L`Operatore Socio

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FORMAZIONE
FORMAZIONE
O.S.S.
O.S.S.
ORIENTAMENTO AL
RUOLO
DOCENTE:
D.ssa Pulsoni A.M.
Presentazioni
TEST PRE-CORSO
Programma
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Elementi organizzativi del corso: ordinamento che
disciplina il percorso formativo,obiettivi e metodologia
Significato di professione di aiuto
Profilo dell’Operatore Socio Sanitario :competenze ed
attività
Ruolo e funzioni delle figure professionali che operano
nei servizi socio-assistenziali,
Descrizione delle diverse strutture socio-assistenziali
socio-sanitarie ed altri contesti lavorativi,
Elementi di base dell’organizzazione dei servizi
,definizione, scopi , strutture e processi,
Definizione e implicazioni operative del concetto di
responsabilità autonomia e delega.
L’Operatore Socio-Sanitario
ORDINAMENTO
Provvedimento 22/02/2001 pubblicato nelle G. U. 19
aprile 2001, n. 91 “individuazione della figura e del
relativo profilo professionale dell’Operatore SocioSanitario e per la definizione dell’ordinamento didattico
dei corsi di formazione”
EVOLUZIONE STORICO NORMATIVA
DELLE FIGURE DI SUPPORTO
NELL’ASSISTENZA
• Ausiliario “portantino
“istituito con D.P.R. 128/’69”
•
Ausiliario socio-sanitario
“previsto dal CCNL 1979”
•
Ausiliario socio-sanitario
specializzato
“previsto dal CCNL 1980”
“pulizia ambienti e
trasporto pazienti”
igiene e comfort alberghiero
“autonomia operativa”
oltre ai precedenti compiti
“igiene unita paziente,
posizionamento del paziente a
letto, altri compiti attribuiti
dall’infermiere sotto diretto
controllo”
EVOLUZIONE STORICO NORMATIVA DELLE
FIGURE DI SUPPORTO NELL’ASSISTENZA
• Operatore tecnico
addetto all’assistenza
(OTA)
“istituito con DPR
•
opera sotto la diretta responsabilità
dell’infermiere o del caposala”
Area di autonomia solo per mansioni di carattere
alberghiero”
“
28/11/1990 n. 384”
Racchiude di fatto il vecchio
operatore.
Nuovo operatore versatile e con
mansioni di carattere sociosanitario,
• Operatore socio
sanitario (OSS)
“istituito con accordo stato regioni 22/01/2001”
“già precedentemente normato con L. 502/92 e
L. 229/’99: istituzione delle professioni socio
sanitarie su tre livelli”
Maggiore qualificazione delle figure
di supporto al fine di rispondere
all’evoluzione dell’assistenza
infemieristica
¾
¾
¾
¾
considerato:
Nuova concezione di salute
Uso ottimale delle risorse
Necessità di miglioramento continuo
dell’assistenza
Accresciuto bagaglio di conoscenze tecnicoinfemieristiche
Derivante dall’avvenuto processo di
AZIENDALIZZAZIONE delle ASL
CHI È L’OSS?
CHI È L’OSS?
• Si tratta di una figura importante e portante del
sistema del welfare regionale perché identificherà la
reale integrazione tra sociale e sanitario. Dal 1°
gennaio 2010, infatti, non sarà più possibile lavorare
nei servizi socio-sanitari senza aver frequentato un
corso di formazione.
• Quella dell'O.S.S. è una professione nuova, in cui
confluiscono le precedenti di operatore tecnico
dell'assistenza (O.T.A.) e operatore addetto
all'assistenza (O.A.A.).
• Svolge le sue mansioni su indicazione degli
operatori preposti all'assistenza sanitaria (medici,
infermieri..) e a quella sociale (assistente sociale,
educatore professionale…), secondo il criterio del
lavoro multiprofessionale.
Luoghi di impiego
Oltre che negli ospedali, lavora
• nelle case di riposo,
• in strutture semi-residenziali,
• in Centri diurni per anziani;
• nei Servizi di assistenza domiciliare
gestiti dai comprensori e dai comuni;
• nelle cooperative sociali;
• in strutture tutelari per minori a rischio;
• in strutture tutelari residenziali e semiresidenziali per persone portatrici di
handicap psico-fisico-sensoriale.
I destinatari
•
•
•
•
•
anziani,
minori,
persone con handicap fisico o psichico,
in stato di disagio sociale o di emarginazione,
persone con problemi di salute in fase acuta,
cronica, terminale.
L’operatore socio - sanitario svolge la sua attività
in équipe e in collaborazione con gli operatori
professionalmente preposti, rispettivamente
all’assistenza sanitaria e a quella sociale.
L’Operatore Socio-Sanitario
FIGURA E PROFILO
“ istituito con accordo stato regioni 22/01/2001”
art. 1
•
•
a)
b)
E’ individuata la figura dell’Operatore Socio Sanitario.
L’Operatore Socio Sanitario è l’operatore che a seguito
dell’Attestato di Qualifica conseguito al termine di
specifica formazione professionale svolge attività
indirizzata a:
Soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito
delle proprie aree di competenza, in un contesto sia
sociale che sanitario;
Favorire il benessere e l’autonomia dell’utente.
L’Operatore Socio-Sanitario
LA FORMAZIONE
art. 2
• Le regioni e le province
• La formazione
autonome, sulla base del
dell’Operatore Socio
fabbisogno annualmente
Sanitario è di
determinato, accreditano
competenza delle regioni
le Aziende UU.SS.LL. ed
e province autonome, che
provvedono
Ospedaliere e el
istituzioni pubbliche e
all’organizzazione dei
private che rispondono ai
corsi e delle relative
requisiti minimi per
attività didattiche, nel
rispetto delle disposizioni
l’organizzazione dei corsi
del presente decreto.
di formazione.
L’Operatore Socio-Sanitario
Contesti operativi
art. 3
L’operatore Socio Sanitario svolge la sua
attività sia nel settore sociale sia in quello
sanitario, in servizi di tipo socioassistenziale e socio sanitario,
residenziale o semiresidenziale, in
ambiente ospedaliero e al domicilio
dell’utente.
L’Operatore Socio-Sanitario
Contesto relazionale
art. 4
L’operatore Socio Sanitario svolge la sua
attività in collaborazione con gli altri
operatori professionali preposti
all’assistenza sanitaria e a quella sociale,
secondo il criterio del lavoro
multiprofessionale.
L’Operatore Socio-Sanitario
Attività
art. 5
1) Le attività dell’OSS
sono rivolte alla
persona e al suo
ambiente di vita:
a)
b)
c)
Assistenza diretta e aiuto
domestico alberghiero;
Intervento igienico
sanitario e di carattere
sociale;
Supporto gestionale
organizzativo e
formativo.
• Le attività sono
riassunte nella tabella
A del presente
decreto.
L’Operatore Socio-Sanitario
COMPETENZE
art. 6
Le competenze dell’OSS sono contenute
nella tabella B del presente decreto.
L’Operatore Socio-Sanitario
REQUISITI DI ACCESSO
art. 7
Per l’accesso ai corsi di formazione
dell’OSS è richiesto come requisito
minimo il Diploma di Scuola dell’obbligo. E
il compimento del diciassettesimo anno di
età alla data di iscrizione al corso.
L’Operatore Socio-Sanitario
ORGANIZZAZIONE DIDATTICA”
“
art. 8
• La didattica è
strutturata per
moduli e per
aree
disciplinari.
™ Modulo base
™ Modulo
professionalizzante
L’Operatore Socio-Sanitario
ORGANIZZAZIONE DIDATTICA”
“
art. 8
• Durata
annuale
Totale
1.000 ore
™Moduli didattici
¾ Base: formazione teorica ore 200.
™Modulo “motivazione
orientamento e conoscenze
di base:
¾ Professionalizzante con formazione
teorica minimo 250 ore ed
esercitazione/stage minimo 100 ore;
¾ Tirocinio minimo 450 ore.
L’Operatore Socio-Sanitario
ORGANIZZAZIONE DIDATTICA”
“
art. 9
•
Oltre al corso base sono previsti moduli di
formazione integrativa, per un massimo di 200
ore rivolti a specifici contesti operativi, quali:
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
Utenti anziani;
Portatori di handicap;
Utenti psichiatrici;
Malati terminali;
RSA;
Centri diurni;
ADI.
L’Operatore Socio-Sanitario
MATERIE DI INSEGNAMENTO
art. 10
AREA SOCIO CULTURALE, ISTITUZIONALE E
LEGISLATIVA
AREA PSICOLOGICA E SOCIALE
AREA IGIENICO SANITARIA
AREA TECNICO OPERATIVA
L’Operatore Socio-Sanitario
MATERIE DI INSEGNAMENTO
art. 10
AREA SOCIO CULTURALE,
ISTITUZIONALE E LEGISLATIVA
- Elementi di legislazione nazionale e regionale a
contenuto socio-assistenziale
- Elementi di legislazione sanitaria e organizzazione
dei servizi (normativa specifica OSS)
- Elementi di etica e deontologia
- Elementi di diritto del lavoro e rapporto di
dipendenza
- ORIENTAMENTO AL RUOLO
L’Operatore Socio-Sanitario
MATERIE DI INSEGNAMENTO
art. 10
AREA PSICOLOGICA E SOCIALE
- Elementi di psicologia e sociologia
- Aspetti psico-relazionali ed interventi
assistenziali in rapporto alle specificità
dell’utenza
L’Operatore Socio-Sanitario
MATERIE DI INSEGNAMENTO
art. 10
AREA IGIENICO-SANITARIA ED AREA
TECNICO-OPERATIVA
- Elementi di igiene
- Disposizioni generali in materia di protezione della salute
e della sicurezza dei lavoratori
- Igiene dell’ambiente e confort alberghiero
- Interventi assistenziali rivolti alla persona in rapporto a
particolari situazioni di vita e tipologia di utenza
- Metodologia del lavoro sociale e sanitario
- Assistenza sociale
L’Operatore Socio-Sanitario
TIROCINIO
art. 11
• Tutti i corsi comprendono un tirocinio
guidato, presso le strutture e i servizi nel
cui ambito la figura professionale dell’OSS
è prevista.
L’Operatore Socio-Sanitario
ESAME FINALE E RILASCIO DELL’ATTESTATO
art. 11
• La frequenza dei corsi è obbligatoria e non
possono essere ammessi alle prove di
valutazione finale coloro che abbiano
superato il tetto massimo di assenze
indicate dalla regione e, comunque non
superiore al 10% delle ore complessive.
L’Operatore Socio-Sanitario
ESAME FINALE E RILASCIO DELL’ATTESTATO
art. 11
• Prova teorica
• Prova pratica
Commissione di esame integrata da un componente
nominato dall’ Assessorato regionale alla sanità ed un
componente nominato dall’Assessorato regionale alle
politiche sociali.
superate le prove viene rilasciato un ATTESTATO DI
QUALIFICA valido su tutto il territorio nazionale, nelle
strutture dove è prevista la figura dell’OSS.
L’Operatore Socio-Sanitario
FORMAZIONE COMPLEMENTARE
Conferenza Stato Regioni del 16 gennaio 2003
1) Per far fronte alle crescenti esigenze di
assistenza sanitaria nelle strutture
pubbliche e private, le Regioni possono
organizzare moduli di formazione
complementare per un minimo di 300 ore
riservati ai possessori dell’ATTESTATO di
QUALIFICA OSS.
L’Operatore Socio-Sanitario
Area sanitaria
Area educativa
Area sociale
L’Operatore Socio-Sanitario
Il profilo professionale e le competenze:
Ruolo
professionale:
lo
spazio
che
occupa
nell’organizzazione quella figura professionale con le sue
competenze e responsabilità
Per Competenze: si intende l’insieme di conoscenze
tecnico-professionali, dei comportamenti organizzativi,
degli atteggiamenti e dei valori che consentono una
prestazione efficace che è determinata dall’insieme delle
conoscenze, delle abilità e delle capacità relazionali che
l’operatore acquisisce nel corso della sua formazione e
rafforza con l’esperienza e l’aggiornamento.
