schede 1-2-3-4

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UFFICIO CATECHISTICO OTRANTO – INCONTRI CON I GENITORI DEI RAGAZZI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
INIZIAZIONE CRISTIANA E FAMIGLIA
Percorso di quattro incontri
con i genitori dei ragazzi dell’Iniziazione Cristiana
alla riscoperta dell’Eucaristia
Obiettivo di fondo:
Riscoprire l’Eucaristia insieme con i genitori dei ragazzi dell’Iniziazione Cristiana, collegando la
celebrazione a esperienze fondamentali del vivere umano per viverla in modo più partecipato e
attivo.
Obiettivo di ciascuna delle quattro schede:
1. L’Eucaristia come evento di accoglienza, in cui Dio ci accoglie e noi ci accogliamo a
vicenda.
2. L’Eucaristia come momento di ascolto di Dio e delle nostre esistenze
3. L’Eucaristia come incontro settimanale con Cristo Risorto
4. L’Eucaristia come esperienza che si conclude per essere raccontata e testimoniata
Titoli delle quattro schede:
1. ACCOGLIERE E LASCIARSI ACCOGLIERE
2. ASCOLTARE E ASCOLTARSI
3. LA DOMENICA, INCONTRO CON IL RISORTO
4. VA’ E ANNUNCIA
Note di metodo
Le presenti schede intendono offrire materiali per vivere insieme con i genitori dei bambini e dei
ragazzi dell’Iniziazione Cristiana alcuni momenti di incontro e di confronto. Servono da stimolo per
riproporre ai genitori la ricchezza della celebrazione eucaristica, dalla maggior parte di loro non più
vissuta regolarmente o neppure episodicamente. I soli inviti a partecipare all’Eucaristia domenicale
restano sterili; provare invece insieme con l’adulto/genitore a riassaporare il senso dei riti, e
soprattutto provare a coinvolgerlo in modo più consapevole e attivo, possono essere delle vie più
proficue per avvicinare le persone all’Eucaristia e l’Eucaristia alle persone, alle loro vite.
Si è operata la scelta di quattro schede, che sottolineano quattro aspetti della celebrazione e, allo
stesso tempo, dimensioni esistenziali importanti e condivise. La griglia seguente illustra in sintesi il
percorso.
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UFFICIO CATECHISTICO OTRANTO – INCONTRI CON I GENITORI DEI RAGAZZI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA
Momento
della
celebrazione
eucaristica
1
2
3
4
Dimensione/
atteggiamento
antropologico
Sottolineature
di fede
Accoglienza
e atto
penitenziale
Capacità di accogliersi Lasciarsi
e di perdonarsi
accogliere e
perdonare da
Dio
Liturgia della Capacità di ascolto, di Ascolto della
Parola
dialogo in famiglia e
Parola,
tra persone
preghiera
Liturgia
Capacità di
La forza della
eucaristica
condivisione, di carità, Pasqua
di donazione
Conclusione/ Capacità di
Fede che
missione
testimonianza dei
coinvolge, che
valori in cui si crede
testimonia
Periodo
liturgico/
pastorale
Inizio anno
Avvento
Quaresima/
Pasqua
Fine anno
Collegamento con
l’eucaristia
domenicale/
gesto per coinvolgere i
genitori
Ogni incontro prevede
dei suggerimenti
(cfr singola scheda)
Ogni incontro prevede
dei suggerimenti
(cfr singola scheda)
Ogni incontro prevede
dei suggerimenti
(cfr singola scheda)
Ogni incontro prevede
dei suggerimenti
(cfr singola scheda)
Da notare che tutto va colto come indicativo e non in maniera rigida:
 la collocazione nell’anno liturgico resta libera (gli appuntamenti potrebbero anche avvenire in
modo ravvicinato, ad es. ogni 15 giorni nel periodo quaresimale). Tuttavia la scansione degli
incontri ben si adatta ai tempi previsti (il secondo e il terzo lo sottolineano in modo esplicito)
 gli incontri non sono specifici per i genitori dei ragazzi che vivranno la prima Comunione, ma
ovviamente sono molto ben contestualizzati anche per loro
 la proposta non è pertanto parallela al cammino dei figli, ma resta aperta e sganciata da esso
 ogni incontro offre abbondanza di materiali, da scegliere e mediare a seconda delle esigenze di
ciascuna comunità, facendo “calzare” l’incontro ai propri destinatari ma cercando anche di non
snaturare la logica della scheda
 si ricorda di mantenere un numero di partecipanti non troppo numeroso, per consentire una
partecipazione reale
 Ogni scheda è originale ma segue uno schema comune e propone un incontro partecipato e
attivo (durata prevista: 90 minuti; è molto importante calibrare in anticipo i tempi, e cercando di
restare in essi, usando magari, in modo simpatico, un segnale sonoro per segnalare la fine del
tempo a disposizione dell’attività):
 Preghiera
 Ingresso nell’argomento (attraverso attività-stimolo, soprattutto la narrazione)
 Confronto con la Parola
 Confronto con la liturgia
 Proposte per l’Eucaristia domenicale
 Preghiera finale
Una idea potrebbe essere quella di vivere l’incontro con i genitori il primo lunedì del mese (o un
altro giorno della settimana), e l’ultimo sabato del mese celebrare insieme l’Eucaristia delle
famiglie, con ragazzi e genitori.
Si possono attingere altre idee e materiali per gli incontri sull’Eucaristia con i genitori nel testo di
C. Rugolotto, Un Pane per il cammino. Itinerario di catechesi per genitori e figli. IV anno, EDB,
Bologna 2013.
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SCHEDA 1
ACCOGLIERE E LASCIARSI ACCOGLIERE
1. Preghiera iniziale
Padre mio,
io mi abbandono a Te
fa di me ciò che ti piace;
qualunque cosa tu faccia di me,
ti ringrazio.
Rimetto la mia anima nelle tue mani,
te la dono, mio Dio,
con tutto l’amore del mio cuore,
perché ti amo.
Ed è per me una esigenza d’amore
il donarmi,
il rimettermi nelle tue mani,
senza misura,
con una confidenza infinita,
perché tu sei il Padre mio.
Sono pronto a tutto,
accetto tutto,
purché la tua volontà
si compia in me
ed in tutte le tue creature;
non desidero niente altro, mio Dio.
(fr. Charles De Foucauld)
2. Per entrare in argomento
Si propongono due piste possibili
A) Si legge il seguente racconto:
Un uomo era esasperato per il carattere del suo bambino, veramente irrequieto e ribelle. Un giorno,
partendo per un viaggio, lo portò con sé e lo lasciò presso un santo monaco, pregandolo di
insegnare al figlio la disciplina e l’educazione; al suo ritorno avrebbe poi ripreso il bambino. Dopo
alcuni giorni quell’uomo fu di ritorno, e subito notò che il figlio era molto cambiato. Meravigliato,
chiese al monaco: “Padre, ma come hai fatto?”. L’anziano monaco rispose: “L’ho abbracciato e l’ho
tenuto stretto sul mio cuore per tutto il tempo”.
