costituzionale, quello dei pazienti ad accedere a farmaci innovativi necessari a
soddisfare le esigenze terapeutiche. Le iniziative sin qui adottate, ancorché meritorie nella ricerca di un
accettabile contemperamento degli interessi contrapposti si sono infatti, per la loro natura estemporanea ed
occasionale, rivelate spesso insu& cienti e inadeguate, e comunque inidonee ad o# rire una soluzione di
sistema, strutturale e non meramente congiunturale, ai problemi prospettati. Tra gli interventi normativi più
recenti possono ricordarsi l' inserimento nelle liste di rimborsabilità di medicinali più economici che possano
essere impiegati al di fuori delle indicazioni terapeutiche autorizzate (o# label), ovvero la previsione nella
Legge di Stabilità di fondi speciali per coprire i costi relativi allo sviluppo e alla commercializzazione di
farmaci destinati al trattamento di patologie ad alto impatto sociale (oncologici) ovvero di medicinali
innovativi. Tutte le iniziative sin qui adottate hanno prestato il " anco a critiche e censure, per lo più
condivisibili, per la dubbia compatibilità con le norme di origine europea che disciplinano l' immissione in
commercio dei medicinali (utilizzazione generalizzata di farmaci o# label laddove siano disponibili
medicinali autorizzati per la speci" ca indicazione terapeutica e indipendentemente dalla valutazione delle
esigenze del singolo paziente), per la previsione al di fuori di una programmazione rigorosa di fondi
straordinari e, non da ultimo, per la natura ampiamente discrezionale, oltre che svincolata da qualsiasi
valutazione degli elementi di economicità, dei criteri adottati per de" nire il carattere innovativo di un
farmaco. Si rende allora necessario un ripensamento delle modalità di governo della spesa farmaceutica e
la de" nizione di una strategia di più ampio respiro. La ricerca di una soluzione sistemica impone tuttavia la
condivisione delle linee di indirizzo da parte di tutti gli stakeholder coinvolti, la cui priorità non può che
essere quella del soddisfacimento delle esigenze terapeutiche dei pazienti. Nell' elaborazione di una
roadmap pluriennale dovranno essere individuati incentivi che, in un' ottica di ottimizzazione di spesa,
possano, ad esempio, stimolare la ricerca condivisa fra aziende farmaceutiche e fra queste ultime e i centri
di ricerca universitari per quanto concerne nuove molecole, ov vero lo sviluppo di indicazioni terapeutiche
ulteriori rispetto a quelle precedentemente autorizzate per quanto riguarda i medicinali già disponibili sul
mercato. La mancata condivisione degli oneri derivanti dalle sperimentazioni cliniche e la conseguente
moltiplicazione esponenziale di costi legati a modelli di ricerca e sviluppo gestiti esclusivamente in-house
dalle singole aziende farmaceutiche rendono il sistema anacronistico e i costi da esso generati insostenibili.
La cooperazione fra aziende farmaceutiche nel settore della ricerca e sviluppo in relazione allo studio di
farmaci innovativi, se opportunamente incentivata, consente invece di mettere in comune e bene" ciare
delle migliori conoscenze disponibili (pooling the best available evidence and expertise), consentendo di
ottimizzare tempi e modalità di sperimentazione e di ridurre conseguentemente gli oneri, oggi esorbitanti, a
carico del sistema sanitario. D' altro canto, un possibile argine all' utilizzazione incontrollata ed
indiscriminata di farmaci o# -label può scaturire da incentivi di natura "scale o da diversi meccanismi
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SERVE PIÙ COOPERAZIONE TRA IMPRESE PER SOSTENERE I COSTI
DELLA RICERCA
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premiali che inducano le aziende farmaceutiche ad e# ettuare ulteriori attività di ricerca " nalizzate ad
estendere le indicazioni terapeutiche di un farmaco precedentemente autorizzato, laddove la prassi riveli l'
utilizzazione di# usa del medicinale per una o più indicazioni terapeutiche non autorizzate. E ciò nel rispetto
dei principi che governano il sistema autorizzatorio ed a vantaggio di un più e& cace monitoraggio e
puntuale adempimento degli obblighi di farmacovigilanza.
Foto: Vincenzo Salvatore Focus Team Healthcare e Life Sciences, BonelliErede
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Pag. 34 N.148 - maggio 2017
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ITALIANI ANCORA POCO FARMACOVIGILA(N)TI
Nonostante il numero di segnalazioni di sospette reazioni av verse sia cresciuto negli ultimi anni, i dati
continuano a provenire prevalentemente da progetti di sorveglianza attiva, da specialisti e strutture
ospedaliere: la segnalazione spontanea funziona poco con farmacisti e medici di medicina generale.
Marcate le di# erenze regionali e buono il confronto con l' Europa
Cristina Tognaccini
Segnalare ed essere sorvegliati. Dovrebbe essere questo il senso della farmacovigilanza spontanea in
Italia, che però a ben vedere non funziona come dovrebbe. Se lo scopo dell' attività è veri" care il rapporto
rischio-bene" cio di un medicinale nel suo utilizzo quotidiano, molte delle segnalazioni di sospette reazioni
avverse (Adr) dovrebbero arrivare da farmacisti e medici di medicina generale (mmg) che più di frequente
si rapportano con gli utilizzatori " nali del prodotto. Eppure è proprio dal territorio che arriva la percentuale
minore di schede. Secondo i dati presentati di recente da Anna Rosa Marra, dirigente dell' Area Vigilanza
Post-Marketing dell' Agenzia italiana del farmaco, tra il 2015-2016 solo il 15% delle segnalazioni sono
arrivate dai farmacisti e il 9% dai medici di base, contro un 62% tra specialisti (28%) e medici ospedalieri
(34%). Senza considerare che nel caso dei farmacisti il dato è falsato dal lavoro dei colleghi che operano
all' interno di progetti di farmacovigilanza attiva in ospedale. "Solo nel 2016 i principali segnalatori sono stati
i medici ospedalieri con 23.692 segnalazioni (53% del totale) - spiega Marra ad AboutPharma and medical
devices - seguiti da specialisti (4.977 segnalazioni, 11%) e dai farmacisti (4.154 segnalazioni, 9%). La
maggior parte delle schede di questi ultimi però proviene da farmacisti ospedalieri coinvolti in progetti di
farmacovigilanza attiva; mentre sono ancora poche le segnalazioni provenienti dai medici di medicina
generale, che nel 2016 hanno rappresentato il 6% del totale, numero comunque in leggero incremento
rispetto al 2015 (+3.4%)". Nel complesso le schede per Adr da farmaci e vaccini pervenute alla Rete
nazionale di farmacovigilanza nel 2016 sono state oltre 45 mila, equivalenti a un tasso di 743 segnalazioni
per milione di abitanti. Un buon dato tutto sommato - secondo Marra - che posiziona l' Italia tra i paesi più
virtuosi in Europa, ma che di fatto è inferiore del 9% rispetto l' anno precedente quando avevamo toccato
quasi le 50 mila schede, mentre nel 2014 questa soglia era stata ampiamente superata. Il calo registrato
negli ultimi due anni - che riguarda i farmacisti come evidenziato dai dati presentati al convegno ma in
generale tutti gli operatori - si può in parte attribuire all' interruzione di molti dei progetti di farmacovigilanza
attiva svolti all' interno degli ospedali. Gli stessi dati sulla farmacovigilanza sono sati raccolti e presentati
durante il convegno milanese FarmacistaPiù da Enrico Magni, esperto in ricerca clinica, direttore della
società GK Pharma Consultants e consulente scienti" co di Asgenia, società di servizi per la
farmacovigilanza di Assogenerici. Anche da questo database l' operato del farmacista non ne esce bene,
con solo il 16% delle segnalazioni. Un altro elemento che emerge inoltre è la presenza di errori nell'
inserimento delle schede: da una analisi realizzata su cento schede di segnalazione il 58% ne conteneva
almeno uno. Sbagli relativi a test di laboratorio per il 30%; a eventi medici importanti (compresi cioè nella
IME list redatta dagli esperti di Eudravigilance) erroneamente classi" cati come "non gravi" per il 22%; a
discrepanza tra data di inserimento e data dell' Adr per il 18%. "Disponiamo di una rete di farmacovigilanza
complessa ed e& ciente nell' ambito della quale però è necessario segnalare di più e segnalare meglio", ha
a# ermato Magni ad AboutPharma. "Gli errori più frequenti riguardano l' anagra" ca del paziente o l'
individuazione della tipologia di reazione avversa. Ma spesso si registra anche l' inserimento in rete di
segnalazioni che riguardano Adr avvenute anche diversi anni prima. Errori o inadempienze su questo fronte
non vanno sottovalutati perché possono generare un bias nel sistema nazionale e internazionale di
farmacovigilanza. Le schede errate possono portare a elaborazioni non corrette in qualsiasi parte del
mondo con un impatto su decisioni e conseguenze non prevedibili né giusti" cabili e possono ostacolare le
aziende produttrici nella corretta valutazione della safety dei farmaci di cui sono titolari". A detta di Magni
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nel nostro Paese manca quasi la cultura della segnalazione "molto dipende dai corsi - spiega - e dal di#
ondere sul territorio questo tipo di attività. Alcuni operatori non hanno neanche chiaro cosa deve essere
segnalato. Eppure quella della farmacovigilanza è un' attività fondamentale per raccogliere informazioni in
ambiti che altrimenti resterebbero scoperti: come gravidanza, allattamento e pediatria. È di& cile fare
sperimentazioni in questi contesti, per cui avere dei dati, anche se empirici e senza un profondo valore
scienti" co, è comunque un modo, se non l' unico, per avere accesso alla conoscenza. Sono dati reali,
eppure spesso non vengono segnalati. Bisogna espandere la coscienza del segnalatore". FARMACIE,
UN'OPPORTUNITÀ MANCATA Nel corso degli ultimi anni alcuni progetti di farmacovigilanza attiva "
nanziati da Aifa hanno coinvolto i farmacisti territoriali nella raccolta delle segnalazioni di reazioni avverse
da parte dei cittadini. I risultati hanno evidenziato il potenziale ruolo dei professionisti sanitari nel
promuovere l' attività. Eppure il loro operato in questo contesto resta molto limitato. Un' occasione mancata
considerando che la farmacia territoriale è forse il luogo con il bacino d' utenza maggiore e più interessante.