L’Operatore Socio-Sanitario
È l’operatore che a seguito dell’attestato di qualifica
(formazione) svolge attività indirizzata a:
a. soddisfare i bisogni primari della persona nell’ambito
delle proprie aree di competenza in un contesto sia
SOCIALE che SANITARIO
b. favorire il benessere e l’autonomia dell’utente
Formazione
9 Specifica
Contesti operativi SOCIALE & SANITARIO: in servizi
socio-assistenziale e socio-sanitario, residenze (RSA),
semiresidenze, ospedale, domicilio, servizi territoriali
(ospedale di comunità, Hospice)
Contesto relazionale l’OSS svolge la SUA attività in
COLLABORAZIONE con gli altri professionisti socialisanitari secondo un lavoro multiprofessionale
L’Operatore Socio-Sanitario
È opportuno rilevare che l’OSS non agisce sotto la diretta responsabilità
del CS / dell’Infermiere o Assistente Sociale bensì in regime di
collaborazione e complementarietà
(partecipazione presa in carico rilevazione dei bisogni s-s)
all’interno dell’équipe multiprofessionale
Ø
Nell’assistenza più generalmente intesa, si distingue oggi
un’assistenza di base
Sociale
&
Sanitaria
Alla quale l’OSS partecipa COORDINATO
Per il Sociale dall’Assistente Sociale
Per il Sanitario dall’Infermiere
L’Operatore
Socio-Sanitario
Attività
Elenco delle principali attività previste per l’OSS
(allegato A Conferenza Stato-Regione)
Competenze
Competenze dell’OSS
(allegato B Conferenza Stato-Regione)
Le attività dell’Operatore Socio-Sanitario sono rivolte
alla persona e al suo ambiente di vita:
Attività
1. Assistenza diretta ed aiuto domestico
alberghiero
2. Intervento igienico sanitario e di carattere
sociale
3. Supporto gestionale, organizzativo e
formativo
L’Operatore Socio-Sanitario
Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita
Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero:
1
9
9
9
Assistenza alla persona, in particolare non autosufficiente o
allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale
Realizza attività semplici di supporto diagnostico e
terapeutico
Collabora ad attività finalizzate al mantenimento:
9
9
9
9
9
della capacità psico-fisiche residue,
alla rieducazione riattivazione recupero funzionale
Realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e
gruppi
Coadiuva il personale sanitario e sociale nell’assistenza al
malato anche terminale e morente
Aiuta la gestione dell’utente nel suo ambiente di vita
9
Cura la pulizia e l’igiene ambientale
L’Operatore Socio-Sanitario
Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita
Intervento igienico sanitario e di carattere sociale
2
9
9
9
9
9
9
Osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle
condizioni di rischio – danno dell’utente
Collabora alla attuazione degli interventi assistenziali
Valuta per quanto di sua competenza, gli interventi più
appropriati da proporre
Collabora alla attuazione di sistemi di verifica degli
interventi
Riconosce ed utilizza linguaggi e sistemi di comunicazionerelazione appropriati in relazione alle condizioni operative
Mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l’utente e la
famiglia, per l’interazione sociale ed il mantenimento e
recupero della identità personale
L’Operatore Socio-Sanitario
Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita
3
Supporto gestionale, organizzativo e formativo
9 Utilizza strumenti informativi di uso comune per la
registrazione di quanto rilevato durante il servizio
9
Collabora alla verifica della qualità del servizio
9
Concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla
realizzazione dei tirocini ed alla loro valutazione
9
Collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e
frequenta corsi di aggiornamento(commento ECM)
9
Collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero alla
realizzazione di attività semplici
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
1
Assistenza alla persona, in particolare non autosufficiente o
allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale
Secondo indicazione infermieristica e secondo il piano
assistenziale multidisciplinare
2
Intervento igienico sanitario e di carattere sociale: osserva e
collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni
di rischio-danno dell’utente
Su prescrizione dell’infermiere, nei casi di ridotta autonomia
psicofisica, in base alle condizioni cliniche della persona
assistita ed alla loro complessità
Collabora all’attuazione degli interventi assistenziali
Con l’infermiere e/o segue le indicazioni riportate dal P.A.I. o
dalla scheda individuale
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
Valuta per quanto di competenza gli interventi più appropriati
da proporre
All’infermiere
Collabora all’attuazione di sistemi di verifica degli interventi
Nell’ambito di una pianificazione dell’assistenza
Mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l’utente e la
famiglia, per l’integrazione sociale ed il mantenimento e
recupero della identità personale
Durante l’erogazione dell’assistenza per quanto di sua competenza
relativamente all’ampiezza e all’approfondimento delle materie
psico-sociologiche del percorso formativo specifico e nell’ambito
del P.A.I. disposto dai professionisti competenti.
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
3
Supporto gestionale, organizzativo e formativo
utilizza strumenti informativi di uso comune per la
registrazione di quanto rilevato durante il servizio
Modulistica approvata dal gruppo di lavoro infermieristico o
multidisciplinare
Le competenze dell’Operatore Socio-Sanitario
Competenze:
1. tecniche
2. relative alle conoscenze richieste
3. relazionali
Competenze:
L’Operatore Socio-Sanitario
tecniche - relative alle conoscenze richieste - relazionali
[
competenze tecniche
in base alle proprie conoscenze ed in collaborazione con altre
figure professionali, sa attuare i piani di lavoro
9 è in grado di utilizzare metodologia di lavoro comune
9
9
9
schede
protocolli
é in grado di collaborare con l’utente e la famiglia
9
9
9
9
nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e
cambio della biancheria
nella preparazione ed assunzione dei pasti
quando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli
acquisti
nella sanificazione e sanitizzazione ambientale
L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze:tecniche
9
9
è in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e
attrezzature, nonché la conservazione degli stessi
il riordino del materiale dopo l’assunzione dei pasti
9
sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del
materiale da sterilizzare
9
sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il
trattamento del materiale biologico sanitario e dei campioni
per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti
9
sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al cambio
della biancheria, all’espletamento delle funzioni fisiologiche,
all’aiuto nella deambulazione, all’uso corretto di presidi, ausili
e attrezzature, all’apprendimento e mantenimento di posture
corrette
L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze:tecniche
in sostituzione e appoggio dei famigliari e
su indicazione del
personale preposto è in grado di:
9
aiutare la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il
corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso
9
aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie
9
osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di
allarme che l’utente può presentare(pallore, sudorazione ecc)
9
attuare interventi di primo soccorso
9
effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse
9
controllare e assistere la somministrazione della dieta
9
aiutare nelle attività di animazione e che favoriscano la
socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità
cognitive e manuali
L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze:tecniche
in sostituzione e appoggio dei famigliari e
su indicazione del
personale preposto è in grado di:
9
collaborare ed educare al movimento e favorire movimenti di
mobilizzazione semplici su singoli e gruppi
9
provvedere al trasporto di utenti,
utenti anche allettati, in barella carrozzella
9
collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo
trasferimento
9
utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza
dell’utente,
utente riducendo al massimo il rischio
9
svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare
il disbrigo di pratiche burocratiche
9
accompagnare l’utente per l’accesso ai servizi
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
In base alle proprie competenze ed in collaborazione con
altre figure professionali sa attuare i piani di lavoro
Che, se relativi ai bisogni di assistenza, vengono redatti
dall’infermiere
È in grado di utilizzare metodologia di lavoro comuni
(schede, protocolli ecc.)
…la cui stesura compete all’èquipe infermieristica, a meno che
non si tratti di protocolli, procedure di tipo tecnico stilate a
livello aziendale (es. smaltimento rifiuti)
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
è in grado di collaborare con l’utente e la famiglia
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
nella preparazione ed assunzione dei pasti
quando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli
acquisti
nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e
cambio della biancheria
nella sanificazione e sanitizzazione ambientale
… la prima visita per la presa in carico della persona da parte
del servizio infermieristico, spetta all’infermiere, che redige il
PAI, comprensivo di momenti di verifica definiti
è in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e
attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il
riordino del materiale dopo l’assunzione dei pasti
Segnalando all’infermiere ogni eventuale non conformità al PAI
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del
materiale da sterilizzare
… secondo le indicazioni aziendali, e secondo protocolli stabiliti
sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al
cambio della biancheria, all’espletamento delle
funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione,
all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature,
all’apprendimento e mantenimento di posture
corrette
…secondo le indicazioni del personale competente per tali
attività, quali l’infermiere e il terapista della riabilitazione
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione
del personale preposto è in grado di: aiutare la corretta
assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo
di apparecchi medicali di semplice uso
… in ambiente ospedaliero e a domicilio segue la persona da
assistere, osservandola ed aiutandola, se occorre, nell’assunzione
della terapia secondo una pianificazione assistenziale redatta
dall’èquipe
aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie
…su indicazioni dell’infermiere e/o secondo protocolli
elaborati/convalidati dall’infermiere
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni
sintomi di allarme che l’utente può presentare(pallore,
sudorazione ecc)
… e riferirli immediatamente all’infermiere quale professionista in
grado di effettuare una propria diagnosi, in ambito ospedaliero,
oppure allertare il servizio di emergenza territoriale
effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse
…secondo il piano di assistenza personalizzato PAI
controllare e assistere la somministrazione della dieta
…indicando alla figura di riferimento eventuali discrepanze dalla
pianificazione
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
aiutare nelle attività di animazione e che favoriscano la
socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità
cognitive e manuali
…in collaborazione o su indicazioni dei professionisti
responsabili di tali attività, quali l’infermiere, l’educatore,
l’assistente sociale
collaborare ed educare al movimento e favorire movimenti di
mobilizzazione semplici su singoli e gruppi
Su indicazioni del T della R e/o dell’infermiere
accompagna l’utente per l’accesso ai servizi
….su indicazioni dell’infermiere che ne valuta le condizioni cliniche
Competenze:
L’Operatore Socio-Sanitario
tecniche - relative alle conoscenze richieste - relazionali
[
competenze relative alle conoscenze richieste
9
conoscere le principali tipologie di utenze e le problematiche
connesse
9
conoscere le diverse fasi di elaborazione dei progetti di
intervento personalizzati
9
riconoscere per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate
per rapportarsi all’utente sofferente, disorientato, agitato,
demente o handicappato mentale ecc
9
è in grado di riconoscere le situazioni ambientali e le condizioni
dell’utente per le quali è necessario mettere in atto le differenti
competenze tecniche
9
conosce le modalità di rilevazione, segnalazione e comunicazione
dei problemi generali e specifici relativi all’utente
L’Operatore Socio-Sanitario
Competenze: competenze relative alle conoscenze richieste
9
conosce le condizioni di rischio e le più comuni sindromi da
prolungamento allettamento e immobilizzazione
9
conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute,
rivolti agli utenti e ai loro famigliari
9
conosce l’organizzazione dei servizi sociali e sanitari e quella delle
reti informali
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
conosce le principali tipologie di utenze e le problematiche
connesse
…dopo la presa in carico da parte dell’infermiere il quale stila i piani
assistenziali standard e personalizzati e li mette a conoscenza
dell’OSS
Riconosce, per i vari ambiti, le dinamiche relazionali
appropriate per rapportarsi all’utente sofferente,
disorientato, agitato, demente o handicappato mentale
facendo sempre riferimento per la parte terapeutica ai professionisti
interessati(infermiere, assistente sociale, educatore)
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
È in grado di riconoscere le condizioni ambientali e le
condizioni dell’utente per le quali è necessario mettere
in atto le differenti competenze tecniche
…secondo piani assistenziali stilati dall’èquipe infermieristica
conosce i principali interventi semplici di educazione
alla salute, rivolti agli utenti e ai loro familiari
…in relazione alle conoscenze derivati dal percorso formativo,
COMPETENZE RELAZIONALI
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
Sa lavorare in equipe
si avvicina e si rapporta con l’utente e con la famiglia,
comunicando in modo partecipativo in tutte le attività
quotidiane di assistenza, sa rispondere esaurientemente,
coinvolgendo e stimolando al dialogo
…riferendosi all’infermiere ogni volta che la persona manifesta
delle variazioni rispetto alle sue condizioni di base, valutate
periodicamente dall’infermiere
Sa coinvolgere le reti informali, sa rapportarsi con le
strutture sociali, ricreative, culturali dei territori
……secondo le necessità stabilite dal personale infermieristico,
dall’educatore o assistente sociale
condizioni di conformità per il corretto impiego dell’OSS e
dell’infermiere
Sa sollecitare ed organizzare momenti di
socializzazione fornendo sostegno alla partecipazione
ad iniziative culturali e ricreative sia sul territorio che
in ambito residenziale
…in collaborazione del personale responsabile di tali momenti, quali
l’infermiere, l’educatore, l’assistente sociale
È in grado di partecipare all’accoglienza dell’utente per assicurare
una puntuale informazione sul servizio e sulle risorse
……secondo linee guida stabilite dall’èquipe multidisciplinare
È in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza
ed eticità
Secondo il dovere del rispetto del segreto professionale e d’ufficio
L’Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare
Conferenza Stato - Regione 16 gennaio 2003
Sancisce
il seguente accordo ……..per disciplinare la formazione complementare
in assistenza sanitaria dell’OSS che consente allo stesso di
collaborare con l’infermiera e l’ostetrica e di svolgere alcune attività
assistenziali in base all’organizzazione dell’unità funzionale di
appartenenza e conformemente alle direttive del responsabile
dell’assistenza infermieristica ed ostetrica sotto la sua supervisione
Moduli di formazione Complementare di assistenza sanitaria
minimo ore 300 di cui la metà 150 ore di tirocinio
riservato agli OSS con attestato di qualifica
al termine del modulo formativo complementare e il superamento
dell’esame finale ricevono uno specifico attestato
Operatore Socio-Sanitario con formazione
complementare
Elenco delle principali attività in assistenza sanitaria
dell’Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare
Allegato A
9
somministrazione per via naturale della terapia prescritte
conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica
od ostetrica o sotto la sua supervisione
9
la terapia intramuscolare e sottocutanea su specifica
pianificazione infermieristica
conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica
od ostetrica o sotto la sua supervisione
9
i bagni terapeutici, impacchi medicali, e frizioni
9
la rilevazione e l’annotazione di alcuni parametri vitali (FC
FR e TC) del paziente
9
la raccolta di escrezioni e secrezioni a scopo diagnostico
9
la medicazione semplice e bendaggio
9
i clisteri
9
la mobilizzazione dei pazienti non autosufficenti per la
prevenzione delle LdaD e alterazioni cutanee
Elenco delle principali attività in assistenza sanitaria
dell’Operatore Socio-Sanitario con formazione complementare
Continua Allegato A
9
la respirazione artificiale, massaggio cardiaco esterno
9
la cura il lavaggio e preparazione del materiale per la
sterilizzazione
9
l’attuazione e il mantenimento dell’igiene della persona
9
la pulizia disinfezione e sterilizzazione delle apparecchiature
delle attrezzature sanitarie e dei dispositivi medici
9
la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti differenziati
9
il trasporto del materiale biologico ai fini diagnostici
9
la somministrazione dei pasti e delle diete
9
la sorveglianza delle fleboclisi conformemente alle direttive del
responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua
supervisione
L’inserimento dell’OSS nell’Organizzazione
Si precisa infatti che l’OSS:
Opera in quanto può agire in autonomia;
ƒ Coopera in quanto svolge solo parte dell’attività
alle quali concorre con altri professionisti
ƒ Collabora in quanto svolge attività su precisa
indicazione dei professionisti
Questa classificazione ci fa capire che quando più
l’OSS esce fuori dall’ambito autonomo tanto meno
risponde del suo agire professionale, in particolar
modo al terzo punto dove l’operatore è chiamato a
essere una sorta di lunga mano del professionista
ƒ
L’approccio assistenziale
olistico/globale alla
persona e ai suoi
bisogni:
la relazione d’aiuto
Salute, malattia e disagio
• SALUTE = stato di benessere fisico e psichico
dell’organismo umano, derivante dal buon
funzionamento di tutti gli organi e gli apparati.
