PALEOITALIA
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Numero 20
Cari soci,
con questo fascicolo siamo arrivati alla ventesima uscita di
PaleoItalia. E’ stato un cammino lungo, piacevole e stimolante, ma
a volte faticoso. Soprattutto quando risulta difficile mettere insieme
abbastanza materiale per riempire i fascicoli. Queste difficoltà, che
dovrebbero essere ormai superate da una rivista che sta per raggiungere i dieci anni di vita, si sono ripresentate inopinatamente al momento di realizzare questo numero e solo grazie all’intervento di alcuni amici siamo riusciti a uscire nei tempi consueti. Spero che si
tratti di un episodio isolato, altrimenti ci si dovrà seriamente interrogare sul futuro di PaleoItalia.
Ricordo che, oltre ad articoli a carattere generale, PaleoItalia
pubblica resoconti di convegni e congressi, presentazioni di musei
paleontologici, riassunti di tesi di dottorato, itinerari paleontologici, ...
Buona lettura!
Carlo Corradini
IN COPERTINA
Nautilus decipiens Michelotti, 1861
Riprodotto da: Michelotti G. (1861) - Etudes sur le Miocène inférieur de
l’Italie septentrionale. Mémoire Société Hollandaise des Sciences à Harlem.
Tav. 13, fig. 11.
Ai sensi dell’art. 8, commi 8.2 e 8.3 del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica
(ICZN, 4a edizione), i nomi di taxa citati in PaleoItalia non hanno validità nomenclaturale.
PALEOITALIA
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Nascondino
GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana
Editor
Segretario di redazione
PaleoItalia
Biblioteca
Tesoreria
Segretario
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... E QUELLI DEI CURATORI DELLE RUBRICHE DI PALEOITALIA
Notizie Italiane [email protected]
PaleoNews
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PaleoLibri
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PaleoLex
Paleoweb
Agenda
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IL FOSSILE BIFRONTE: MEMORIA DELLA
TERRA E DELLA VITA E COMUNE
COSTITUENTE DELLE ROCCE SEDIMENTARIE
RUGGERO MATTEUCCI
Introduzione
Alcuni delle relazioni presentate
al convegno su “I fossili come memoria della terra e della vita – Prospettive e Problemi” tenutosi a
Roma il 6 e 7 giugno 2008 sono già
state pubblicate sul precedente numero di Paleoitalia. Questo mie ulteriori considerazioni sul tema,che
riprendono le note introduttive del
convegno, vogliono dare un piccolo
contributo al nuovo approccio alle
problematiche della tutela del bene
paleontologico, che si è tentato di
aprire con il convegno romano, quello del dialogo e del confronto costruttivo tra gli attori principali del
complesso processo di attribuzione
del valore di bene culturale ai fossili: i paleontologi e paleontofili, le sovrintendenze e i nuclei di tutela dei
beni culturali dell’arma dei carabinieri.
Che la collaborazione per la giusta interpretazione e applicazione
della norma sia la via maestra da
percorrere, sembra dimostrato non
solo dal buon successo del convegno, ma anche dalla sua, in un certo
senso, applicazione nella tavola rotonda che si è tenuta in occasione
della recente inaugurazione (maggio
2009) di un nuovo museo di paleontologia, presso l’Università della
Calabria, ad Arcavacata di Rende.
Al tavolo sedevano paleontologi, il
sovrintendente e il comandante del
nucleo dei carabinieri, tutti concordi
nell’interpretare la collaborazione
come la chiave di volta per la proficua tutela del bene paleontologico,
considerando che il fine condiviso
della salvaguardia del patrimonio
paleontologico debba passare attraverso l’individuazione delle reali
emergenze in un approccio consapevole, basato sulla conoscenza
scientifica. Occorre, da parte nostra,
continuare il dibattito e l’approfondimento, anche teso a individuare
forme organizzative di collegamento più efficienti e a predisporre proposte di modifica della normativa,
che si ritiene necessaria per adeguarla allo specifico campo della paleontologia. Ma tutto ciò in forma costruttiva, cercando e alimentando il
dialogo e il confronto. Queste brevi
note hanno pertanto anche lo scopo
di tenere aperta la riflessione su Paleoitalia, che può divenire la sede
di un approfondimento all’interno
della grande famiglia dei paleontologi.
Il fossile bifronte
I fossili, ciascuno di essi, hanno
una doppia faccia: sono insostituibi-
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li e preziosi testimonianze della storia della vita e della terra, vero e proprio immenso archivio di informazioni che, come tale, è inalienabile
patrimonio dell’umanità; sono, al
contempo, elemento costitutivo fondamentale, spesso rappresentato da
un numero incalcolabile di esemplari (milioni e miliardi, soprattutto per
i fossili di dimensioni microscopiche), elementi fondamentali delle
rocce sedimentarie, soprattutto di
quelle di origine marina, gran parte
delle quali devono la loro formazione all’accumulo dei resti mineralizzati di organismi.
Il paradosso delle cave di rocce
sedimentarie fossilifere, più volte ripreso dai paleontologi, rappresenta
bene il tema del fossile bifronte:
l’escavazione ad uso industriale di
rocce sedimentarie porta alla frammentazione e distruzione quotidiana di esemplari fossili, ciascuno dei
quali è in grado di raccontare una
storia fascinosa e di testimoniare
eventi e momenti della storia geologica di quel territorio. Da qui l’ormai obsoleta domanda (ma, ad onor
del vero, finora senza adeguata
risposta):per quale oscuro motivo un
esemplare fossile, se raccolto da un
privato cittadino in una cava e, quindi, salvato dalla distruzione, rappresenta un corpo impropriamente detenuto, mentre, se lasciato al suo
destino di inerte non costituisce alcun problema?
Per inciso, un problema culturale, per le cave, c’è ed è enorme. Il
problema non è costituito dalla demolizione continua di fossili (ciascuno dei quali, secondo una interpretazione assurda della norma dovrebbe essere salvaguardato e conserva-
to come patrimonio dello Stato, in
un improbabile caveu dalle dimensioni impossibili, contenente una
moltitudine inutile di scheletri del
tutto indistinti e sostanzialmente
ignoti), ma dalla reale possibilità che
nel procedere della demolizione si
possa incappare in fossili di straordinario interesse scientifico, in grado di dare, da soli, nuova luce alle
tenebre del passato geologico. Esempio eclatante è lo scavo di Apricena,
ove, in fessure carsiche prodotte nel
substrato carbonatico, che viene cavato come marmo, sono contenuti
resti di una eccezionalmente importante associazione a vertebrati del
Pleistocene inferiore e, manufatti che
probabilmente documentano la prima presenza dell’uomo in Europa.
