∂ 2006 ¥ 9 ∂ – Rivista di architettura 2006 ¥ 9 · Musei Testo in italiano 1 Testo in italiano Traduzione: Architetto Rossella Letizia Mombelli E-Mail: [email protected] Potete trovare un’anteprima con immagine di tutti progetti cliccando su: http://www.detail.de/Archiv/De/HoleHeft/172/ErgebnisHeft Pagina 910 “...Danzano sui teneri piedi in girotondo...” – Il Museo è il luogo dell’entusiasmo? Thierry Greub Sul Monte Elicona, là dove 700 anni prima di Cristo le Muse appaiono ad Esiodo danzanti sui teneri piedi, sorge un “Museion”, luogo sacro alle Muse dove si celebrano le “Museia”, solennità dedicate alle Muse. Altri luoghi simili sono eretti a Samos e a Delphi. Tolomeo I, primo sovrano del regno fondato da Alessandro Magno, dispone la costruzione di un “Museion” nelle vicinanze del palazzo dedicato al culto delle Muse. Il complesso di edifici comprende, oltre all’estesa biblioteca, anche alcuni ambienti residenziali e di lavoro a disposizione degli intellettuali e degli studiosi, i veri e propri adepti delle Muse. Tra gli affiliati si distingue Callimaco di Cirene che nella storia della letteratura greca rappresenta la figura transitoria tra il cantore ispirato dalle Muse e il poeta intellettuale che scrive poesie introspettive. Per la prima volta, non si parla di “art pour l’art”, ma di arte che deriva dalla conoscenza; per la prima volta l’arte è priva di funzione etica ma carica di godimento estetico dell’arte stessa. Breve storia del Museo. La storia del Museo inizia nel XVIII secolo con i primi musei pubblici come il British Museum (1753) o il Louvre (1793). Il resto della storia del museo può essere rapidamente tracciata tra le biblioteche e i musei privati dei romani, attraverso gli armadi delle meraviglie e i tesori delle chiese medievali fino agli studioli di Federico da Montefeltro ad Urbino o quelli sorti nella Gubbio del XV secolo, le Wunderkammern del XVI secolo e le prime collezioni principesche e private del XVII secolo. La raccolta di Brera, a Milano trae origine dalla collezione del Vescovo Paolo Giovio; il Museo d’Arte di Basilea prende inizio dai tesori del Gabinetto di Amerbach. Nel XVII secolo, nel Museo d’Arte di Basilea compare per la prima volta un nuovo elemento tipologico: l’Enfilade, un’ala di edificio estesa in lunghezza con una successione di piccoli ambienti. Originariamente, nei palazzi italiani e nei castelli francesi l’Enfilade metteva in relazione alcuni tratti di edificio o collegava il corpo principale al parco. Era anche il luogo dove destinato a custodire le sculture e i dipinti nelle dimore principesche del XVII–XVIII secolo. Nel museo classico del XIX secolo, l’Enfilade si evolve trasformandosi in un fabbricato quadrato o allungato con un cortile interno coperto da una cupola centrale e contrassegnato da un percorso coperto anulare. L’espressione più pura di questa tipologia trova forma nel Altes Museum di Berlino progettato da Karl Friedrich Schinkel nel 1822–28 e nella Alte Pinakothek di Monaco di Baviera (1826–1836), oltre ad esserecitata in scala sovradimensionata da Stephan Braunfels nella Pinakothek der Moderne (1996–2002) con una gigantesca cupola trasparente che copre l’area di accoglienza e da Mario Botta nel Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (1996–2002). La Galleria d’arte Nel XX secolo la galleria d’arte presenta caratteri tipologici altamente innovativi. Un esempio classico è dato dalla Neue Nationalgalerie di Mies van der Rohe (1963–1968); sebbene spesso le si imputi uno spazio al piano terreno poco funzionale, in fatto di trasparenza e di innovazione tecnica, la Nationalgalerie costituisce un esempio paradigmatico per un museo aperto e trasparente dato anche il numero ridotto di sostegni verticali e pareti divisorie e l’idea di sospendere la pelle esterna del fabbricato su un piano parallelo alla struttura portante. Le innovazioni introdotte svincolano la pelle esterna dalla funzione portante favorendo una composizione libera delle superfici interne. La suddivisione minimalista degli interni consente al visitatore di vagare in uno spazio concepito come una superficie aperta. Il museo nel museo In diversi musei di recente costruzione è possibile individuare il concetto del percorso democratico, come per esempio nella Fondazione Beyeler di Renzo Piano a Riehen/Basilea (1992–1997). Qui l’architetto individua il compromesso fra i due poli opposti che la tipologia museale ha sviluppato nel corso degli anni ’90 e che potremmo identificare con i termini “riduzione” ed “esplosione di forme” o metaforicamente: “Minimale” e “Deconstruttivo”. Architetture che trovano espressione da un lato nell’esplosione di forme del Guggenheim Museum di Frank O.Gehry a Bilbao, dall’altro nella Kunsthaus Bregenz di Peter Zumthor sul Lago di Costanza. Importare il concetto di architettura decontestualizzata Gehry non solo ha fatto dono di un museo a Bilbao, ma ha ridato vita ad un’intera città. A Bilbao il concetto dell’architettura decontestualizzata ha funzionato perché Gehry ha lanciato una vera e propria bomba in una “landa deserta”. Estetica e purismo L’icona dell’architettura museale creata da Zumthor è un volume monolitico sulle sponde del lago di Costanza: l’esperienza della luce che filtra in un ambiente di freddo rigore è di drammatica bellezza. La diagnosi descritta con estrema chiarezza da Brian O’Doherty nel volume “Inside the White Cube” (1976) si riflette nelle pareti bianche che raccontano l’estetica del purismo e dove le installazioni di artisti come Georg Baselitz o Remy Zaugg si integrano con estrema perfezione. La tesi di Lüpertz secondo cui l’architettura deve dominare senza che l’arte sia da lei sfruttata come elemento decorativo contrasta con quella di Peter Eisemann che come architetto sostiene che l’architettura dovrebbe stimolare l’arte. Il museo come luogo di eventi In conclusione, vorrei lanciare un quesito sul ruolo odierno del museo. Nella contemporaneità, il museo può ancora essere “l’ultimo luogo di