“Benessere fisico, mentale e sociale e non
semplicemente l’assenza di malattia” (OMS)
• MALATTIA = stato patologico per alterazione
della funzione di un organo o di tutto
l’organismo; alterazione dello stato di salute.
• DISAGIO = privazione, sofferenza; scarsità o
mancanza di cose necessarie.
SALUTE
concetto più ampio che riguarda la dimensione:
• FISICA: è la parte più tangibile della salute,
riferita al funzionamento del “”sistema
organismo”;
• PSICHICA: è la capacità di costruire, elaborare
ed articolare il pensiero in modo coerente;
• EMOTIVA: è la capacità di gestire con equilibrio
le emozioni e di farle interagire senza
scompensi tra loro;
SALUTE
concetto più ampio che riguarda la dimensione:
• RELAZIONALE: è la capacità di interagire con
equilibrio con altri individui e con l’ambiente;
• SPIRITUALE: è strettamente connessa al sistema di
valori che caratterizza il modo di concepire
l’esistenza;
• SOCIALE: si tratta di una dimensione importante e
fortemente condizionante, perché non si può
ritenere e mantenere “sano” un individuo in un
contesto sociale malato di problemi sanitari,
economici, politici, culturali, ambientali, etnici e altro.
SALUTE: diritto fondamentale di ogni
essere umano senza distinzione di
razze, religione, credo politico,
condizione economica e sociale.
La salute di tutti i popoli è fondamentale per il
raggiungimento della pace e della sicurezza e
dipende dalla più ampia cooperazione degli
individui e degli Stati.
Lo sviluppo disuguale nella promozione della
Salute e controllo delle malattie, specialmente
quelle trasmissibili, rappresenta un serio pericolo
per noi tutti.
SALUTE
condizione legata alla disfunzione
di una o più dimensioni considerate
Pensare al concetto ampio e completo di
SALUTE sottolinea la necessità di un
approccio “olistico”alla persona e ai
problemi che può presentare nelle diverse
fasi e in diversi momenti della propria vita
SALUTE PER TUTTI NELL’ANNO
2000 O.M.S.
• Assicurare alle popolazioni l’equità nei
confronti della salute;
• Aggiungere vita agli anni quindi salute alla
vita ;
• Aggiungere anni alla vita aumentandone la
speranza di vita media.
SI INTRODUCE IL CONCETTO DI
QUALITA’ DELLA VITA
L’esperienza della malattia
È una delle più critiche per una persona
• non ne controlliamo i fattori scatenanti,
• riduce la nostra libertà ed autonomia,
• ci avvicina all’esperienza del dolore e della
sofferenza
• prefigura la possibilità della morte.
L’esperienza della malattia
• Medico ieri = figura con un elevato prestigio Æ
potere magico
• Medico oggi = professionista le cui capacità
derivano dalla preparazione personale e dal
progresso scientifico e tecnologico
ÆL’operatore socio-sanitario può giocare nella
relazione col paziente un importante ruolo.
Cosa significa “approccio
assistenziale olistico/globale alla
persona e ai suoi bisogni” ?
• OLISTICO dal greco HOLOS significa:
tutto, intero, totale, interamente.
La malattia non è qualcosa che interessa
principalmente un organo o un apparato
ma un evento che interessa l’uomo nel
suo insieme.
La qualità della vita
Ogni valutazione della qualità della vita deve
prendere in considerazione diversi aspetti:
•
•
•
•
•
lamentele fisiche,
disagio psicologico,
interazione sociale,
stato funzionale,
soddisfacimento per le cure mediche.
IL SAPER ESSERE
L’ APPRENDIMENTO DI NUOVE CONOSCENZE
… IL SAPERE
L’APPLICAZIONE DELLE COMPETENZE
… IL SAPER FARE
LO SVILUPPO DELLE CAPACITA’ RELAZIONALI
… IL SAPER ESSERE
La relazione di aiuto
• LA RELAZIONE PRESUME UN QUALCHE
CONTATTO CHE GIÀ SI AVEVA, O UN
NUOVO ENTRARE IN CONTATTO.
• L’AIUTO PRESUME CHE QUALCUNO ABBIA
BISOGNO E ALTRI POSSANO FORNIRE UNA
RISPOSTA A QUEL BISOGNO.
QUESTA SEMPLICITÀ È IN MOLTE DELLE
NOSTRE AZIONI QUOTIDIANE.
La relazione d’aiuto
• Si sviluppa a partire da una domanda di
aiuto alla base della quale c’è una
condizione di disagio, sofferenza e
limitazione
• È caratterizzata da asimmetria di ruolo,
diverso grado di responsabilità e
reciprocità
La relazione di aiuto
Si ha una relazione di aiuto quando vi è un incontro fra due
persone di cui
• una si trova in condizioni di
sofferenza/confusione/conflitto/disabilità/ malattia
(rispetto a una determinata situazione o a un
determinato problema con cui è a contatto e che si trova
a dover gestire)
•
ed un’altra persona invece dotata di un grado
“superiore” di adattamento/ competenze/abilità, rispetto
a queste stesse situazioni o tipo di problema.
Se fra queste due persone si riesce a stabilire un contatto
(una relazione) che sia effettivamente di aiuto allora è
probabile che la persona in difficoltà inizi qualche
movimento di maturazione/
chiarificazione/miglioramento/apprendimento che la porti
ad avvicinarsi all’altra persona (assorbendone per così
dire le qualità e le competenze) o comunque a
rispondere in modo più soddisfacente al proprio
ambiente ed a proprie esigenze interne ed esterne.
La relazione di aiuto
Molte relazioni amicali, familiari, di vicinato, sono quindi relazioni
di aiuto, ma possono esserlo anche molte relazioni a
carattere professionale (infermiere-persona, medico-paziente,
insegnante-studente, operatore-cliente), oltre a quelle
sviluppate da psicologi, psicoterapeuti, counselor.
Un insegnante può essere colto, un medico o un OSS preparato,
ma la riuscita della terapia, dell'insegnamento, ecc, dipende
dalla qualità del rapporto instaurato con gli interlocutori più
che dal bagaglio tecnico-conoscitivo.
L’aiuto può assumere varie forme:
• ascoltare,
• informare,
• insegnare,
• essere vicini,
• non lasciare soli,
• condividere.
La relazione di aiuto
Il professionista sanitario che mette in atto una relazione di aiuto
deve possedere la consapevolezza del processo ed il
controllo dello stesso, padroneggiando razionalmente “abilità”
che sono un tutt’uno con ciò che si è.
Infatti, una preparazione inadeguata dell’operatore determina
l’incapacità di ascoltarsi e di ascoltare l’altro, requisito
indispensabile per realizzare un processo di ascolto efficace.
Alla luce di quanto esposto possiamo affermare che la pratica
della relazione di aiuto presuppone un faticoso focus
personale centrato sul sé, coniugato sull’acquisizione di abilità
specifiche e di una complessa padronanza tecnica. Per chi la
esercita è necessaria una seria formazione nel percorso
formativo (formazione continua).
La relazione di aiuto
Poiché l’efficacia del rapporto è strettamente
connessa alla reciprocità della relazione ed al
soddisfacimento dei bisogni di entrambi i
soggetti (operatore e persona assistita), di
aiutare e di essere aiutato, analizziamo
brevemente le teorie psicologiche del legame
attaccamento-accudimento:
• Teoria psico-biologica dell’apprendimento
(Bowlby);
• Teoria dei bisogni (A.Maslow);
• Modello dell’attaccamento-accudimento.
La relazione di aiuto
•
Teoria psico-biologica dell’apprendimento (Bowlby)
Il bambino è sollecitato a costruire una relazione con l’adulto per
ottenere una base sicura; il legame di attaccamento ha la funzione
di:
1) garantire il benessere dell’individuo;
2) proteggere dai pericoli ambientali;
3) favorire la sopravvivenza data la vicinanza del piccolo con la madre.
Secondo questa teoria le prime relazioni di attaccamento, in genere
con la madre, divengono il prototipo e i modelli operativi delle
successive relazioni affettive.
L’attaccamento non è dunque un processo che si esaurisce nella prima
infanzia, ma caratterizza l’essere umano dalla nascita alla morte.
L’adulto che ha sperimentato relazioni segnate da incostanza e scarsa
comprensione appare vittima del passato e di bisogni affettivi
insoddisfatti. Gli adulti evitanti sono poco disponibili affettivamente,
non sanno offrire esperienza di calda intimità poiché non l’hanno
mai sperimentata.
La relazione di aiuto
• Teoria dei bisogni (A.Maslow)
• Nel bambino sussistono bisogni psicologici
primari (es. sicurezza, protezione) importanti
quanto il bisogno di nutrimento/calore.
• Vi sarebbe il bisogno primario di stare in contatto
con un essere umano e di attaccarsi ad esso
indipendentemente dal bisogno di
nutrimento/calore fisico.
BISOGNO
“condizione che esprime mancanza totale
o parziale, o carenza di uno o più
elementi
- fame, sete, movimento,
fede, affetti, comunicazione, ecc. –
che costituiscono e caratterizzano le
diverse dimensioni dalle quali dipende
l’essere sano”
BISOGNI FONDAMENTALI
SECONDO MASLOW
BISOGNI DI
AUTOREALIZZAZIONE
BISOGNI DI STIMA
BISOGNI DI APPARTENENZA
BISOGNI DI SICUREZZA
BISOGNI FISIOLOGICI
respirare – alimentarsi – idratarsi – mantenere la T.C. – muoversi – eliminazione – igiene –
riposo e comunicazione
La relazione di aiuto
• Modello dell’attaccamento-accudimento
• È l’esigenza comune nel mondo animale, quindi nel
genere umano, di instaurare e mantenere un legame con
un altro individuo, di solito di genere femminile.
• Comporta l’assunzione della posizione speculare di
essere accudito e di accudire qualcuno, con il duplice
ruolo di accudito e di persona accudente.
• Nell’età adulta i meccanismi dell’attaccamento
riemergono in particolare quando l’individuo avverte la
propria vulnerabilità con sensazione di minaccia
all’equilibrio fisico/psichico (malattia, trauma emotivo,
carenza affettiva ecc.).
• L’evento-malattia comporta nuovi adattamenti, una nuova
identità di persona malata, modifiche obbligatorie delle
abitudini di vita (es. ospedalizzazione), dipendenza in
vari gradi dall’operatore che si prende cura del paziente.
LA RELAZIONE PROFESSIONALE
OSS/UTENTE
• La comparsa di una malattia determina una crisi
nell'esistenza della persona colpita e di chi lo assiste. Si
tratta di conseguenze psicologiche e sociali, a volte di
lunga durata, spesso trascurate da chi è impegnato a
dare il massimo sul versante delle cure tecnico-sanitarie.
• Depressione, disperazione, carenza di motivazione al
trattamento… sono sintomi che influiscono
negativamente sui risultati del trattamento.
• Le moderne unità di riabilitazione comprendono, nel loro
team interprofessionale, la figura dello psicologo,
deputato a fornire un sostegno specifico ai pazienti e alle
famiglie in difficoltà. Ma non basta. Occorre che tutto il
setting riabilitativo sia orientato a sostenere
emotivamente il paziente e i caregivers.
Per questo sarà compito di tutti gli operatori professionali
improntare il proprio approccio al malato instaurando
una relazione d'aiuto.
Le tecniche di facilitazione
Il professionista sanitario può gestire gli atteggiamenti
regressivi del paziente verso il recupero e la
guarigione mediante tecniche di facilitazione:
• Il suggerimento: serve per indirizzare e fornire
modelli di comportamento.
• I rinforzi: per stimolare un soggetto ad acquisire
comportamenti adattivi tramite un programma di
intervento riabilitativo.
• Il tutoring: sollecitare interazioni di auto-mutuo-aiuto
in un gruppo di pari.