Dopo un breve silenzio, si confrontano le impressioni:
Che penso di questo racconto? Cosa ci suggerisce in merito all’accoglienza?
B) Confrontarsi su come era lo stile di vita quando i genitori avevano l’età dei loro figli in
relazione all’accoglienza:
1. Ricordo quando avevo l’età di mio figlio. Come si vivevano le relazioni fra coetanei e con gli
adulti? Che differenze noto in meglio e in peggio?
2. Ricordo e racconto brevemente una situazione in cui, come bambino e ragazzo, mi sono sentito
veramente accolto (cioè messo a mio agio, considerato, valorizzato)
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3. Confronto con la Parola
Dal Vangelo di Luca (cap. 15)
1
Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi
mormoravano dicendo: "Costui accoglie i peccatori e mangia con loro". 3Ed egli disse loro questa
parabola:4"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va
in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle
spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la
mia pecora, quella che si era perduta". 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore
che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
L’animatore mette in evidenza:
- L’atteggiamento di Dio: va in cerca di chi è fuori direzione; corre dei calcolati rischi; ricerca con
accuratezza; non risparmia tempo, energia, fatica (“finché non la ritrova”); non picchia la pecora; si
carica sulle spalle il notevole peso, è pieno di gioia, che è incontenibile tanto da volerla condividere
con gli amici; la festa si allarga fino al cielo, dove Dio fa uguale festa per ogni peccatore che si
converte
- L’atteggiamento della pecora, quindi il nostro: lasciarsi accogliere e perdonare da Dio
4. Confronto con la liturgia
L’Eucaristia domenicale ci mette in questa situazione di accoglienza: siamo accolti da Dio e ci
lasciamo accogliere e perdonare da Lui; siamo accolti da una comunità di fratelli e li accogliamo a
nostra volta, facendo unità
 Il suono delle campane ci invita all’Eucaristia (non è superfluo aiutare i genitori a distinguere il
suono delle campane, facendo loro notare come il suono diverso [ad es. un’ora e mezzora prima,
a secondo dell’uso locale] significhi l’invito e allo stesso tempo quanto manca per l’inizio della
celebrazione)
 Il canto ci fa passare da singoli giunti in chiesa a gruppo, comunità che si sintonizza, diventa
coro
 L’ingresso e il saluto del celebrante che ci indicano la convocazione e l’accoglienza di Dio
Padre
 L’atto penitenziale: si riconoscono i propri peccati perché Dio li perdoni, e si chiede ai fratelli di
pregare insieme (“supplico la Vergine Maria, gli angeli, i santi, e voi fratelli di pregare per me)
 La preghiera colletta: nel silenzio, dopo l’invito a pregare, ognuno si rivolge personalmente a
Dio, quindi il celebrante letteralmente fa una colletta, raccoglie le preghiere di tutti
5. E la nostra Eucaristia?
In questo momento si lancia ai genitori l’idea di trasferire e vivere meglio alcune di queste
acquisizioni nella Eucaristia comunitaria insieme con i figli, per non disperdere i valori
dell’accoglienza sottolineati e che facevano parte della loro infanzia e fanciullezza.
Si possono stimolare i genitori nel proporre qualche gesto o segno che sottolinei l’accoglienza e il
perdono.
Oppure (specie se mancano proposte) si può suggerire:
4
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





di sottolineare l’invito alla celebrazione: qualche minuto prima dell’inizio della celebrazione,
alcuni ragazzi suonano festosamente un campanello sulle porte della chiesa
di curare l’accoglienza (alcuni genitori, insieme con catechisti e parroco, accolgono i fedeli e le
famiglie sulla porta della chiesa, dando loro il libretto dei canti, un fiore, porgendo delle ciotole
con l’acqua benedetta per il segno di croce, ecc.)
di provare e cantare tutti insieme con gioia il canto di ingresso
al saluto del celebrante, a nome dell’assemblea, risponde una coppia di genitori con una
espressione di questo tenore:
Presidente: Oggi è domenica, è il giorno del Signore; Dio Padre ci ha convocati nella sua casa
per accoglierci e donarsi a noi; Egli sia con tutte voi famiglie, con i vostri figli, con tutti voi qui
presenti.
Coppia: a nome di tutta questa assemblea, diciamo anche a te, padre, che il Signore sia anche
con la tua persona, in questo momento e in tutta la tua vita
di anticipare dopo l’atto penitenziale il segno di pace, vivendolo in modo più confidenziale
di proporre, da parte di alcuni genitori e alcuni ragazzi, delle invocazioni penitenziali cui
l’assemblea risponde con una invocazione (Perdonaci, Signore; Signore, pietà, ecc.)
(N. B. è evidente che questi suggerimenti sono pensati in modo creativo per questa sola
celebrazione; gli ultimi tre che modificano i riti ordinari (saluto, atto penitenziale), non devono
nelle domeniche successive sostituirli)
6. Preghiera finale
Tutti insieme:
Signore, Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”,
non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa,
e donale unità e pace, secondo la tua volontà
tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
I presenti si scambiano un segno di pace e di accoglienza.
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SCHEDA 2
ASCOLTARE E ASCOLTARSI
1. Preghiera iniziale
Mio Dio, mi hanno detto che Tu,
molte volte, hai parlato ai tuoi amici:
ad Abramo, a Mosè, a Davide,
al tuo figlio Gesù quando viveva tra noi,
a San Francesco....
Mio Dio, mi hanno detto che Tu
parli sempre a chi vuole ascoltarti.
L'universo intero,
le creature della terra,
le opere dell'uomo,
i fatti e le persone,
le pagine della Bibbia sono pieni di Te.
Io mi siedo.
Tante voci mi piovono addosso,
ogni giorno, ogni istante.
Io mi siedo, con la testa in silenzio,
con il cuore tranquillo, con il corpo disteso.
Ecco, tra mille emittenti,
voglio sintonizzarmi con Te.
Sono pronto.
Mio Dio, parla.
Io ti ascolto.
(don Tonino Lasconi)
2. Per entrare in argomento
Si propongono due tracce. Quella che viene tralasciata si può suggerire di riprenderla a casa.
A.
Un saggio indiano aveva un caro amico che abitava a Milano. Si erano conosciuti in
India, dove l'italiano era andato con la famiglia per fare un viaggio turistico. L'indiano aveva fatto
da guida agli italiani, portandoli a esplorare gli angoli più caratteristici della sua patria.