sperimentazione” come dichiarò con enfasi Willibald Sauerländer nel 1999? La risposta potrebbe essere affermativa, soprattutto alla luce dell’attuale tendenza ad allestire il museo come un luogo di eventi, con bookshop e spazi espositivi, con musei 2 Testo in italiano dedicati a singoli artisti e visitatori che, alla mostra su Tutanchamon, si rallegrano di trovare la birra egiziana. Nei musei d’arte le possibilità sono da tempo esaurite, mentre per quelli tecnologici, storici e archeologici si schiudono interessanti possibilità come nel caso del Stonehenge Visitor Centre and Interpretative Museum (2005–2007) di Denton Corker Marshall o il Museum und Park Kalkriese nella regione di Osnabrück (1999/2002) di Gigon/ Guyer. Bregenz e Bilbao rappresentano, dunque, l’apice e la morte dell’architettura del museo dell’arte? Il Museo nel XXI secolo Anche nel XXI secolo, la funzione del museo rimane quella di intensificare la percezione, generare nuovi panorami e stimolare. I nuovi musei come i capolavori di Diller Scofidio+ Renfro, di Renzo Piano, Herzog & de Meuron o Sejima e Nishizawa (SAANA) che, con il progetto di Kanazawa (2000–04) hanno presentato un rivoluzionario concetto per il museo del nuovo secolo iniziato dopo la “scomparsa del soggetto” (Michel Foucault) e che costruiranno una dependance del Louvre nella città di Lens nella Francia del nord. Il museo di Kanazawa è un museo completamente in vetro disposto come un campo gioco per bambini; una pianta circolare con ampi parallelepipedi (i singoli ambienti del museo) con differenti assi visivi e passaggi che tagliano un futuribile museo con una forma che assomiglia ad una torta. Pagina 932 Musei e tipologia Paul von Nardi-Rainer Il cortile delle statue, la galleria e la rotonda La storia del museo come tipologia architettonica inizia durante il Rinascimento. In seguito alla realizzazione dell’originale cortile delle statue per l’esposizione di antiche sculture nel Belvedere del Vaticano (Donato Bramante intorno al 1508), in diversi palazzi e ville romane sorgono simili corti per lo più di pianta quadrata. In concomitanza, nel XVI secolo, dai volumi accessori del palazzo nasce la galleria, un ambiente di pianta longitudinale illuminato su entrambi i lati da finestre ed usato sia per esporre scultura che dipinti di cui sono insigni esempi la Galleria di Fontainbleau (1533–40), la Galleria della Mostra a Palazzo Ducale di Mantova (circa 1590) e l’Antiquarium del Residenz di Monaco di Baviera (1568–71). La Tribuna agli Uffizi di Firenze è, invece, uno spazio ottagonale coperto da una cupola con lucernario (Bernardo Buontalenti, 1581–84). Già nel 1540 Sebastiano Serlio descrive la qualità della luce proveniente dall’alto ed indica l’antico Pantheon a Roma come spazio ideale per la collocazione di opere sia per la forma dell’ambiente sia per il concetto di distribuzione della luce. Non a caso, nel Palazzo civico di Anversa, Peter Paul Rubens fa co- 2006 ¥ 9 ∂ struire una rotonda disposta su più piani con lucernario che viene paragonata dai contemporanei al Pantheon. Richiami espliciti al Pantheon si leggono anche nel museo Pio Clementino in Vaticano progettato da Michelangelo Simonetti nel 1773–1780 e in particolare nella così detta Sala Rotonda. Una nuova incombenza per il museo Nei numerosi progetti di musei prodotti nella Francia rivoluzionaria, emerge spesso la presenza di una rotonda collocata al centro di un impianto a croce greca inscritto in un quadrato chiuso sul perimetro da quattro corpi come nel progetto non realizzato del Museo di Jacques Nicolas Louis Durand (1803). Il museo rappresentativo del XIX secolo Dopo le guerre napoleoniche, sorgono grandi musei a Berlino, a Monaco di Baviera e a Londra. Leo von Klenze progetta a Monaco la Gipsoteca (1816-30) dove per la prima volta il numero e la forma degli ambienti, la decorazione e l’illuminazione si adattano all’ordine cronologico delle collezioni. Qualche anno più tardi, Leo von Klenze progetta la “Alte Pinakothek” a Monaco (1822–36), un edificio di forma allungata studiato per allestire e illuminare in modo ideale le opere dei Wittelsbach. La distribuzione degli spazi di Klenze caratterizza la tipologia della moderna galleria di pittura distanziandosi dal progetto di museo in auge in Francia e di cui si mostrò seguace Karl Friedrich Schinkel a Berlino (1822–30). Le quattro ali chiudono una cupola rotonda centrale che richiama il Pantheon romano. I musei di Berlino e Monaco, pionieri della tipologia del “Museo rappresentativo”, hanno ispirato numerosi progetti realizzati anche in territorio internazionale. Ricostruzione contestualizzata e sistema “d’aggregazione” All’inizio del ‘900 un altro concetto di allestimento museale favorisce la realizzazione di una corrispondenza stilistica tra l’architettura museale e le opere esposte creando spazi specifici per l’allestimento delle opere. Come esempio si può citare il Museo storico di Berna di André Lambert costruito tra il 1894 e il 1897 che riproduce l’architettura di un pittoresco fortilizio del XVI secolo. Verso la fine del XIX secolo, la tipologia detta dai contemporanei “Angliederungssystem” si distingue dall’impianto ben definito e simmetrico delle precedenti costruzioni museali. L’intensa relazione tra architettura e opere in allestimento ben presto si rivela troppo rigida e statica. Distanziarsi dalla rigida tipologia del Museo di rappresentanza favorisce la conversione del museo in un moderno media di massa con funzione didattica. Mentre i sistemi totalitari degli anni ‘30 del secolo scorso si servono dei musei come apparati formali, a New York si costruisce il Museum of Modern Art (1937–39) in “stile internazionale”. La tendenza in ambito musea- le di contestualizzare l’oggetto in esposizione e di integrare le opere d’arte nel contesto urbano trova continuità nel Museo KröllerMüller di Henry van de Velde (1937–38), un edificio a forma di croce con corte centrale a lucernario. Gli ambienti di piccola dimensione sono ampliati