• L’accoglienza empatica nella comunicazione
intersoggettiva.
Funzioni e competenze dell’OSS nella relazione di aiuto
• Strumento
protesico: situazioni di riaddestramento allo
svolgimento delle attività quotidiane.
• Fonte d’informazione: collocazione nel tempo, spazio e
storia personale.
• Fonte di stimolazione: in presenza di inerzia, apatia,
demotivazione, scarso interesse per l’ambiente
circostante da parte del paziente.
• Capace di: prevenire/valutare/contenere sintomi
comportamentali quali aggressività, agitazione
psicomotoria, che ostacolano il processo di autonomia.
• Capace di: prendere decisioni, proponendo alternative
rispetto alle scelte stereotipate del paziente.
• Fonte di feed-back: se il paziente non è capace di
valutare le ripercussioni sugli altri delle proprie
manifestazioni verbali e comportamentali.
• Fonte di gratificazione/frustrazione: in un rapporto
educativo in cui il paziente è riaddestrato a riacquisire la
maggiore autonomia possibile.
Il comportamento dell'operatore verso la persona
• L'osservazione dell'operatore non si focalizza sui deficit,
ma sulle capacità residue in modo da potenziarle e
rafforzarle;
• un clima positivo, sereno, ispirato alla fiducia nelle
capacità del soggetto ha lo scopo di incoraggiare gli
sforzi, i tentativi di progredire, di andare avanti,
favorendo l'iniziativa e la libera espressione.
La persona, in questo modo, si percepisce come parte
attiva diventando compartecipe del proprio itinerario di
recupero;
• non farsi illusioni e non crearne;
• la persona va considerata e accettata per quello che è e
non per quello che dovrebbe essere, con i suoi pregi e i
suoi deficit, aiutandola a scoprire le sue qualità e a
saperle valorizzare;
• porre la persona nelle condizioni migliori per raggiungere
il massimo della sua autonomia nel rispetto e nella
considerazione del suo disagio.
Tratti relazionali da sviluppare per
instaurare una corretta "relazione d'aiuto"
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Orientamento sull'Altro, sul Sè e sulla relazione;
diffusa responsabilizzazione e controllo delle dinamiche proiettive;
atteggiamento empatico;
sa modulare l'asimmetria ("insieme possiamo trovare alcune soluzioni
al problema");
apertura del Sè ("esplicito in maniera chiara, completa e congruente
quanto sento");
uso di messaggi diretti, sollecitanti, ma mai minacciosi;
comunicazione chiara, completa e congruente;
induce curiosità, apre questioni, accetta e stimola punti di vista diversi;
ricerca le differenze, riconosce nel disequilibrio l'inizio di nuovi equilibri;
apre e responsabilizza;
autoironizza;
inibisce il gregarismo, sollecitando l'Altro al protagonismo;
ascolta e modula la relazione rispettando i sentimenti dell'Altro;
conduce e si lascia condurre;
accetta e sfrutta le valutazioni negative.
LA RELAZIONE D’AIUTO
è promuovere il benessere di entrambe le parti.
Dare
Ricevere
Dare e ricevere:
-
emozioni
sentimenti
rispetto e incoraggiamento
Nel lavoro con i malati e le loro famiglie ci troviamo ad
affrontare pensieri, memorie, sentimenti e problemi irrisolti
della nostra vita.
Come operatori professionali dovremmo abituarci a
osservare le nostre reazioni, i nostri sentimenti verso utenti
e pazienti, piuttosto che porre una membrana
impermeabile fra comportamenti professionali e
comportamenti personali.
Æ Concentrandoci sui bisogni dell’utente possiamo non
pensare al fatto che tutti, prima o poi dobbiamo affrontare il
lutto, la disabilità e la morte.
Riflettiamo sulla differenza che c’è tra
·
curare ·
prendersi cura
Conoscere ed imparare a far fronte non solo
alle emozioni dell’assistito ma anche alle
proprie
L’importanza di interrogarsi …
• Cosa mi ha spinto a scegliere questa
professione?
• Cosa ne pensano le persone a me care?
… e ancora …
• Quali sono i miei limiti personali rispetto a
questo lavoro?
• Quali sono i miei punti di forza?
• Quali sono i limiti esterni di questo lavoro?
Conoscere le proprie motivazioni
personali
“SE NON ABBIAMO CURA DI NOI STESSI,
NON POSSIAMO AVERE CURA DEGLI ALTRI”
(GAYLIN, 1981)
Conoscere le proprie motivazioni
personali….
• È giusto avere, oltre a delle motivazioni
altruistiche, anche delle motivazioni di tipo
“egoistico”
• È giusto “divertirsi” durante il proprio lavoro (è
possibile fare un lavoro estremamente serio e
trovare piacere nel farlo).
• È giusto avere delle motivazioni disinteressate,
come il desiderio di poter migliorare un po’ la
vita delle persone.
Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993
Conoscere le proprie motivazioni
personali
• Non è giusto lavorare con le persone in difficoltà
perché questo ci fa sentire “bravi” o perché
crediamo che la gente ci giudicherà bene per
questo.
• Qualunque cosa facciamo dobbiamo farla perché
noi lo vogliamo, non perché qualcun altro se lo
aspetta da noi.
Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993
Conoscere i propri limiti
• Non possiamo essere in grado di rispondere a tutto
e probabilmente non abbiamo nemmeno
un’adeguata conoscenza di tutti i problemi
Æ È evidente che commetteremo degli errori
• Commettere errori è legittimo
Æ Non è accettabile ripetere continuamente il
medesimo errore
• È giusto e auspicabile chiedere aiuto quando non
sappiamo cosa fare
Limiti personali
• Non possiamo voler bene a tutte le persone che
dovremmo aiutare (a volte non ci sono
nemmeno simpatiche)
• Non potremo riuscire a “salvare”tutti
• Il tempo non è mai sufficiente
• Vi saranno sempre delle situazioni legate al
lavoro e alle persone con cui lavoriamo che
causeranno forti reazioni emotive
• Non è detto che si debba lavorare nello stesso
posto per tutta la vita
Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993
Limiti esterni
• La struttura e l’organizzazione
ÆPersonale insufficiente
ÆFinanziamenti limitati
ÆBurocrazia e tempi
ÆDisposizioni ministeriali
Æ…
Questione di … equilibrio
• In qualunque tipo di lavoro vi sono vantaggi e svantaggi,
momenti ricchi di gratificazione e altri meno
entusiasmanti.
• Ognuno di noi, nel contraddistinguere questi momenti, è
diverso.
ÆÈ importante sapere come gratificazione e sacrificio
devono equilibrarsi.
La difficoltà non è quella di capire se siamo o non siamo
contenti del nostro lavoro ma riconoscere quei fattori
specifici che fanno la differenza tra chi è
professionalmente soddisfatto e chi no (posizione o
professione diversa)
All’insoddisfazione contribuiscono sia poche gratificazioni
che troppi sacrifici (ripercussioni sulla sua vita privata <> timbro del cartellino).
Æ Ecco perché è così importante trovare un equilibrio tra
vita professionale e vita privata!!
I MECCANISMI DI DIFESA NELLA
RELAZIONE D’AIUTO
I pazienti da un lato e l'équipe curante dall'altro
mettono in atto meccanismi difensivi
complementari;
I primi, a causa della completa dipendenza che
provano, ricorrono a dinamiche regressive,
accompagnate dalla negazione di alcuni aspetti
della realtà che vivono.
Gli operatori dal canto loro utilizzano meccanismi
quali la razionalizzazione e l'isolamento, per far
fronte alla tensione, ai rischi e in qualche caso
all’impotenza.
I MECCANISMI DI DIFESA NELLA
RELAZIONE D’AIUTO
• Non sempre è facile utilizzare al meglio modelli
relazionali adeguati e dare al paziente quel contatto
autentico e profondo di cui ha bisogno.
• La difficoltà è legata anche al sovraccarico emotivo
che accompagna patologie particolarmente gravi.
• È il caso ad esempio dei pazienti oncologici, con i
quali spesso, per evitare una verità troppo pesante,
si dà la preferenza al piano biologico, si preferisce il
distacco, il silenzio, dimenticando che molte volte il
distacco e il silenzio si popolano di fantasmi peggiori
della verità.
I MECCANISMI DI DIFESA NELLA
RELAZIONE D’AIUTO
• Un rapporto "non evitante" può stabilirsi se gli operatori, per
primi, hanno avuto modo di elaborare le loro ansie e paure.
• Talora la difficoltà può essere causata dalle problematiche
psicologiche dell'operatore. Alcuni si sentono a loro agio solo
con pazienti molto dipendenti e non tollerano la loro
autonomia, che percepiscono come protesta o tradimento.
• Altri mostrano un rifiuto inconscio per certe situazioni e
riescono ad affrontarle solo oggettivandole e negandone il
risvolto affettivo: il paziente viene così distanziato e
considerato esclusivamente un caso clinico.
• Altre modalità difensive messe in atto, inconsciamente,
dall'operatore sono: quella di separare assistenza e decisioni
terapeutiche; di tenere lontani i familiari (che vivono angoscia
e percorsi speculari a quelli dei pazienti) cercando una
"sterilizzazione emotiva".
IL RISCHIO DI BURN-OUT
Si è evidenziato come queste manovre
difensive, "utili" agli operatori in tempi
brevi in quanto possono ridurre
nell'immediato la sofferenza, sono
negative per il paziente, e, nei tempi
lunghi, anche per gli operatori stessi.
Che cos’è il burn out?
• La carica emotiva mai elaborata emerge sotto
forma di ansia, depressione, inadeguatezza,
stanchezza, irritabilità, apatia, disimpegno, noia,
reazioni negative, che rappresentano
un'esperienza sintomatica di uno stato di stress
che, come fase ultima di un processo difensivo
reattivo, può assumere le caratteristiche di una
vera e propria sindrome, quella da burn out.
Che cos’è il burn out?
• Il termine burn out (bruciato, scoppiato) nel
giornalismo sportivo descriveva il brusco calo di
rendimento di un atleta dovuto al venire meno
degli stimoli motivazionali.
• Con tale termine si indica una sindrome tipica
delle relazioni di aiuto caratterizzata da un
distacco emotivo rispetto agli assistiti e dalla
perdita di interesse per il proprio lavoro.
Si distinguono quattro fasi:
1. dell'entusiasmo idealistico e delle nobili
aspirazioni;
2. dello stress lavorativo, in cui si avverte un
progressivo squilibrio tra richieste e risorse
(soprattutto emotive);
3. di esaurimento, in cui si comincia a pensare di
non aiutare realmente nessuno, e in cui
compare la tensione emotiva, l'irritabilità,
l'ansia;
4. della conclusione difensiva o dell'alienazione,
con totale disinvestimento emotivo nel lavoro,
apatia, rigidità e cinismo.
Tratti caratteriali che predispongono al burn out
• ansia nevrotica, propria di quelle persone
che si pongono mete eccessive e che si
puniscono se non le raggiungono,
• uno stile di vita attivo, competitivo, in lotta
con il tempo,
• la rigidità, cioè l'incapacità di adattarsi alle
richieste sempre mutevoli dell'ambiente
esterno;
• l'introversione.
COME PREVENIRE IL BURN
OUT?
• Prevedere come obiettivo formativo l'acquisizione di
maggiori competenze relazionali.
• Gruppi di supporto. La loro costituzione permette di
migliorare la comunicazione sui problemi della propria
attività e della loro gestione, aumentare l'autostima,
ridurre il senso di isolamento e le tensioni emozionali
non necessarie.
Riunioni ed incontri periodici:
- favoriscono un senso di appartenenza al gruppo,
- offrono l'opportunità di scambiare opinioni, consigli
pratici
- e permettono di migliorare la comunicazione.
E per concludere…
le riflessioni di Victor Frankl:
“Siate come volontari in una spontanea
RELAZIONE di AIUTO quando
aiutate, ma poi togliete l’aspetto
pubblico e spettacolare dell’intervento
e fate sempre come se foste nello
spazio privato e proprio della casa
della persona che aiutate: lo spazio per
prendersi cura con professionalità,
ma che mai perde l’entusiasmo di chi lo
fa per il semplice e disinteressato
amore e benessere dell’altro”.
Bibliografia
• R.Cafiso,M.G.Cannizzo,G.Sampognaro,Un aiuto a chi
aiuta, Psicologia Contemporanea,Novembre-Dicembre
1996,nr.138,pp.58-63.
• Monformoso P. (2007) Professioni sanitarie e relazioni di
aiuto.
• Evangelista L. (2006) Orientamento, counseling,
relazione di aiuto.
• Farneti R. (2001) Aiutiamo ad aiutare.
• B.Genevay,R.Katz,Le emozioni degli operatori nella
relazione di aiuto, Trento, Erickson, 1998.
• F.Manara ,Eventi stressanti e scelta di malattia,
Brescia,La Ginestra,1991.
DELEGA E ATTRIBUZIONE
(
)
ATTUAZIONE
La delega
La delega di autorità si verifica quando un soggetto(il
delegante) conferisce ad un soggetto (il delegato) l’incarico di
eseguire una prestazione che rientra nella responsabilità del
primo. Il delegato assume la responsabilità per l’esecuzione
del lavoro nei confronti del superiore delegante; questi però
rimane responsabile per l’effettivo assolvimento di tutti i suoi
compiti, compresi quelli di cui ha affidato ad altri
l’esecuzione.