Le cave, recentemente visitate dalla
Società Paleontogica Italiana durantele sue “Giornate di Paleontologia”
(maggio 2009), sono sotto studio da
parte di un gruppo di studiosi di varie università italiane (Torino, Roma
Sapienza, Ferrara, Firenze, Napoli)
guidato dal prof. G.Pavia e nell’ambito di una saggia politica di attenzione ai beni culturali del Comune
di Apricena. Ma quante fessure carsiche con il loro contenuto sono andate perdute nell’inesorabile diuturno avanzare dell’escavazione nella
moltitudine di cave operanti nel nostro paese?
Evidentemente l’attivitàdelle
cave, importante comparto economico soprattutto in Italia, non può
essere bloccata sulla base di un inapplicabile concetto di precauzione;
tuttavia, la sua attività potrebbe,
questo sì, essere monitorata periodicamente da un esperto, una sorta
di ispettore paleontologo, in grado
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di mitigare il rischio della perdita di
possibili significative emergenze,sulla base della capacità professionale di analizzare e interpretare
indizi e segnali. E ciò, senza sostanziale danno per l’attività della cava,
il cui eventuale fermo temporaneo e
settoriale potrebbe essere compensato (ampiamente) dall’approvazione e dal consenso della comunità
locale e delle autorità territoriali. Inoltre, l’ispettorato paleontologico potrebbe essere “onorario” senza, o
quasi, costi per la collettività.
Il possibile diverso destino del
fossile bifronte
Una parte degli organismi che
per alcuni miliardi di anni hanno colonizzato e popolato il pianeta hanno avuto la ventura di lasciare traccia della propria esistenza, come
resti fossilizzati dei loro corpi, di
parte di essi e come tracce della loro
attività. Il loro più o meno lungo percorso di fossili può portarli, insieme
alle rocce che li contengono e che
hanno contribuito a formarsi, all’interno di complessi strutturali dove
permanere per chissà quanto tempo, spesso coinvolti nel continuo
processo di trasformazione (metamorfosi) che caratterizza la crosta
del nostro pianeta; una parte consistente di loro vengono portati a giorno ed esposti al processo di erosione che senza sosta modella la superficie del pianeta, trasportando i
materiali erosi, più o meno profondamente elaborati, verso la loro rideposizione in mare. Gran parte dei
fossili, pertanto, rimane nelle profondità del substrato, più o meno
diagenizzati e obliterati nelle loro
caratteristiche originali; un’altra gran-
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de componente del record fossile
viene distrutto nell’incessante processo erosivo.
Una parte minore dei fossili (ma,
comunque, straordinariamente abbondante) viene a contatto con l’uomo, che, attratto fin dall’antichità
per la loro enigmaticità, ne ha finalmente compreso (solo un paio di
secoli fa) il significato di messaggeri
del profondo passato; ma, al contempo, ne ha utilizzato l’enorme
abbondanza di costituenti delle rocce, spesso senza averne consapevolezza, a fini applicativi.
Talchè, un fossile, pur scoperto,
riconosciuto e apprezzato, può avere alterni destini, esemplificati dagli
esemplari di grandi ammoniti cretaciche rappresentati nelle figg.1-3:
1) grandi ammoniti ben conservate
messe giorno dall’erosione su un pianoro della Somalia centrale (regione
di Bugda Aqable, vicino alla città di
Beled Weyne); gli esemplari fotografati sono destinati ad una più o meno
rapida frammentazione e dispersione perl’alternarsi di lunghi periodi di
forte insolazione e di sporadici violenti acquazzoni;
2) grande ammonite contenuta in un
masso del lastricato di una via della
città di Modena (Corso Vittorio
Emanuele; foto di Antonio Russo,
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PALEOITALIA
visita (Senckenberg Museum, Francoforte). Infine, all’interno dei musei geo-paleontologici, in protetti cassetti, giacciono altri esemplari , ciascuno dei quali è dotato di un cartellino con una serie di informazioni
(specie , luogo di provenienza, età,
spesso raccoglitore).
che ringrazio); l’esemplare, a differenza di altri pur presenti nel lastricato, ha avuto la ventura di un taglio della roccia sul lato destinato alla
superficie di calpestio coincidente
con il piano di simmetria che ne
rende evidente la spirale quasi completa; il suo destino è quello di una
consunzione per il continuo transito
dei pedoni, pochissimi dei quali vi
fa il minimo caso (potrebbe, tuttavia. costituire uno spunto didattico
per una scolaresca che venga condotta a scoprire sul pavimento di una
via della propria città il testimone di
una storia geologica e paleontologica del tutto affascinante);
3) grande modello di un esemplare
posto all’ingresso di un museo, salvaguardato e utilizzato come elemento di caratterizzazione e di invito alla
La conservazione non può dunque essere garantita a tutti i fossili.
Alcuni di essi sono di tale importanza e rarità da costituirsi come un
autentico tesoro;altri sono così abbondanti e diffusi, che la loro conservazione può essere garantita solo
ad un esiguo numero di rappresentanti. I primi sono scoperti da spedizioni scientifiche di esplorazione regionale o di ricerca specifica, oppure, più spesso, vengono alla luce per
scoperta casuale o amatoriale. I secondi sono scelti da specialisti nell’ambito dei loro specifici studi; e,
comunque, tutti i fossili estratti dalle rocce e conservati debbono essere corredati da un insieme di informazioni sulla loro provenienza.
Quindi, l’assunzione dello status di
vero bene culturale di un fossile, se
isolato dal suo contesto, non può
non passare dallo studio scientifico
e dalla scelta consapevole di esperti.
Conservazione in situ, in museo,
nelle collezioni private –
valorizzazione e fruizione
Un grande e prospettico capitolo
si sta aprendo finalmente, in quanto
trova ormai ampio riscontro nella
consapevolezza diffusa: il territorio,
risultato dell’evoluzione geologica
fino ai nostri giorni, costituisce con
le sue forme, con le sue strutture,
con le sue rocce e con i fossili che
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vi sono contenuti, il grande libro della
storia naturale. Anche il più modesto granello di sabbia del greto di un
fiume o di una spiaggia, se analizzato e letto, racconta la sua storia, a
volte assai lunga e tormentata. Quel
granello di sabbia, esposto in un
museo e dotato di tutti gli elementi
che hanno permesso di decifrarne il
passato è un bene culturale. Ma la
moltitudine di altri granelli, non prelevati e non studiati non possono che
venire accreditati del modestissimo
valore di un granello di sabbia, utile
7
per usi edilizi o lasciato al suo naturale destino verso il dissolvimento
per usura e abrasione.