e illuminati da finestre disposte in alto per garantire alle pareti una superficie espositiva più ampia possibile. Il concetto che porta al così detto “museo buio” degli anni ’70 del secolo scorso, vede un’ulteriore estensione nel concetto del museo a padiglioni che si afferma come museo integrato nel paesaggio soprattutto nel primo decennio dopo la seconda guerra mondiale. L’esempio più conosciuto si trova nei pressi di Copenhagen, il Lousiana-Museum costruito in un intervallo di quaranta anni. Sobrietà e pragmatismo La dicotomia tra funzionalità del museo e stile rappresentativo trova un’adeguata risposta nella sobrietà di impronta industriale e nell’immagine pseudosacrale del WallrafRichartz di Colonia, primo edificio museale di Rudolf Schwarz (1958–61). Nel progetto del Museo Kestner di Hannover (Werner Dierschke, 1958–61)la medesima ambivalenza che anima il contrasto fra tradizione e moderno sfocia in una soluzione che riflette un elevato pragmatismo: la sostanza storica praticamente inalterata è rivestita da una pelle a nido d’ape posta ad una distanza tale dalla facciata da consentire un raddoppio della superficie espositiva. A partire dagli anni ’50, le riflessioni pragmatiche hanno sempre condotto ad una netta divisione delle unità funzionali e anche nell’ambito delle aree espositive ad una differenziazione tra collezioni stabili e mostre temporanee. Il Museo di Wilhelm-Lehmbruck a Duisburg (1959–64) è paradigmatico per la combinazione di aree statiche ed aree dinamiche nei musei: al volume scultoreo compatto del museo statico si contrappone una hall vetrata concepita come un’ampia vetrina che tramite elementi standard di montaggio consente qualsiasi tipo di layout spaziale e tramite la disposizione di elementi strutturali portanti favorisce una varietà di scenari luminosi dall’esterno. Flessibilità e complessità Il concetto di un layout tridimensionale flessibile per un “Museo vivente” risulta dalla consapevolezza che i criteri di valutazione della conservazione e i valori di esposizione sono soggetti ad una costante trasformazione. La conseguente rinuncia all’edificio monofunzionale e la richiesta di massima flessibilità sollevata da Walter Gropius si realizza rinunciando ad una rigida disposizione delle pareti. Le prime strutture che il secolo precedente rispondevano già a questi requisiti erano gli edifici delle esposizioni mondiali in ferro e vetro come il Palazzo di cristallo di Joseph Paxton (1850–1851) precursori del Centro Pompidou di Parigi “un contenitore ∂ 2006 ¥ 9 Testo in italiano flessibile e una complessa macchina comunicativa” progettato in contrapposizione al museo inteso come luogo sublime. Paradossale, è, invece, il fatto che lo spazio del Centre Pompidou sia stato successivamente diviso in piccoli spazi da altri architetti pregiudicando molto del concetto di dinamismo e di flessibilità che lo caratterizzava mentre lo spazio contenitore continuo della Galleria Nazionale di Berlino ideato un decennio prima (1965–68) da Mies van der Rohe solo con molte riserve funziona come spazio espositivo flessibile ma come monumento architettonico si relaziona magnificamente al Museo di Schinkel. Sulla base di questa discrepanza, palese nelle contraddizioni della costruzione della nuova Galleria Civica di Stoccarda realizzata da James Stirling nel 1979–84, è chiaro che nel museo degli anni ’70 non si emerge alcuna linea unitaria di sviluppo. I motivi sono diversi e vanno dalle circostanze che hanno visto l’incremento di informazioni all’intensificarsi delle correlazioni culturali ed economiche, che hanno consentito agli architetti di lavorare in altri paesi del mondo; più probabilmente, un motivo cruciale è stata la diversificazione dell’oggetto museale che ha fatto diventare il museo anche uno spazio di esperienza, un luogo di apertura e anche uno spazio di identificazione corrispondente a molteplici composizioni formali difficilmente sistematizzabili. Disposizione spaziale Il museo d’architettura offre un casellario di layout spaziali e di percorsi infinito. L’Enfilade dominante nel museo del XIX secolo non è del tutto obsoleta nel museo d’architettura contemporaneo. Spesso si tratta di una serie di ambienti in successione con percorsi chiaramente definiti (indicati come “strade espositive”) integrati da spazi aggregati o espansioni. Intensificando la complessità degli aggregati si determina una struttura matrix come nel museo di Moenchengladbach che potrebbe svilupparsi anche in altezza e non solo in estensione. Nella raffinata struttura della Kunsthalle di Rotterdam realizzata da Rem Koolhaas nel 1987-1992 prevalgono spazi in una connessione complessa spiraliforme e nel Museo della Mercedes Benz a Stoccarda (2002-2006) una struttura a doppia ellissi conduce il visitatore ai piani sueriori. Nel decennio del Dopoguerra, lo “spazio aperto” era stato indicato come esempio di trasparenza democratica; l’involucro neutro offre i presupposti per una variegata gamma di possibilità di trasformazione realizzabili tramite la perfezione tecnica. Nell’architettura del museo è decisivo l’equilibrio fra spazio, oggetto e visitatore. Il museo come opera d’arte Nell’ultimo decennio, l’attenzione si è concentrata sull’architettura museale in quanto il tema progettuale è adatto a rappresentare il concetto architettonico sospeso tra finzione e funzione. Il Museo Solomon R.Guggenheim di New York cui lavorò dal 1943 Frank Lloyd Wright, è stato spesso criticato a causa del suo limitato valore funzionale, ma senza dubbio é un’opera d’architettura di incontestabile pregio per la forma scultorea a spirale che però non ha trovato seguito nelle generazioni successive; tuttavia, se l’opera di Wright ha sancito l’importanza del museo come capolavoro dell’architettura, al punto che anche quando la Fondazione Guggenheim mezzo secolo più tardi ha assegnato l’incarico della costruzione del Museo di Bilbao è stato fondamentale il confronto con l’inconfondibile caratterizzazione dell’architettura