Riconoscente, l'amico milanese aveva invitato l'indiano a casa sua. Voleva ricambiare il favore e
fargli conoscere la sua città. L'indiano era molto restio a partire, ma poi cedette all'insistenza
dell'amico italiano e un bel giorno sbarcò da un aereo a Malpensa.
Il giorno dopo, il milanese e l'indiano passeggiavano per il centro della città. L'indiano, con il suo
viso color cioccolato, la barba nera e il turbante giallo, attirava gli sguardi dei passanti e il milanese
camminava tutto fiero d'avere un amico così esotico. Ad un tratto, in piazza San Babila, l'indiano si
fermò e disse: "Senti anche tu quel che sento io?". Il milanese, un po' sconcertato, tese le orecchie
più che poteva, ma ammise di non sentire nient'altro che il gran rumore del traffico cittadino.
"Qui vicino c'è un grillo che canta", continuò, sicuro di sé, l'indiano. "Ti sbagli", replicò il milanese
"io sento solo il chiasso della città. E poi, figurati se ci sono grilli da queste parti".
"Non mi sbaglio. Sento il canto di un grillo", ribatté l'indiano e decisamente si mise a cercare tra le
foglie di alcuni alberelli striminziti. Dopo un po' indicò all'amico che lo osservava scettico un
piccolo insetto, uno splendido grillo canterino che si rintanava brontolando contro i disturbatori del
suo concerto.
"Hai visto che c'era un grillo?", disse l'indiano. "E' vero", ammise il milanese. "Voi indiani avete
l'udito molto più acuto di noi bianchi...". "Questa volta ti sbagli tu", sorrise il saggio indiano. "Stai
attento...". L'indiano tirò fuori dalla tasca una monetina e facendo finta di niente la lasciò cadere sul
marciapiede. Immediatamente quattro o cinque persone si voltarono a guardare.
"Hai visto?", spiegò l'indiano. "Questa monetina ha fatto un tintinnio più esile e fievole del trillare
del grillo. Eppure hai notato quanti bianchi lo hanno udito?".
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Per il confronto
Gesù dice: “Fate attenzione a come ascoltate?”… facciamo risuonare dentro di noi questa domanda
provando a darci una risposta.
Sentire e ascoltare: conosco la differenza? Che cosa sento e che cosa ascolto? C’è ascolto nella
nostra famiglia? Come si può migliorare?
B.
Ascoltare sembra un’operazione abituale, quasi banale, eppure l’ascolto autentico è raro e
difficile. Costantemente immersi come siamo in rumori di vario tipo, sollecitati da messaggi
multiformi, non conosciamo più il silenzio come ambiente e condizione indispensabile all’ascolto
dell’altro. Silenzio e ascolto, infatti, pur non identificandosi, si nutrono reciprocamente: è solo nel
silenzio che la parola può risuonare nitidamente, ed è lasciando che il nostro silenzio sia abitato da
quanto abbiamo ascoltato in profondità che evitiamo di cadere nel mutismo o nel terrore del vuoto e
del non senso. Così, sempre più incapaci di silenzio fecondo, finiamo per smarrire anche l’arte
dell’ascolto: lungi dal considerarlo un’opportunità preziosa, subiamo come pratica fastidiosa il
dover “stare a sentire” qualcuno mentre, dal canto nostro, siamo sempre pronti a parlare, riversando
i nostri confusi bisogni su chiunque si trovi a portata di voce.
Ma cosa significa ascoltare? Innanzitutto accettare in profondità di sacrificare ciò che ci pare
sempre più prezioso: il tempo. Occorre tempo per ascoltare, un tempo vissuto senza fretta, senza
angoscia; occorre la consapevolezza che si deve decidere di ascoltare. D’altronde, l’ascolto è la
prima forma di rispetto e di attenzione verso l’altro, la prima modalità di accoglienza della sua
presenza. Ascoltare significa essere attenti, accogliere le parole di chi ci sta di fronte ma anche, più
in profondità, tentare di ascoltare ciò che egli vuole comunicare al di là di quanto riesce a
esprimere: per questo è necessario impegnarsi a cogliere anche il suo “non detto”, ciò che egli
sottintende o addirittura nasconde. Solo attraverso questo quotidiano esercizio si può giungere a una
comunicazione vera, a un ascolto autentico capace di far esistere l’altro e dargli consistenza!
Ma accanto all’ascolto dell’altro vi è un’arte ancora più difficile, un “lavoro” faticoso ma
indispensabile per una vera vita interiore: l’ascolto di se stessi, del proprio profondo. Senza questo
ascolto della coscienza – del “maestro interiore” come lo chiamava Agostino – non è possibile
alcuna umanizzazione. Si tratta dunque di ascoltare le “intuizioni” e le “parole” che emergono dal
mistero del proprio “uomo nascosto del cuore” (1Pt 3,4). Ascolto psichico? Certo, ma anche ascolto
di ciò che non sappiamo chiamare se non “spirituale”, dovuto cioè allo spirito che ci abita: spirito
umano ma, per i credenti, anche Spirito di Dio, proveniente dal di fuori di noi eppure innestato nel
nostro intimo…
Ed è qui che l’ascolto diventa anche ascolto di Dio, della sua Parola, del suo comunicarsi attraverso
eventi, persone, narrazioni del suo agire. Così infatti nasce un credente: quando un uomo ascolta
come rivolta a sé la parola che Dio a indirizzato a Gesù: “Tu sei il mio figlio amato!” Sì, l’ascolto è
in radice la risposta amorosa a Dio, è l’amore.
(Enzo Bianchi, È l'ora di reimparare l'arte dell'ascolto, Avvenire, 4 maggio 2008)
 Mi fa paura il silenzio?
 Ascoltare Dio per conoscere Dio: so dare tempo all’ascolto della Parola di Dio o alla preghiera?
 Ascoltare gli altri per conoscere gli altri: riesco a fare spazio agli altri quando li incontro? So
rispettare lo spazio dell’altro? Quando gli altri parlano riesco ad ascoltare o prevarico con il mio
discorso su quello dell’altro?
 Ascoltare se stessi per conoscere se stessi: mi fermo mai ad ascoltarmi dentro? Ad ascoltare i
miei pensieri, i miei sentimenti o mi lascio travolgere sempre dalle tante cose che provo e
sperimento? Riesco mai ad ascoltarmi quando parlo, quando dico qualcosa, soprattutto nei
momenti di rabbia?
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3. Confronto con la Parola
Dal Vangelo di Matteo (13,1-11.16-23)
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli
salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte
cose con parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde
lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove
non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il
sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la
soffocarono. Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per
uno. Chi ha orecchi, ascolti". Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché a loro parli
con parabole?". Egli rispose loro: "Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a
loro non è dato. Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In
verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non
lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono! Ogni volta che uno ascolta la
parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo
cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è
colui che ascolta la Parola e l'accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante,
sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene
meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la
seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno
buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il
trenta per uno".