"Le segnalazioni da parte dei farmacisti sono di grande importanza sia per la stretta vicinanza al cittadino
nella pratica quotidiana, sia perché rispetto ai medici possono venire a conoscenza degli eventi avversi
associati ai farmaci di automedicazione o da banco con maggiore probabilità. I pazienti infatti sono spesso
scarsamente consapevoli del rischio connesso all' utilizzazione dei farmaci Otc ed è quindi importante
svolgere un' attività di vigilanza su tali prodotti. Il farmacista è particolarmente importante in questo senso
perché può orientare correttamente l' atteggiamento auto-prescrittivo del paziente e svolgere un ruolo signi"
cativo nell' attività di vigilanza sui farmaci da banco". A frenare i farmacisti (come forse i medici di medicina
generale) sono il poco tempo, il relativo aggiornamento sulla materia, la paura di segnalare in maniera
errata. Annarosa Racca presidente di Federfarma, riferisce ad Aboutpharma che "sì, c'è ancora da lavorare
su questo fronte e dobbiamo mandare all' autorità sanitaria maggiori informazioni. Però bisogna anche
prestare attenzione nel fare farmacovigilanza: non possiamo segnalare una Adr per un farmaco se non
siamo certi, perché magari poi è dovuta a un altro fattore. Bisogna segnalare solo nei casi giusti, magari
consultandosi con il medico. È un lavoro di squadra. Non c'è mancanza da parte dei farmacisti, sono certa
che i colleghi segnalano nei momenti in cui è necessario farlo. Negli ospedali poi è più facile perché i
problemi possono essere accertati con esami e strumenti adeguati, in farmacia bisogna basarsi solo su
quello che dice il cittadino". Eppure Marra sostiene che non sia "indispensabile essere sicuri della
correlazione farmaco-reazione avversa per e# ettuare una segnalazione di sospetta Adr, ma è suf" ciente
averne il sospetto". Anche Magni conferma che la segnalazione di farmacovigilanza non implica un giudizio
medico, ma si limita a raccogliere un' informazione e segnalarla. "Il giudizio sull' evento poi, sulla gravità e
la sua correlazione con il medicinale non è di competenza del segnalatore, né implica un giudizio da parte
di chi fa questo tipo di lavoro". Alcuni farmacisti poi hanno paura di incappare in problemi di privacy, anche
se chi svolge questo tipo di servizio è sempre tutelato; mentre altri si lamentano delle complessità della
scheda. Forse un tempo poteva aver senso dare la colpa alla burocrazia e accusare il sistema di essere
macchinoso, ma oggi questo limite è ampiamente superato anche grazie a strumenti come Vigifarmaco, il
sistema di segnalazione online messo a punto nel 2014 dalla Regione Veneto all' interno di un progetto di
farmacovigilanza attiva e adottato dalla stessa Aifa a partire da gennaio scorso. "Ora si tratta solo di
volontà - sottolinea Magni - e forse di rifare i corsi su cosa è la farmacovigilanza, a cosa serve, come si fa,
e quali sono i criteri per segnalare gli eventi avversi". Un altro limite secondo Marco Bacchini, presidente di
Federfarma Verona è anche la scarsa conoscenza che l' utenza ha di questo servizio: "Bisognerebbe fare
una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei cittadini per divulgare questa ulteriore opportunità che
gli viene o# erta". IL DIVARIO TRA REGIONI Asgenia ha poi strati" cato i dati per regioni, trovandone
alcune che segnalano tanto e detengono la maggioranza delle segnalazioni - come Lombardia e Veneto - e
altre che ne hanno pochissime, come Abruzzo, Marche e Sardegna per citarne alcune. Marra a questo
proposito aggiunge che "nel 2016 le Regioni con il più alto numero assoluto di segnalazioni e relativo tasso
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di segnalazione sono state Toscana, Veneto, Lombardia che complessivamente rappresentano il 46% delle
segnalazioni totali". I motivi delle diversità territoriali possono essere diversi e non sono certi, ma la stessa
dirigente dell' Aifa a# erma che molto dipende da quanto ciascuna Regione ha investito in farmacovigilanza
. Q uelle con il più alto tasso di segnalazioni infatti sono le stesse che per anni hanno promosso progetti in
materia, sia di formazione sia di raccolta dati, maturando anche una forte esperienza nell' ambito. Per fare
un esempio Elisabetta De Bastiani, referente di Farmacovigilanza per la provincia autonoma di Trento,
racconta che l' anno scorso le segnalazioni ricevute sono state 162, perfettamente in linea con la soglia
richiesta dall' Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che la " ssa a 300 segnalazioni per milione di
abitante (la provincia conta poco più di 500 mila abitanti). "Ci sono però ampi spazi di miglioramento continua - le Regioni che pubblicano dati migliori dei nostri li raccolgono all' interno dei progetti. Si tratta
perciò di segnalazioni spontanee " no a un certo punto, al contrario delle nostre che lo sono davvero. È
chiaro che dove viene attivato un progetto nel quale si richiede la segnalazione o addirittura vi sono
farmacisti che fanno da facilitatori e le intercettano e le inviano saranno di più. Noi purtroppo ora non
abbiamo progetti attivi anche perché in seguito al Patto di Milano abbiamo rinunciato ai fondi destinati alla
farmacovigilanza. Tra il 2014 e 2015 però abbiamo aderito a un progetto multiregionale, con la Regione
Veneto sulla vaccinovigilanza. Abbiamo raccolto più di 500 schede, che però erano richieste ai genitori. Il
risultato è stato molto e& cace, ma non parliamo più di farmacovigilanza spontanea. I limiti del segnalare
credo che siano un po' la paura di sbagliare, la pigrizia, le lungaggini burocratiche, ma anche il non
comprendere il signi" cato dell' importanza dell' attività". SERVE UN ATTEGGIAMENTO PIÙ ATTIVO Una
conferma delle falle del sistema di farmacovigilanza arriva in parte dal controverso servizio di Report sulle
"Reazioni avverse" andato in onda su Raitre lo scorso 17 aprile. Al di là delle polemiche suscitate, un dato
interessante che ne è emerso è la mancata attività di farmacovigilanza spontanea dal basso, dagli operatori
che più da vicino hanno a che fare con i cittadini. A questo proposito Silvio Garattini direttore dell' Istituto di
ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano ha subito dichiarato che serve una farmacovigilanza più
attenta, seria e attiva. "Nel caso del vaccino contro il papilloma virus (al centro del servizio di Report ndr)
c'è una grave carenza perché gli e# etti collaterali vengono raccolti sulla base di rapporti spontanei e non
su ricerche speci" che. Sono persuaso dunque, che ci voglia una farmacovigilanza attiva per vedere bene
quali siano gli e# etti tossici. I bene" ci sono quelli che sono, ma dobbiamo capire le conseguenze nocive e
in questo, ritengo che l' Italia non si stia facendo ancora un lavoro su& ciente, per i vaccini come per i
farmaci in generale". Secondo il farmacologo italiano ci sarebbe bisogno di maggiore trasparenza. Perché
gli studi clinici condotti dalle industrie in ambienti controllati e condizioni ottimali non bastano: "Servono
studi indipendenti e approfonditi, compiuti su persone vere, che magari insieme con quel farmaco
assumono altre sostanze. In Italia invece non esistono programmi e& caci di ricerca della tossicità". I
FONDI REGIONALI Lo scorso 30 marzo è arrivato anche l' Accordo Stato-Regioni-Province Autonome e il
relativo sblocco dei fondi regionali dispensati da Aifa per la farmacovigilanza attiva, per il triennio 2012-1314: 30,6 milioni di euro suddivisi nei tre anni. I "nanziamenti saranno ripartiti in una quota " ssa per le
Regioni di 50 mila euro l' anno, più un 40% destinato ai Centri regionali di farmacovigilanza; il 30% a
progetti regionali; e un altro 30% per progetti nazionali o multiregionali. La quota complessiva dipenderà dal
numero di abitanti delle singole regioni e ognuna, sempre a seconda delle numerosità, dovrà
obbligatoriamente aderire ad almeno uno o due progetti. I fondi dovranno essere impiegati per sviluppare
quattro aree tematiche di interesse: istituzione e ra# orzamento dei Centri regionali di farmacovigilanza;
studio delle reazioni avverse ai farmaci, inclusi i vaccini; informazione e formazione; valutazione dell'uso dei
farmaci e degli e# etti delle terapie farmacologiche nella pratica clinica usuale, sia in ambito territoriale che
ospedaliero. Si tratta della quarta tranche di " nanziamenti che l' ente regolatorio ha messo a disposizione
delle Regioni dal 2007. La prima " nanziaria è stata rilasciata nel 2007, a seguire quella del 2008-2009, e
2010-2011, con un ritardo accumulato " no ad arrivare a quest' ultima. "In realtà i fondi destinati alla
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farmacovigilanza nascono da un decreto legge del 1997 - spiga Ugo Moretti, responsabile del Centro
regionale di farmacovigilanza del Veneto e della Provincia di Bolzano - che al tempo assegnava 50 miliardi
di lire per metà al vecchio ministero che si occupava dei farmaci e per un' altra metà alle regioni. È andata
avanti così per un po' ma mancava un controllo e# ettivo sull' uso che ne veniva fatto. Perciò nel 2007,
grazie a Mauro Venegoni a capo della farmacovigilanza in Aifa, si è deciso di monitorare meglio le attività "
nanziate. Nel 2007 in seguito all' Accordo Stato-Regioni è stata assegnata la prima " nanziaria che
distribuiva alle Regioni i fondi indirizzandoli su alcune attività, in particolare: la creazione di centri per la
farmacovigilanza che al tempo non esistevano; progetti di su informazione e uso dei farmaci; progetti
regionali o interregionali. Ogni anno l' importo è calato: si è passati dai 25 milioni di euro nel 2007 e l' ultimo
con circa 10 milioni di euro per ogni anno. Tutto sommato però i fondi sono serviti a far crescere la
farmacovigilanza in Italia negli ultimi dieci anni, soprattutto grazie a progetti di farmacovigilanza attivi e l'
attività dei centri regionali". Il Veneto è tra le Regioni virtuose che hanno portato avanti progetti importanti
tra cui, per incarico di Aifa all'Università di Verona, la creazione della piattaforma per la segnalazione online
(Vigifarmaco), che era prevista come obbligo dalla normativa europea e ha facilitato di molto l' inserimento
delle schede (è ancora sempre prevista anche la segnalazione cartacea). Inoltre è attivo un progetto sui
vaccini, che coinvolge i genitori con un sms, uno sui biosimilari e ha da poco concluso il progetto "Vigirete",
che ha coinvolto attivamente i farmacisti. Secondo Moretti il sistema di segnalazione italiano è unico e di
ottima qualità: "Abbiamo 300 responsabili di farmacovigilanza, e se da una parte questo pone dei problemi
di formazione e coordinamento, dall' altra è un vantaggio, perché si hanno segnalazioni più dettagliate e
precise. Tanto che secondo l' Oms le segnalazioni italiane sono le migliori al mondo qualitativamente. È un
sistema che costa tanto ma che dà anche risultati". IL CONTESTO EUROPEO Dai dati riferiti da Marra ad
Aboutpharma emerge che dalle segnalazioni inviate a Vigibase, il database mondiale dell'Oms, e
considerando il periodo dal 2009 a oggi, l'Italia rappresenta il secondo Paese come percentuale di
segnalazioni (15.1%) all'interno del gruppo di quelle provenienti dall'Europa, dopo la Francia (17.8%) e
prima di Germania (14.3 %), Regno Unito (14.1%) e Spagna (9.4%). Tenendo conto della popolazione
nazionale ovviamente. "L ' Italia si colloca tra i Paesi europei in cui il volume delle segnalazioni spontanee è
maggiore" conclude. Anche Magni concorda sul fatto che il nostro Paese sia ben collocato in Europa: "Ha
anche superato il benchmark che ci eravamo proposti. È sicuramente attiva nella raccolta di informazioni e
fa un bel lavoro ma questo non esclude che potremmo fare meglio se avessimo più partecipazione da parte
di alcune categorie di operatori sanitari".
Foto: Cristina Tognaccini AboutPharma and Medical Devices [email protected]
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Anche se le leggi italiane e le direttive Ue inseriscono il Responsabile del Servizio di Farmacovigilanza e la
Q ppv tra le cariche obbligatorie per legge, poche aziende hanno attivato procedure di nomina e di av
vicendamento per tali " gure aziendali
Gianfranco De Carli
Quando si parla di Q ualità in farmacovigilanza corre l' obbligo di citare l' incipit della "Guideline on good
pharmacovigilance practices (GVP) Module I - Pharmacovigilance systems and their quality systems"
ovvero: "' is Module contains guidance for the establishment and maintenance of quality assured
pharmacovigilance systems for marketing authorisation holders, competent authorities of Member States
and the Agency". Q uindi la Q ualità in farmacovigilanza è un concetto trasversale anche se questo articolo
cercherà di riassumere gli aspetti tipicamente industriali. La maggioranza di tutti i capi di azienda italiane ed
europee (che poi coincidono con i MAH o se italiane con i titolari di Aic) hanno nella loro mappa dei rischi
aziendali la compliance alle leggi e normative europee e italiane. Un numero meno largo di questi capi di
aziende colloca la farmacovigilanza nella sua mappa dei rischi. Anche se le leggi italiane e le direttive Ue
dichiarano che il Responsabile del Servizio di Farmacovigilanza e la Q ppv tra le cariche obbligatorie per
legge, poche aziende hanno attivato procedure di nomina e di avvicendamento per queste " gure aziendali.
Eppure senza scomodare le universalmente note Gvp anche le stesse Iso dichiarano che la compliance
alla legge (e le cariche di legge ne sono parte integrante) sono tra gli obiettivi di procedurizzazione in un
sistema di Q ualità. La Q ualità nell' industria farmaceutica è nata prima in produzione, si è poi allargata alla
parte sperimentale laboratoristica, poi a quella sperimentale sull' uomo, la cui nascita (Gcp) si può collocare
al 1962 (Kefauver-Harris 1962 o Dichiarazione di Helsinky 1964) ma solo in tempi più vicini (2012) è
approdata in modo organico in quella serie di documenti che sono le Gvp. Q uindi anche se più giovani e
non ancora integralmente rodate basterebbe metterle in pratica. Purtroppo non così facile ed immediato.