[Zerilli Fondamenti di direzione ed organizzazione aziendale]
Trasferimento di responsabilità per l’esecuzione di un’attività….
pur rimanendo responsabile dei risultati finali
[American Nurses Association, 1995]
ATTUAZIONE
La delega
Trasferimento ad un individuo competente dell’autorità di
esecuzione un’attività infermieristica in una situazione
selezionata
[National Councilof State Boards of NUrsing, 1995]
Attraverso la delega il delegante trasferisce al delegato soltanto
dei propri poteri, conservandone la titolarità.
La delega può assumere forme diverse:
• Permanente:
Permanente cioè affidata al delegato in modo
continuativo
• Temporanea:
Temporanea conferita per una missione specifica in un
tempo determinato
• Piena:
Piena si riferisce all’assolvimento di un compito intero
ATTUAZIONE
La delega
ƒ
ƒ
ƒ
ƒ
Parziale:
Parziale riguarda un particolare aspetto di un compito
Singola:
Singola se è conferita ad una sola persona
Congiuntiva:
Congiuntiva quando è conferita a due o più persone perché
attendano congiuntamente ad uno stesso incarico
Collettiva:
Collettiva conferita da parte di due o più persone
[Terzuolo G. la responsabilità giuridica e professionale dell’infermiere, 1992]
È chiaro che il processo di delega è impegnativo e non si può gestirlo
istituzionalmente su tutto è necessario avere in mente quali sono le
cose importanti da presidiare in reparto. La delega è una faccia della
medaglia l’altra faccia è la supervisione
Supervisione attività di chi sovrintende alla realizzazione di un
opera Devoto Oil controllare e formare costantemente
ATTUAZIONE
i 5 criteri o 5 le G della delega
1. Il GIUSTO compito
Cioè un’attività ritenuta appropriata in base alle condizioni dell’utente, alla
complessità del compito, alla capacità del delegato ed alla qualità della
supervisione che l’infermiere deve garantire.
(Nurs Management ’99)
È possibile delegare solo quando questo atto venga fatto con sicurezza sia
per l’utente che per l’operatore.
(Delegation alert. AmJ Nurs’98)
2. Le GIUSTE circostanze.
circostanze
La valutazione non va limitata al paziente ma si deve tener conto anche delle
circostanze, dei materiali disponibili , dell’ambiente oltre che dei regolamenti
e delle politiche aziendali
3.Le GIUSTE persone si deve tener conto del livello di preparazione della
figura a cui si delega l’attività, ma anche del livello del singolo operatore
ATTUAZIONE
i 5 criteri o 5 le G della delega all’OSS
4.Le GIUSTE istruzioni e al buona comunicazione
Una comunicazione efficace, cioè messaggi chiari e precisi (cosa fare,
come, perché, in che tempi, quando chiedere consulenza…) ed un
ascolto attento, sono la base del successo della delega
5.La GIUSTA supervisione
La pratica della supervisione si è sviluppata contestualmente ad una
cultura della complessità: le certezze sulle pratiche codificate e
routinarie si vanno sempre più integrando con una cultura del
dubbio, dell’incertezza, del “dipende”. La supervisione è quindi una
pratica che nasce laddove le mansioni, distinzioni rigide nell’operare,
le procedure, vengono inserite in un contesto che richiede flessibilità,
scambio, integrazione, delega. Questi processi infatti richiedono un
supporto, un controllo all’interno di un rapporto formativo e di
alleanza lavorativa tra operatori
ATTUAZIONE
La delega non deve privare l’infermiere del contatto con il paziente:
l’infermiere deve concentrare l’attenzione sulle risposte del paziente,
non sulle tecniche, ed imparare a conoscere ed interpretare gli indizi
e i segni clinici
Le variabili da considerare in un processo di delega sono:
La legge
Dopo aver valutato il paziente e pianificato l’assistenza si possono
delegare alcune attività, rimanendo responsabili della valutazione
finale. È importante definire cosa sia esclusivo dell’infermiere (profilo
professionale, codice deontologico, percorso formativo) e che cosa
può fare il professionista delegato (es. O.S.S.)
Il regolamento del servizio o dell’U.O. (job description)
descrive quello che ci si aspetta che il personale faccia tenendo conto
anche delle regole specifiche sugli standard di assistenza, più sono
chiari gli standard meno c’è bisogno di regolamenti
ATTUAZIONE
La conoscenza del profilo dell’operatore non è sufficiente: non
garantisce che la persona abbia sufficiente addestramento ed
abilità per eseguire un’attività in modo competente e sicuro
(Delegation and supervisio outside the hospital. Am J Nurs ’99)
[importante è anche il possesso di tecniche della comunicazione e capacità
decisionali: l’OSS infatti deve decidere quando chiamare l’infermiere, o
riferire alcune informazioni, o riconoscere situazioni di possibile rischio per il
paziente]
Non è corretto delegare attività che prevedano valutazioni
critiche, o la scelta tra più alternative. Se la scelta va fatta in
base alla valutazione delle condizioni del paziente, in
particolare quelle cliniche, deve essere l’infermiere a
intervenire
ATTUAZIONE
Delega No------------ Attribuzione di attività
Padovan Monica [l’integrazione con le figure di supporto]
All’OSS attribuiamo attività che sono proprie del suo profilo: in
questo senso è più appropriato parlare di attribuzione
piuttosto che di delega
“parlare di delega significa far ricorso ad uno strumento
inadeguato, se non altro perché la giurisprudenza ha stabilito
che per aversi la effettiva trasferibilità di funzioni da un
soggetto ad un altro, la delega deve essere scritta, effettiva e
deve comportare il reale trasferimento di poteri decisionali al
delegato, con conseguente necessità del delegante di
controllare, ma di non ingerirsi nell’attività del delagato” del
tutto impensabile che l’infermiere non possa interagire
nell’attività dell’operatore di supporto, e che ogni attività sia
formalizzata con uno scritto
Luca Benci “l’OSS autonomia, rapporti con i professionisti e responsabilità giuridica” Rivista
Diritto Professioni Sanitarie, 2001; 4(3):219-234.
ATTUAZIONE
Risulta difficile pensare a un’organizzazione gestita sulla base
della delega, più interessante appare il concetto di
collaborazione contenuto nella normativa francese
dedicato alla regolamentazione della figura dell’infermiere e
di quella di supporto [Décret n. 93-345 du 5 marzo ’93 relatif aux actes
professionnels ed à l’exercice de la profession d’infirmier]
La soluzione deve essere trovata anche in questo caso, nei
piani di di lavoro, che devono individuare “le attività
attribuibili all’OSS sulla base dei criteri della bassa
discrezionalità e dell’alta riproducibilità della tecnica
utilizzata”
Attività attribuibili, dunque e non delegabili
ATTUAZIONE
Delega No------------ Attribuzione di attività
Padovan Monica [l’integrazione con le figure di supporto]
Nel profilo dell’OSS viene ribadito che l’OSS “in base alle
proprie competenze e in collaborazione con altre figure
professionali, sa attuare i paini di lavoro…. È in grado di
utilizzare metodologie di lavoro comune (schede,
protocolli….)
È importante strutturare una organizzazione nella quale
l’infermiere mantenga la regia del processo
assistenziale, l’identificazione critica dei bisogni, la
pianificazione dell’assistenza e la valutazione del risultato,
avvalendosi della collaborazione della figura di supporto
Delega No------------ Attribuzione di attività
ATTUAZIONE
Delega No------------ Attribuzione di attività
ATTUAZIONE
Delega No------------ Attribuzione di attività
ATTUAZIONE
Delega No------------ Attribuzione di attività
ATTUAZIONE
RUOLO E FUNZIONI
DELLE FIGURE
PROFESSIONALI CHE
OPERANO NEI SERVIZI
SOCIO-ASSISTENZIALI
INFERMIERISTICHE
E OSTETRICHE
PREVENZIONE
TECNICO SANITARIE
RIABILITAZIONE
Figure Sanitarie non Mediche
La Legge 10 agosto 2000, n. 251
“Disciplina delle professioni sanitarie
infermieristiche, tecniche, della
riabilitazione, della prevenzione nonché
della professione di ostetrica.
Figure sanitarie
Infermiere
a
i
m
o
n
o
t
au
Infermiere generico (figura non più formata)
Ostetrica
Fisioterapista …..
Figure tecnico – sanitarie
OSS
OSS con formazione complementare
OTA
INFERMIERISTICHE E
OSTETRICHE
• Infermiere;
• Ostetrica/o;
• Infermiere pediatrico;
FIGURE TECNICO-SANITARIE
Area tecnico-diagnostica
• Tecnico audiometrista
• Tecnico sanitario di
laboratorio biomedico
• Tecnico sanitario di
radiologia medica
• Tecnico di
neurofisiopatologia
Area tecnico-assistenziale
• Tecnico ortopedico
• Tecnico audioprotesista
• Tecnico della
fisiopatologia
cardiocircolatoria e
perfusione
cardiovascolare
• Igienista dentale
• Dietista
Figure della Riabilitazione
•
•
•
•
•
Podologo
Fisioterapista
Logopedista
Ortottista-assistente di oftalmologia
Terapista della neuro- e psicomotricità dell’età
evolutiva
• Tecnico della riabilitazione psichiatrica
• Terapista occupazionale
• Educatore professionale
Figure della Prevenzione
• Tecnico della prevenzione
nell’ambiente e nei luoghi di
lavoro
• Assistente sanitario
Figure di riferimento in ambito sanitario
¾Fisioterapista
¾Tecnico sanitario di radiologia medico
¾Tecnico di laboratorio biomedico
¾Dietista
FISIOTERAPISTA
• Elabora interventi di prevenzione, cura e
riabilitazione nelle aree della motricità
• Pratica attività terapeutica per la
rieducazione funzionale delle disabilità
motorie
• Propone l’adozione di protesi e ausili, ne
addestra all’utilizzo e ne verifica l’efficacia
• Svolge attività di studio didattica e
consulenza professionale
TECNICO SANITARIO DI RADIOLOGIA MEDICA
• Autorizzato ad espletare indagini e prestazioni
radiologiche
• Svolge in via autonoma dopo prescrizione
medica tutti gli interventi che richiedono l’uso di
radiazioni ionizzanti, di energie termiche,
ultrasoniche, di risonanza magnetica nucleare, e
interventi per la protezionistica fisica e
dosimetrica
• È responsabile del corretto funzionamento delle
apparecchiature a lui affidate
TECNICO DI LABORATORIO BIOMEDICO
• Svolge attività di laboratorio di analisi e di
ricerca relative ad analisi biomediche e
biotecnologiche e in particolare di
biochimica , microbiologia e virologia, di
farmacotossicologia, di immunologia, di
patologia clinica, di ematologia, di citologia
ed istopatologia.
DIETISTA
• Competente per tutte le attività finalizzate
alla corretta applicazione
dell’alimentazione e della nutrizione ivi
compresi gli aspetti educativi e di
collaborazione all’attuazione delle politiche
alimentari, nel rispetto della normativa
vigente.