Che cosa ci dice il brano evangelico?
 L’abbondanza della Parola di Dio che ci viene donata in molte occasioni: una Parola per
tutti, una Parola per la vita, una Parola che non solo viene letta, ma provoca. Non è una
parola qualsiasi ma è la Parola del Regno, cioè una realtà nella quale il Signore vuole
coinvolgere tutti.
 Quattro tipi di terreno differente in cui la Parola cade, perché il cuore dell’uomo è libero di
accogliere o meno la Parola del Signore.
 La spiegazione della parabola ci dice quali difficoltà possono distoglierci dall’ascolto della
Parola e che l’importante è essere un terreno buono, al Signore non importa nemmeno
quanto frutto si darà, è interessato alla qualità del terreno. Il Signore certamente ci richiama
a confrontarci sul nostro modo di accogliere la Parola di Dio, e sembra chiederci di non
essere né terreno sassoso, né terreno sabbioso, né terreno con le spine, ma un terreno buono
che sa dare frutto. Non interessa al Signore quanto frutto daremo, gli interessa che noi siamo
questo terreno buono, poi se saremo capaci di dare il 100% bene, se daremo l’1% bene
ugualmente, perché il Signore saprà trarre il bene anche da quel poco che noi gli diamo.
 Serve uno spirito di vigilanza perché ciò che è seminato nel cuore di ciascuno porti frutto,
senza correre il rischio di far diventare il cuore dell’uomo un terreno poco o per nulla
produttivo. Vigilare per portare frutto, vigilare per vincere.
4. Confronto con la liturgia
“La Messa è costituita da due parti, la «Liturgia della Parola» e la «Liturgia eucaristica»; esse sono
così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto. Nella Messa, infatti, viene
imbandita tanto la mensa della parola di Dio quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne
ricevono istruzione e ristoro.
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Quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente
nella sua parola, annunzia il Vangelo. Per questo tutti devono ascoltare con venerazione le letture
della parola di Dio, che costituiscono un elemento importantissimo della Liturgia. E benché la
parola di Dio nelle letture della sacra Scrittura sia rivolta a tutti gli uomini di ogni epoca e sia da
essi intelligibile, tuttavia una sua più piena comprensione ed efficacia viene favorita da
un'esposizione viva e attuale, cioè dall'omelia, che è parte dell'azione liturgica” (Ordinamento del
Messale Romano 28.29).
Per questo la Liturgia della Parola va vissuta intensamente:
 I lettori devono essere ben preparati non per leggere la Parola ma per proclamarla, per farla
gustare nella diversità dei suoi generi ai fedeli.
 Durante la prima parte della Liturgia della Parola siamo seduti nell’atteggiamento
dell’ascolto delle vicende che riguardano l’agire divino per il popolo di Israele e per la
Chiesa, nuovo popolo dell’alleanza. Alla fine delle letture si proclama: Parola di Dio, poiché
è Dio stesso che ci ha parlato nella bocca del lettore, è Dio stesso che si è fatto parola.
Perciò si risponde rendendo grazie a Dio.
 Alla Prima Lettura rispondiamo con un salmo (anch’esso parola di Dio, preso dal libro dei
Salmi, il libro di preghiere della Bibbia), le cui strofe sono intervallate da un versetto che
tutta l’assemblea ripete.
 Con il canto dell’Alleluia l’assemblea si mette in piedi riconoscendo nelle parole del
Vangelo il Signore stesso che parla al suo popolo e il lieto annunzio della Resurrezione.
Stando in piedi si imita il Risorto, che è in piedi; si è risorti insieme con lui. Ci si segna con
tre croci per indicare che intendiamo ascoltare e accogliere Gesù parola vivente con
l’intelligenza e la volontà; che vogliamo che la sua parola sia sulla nostra bocca, diventi
anche la nostra; che essa avvolga il nostro cuore, tutta la nostra persona (volontà, amore).
Nelle celebrazioni solenni si pongono dei ceri accesi e si incensa il libro. Alla fine colui che
ha letto il vangelo lo bacia, cioè bacia Gesù Cristo presente nella parola annunciata. È il
senso anche dell’acclamazione Parola del Signore.
 La Liturgia della Parola si conclude con la Preghiera dei fedeli che rende concreta la Parola
ascoltata attraverso alcune richieste di preghiera.
L’animatore può poi proporre queste considerazioni che aiutano a collocare la dimensione
dell’ascolto nel tempo di Avvento.
Il tempo forte dell’Avvento (attesa e preparazione del Natale) è un tempo privilegiato di ascolto.
Nella preparazione al Natale siamo aiutati dalla Vergine Maria, donna dell’ascolto che, come ci
ricorda sant’Agostino, prima di accogliere Gesù nel suo grembo lo ha accolto nella sua mente e nel
suo cuore come parola. Ecco allora che l’Avvento è il tempo in cui la Parola ascoltata diventa carne,
diventa concreta, passa da una dimensione di astrattezza ad una di concretezza.
C’è uno stretto legame tra il tempo liturgico di avvento-natale e l’ascolto: il termine avvento
significa venuta e vuole attirare l’attenzione sulla venuta futura del Signore che compirà la storia,
così come richiamano i testi biblici della prima domenica. La venuta futura del Signore è il
compimento della prima venuta, l’incarnazione nella storia del Verbo “che si è fatto come noi per
farci come lui”. Così il tempo presente compreso tra le due venute per i cristiani è sostenuto dalla
tensione verso il futuro ed è accompagnato dalla presenza del Signore che continua per condividere
la nostra storia (non ha lasciato un testamento ma ha promesso: io sono con voi per sempre). È in
questo contesto che nasce la speranza, una speranza così forte da anticipare nei segni di una vita
redenta e vissuta nell’amore, il compimento finale. È questo “mistero” che siamo chiamati ad
accogliere in atteggiamento di ascolto che, secondo i vangeli delle quattro domeniche, si
caratterizza come vigilanza, conversione, testimonianza e accoglienza dell’annuncio
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dell’incarnazione. L’ascolto della parola di Dio aiuta a comprendere il senso della storia ed è luce
per una comprensione attenta dell’umanità; l’ascolto dell’umanità alla luce della parola di Dio
permette di guardare al futuro con speranza, perché Dio è fedele alle sue promesse. Parola di Dio e
parole dell’umanità chiedono alle nostre comunità parrocchiali di essere ascoltate; questo permette
anche di ripensare le molte attività tradizionali legate al Natale perché non si perda l’essenziale.
5. E la nostra Eucaristia?
Si stimolano i genitori nel proporre qualche gesto o segno per vivere meglio alcune delle
acquisizioni dell’incontro nella eucaristia comunitaria insieme con i figli.