Il territorio contiene le pagine del
grande libro della storia passata della natura. Le pagine più significative
e più rare debbono essere conservate, come memoria della terra, patrimonio dell’uomo che in esso riconosce le sue lontane radici; la “Dichiarazione internazionale dei diritti
della memoria della Terra” (compilata a Digne, nel 1991, da un gruppo di esperti e appassionati) espri-
DICHIARAZIONE INTERNAZIONALE DEI DIRITTI DELLA MEMORIA
DELLA TERRA
Digne (1991)
1. COSÌ COME LA VITA UMANA È CONSIDERATA UNICA, È GIUNTO IL TEMPO DI RICONOSCERE L’UNICITÀ
TERRA.
2. LA MADRE TERRA CI SOSTIENE; NOI SIAMO LEGATI AD ESSA, CHE RAPPRESENTA PERTANTO IL
LEGAME FRA TUTTI GLI UOMINI PER TUTTA LA LORO VITA.
3. LA TERRA HA UN’ETÀ DI QUATTRO MILIARDI DI ANNI ED È LA CULLA DELLA VITA, NEL CORSO
DELLA
DELLE ERE GEOLOGICHE HA SUBITO INNUMEREVOLI CAMBIAMENTI
CHE HANNO DETERMINATO LA SUA LUNGA EVOLUZIONE CHE HA CONDOTTO ALLA FORMAZIONE
DELL’AMBIENTE IN CUI VIVIAMO ATTUALMENTE.
4. LA NOSTRA STORIA E QUELLA DELLA TERRA SONO INSEPARABILI; LE SUE ORIGINI E LA SUA STORIA
SONO LE NOSTRE, IL SUO FUTURO SARÀ IL NOSTRO FUTURO.
5. LA SUPERFICIE DELLA TERRA È IL NOSTRO AMBIENTE, ESSO È DIVERSO NON SOLO DA QUELLO DEL
PASSATO, MA ANCHE DA QUELLO DEL FUTURO.
ADESSO NOI SIAMO COMPAGNI DELLA TERRA E SUOI GUARDIANI SOLTANTO MOMENTANEI.
6. COME UN VECCHIO ALBERO CONSERVA LA REGISTRAZIONE DELLA SUA VITA, LA TERRA MANTIENE
LE “MEMORIE” DEL PASSATO SCRITTE NELLE SUE PROFONDITÀ E NELLA SUA SUPERFICIE , NELLE
ROCCE E NEL PAESAGGIO; QUESTA SORTA DI REGISTRAZIONE PUÒ ANCHE ESSERE TRADOTTA.
7. DOBBIAMO STARE ATTENTI ALLA NECESSITÀ DI PROTEGGERE IL NOSTRO PATRIMONIO CULTURALE,
LE “MEMORIE” DEL GENERE UMANO. È GIUNTO IL MOMENTO DI PROTEGGERE IL PATRIMONIO NATURALE
E L ’AMBIENTE FISICO, PERCHÉ IL PASSATO DELLA TERRA NON È MENO IMPORTANTE DI QUELLO
DELL’UOMO. È ORA PER NOI D’IMPARARE A CONOSCERE QUESTO PATRIMONIO E QUINDI LEGGERE
QUESTO LIBRO DEL PASSATO, SCRITTO NELLE ROCCE E NEL PAESAGGIO PRIMA DEL NOSTRO AVVENTO.
8. L’UOMO E LA TERRA FORMANO UN PATRIMONIO COMUNE. NOI E I GOVERNI SIAMO SOLTANTO
CUSTODI DI QUEST’EREDITÀ. TUTTI GLI ESSERI UMANI DEBBONO CAPIRE CHE IL PIÙ PICCOLO DANNO
ARRECATO PUÒ MUTILARE, DISTRUGGERE O PRODURRE DANNI IRREVERSIBILI. OGNI FORMA DI SVILUPPO
DOVREBBE RISPETTARE LE SINGOLARITÀ DI QUEST’EREDITÀ.
9. I PARTECIPANTI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE SULLA CONSERVAZIONE DEL NOSTRO PATRIMONIO
GEOLOGICO, CHE HA VISTO LA PARTECIPAZIONE DI PIÙ DI 100 SPECIALISTI, PROVENIENTI DA PIÙ DI 30
NAZIONI, CHIEDONO URGENTEMENTE A TUTTE LE AUTORITÀ NAZIONALI E INTERNAZIONALI DI DARE
PIENO APPOGGIO ALLA NECESSITÀ DI TUTELA DEL PATRIMONIO DELLA NOSTRA T ERRA , E DI
PROTEGGERLO CON TUTTE LE MISURE LEGALI, FINANZIARIE E ORGANIZZATIVE CHE POTREBBERO
ESSERE NECESSARIE.
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me compiutamente il senso e il significato dell’appartenenza dell’uomo alla Terra e alla sua storia.
Da qui, l’esigenza di individuare,
conservare, proteggere e valorizzare i
siti più rappresentativi della storia naturale del territorio; anche i siti fossiliferi assumono significato di bene culturale da conservare attraverso opportuni interventi; essi possono essere
valorizzati, con punti di osservazione,
percorsi e strutture esplicative ed espositive in grado di renderli giacimenti
culturali fruibili, che possono divenire
elementi fondanti della educazione
scolastica, della conoscenza e della
consapevolezza della popolazione,
anche in grado di costituirsi come importanti giacimenti economici. Un
museo all’aperto (monumento geo-paleontologico), spesso accoppiato con
un museo coperto locale, specifico, che
raccoglie, espone e illustra i fossili
estratti, inseriti in una rete di musei e
di siti (geotopi ) a valenza regionale,
collegati eventualmente ad un centro
di studio e di raccolta di riferimento
(per lo più Dipartimento e Museo
Universitario). Questa è la dimensione strutturale della conservazione del
patrimonio geologico e paleontologico verso la quale si tende (o si deve
tendere); occorre evitare, tuttavia,il
terribile rischio di una “inflazione” di
proposte di siti e di emergenze, il cui
numero e la cui significatività modesta porterebbero alla banalizzazione
del significato culturale complessivo,
oltre che all’ostilità della popolazione,
contrariata dalla ipotesi di troppo numerosi vincoli all’uso civile e produttivo del territorio stesso.