LE PRINCIPALI FIGURE PROFESSIONALI DI
RIFERIMENTO PER L’OSS
AMBITO SANITARIO
• INFERMIERE
• OSTETRICA
AMBITO SOCIALE
• L’ASSITENTE SOCIALE
ELEMENTI DI BASE
DELL’ORGANIZZAZIONE
DEI SERVIZI:
DEFINIZIONE, SCOPI,
STRUTTURA E PROCESSI
CONCETTO DI
ORGANIZZAZIONE
“è un insieme ordinato di attività che
servono a raggiungere un certo obiettivo,
un certo scopo”
CONCETTO DI SISTEMA
• Indica un insieme di soggetti collegati tra loro ed
interdipendenti;
• es. insieme di professionisti che lavoro in una stessa
equipe/organizzazione di lavoro;
QUINDI
• Un sistema esiste proprio perché si basa su di
un’organizzazione cioè “un insieme ordinato di regole,
norme, schemi, indirizzati ed orientati al raggiungimento
di un certo scopo e/o obiettivi”
CARATTERISTICHE
ESSENZIALI DI UNA
ORGANIZZAZIONE
• Suddivisione del lavoro fra più persone “in
base alle professionalità, delle
competenze, del livello funzionale”:
• La presenza di un centro di direzione, di
coordinamento, di responsabilità;
CARATTERISTICHE
ESSENZIALI DI UNA
ORGANIZZAZIONE
Un organizzazione è:
¾ efficace – se raggiunge gli scopi
previsti/programmati;
¾buon rapporto tra risultati raggiunti e
previsti;
CARATTERISTICHE
ESSENZIALI DI UNA
ORGANIZZAZIONE
• Un organizzazione è:
™ efficiente – non sprecare risorse umane e
materiali;
Cioè
™ a parità di risultati ottenuti, una
organizzazione efficiente è quella che ha
utilizzato meno risorse;
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
COMPITO
Insieme di attività
elementari, collegate
tra di loro e
necessarie per
svolgere una certa
attività;
MANSIONE
se uniamo un
insieme di compiti di
una persona
otteniamo la
Mansione
In ogni attività esiste un mansionaro, cioè un manuale in cui sono
indicati i compiti di ciascuno, in relazione “all’inquadramento” ossia
contratto di lavoro:
ORGANO
• Tutte le persone che hanno le stesse
mansioni nella stessa impresa;
• Definiamo “organo” l’insieme delle
persone che svolgono le stesse mansioni,
es. area sanitaria “Infermiere, OSS,
Medico, Assistente Sociale”
STRUTTURA ORGANIZZATIVA
•
RESOURCES
{
•Nurse Staffing (Level and ability)
•HUMAN
PROCESSES
CARING
ACTIVITY
PATIENTS
•Support Staffing
•STRUCTURAL
•TECHNOLOGICAL
{
OUTCOMES
NURSING PROCESS
Support services
NURSING VIGILANCE
CURE ACTIVITY
STAFF
CURE ACTIVITY
CARING ACTIVITY
INPUT
PROCESS
OUTPUT
DIRECT
GORDON’S
FUNCTIONAL
HEALTH
PATTERNS
INDIRECT
ADVERSE EVENTS
PREVENTION
LOVE
SAFETY
PHYSIOLOGICAL
•Failure to rescue
•Etc
MEDICAL
SUPPORT
ACTIVITY
MODELLO ASSISTENZIALE
PATIENTS
INPUT
PROCESSO
ORGANIZZATIVO
STAFF
OUTPUT
MODELLO ASSISTENZIALE
PATIENTS
•Risorse umane
•Risorse
strutturali
MODELLO
BIOMEDICO
STAFF
BIS.FISIOLOGICI
MODELLO ASSISTENZIALE
PATIENT
S
•Risorse umane
•Risorse
strutturali
MODELLO
BIO-PSICOSOCIALE
STAFF
realizzazione
stima
social
sicurezza
i
fisiologici
EROGAZIONE DELL’ASSISTENZA
SCENARIO PRECEDENTE
INFERMIERE
PAZIENTE
MEDICO
OSTETRICA
OP. SOCIALE
AUSILIARIO
SITUAZIONE RAPPRESENTATA DALLA
NORMATIVA VIGENTE
MEDICO
INFERMIERE
PAZIENTE
(OTA – OSS)
ALTRE PROFESSIONI
SANITARIE AUTONOME
PSICOLOGO
OP. SOCIALE
NELLE STRUTTURE SANITARIE VANNO
RICONOSCIUTE E TIPIZZATE
LINEE DI ATTIVITA’ ASSISTENZIALE
AFFERENTI ALLE DIVERSE PROFESSIONALITA’
DOTATE DI SPECIFICITA’ ED AUTONOMIA
TRA LORO FORTEMENTE E DINAMICAMENTE
INTEGRATE
AL FINE DI GARANTIRE AL PAZIENTE PRESTAZIONI
APPROPRIATE, TEMPESTIVE, QUANTITATIVAMENTE E
QUALITATIVAMENTE SODDISFACENTI
LINEE DI ATTIVITA’ ASSISTENZIALE
ASSISTENZA
INFERMIERISTICA
ASSISTENZA
MEDICA
ASSISTENZA
PSICOLOGICA
PAZIENTE
ASSISTENZA
ALBERGHIERA
ASSISTENZA
SOCIALE
STRUMENTI PER LO SVILUPPO DELLA LINEA DI ATTIVITA’
“ASSISTENZA”
PROTOCOLLI ………
CARTELLA ………
AMBULATORIO ………
UU.OO. A GESTIONE ………
RIFORMA SANITARIA
Dlgs 502/92 e 517/93 e
succ.
AZIENDALIZZAZIONE
AZIENDALIZZAZIONE
DELLE
DELLE STRUTTURE
STRUTTURE
SANITARIE
SANITARIE
PRECEDENTE NORMATIVA
– LEGGE 833/78 –
COMPETENZE SANITARIE ALLE USL
(unità sanitarie locali)
FINANZIAMENTO STATALE ALLE REGIONI
SULLA BASE DELLA SPESA STORICA
PRECEDENTE NORMATIVA
LEGGE 833/78 –
–
INCAPACE DI CONTROLLARE LA SPESA,
CON DEBITO DELLE REGIONI
PROGRESSIVAMENTE IN CRESCITA
E STATO CHE DEVE
ANNUALMENTE RIPIANARE I DEBITI
PRECEDENTE NORMATIVA
LEGGE 833/78 –
–
PROBLEMI
Spesa sanitaria eccessiva rispetto alle possibilità
dello stato;
•
• Nessun controllo sulla qualità delle prestazioni;
• Scarsa accessibilità alle prestazioni.
NUOVA NORMATIVA
• Stato:
• Regione:
funzione di pianificazione e programmazione nazionale,
• determinazione dei livelli uniformi di assistenza,
• determinazione delle quote di finanziamento
(pro-capite per assistito).
• funzione di pianificazione e programmazione regionale (nel
rispetto delle linee di indirizzo generali indicate dal piano
sanitario nazionale);
• definizione dell’assetto organizzativo del servizio sanitario
regionale.
• Aziende Sanitarie:
• dotate di personalità giuridica pubblica;
• dotate di autonomia gestionale;
• funzione di pianificazione e programmazione locale (nel
rispetto
delle linee di indirizzo generali indicate dal piano sanitario
regionale);
• definizione dell’assetto organizzativo aziendale.
NUOVA NORMATIVA
(documenti)
•
Stato ……………………………… piano sanitario nazionale (PSN);
• Regione ………………………… piano sanitario regionale (PSR);
• ASL ………………………………… piano strategico aziendale ed
atto aziendale.
NUOVA NORMATIVA
FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (1)
(FINANZIAMENTO PER QUOTA CAPITARIA)
STATO
REGIONI
AZIENDE SANITARIE LOCALI
NUOVA NORMATIVA
FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (2)
(FINANZIAMENTO PER PRESTAZIONI EROGATE)
AZIENDE SANITARIE LOCALI
AZIENDE
OSPEDALIERE
CASE di CURA
ACCREDITATE
RICOVERI ……………………………tariffa DRG
PRESTAZIONI AMB. ………tariffa NOMENCLATORE
NAZIONALE
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN
INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE
Dal “Supplemento ordinario al «Bollettino Ufficiale» Regione Umbria” - serie generale - n. 36 del 27 agosto 2003
CON IL D.L.VO 56/2000
CESSANO, A DECORRERE DALL’ANNO 2001,
ALCUNI TRASFERIMENTI ERARIALI
DALLO STATO ALLE REGIONI,
TRA CUI IL FONDO SANITARIO NAZIONALE.
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN
INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE
I trasferimenti erariali soppressi sono stati compensati con:
•l’aumento dell’addizionale IRPEF, le cui aliquote minima e massima
vengono portate rispettivamente da 0,5 per cento a 0,9 per cento
e da 1 per cento a 1,4 per cento;
•l’aumento della compartecipazione regionale all’accisa sulla
benzina, il cui importo viene aumentato da 242 a 250 lire per litro
di benzina venduta;
•l’istituzione della compartecipazione regionale all’IVA (inizialmente
il 25,7 per cento, poi portata al 38,55 per cento dal d.p.c.m. 17
maggio 2001).
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN
INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE
Quindi attualmente le fonti di finanziamento
della spesa sanitaria sono le seguenti:
1) IRAP;
2) addizionale IRPEF;
3) compartecipazione all’accisa sulla benzina;
4) compartecipazione all’IVA;
5) Fondo Perequativo Nazionale;
6) entrate proprie delle aziende sanitarie locali e delle aziende
ospedaliere;
7) eventuali entrate derivanti dalla mobilità sanitaria
extraregionale.
I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN
INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE
Nel caso di superamento del limite di spesa fissato, le
Regioni devono integrare il finanziamento ricorrendo
all’imposizione di tasse, alla introduzione di ticket o
all’adozione
di
idonee
recuperare
a
successivo
lo
altre
scarto
fabbisogno effettivo.
misure
nel
fra
di
razionalizzazione
corso
risorse
dell’esercizio
assegnate
e
NUOVA NORMATIVA
INTRODUCE IL CONCETTO DI
RESPONSABILITA’ GESTIONALE
RESPONSABILITA’ GESTIONALE
RESPONSABILITA’ PER RISULTATI - SPECIFICA DELLA DIRIGENZA
ESSA SI FONDA
NON SULLA MANCATA VIOLAZIONE DOLOSA O COLPOSA DEI DOVERI DI UFFICIO
(tale ambito riguarda altri tipi di responsabilità: penale, civile, amministrativa)
MA SULLA IDONEITA’ E SULLA CAPACITA’ DEI DIRIGENTI
A CONSEGUIRE
RISULTATI ADEGUATI AI COMPITI LORO AFFIDATI
CON CONSEGUENTI POSITIVE IMPLICAZIONI:
- SUL BUON ANDAMENTO DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA
- SULLA CONCRETA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI ASSUNTI DALLA
DIREZIONE AZIENDALE IN SEDE DI PROGRAMMAZIONE DELLE SUE ATTIVITA’
LIVELLI DELL’ATTIVITA’ GESTIONALE
FASE
PIANIFICAZIONE STRATEGICA
AZIENDALE
C
O
N
T
R
O
L
L
O
OBIETTIVI STRATEGICI
AZIENDALI
DIREZIONE AZIENDALE
OBIETTIVI DI STRUTTURA
DIREZIONE AZIENDALE
PROGRAMMAZIONE
+
OBIETTIVI DI UNITA’
OPERATIVA
D
I
G
E
S
T
I
O
N
E
LIVELLO
BUDGET
OBIETTIVI + RISORSE
DIREZIONI DI
STRUTTURA
DIPARTIMENTI
e/o
UNITA’
OPERATIVE
CONTROLLO DI GESTIONE
INSIEME DI ATTIVITA’ INTERNE ALL’ORGANIZZAZIONE
CON LE QUALI LA DIREZIONE AZIENDALE SI ACCERTA,
AI VARI LIVELLI,
CHE LA CONDUZIONE DELLE ATTIVITA’ SI STIA
SVOLGENDO SECONDO
GLI OBIETTIVI, LE STRATEGIE, LE POLITICHE ED I PIANI
PRESTABILITI
(IN MODO EFFICACE ED EFFICIENTE).
EFFICACIA
OBIETTIVI RAGGIUNTI (obiettivo parziale, output)
OBIETTIVI PRESTABILITI (obiettivo totale, outcome)
EFFICIENZA
RISORSE IMPEGNATE (input)
OBIETTIVI RAGGIUNTI (obiettivo parziale, output)
FASI DEL CONTROLLO DI GESTIONE
• PROGRAMMAZIONE
• PREDISPOSIZIONE DEL BUDGET
• SVOLGIMENTO E MISURAZIONE DELLE ATTIVITA’
• REPORTING E VALUTAZIONE
BUDGET
=
STRUMENTO
GESTIONALE
ELEMENTI DEL BUDGET
OBIETTIVI
RISORSE
PROCESSO DI BUDGET
SI DECIDE QUALI OBIETTIVI RAGGIUNGERE
IN UN DETERMINATO PERIODO;
SI STABILISCE QUALI E QUANTE RISORSE
IMPEGNARE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI
SUDDETTI OBIETTIVI;
SI CONTROLLA PERIODICAMENTE
IL GRADO DI RAGGIUNGIMENTO
DEGLI OBIETTIVI E L’ENTITA’ DEL
CONSUMO DELLE RISORSE.
CONTABILITA’ ANALITICA
CONTABILITA’ ANALITICA
=
COMPLESSO DI
RILEVAZIONI SISTEMATICHE E PERIODICHE
VOLTE ALLA DETERMINAZIONE
DEI COSTI SOSTENUTI
E
DEI RICAVI REALIZZATI
DALLE STRUTTURE AZIENDALI
CONTABILITA’ ANALITICA
ELEMENTI FONDAMENTALI PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI
CONTABILITA’ ANALITICA SONO:
- IL PIANO AZIENDALE DEI CENTRI DI RESPONSABILITA’ E
DEI CENTRI DI COSTO;
- IL PIANO AZIENDALE DEI FATTORI PRODUTTIVI;
- L’IDENTIFICAZIONE DEI PRODOTTI AZIENDALI E DEL LORO
VALORE REALE O CONVENZIONALE.
CENTRO DI RESPONSABILITA’
GRUPPO DI PERSONE CHE OPERANO
PER RAGGIUNGERE UN DETERMINATO
OBIETTIVO
SOTTO LA DIREZIONE DI UN
RESPONSABILE
UN
CENTRO DI RESPONSABILITA’
E’ COSTITUITO
DA UNO O PIU’
CENTRI DI COSTO
CENTRO DI COSTO
=
UNITA’ AZIENDALE ELEMENTARE
CHE SVOLGE UNA SPECIFICA ATTIVITA’
SOTTO IL CONTROLLO DI UN
RESPONSABILE.