wrigthiana. Infine, nel mirino dell’interesse del pubblico, è il tema del museo per Hans Hollein nel più volte premiato Museum Abteiberg a Moenchengladbach (1972–82), che associa l’elemento caratteristico della tipologia museale eterogenea in un paesaggio architettonico di grande effetto che soddisfa i molteplici requisiti di funzionalità. Moenchengladbach inaugura una serie di edifici museali la cui classificazione stilistica raccoglie un’ampia gamma di immagini architettoniche, dal raffinato minimalismo della casa dell’Arte di Bregenza, alla simbologia espressiva del Museo Ebraico di Berlino. Lo sviluppo della Raccolta e l’accorpamento di nuove collezioni private ha reso necessario un ampliamento della sostanza architettonica originaria del 1926 rimaneggiata nel 1983 da Richard Meier. L’inserimento di tre nuovi corpi di fabbrica progettati da Renzo Piano ha determinato un totale ripensamento dell’impianto distributivo e ha trasformato il museo in un”luogo per l’arte”. La piazza,incastonata tra edifici di nuova costruzione ed edifici datati si relaziona alla strada adiacente tramite diversi assi d’accesso e costituisce l’elemento centrale urbano. Due fabbricati espositivi sono connessi al tratto di edificio ristrutturato da Richard Meier tramite una passerella pedonale vetrata. Il terzo fabbricato progettato da Piano accoglie gli uffici amministrativi, mentre l’ampliamento del garage interrato e del ristorante integrano la riorganizzazione dell’intera area che include anche il College of Arts di Atlanta, sale concerti e teatro. L’area occupata dal museo raddoppia raggiungendo i 29.000 mq di superficie. Lo sviluppo di un particolare sistema di illuminazione naturale ha un ruolo anche in questo progetto di Renzo Piano. Un migliaio di elementi in vetro disposti sulla copertura illuminano il piano superiore dove si espone arte contemporanea di grande formato. “Pale di luce” orientate a nord in lamiera d’alluminio lasciano penetrare solo luce indiretta diffusa. Pagina 940 Ampliamento dell’High Museum of Art, Atlanta Pianta Piano terra, piano primo, scala 1:3000 Sezioni, scala 1:1500 3 Sezione particolareggiata, scala 1:50 1 2 3 4 5 6 7 Padiglione Wieland (Renzo Piano) A.Cox Chamber Wing (Renzo Piano Sifly Piazza Stent Family Wing (Richard Meier Uffici amministrativi (Renzo Piano) Ristorante (Renzo Piano) Memorial Arts Center, College, sala teatro, concerti Pagina 942 Museo del quai Branly, Parigi Negli anni ’90, il grande sogno di Jacques Chirac di creare un museo che accorpasse la Raccolta etnografica del “Musée de l’Homme” e quella del “Musée des Arts d’Afrique et d’Oceanie” si realizza nel progetto di Jean Nouvell. L’ensemble è separato dallo spazio urbano con il medesimo espediente usato nel progetto della Fondazione Cartier: una parete di vetro a tutto campo disposta lungo il confine segnato da una strada ad elevata percorrenza. Tre corpi di fabbrica corti che accolgono uffici amministrativi, shop e biblioteca si innestano sull’esistente, mentre il corpo curvo isolato del fabbricato principale offre al piano superiore una superficie espositiva di 5000 mq per le collezioni stabili connessa al piano terra da rampa lunga 180 metri. La luce penetra filtrata dalla facciata serigrafata sospesa, mentre gli oggetti esposti sono illuminati da luce artificiale. La facciata rivela un volto eterogeneo contrassegnato da una varietà di tipologie che vanno dalle lamelle rosse, ai reticoli in legno fino all’inverdimento. Piano interrato; piano terra; piano primo, scala 1:3000 Sezioni, scala 1:1500 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Foyer/Esposizioni temporanee Informazioni Uffici amministrativi Sala lettura Guardaroba Museumshop Ristorante/Caffè Biblioteca Auditorium Workshop Negozio Mediateca Pagina 944 Forum dell’Arte MUSAC a León Il nuovo museo di arte contemporanea costituisce un catalizzatore per la modernizzazione culturale che coinvolge l’intera regione spagnola della Castiglia- León povera di industrie e con la densità di popolazione più bassa d’Europa. Il volume in calcestruzzo rivestito da una pelle bianca traslucida si pone in netto contrasto con l’intorno residenziale della periferia di León senza rivelare subito la sua funzione. Il cromatismo della facciata principale contrassegna l’ingresso e diventa elemento di orientamento. Contemporaneamente si relaziona con le vetrate della cattedrale, l’emblema della città stori- 4 Testo in italiano ca: l’analisi tramite computer di 3351 colori dei vetri della cattedrale è stata tradotta nei cromatismi delle vetrate opache e trasparenti del museo realizzate tramite stampa o applicando pellicole. Nonostante la ripartizione orizzontale della facciata realizzata con profili in alluminio alluda ad una distribuzione su tre livelli, l’interno, in realtà, si distribuisce, per lo più su un unico piano con una struttura matrix composta da ampie sale indipendenti ma connesse se richiesto dal concetto allestitivo. Tra le sale che in pianta seguono un andamento ondulato si insediano pozzi di luce. Ogni sala si apre verso lo spazio adiacente e verso il cortile. Lo spazio è poi caratterizzato dall’altezza, dalla forma della pianta, dalle texture disegnate dalle casseforme del calcestruzzo a vista e dal ritmo delle travi ribassate del solaio. Pianta piano terra, piano primo, scala 1:200 Sezioni, scala 1:750 Assonometria 1 Foyer 2 Collaboratori 3 Ufficio 4 Workshop 5 Biblioteca 6 Toilette 7 Museumshop 8 Caffè 9 Sala multifunzionale 10 Cortile 11 Restauro 12 Deposito 13 Area tecnica 14 Ristorante 15 Deposito 16 Area carico 17 Esposizione 18 Cortile esposizione Pagina 946 Museo dei Celti e dei Romani, Manching Il volume dello spazio espositivo disposto al piano primo per lo più rivestito da una pelle in vetro traslucido è adagiato su un massiccio basamento in calcestruzzo (deposito e uffici). Nell’ampia hall d’ingresso, la struttura del solaio consente una luce libera di 18 metri e massima flessibilità dello spazio. A sinistra della hall