La protezione e la valorizzazione del bene paleontologico passano
pertanto per una scelta consapevo-
le, una accurata selezione, una condivisione diffusa che porti l’eventuale scopritore a sottoporre spontaneamente i suoi ritrovamenti alla valutazione dell’esperto, piuttosto che da
una difesa totale, indiscriminata, e,
praticamente impossibile, del patrimonio nella sua interezza; una applicazione assurda della quale dovrebbe, portare al fermo, e per sempre, dell’escavazione industriale di
materiale lapideo fossilifero.
L’osservazione naturalistica del
territorio, delle rocce e dei fossili che
vi sono contenuti, la raccolta e la
lettura di un fossile che emerge dalla superficie sulla base di una sana
curiosità e di una capacità di stupirsi
e di interrogarsi di fronte ai fatti della natura, così complessi e meravigliosi, sono attività,che ben incanalate nel solco fondamentale del rispetto, sono benefiche e da incoraggiare. Si deve ritenere un sogno impossibile, che anche nel nostro paese possa avvenire quello che accade
nel luogo raffigurato in fig. 4 (foto
tratta da un articolo di Carmen Broglio Loriga), nel quale l’accumulo di
scarti di escavazione di un sito paleontologico è aperto a chiunque voglia cercare e raccogliere lastrine fossilifere portandosele tranquillamente a casa?
PALEOITALIA
9
CHARLES DARWIN IN VIAGGIO:
LAVE E FOSSILI
GUIDO CHIESURA
Il battesimo del geologo
L’8 luglio 1836 Darwin sbarca
sull’isola di Sant’Elena, ed è sulla
via del ritorno in patria: il lungo viaggio sta per terminare. Il giorno successivo, Darwin scrive una lettera a
Henslow che segna, forse, l’inizio
della sua strategia di inserimento
nella comunità scientifica inglese:
“ Mio caro Henslow,
devo chiederti un grosso favore.
Desidero moltissimo entrare a far
parte della Geological Society. Non
so bene, ma suppongo che sia necessaria una presentazione qualche
tempo prima di essere accolto; se è
così vorresti essere così gentile da
fare i necessari passi preparatori
? Il Professor Sedgwick mi aveva
gentilmente proposto di presentarmi prima che lasciassi l’Inghilterra; se dovesse essere a Londra, credo di poter dire che lo farebbe ancora. Ho veramente poco da raccontarti. […]”
Darwin si sente ormai un geologo: sommariamente iniziato da Sedgwick nell’estate del 1831 durante
una breve escursione nel Galles alla
disciplina un tempo rinnegata, messo a dura prova al suo primo sbarco
(dal 17 gennaio al 6 febbraio1832)
sulla “desolata” e complessa isola
vulcanica di Santiago di Capoverde
(“che confusione per un geologo”
scriverà nel suo quaderno di campagna), confermato tale dopo aver,
fra l’altro, decifrato la difficile geologia delle Ande e dopo aver sviluppato una teoria nuova sull’origine
degli atolli del Pacifico, Darwin si
sente un geologo in grado di affrontare il mondo accademico inglese.
Durante il viaggio ha scritto più pagine di geologia che di altre discipline della storia naturale, ha raccolto
più campioni di rocce che di organismi e piante: la dinamica del mondo
fisico gli è ormai chiara ed è quanto
gli basta per collocarvi – negli anni
successivi, nell’isolamento di Down
House – la stupefacente dinamica del
mondo organico.
Ma torniamo al viaggio. A Santiago di Capoverde Darwin “subisce”
(è il caso di dirlo, dato il puzzle geologico che è costretto di affrontare
questo geologo ancora poco esperto) il battesimo di geologo 1, ma formula, nel suo quaderno di campagna la prima osservazione di carattere paleontologico: in un banco di
calcarenite eocenica bianca inglobato come una sottiletta di formaggio
tra colate di lave scure e sollevato di
alcuni metri sopra il livello de mare,
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PALEOITALIA
egli osserva gusci di conchiglie delle
stesse forme che raccoglie sulla
spiaggia di Santiago:
“A quali età remote questo fatto con
ogni probabilità ci porta indietro
(nel tempo), eppure noi troviamo le
stesse conchiglie e le loro forme
(sono) le stesse che esistono nel
mare attuale.” 2
Soggiorno capitale, dunque,
quello di Santiago: non per nulla Janet Browne ha scritto:
“ Per Darwin, questo posto desolato si è rivelato uno degli sbarchi
più importanti dell’intera spedizione. Santiago è stato il suo primo
sbarco – il primo suolo straniero
che ha calpestato come esploratore
di storia naturale – e l’isola ha sempre avuto nei suoi sentimenti una
luce speciale proprio per questa
ragione. Ma più di ogni cosa, fu il
posto dove egli ha incominciato a
mettere insieme tutte le sue diverse
esperienze nel campo della storia
naturale e ha fatto un passo decisivo nella scienza investigativa. Quel
posto fu sempre vivido nella sua
memoria come il campo di una sua
iniziazione filosofica e personale.”3
Il 28 febbraio 1832 la rotta del
Beagle compensa Darwin dell’arida
palestra di Santiago con un tuffo
nella stupefacente e abbagliante vegetazione di Bahia (San Salvador)
in Brasile, ma l’incanto non lo distoglie dalle osservazioni geologiche,
e si affollano interrogativi sulla costa che è granitica per 3200 chilometri: è roccia formatasi sui fondali
oceanici, come credono molti geologi, o sopra di essa vi erano in origine strati di copertura poi rimossi:
“Posiamo credere che una qualsiasi forza, agente per un tempo breve
o indefinito, possa aver denudato
il granito su tante decine di migliaia di chilometri quadrati.” 4
L’incontro con la paleontologia
Come osserva Niles Eldredge,
questa tappa segna “una deviazione nelle sue priorità”5. In effetti, si
può dire che la Cordigliera delle
Ande separa due aree diverse dell’attività prevalente di Darwin: dopo
la traumatica immersione nella geologia di Santiago di Capoverde, prevarrà a est l’attività paleontologica,
nelle vaste piane terrazzate delle
Pampas e della Patagonia durante
gli anni 1832 e 1833, a ovest ritornerà, prepotente, l’attività geologica
sulle rughe innevate delle Ande, durante il periodo 1834 e 1835.