Parlando di Q ualità in farmacovigilanza si dovrebbe dividere in fasce le aziende farmaceutiche. Vi sono
infatti aziende che operano su scala mondiale, dotate di farmacovigilanze in grado di gestire 50100 mila e
eventi indesiderati all' anno, con supporti informatici e applicativi, come ad esempio algoritmi bayesiani di
signal detection ma anche sistemi automatizzati di correzione degli errori, con funzioni sistematizzate di
quality check, metriche per la veri" ca della compliance e dei tempi di reporting con le a& liate ed i partner
commerciali, che per procedura attuano riconciliazioni mensili o settimanali, con strutture deputate alla Q
ualità (Q uality assurance) fatte da più persone e con speci" co personale dedicate al Qa in
Farmacovigilanza. Ma vi sono anche aziende di livello intermedio con minori capacità anche se in grado di
mantenere un buon livello qualitativo e soprattutto di documentare questo livello anche in sede di ispezione
regolatoria. Il problema il più delle volte si pone invece per aziende dove la mole di attività di
farmacovigilanza non satura nemmeno un Fte, molto spesso il responsabile di Farmacovigilanza o la Q ppv
svolgono più ruoli e dove istituire aziendalmente una funzione di Qa dedicato, anche se parzialmente, e
indipendente dalla Farmacovigilanza potrebbe essere organizzativamente di& cile. Alcune aziende
ricorrono all' outsourcing sia della Farmacovigilanza che del Qa ad essa dedicato e soprattutto quando vi
sia ampia variabilità delle attività, nella fase di start-up con pochi o nulli casi da gestire o anche in situazioni
mature con volumi ampi, un buon service provider può essere la soluzione vincente. Se questa
(outsourcing) è la scelta aziendale si deve porre attenzione al fatto che il Qa interno sia in grado di:
condurre una due diligence per veri" care le capacità tecnologiche e del personale assegnato; auditare
sistematicamente il service provider per veri" care il mantenimento nel tempo degli standard qualitativi. Lo
stesso service provider dovrà essere dotato di sistemi atti a garantire la qualità come ad esempio
procedure e working instruction adeguate, Q uality Check sulle segnalazioni di casi di reazione avversa
gestiti, capacità di gestire con il committente metriche e riconciliazioni nonché capacità adeguate di
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LE AZIENDE DEVONO CURARE LA QUALITÀ DELLE SEGNALAZIONI
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archiviazione dei dati informatici e cartacei. Organizzare una Farmacovigilanza di qualità comunque è
possibile, anche senza ricorrere all' outsourcing, tenendo ben presente alcuni aspetti tecnici ed
organizzativi. Innanzi tutto la conoscenza del processo di farmacovigilanza e l' ampiezza dello stesso. Vi
sono esempi estremi: una Q ppv può raccogliere qualche decina di casi all' anno da un certo numero di
Paesi europei e un' altra Q ppv con un solo Paese (Italia) che raccoglie dalla Rete nazionale di
Farmacovigilanza, assommando le segnalazioni per Sm (ovvero quelle attribuibili al propria specialità
medicinale) e quelle per Pa (ovvero quelle correlate ad un principio attivo che potrebbe essere considerato
attribuibile alla propria specialità), parecchie centinaia di casi di reazioni avverse all' anno. Una SOP ben
scritta non è su& ciente, la procedura infatti deve essere scritta in modo da rispettare i requisiti minimi
normativi richiesti ma deve essere anche aderente alla realtà operativa. Uno infatti degli errori rilevati di
frequente dagli ispettori regolatori (escludendo i casi di carente descrizione del processo) è la noncongruità tra procedura e operatività.
Foto: Parole chiave Farmacovigilanza, reazioni avverse, effetti collaterali, vaccinovigilanza
Aziende/Istituzioni Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Federfarma, Federfarma Verona, Asgenia,
Assogenerici, Organizzazione mondiale della sanità, Regione Veneto, Provincia autonoma di Bolzano,
Provincia autonoma di Trento, Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, GK Pharma
Consultants
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COSÌ I FARMACI INUTILIZZATI SI POSSONO RICICLARE CONTRO
SPRECHI E POVERTÀ
I medicinali ancora validi e non usati per svariati motivi, possono essere donati alle persone indigenti con
un vantaggio anche per le istituzioni locali. È la base di un progetto portato avanti da Banco farmaceutico
ma che per crescere ha bisogno di investimenti
Cristina Tognaccini
Che cosa fare delle scatole ancora chiuse e integre di medicinali che non saranno più utilizzati? Se lo
chiedono i clienti di Francesca, una farmacista di Padova di cui Fondazione Banco farmaceutico onlus ha
racconto la testimonianza. Prodotti che non sono più necessari perché il medico ha ritenuto opportuno
cambiare la terapia, perché i sintomi o la patologia si è risolta prima del completamento della cura, perché l'
utilizzatore è deceduto. Se lo chiedono anche le istituzioni. Come Martina che in qualità di assessore alle
Politiche sociali, ha chiesto alla Fondazione le modalità grazie alle quali il suo Comune può aderire al
progetto "Recupero farmaci validi non scaduti". L ' iniziativa comprende anche prodotti etici di fascia C o A
e va a integrarsi con la già nota "Giornata di raccolta del farmaco" attiva da tempo in Italia con lo scopo di
raccogliere medicinali di automedicazione per donarli agli indigenti. Ogni anno nelle case degli italiani resta
inutilizzato un gran numero di confezioni di farmaci ancora in buono stato di conservazione. Prodotti di cui
non si sa più cosa fare e che si " nisce per gettare via. Ciò contrasta con i risultati della ricerca "Nuove
povertà e bisogni sanitari" realizzata da Doxapharma per Banco farmaceutico, secondo cui quasi un
italiano su due (il 45%) nell' ultimo anno ha rinunciato all' acquisto di un farmaco per motivi economici. Uno
spreco generato all' interno delle mura domestiche, al momento non ancora stimato scienti" camente, che
secondo quanto riporta la onlus potrebbe aggirarsi intorno alle 1546 tonnellate di farmaci scartati, per un
controvalore di oltre 2,3 miliardi di euro (dati basati sul Rapporto ri" uti urbani 2015, dell' Istituto superiore
per la protezione civile e la ricerca ambientale condotta su circa un quarto dei comuni italiani). In realtà i
vantaggi del progetto "Recupero farmaci" (che va avanti dal 2013) sono tre, come spiega Paolo Gradnik,
presidente della Fondazione Banco farmaceutico onlus ad AboutPharma: "Il primo è senza dubbio il riuscire
a trasformare un potenziale spreco in una risorsa preziosa per le persone disagiate. Il secondo è fare
educazione ecologica-ambientale attraverso la logica del 'non smaltite come ri" uto' ciò che può essere
riutilizzato. Il terzo in" ne ha valenza economica: i farmaci sono un prodotto che va eliminato attraverso
procedure speciali con un costo maggiore di quello dei normali ri" uti urbani. Il progetto consente anche un
netto risparmio per l' amministrazione comunale, e quindi per tutta la società. Eravamo consci che mettere
in piedi una raccolta simile secondo i nostri standard, quindi non derogando dai criteri di sicurezza,
trasparenza, tracciabilità etc., era un' operazione estremamente complessa". Come si svolge il processo di
recupero? Il farmacista che aderisce all' iniziativa è dotato di un contenitore speciale per la raccolta dei
medicinali da "riciclare". È lui che e# ettua un primo " ltro insieme al cittadino che li dona, veri" cando che la
scatola sia integra, che il medicinale abbia almeno ancora otto mesi di scadenza e che non sia soggetto a
condizioni particolari di conservazione che non possono essere assicurate nel domicilio del paziente
(banalmente la temperatura controllata). Esclude anche i prodotti che appartengono alle tabelle delle
sostanze stupefacenti o psicotrope o i farmaci ospedalieri. Se i farmaci donati hanno i requisiti richiesti,
vengono inseriti nel bidone di raccolta e non possono più essere estratti. In questo modo si ha la certezza
che non potranno più rientrare nel circuito commerciale. Viene infatti anche applicato un bollino di
annullamento che li contrassegna come farmaci donati. Periodicamente poi gli addetti incaricati da Banco
farmaceutico svuotano il raccoglitore e ne portano il contenuto all' ente di assistenza collegato alla
farmacia. Organismi dotati di un ambulatorio medico o un medico responsabile che è in grado di utilizzare
questi farmaci da prescrizione e anzi spesso ne ha bisogno per gli assistiti con cui ha a che fare. Q ui viene
fatto un ulteriore controllo e i medicinali che lo superano vengono caricati sul sistema online di Banco
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farmaceutico (a cui tutti gli enti convenzionati hanno accesso), che ne garantisce la tracciabilità: viene
registrato il codice Aic, la scadenza, la tipologia ecc. A questo punto il farmaco è riutilizzabile perché sono
state ripristinate le condizioni iniziali del prodotto: è integro, non è scaduto, è perfettamente conservato, non
c'è sospetto di alterazione, ed è stato ricaricato come se fosse un prodotto appena messo in commercio. La
sperimentazione è partita nel 2013 a Roma per poi arrivare a Milano, Torino, Monza-Brianza, Verona,
Varese, Mantova, Rimini e Macerata. Oggi sono 285 le farmacie sul territorio in cui è attivo il progetto, e i
farmaci raccolti sinora sono stati oltre 290 mila, per un valore complessivo di circa 3,8 milioni di euro. In
realtà si tratta di numeri ancora piccoli che potrebbero crescere notevolmente con dei contributi esterni.
Gradnik infatti spiega che benché si tratti di una procedura semplice per il cittadino, in realtà è molto
complessa a valle e richiede una quantità di risorse che la onlus da sola non riesce a sostenere su grandi
numeri. "Dietro il processo ci sono passaggi molto lunghi e complessi, che prevedono un investimento
organizzativo e di tempo. Parzialmente vengono coperti dai volontari dell' ente ma su grandi numeri gestire
queste operazioni in condizioni di tracciabilità e sicurezza è un impegno economico. Per cambiare signi"
cativamente i numeri occorrono risorse economiche che non sono alla portata di Banco farmaceutico da
solo. I comuni per esempio sono ben felici di aderire alla nostra iniziativa, però poi è di& cile che
contribuiscano economicamente. Poi ci sono i casi di farmacie che hanno comprato in proprio il bidone per
la raccolta, episodi di fondazioni bancarie, privati, associazioni tipo Rotary che hanno donato contributi. Ma
è ovvio che senza un intervento sistematico i numeri possono crescere solo con il contagocce".