d’ingresso si colloca l’introverso blackbox delle esposizioni temporanee, mentre sulla destra si diparte il percorso anulare nello spazio della collezione stabile. Davanti al volume della mediateca corre la passerella di connessione all’area espositiva dedicata ai Celti. Dalla galleria si apre la prospettiva sulla sala della nave romana ritrovata nel 1986. Accanto allo spazio didattico, il visitatore accede allo spazio esterno senza soluzione di continuità con il parco circostante. Sezioni, piante, scala 1:750 Planimetria generale, scala 1:3000 1 2 3 4 Esposizione temporanea Foyer Collezione stabile “Celti” Espositore a pavimento 2006 ¥ 9 ∂ 5 6 7 8 9 Sala media Collezione stabile “Romani” Didattica Deposito Uffici amministrativi Pagina 948 Ampliamento della Collezione d’arte di Ordrupgaard, Copenhagen Nel 1918 Wilhelm Hansen trasforma un tratto della sua abitazione privata in galleria per l’esposizione di opere pittoriche dell’impressionismo francese e dei Fauves. L’ampliamento della struttura richiesto dall’incremento della collezione, offre l’opportunità di instaurare un dialogo formale tra museo ed intorno e di definire l’area a parco circostante. Il volume d’ampliamento si allaccia all’esistente integrandosi nell’area. Scivola verso nord sulle linee morbide del terreno separandosi in due appendici che al terminale arrivano a fluttuare leggermente nel vuoto staccandosi dal terreno. Dall’ingresso, posizionato verso nord-ovest si approda nel foyer dove è allestito il museumshop. Un sottile percorso conduce il visitatore nello spazio delle esposizioni temporanee disposto nell’ala nord, mentre lo spazio concluso ed introverso della collezione stabile si colloca al centro dell’edificio. La luce naturale penetra tramite lucernari a nastro sul soffitto. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Ingresso Foyer Esposizone temporanea Museumshop Collezione stabile Caffè Spazio manifestazioni Deposito Toilette Sezioni, piante, scala 1:750 Pagina 950 Museo d’arte Tomihro, Azuma L’opera di Tomihro, pittore e poeta che a causa di un incidente dipinge con la bocca, conservata in una casa di riposo convertita in spazio espositivo, dal 1991 ha iniziato a richiamare un vasto pubblico, al punto da diventare un importante fattore economico per l’intera regione. L’insolito progetto proposto dal vincitore del concorso internazionale indetto nel 2002 dalla città natale di Tomihro prevede 33 sale espositive cilindriche di varie dimensioni disposte in successione ravvicinata in un “recinto” di forma quadrata. Lungo il perimetro, le sale sono tagliate affinché il layout risulti inscritto perfettamente nella pianta quadrata. Il sistema flessibile e contemporaneamente rigido consente agli abitanti della località una partecipazione attiva nel processo progettuale senza perdere il controllo degli aspetti formali. Gli spazi cilindrici offrono la possibilità di un uso flessibile da parte dei residenti per attività e manifestazioni locali. Da parte del progettista non c’era la volontà di creare uno spazio neutro e minimale, bensí di realizzare spazi con la possibilità di essere allestiti autonomamente. La scelta di cromie differenti per ogni spazio è stata studiata dall’architetto insieme al pittore traendo ispirazione dal paesaggio circostante. A spazi introversi dove sono allestite opere di piccola dimensione, si alternano spazi con pareti vetrate affacciate verso il lago. Sezione, pianta, scala 1:750 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Ingresso Foyer Esposizione Deposito Area tecnica Spazio relax Sala lettura Caffè Museumshop Uffici amministrativi Direzione Consegne Servizi Cortile Biblioteca Pagina 952 Centro d’arte, Madeira L’immagine esterna è dominata dal basalto nero, citazione dell’origine vulcanica del luogo. Nel volume che ripercorre le forme dei tradizionali terrazzamenti sono intagliati i cortili e i percorsi aperti. Una lunga rampa conduce il visitatore dalla terrazza panoramica sul mare a livello dell’ingresso dove si concentrano le diverse aree funzionali dell’edificio per un uso indipendente di museumshop, biblioteca, auditorium di 238 posti, ristorante. Contemporaneamente si rende disponibile un percorso alquanto flessibile attraverso l’esposizione che percorre tre diversi spazi a doppio livello di armoniose proporzioni con luce naturale proveniente da lucernari ritagliati nella copertura o da sottili finestre laterali. Sezioni, pianta piano interrato, pianta piano terra, scala 1:1500 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Cortile/Ingresso Museumshop Collezione stabile Esposizione temporanea Workshop Biblioteca Auditorium Ristorante Parcheggio Guardaroba Consegne Sezioni, scala 1:1500 Pagina 958 Museo di Letteratura, Marbach David Chipperfield Architects, Londra Per un museo di letteratura, non c’era luogo più adatto di Marbach, patria di Schiller e ∂ 2006 ¥ 9 Testo in italiano sede dal 1903 del Museo Nazionale a lui dedicato. A Marbach, negli anni si è sviluppata un’istituzione nazionale: l’archivio della letteratura tedesca che dal 1973 è stato integrato da uffici e da una biblioteca. Il nuovo edificio si inserisce perfettamente nell’intorno carico di testimonianze storiche: esternamente richiama l’architettura dei templi; negli interni, così differenti da quelli di un museo d’arte, dipinti e sculture sono presentati scenograficamente sotto pozzi di luce naturale mentre negli spazi caratterizzati da rivestimenti lignei scuri l’attenzione si concentra sulle delicate opere esposte nelle vetrine. Pagina 960 Un museo per la letteratura Edition ∂ Un museo per la letteratura è un’opera molto rara in architettura; infatti, la letteratura o meglio tutto quello che concerne la letteratura, dalla vita degli autori, ai manoscritti fino alle prime edizioni, viene presentato nelle biblioteche, negli archivi o nelle dimore storiche degli autori. Il Museo nazionale di Schiller a Marbach progettato nel 1903 come centro di ricerca, di archiviazione ed esposizione per anni