L’esplorazione della costa orientale del Sudamerica, così affascinante per colori, profumi, varietà dei
biotopi, curiosità delle forme animali,
e così magicamente evocatrice delle
letture di Alexandre von Humboldt
che avevano riscaldato il giovane
Darwin durante i freddi inverni di
Cambridge, oltre che la fitta copertura del suolo, tutto lo allontana
momentaneamente dall’indagine geologica. L’immersione nel mondo
animale si completa con il soggiorno dal 16 luglio al 22 settembre 1832
nei dintorni di Montevideo, a Maldonado soprattutto (Uruguay), e tra
gli estuari del Rio La Plata e del Rio
Colorado (Argentina) durante il quale Darwin arricchisce la sua collezione di esemplari di Quadrupedi, di
80 specie di Uccelli e di numerosi
Rettili e Roditori. Gli portano esemplari di Tucutuco (Ctenomys brasiliensis) “un curioso animaletto che
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può essere brevemente descritto
come un roditore con i costumi di
una talpa”, quasi completamente
ciechi. E aggiunge:
“Il Lamarck sarebbe stato deliziato di questo fatto, se l’avesse
conosciuto quando speculava (probabilmente con maggior verità del
solito) sulla cecità gradualmente
«acquisita» dell’Aspalax, o spalace, un roditore che vive sottoterra,
e del Proteus, un rettile di casa nelle caverne buie, piene d’acqua.”6
Il 22 agosto Darwin arriva per la
prima volta a Punta Alta, e qui raccoglie resti fossili di Megatherium e
Glyptodon, nonché animali marini:
l’abbondanza di fossili nell’area lo
induce a riflettere sulle massicce
estinzioni della fauna. Il 22 ottobre
è per la seconda volta a Montevideo, dove sbarcherà di nuovo l’11
novembre, da dove ripartirà il 14
con rotta verso sud. (Farà poi altri
tre sbarchi a Montevideo).
A metà dicembre (sempre nel
1832) il Beagle è in vista delle fredde coste della Terra del Fuoco e per
tutto il gennaio dell’anno successivo la presenza (e talvolta la frequentazione) dei fuegini sarà quasi quotidiana. Durante il primo semestre
del 1833 la rotta del Beagle si annoda e si snoda intorno alle isole e si
addentra negli stretti passaggi della
Terra del Fuoco, con un lungo soggiorno (in marzo) all’isola orientale
dell’arcipelago delle Falkland, dove
ritornerà un anno più tardi. Il capitano FitzRoy inverte la rotta e ritorna verso nord, con una puntata di
nuovo a Maldonado in Uruguay, poi
verso sud con una sosta all’estuario
del Rio Negro (El Carmen), dove
finalmente Darwin può sbarcare e
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organizzarsi un viaggio via terra verso nord (a partire dal 11 agosto 1833)
con dei gauchos, verso il Rio Colorado, Bahia Blanca, Punta Alta,
Sierra Ventana, il Rio Salado, San
Julian. Ha appuntamento con il Beagle a Bahia Blanca, ma grazie a un
ritardo della nave può vagabondare
ancora e cercare fossili. Tra Punta
Alta e Monte Hermoso, in un periodo compreso tra il 29 agosto e il 6
settembre (1833), Darwin scopre –
in sedimenti ghiaiosi stratificati e in
un fango rossastro – numerosi resti
fossili di Mammiferi di specie estinte: Megatherium, Scelidotherium,
Mylodon, Macrauchenia, Toxodon,
denti di un Roditore prossimo al
Capybara, parte del cranio di un
Ctenomys, simile al Tucutuco, altri
resti del genere dei Maldentati. Le
ossa di questi animali estinti, conservate talora con le loro connessioni anatomiche e inglobate in strati
del Terziario apparentemente “molto recenti” insieme a conchiglie simili a quelle di specie ancora viventi, dimostrano a Darwin la giustezza
della tesi di Lyell di una minore longevità dei Mammiferi rispetto ai
Molluschi. La soddisfazione del giovane dovette certo essere grande, per
l’abbondanza di ossa che riesce a
scoprire e portare a bordo, ma la
presenza del Megatherium non dovette essere una sorpresa perché il
Megathere era un’immagine popolare di un animale estinto: nell’anno
della presa della Pastiglia a Parigi,
in un villaggio a 40 miglia a est di
Punta Alta (presso il villaggio di
Lujan) veniva scoperto lo scheletro
completo e ben conservato di un
grande animale simile a un bradipo.
Darwin visitò quel sito il 28 settem-
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PALEOITALIA
bre 1833, ma nel diario non parla
del precedente storico ritrovamento, bensì di un ponte di legno sul
fiume Paranà “una comodità non
frequente in questo paese.” Avrebbe invece dovuto rendere omaggio
a quel sito fossilifero: quel grande
scheletro finì nello studio del famoso Barone Cuvier a Parigi, dove appunto ricevette il nome di Megatherium.7 E’ lo stesso scheletro che si
può vedere oggi nel Museo di Storia
Naturale di Madrid. Pochi anni prima di Darwin, un altro scheletro di
Megatherium era stato inviato a Alcide d’Orbigny per il Museo di Parigi: due personaggi che incarnano
nella storia della scienza paleontologica le figure di autorevoli rappresentanti del più rigido fissismo delle
specie.
Il vagare del giovane Darwin sulle terrazze e le piane ciottolose dell’Argentina, schivando o incappando nelle turbolenze di una rivoluzione locale, a gradimento non suo ma
comandato dalle necessità del capitano FitzRoy, dissotterrando ossa di
animali sconosciuti, quel vagare –
per i miracolosi ritrovamenti e le riflessioni indotte – richiama alla
mente il profeta Ezechiele che “afferrato da una mano e da un vento
e condotto in una valle di ossa spolpate” così si rivolge a quei resti: “E
darò su di voi una pelle e darò su
di voi un vento e voi vivrete.”8 Quei
resti in effetti rivivono nelle riflessioni di Darwin: saranno vestigia di
animali giganteschi di un gruppo affine a quelli di taglia minore oggi viventi, specifici di alcune regioni dell’America meridionale, dove sono
apparsi per cause misteriose e altrettanto misteriosamente scomparsi.
Nella seconda campagna di scavo, i
ritrovamenti innescheranno in
Darwin l’idea della possibilità di una
sostituzione (al momento per saltum), non soltanto temporale ma
anche areale: constata infatti che il
nandù (Rhea americana) mostra individui di taglia diversa a seconda
che abitino a nord o a sud del Rio
Negro.