Valore commerciale dal 2013 a oggiFarmaci donati dal 2013 a oggi 20986
Fonte: Fondazione Banco farmaceutico Onlus
Foto: Cristina Tognaccini AboutPharma and Medical Devices [email protected]
Foto: Parole chiave Farmaci, riutilizzo, rifiuti, spreco, riciclo Aziende/Istituzioni Fondazione Banco
farmaceutico onlus, Doxapharma, Istituto superiore per la protezione civile e la ricerca ambientale
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EMA A MILANO, L'ITALIA HA IL SUO AMBASCIATORE
Ecco chi è Enzo Moavero Milanesi, giurista e politico che conosce bene le dinamiche di negoziazione
europee. Sul fronte cittadino, tutte le forze politiche sono compatte nel proporre il Pirellone come sede
transitoria per ospitare Ema. Intanto Londra sussurra di non voler lasciare andare l' agenzia, sfruttando le
pieghe del diritto internazionale
Alessio Chiodi
L'Italia ha il suo ambasciatore. Nell' arena dove i Paesi europei negozieranno l' assegnazione di Ema, il
Governo manderà un uomo di lunga esperienza internazionale: Enzo Moavero Milanesi, ex ministro agli A#
ari europei nei governi guidati da Mario Monti ed Enrico Letta. Sarà lui il consigliere del Presidente del
Consiglio Paolo Gentiloni. Il sindaco di Milano Beppe Sala, che aveva proposto la nomina di un
responsabile del progetto per le relazioni intergovernative, è stato accontentato. La scelta mette d' accordo
tutti. Moavero ha a lungo frequentato gli ambienti europei e conosce bene i meccanismi delle istituzioni di
Bruxelles. Sarà lui a dover convincere gli altri Paesi europei che le venti pagine del dossier italiano
contengono la soluzione migliore per ospitare l' agenzia europea dei medicinali. Sarà un po' come il cavallo
nel gioco degli scacchi. L ' unico pezzo capace di scavalcare le difese avversarie e scardinarne le
resistenze dall' interno. In Europa Moavero dovrà fare questo, facendo leva su un' attività di lobbying
intelligente e astuta con le cancellerie comunitarie. Una scelta azzeccata secondo molti, adottata prima del
29 aprile, giorno in cui si è tenuto il primo Consiglio europeo post attivazione articolo 50. Nessuna decisione
" nale è stata presa, ma sono state abbozzate alcune linee guida per capire come muoversi in uno scenario
inedito nel quale i vari governi devono rinegoziare sia i trattati con il Regno Unito che la rilocazione di Ema
ed Eba. A tal proposito in sede di consiglio è stato deciso che i capi di Stato e di governo decidano nella
sessione del 22 e 23 giugno i criteri e la procedura da seguire per decidere la futura localizzazione delle
due agenzie; la decisione " nale è attesa entro l'anno. Intanto Milano si prepara ad accogliere una
delegazione dell' Agenzia dei medicinali in visita al Pirellone entro metà maggio dopo che martedì 18 aprile
si è tenuta una riunione operativa a Palazzo Chigi per esaminare le priorità d' intervento e identi" care lo
sforzo economico da sostenere, a partire dai costi che riguardano la promozione (attraverso anche un sito
ad hoc) e il possibile trasferimento in città. L'AMBASCIATORE Enzo Moavero Milanesi, 63 anni, romano, è
un giurista e avvocato con lunghi trascorsi anche in politica. Ha ricoperto il ruolo di ministro per gli A# ari
europei nei governi Letta e Monti e ha collaborato, in qualità di Direttore generale del Bureau of european
policy advisors, con la Commissione europea. Ha conseguito la laurea in legge all' Università "La
Sapienza" nel 1977 e si è specializzato al College de France di Bruges conseguendo il diploma di diritto
comunitario. L ' anno successivo ha ottenuto la specializzazione in diritto internazionale a Dallas, all'
University of Texas. Conosce molto bene i salotti europei. Nel 1983 è stato funzionario della Direzione
generale della Concorrenza della Commissione Ce e nel 1989 ha fatto parte del gabinetto del
vicepresidente Filippo Maria Pandol". Nel 1991 ne diventa capo. Ma Moavero non ha mai allentato i
rapporti con Roma. Tra il 1992 e il 1994 è stato consigliere dei governi Amato e Ciampi, tanto che Amato
stesso lo ha indicato come capo del Segretariato per gli A# ari europei nell'ambito del Segretariato generale
della presidenza del Consiglio. Nel 1995 a Bruxelles avviene l' incontro con Mario Monti, allora commissario
per il mercato interno. C'è subito sintonia, tanto che Moavero diventa capo del suo gabinetto quando il
futuro presidente del Consiglio diventa commissario per la Concorrenza. Nel 2002, poi, Moavero è
nominato segretario generale aggiunto della Commissione europea, prima di diventare, dal 2005 al 2006,
direttore generale dell'U& cio dei Consiglieri per le Politiche europee della Commissione. Fino al 2012,
inoltre, ha ricoperto il ruolo di giudice del Tribunale di primo grado della Corte di giustizia europea. LE
RESISTENZE LONDINESI Da Londra arrivano, però, segnali di resistenza. Il Regno Unito per bocca del
segretario britannico per la Brexit, David Davis, fa sapere che Ema ed Eba resteranno dove sono. Lo ha
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riferito il Financial Times a metà aprile, scatenando forti polemiche negli ambienti comunitari. "È ovvio che
Ema ed Eba dovranno lasciare il Regno Unito non appena la Brexit sarà una realtà. Q uesto è un dato di
fatto. I negoziati su dove saranno poi localizzate saranno fatti dai 27, senza il Regno Unito", ha dichiarato
Guy Verhofstadt, capo negoziatore del Parlamento Europeo per la Brexit. "La nuova sede sarà decisa dagli
Stati membri, non è parte del negoziato sulla Brexit, ma piuttosto una sua conseguenza", ha precisato nelle
settimane scorse il portavoce capo della Commissione europea, Margaritis Schinas, durante la conferenza
stampa quotidiana dell'Esecutivo comunitario. La dichiarazione di Davis, però, ha origine da una piega del
diritto europeo, in particolare dalla "Dichiarazione congiunta" di Commissione, Parlamento e Consiglio Ue
datata 19 luglio 2012. Il documento, secondo Francesco Rossi dal Pozzo, docente di diritto dell' Unione
europea all' Università di Milano, anche se non in maniera esplicita, pari$ ca le agenzie europee alle altre
istituzioni comunitarie e richiama l' articolo 341 del "Trattato di funzionamento dell' Unione europea". Q
uesto a# erma che "la sede delle istituzioni dell'Unione è $ ssata d'intesa comune dai governi degli Stati
membri". Vige il principio di territorialità che andrebbe superato su decisione di tutti i 27 membri dell' Ue. In
punta di diritto, però, non è speci$ cato che la sede debba per forza appartenere a uno Stato membro. "Da
escludere questo scenario a causa di interessi particolari - dice Rossi dal Pozzo - la questione è politica. Si
può ipotizzare che il mantenimento della sede sia oggetto di negoziato per un periodo transitorio". In questo
caso si dovrebbe chiamare in causa la convenzione di Vienna del 1961 sulle relazioni diplomatiche,
documento che regolamenta le attività degli ambasciatori e funzionari in Paesi terzi. Cambierebbero di fatto
i rapporti tra Ue e Regno Unito e quindi anche i rapporti bilaterali tra il governo di Londra e quello
comunitario di stanza a Bruxelles. E I POSTI DI LAVORO? Parlando dei funzionari dell' agenzia diretta da
Guido Rasi, va sottolineato il fatto che l' emorragia di dipendenti temuta da molti esperti (tra cui Martin
Munte, presidente della Farmindustria austriaca), è già in atto. Lo ha ammesso lo stesso Direttore generale
in un' intervista a Reuters; le candidature per gli stage all' interno dell' agenzia si sono ridotte, in un anno,
da duemila a settecento. A metà aprile, stando alla Reuters, erano 21 i Paesi che avevano mostrato
interesse ad accogliere Ema. Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia,
Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Malta, Olanda, Portogallo, Romania, Slovacchia,
Slovenia, Spagna e Svezia. Dagli u% ci del Consiglio europeo, tuttavia, fanno sapere che una lista u% ciale
non è ancora stata di# usa. IL PIRELLONE "UNICA POSSIBILITÀ" Il mese di aprile ha portato novità. Dopo
i tentennamenti iniziali, anche il presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni ha dato il suo via libera
alla proposta del grattacielo milanese progettato da Giò Ponti, ex sede del governo lombardo, de$ nendo
questa scelta "l' unica possibilità". Critica la Lega Nord che vede in questa scelta una genu& essione della
politica italiana (e lombarda soprattutto) nei confronti della burocrazia europea. Tutte favorevoli le altre
forze politiche. Nessuno ha però parlato di sede de$ nitiva, ma solo transitoria. Come ha rivelato la
Repubblica il 2 aprile scorso, l' obiettivo secondo molti sarebbe quello di spostare l' Ema in uno degli edi$ ci
ancora in costruzione: la Liberskind Tower a Citylife, un palazzo del progetto Symbiosis in via Ripamonti, l'
ex sede Inps in via Melchiorre Gioia o Cascina Merlata. "La sede transitoria potrà essere un valore
aggiunto" ha dichiarato ad AboutPharma Vincenzo Salvatore, Of Counsel dello studio legale BonelliErede.
Secondo Salvatore la soluzione temporanea (che sia il Pirellone o altro stabile che deciderà l' Ema stessa),
permetterà all' ente diretto da Guido Rasi di illustrare le caratteristiche che la nuove sede dovrà avere. In
fondo questo è già successo nel 2012. L ' Ema in quel caso si trasferì dalla sua precedente sede,
spostandosi di soli ottocento metri e prendendo possesso di un nuovo edi$ cio (sempre nel quartiere di
Canary Wharf ). Non una novità quindi. Anche l' Efsa a Parma, l' agenzia europea per la sicurezza
alimentare, aveva dapprima una sede in un centro direzionale, prima di spostarsi dov'è tutt' ora, in via Carlo
Magno.
Foto: Alessio Chiodi AboutPharma and Medical Devices [email protected]
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Lombardia, Unione europea, Università degli studi di Milano
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FARMACI OMEOPATICI CHI HA PAURA DELL'AIC?
Mancano due mesi alla scadenza " ssata per presentare in Aifa i dossier registrativi senza i quali a partire
dal 31 dicembre 2018 non sarà più possibile vendere i medicinali che ne sono privi. Omeoimprese
denuncia la drastica riduzione dei prodotti sugli sca# ali e chiede una proroga al Governo. Intanto Boiron
contesta l' ipotesi di ulteriori dilazioni
Stefano Di Marzio
Sugli sca# ali resteranno poche migliaia di confezioni. Salvo proroghe inattese ma molto agognate da
qualcuno, mancano due mesi scarsi alla scadenza dei termini per la presentazione all' Aifa dei dossier
registrativi da parte dei produttori di medicinali omeopatici: tre le tipologie previste secondo le
caratteristiche dei prodotti. Come stabilito dall' articolo 1, comma 590, contenuto nella Legge di Stabilità
2015 (23 dicembre 2014, n. 190), il 30 giugno prossimo dovrà completarsi la procedura che è propedeutica
all' ottenimento di Aic per ciascuna referenza. Senza tale autorizzazione, dopo il 31 dicembre 2018, non
sarà più possibile distribuire in farmacia i prodotti che ne saranno privi. Gli esiti? Ovviamente pesanti - in un
modo e nell' altro - per produttori, pazienti, farmacisti e medici prescrittori. LA STORIA SI RIPETE Va detto
che la complessità regolatoria e le tari#e richieste per la registrazione - ancorché annunciate da una legge
del 2006 (la numero 219), da disposizioni anche precedenti, da modi" che successive, da sentenze seguite
a ricorsi in tempi più recenti - è stata vissuta male dalle imprese, che con rarissime eccezioni (certamente
quelle dei principali player) stanno faticando non poco a compilare e inviare i dossier, preferendo piuttosto
sacri" care i prodotti. Secondo Omeoimprese, l' associazione che raggruppa sedici produttori italiani,
rispetto ai 13-14 mila medicinali omeopatici attualmente presenti sul mercato, non saranno più di 5-6 mila
quelli che disporranno di Aic in tempo utile (a tanto ammonta il totale annunciato all' Aifa nel piano
programmatico prospettato dalle imprese). A dirla tutta, la selezione darwiniana del mercato va avanti da
almeno quattordici anni. Se al 31 dicembre 2012 alla banca dati di Aifa risultavano 25 mila medicinali
omeopatici e# ettivamente in commercio, quel totale era già inferiore di almeno 6 mila unità rispetto ai 31
mila prodotti che si vendevano " no al 2003. Tale riduzione rappresentò allora uno degli e# etti diluiti di una
lunga sequela di norme e del Decreto legislativo 185 del 17 marzo 1995 che, attuando in Italia la direttiva
europea 92/73 sugli omeopatici, ne impose una prima forma di registrazione, impedendo anche nuovi lanci.
A conti fatti, dunque, il dato macroscopico è che tra il 2003 e il 2017 potrebbe restare in vita poco più di un
quinto dell' antico splendore produttivo. IL MERCATO È IN FLESSIONE Il contesto attuale non aiuta.
Sempre secondo Omeoimprese il 2016 è stato l' annus horribilis dell' omeopatia italiana con un decremento
sia di fatturato (-4,8%) che di pezzi venduti (-7,4%). Nell' ultimo anno le aziende avrebbero bruciato quasi
15 milioni di euro, anche a causa della scadenza del 30 giugno 2017. Dice il presidente Giovanni Gorga:
"Non a caso il mercato $ ette più sui volumi proprio perché le aziende mandano a morire alcuni farmaci, pur
di non accollarsi l' onere della registrazione, con il risultato che medici e pazienti si orientano su altri
prodotti magari più costosi". Tali cifre (provenienti da altra fonte, per ammissione di Gorga) sono state
contestate nel merito e nel metodo dall' amministratore delegato di Boiron Italia Silvia Nencioni: "Premesso
che personalmente non condivido le strategie comunicative che generano sconforto e rischiano di indurre
s" ducia nel settore - chiarisce la top manager - dalle stime di Ims mi risulta un altro scenario rispetto a
quello descritto dall' associazione dei produttori. In particolare, a fronte di un fatturato 2016 pari a 253
milioni di euro (nel 2016 toccava i 260) il settore non ha perso 15 ma 7 milioni di euro, con un calo di volumi
e vendite, rispettivamente del 4% e del 2%, non del 7,4% e del 4,8% come sostenuto da Omeoimprese".
Silvia Nencioni legge così un dato che è comunque negativo. "Il trend del settore è assolutamente in linea
con quello dell' automedicazione nello stesso periodo. Con la di# erenza che rispetto agli Otc i farmaci
omeopatici non possono fare pubblicità alle indicazioni terapeutiche e non hanno il foglietto illustrativo..."