Oppure (specie se mancano proposte) si può suggerire:
 Un missionario raccontava che nell’assemblea liturgica che lui presiedeva in Africa, al
momento della proclamazione del Vangelo i fedeli portavano una mano sull’orecchio destro
indicando così l’importanza che la Parola venga custodita.
 Uso delle candele mentre viene proclamato il Vangelo. Una o due coppie di genitori potrebbero
rendere questo servizio. I fiori che adornano l’ambone possono essere preparati in settimana da
due mamme insieme alle figlie.
 Qualche genitore può proporre una telegrafica introduzione alle tre letture.
 Come nella Liturgia Bizantina, il sacerdote o un catechista o un genitore può introdurre la
proclamazione della pagina evangelica con l’acclamazione: “Stiamo attenti!”.
 Il canto del saluto, dell’incipit e della conclusione del Vangelo (Il Signore sia con voi; Dal
Vangelo secondo N., Parola del Signore).
 L’uso dell’Evangeliario e dell’incenso: due genitori possono curare questo momento (magari
“rispolverando” qualche papà che da bambino era ministrante).
 Alla fine del Vangelo un certo numero di famiglie (o anche tutte, se è praticabile) possono
baciare il libro dopo il sacerdote.
 Le intenzione di preghiera dei fedeli sono preparate e poi proposte dai genitori (con qualcuna
che interessi le realtà familiari e la vita della comunità parrocchiale che si interroga alla luce
della Parola)
 Preparazione di bigliettini che contengano un versetto della Liturgia della Parola della domenica
perché siano consegnati alla fine della Messa.
Prima della preghiera finale si può provare con il gioco del telefono senza fili la capacità
dell’ascolto corretto e attento.
6. Preghiera finale
Rumore nelle orecchie, rumore nei pensieri,
rumore nel cuore e nei sentimenti.
E anche ora che sembra tutto tranquillo
C’è il rumore della gente, e della vita quotidiana
Che non si ferma mai, che continua.
Non cerco di tirarmi fuori da tutto questo Signore:
non posso fuggire la vita.
Ma non voglio fuggire neppure il silenzio.
Perché esso è la via che mia apre al tuo ascolto.
Crederò al silenzio e lo costruirò,
perché solo nel silenzio c’è ascolto vero.
Parla Signore, il tuo servo ti ascolta!
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SCHEDA 3
LA DOMENICA, INCONTRO CON IL RISORTO
1. Preghiera iniziale
Cosa darò in cambio della tua bontà?
Gloria a te, amico degli uomini!
Gloria a te, misericordioso!
Gloria a te, generoso!
Gloria a te, che assolvi i peccati!
Gloria a te, che sei venuto a salvarci!
Gloria a te, che hai preso carne dalla Vergine!
Gloria a te, che fosti legato!
Gloria a te, che fosti flagellato!
Gloria a te, che fosti schernito!
Gloria a te, che fosti inchiodato alla croce!
Gloria a te, che fosti sepolto e sei risuscitato!
Gloria a te, che fosti annunciato agli uomini, e
in te hanno creduto!
Gloria a te, che sei salito al cielo!
Gloria a te, che ti sei seduto alla destra del
Padre;
e con lui ritornerai con gli angeli santi,
a giudicare chi ha disprezzato la tua passione.
( Preghiera del IV secolo)
2. Per entrare in argomento
La domenica è il giorno che tutti attendiamo, forse più degli altri giorni della settimana: perché?
Che cos’è che fa della domenica un giorno speciale?
Si distribuisce un bigliettino ciascuno, su cui si scrive (sinceramente!) la risposta a questa
domanda:
Cosa rende diversa la mia domenica dagli altri giorni?
(ad es. non si va a scuola,al lavoro, ci si alza più tardi, si ha più tempo libero del solito per stare con
la famiglia e con gli amici. A pranzo e a cena c’è sempre qualcosa in più…)
Si raccolgono le risposte di tutti su un cartellone, notando l’incidenza delle risposte simili. Si
rileva, senza commentare, quante volte ricorre il dato della partecipazione alla S. Messa.
3. Confronto con la Parola
Dagli Atti degli Apostoli (cap. 1)
3
Gesù si mostrò agli apostoli vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni,
apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. 4Mentre si trovava a tavola con
essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della
promessa del Padre, "quella - disse - che voi avete udito da me: 5Giovanni battezzò con acqua, voi
invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo".
6
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: "Signore, è questo il tempo nel quale
ricostituirai il regno per Israele?". 7Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere tempi o momenti
che il Padre ha riservato al suo potere, 8ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di
voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della
terra".
9
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. 10Essi
stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si
presentarono a loro 11e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù,
che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in
cielo".
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A commento, si propone la lettura cadenzata del seguente testo (tratto da “Ti racconto di Gesù che
si manifesta” di Giancarla Barbon e Rinaldo Paganelli, EDB, Bologna 2006). È la narrazione
immaginaria (ma realistica) dei sentimenti dell’apostolo Pietro dopo la risurrezione di Gesù fino
alla sua ascensione. Durante la narrazione si crea un clima adatto all’ascolto, magari con un
sottofondo musicale o proiettando una immagine. Ad ogni stacco, ci si confronta in base alla
traccia (a seconda del tempo a disposizione e del numero dei partecipanti, si può scegliere quando
e su quali domande soffermarsi).
1. Descrivere quei quaranta giorni trascorsi insieme a Gesù dopo la sua risurrezione mi colmava di
gioia e tristezza. All’inizio non fu tanto facile abituarsi a quel suo apparire all’improvviso in mezzo
a noi. Noi undici ci incontravamo ogni giorno, alla sera, nel cenacolo, per mangiare insieme:
arrivavamo da diverse parti di Gerusalemme, di nascosto, cercando di non dar nell’occhio, in
maniera furtiva.
Gli amici che avevamo nel Sinedrio ci avevano consigliato di stare attenti: le guardie del tempio
avevano l’ordine di arrestarci perché accusati di aver trafugato il corpo di Gesù dal sepolcro e di
aver sparso in giro la menzogna della sua risurrezione.
Per questo ognuno di noi aveva cercato di trovare un lavoro in città o appena fuori, qualcun altro era
tornato al vecchio mestiere di pescatore: tentavamo di confonderci nella normalità, di passare
inosservati, sempre paurosi di essere inquadrati come discepoli di Gesù. E a dire il vero riuscivamo
bene a camuffare la nostra vera identità: il ricordo di Gesù nell’opinione pubblica stava scemando.
Ogni tanto qualcuno lo ricordava al mercato, come esempio di come vanno a finire male gli esaltati
che vogliono cambiare le cose.
Per il confronto
Puoi scorgere delle analogie tra il clima della prima comunità dei discepoli e il contesto dell’essere
cristiani oggi?