è stato l’unico al mondo ad “esporre” letteratura. Nel 2001 è stato indetto il concorso per “il museo della letteratura del moderno”: 1000 mq inaugurati il 6 giugno 2006 dedicati al patrimonio letterario tedesco del XX secolo presentato sotto forma di esposizione stabile e temporanea. Il Museo si integra nel paesaggio accanto al museo nazionale di Schiller esplicando una duplice funzione di spazio espositivo per il patrimonio variegato di manoscritti, libri, fo- Nuovo! “Case unifamiliari” Nuova edizione riveduta e ampliata a cura di Christian Schittich 174 pagine con numerosi disegni e foto, 2005 Formato 23x29,7 cm ISBN 3-7643-7635-x Traduzione: George Frazzica tografie, ricordi, film ed altri elementi costituenti l’archivio letterario tedesco e di luogo per la messa in scena del mondo letterario. Il graduale digradare della terrazza esterna che si manifesta nelle differenti altezze dello spazio e nelle differenti quote di pavimento all’interno modella la topografia del terreno circostante. Gli ambienti espositivi sono illuminanti da luce artificiale e sono rivestiti in legno per favorire l’allestimento di opere e oggetti solitamente sobri, piccoli, piatti e deperibili. 2 Planimetria generale, scala 1:4000 a Museo nazionale di Schiller (1903) b Uffici amministrativi e archivio (1973) c College d Museo della letteratura moderna (2006) e Casa di Schiller f Salone delle feste Pagina 962 La lanterna Nel museo di letteratura sono depositati 20 milioni di manoscritti, migliaia di lasciti di scrittori, intere biblioteche di poeti, che normalmente sono occultati nel nero e freddo stomaco della collina di Schiller. La loro presenza materiale è fragile e debole, per lo più si tratta di carta ed inchiostro. Presentare questo Nulla quasi inconsistente nelle vetrine di un museo letterario non era il compito più semplice. Lo spazio espositivo vuoto doveva essere in sé e per sé pregnante. Non “illustrativo” ma pura architettura. Il progetto si sviluppa sulle proporzioni spaziali in modo indipendente dagli oggetti esposti. In contrasto con i muri bianchi del Museo d’Arte, dominano nervature in calcestruzzo, pavimenti in calcare conchillifero, rivestimenti li- Case unifamiliari 5 gnei scuri a parete rischiarati da una tenue luce. Il Colle di Schiller è una delle zone più amene della regione. Sulla terrazza che collega la piazza antistante il museo al bosco si colloca il padiglione d’ingresso, una lanterna rivestita in travi di legno e coronata da una loggia di colonne in calcestruzzo. La lanterna raccoglie tutti i percorsi d’accesso e conduce il visitatore al foyer d’ingresso. Il basamento contiene il museo e una lanterna, simbolo dell’edificio. Entrambi sono realizzati nel medesimo materiale: calcestruzzo sabbiato splittato con calcare conchillifero. La sequenza scandita dagli spazi del foyer e delle scale sfocia nella successione di sei spazi espositivi illuminati da luce artificiale separati tra loro da porte. La luce naturale segna l’orientamento ed è decisiva per trasmettere atmosfera. Sezione orizzontale e verticale, scala 1:20 1 2 3 4 Muro in calcare conchillifero 120/120 Porta 80 mm con placcaggio in parquet di legno disposto verticalmente Rivestimento in listelli di parquet oliato, isolante acustico; intercapedine di ventilazione/installazioni tecniche 80 mm Pannelli in calcare conchillifero 30 mm; letto di malta 25 mm su rivestimento in resina epossidica con spargimento di quarzo; massetto radiante e raffrescante 65 mm; isolante termico 30+50 mm; impermeabilizzazione; soletta in c.a. Sezione, scala 1:20 1 Copertura: guaina impermeabilizzante bituminosa doppia, pannello in schiuma rigida PS in pendenza; granuli di perlite posata fra e travi; barriera al vapore; soletta in cls gettato in opera 2 Pannello 3 Rivestimento in calcare conchillifero su letto di malta permeabile all’acqua 4 Lastra in calcare conchillifero 80/730/1260 mm, fughe 10 mm 65,– e + spes e posta li e di imballa ggio La casa unifamiliare rappresenta la soluzione abitativa più ambita sia oggi che in passato. E’ forse questo il settore architettonico che, più di ogni altro, ha conosciuto negli ultimi tempi un radicale mutamento delle esigenze degli utenti. Nel frattempo stanno emergendo nuove problematiche legate non solo alla multifunzionalità e alla sostenibilità, ma anche al costo dell’energia e delle materie prime e all’avvento dei nuovi materiali. Se desiderate ordinare “Case unifamiliari”, spedite un fax: Institut für internationale Architektur-Dokumentation GmbH & Co. KG, Sonnenstr. 17, 80331 Monaco di Baviera, Germania, Tel. +49 89 38 16 20-22, Fax +49 89 39 86 70 Oppure consultate il nostro sito e ordinate online: www.detail.de/italiano 6 5 6 7 8 Testo in italiano Pavimento loggia meridionale: lastre in calcare conchillifero 30 mm su letto di malta permeabile, filtro, cls drenante, materassino drenante, strato di separazione, isolante termico in schiuma rigida di polistirolo; guaina impermeabilizzante bituminosa a due strati, schiuma di vetro in pendenza, soletta in cls in opera 240 Facciata in vetro: telai in legno stratificato, ancorato al pilastro in cls in opera 250/250 mm; listello di fissaggio del vetro 30/200 mm; listello interno 30/30 mm, rivestimento laterale interno in legno; vetrata: 1,2 W/m2K, interno:vetro di sicurezza, esterno: vetro stratificato Scaffale e copertura in legno Ipè Sottomurazione in elementi portanti di calcestruzzo 390/390 mm, fuga 10 mm Pagina 968 Lo spazio espositivo L’allestimento stabile delle opere si basa su alcuni presupposti: l’architettura nella sua peculiarità, la sua fragile sensualità, la sua riservatezza; si lavora con luce ed ombra per esporre ad un vasto pubblico il patrimonio dell’archivio. Ma dietro tutto questo, c’è un altro sogno: dimostrare come superare la limitatezza estetica umana. L’allestimento delle opere stabili si basa su tre elementi: l’archivio di Marbach (nexus), il patrimonio della letteratura (stilus) e un accenno all’esperienza estetica (fluxus). Per “nexus”, il compito arduo era creare un allestimento attraente del materiale storico (oltre 1300 pezzi esposti) che nonostante il sistema di supporto fosse visibile al pubblico su tutti i lati. Il materiale è stato disposto su piani di cristallo singolarmente illuminati. Negli ambienti previsti per la collezione stabile, prominenti curatori presentano testi non ancora editati, libri selezionati e pezzi tratti dall’archivio. L’ambiente di 33 mq può variare aspetto e diventare spazio espositivo, spazio di luce, spazio di suono o di proiezione di film, camera oscura, palcoscenico, biblioteca o immaginario. “Stilus” presenta il materiale letterario; segni, lettere, parole e stili di scrittura. Le installazioni sono animate da diverse proiezioni. L’esposizione respira con l’archivio, la scelta dei pezzi da esporre varia al ritmo della loro acquisizione e della loro scoperta. Il museo non è narrativo né espositivo e si fonda sulla presenza dei materiali, sul contrasto di luce ed ombra e sulle forme semplici. Nello spazio, il visitatore può passeggiare, lasciarsi trasportare, semplicemente guardare, ma anche ricercare e concentrarsi. 1,2 3 4 5 Sala espositiva “nexus”, pianta, scala 1:250 Spazio espositivo “stilus” Esposizioni Sezione espositore, scala 1:10 a Stratificato di sicurezza 8 mm b Profilo d’acciaio ¡ 20/50 mm verniciato a polvere c Profilo d’acciaio perforato lateralmente d Profilo d’alluminio 20/20 con fissaggio laterale, moduli LED e Stratificato 8 mm f Cavidotto g Profilo porta in acciaio inox verniciato a polvere h Rivestimento in lamiera d’aluminio verniciata a polvere 2006 ¥ 9 ∂ Pagina 970 Museo Mercedes-Benz a Stoccarda UN Studio, Amsterdam hg merz, Stoccarda (progetto museografico e allestitivo) Il volume scultoreo metallico scandito da nastri di vetro curvati cela al suo interno una straordinaria organizzazione spaziale. I livelli si avvitano all’atrio centrale la cui nuda superficie in calcestruzzo armato che talvolta si ritorce due volte su se stessa emoziona quanto la vista nel vuoto,dove é allestito in modo scenografico il “Mito Mercedes”. Un esperimento architettonico realizzato in brevi tempi: l’opera doveva essere terminata per i Mondiali di calcio. Pagina 973 Un museo del XXI secolo Il museo Mercedes-Benz fa dimenticare al visitatore di trovarsi in un museo. Gli oggetti appartengono alla sfera culturale del visitatore. Ci sono vicini, ci parlano apertamente, meglio della maggior parte delle opere d’arte della nostra contemporaneità. Oggi, l’interesse si concentra più sull’architettura del museo che sulle opere esposte. Gli oggetti richiedono maggiore attenzione. Volevano mettere sul piedestallo l’arte, sia l’arte maggiore che quella inferiore. I piedestalli sono fondamentali per un esatta visuale d’angolazione. Nel museo Mercedes-Benz abbiamo integrato i piedistalli, evitando i singoli basamenti e realizzando una rampa semicircolare che consentisse diverse prospettive. I lunghi basamenti e lo spazio a 360° determinano una nuova tipologia di spazio museale che favorisce la contemplazione non estorta tramite la determinazione di campi visivi limitati. La superficie di copertura a doppia torsione realizza una percezione completamente nuova dello spazio, dinamica struttura senza soluzione di continuità. La distribuzione degli ambienti di scultorea peculiarità stimolano la variazione e la flessibilità. Tramite la complicata struttura portante, lo spazio è fluido come nella Galleria Nazionale di Berlino opera di Mies van der Rohe. Il sistema strutturale in combinazione con il sistema di circolazione richiama il Guggenheim di New York ma mentre in questo ultimo caso il percorso è in ascesa, nel MercedesBenz Museum il visitatore scende in una delle spirali intrecciate. Se il Centre Pompidou ha operato una rivoluzione nel campo dell’architettura in cui si inserisce un’installazione puramente tecnologica, il Museo Mecedes-Benzeleva questa installazione sala al rango dell’architettura. L’architettura è un nuovo segno nello skyline della città, l’altezza e la posizione dominante ne fa un nuovo simbolo anche per la casa automobilistica. L’ingresso al museo avviene ad un piano sopraelevato al fine di elevare la destinazione museale sull’intorno prevalentemente industriale. La struttura verticale comprime il programma museale in un’area relativamente concentrata. L’edificio è strutturato a doppia spirale. Gli spazi distribuiti su cinque livelli orientati verso l’atrio mostrano in successione cronologica le highlights della casa automobilistica. Le sale espositive disposte su cinque livelli orientate verso l’esterno sono allestite a tema. L’atrio collega le unità espositive “Fascino della tecnologia”, “Didattica al museo”, shop e ristorante. Dal punto di vista tecnico, il progetto si spinge al limite della fattibilità. Lo sviluppo dell’edificio doveva essere analogo a quello di un’automobile: processo pluridisciplinare, fusione di estetica e tecnica, integrazione di concetti innovativi. La geometria dell’edificio è stata studiata in collaborazione con Arnold Walz. Pagina 980 Una complessa geometria strutturale tridimensionale La complessità della struttura ha richiesto che la geometria fosse progettata fino nel più piccolo dettaglio in 3D. In collaborazione con lo studio UN, lo studio Werner Sobek ha sviluppato in tempi record (estate 2002 incarico progetto struttura/gennaio 2005 fine lavori rustico/maggio 2006 inaugurazione museo) una soluzione strutturale che consente una superficie espositiva priva di pilastri con luce fino a 30 metri ad altezza di solaio ridotta. La qualità estremamente elevata del faccia vista del calcestruzzo richiedeva che la struttura fosse concepita in modo tale che le installazioni spesso voluminose e complesse fossero integrate nelle sezioni trasversali portanti e nelle asole ricavate nella struttura in cls. L’edificio si distribuisce su nove livelli. I solai, la rampa con le pareti esterne a tutta altezza, il “Twist”e i pilastri inclinati e il