COSA CHIEDE L'AIFA In un lungo comunicato inviato alle aziende l' 11 aprile scorso (diciassette pagine
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contenenti soprattutto risposte a domande frequenti) l' Aifa ha ribadito il termine del 30 giugno 2017,
chiarendo ulteriormente i contenuti di una propria Determina (la 365 del 2015) che disciplina la materia. Q
uesta stabilisce, tra le altre cose, la possibilità di presentare dossier sempli$ cati, con tanto di autocerti$
cazioni, $ ssando il pagamento delle tari#e entro la scadenza in 800 euro per i medicinali unitari
("indipendentemente dalle diluizioni e dalla forma farmaceutica") e in 1.200 euro per quelli complessi
("indipendentemente dal numero dei componenti e dalla forma farmaceutica"). Nel dettaglio l' Agenzia
prevede: 1) l' accesso alla procedura sempli$cata di registrazione prevista dagli articoli 16 e 17 del Dlgs
219/2006 "a tutti i medicinali omeopatici già in commercio purché privi di indicazioni terapeutiche"; 2) la
sempli$ cazione della documentazione relativa al modulo 4 del dossier (preclinica) dando facoltà di
presentare in alternativa una dichiarazione aziendale autocerti$ cata che elenchi gli "elementi comprovanti
la sicurezza del prodotto, avendo riguardo alla sua composizione, forma farmaceutica e via di
somministrazione; dati di vendita al consumo negli ultimi cinque anni; eventuali segnalazioni di
Farmacovigilanza (...)". Da questa autocerti$ cazione sono esclusi i medicinali omeopatici di origine
biologica "preparati per uso parenterale e preparati con concentrazioni ponderali di ceppo omeopatico"; 3) l'
estensione della farmacovigilanza ai medicinali omeopatici che non posseggono tutti i requisiti dell' articolo
16 del Dlgs 219/2006 (si veda il box in queste pagine). 4) l' estensione anche ai medicinali antroposo$ ci
delle norme sui medicinali omeopatici (in quanto "descritti in una Farmacopea u% ciale e preparati secondo
un metodo omeopatico sono assimilabili ai medicinali omeopatici"). UN ANNO ANCORA? Omeoimprese,
più che contro la regolamentazione, corre contro il tempo. In questi anni e mesi, né i ricorsi, né gli incontri
con Governo e forze parlamentari (che comunque si susseguono incessanti in queste ultime settimane), né
gli appelli lanciati su web e mass media sono bastati per ottenere solo un anno in più di respiro, che
permetterebbe alle aziende italiane di mettersi $ nalmente al passo con la produzione di dossier e con i
dettami della Legge di Stabilità 2015 e la 219 in fatto di Aic. Dice Gorga: "Siamo contenti di una
regolamentazione perché qualche pregiudizio verso il medicinale omeopatico fatalmente cadrà. La
questione è un' altra: il poco tempo che resta per registrare i farmaci. Il decreto Milleproroghe sarebbe stato
il contenitore ideale per gli emendamenti ma abbiamo ricevuto parere negativo dal Governo. Ora, visti i
tempi stretti - spiega Gorga - solo un altro decreto potrebbe modi$ care una legge dello Stato che è una
fonte primaria". Gorga chiarisce. "Non ci si può sottrarre alle direttive europee, non solo noi ma lo stesso
Ministero della Salute e la stessa Agenzia del farmaco. La di# erenza sta nel fatto che in altri Paesi europei,
a cominciare dalla Francia o la Germania, che hanno una cultura più accogliente verso l' omeopatia e non i
pregiudizi dell' Italia, la regolamentazione è avvenuta in modo meno traumatico, meno doloroso. Lì, man
mano che si adottavano le direttive, si lavorava per registrare i medicinali. L ' Italia invece ha recepito in
ritardo le norme europee, nel 2006, e solo nel 2010 - con un ulteriore ritardo - Aifa ha pubblicato le linee
guida, contro cui sono stati inoltrati una serie di ricorsi perché quelle norme non erano adatte alla speci$
cità del medicinale omeopatico". I NODI AL PETTINE A proposito di speci" cità. Omeoimprese contesta
soprattutto gli oneri economici imposti agli omeopatici candidabili all' Aic. "A dicembre - prosegue Gorga - è
stato pubblicato un decreto contenente tari#e aggiornate dal Ministero, di poco inferiori a quelle previste per
un allopatico. Noi non siamo una Big Pharma che con dieci farmaci fattura milioni di euro. Ognuna di noi è
un' azienda con centinaia di prodotti che hanno un fatturato medio per ciascuno che è di qualche migliaio di
euro. Le istituzioni non lo capiscono. Peraltro le tari#e attuali sono state oggetto di una concertazione con il
ministero nel 2005, a fronte di un ricorso al Tar vinto da noi. Prima si ipotizzavano prezzi che arrivavano
anche a 30-40 mila euro. Q uanto alle restanti procedure di allestimento del dossier, era stata fatta una
fotocopia della norma che regola la registrazione dell' allopatico traslandola sull' omeopatico". Tutti fattori,
rintuzzati in tribunale dalle aziende, che hanno contribuito a generare ritardi e nodi al pettine. "In sostanza dice Oggi Gorga - le aziende stanno lavorando e& cacemente alla registrazione solo da un anno e mezzo
e, devo dirlo, Aifa sta collaborando in maniera encomiabile. Q uello che chiediamo al Governo non sono
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facilitazioni, né corsie preferenziali, ma solo tempo in più visto che il processo " nalmente si è avviato. Non
si capisce in tutta sincerità quale sia il problema concedere dodici mesi in più. Q uesti dodici mesi salvano
alcune aziende piccole e medie che garantiscono comunque qualità e sicurezza dei prodotti, nonchè posti
di lavoro". IL FRONTE È DIVISO Boiron non è d' accordo con la richiesta di proroga al Governo. Il
principale produttore di omeopatici presente sul mercato italiano - 42,5% a volumi, 33,5% a valori secondo i
più recenti dati di Q uintilesIms - preferirebbe dedicarsi ad altro: il bersaglio grosso è modi" care le leggi per
avere la possibilità di aggiungere le indicazioni terapeutiche ai farmaci e fare pubblicità come qualunque
Otc (ma questa è un' altra storia, solo con" nante con la questione Aic). In e# etti Boiron ha rispettato la
legge, s'è attrezzata per tempo per sfornare dossier e non condivide le pressioni di Omeoimprese (cui
peraltro non è associata). Spiega ancora Silvia Nencioni: "In Italia di proroghe ce ne sono state "n troppe,
almeno sette. Noi ai dossier stiamo lavorando già dal 2006, considerato che il decreto recepiva una
direttiva europea del 2001 e che nella normativa si fa riferimento alle speci" cità degli omeopatici. Anche le
altre aziende avrebbero potuto cominciare a organizzarsi. D' accordo, è vero che per varie ragioni ci siamo
potuti attivare forse due o tre anni dopo, ma il tempo ormai è passato". Dove Silvia Nencioni concorda con il
collega Gorga è sull' importanza intrinseca dell' Aic. "Rappresenta una prima forma di regolarizzazione per i
nostri farmaci e ottenerla signi" ca anche superare una volta per tutte le solite critiche dei detrattori che ci
accusano di essere sul mercato senza avere portato il modello tecnico di richiesta Ctd della
regolamentazione europea, nonostante ciò non sia una responsabilità delle aziende". La top manager di
Boiron Italia non ritiene incongrue le richieste regolatorie e motiva così. "I nostri dossier sono quelli degli
altri farmaci. Cinque moduli, i primi due legati alle pratiche amministrative, il 3 e 4 su qualità e sicurezza, il
quinto riguarda la clinica. L ' articolo 1 della legge 219/06 elenca oltre agli omeopatici molti farmaci con
speci" cità e non chiede gli stessi dati a tutti. Il modulo 5 per gli omeopatici prevede unicamente riferimenti
di tipo bibliogra" co sulla farmacologia omeopatica. L ' Italia ha voluto dare un' altra opportunità di sempli"
cazione che fa dire alle altre aziende che gli ultimi elementi utili alla registrazione sono stati resi noti un
anno fa. Vero in parte: gli elementi li abbiano avuti nel 2006. Tutto quello che è avvenuto dopo sono
facilitazioni a supporto delle aziende che si poteva scegliere di avere o meno. Boiron, che aveva già
cominciato a lavorare, ha continuato a preparare i dossier in Ctd. Le imprese che invece hanno atteso
ulteriori sempli" cazioni si sono mosse molto dopo e ora sono in di& coltà. Hanno però avuto il vantaggio di
autocerti" care molte parti di quality e sicurezza presenti nel modulo 5 e probabilmente dovranno investire
meno risorse nei dossier. L ' ultimo ricorso che ha fatto Omeoimprese ha ricevuto esito negativo un anno
fa. Però non può dire di aver avuto solo un anno per prepararsi: è un anno rispetto a quando hanno
smesso di combattere e da quando l' Aifa ha chiuso il rubinetto delle sempli" cazioni con la Determina del
2015. Con che faccia chiedono un' altra proroga? Noi non ne abbiamo bisogno: intorno al 15-20 giugno
presentiamo gli ultimi dossier, rispettando il calendario che ci siamo dati in questi anni. Dopo sette proroghe
noi vorremmo anche avere un' Aic sui nostri medicinali..." Lo scontro a distanza si accende. Giovanni
Gorga non esita a replicare. "Se Boiron è pronta dico 'bravi, complimenti!' Ma allora perché opporsi a una
proroga? Per spazzare via la concorrenza? A maggior ragione mi aspetto che il Governo e la politica
tutelino la piccola e media impresa italiana e non l' economia francese o tedesca..."
I numeri dell'omeopatia in Italia 11 milioni di consumatori (3 milioni abituali) Secondo il rapporto Eurispes
2017 oltre un italiano su cinque (21,2%) fa uso di medicinali non convenzionali (+6,7% rispetto al 2012).
L'omeopatia è la cura alternativa più diffusa (76,1%) 20 mila i medici prescrittori 30 milioni, circa, le
confezioni vendute ogni anno 4000 famiglie (indotto compreso) che vivono del mercato degli omeopatici e
antroposofici 320 milioni di euro il fatturato in farmacia Fonte: Omeoimprese
Estratto del Decreto Legislativo 24 aprile 2006, n. 219 "Attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive
direttive di modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso umano, nonché
della direttiva 2003/94/CE" Capo II - NORME SPECIALI APPLICABILI AI MEDICINALI OMEOPATICI Art.
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16. Procedura semplificata di registrazione 1. Un medicinale omeopatico è soggetto, ai fini dell'immissione
in commercio, ad una procedura semplificata di registrazione, soltanto se il medicinale: a) è destinato ad
essere somministrato per via orale od esterna; b) non reca specifiche indicazioni terapeutiche
sull'etichettao tra le informazioni di qualunque tipo che si riferiscono al prodotto; c) ha un grado di diluizione
tale da garantirne la sicurezza; in ogni caso il medicinale non può contenere più di una parte per diecimila
di tintura madre, né più di 1/100 della più piccola dose eventualmente utilizzata nell'allopatia per le
sostanze attive la cui presenza in un medicinale allopatico comporta l'obbligo di presentare una ricetta
medica. 2. Con decreto del Ministro della salute sono adottati eventuali nuovi parametri concernenti la
sicurezza del medicinale omeopatico in sostituzione o a integrazione di quelli previsti dalla lettera c) del
comma 1, conformemente a quanto stabilito dalla Comunità europea. 3. Al momento della registrazione,
l'AIFA stabilisce il regime di fornitura del medicinale. 4. Le disposizione degli articoli 8, comma 3, 29,
comma 1, da 33 a 40, 52, comma 8, lettere a), b) e c), e 141 si applicano, per analogia, alla procedura
semplificata di registrazione dei medicinali omeopatici, ad eccezione delle prove di efficacia terapeutica.
Art. 17. Contenuto della domanda di registrazione semplificata 1. La domanda di registrazione semplificata
può riguardare una serie di medicinali ottenuti dagli stessi materiali di partenza per prepa- razioni
omeopatiche o ceppi omeopatici. 2. In ogni caso la domanda di registrazione semplificata, da presentare
conformemente ad uno specifico modello stabilito dall'AIFA entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del
presente decreto e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, deve contenere ed essere
corredata dei seguenti dati e documenti diretti, in particolare, a dimostrare la qualità farmaceutica e
l'omogeneità dei lotti di produzione: a) denominazione scientifica del materiale o dei materiali di partenza
per preparazioni omeopatiche o ceppi omeopatici o altra denominazione figurante in una farmacopea, con
l'indicazione delle diverse vie di somministrazione, forme farmaceutiche e gradi di diluizione da registrare;
b) denominazione propria della tradizione omeopatica; c) dossier che descrive le modalità con cui si ottiene
e si controlla ciascun materiale di partenza per preparazioni omeopatiche o ceppo omeopatico e ne
dimostra l'uso omeopatico mediante un'adeguata bibliografia; d) documentazione concernente i metodi di
produzione e di controllo per ogni forma farmaceutica e una descrizione dei metodi di diluizione e
dinamizzazione; e) autorizzazione alla produzione dei medicinali oggetto della domanda; f) copia di ogni
registrazione o autorizzazione eventualmente ottenuta per lo stesso medicinale in altri Stati membri della
Comunità europea; g) un modello dell'imballaggio esterno e del confezionamento primario dei medicinali da
registrare; h) dati concernenti la stabilità del medicinale.