“Lo stesso tipo di relazione che
il nandù comune ha con il petisse e
con i diversi tipi di fourmillier, il
guanaco estinto lo ha con il recente: nel primo caso la relazione essendo la posizione, nel secondo il
tempo(o i cambiamenti conseguenti al passaggio del tempo.”9
Quanto alle cause dell’estinzione, Darwin rifiuterà l’ipotesi di Lyell
di importanti cambiamenti climatici,
e la geologia locale lo sconsiglierà
dall’adottare soluzioni di tipo catastrofista: in tempi più tardi si avvicinerà alla tesi di G.B. Brocchi che
sosteneva un’intrinseca vicenda delle specie che come gli individui nascono e periscono.
Nell’Origine delle specie,
Darwin dedica due capitoli ad argomenti geologici: il nono e il decimo
della prima edizione (1859; il decimo e l’undicesimo nella sesta edizione del 1872), intitolati rispettivamente “Imperfezione della documentazione geologica” e “Successione geologica degli organismi viventi.”
Il primo tema affrontato è quello
della rarità delle forme organiche intermedie nella documentazione fossile, rarità che potrebbe essere spiegata con una durata del tempo troppo breve per contenere il numero
enorme di mutamenti che la teoria
PALEOITALIA
della selezione naturale presuppone.
“Per me non è neppure lontanamente possibile ricordare al lettore che
non abbia dimestichezza con la geologia, i fatti che inducono il nostro intelletto a concepire, sia pure
alla lontana, l’entità del tempo trascorso. Colui che è in grado di leggere la grandiosa opera di Sir
Charles Lyell sui Principi di Geologia, che gli storici futuri riconosceranno come opera che ha prodotto una vera rivoluzione nelle
scienze naturali, e nonostante ciò
non ammette quanto inconcepibilmente grandi siano stati i periodi
del tempo trascorso, può chiudere
subito questo mio libro.”
L’enorme dilatazione della durata dei periodi geologici rispetto ai
tempi ammessi dalle idee correnti è
quindi pregiudiziale alla comprensione di tutta la teoria della trasformazione delle specie; ma non basta leggere i libri – dice Darwin- occorre
avere esperienza diretta dei fenomeni di erosione (enormi scogliere marine erose e dissolte dall’acqua “molecola per molecola”) e di sedimentazione che hanno portato alla formazione di enormi strati sovrapposti.
Il secondo paragrafo riguarda la
“Povertà delle raccolte geologiche”, e le improbabili condizioni di
formazione di un deposito fossilifero nei fondali marini per i quali bisogna supporre una lunga stabilità,
ipotesi che Darwin non sembra sposare completamente. Meno problematico, per Darwin, è il deposito su
fondali di un mare poco profondo,
che però siano soggetti a lunghi periodi di subsidenza per consentire
l’accumulo di strati di depositi ab-
13
bastanza potenti da resistere all’erosione. Oltretutto, se i periodi di sollevamento fanno emergere nuove
terre e sono favorevoli alla comparsa di nuove varietà e specie, essi
sono anche periodi di erosione, mentre durante i periodi di abbassamento, favorevoli alla sedimentazione,
le zone abitate e il numero di abitanti dovranno diminuire, ed essi
saranno quindi periodi di estinzione:
non per nulla, osserva Darwin in un
passo aggiunto nella sesta edizione,
esistono potenti formazioni come il
Flysch che sono completamente prive di fossili.. Inoltre, per rinvenire
nell’ambito di una singola formazione le varietà che rappresentano tutta la serie delle gradazioni fra specie
affini vissute all’inizio e alla fine di
un periodo, è necessario che la durata della formazione sia inferiore al
tempo necessario a una specie per
trasformarsi in un’altra, e che non
si siano verificate delle migrazioni,
che sono invece assai probabili in
occasione di grandi sconvolgimenti
geografici: vedi la non contemporaneità delle stesse specie nelle varie
parti delle terre emerse. E si tenga
conto altresì, aggiunge Darwin, della difficoltà di distinguere le varietà
di una stessa specie da una forma
nuova, che spesso viene stabilita
sulla base dei livelli stratigrafici nei
quali viene rinvenuta.
Conclusione
Darwin non fu mai paleontologo, e non si servirà della paleontologia per corroborare la sua teoria trasformista. Egli la considerava, abbiamo visto, disciplina troppo negligente nel conservare le tracce del
14
PALEOITALIA
passato, troppo incostante nel fornire i documenti della lenta e graduale mutazione degli organismi e
delle specie. Era inoltre diffidente
nei confronti dell’autenticità dei fossili che si andavano scoprendo.
E’ curioso osservare che i primi
fossili in cui Darwin si imbatte sulla
costa orientale dell’America meridionale, che lo inducono a sospettare
“analogie” con mammiferi endemici contemporanei, e che saranno,
con altri, ingredienti essenziali della
sua futura concezione trasformista,
sono ossa di mammiferi estinti, cioè
reperti fossili del tipo di cui Cuvier
si era servito per dimostrare il suo
fissismo. Questo permette la paleontologia: del resto, non lavoravano
sotto lo stesso tetto il fissita Cuvier
e il trasformista Lamarck?
1. Vedi l’Ebook Isole di Darwin di G. Chiesura in:
www.darwingeologo.com, Cap. 2 e 3.
2. Charles Darwin, Santiago Manuscript,
Cambridge University Press, CUL-DAR 32.1
3. Janet Browne, Charles Darwin Voyaging,
Pimlico Ed., Vol. I, p. 183.
4. Charles Darwin, Viaggio di un naturalista
intorno al mondo, Einaudi, Torino, 2004, p. 13.
Ma queste note non si trovano nel Beagle Diary,
il diario di bordo; evidentemente aggiunte nella
redazione del Journal.
5. N. Eldredge, Experimenting with
Transmutation: Darwin, the Beagle, and
Evolution, Darwinian Essays, Springer Science,
Published online Novembre 2008.
6. Charles Darwin, Viaggio di u naturalista…,
op. cit. p. 49.
7. La prima descrizione dello scheletro non è di
Cuvier, ma del catalano Brieu in:Description de
un quadrupedo muy corpulento y raro que se
conserva en el Real Cabinete de Historia
Natural, Madrid, 1796.
8. Da: Erri De Luca, Alzaia, P.U. Feltrinelli,
Milano, 2008, p. 14.
9. Charles Darwin, Taccuini, Laterza, Bari-Roma,
2008, p. 78
PALEOITALIA
15
DARWIN 1809-2009: LA PIÙ GRANDE MOSTRA
SUL NATURALISTA INGLESE
CHIARA CECI
Per gli anniversari importanti si
organizzano eventi importati, e la
realizzazione di una grande mostra
internazione è certamente un bel
modo per ricordare il 200esimo
compleanno di Charles Darwin e il
150esimo anniversario della
pubblicazione della sua grande opera
L’origine delle specie.