2. Nonostante ciò ogni sera, ritornando dal lavoro, Giovanni, Giacomo, Andrea, Filippo,
Bartolomeo, Tommaso, Matteo, Giacomo di Alfeo, Simone lo Zelota, Giuda di Giacomo e io
ritornavamo al cenacolo per ripetere quel gesto che Gesù ci aveva comandato di fare nell’ultima
cena: spezzavamo il pane, pregavamo e infine, prima di andare a dormire, si scambiavano due
chiacchiere sulla giornata trascorsa.
Era durante queste nostro ritrovarci insieme che, all’improvviso, appariva Gesù. La prima volta fu
un’esperienza sconvolgente: chi aveva paura, chi credeva fosse un fantasma, chi si era messo a
piangere, chi non credeva, chi si rifiutava di aver fiducia in quello che gli occhi gli stavano
mostrando, chi cadde a terra chiedendo perdono per averlo tradito nel momento della difficoltà.
Come me che avevo persino negato pubblicamente di averlo conosciuto.
Ma Gesù non ci rimproverò, anzi, partendo da quello che era successo pochi giorni prima, l’arresto,
il processo, l’abbandono, la crocifissione, ci disse che era necessario che avvenisse.
E dopo questa prima volta, tutte le sere, durante la nostra riunione, ad un certo punto lui si faceva
presente, ascoltava quello che preparavamo, quello che ci stava accadendo, le nostre paure, lo
sconforto, la nostra difficoltà di dire pubblicamente che lui era risorto e di presentarci come suoi
discepoli; gli confidavamo tutto. Spesso si appartava con me ed era lì, quando nessuno ci vedeva,
che scoppiavo a piangere e tra i singhiozzi gli dicevo i miei timori, il mio sentirmi incapace di
essere guida per gli altri come lui mi chiedeva, il non saper che dire agli altri. Lui ascoltava,
rassicurandoci, ci diceva di non aver paura, che lui sarebbe rimasto con noi fino alla fine del mondo,
che non saremmo stati noi a parlare e ad agire ma che sarebbe stato lui a metterci in bocca le parole
e le frasi, che sarebbe stato lui a operare tramite le nostre mani. “Non temete, fidatevi di me”,
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diceva. E quando eravamo un po’ rassicurati, prima di lasciarci parlava del regno di Dio, dell’amore
che la storia avrebbe conosciuto grazie a noi, della speranza che il suo messaggio avrebbe recato
alle genti.
L’animatore può proporre un essenziale approfondimento in base a queste sottolineature
La domenica è il giorno della risurrezione! Il giorno in cui Gesù vince la morte e si presenta vivo
agli apostoli. Gesù risorto appare sempre di domenica. I vangeli chiamano la domenica il primo
giorno dopo il sabato. Fin dai primi anni della storia della chiesa, i cristiani si ritrovano di domenica
per spezzare il pane e aiutarsi a vivere il comandamento dell’amore. Si ritrovano per celebrare
l’Eucaristia ovvero per entrare in relazione con Gesù risorto e rivivere con gioia quanto egli ha detto
e fatto. Sono passati più di 2000 anni da quel giorno e noi continuiamo ogni domenica in tutte le
chiese del mondo a far memoria della morte e resurrezione di Gesù grazie al gesto compiuto da lui
durante l’ultima cena, con il quale si impegna ad essere presente nella storia fino alla fine dei tempi.
Ogni settimana ci viene regalata una domenica per stare un po’ di più con Gesù e per scoprire che è
bello vivere da fratelli.
La domenica è il giorno del Signore:
 il giorno per allenarci a vivere il comandamento dell’amore (amare Dio e il prossimo)
 il giorno per ricordarci che quanto possediamo e compiamo, addirittura il tempo che
abbiamo a disposizione, è dono di Dio.
 il giorno da dedicare a ciò che conta davvero e ci fa crescere: preghiera, amicizia, dialogo,
famiglia …
 il giorno per scoprire che Dio ci parla e ci vuole incontrare personalmente.
 il giorno per guardare con un certo distacco quello che facciamo abitualmente e scoprire che
Dio è più importante di tutto. Per questo è giorno di festa e di riposo
 il giorno per dire grazie al Padre per il grande amore con cui Gesù ha dato la vita per noi.
Per il confronto
Spesso le nostre domeniche non sono così, stiamo perdendo il senso della domenica. La domenica è
assorbita dal weekend (soprattutto in città), il riposo da altri lavori e lavoretti, la Messa dal sonno o
dalla scampagnata, la distensione dall’accanimento consumistico (centri commerciali), ecc.. Non si
tratta solo di diversivi episodici, è in gioco la nostra identità cristiana e culturale.
1. C’è in noi e nei nostri figli la percezione che la domenica è il giorno in cui si incontra Cristo
Risorto nella comunità cristiana oppure no? La stessa S. Messa è percepita così o come un obbligo,
un appuntamento per ragazzi?
2. Smarrire il senso della domenica è perdere la nostra identità culturale e cristiana. Ne siamo
consapevoli? Lo condividiamo?
3. Cosa possiamo fare, concretamente, perché il patrimonio di valori legato alla domenica passi alle
nuove generazioni e non si arresti invece con la nostra?
3. Tutto questo andò avanti per quaranta giorni. Alla fine, come ogni sera prima di lasciarci ci portò
sul Monte degli Ulivi e ci scioccò con queste parole: “Ora devo andare, non preoccupatevi,
continuate ad incontrarvi nel mio nome”. Allora proruppi disperato: “Signore mio, dove vai? Non
puoi lasciarci ora, abbiamo bisogno di te, senza di te che cosa faremo?”.
“ Pietro, abbi fiducia in me”, rispose “non vi lascerò soli, sarò presente accanto ad ognuno di voi, ci
sarò sempre anche se non mi vedrete. Non vi ho detto che scenderà su di voi lo Spirito Santo e
avrete forza e coraggio come non ne avete mai avuti. Non abbiate paura, farete cose grandi nel mio
nome”.
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Detto questo, accadde qualcosa di straordinario: Gesù e le sue vesti divennero bianchissime, e con
grande stupore fu elevato in alto sotto i nostri occhi e una nube lo sottrasse al nostro sguardo.
Rimanemmo per un po’ di tempo a guardare in alto. Poi mi sentii tirare la manica della tunica, mi
voltai. Era Giovanni: “Pietro, che cosa facciamo adesso?”, mi chiese. Guardai anche gli altri. Tutti
aspettavano una risposta da me.
Per concludere
Come gli apostoli aspettavano una risposta da Pietro, anche i nostri figli attendono le risposte da
noi.
Prenderli per mano e accompagnarli al cenacolo dell’Eucaristia è il più grande seme di
testimonianza di Cristo Risorto, la più preziosa delle pratiche per educare i nostri figli alla fede
cristiana.
4. E la nostra Eucaristia?
Si stimolano i genitori nel proporre qualche gesto o segno per vivere meglio alcune delle
acquisizioni dell’incontro nella Eucaristia comunitaria insieme con i figli.