Foto: Stefano Di Marzio AboutPharma and Medical Devices [email protected]
Foto: Parole chiave Farmaci omeopatici, Aic, dossier registrativi Aziende/Istituzioni Aifa, Ministero della
Salute, Omeoimprese, Boiron
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FARMACI VETERINARI VERSO UNA NUOVA TRACCIABILITÀ TUTTA
DIGITALE
Il Governo, con la Legge Europea 2017, vuole rendere obbligatoria la trasmissione per via informatica dei
dati relativi ai medicinali da parte di tutti gli attori della " liera. E spiana la strada all' introduzione della ricetta
elettronica, già sperimentata con successo in alcune Regioni
Marcello Longo
Il farmaco veterinario è pronto a dire addio alla carta. Per sempli" care il lavoro di tutta la " liera, ma anche
per rendere - attraverso la digitalizzazione dei dati - tutto più "misurabile". In che modo? Grazie a nuove
regole sulla tracciabilità, promosse dal Governo con la Legge Europea 2017, che puntano a due obiettivi
principali: informatizzare la registrazione dei dati relativi a produzione, commercializzazione e distribuzione
dei medicinali; sostituire la ricetta cartacea con la prescrizione elettronica. Ad aprile scorso, il Consiglio dei
ministri ha approvato, in esame preliminare, lo schema di disegno di legge che detta disposizioni per l'
adempimento degli obblighi derivanti dall' appartenenza dell' Italia all' Unione europea. Nel testo - che a
stretto giro ha avuto il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni - si fa riferimento a "disposizioni in materia
di tracciabilità dei medicinali veterinari". In sostanza, si propongono alcune modi"che al decreto legislativo
193/2006, che ha recepito in Italia il Codice comunitario dei medicinali veterinari. PROCESSI PIÙ SNELLI
La digitalizzazione non è una novità assoluta per il settore. La Banca dati del ministero della Salute istituita
per la tracciabilità dei farmaci ad uso umano è già stata ampliata con una sezione dedicata alla raccolta dei
dati relativi ai medicinali veterinari, ma questa " nora è stata alimentata solo su base volontaria. Ora,
invece, l' intenzione è di introdurre l' obbligo: tutti i soggetti coinvolti (es. produttori, farmacisti, grossisti)
dovranno registrare i dati inerenti alle diverse fasi della " liera del farmaco veterinario all' interno della
Banca dati. Lo scopo, com'è spiegato nella Relazione illustrativa al disegno di legge, è arrivare a una
riduzione "dei tempi, dei processi e dei costi di gestione", ma anche di rendere più e& ciente il sistema di
controllo, in linea con gli obiettivi di "salute pubblica, benessere animale e sicurezza alimentare". Si pro" la
dunque una nuova tracciabilità, da mettere in atto grazie a un so( ware ad hoc, utilizzabile su pc, tablet,
smartphone e anche o) ine. Un ulteriore passo in avanti rispetto alle iniziative intraprese in passato per
migliorare la tracciabilità del farmaco veterinario, come l' obbligo - introdotto dal D.lgs 193/2006 - di
applicare su ogni singola confezione un codice a barre con tutti i dati identi" cativi del medicinale, così da
rendere identi" cabile ogni singolo farmaco in tutte le fasi di passaggio tra i soggetti della " liera produttiva,
distributiva (fabbricanti, grossisti, depositari, smaltitori) e degli utilizzatori " nali (ambulatori e cliniche,
veterinari, farmacie, esercizi commerciali, allevamenti ecc...). L ' informatizzazione di tutti i processi in cui
sono coinvolti i farmaci veterinari è anche tra gli obiettivi dell' Agenda per la sempli" cazione 2015-2017, l'
impegno comune di Governo ed enti locali per snellire i processi e stimolare crescita e innovazione in vari
settori. Tra le "azioni mirate in materia di sanità veterinaria e sicurezza degli alimenti", l' Agenda del
Governo fa riferimento alla "digitalizzazione delle procedure, per responsabilizzare le imprese riducendo gli
adempimenti e ottimizzare i controlli u& ciali a maggiore garanzia degli utenti". ADDIO RICETTA
CARTACEA Anche la ricetta elettronica veterinaria è tra le priorità dell' Agenda per la sempli" cazione e le
disposizioni della Legge Europea 2017 rappresentano la base normativa per la sua applicazione concreta,
dopo il successo di una lunga fase di test già attuata in alcune Regioni italiane. La sperimentazione è stata
avviata nel 2015 dal Centro sistemi informativi dell' Istituto zoopro" lattico sperimentale (Izs) dell'Abruzzo e
del Molise. Nel giro di pochi mesi si è allargata ed è nato un gruppo di lavoro coordinato dalla Regione
Lombardia, in collaborazione con la Direzione generale della Sanità animale e dei Farmaci veterinari del
ministero della Salute. Poi, a settembre 2016, sono stati coinvolti anche i veterinari di Emilia Romagna,
Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia. I test sulla ricetta elettronica veterinaria hanno riguardato soltanto
la prescrizione di farmaci per animali da reddito, anche se in più occasioni il ministero si è pronunciato a
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BUSINESS E MERCATO
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favore di una sua estensione all' ambito degli animali da compagnia. In ogni caso, ai protagonisti della
sperimentazione i vantaggi sono apparsi subito chiari: "Siamo passati da quattro copie cartacee a zero",
spiega Mario Facchi, consigliere della Società italiana veterinari per animali da reddito (Sivar), che è
federata con l' Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani). In e# etti, quando il medico
veterinario si reca in visita dagli allevatori deve fare i conti con un elevato carico di burocrazia: "Una copia
della ricetta va al detentore degli animali, un' altra al farmacista, una terza all' azienda sanitaria locale e una
quarta resta al veterinario. Con il so( ware per la ricerca elettronica, che è stato messo a punto nel corso
della sperimentazione, tutto diventa digitale: noi prescriviamo, l' allevatore accede al sistema, scarica la
ricetta e la invia al grossista di " ducia. Nello stesso istante la prescrizione è sul server del ministero e la
tracciabilità è immediata", spiega Facchi. LA FASE II Ma la burocrazia, e quindi l' aiuto atteso dalla
digitalizzazione, non " nisce cono la prescrizione. Le aziende zootecniche devono tenere dei registri che il
veterinario è tenuto a compilare: "Nella parte sinistra - prosegue Facchi - vengono 'caricati' i farmaci, nella
parte destra bisogna annotare tutte le informazioni relative ai trattamenti: la matricola identi" cativa dell'
animale, la diagnosi, l' inizio e la " ne della terapia, il tempo di attesa che deve trascorrere prima che il latte
possa essere utilizzato o l' animale possa essere inviato alla macellazione. Si tratta di un lavoro complesso,
in cui si spesso si duplicano informazioni già indicate nella prescrizione. Ma sono le regole...". Sempli" care
anche queste operazioni è l' obiettivo di quella che si può de" nire la "fase due" della sperimentazione,
progettata ma non ancora testata a pieno regime. DATI DAVVERO FRUIBILI Analizzando nel dettaglio le
opportunità che o# re la digitalizzazione, la suggestione dell' addio alla carta - che è forse la più tangibile
dal punto di vista pratico - è in realtà solo uno dei punti di forza in un ampio ventaglio di vantaggi. "Si pensi
- prosegue Facchi - alla mole di dati utili che si può avere a disposizione con un clic: quali e quanti principi
attivi sono stati utilizzati di più e per quali patologie. Informazioni che per un veterinario sono estremamente
utili". E soprattutto fruibili in tempo reale: "Oggi per analizzare questo tipo di dati dovremmo sfogliare i
registri cartacei, ma in certi allevamenti ne abbiamo già riempiti 30 o 40. È impensabile". ANTIBIOTICI NEL
MIRINO La tracciabilità diventa, dunque, anche uno strumento per misurare i consumi e, di conseguenza,
promuovere un uso e appropriato dei farmaci. Non a caso, la spinta verso la tracciabilità elettronica nasce
non solo dalla necessità di snellire processi appesantiti dalla troppa burocrazia, ma anche dalle
preoccupazioni del ministero e del Governo per il fenomeno crescente dell' antibiotico-resistenza: la ricetta
dematerializzata, connessa a una banca dati nazionale, può fornire un quadro molto più preciso sul
consumo di antibiotici. Ed è in parte per questo motivo che la sperimentazione è stata avviata tra gli animali
destinati alla produzione alimentare: "Anche se le cause dell' antibiotico-resistenza sono da ricercare
soprattutto nell' uso dei farmaci in umana e negli ospedali - sottolinea Giacomo Tolasi, vicepresidente della
Sivar - i veterinari non possono disinteressarsi del fenomeno. Gli animali da reddito vengono sempre
chiamati in causa. Spesso si ritiene che il problema risieda nel mangiare prodotti che derivano da animali
trattati con antibiotici. In realtà, il nodo cruciale è l' utilizzo inappropriato dei farmaci che favorisce lo sviluppi
di batteri resistenti. E il problema vale anche e soprattutto per l' uso di questi farmaci negli animali da
compagnia. In ogni caso dobbiamo dare il nostro contributo. Di sicuro bisogna limitare l' uso degli
antimicrobici, ma servono strumenti adeguati per misurare come e quanto queste molecole vengono
impiegate. Sfogliare le ricette una per una è impossibile, ma la prescrizione elettronica permette di misurare
con esattezza i farmaci utilizzati in ogni azienda". Un "controllo capillare" che può rivelarsi molto utile per le
azioni di prevenzione e contrasto ai super batteri. La lettura dei dati, infatti, può attivare dei campanelli d'
allarme e sensibilizzare gli addetti ai lavori verso il ricorso alle buone pratiche, l' uso dei vaccini, il
miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie degli allevamenti, con l' obiettivo di ridurre il consumo di
antibiotici. OBIETTIVO 2018 L ' abbandono della ricetta cartacea potrebbe diventare realtà a partire dal
primo gennaio 2018. Finora è mancata una base normativa per rendere obbligatoria la prescrizione
elettronica, ma le modi" che che Legge Europea 2017 applicherà - quando sarà approvata de" nitivamente
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dal Parlamento - al D.lgs. 193/2006 vanno proprio in questa direzione: si introduce, infatti, una norma che
consente la sostituzione dell' attuale modello cartaceo con il sistema informatizzato secondo "tempi e
procedure" che saranno individuate dal ministero della Salute. Obiettivo da centrare comunque entro il
2017, come previsto anche dall' Agenda per la sempli" cazione. Q uando tutte le novità annunciate saranno
operative, l' intera "liera del farmaco veterinario sarà tracciabile grazie al digitale: si potranno incrociare i
dati relativi alla produzione e alla commercializzazione con quelli che riguardano l' utilizzo e i consumi.
Foto: Marcello Longo AboutPharma and Medical Devices [email protected]
Foto: Parole chiave Farmaci veterinari, informatizzazione, digitale, animali da reddito, ricetta elettronica,
tracciabilità, antibiotico-resistenza Aziende/Istituzioni Sivar, Anmvi, ministero della Salute, Governo,
Conferenza Stato-Regioni
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LEGAL& AROUND
Vendere medicinali a distanza tra apertura dei mercati e tutela della salute: quid iuris?
Avv. Sonia Selletti
Le nuove tecnologie sono fonte di adempimenti e questioni nuove, rispetto alle quali il legislatore nazionale,
nella più parte dei casi, fatica comprensibilmente a tenere il passo; così, anche dopo l'introduzione dell'art.