Dal 12 febbraio al 3 maggio 2009
la mostra Darwin 1809-2009 sarà
aperta a Roma al Palazzo delle
Esposizioni e si sposterà poi in
giugno a Milano alla Rotonda della
Besana. La mostra nasce presso
American Natural History Museum
di New York nel 2005 e da allora ha
girato e sta girando il mondo
(Philadelphia, Boston, Chicago,
Toronto, Londra, Auckland, Tokyo,
Osaka, Rio de Janeiro, San Paolo,
Brasilia, Lisbona), raccogliendo
centinaia di migliaia di visitatori a
ogni tappa e si appresta a diventare
la mostra scientifica con più
visitatori mai realizzata, grazie alle
numerose e prestigiose sedi che
l’hanno ospitata in tutto il mondo.
La mostra illustra l’appassionante
biografia del personaggio e descrive
soprattutto il ruolo cruciale della
teoria dell’evoluzione nella nostra
vita oggi. Vi è raccontata la vita di
Darwin, di come cercò di sottrarsi
alla vita pubblica e di come preferiva
stare in casa, con i suoi quaderni di
appunti e il suo microscopio. Un
brillante osservatore della natura che
tenne segreta la sua idea più
originale e rivoluzionaria per decenni,
eppure, ancora oggi, due secoli dopo
la sua nascita, il suo nome è
conosciuto in quasi tutto il mondo.
Cento cinquanta anni fa, Charles
Darwin offrì al mondo un’unica e
semplice spiegazione scientifica per
la diversità di vita sulla Terra:
l’evoluzione per selezione naturale.
Da allora, gli scienziati hanno
scoperto quanto sia stato
fondamentale il lavoro di Darwin per
la loro ricerca, che si tratti di
combattere virus, decodificare il
DNA o analizzare testimonianze
fossili. Oggi possiamo dare delle
risposte alle questioni sul mondo
naturale con modalità impensabili
all’epoca di Darwin; grazie ai nuovi
strumenti e a tecnologie legate, ad
esempio, all’analisi del DNA, siamo
in grado di rivelare relazioni tra
gruppi apparentemente diversi fra
loro; i metodi accurati di datazione
fossile dimostrano che l’evoluzione
procede secondo ritmi variabili e non
sempre graduali e le ricerche
sull’embriologia contribuiscono a
fornire spiegazioni riguardo alla
16
PALEOITALIA
formazione delle specie. La mostra
vuole anche sottolineare come
Darwin sarebbe sorpreso – e
probabilmente molto felice - di poter
vedere come le nostre nuove
conoscenze abbiano aiutato il
progredire della sua teoria.
Siccome in tutti i lavori di Darwin
sono numerose le citazioni e i
riferimenti agli studi condotti da
scienziati Italiani, Darwin 1809-2009
dedica un’intera nuova sezione al
nostro paese e al suo rapporto con il
naturalista inglese. Inoltre, Rispetto
a tutte le altre edizioni della mostra,
Darwin 1809-2009 ha una nuova
sezione sull’evoluzione umana
curata da Ian Tattersall: qui si mostra
l’aspetto diversificato e pluralistico
della storia degli ominidi, l’origine
africana delle nostre specie e la
nostra stretta parentela con gli
scimpanzé e i gorilla, confermata dai
dati archeologici e paleontologici,
come da quelli genetici e molecolari.
Darwin 1809-2009 vuole
raccontare come, due secoli dopo la
nascita di Darwin, le sue intuizioni
rimangono fresche e vitali; un uomo
che da giovane osò chiedersi in che
modo il mondo naturale fosse
arrivato ad apparire tale ai nostri
occhi e la risposta che si diede non
fece che accrescere il suo stupore.
PALEOITALIA
17
PALEONTOLOGI IN GUERRA
MARCO AVANZINI & PAOLO ZAMBOTTO
Nel corso del 2008, in occasione
delle molte iniziative legate alle celebrazioni della fine del primo conflitto mondiale, una ricerca d’archivio ha evidenziato che molti geologi
e paleontologi furono coinvolti nelle
operazioni di guerra (Avanzini e
Zambotto, 2008). Sia da una che
dall’altra parte decine di professori
e ricercatori delle più prestigiose università di quel tempo furono arruolati e inviati al fronte.
L’esercito Austroungarico li destinava al corpo speciale dei “Kriegsgeologen”: geologi promossi militari
di grado elevato che facevano parte
di un piano organizzato per il rilevamento della geologia di grandi zone
alpine. Essi mettevano al servizio
dell’esercito le loro competenze sulla natura delle montagne per suggerire ai genieri e zappatori le modalità migliori per scavare le grandi opere
in caverna e le intricate reti di cunicoli e di trinceramento. Dai documenti emerge un sistema ben organizzato. I Kriegsgeologen godevano
di piena libertà scientifica e grande
autonomia di movimento anche in
prima linea. La loro libertà di azione, che andava ben oltre le esigenze
puramente belliche, li portò a realizzare, negli anni del conflitto, un balzo in avanti così rapido ed importante nella ricerca geologica i cui ef-
fetti influenzano ancora oggi tutte le
conoscenze che possediamo sulla
evoluzione delle Alpi.
Anche l’esercito italiano, abbiamo notizie, utilizzava strumenti e
conoscenze messi a punto dalla geologia, tuttavia i geologi non erano
inquadrati in un corpo speciale come
i colleghi d’oltralpe. Studiosi che
avrebbero rappresentato un punto di
riferimento per la geologia italiana
dell’immediato dopoguerra come
Ardito Desio, Ramiro Fabiani, Michele Gortani, Giovanni Merla, parteciparono al primo conflitto come
combattenti, talvolta con ruoli di
comando, più raramente inquadrati
nel genio militare. La maggior parte
di essi erano impiegati nelle retrovie
e chi si trovava in zona di operazioni non godeva certo di facilitazioni
rispetto ai commilitoni.