Oppure (specie se mancano proposte) si può suggerire:








la presentazione dei doni è fatta da alcune famiglie (una famiglia intera porta il pane, una il
calice, ecc.)
la presentazione dei doni può prevedere generi alimentari che si è organizzato in precedenza di
raccogliere con una precisa finalità
alcune mamme apparecchiano l’altare stendendo la tovaglia sulla mensa
alcune famiglie si mettono intorno all’altare per la preghiera eucaristica, dal prefazio all’amen
della dossologia finale. Salendo possono avere tra le mani delle lampade che sostituiscono le
candele dell’altare. Alla fine le sistemano presso l’altare e scendono
allo scambio della pace si esegue un canto, durante il quale il celebrante scende e scambia il
segno di pace con alcune famiglie, che lo ricevono e a loro volta lo diffondono
alcuni papà con i loro figli (o due-tre famiglie al completo) svolgono il servizio di ministranti
una mamma e un papà accompagnano con due delle lampade della mensa il celebrante (e altri
eventuali ministri) che distribuiscono la S. Comunione
alla fine della Comunione, terminato il canto, prima di riporre le particole, il celebrante (o un
genitore) rivolge questa acclamazione che poi tutti ripetono: Signore Gesù, risorto, vivo, rimani
per sempre con noi.
5. Preghiera finale
Tutti insieme
Signore Gesù,
che nella celebrazione eucaristica
ci nutri alla mensa della Parola
e del Pane della vita,
fa’ che la domenica
non sia un giorno uguale agli altri
ma il giorno libero da tutto
per diventare il giorno libero per Dio e per tutti. Amen.
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SCHEDA 4
VA’ E ANNUNCIA
1. Preghiera iniziale
Vergine Maria, Madre della Redenzione,
aiutaci, vieni in nostro soccorso,
prega per noi, perché neanche il più piccolo
frammento di grazia e di verità
contenuto nel corpo di Cristo, tuo Figlio e
nostro Signore, vada perduto, sciupato,
sia lasciato cadere invano nella nostra anima e
nel nostro corpo.
Per la tua materna preghiera,
lo Spirito Santo scenda dentro di noi
e ci illumini sul mistero che si compie
sull’altare
e sull’altro mistero che si realizza in noi,
ogni qualvolta ci accostiamo a ricevere
il memoriale della passione del Figlio di Dio.
Madre tutta santa,
fa’ che la santità di tuo Figlio ci trasformi e ci
renda dono d’amore per la gloria di Dio
Padre. Amen.
2. Per entrare in argomento
Si propone la scelta fra due tracce
1. Si legge questo racconto e ci si confronta in base alle sollecitazioni
Forse non tutti conoscono la storia del suonatore di flauto di Hamelin, la leggenda tedesca
narrata anche dal poeta inglese Browning. Eccola in poche parole:
“Un mago aveva, grazie all’incantesimo del suo flauto, liberato la città di Hamelin dai topi
che la infestavano. Ma, poiché i governanti cittadini avevano rifiutato di pagargli il prezzo
convenuto, egli aveva allora portato via, al suono del suo flauto, tutti i fanciulli della città
verso le scoscese pendici del monte Koppel. Là i fianchi della montagna si erano aperti e poi
richiusi su di essi ed erano tutti scomparsi. Inutilmente il Borgomastro inviò ambasciatori in
tutti i paesi del mondo; non fu possibile trovare alcuna traccia né del mago né dei fanciulli”.
Sin qui la leggenda.
Tuttavia, durante un viaggio che feci nella regione di Hannover, capitai un giorno nella
cittadina di Hamelin, sulle rive del fiume Weser. Lì parlai di questa storia con un vecchio
del luogo ed ecco ciò che mi raccontò:
“Contrariamente a quanto dice la leggenda, un inviato del Borgomastro trovò, dopo
laboriose ricerche, il luogo dove il suonatore nascondeva i fanciulli. Essi erano dentro una
fortezza inespugnabile, circondata da profondissimi fossati e da mura alte più di sessanta
piedi. Soltanto un’enorme porta di legno di quercia dava accesso all’interno, e nessuna forza
avrebbe potuto spezzarne i battenti.
In questa fortezza i fanciulli vivevano, forse felici, certamente privi di aria pura, senza
conoscere le bellezze della natura circostante, le gioie della libertà, le corse attraverso i
boschi, la vita rude e sana all’aria aperta. Vivevano sì, ma intristivano dentro la muraglia di
pietra.
L’inviato supplicò talmente il suonatore di flauto di ridare la libertà ai fanciulli, che costui,
sporgendosi tra i merli del castello, alla fine gli rispose:
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“Nessuna potenza umana può aprire la porta di questa fortezza, esiste tuttavia un gesto
misterioso, un gesto che sarà proprio di tante persone che per la loro semplicità di vita, per il
culto dell’onestà e della lealtà, per l’abitudine a servire il prossimo in ogni circostanza
ridaranno vigore ad una umanità fiacca e indolente. Trovate questo gesto e le porte si
apriranno da sole, i fanciulli di Hamelin saranno liberi”.
Ritornato in città l’emissario riferì queste parole al Borgomastro che immediatamente fece
conoscere la notizia in tutta la regione, promettendo immense ricchezze a colui che avesse
scoperto il gesto di cui aveva parlato il mago.
Cominciò allora, davanti alle porte della fortezza, una sfilata molto curiosa.
Arabi, con la mano sul petto, fecero il loro inchino portando i loro doni. Le porte restarono
chiuse.
Soldati di tutti i paesi del mondo vennero a salutare il mago con le loro spade sguainate. Le
porte restarono chiuse.
Romani, il braccio teso, salutarono come al tempo dei giochi nel circo i gladiatori salutavano
l’Imperatore. Le porte restarono chiuse.
I poveri abitanti di Hamelin cominciavano a disperare, quando comparve davanti alla
fortezza un ragazzino di quattordici o quindici anni. Egli alzò semplicemente la mano
all’altezza della spalla, ringraziò il mago per il suo gesto passato di servizio alla città, gli
augurò ogni bene, lo salutò cordialmente e se ne andò.
Allora le porte si aprirono in tutta la loro imponenza e, con urla di giubilo i fanciulli di
Hamelin ritrovarono la loro libertà."
(Guy de Larigaudie; storia riadattata)
Sollecitazioni per il confronto
a) Cosa mi suggerisce questo racconto?
b) Perché si saluta prima di andare via? Quali significati possiamo scoprire nel saluto?
c) Nel saluto seguente quanti elementi possiamo individuare?
“Ciao,
questa festa è stata proprio uno sballo,
alla prossima sicuramente non mancherò e andrò a dirlo anche a Luca e Paola!”