nucleo della scala costituiscono la struttura portante. La struttura del solaio è composta di travi composite in acciaio, di travi in acciaio e di un solaio cooperante in calcestruzzo. Tutti i pilastri si collocano in corrispondenza della facciata e hanno inclinazioni e lunghezze diverse diverse. Al piano inferiore hanno una sezione esagonale e misurano 1,6x1,8 metri. Ai piani superiori hanno sezione a triangolo equilatero con 0,80 di lato. La “rampa dei Miti” è stata concepita come trave scatolare cava con sezione non continua e porta il peso proprio, i carichi sul solaio e quelli dei pilastri di facciata. Solo il piano di calpestio della rampa rimane dimensionalmente costante. Il così detto “Twist” è un elemento che parte come trave scatolare di sezione rettangolare (larga 5,4 metri, alta 7,1 metri) e termina a circa 32 metri con una sezione inclinata di circa 20°. (alta 1,4 metri, larga 35 metri). Il Twist possiede una complessa struttura interna composta di singoli setti e da una struttura a reticolo di travi. 1-4 Fasi di montaggio dell’elemento principale 5 Modello 3D di Twist ∂ 2006 ¥ 9 6 Pilastro di facciata, regolazione delle casseforme a perdere 7 Scema di integrazione delle installazioni nel render del livello Mito e del livello collezione 8 Installazioni aeree in travi cave della rampa di Mito, sezione e pianta Testo in italiano 4 Mito 2, Pianta: a Cronica illustrata b Il muro c La scena d Tavolo da lavoro Sezione, pianta, scala 1:1000 Cronaca illustrata (Mito 5), Sezione particolareggiata, scala 1:10 1 2 3 4 5 6 7 8 5 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 A Vetrina immagini; B Vetrina oggetti 1 Membrana per Airbag tesa; materiale schiumogeno B1 5 mm; pannello in particelle 13 mm; liste in MDF 19 mm 2 Struttura non a vista in profili d’alluminio ¡ 60/40 mm 3 Telaio a vasca in lamiera d’acciaio 3 mm, avvitato sul lato lungo 4 Profilo d’alluminio L 15/15/3 mm per il fissaggio a vite delle vetrine al telaio a vasca 5 Telaio della vetrina in alluminio anodizzato 6 Policarbonato trasparente 6 mm 7 Vetro float serigrafato 5 mm 8 Vetro acrilico con stampa opacizzante 6/10 mm 9 Sistema dílluminazione composto da lastra in vetro acrilico a stampa opacizzante 10 mm, retroilluminata sul lato inferiore e superiore 10 Listello di chiusura in MDF/fuga bianca 11 Rivestimento in lamiera laccata 3 mm 12 Proiettori 13 Fari in fibra di vetro regolabili 14 Vetro acrilico traslucido 6 mm 15 Tubo fluorescente Esposizione “Il fascino della tecnica” Area tecnica Deposito Collegamento con il Mercedes-Benz Center Ingresso principale Foyer Atrio Vuoto Caffetteria Sala Vuoto atrio “Corse e record” (Mito 7) Uffici amministrativi Vuoto Tribuna Livello “Miti” Rampa tra i livelli “Miti” e “Cronaca illustrata” Livello Collezioni Vuoto “Miti” Piattaforma informazioni Inizio area espositiva (Mito 1) Livello eventi Terrazza sulla copertura Tavolo da lavoro, vista frontale, scala 1:100 Sezione particolareggiata, scala 1:20 Pagina 988 Allestimento e museografia Il bando del concorso d’architettura si è sviluppato sulla base del concetto elaborato dallo studio hg merz (concetto interno/distribuzione in pianta/concetto economico-finanziario) in collaborazione con la direzione museale. Lo studio hg merz è progettista generale responsabile dei contenuti, della selezione dei pezzi in esposizione, dei testi, delle mostre, del concetto media e della progettazione media. L’idea di base consiste nella dicotomia tra la messa in scena del “Mito Mercedes” che espone cronologicamente pezzi della produzione di circa 120 anni e le “collection” a tema che fungono da “deposito a vista”. La prima sala dal titolo “L’invenzione dell’automobile” è preceduta da uno spettacolo audiovisivo, un ascensore nel passato, seguono gli ambienti dedicati alle collezioni e al mito ed infine la sezione “Competizioni e record” che costituisce il punto caldo dell’esposizione. L’ultima sezione del museo “Il fascino della tecnica” stupisce il visitatore con la presentazione dei progetti di innovazione tecnica della casa automobilistica. Le sale del Mito combinano quattro elementi: la cronaca illustrata, la parete centrale, la scena e il banco da lavoro. La cronaca illustrata trasmette al visitatore un quadro generale sui temi principali ed è collocata sulla parte esterna alla rampa dove sono disposte 27 vetrine. Sulla scena, la superficie espositiva al centro di ogni sala del Mito sono presentati i mitici veicoli d’epoca. Il banco da lavoro si concentra sull’innovazione tecnica. Tutti i temi, dal diesel ai compressori o all’Airbag sono allestiti con pezzi, testi, grafica e film. 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 Vasca per materiali Espositore Stazione media Vetrina estraibile Monitor per visione film (ribaltabile per manutenzione) Microcinema Superficie ceramica Struttura in particelle di legno Aerazione incrociata Rivestimento monitor Fori di aerazione Tubo d’acciaio ¡ 60/30 mm Altoparlante Lamiera traforata in acciaio inox laccata bianca Vetro bianco di sicurezza 10 mm, smontabile per revisioni Faretto in fibra di vetro regolabile Vetro acrilico bianco 10 mm Veletta Tubo fluorescente Legenda pg. 985 Particolare costruttivo di facciata, scala 1:20 A Cornicione: concavo/convesso, facciata inclinata, area esposizioni B Facciata uffici: due piani Facciata ingresso 1 Pannello di facciata in lamiera d’allumino 4 mm; le 400 lastre di diverso formato sono curvate a freddo in loco 2 Profili facciata saldato a barra d’acciaio 3 Vetrata termica a controllo solare neutra con rivestimento anti-UV: monolitico 10 mm+intercapedine 16 mm + stratificato composto da due lastre temprate 6 + 6 4 Listello orizzontale 5 Profilo d’acciaio saldato in barre d’acciaio 6 Vetrata termica a controllo solare neutra con rivestimento anti-UV: stratificato composto da due lastre di vetro temprato 10 + 6 + intercapedine 16 mm+monolitico/temprato 6 7 Pilastro in c.a., rivestimento in lamiera d’acciaio come casseforme a perdere 8 Fuga verticale 7