112 quater del D.lgs. 219/2006 ad opera del d.lgs. n. 17 del 19 febbraio 2014 - che ha ammesso in Italia il
commercio a distanza dei farmaci senza obbligo di ricetta - la materia dell'e-commerce farmaceutico è stata
oggetto di alcuni interventi del Ministero della Salute che, sia pure di rango normativo diverso, hanno
dettagliato ulteriormente la disciplina primaria. Come si ricorderà, il citato d.lgs. n. 17/2014 ha dato
attuazione alle vincolanti misure stabilite dal Parlamento europeo con la Direttiva 2011/62/ CE, emanata al
fine di uniformare le legislazioni nazionali e contrastare le transazioni illegali attuate attraverso le offerte in
rete, fenomeno che cagiona ogni anno ingenti danni al mercato legale del farmaco e costituisce un pericolo
concreto per la salute pubblica. E invero, il vuoto normativo in materia aveva condotto ad incertezze circa la
possibilità di commerciare medicinali tramite internet dall'Italia; se da un lato, infatti, l'ordinamento italiano
prevede(va) la necessaria intermediazione del farmacista per la vendita di qualunque tipo di farmaco (art.
122 R.D. n. 1265/1934, art. 5 d.l. 223/2006), dall'altro, fin dal 2003, la Corte di Giustizia dell'Unione europea
aveva ritenuto illegittimo un divieto generale di vendita per corrispondenza di medicinali da parte di uno
Stato membro, costituendo una misura d'effetto equivalente alla violazione del principio di libera
circolazione delle merci fissato dall'art. 28 del Trattato di Roma, essendo ritenuto lesivo dell'attività
commerciale delle farmacie estere per le quali internet può essere uno strumento importante di accesso ai
singoli mercati nazionali (Decisione della Corte di Giustizia dell'11 dicembre 2003 resa nel procedimento C
- 322/01). Rimuovendo tali dubbi interpretativi, l'art. 112 quater del codice del farmaco prescrive le
condizioni necessarie per la commercializzazione tramite internet di farmaci non soggetti a prescrizione,
dunque solo SOP e OTC, da parte di farmacie ed esercizi commerciali abilitati alla vendita dell'
automedicazione, ai sensi dell'art. 5 d.l. n. 223/2006 (quali, a titolo di esempio, parafarmacie, sanitarie,
erboristerie, corner nella GDO, ecc.). In sintesi, è stato approntato un articolato sistema di tutela della filiera
legale del farmaco che, da un lato, impone agli operatori di dotarsi della preventiva autorizzazione alla
vendita on-line e, dall'altro, prevede alcuni requisiti minimi contenutistici dei siti web a tal fine istituiti, quali
(i) il riferimento all'autorizzazione rilasciata dall'autorità territoriale competente; (ii) il collegamento
ipertestuale alla pagina del sito del Ministero della Salute relativa al commercio on-line dei farmaci; (iii) il
logo che identifica la farmacia o l'esercizio commerciale come regolarmente autorizzati alla vendita a
distanza di medicinali, con un collegamento ipertestuale alla voce corrispondente all'operatore economico
presente sull'elenco dei soggetti autorizzati predisposto dal Ministero della Salute. La nuova normativa è
divenuta effettiva in Italia a seguito della pubblicazione - sulla Gazzetta Ufficiale n. 19 del 25 gennaio 2016 del D.M. del 6.7.2015 recante il logo nazionale che identifica le farmacie o le parafarmacie autorizzate alla
vendita a distanza, predisposto sulla falsa riga del modello statunitense al fine di prevenire gli utenti
dall'acquisto di medicinali su siti web illegali (c.d. rogue e-pharmacies o fake e-pharmacies). La
pubblicazione del predetto decreto è stata accompagnata dall'adozione della circolare ministeriale del 26
gennaio 2016, con la quale il medesimo dicastero ha definito alcuni aspetti di dettaglio della disciplina della
vendita di medicinali on-line, tra i quali si segnalano i limiti di utilizzo del logo che, ad esempio, non può
essere apposto nelle pagine web impiegate per l'acquisto di prodotti diversi dai medicinali senza obbligo di
prescrizione (quali dispositivi medici, integratori alimentari, cosmetici etc.), nonché talune precisazioni
relative alle vetrine virtuali dei medicinali, coerenti con il dettato di cui all'art. 118 del codice del farmaco. Il
Ministero, inoltre, ha esplicitamente ammesso la possibilità che gli operatori autorizzati alla vendita a
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distanza applichino degli sconti sugli acquisti on-line, purchè vengano praticate le medesime condizioni a
tutti gli utenti, anche, dunque, presso il punto vendita fisico. Sennonchè, con la successiva circolare del 10
maggio 2016, il Ministero della Salute è intervenuto nuovamente in materia, dettando delle disposizioni
maggiormente incisive e, per certi versi, limitative del mercato dell'e-commerce farmaceutico, al precipuo
fine di prevenire "slanci di creatività" da parte degli operatori economici ed ancorare l'acquisto di farmaci
tramite internet a un rigido protocollo. In particolare, nel rimarcare che il commercio a distanza di medicinali
SOP e OTC è riservato alle farmacie ed agli altri esercizi commerciali, il Ministero si è preoccupato di
precisare che il farmacista-grossista, ancorchè sia un unico soggetto, assegnatario di un'unica partita IVA,
può vendere sul web solo i farmaci acquistati con il codice univoco della farmacia, essendo (formalmente e,
a parere di chi scrive, discutibilmente) vietata un'operazione di vendita on line di un farmaco acquistato con
il codice univoco del distributore (sulla questione si è aperto un vasto fronte giudiziale che ha visto
emergere pronunce tra loro contrastanti ma per non uscire dal tema vi sarà futura occasione di affrontare
nello specifico questo argomento). Parimenti, qualora l'operatore economico, autorizzato alla vendita a
distanza di medicinali, sia sprovvisto del farmaco richiesto dall'utente via web e, in ragione di ciò, provveda
ad ordinarlo al distributore, quest'ultimo non può recapitarlo direttamente al cliente, dovendo il farmacista
entrarne materialmente in possesso al fine di verificarne l'integrità e la corretta conservazione. Dal punto di
vista pratico, la circolare ministeriale pone, inoltre, un esplicito divieto di utilizzo di siti web intermediari,
piattaforme per l'e-commerce (marketplace) o applicazioni mobili (APP), funzionali alla gestione on-line dei
processi di acquisto di medicinali offerti al pubblico da siti autorizzati "in quanto la vendita on line è
ammessa unicamente ai soggetti autorizzati attraverso il sito all'uopo indicato che deve coincidere con
quello registrato nell'elenco dei soggetti autorizzati alla vendita on line di medicinali, pubblicato sul portale
del Ministero". Così delineato il contesto regolamentare di riferimento, non ci si può esimere dal rilevare che
gli stringenti divieti previsti dalla circolare ministeriale del maggio delle scorso anno, seppur introdotti con il
pregevole fine di impedire l'ingresso di medicinali contraffatti nella catena di fornitura legale, appaiono, per
certi aspetti, in contrasto con la ratio da cui muove la normativa comunitaria in materia di e-commerce
farmaceutico, ispirata al principio di concorrenza, libera circolazione delle merci ed apertura del mercato
comune quale strumento che concorre ad accrescere il livello di salute pubblica dei consumatori, come
efficacemente rilevato nei considerando delle direttive UE in materia. In realtà, la rigidità di un simile
approccio nell'ambito del commercio on line trae origine dalla difficoltà di contemperare l'esigenza di
apertura del mercato con le misure finalizzate a tutelare la salute della collettività, laddove devono
necessariamente prevalere le seconde anche quando tale scelta limiti, anche in maniera significativa, il
commercio a distanza dei medicinali. Al riguardo si osserva che di recente il TAR del Lazio, chiamato a
pronunciarsi sulla legittimità del provvedimento sanzionatorio adottato dall'AGCM nei confronti di una
società inglese che aveva diffuso su internet informazioni ingannevoli in ordine alla liceità della vendita on
line di farmaci etici o generici, ha avuto modo di affermare che l'assetto normativo delineato dalla disciplina
nazionale è pienamente compatibile con la disciplina comunitaria relativa all'importazione delle merci, e ciò
"in ragione del carattere proporzionato e non discriminatorio delle misure e dei divieti introdotti, che
risultano giustificati da esigenze di tutela della salute delle persone" (TAR Lazio, sez. I, sentenza n. 765 del
17 gennaio 2017). aIn un'ottica di bilanciamento di contrapposti interessi, dunque, in conformità ai principi
enunciati con la sentenza in precedenza richiamata, deve concludersi per la necessaria prevalenza delle
garanzie di tutela dei consumatori cui consegue la legittimità delle misure atte a prevenire fenomeni che
possano pregiudicare la salute pubblica, ancorchè le stesse si connotino per essere particolarmente rigide
e limitative anche del mercato legale del farmaco.
Foto: Avv. Sonia Selletti Avv. Lucia Liotta Studio Legale Astolfi e Associati
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I passaggi di poltrona nel farmaceutico e in sanità
A cura della redazione
Aifa Stefano Vella è il presidente La Conferenza Stato-Regioni ha ratificato la nomina di Stefano Vella,
direttore del Centro nazionale di salute globale dell'Istituto superiore di sanità (Iss), a presidente
dell'Agenzia italiana del farmaco. L'intesa è arrivata il 30 marzo, poche ore dopo il via libera dei governatori
in Conferenza delle Regioni. Vella ricopre ora l'incarico ricoperto per poco tempo da Mario Melazzini,
attuale direttore generale dell'agenzia regolatoria. Nato a Roma nel 1952 e laureatosi in medicina e
chirurgia presso l'Università di Roma La Sapienza nel 1977, si specializza in Malattie infettive (1982) e
Medicina interna (1988). Dal 1999 al 2002 Vella ha fatto parte della Commissione Internazionale
dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla Terapia Antiretrovirale. Nel 2011 la rivista Science lo ha
inserito tra i dieci ricercatori più importanti al mondo per qualità delle pubblicazioni sull'argomento
AIDS/HIV, unico italiano presente, figurando al terzo posto. Gsk Emma Walmsley è il nuovo Ceo Emma
Walmsley è il nuovo amministratore delegato di GlaxoSmithKline, subentrando al posto di Andrew Witty,
dopo essere stata a capo della divisione prodotti di consumo della compagnia. Nata nel 1969 a Barrow-inFurness in Cumbria, ha avuto un'educazione umanistica, conseguendo un master in lingue classiche e
moderne all'università di Oxford. Per diciassette anni ha lavorato in L'Oréal prima di approdare nel 2010 in
Gsk. Da gennaio 2016 ricopre anche il ruolo di non-executive director di Diageo. Farmindustria Visentin
guida il gruppo Vaccini Massimo Visentin è stato eletto alla presidenza del Gruppo Vaccini di Farmindustria
per il biennio 20172018. Visentin, già presidente e amministratore delegato di Pfizer Italia, è componente
del Comitato di Presidenza di Farmindustria e presidente dello Iapg (Italian American pharmaceutical
group, il gruppo delle imprese a capitale americano in Associazione). Visentin siè laureato in Economia e
Commercio presso l'Università Bocconi di Milano e prima di approdare in Pfizer ha lavorato in aziende di
largo consumo ed energy quali Kraft Jacobs Suchard, Coty (gruppo Benckiser) e A2A Energia in Italia,
Olanda e Francia. Nel 2003 entra in Pfizer dove ha ricoperto diversi ruoli nella Direzione finanziaria fino ad
arrivare nel 2009 a ricoprire il ruolo di Finance Director per la Specialty Care BU Europa e CFO di Pfizer
Italia. Astellas Italia Giuseppe Maduri guida l'azienda Giuseppe Maduri assume la carica di direttore
generale e amministratore delegato di Astellas Pharma Italia. Maduri, calabrese, 44 anni proviene da GSK
dove ha ricoperto il ruolo di Vice President Vaccines, Immunology, Rare Diseases e Channel Management.
Ha conseguito una laurea in Farmacia presso l'Università La Sapienza di Roma e nei i suoi 17 anni di
carriera nel settore farmaceutico ha ricoperto diversi ruoli di leadership nell'ambito di marketing, vendite e
regional access. Assolombarda Carlo Bonomi sale al vertice Carlo Bonomi è stato designato prossimo
presidente di Assolombarda, vincendo la concorrenza di Andrea Dell'Orto. Bonomi sarà formalmente il
successore di Gianfelice Rocca solo con il voto dell'assemblea prevista il 12 giugno. Carlo Bonomi, nato a
Crema il 2 agosto 1966, è un imprenditore del settore biomedicale. Già presidente del Gruppo Synopo e
delle società che lo compongono come Sidam e Btc Medical Europe. È inoltre membro del Consiglio
Generale e del Comitato esecutivo di Fondazione Fiera di Milano e consigliere di amministrazione di
Springrowth Sgr. Sotto la presidenza di Gianfelice Rocca è attualmente vicepresidente di Assolombarda
con delega a Credito e Finanza, Fisco, Organizzazione e Sviluppo.