Al termine del confronto l’animatore fa notare che questi elementi (saluto, complimenti per la
festa, cioè dire-bene, impegno a dirlo anche ad altri) corrispondono ai momenti finali della
Messa
Saluto
Benedizione
Congedo-testimonianza
Il Signore sia con voi. - E con il tuo spirito.
Vi benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. –
Amen
La gioia del Signore sia la nostra forza: andate in pace
Glorificate il Signore con la vostra vita: andate in pace
Andate e portate a tutti la gioia del Signore Risorto
Nel nome del Signore andate in pace
La Messa è finita: andate in pace. - Rendiamo grazie a Dio!
2. Soprattutto per i gruppi più affiatati si propone una seconda possibilità: si chiede a cinque
genitori di improvvisare una scenetta, in cui una coppia sta andando via da casa di un’altra coppia
di amici e il loro figlio (o figlia) di 8 anni sta per uscire senza aver salutato: i genitori lo
riprendono, lui non cambia atteggiamento e chiede perché deve salutare, i genitori cercano di
spiegargli perché è importante farlo.
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Dopo pochi minuti (2-3) tutti i presenti commentano quanto è avvenuto e integrano quanto è stato
detto dai genitori.
A questo punto si prende la sollecitazione C della prima traccia
3. Confronto con la liturgia

Preghiera dopo la Comunione
L’Eucaristia è stata distribuita; i fedeli si sono accostati con fede per ricevere il Corpo di Cristo.
Nelle specie del pane e del vino, abbiamo ricevuto Cristo, vita eterna di ogni uomo.
La liturgia prevede, ora, un breve momento di silenzio, di contemplazione, di preghiera personale,
che è adorazione, lode, benedizione a Dio Padre per il grande dono che ci ha fatto. Al silenzio
adorante, segue l’invito del sacerdote alla preghiera, detta semplicemente: Dopo la Comunione.

Il Signore sia con voi
Nella Scrittura, è un saluto dai molteplici significati. È augurio, speranza, giuramento solenne. Nella
Santa Messa è ripetuto per ben quattro volte; anche in questo momento, mentre il popolo sta
accingendosi a lasciare la chiesa e dovrà recarsi per le vie del mondo, dovrà fare ritorno alle sue
occupazioni.
Si augura che il Signore sia con il popolo di Dio; si prega perché lo sia realmente. Lo si invoca
perché Lui voglia essere con loro. All’augurio, al saluto, alla preghiera, deve corrispondere la
volontà dell’uomo di essere con il Signore. Con il Signore si è in un solo modo: facendo sì che la
Parola del Vangelo prenda dimora stabile nel cuore, venga quotidianamente compresa nella sua
verità più piena, sia messa in pratica, sempre con la forza di Dio, che mai verrà a mancare a coloro
che gliela chiedono.

Vi benedica Dio Onnipotente
Il popolo di Dio ha partecipato alla Cena del Signore, ha bisogno che la grazia ricevuta in Chiesa
produca frutti duraturi nel mondo; che questa grazia cambi lo stesso volto dell’uomo e da egoista lo
faccia divenire un essere in comunione. Uscendo dal tempio e recandosi nella creazione, è come
Adamo ed Eva che, creati, escono dal cuore di Dio, dalla sua santità, dal suo amore, dalla sua verità
e vengono posti nel giardino per conservarlo nella sua bontà. Per questo vengono benedetti, per fare
bene ogni cosa.

La Messa è finita: andate in pace
Con la benedizione del Sacerdote termina la celebrazione della Santa Messa. Il popolo viene ora
congedato; è invitato a lasciare la chiesa.
Per comprendere il significato del congedo, è opportuno fare un riferimento al brano del Vangelo
secondo Marco che segue. Dopo la sua gloriosa risurrezione, salendo al cielo, Gesù si congeda dai
suoi con queste parole: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura” (Mc
16,15). All’invio corrisponde l’obbedienza degli undici: “Allora essi partirono e predicarono
dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che
l’accompagnavano” (Mc 16,20).
4. Confronto con la Parola
Dal Vangelo di Marco (16,15-20)
E Gesù risorto disse [agli Apostoli]: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni
creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi
saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni,
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parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà
loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora
essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la
Parola con i segni che la accompagnavano.
L’animatore mette in evidenza:
- La Messa è sempre un incontro di noi credenti con Cristo Risorto, come i discepoli della
prima comunità
- Aver incontrato Cristo è un dono che non può restare chiuso; deve per forza essere
trasmesso. È un preciso compito e dovere dei discepoli
- I discepoli sono abilitati con doni e carismi che rendono possibile la missione
- I discepoli compiono la parola di Gesù: partono e predicano dappertutto
- Anche se Gesù asceso al cielo, i discepoli non sono soli; Egli è con loro e li accompagna
Se c’è tempo a sufficienza (ma senza sacrificare il successivo quinto momento), l’animatore può
stimolare il confronto, oppure invitare a riprendere le tracce a casa.
-
Terminata la messa cosa ci rimane di ciò che abbiamo vissuto e celebrato?
L’incontro con Gesù ci cambia un po’ la vita?
Abbiamo qualcosa da annunciare, raccontare testimoniare anche noi ritornando alle nostre
occupazioni? Abbiamo fiducia che il Signore è con noi e ci assiste con il suo aiuto?
5. E la nostra Eucaristia?
Si possono stimolare i genitori e i ragazzi nel proporre qualche segno o gesto concreto di saluto e
di mandato per l’Eucaristia comunitaria. Oppure (specie se mancano proposte) si può suggerire:
 offrire un biglietto con delle “briciole” della Parola del giorno da portare a casa e con un
impegno concreto di testimonianza e di carità;
 consegnare delle piccole biografie di santi e testimoni della fede per favorirne la conoscenza e
l’imitazione;
 sostare sul sagrato della chiesa per un saluto più accurato e fraterno;
 formulare un piccolo proposito, magari andare subito a trovare una persona anziana o malata e
portare il fogliettino della messa;
 attingere al formulario delle benedizioni solenni dal Messale romano o, meglio, formulare una
benedizione dal timbro “familiare” da far pronunciare al sacerdote.
6. Preghiera finale
Vergine Maria, Madre della Redenzione, tu generi il Verbo della vita perché il Signore è con te;
dai al mondo il Redentore perché lo Spirito Santo ti copre con la sua ombra.
Gesù tuo Figlio e nostro Signore ha promesso di essere con noi.
È con noi come Dio era con Mosè quando lo inviò a liberare il suo popolo dalla schiavitù.
Dio è presente, è con noi, se noi siamo con Lui, se la sua Parola dimora in noi.
Madre tutta santa, piena di grazia, prega e intercedi per noi.
Ne abbiamo bisogno per svolgere la missione di salvezza che tuo Figlio ci ha affidato,
mandandoci in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo. Amen.
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