AD ESSA E’ POSSIBILE ATTRIBUIRE
IN MODO COMPLETO ED ESCLUSIVO
I COSTI DEI FATTORI PRODUTTIVI
IMPIEGATI
CENTRO DI RESPONSABILITA’
(es.: Unità Operativa Ospedaliera)
CENTRO DI COSTO 1
DEGENZA RICOVERI ORDINARI
CENTRO DI COSTO 3
AMBULATORI
CENTRO DI COSTO 2
DAY HOSPITAL O DAY SURGERY
CENTRO DI COSTO 4
CONSULENZE INTERNE
FATTORI PRODUTTIVI
=
OGNI ELEMENTO,
CON UN VALORE ECONOMICO,
IMPIEGATO NELLO SVOLGIMENTO DI
UN’ATTIVITA’
E CHE QUINDI
CONCORRE ALLA FORMAZIONE
DEL COSTO DI PRODUZIONE
FATTORI PRODUTTIVI
BENI SANITARI
BENI NON SANITARI
PERSONALE
MANUTENZIONI E RIPARAZIONI
AMMORTAMENTI
SERVIZI APPALTATI
FATTORI PRODUTTIVI 1
PRODOTTI FARMACEUTICI
MATERIALI DIAGNOSTICI
BENI SANITARI
PRESIDI MEDICO-CHIRURGICI
MATERIALE PROTESICO E PER EMODIALISI
ecc.
FATTORI PRODUTTIVI 2
PRODOTTI ALIMENTARI
BENI NON SANITARI
MATERIALE GUARDAROBA
E
CONVIVENZA
ecc.
FATTORI PRODUTTIVI 3
VOCI FISSE
DIRIGENZA
VOCI VARIABILI
PERSONALE
VOCI FISSE
COMPARTO
VOCI VARIABILI
PRODOTTI
- PRESTAZIONI IN REGIME DI RICOVERO
SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE: DRG
- PRESTAZIONI AMBULATORIALI
SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE: NOMENCLATORE-TARIFFARIO
SISTEMA DEI DRG
SISTEMA
DI
PRESTAZIONI
RICOVERO,
CLASSIFICAZIONE
OSPEDALIERE
FONDATO
IN
SUL
DELLE
REGIME
PRINCIPIO
DI
DI
ATTRIBUZIONE DEI PAZIENTI A CLASSI OMOGENEE
RISPETTO
A
CARATTERISTICHE
ASSISTENZIALI
E
QUINDI
CLINICHE
OMOGENEE
ED
ANCHE
RISPETTO AI PROFILI DI TRATTAMENTO ED ALLE
RISORSE CONSUMATE (SISTEMA ISO-RISORSE),
MDC
DESCRIZIONE
1
MALATTIE E DISTURBI DEL SISTEMA NERVOSO
2
MALATTIE E DISTURBI DELL'OCCHIO
3
MALATTIE E DISTURBI DELL'ORECCHIO, DEL NASO, DELLA BOCCA E DELLA GOLA
4
MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO RESPIRATORIO
5
MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO
6
MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO DIGERENTE
7
MALATTIE E DISTURBI EPATOBILIARI E DEL PANCREAS
8
MALATTIE E DISTURBI DEL SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO E DEL TESSUTO CONNETTIVO
9
MALATTIE E DISTURBI DELLA PELLE, DEL TESSUTO SOTTO-CUTANEO E DELLA MAMMELLA
10
MALATTIE E DISTURBI ENDOCRINI, NUTRIZIONALI E METABOLICI
11
MALATTIE E DISTURBI DEL RENE E DELLE VIE URINARIE
12
MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO RIPRODUTTIVO MASCHILE
13
MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO RIPRODUTTIVO FEMMINILE
14
GRAVIDANZA, PARTO E PUERPERIO
15
MALATTIE E DISTURBI DEL PERIODO NEONATALE
16
MALATTIE E DISTURBI DEL SANGUE, DEGLI ORGANI EMOPOIETICI E DEL SISTEMA IMMUNITARIO
17
MALATTIE E DISTURBI MIELOPROLIFERATIVI E NEOPLASIE SCARSAMENTE DIFFERENZIATE
18
MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE (SISTEMICHE O DI SEDI NON SPECIFICATE)
19
MALATTIE E DISTURBI MENTALI
20
ABUSO DI ALCOOL / FARMACI E DISTURBI MENTALI ORGANICI INDOTTI
21
TRAUMATISMI, AVVELENAMENTI ED EFFETTI TOSSICI DEI FARMACI
22
USTIONI
23
FATTORI CHE INFLUENZANO LO STATO DI SALUTE ED IL RICORSO AI SERVIZI SANITARI
24
TRAUMATISMI MULTIPLI RILEVANTI
25
INFEZIONI DA H.I.V.
REPORTING E VALUTAZIONE
CONSENTE DI:
• EVIDENZIARE SITUAZIONI ANOMALE
• ATTUARE AZIONI CORRETTIVE
• VALUTARE L’OPERATO DEI CENTRI DI RESPONSABILITA’
• VALUTARE I PROGRAMMI AZIENDALI
COSTO PIENO DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE
=
COSTI DIRETTI
COSTI GENERATI
NELL’AMBITO
DELLA STESSA
STRUTTURA
+
QUOTA DEI COSTI
GENERALI D’AZIENDA
COSTI CORRELATI
ALLE ESIGENZE
DI FUNZIONAMENTO
COMPLESSIVO
DELL’AZIENDA
COSTO PIENO DELLE ARTICOLAZIONI INTERNE DALLE STRUTTURE PRODUTTIVE
=
COSTI DIRETTI
COSTI GENERATI
NELL’AMBITO
DELL’ARTICOLAZIONE
INTERNA
+
COSTI DI
PRESTAZIONI
INTERMEDIE
PER ES.:
COSTI RELATIVI
ALLE PRESTAZIONI
DEI SERVIZI
+
QUOTA DEI COSTI
GENERALI DELLA
STRUTTURA
COMPRENDENTE LA QUOTA
DEI COSTI GENERALI
D’AZIENDA RIBALTATI
SULLA STRUTTURA
PER ES.:
COSTI RELATIVI
ALLE DIREZIONI
DI STRUTTURA,
ALLA FARMACIA,
ALLA ASSISTENZA
RELIGIOSA,
AL SERVIZIO
DI PULIZIA ecc:
METODOLOGIA DEL LAVORO
SOCIALE E SANITARIO: erogazione
dell’assistenza
Diverso dagli altri lavori per la finalità:
erogare un servizio e non un bene
(come succede negli altri lavori)
Lavoro sociale e sanitario
Servizio :
• Non è sempre tangibile
(interventi educazionali)
• Viene fruito nel
momento in cui viene
erogato
• Quando si eroga è
importante l’aspetto
specialistico e
relazionale
• È la risposta ai bisogni
conseguente all’analisi
dei problemi
Bene :
• È sempre
tangibile
• Il risultato è
sempre un
prodotto
• Non si consuma
nel momento in
cui viene prodotto
ORGANIZZAZIONE
DELL’ASSISTENZA
Per rispondere ai bisogni dobbiamo inserirli
in un sistema costituito da una serie di
elementi interconnessi tra loro;
AZIENDE SOCIO-SANITARIE
SISTEMA APERTO:
• Sistema: un insieme costituito da diverse
componenti
• Aperto: si trasforma grazie agli elementi
che lo compongono
METODO PER LA PIANIFICAZIONE E
L’ORGANIZZAZIONE DELL’ASS.ZA
Approccio alla persona assistita, che
partendo dall’individuazione dei bisogni,
conduca alla risposta attraverso un
percorso razionale (non si improvvisa),
coerente e condiviso.
PROCESSO DI ASSISTENZA
PRIMA FASE: individuazione e definizione
del problema.
Raccolta dati attraverso:
• Osservazione diretta
• Analisi della documentazione (cartella)
• Colloquio (inf. o ass.soc.)
PROCESSO DI ASSISTENZA
SECONDA FASE: pianificazione
Si definiscono gli obiettivi, gli interventi e le
modalità attraverso:
• Obiettivi: chiari, raggiungibili
• Interventi: mirati e finalizzati
• Modalità: chiare
PROCESSO DI ASSISTENZA
TERZA FASE: attuazione delle
pianificazione
QUARTA FASE: valutazione
STRUMENTI OPERATIVI
• LINEE GUIDA: orientamento per gli
operatori
• PROCEDURE: documenti che
descrivono in maniera dettagliata le
azioni (strumento rigido che non lascia
spazio alla discrezionalità)
• PROTOCOLLI: risultato di una ricerca
scientifica e si riferiscono ad uno
specifico problema (es:prevenzione delle
lesioni)
L’IMPORTANZA DI LAVORARE PER
PROGETTI
OBIETTIVI
• PREVEDERE IL FUTURO E PIANIFICARE
GLI EFFETTI E LE DIFFICOLTA’ DA
SUPERARE
• CONTESTUALIZZARE OBIETTIVI E AZIONI
• INDIRIZZARE LE RISORSE DISPONIBILI
• VERIFICARE LE AZIONI DI CIASCUN
OPERATORE
• SPECIFICITA’ NELLA RISPOSTA… NON
GENERALIZZATA MA INDIVIDUALE
PROGETTO
PERSONALIZZATO
L’U.V.G (unità di valutazione di geriatria) fa
una valutazione globale e definisce:
• Condizioni clinico assistenziali
• Bisogni sanitari assistenziali
• Capacità residue
Referente del P.A.I
Figura professionale sociale o sanitaria ,di
riferimento che si fa garante nel tempo
dell’intero processo assistenziale.
STRUMENTI
VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE
(VMD)
• DELINEA LE LINEE GUIDA PER
UN’ASSISTENZA INDIVIDUALIZZATA
• BISOGNI E OBIETTIVI
• SI POTIZZANO LE AZIONI
• SI VERIFICANO GLI INTERVENTI
FASI DEL P.A.I.
• OSSERVAZIONE E RACCOLTA DATI
• VALUTAZIONE E IDENTIFICAZIONE DEI
BISOGNI
• DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI
• DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI
• ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI
• VALUTAZIONE DEI RISULTATI
DIVERSI P.A.I.
PA.I. RESIDENZIALE O SEMIRESIDENZIALE
tutti gli operatori che vengono a contatto con il
neo ospite devono provvedere alla raccolta
dati considerando:
• Cura della persona
• Attività quotidiane
• Abitudini alimentari
• Aspettative
• Comportamento con gli altri ospiti
• Timori
DIVERSI P.A.I.
P.A.I. DOMICILIARE:
1. raccolta dati considerando la gradualità che il
contesto domiciliare richiede considerando:
2. Cura della persona
3. Esigenze alimentari
4. Cura della casa
5. Grado di autonomia (assunzione terapie…)
6. Rapporti con il vicinato, familiari…
7. Aspettative
8. Presenza di eventuali volontari
PAI
Trasposizione operativa del Progetto redatto
dall’U.V.G.
Grazie alla VMD si individuano i bisogni
dell’ospite in modo da stilare il P.A.I.
Per compilare la VMD occorre riferirsi a 4 aree:
• Area sanitaria o biologica (stato di salute)
• Area funzionale (disabilità,lavarsi, vestirsi..)