Foto: A cura della redazione di AboutPharma and Medical Devices [email protected]
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IN & OUT
PERSONAGGI
2 articoli
05/05/2017
Pag. 9
diffusione:5021
tiratura:6662
Nel Veneto crolla il consumo di farmaci
Di Filippo Tosatto VENEZIA Nell'etimologia greca originaria, il vocabolo farmakòn indica sia la medicina
che il veleno, a significare la linea sottile che separa il rimedio dall'abuso. Tuttavia, non è il tributo alla
sapienza classica ma, più prosaicamente, l'obiettivo di eliminare gli sprechi e di contenere i costi a
determinare il nuovo corso della sanità del Veneto che nell'ultimo quinquennio evidenzia una vistosa
flessione nel volume di ricette (-10%) e un'ancor più marcata riduzione della spesa farmaceutica (-12,2% al
netto dell'inflazione), tale da collocarla in coda alla classifica nazionale del consumo di medicinali. Nel
dettaglio, dal 2013 ad oggi, l'entità del ricettario è scesa da 40,18 a 35,93 milioni di prescrizioni annuali,
circostanza che ha consentito alla Regione di ridurre l'esborso lordo dagli 814 milioni di euro di partenza
(anno 2012) agli attuali 731, con tendenza all'ulteriore contrazione. La dinamica emerge con chiarezza dal
nuovo dossier di Federfarma (l'associazione delle imprese di settore presieduta da Annarosa Racca) che
radiografa con precisione la dinamica in atto, assegnando al Veneto la quartultima posizione in Italia nel
rapporto spesa-abitante: 20,5 euro pro capite a fronte di una media nazionale di 30,5; soltanto Liguria,
Provincia autonoma di Bolzano ed Emilia-Romagna (regione più "risparmiosa in assoluto con i suoi 15
euro) scendono sotto la soglia nostrana. Come si è giunti a questo e quali effetti si prevedono sul versante
delle cure? L'inversione di tendenza è iniziata cinque anni fa, quando l'assessore Luca Coletto e il direttore
generale della sanità Domenico Mantoan concordarono con i medici nuove regole in materia di
"appropriatezza prescrittiva" nel rapporto con i pazienti. Il primo passo riguardò la scelta dei farmaci, con
l'indicazione esplicita di privilegiare - a parità di "principio attivo degli enzimi", cioè di efficacia terapeutica l'adozione di medicinali generici (cioè a brevetto scaduto) rispetto a quelli "griffati", il cui marchio comporta
una raddoppio medio del prezzo. Ancora, la scelta di dosare nel tempo il ricorso ai farmaci innovativi
(particolarmente onerosi), non più prescritti sistematicamente nella fase iniziale della cura, quando è
possibile invece impiegare prodotti di uso corrente, ma concepiti come "asso nella manica" da calare in
presenza di patologie davvero aggressive e persistenti ai rimedi tradizionali. Non bastasse, è giunta la
decisione di "aggirare" il circuito delle farmacie (con i relativi costi aggiuntivi) attraverso la fornitura diretta,
in ospedale, delle medicine destinate alle categorie sensibili: malati cronici, pazienti reduci da interventi
delicati, trattamenti di lungo periodo. Tant'è. La manovra (monitorata costantemente da Giovanna
Scroccaro, dirigente e "mastino dei conti" molto apprezzata in Regione) ha prodotto risultati rapidi e
concreti, con un risparmio consistente di budget. Un dubbio: non sarà che il taglio di spesa finirà per
penalizzare i pazienti? E ancora: la crisi economica e la caduta dei redditi non freneranno i ceti più deboli
dall'acquistare medicinali gravati da ticket costosi? «Lo escludo», ribatte Mantoan «anzitutto, queste
procedure non sono state calate dall'alto ma concordate con le associazioni dei medici. Per noi, governare
la sanità d'intesa con i clinici è un motivo di vanto e di garanzia verso la comunità. Sono i medici, non altri,
a prescrivere i prodotti farmaceutici, la loro autonomia professionale non è mai stata in discussione e i
risparmi che realizziamo non finiscono in cassaforte ma contribuiscono a finanziare il programma di
investimenti nell'innovazione tecnologica ospedaliera e nei nuovi servizi ai pazienti del sistema pubblico.
Meno abbienti penalizzati? No, perché pensionati al minimo, disoccupati e persone indigenti sono già
esonerati dal ticket, così come i pazienti cronici, penso agli oncologici, costretti a ricorrere a cure
prolungate». Tornando al rapporto di Federfarma, quest'ultima riassume in cifre la congiuntura
sottolineando che «in Italia nel 2016 il mercato farmaceutico ha chiuso con un andamento a valori più che
dimezzato rispetto all'anno precedente (6% contro 13,3%)»; ciò perché «il canale ospedaliero ha
significativamente rallentato la crescita con l'indebolirsi del contributo dei farmaci antivirali. La distribuzione
per nome e per conto (delle Ulss, ndr) vale 1,8 milioni di euro ed è aumentata di oltre 144 milioni rispetto al
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 05/05/2017 - 05/05/2017
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ricette mediche in flessione del 10,6% mentre la spesa regionale per i medicinali scende da 814 a 731
milioni (-10,2%)
05/05/2017
Pag. 9
diffusione:5021
tiratura:6662
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2015 ma si evolve ad un passo più contenuto (8,6%)»; in proposito, «quasi la metà della crescita» sul piano
del fatturato «è generata dai "Nuovi Anticoagulanti Orali": +92% in valori». Né gli imprenditori sono
soddisfatti del sistema vigente: «L'assistenza farmaceutica nel nostro Paese è erogata con modalità
diversificate sul territorio nazionale, a seconda delle scelte effettuate dalle Regioni o addirittura dalle
singole aziende sanitarie», così «gli stessi farmaci possono essere dispensati in farmacia in regime
convenzionale o in distribuzione per conto (l'azienda sanitaria li acquista e la farmacia li distribuisce)
oppure nei presìdi pubblici in distribuzione diretta». Ecco, quest'ultima modalità - imboccata senza
esitazioni dagli ospedali veneti - non piace affatto alle case farmaceutiche: «Determina una serie di criticità
che riguardano gli sprechi nella consegna, i costi aggiuntivi di personale e magazzino, la perdita di ruolo
delle farmacie, la ridotta possibilità di monitoraggio puntuale delle confezioni erogate». Tesi legittime, che
tuttavia difficilmente troveranno udienza presso la sanità del Veneto, la cui nuova governance - la fatidica
Azienda Zero, sì - affida l'intero ventaglio degli acquisti a manager specializzati in economie di scala.
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diffusione:8157
tiratura:11585
Nel Veneto crolla il consumo di farmaci
di Filippo Tosatto wVENEZIA Nell'etimologia greca originaria, il vocabolo farmakòn indica sia la medicina
che il veleno, a significare la linea sottile che separa il rimedio dall'abuso. Tuttavia, non è il tributo alla
sapienza classica ma, più prosaicamente, l'obiettivo di eliminare gli sprechi e di contenere i costi a
determinare il nuovo corso della sanità del Veneto che nell'ultimo quinquennio evidenzia una vistosa
flessione nel volume di ricette (-10%) e un'ancor più marcata riduzione della spesa farmaceutica (-12,2% al
netto dell'inflazione), tale da collocarla in coda alla classifica nazionale del consumo di medicinali. Nel
dettaglio, dal 2013 ad oggi, l'entità del ricettario è scesa da 40,18 a 35,93 milioni di prescrizioni annuali,
circostanza che ha consentito alla Regione di ridurre l'esborso lordo dagli 814 milioni di euro di partenza
(anno 2012) agli attuali 731, con tendenza all'ulteriore contrazione. La dinamica emerge con chiarezza dal
nuovo dossier di Federfarma (l'associazione delle imprese di settore presieduta da Annarosa Racca) che
radiografa con precisione la dinamica in atto, assegnando al Veneto la quartultima posizione in Italia nel
rapporto spesa-abitante: 20,5 euro pro capite a fronte di una media nazionale di 30,5; soltanto Liguria,
Provincia autonoma di Bolzano ed Emilia-Romagna (regione più "risparmiosa in assoluto con i suoi 15
euro) scendono sotto la soglia nostrana. Come si è giunti a questo e quali effetti si prevedono sul versante
delle cure? L'inversione di tendenza è iniziata cinque anni fa, quando l'assessore Luca Coletto e il direttore
generale della sanità Domenico Mantoan concordarono con i medici nuove regole in materia di
"appropriatezza prescrittiva" nel rapporto con i pazienti. Il primo passo riguardò la scelta dei farmaci, con
l'indicazione esplicita di privilegiare - a parità di "principio attivo degli enzimi", cioè di efficacia terapeutica l'adozione di medicinali generici (cioè a brevetto scaduto) rispetto a quelli "griffati", il cui marchio comporta
una raddoppio medio del prezzo. Ancora, la scelta di dosare nel tempo il ricorso ai farmaci innovativi
(particolarmente onerosi), non più prescritti sistematicamente nella fase iniziale della cura, quando è
possibile invece impiegare prodotti di uso corrente, ma concepiti come "asso nella manica" da calare in
presenza di patologie davvero aggressive e persistenti ai rimedi tradizionali. Non bastasse, è giunta la
decisione di "aggirare" il circuito delle farmacie (con i relativi costi aggiuntivi) attraverso la fornitura diretta,
in ospedale, delle medicine destinate alle categorie sensibili: malati cronici, pazienti reduci da interventi
delicati, trattamenti di lungo periodo. Tant'è. La manovra (monitorata costantemente da Giovanna
Scroccaro, dirigente e "mastino dei conti" molto apprezzata in Regione) ha prodotto risultati rapidi e
concreti, con un risparmio consistente di budget. Un dubbio: non sarà che il taglio di spesa finirà per
penalizzare i pazienti? E ancora: la crisi economica e la caduta dei redditi non freneranno i ceti più deboli
dall'acquistare medicinali gravati da ticket costosi? «Lo escludo», ribatte Mantoan «anzitutto, queste
procedure non sono state calate dall'alto ma concordate con le associazioni dei medici. Per noi, governare
la sanità d'intesa con i clinici è un motivo di vanto e di garanzia verso la comunità. Sono i medici, non altri,
a prescrivere i prodotti farmaceutici, la loro autonomia professionale non è mai stata in discussione e i
risparmi che realizziamo non finiscono in cassaforte ma contribuiscono a finanziare il programma di
investimenti nell'innovazione tecnologica ospedaliera e nei nuovi servizi ai pazienti del sistema pubblico.
Meno abbienti penalizzati? No, perché pensionati al minimo, disoccupati e persone indigenti sono già
esonerati dal ticket, così come i pazienti cronici, penso agli oncologici, costretti a ricorrere a cure
prolungate». Tornando al rapporto di Federfarma, quest'ultima riassume in cifre la congiuntura
sottolineando che «in Italia nel 2016 il mercato farmaceutico ha chiuso con un andamento a valori più che
dimezzato rispetto all'anno precedente (6% contro 13,3%)»; ciò perché «il canale ospedaliero ha
significativamente rallentato la crescita con l'indebolirsi del contributo dei farmaci antivirali. La distribuzione
per nome e per conto (delle Ulss, ndr) vale 1,8 milioni di euro ed è aumentata di oltre 144 milioni rispetto al
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milioni (-10,2%)
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2015 ma si evolve ad un passo più contenuto (8,6%)»; in proposito, «quasi la metà della crescita» sul piano
del fatturato «è generata dai "Nuovi Anticoagulanti Orali": +92% in valori». Né gli imprenditori sono
soddisfatti del sistema vigente: «L'assistenza farmaceutica nel nostro Paese è erogata con modalità
diversificate sul territorio nazionale, a seconda delle scelte effettuate dalle Regioni o addirittura dalle
singole aziende sanitarie», così «gli stessi farmaci possono essere dispensati in farmacia in regime
convenzionale o in distribuzione per conto (l'azienda sanitaria li acquista e la farmacia li distribuisce)
oppure nei presìdi pubblici in distribuzione diretta». Ecco, quest'ultima modalità - imboccata senza
esitazioni dagli ospedali veneti - non piace affatto alle case farmaceutiche: «Determina una serie di criticità
che riguardano gli sprechi nella consegna, i costi aggiuntivi di personale e magazzino, la perdita di ruolo
delle farmacie, la ridotta possibilità di monitoraggio puntuale delle confezioni erogate». Tesi legittime, che
tuttavia difficilmente troveranno udienza presso la sanità del Veneto, la cui nuova governance - la fatidica
Azienda Zero, sì - affida l'intero ventaglio degli acquisti a manager specializzati in economie di scala.