• Area mentale (tono dell’umore…)
• Area sociale (condizioni relazionali, condizioni
economiche…)
OBIETTIVI
• BREVE TERMINE:quelli che possono
essere raggiunti in alcuni giorni o 1-2
settimane
• MEDIO TERMINE:possono essere
raggiunti in un termine intermedio, alcune
settimane fino ad un massimo di 3 mesi
• LUNGO TERMINE: da 3 mesi fino ad un
massimo di 1 anno
STRUMENTI PER
L’OSSERVAZIONE
L’applicazione delle scale serve per
“osservare meglio”:
Es:Indici di Barthel:scheda di valutazione
delle attività della vita quotidiana
• DESCRIZIONE DELLE DIVERSE
STRUTTURE SOCIOASSISTENZIALI E SOCIOSANITARIE E ALTRI CONTESTI
LAVORATIVI
Le varie strutture assistenziali possono erogare
prestazioni solo se rispettano le leggi vigenti Art. 1
- Finalità e oggetto
‰
‰
Mediante l’autorizzazione e l’accreditamento delle strutture e dei
servizi sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale, la Regione
intende garantire la qualità delle prestazioni socio-assistenziali e
socio-sanitarie erogate
Attraverso la presente legge, si disciplinano i requisiti per il rilascio
dell’autorizzazione all’esercizio e per l’accreditamento delle strutture e
dei servizi sociali a ciclo diurno e residenziale
Art. 2 - Soggetti destinatari
‰
Le strutture di cui alla presente legge sono gestite da soggetti
pubblici o privati e sono rivolte a:
MINORI
ANZIANI
DISABILI
PERSONE CON
PROBLEMATICHE
PSICOPSICO-SOCIALI
1. La Comunità Familiare per minori è una struttura
educativa residenziale e si caratterizza per la convivenza continuativa e
stabile di un piccolo gruppo di minori con due o più adulti che assumono le
funzioni genitoriali. Gli adulti fanno parte di una famiglia, anche con figli, che
vive insieme ai minori nella struttura di accoglienza, che costituisce la loro
residenza abituale; possono svolgere attività lavorativa esterna ed essere
coadiuvati nelle attività
‰Numero di ospiti: max 4
‰Permanenza: di norma 24 mesi
‰Età degli ospiti: tra 0 e 17 anni
2. La Comunità Educativa per minori è una struttura
educativa residenziale a caratteri comunitario che si caratterizza per la
convivenza di un gruppo di minori con una équipe di operatori che svolgono
la funzione educativa come attività di lavoro. Gli adulti vivono insieme ai
minori nella struttura di accoglienza, secondo turni di lavoro che diano
continuità alla loro presenza in Comunità
‰Numero di ospiti: max 8
‰Permanenza: di norma 24 mesi
‰Età degli ospiti: tra 3 e 17 anni
3. La Comunità di Pronta Accoglienza per minori
è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, che si
caratterizza per la continua disponibilità e temporaneità dell’accoglienza di
un piccolo gruppo di minori con un gruppo di educatori che a turno
assumono la funzione di adulto di riferimento, svolgendo attività lavorativa. Gli
adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo turni di
lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità
‰Numero di ospiti: max 7
‰Permanenza: massimo 2 mesi
‰Età degli ospiti: tra 8 e 17 anni
4. La Comunità Alloggio per adolescenti è una
struttura educativa residenziale a carattere comunitario, caratterizzata dalla
convivenza di ragazzi e ragazze con la presenza di operatori che a turno
assumono le funzioni di adulto di riferimento. Gli adulti vivono insieme ai minori
nella struttura di accoglienza solamente per alcuni momenti significativi della
giornata
‰Numero di ospiti: max 4
‰Permanenza: --‰Età degli ospiti: tra 16 e 21 anni
1. La Comunità Alloggio per disabili è una struttura
residenziale parzialmente autogestita destinata a soggetti maggiorenni con
disabilità fisica, intellettiva o sensoriale, privi di validi riferimenti familiari, che
mantengono una buona autonomia tale da non richiedere la presenza di
operatori in maniera continuativa
‰Numero di ospiti: max 6
‰Permanenza: --‰Età degli ospiti: maggiorenni
2. La Comunità Socio-Educativa-Riabilitativa per
disabili è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario rivolta a
persone maggiorenni in condizioni di disabilità, con nulla o limitata autonomia e
non richiedenti interventi sanitari continuativi, temporaneamente o
permanentemente prive del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel
nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente impossibile o
contrastante con il progetto individuale
‰Numero di ospiti: max 8 (compreso 1 posto per pronta accoglienza o
programmata)
‰Permanenza: --‰Età degli ospiti: maggiorenni
3. La Residenza protetta per disabili è una struttura residenziale
destinata a persone maggiorenni, in condizioni di disabilità con gravi deficit psicofisici, che richiedono un elevato grado di assistenza con interventi di tipo
educativo, assistenziale e riabilitativo con elevato livello di integrazione sociosanitaria
‰Numero di ospiti: max 16 (articolati in 2 nuclei di 8 persone, oltre 1 posto per
ogni nucleo per pronta accoglienza o programmata)
‰Permanenza: --‰Età degli ospiti: maggiorenni
4. Il Centro diurno socio-educativo-riabilitativo è
una struttura territoriale a ciclo diurno rivolto a soggetti in condizioni di disabilità,
con notevole compromissione delle autonomie funzionali, che hanno adempiuto
l’obbligo scolastico e per i quali non è prevedibile nel breve periodo un percorso di
inserimento lavorativo o formativo. E’ un servizio aperto alla comunità locale con
funzioni di accoglienza, sostegno alla domiciliarità, promozione della vita di
relazione, sviluppo delle competenze personali e sociali
‰Numero di ospiti: di norma max 16
‰Permanenza: Il servizio è aperto per almeno 7 ore al giorno,
minimo 5 gg. settimanali e per almeno 48 settimane all’anno
‰Ospiti: soggetti che hanno adempiuto l’obbligo scolastico
orario 8/19, per
1. La Comunità Alloggio per Anziani è una struttura
residenziale, totalmente o parzialmente autogestita, consistente in un
nucleo di convivenza a carattere familiare per anziani autosufficienti che
scelgono una vita comunitaria e di reciproca solidarietà
‰Numero di ospiti: max 6
‰Permanenza: --‰Ospiti: persone anziane singole o in coppia autosufficienti
2. La Casa Albergo è una struttura residenziale a prevalente
accoglienza alberghiera destinata ad anziani autosufficienti, costituita di
spazi abitativi individuali o familiari di varia tipologia e di servizi collettivi a
disposizione di chi li richiede
‰Numero di ospiti: max 60
‰Permanenza: --‰Ospiti: anziani autosufficienti
3. La Casa di Riposo per Anziani è una struttura residenziale a
prevalente accoglienza alberghiera destinata ad accogliere anziani
autosufficienti che per loro scelta preferiscono avere servizi collettivi o che per
senilità, per solitudine o altro motivo, richiedono garanzie di protezione nell’arco
della giornata e sevizi di tipo comunitario e collettivo. E’ garantita comunque la
continuità dell’accoglienza agli ospiti che presentano una parziale e
temporanea riduzione dei livelli di autosufficienza entro limiti compatibili con i
servizi disponibili nella struttura
‰Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale
limite è elevato alle 120 unità)
‰Permanenza: ---
Ospiti: anziani autosufficienti o prossimi all’anzianità
4. La Residenza Protetta per Anziani è una struttura
residenziale con elevato livello di integrazione socio-sanitaria, destinata ad
accogliere, temporaneamente o permanentemente, anziani non autosufficienti,
con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste stabilizzate, non curabili
a domicilio e che non necessitano di prestazioni sanitarie complesse
‰Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale
limite è elevato alle 120 unità) con una organizzazione degli spazi e delle
prestazioni per nuclei fino ad un massimo di 30 ospiti ciascuno. Ogni struttura
deve garantire la disponibilità di posti letto riservati all’accoglienza temporanea
con funzione di sollievo alla famiglia
‰Permanenza: ---
Ospiti: anziani non autosufficienti
5. La Centro Diurno per Anziani è una struttura a regime
semiresidenziale, con un elevato livello di integrazione socio-sanitaria,
destinata ad accogliere anziani, parzialmente autosufficienti, non
autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste. Il
Centro diurno garantisce, unitamente ai servizi domiciliari, la permanenza
dell’utente al proprio domicilio il più a lungo possibile, offrendo altresì sostegno
e supporto alla famiglia. Il servizio svolge, inoltre, funzione di filtro nei confronti
di eventuali ingressi in strutture residenziali
‰Numero di ospiti: di norma max 25 presenze giornaliere
‰Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno.
Ogni struttura deve garantire la disponibilità ad accoglienze occasionali con
funzione di sollievo alla famiglia
‰Ospiti: anziani parzialmente autosufficienti, non autosufficienti
La
mentali
Comunità Alloggio per Persone con disturbi
è una struttura a carattere residenziale temporaneo o permanente,
consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per persone che hanno
concluso il programma terapeutico-riabilitativo in strutture e servizi sanitari, prive
di validi riferimenti familiari o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento
dal nucleo familiare, che necessitano di sostegno nel percorso di autonomia e
di inserimento o reinserimento sociale
‰Numero di ospiti: max 6
‰Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni
struttura deve garantire la disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione
di sollievo alla famiglia
‰Ospiti: persone con disturbi mentali con un alto livello di autosufficienza ed
un minimo residuo di bisogno assistenziale sanitario
La
Comunità Alloggio per ex-tossicodipendenti
è un
servizio residenziale a carattere temporaneo, consistente in un nucleo di
convivenza a carattere familiare per persone che hanno concluso il programma
terapeutico-riabilitativo in strutture residenziali, semi-residenziali o ambulatoriali,
prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno
l’allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di sostegno nel percorso
di autonomia e di reinserimento sociale
‰Numero di ospiti: max 6
‰Permanenza: --‰Ospiti: persone con un passato di dipendenza da sostanze, con un lato
livello di autosufficienza ed un residuo minimo di bisogno assistenziale sanitario.
La valutazione delle condizioni di accesso alla struttura ed il programma di
permanenza vengono effettuati congiuntamente dai servizi sociali e dal SERT
territorialmente competente, d’intesa con il SERT inviante
La
Comunità Alloggio per gestanti e madri con figli a
carico
è un servizio residenziale a carattere temporaneo, consistente in un
nucleo di convivenza di tipo familiare per donne sole in attesa di un figlio o con
figli minori, prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno
l’allontanamento dal nucleo familiare, e per donne detenute ammesse alla
misura della detenzione domiciliare o della detenzione domiciliare speciale
previste dall’Ordinamento Penitenziario, che necessitano di sostegno nel
percorso di autonomia e di inserimento sociale
‰Numero di ospiti: di norma fino a 5 donne con i propri figli
‰Permanenza: --‰Ospiti: donne sole in attesa di un figlio o con figli minori. La valutazione delle
condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono
effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti.
L’accoglienza nella Comunità è concordata con il Responsabile della struttura
1. La Comunità Familiare è una struttura residenziale che
accoglie, in via temporanea o permanente, soggetti svantaggiati, sia minori che
adulti, anche con limitata autonomia personale caratterizzata dalla convivenza
continuativa, stabile ed impostata sul modello familiare, con persone adulte che
svolgono la funzione di accompagnamento sociale ed educativo
‰Numero di ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di
madri con figli o più fratelli
‰Permanenza: temporanea o permanente
‰Ospiti: persone, sia minori che adulti, anche disabili, con limitata autonomia
personale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di
permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione
con i servizi sanitari competenti
2. L’Alloggio Sociale per Adulti in difficoltà è una struttura
residenziale che offre una risposta, di norma temporanea, alle esigenze
abitative e di accoglienza delle persone con difficoltà di carattere sociale, prive
del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia
valutata temporaneamente o permanentemente impossibile o contrastante con
il progetto individuale
‰Numero di ospiti: max 6
‰Permanenza: di norma temporanea
‰Ospiti: adulti o anziani autosufficienti con problemi esclusivamente di natura
economica o sociale: immigrati; richiedenti asilo e rifugiati; senza fissa dimora;
malati di AIDS stabilizzati; persone in situazione di grave disagio economico e a
rischio di esclusione sociale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il
programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in
collaborazione con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nell’alloggio è
concordata con il Responsabile della struttura
3. Il Centro di Pronta Accoglienza per Adulti è una
struttura residenziale a carattere comunitario dedicata esclusivamente alle
situazioni di emergenza
‰Numero di ospiti: max 20
‰Permanenza: di norma temporanea e non superiore ai 30/40 giorni
‰Ospiti: persone, italiane o straniere, con bisogni urgenti di vitto, alloggio e
tutela derivanti da: verificarsi di eventi e circostanze impreviste; grave disagio
economico, familiare e/o sociale; impossibilità temporanea a provvedere
autonomamente alle proprie esigenze di alloggio e sussistenza
4. Il Centro di Accoglienza per ex-detenuti o per
soggetti comunque sottoposti a misure restrittive della libertà personale da
parte dell’autorità giudiziaria, è una struttura residenziale a carattere
comunitario che offre ospitalità completa e/o diurna ai medesimi
‰
Numero di ospiti: max 10 per residenziale e 10 per ospitalità diurna
‰
Permanenza: indicati nel piano individuale di reinserimento
‰
Ospiti: persone, italiane o straniere, che uscendo dal carcere non hanno
possibilità alternative, in quanto prive di sostegno familiare o per le quali
la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o
definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individualizzato.
Le tipologie sono le seguenti:
a)
soggetti in regime di semilibertà o ammessi al lavoro esterno;
b)
persone in regime di detenzione domiciliare o di affidamento in prova al
Servizio Sociale (per il periodo stabilito dal Tribunale di Sorveglianza);
c)
detenuti in “permesso premio”;
d)
imputati in regime di arresti domiciliari; e) ex-detenuti
La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di
permanenza nella struttura sono effettuati dai Servizi Sociali in
collaborazione con i servizi sanitari competenti e l’Autorità Giudiziaria.
L’accoglienza nel Centro è concordata con il Responsabile della struttura
5. La Casa Famiglia è una struttura residenziale destinata ad
accogliere soggetti temporaneamente o permanentemente privi di sostegno
familiare, anche con età e problematiche psico-sociali composite, improntata
sul modello familiare e con la presenza stabile di adulti che per scelta svolgono
funzioni educative e socio-assistenziali
‰Numero di ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di
madri con figli o più fratelli
‰Permanenza: temporanea o permanente
‰Ospiti: persone con limitazioni nelle autonomie personali e nella
partecipazione alla vita sociale conseguenti a disagio psico-sociale, disabilità,
passato di dipendenza, misure alternative al carcere, vittime di violenza o
sfruttamento. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di
permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione
con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nell’alloggio è concordata con il
Responsabile della struttura
La
Casa di Accoglienza per donne vittime di
violenza o vittime della tratta a fine di sfruttamento
sessuale è una struttura residenziale a carattere comunitario che offre
ospitalità e appoggio a donne vittime di violenza fisica o psicologica, con o
senza figli, e a donne vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale, per le
quali si renda necessario il distacco dal luogo in cui è avvenuta la violenza e
l’inserimento in spazi di accoglienza diversificati in relazione alla natura del
bisogno ed al progetto di intervento
‰Numero di ospiti: max 10
‰Permanenza: --‰Ospiti: donne, con o senza figli, italiane o straniere, che sono state vittime
di violenza fisica e/o psicologica, e/o vittime del traffico di esseri umani a
scopo di sfruttamento sessuale. La valutazione delle condizioni di
accoglienza è effettuata dal responsabile della struttura e/o dai soggetti
titolari dei programmi di assistenza e integrazione sociale ex art. 18 d.lgs.
286/98, anche avvalendosi delle associazioni operanti nel settore dell’aiuto
alle donne vittime di maltrattamento familiare. Il programma di permanenza
nella struttura è definito in collaborazione con i servizi sociali e sanitari
competenti
• Grazie ……
per l’attenzione.
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