Salvatore Scalia esprime appieno il suo disagio quando nel marzo
del 1917 si ritrova a capo di un gruppo di genieri impiegato sul fronte
trentino, lontano milletrecento chilometri dalla sua casa, “scaraventato bruscamente da Castrogiovanni, come dire dall’ombelico della
Sicilia, fino a Schio e da la balzato in piena zona di operazioni, in
fondo alla Vallarsa, mi vi sentii
dapprima come sperduto, tanto più
che vi capitavo con la neve e con
18
PALEOITALIA
tempaccio da cani, nonché con un
catarro bronchiale che non mi permetteva di muovere quattro passi
in salita senza che rischiassi di
sputar l’anima tossendo”. Aveva già
43 anni, non era più un ragazzino e
aveva alle sue spalle una intensa attività scientifica; da 17 anni lavorava presso l’Università di Catania e
da 10 anni era titolare della cattedra
di Paleontologia. Nei primi anni di
attività aveva pubblicato numerosi
lavori dedicati alle faune postplioceniche della Sicilia ma dal 1907 aveva spostato il suo interesse scientifico alle faune triassiche del Monte
Judica. Dapprima in modo sporadico, poi, via via più metodico e continuativo, cosa che lo aveva portato
a raccogliere per il Museo del Dipartimento una collezione paleontologica ricca di oltre 250 specie e
pubblicarne la descrizione completa
tra il 1910 e il 1914 (Sciuto, 1996).
Arrivato in quella remota valle del
Trentino meridionale non si lascia
prendere dallo sconforto e “benché
continuamente tormentato da una
tosse stizzosa, mi proposi di geognosticare un poco per quei luoghi”. Si fa modificare un martello
“che mi procurò un gran successo
di ilarità presso i colleghi centurioni” e con esso comincia ad esplorare geologicamente quel lembo di
terra tra Trentino e Veneto, in piena
zona di operazioni. Tra marzo e aprile 1917, mentre nei rari momenti di
pausa cerca il luogo di provenienza
di quei fossili che ha individuato fin
dal suo arrivo, nelle pietre di un piccolo ponte sul Torrente Leno, la
guerra non si ferma. “Fasci luminosissimi di potenti riflettori sventagliavano da vari punti scrutando
lontano e molli razzi si libravano
pigramente fra le nebbie a scrutare le posizioni vicine. Più in la,
delle vampate rossastre si succedevano rapidamente, seguite dai rombi dei colpi in partenza ed in arrivo, mentre i fuochi di fucileria e
Mortaio italiano da 210 in batteria sul fronte degli altipiani (Museo della Guerra di
Rovereto).
PALEOITALIA
delle mitragliatrici martellavano
rabbiosamente il fondo della valle
e lassù, presso il Corno, attorno al
quale si accendevano delle teorie
di brevi fiammelle, sgranatesi come
rosari luminosi, punteggiati a tratti
dallo scintillio delle bombe a
mano”. E’ però costretto a sospendere le ricerche per l’inasprirsi della
battaglia e per il tempo inclemente
che ricopre nuovamente tutto di
neve. Solo all’inizio di maggio può
uscire di nuovo allo scoperto e, risalendo uno stretta gola, “ebbi finalmente la grande soddisfazione
di metter le mani sopra un ricchissimo sciame di fossili come sogliono trovarsi a vari livelli della for-
Brachiopodi del Triassico medio provenienti
dal Calcare di Recoaro,
simili a quelli raccolti
da Scalia. Si riconoscono parecchi esemplari
di Tetractinella trigonella. (da. Bitter, 1890 –
Brachiopoden der Alpinen Trias).
19
mazione dei calcari del Muschelkalk inferiore delle Alpi. Potei così raccogliere in breve tempo
delle bellissime lastre di calcare
marnoso piene zeppe di Tetractinella trigonella, con numerose Terebratula, Spiriferina, Avicula, Gervillia,
Cassianella, Lima, Myophoria, alla
cui vista, al mio ritorno al cantiere, i colleghi centurioni non risero più del mio martello”.
Nei giorni successivi raccoglie
molto altro materiale, ne riempie una
cassa e mentre sta completando la
seconda, dal Ministero della Guerra
giunge notizia che la sua domanda
di congedo per tenere gli esami di
fine anno accademico è stata appro-
20
PALEOITALIA
vata. Si affretta cosi a completare la
raccolta, e il 21 maggio parte per
Catania. Qui, appena le due casse
lo raggiungono con molto ma comprensibile ritardo, comincia ad esaminare la ricca associazione fossilifera. Consapevole che non ha tempo per studiarla in modo approfondito, alla fine di luglio, ne invia una
descrizione preliminare al Bollettino
della Società Geologica Italiana
(Scalia, 1917) commentando:“E’ a
malincuore che devo rimandare a
tempo indeterminato la illustrazione del ricco materiale paleontologico raccolto lassù, tra l’intenso
lavoro di preparazione e il rumore
delle armi. Col 1° agosto dovrò riprendere il servizio militare e devo
limitarmi per ora a dare un elenco
dei fossili raccolti, tralasciando le
forme dubbie o nuove per la scienza eccetto una bellissima Gervillia
alla quale ho imposto il nome di
Vallarsae gloriosae a ricordo della
valorosa resistenza opposta in quei
luoghi dai bravi territoriali durante
l’avanzata austriaca del maggio
1916”.
Ripartì cosi per il fronte da dove
riuscì, alla fine del conflitto, a ritor-
nare indenne. Riprese il suo lavoro
in Università ma le fatiche della guerra e la malattia non gli permisero di
terminare il lavoro interrotto. Morì
nel 1923, a 49 anni.
Le due casse di fossili, così faticosamente raccolti in quella fredda
primavera del 1917, vennero riposte in qualche buio magazzino, dove
forse, attendono ancora oggi di essere “riscoperte”.
Ringraziamo Rossana Sanfilippo e Francesco Sciuto (Università di Catania) per
averci fornito preziose informazioni relative
a Salvatore Scalia.
Bibliografia
AVANZINI M. & ZAMBOTTO P. (2008). Geologi
in guerra sul fronte trentino. L’alpe, 19.
SCALIA S. (1917). Sulla fauna degli strati a
Spirigera trigonella Schloth. Sp. della
Val Sinello, presso Camposilvano, in
Vallarsa (Trentino meridionale). Bollettino della Società Geologica Italiana, 36:
205-215.
SCIUTO F. (1996). Le collezioni del Museo
Paleontologico dell’Università di Catania.
Naturalista siciliano, S. IV, XX (1-2):
21-35.
PALEOITALIA
21
TRACCE FOSSILI DI ARCOSAURI VICINO A
ZONE (BRESCIA)
MASSIMO BERNARDI
Quella parete rocciosa, ben evidente poco a monte dell’abitato di
Zone – piccolo comune della provincia di Brescia – era stata di certo
osservata innumerevoli volte dai passanti. Per una ventina di metri, infatti, quella superficie scura borda
l’Antica Strada Valeriana che i Romani avevano lastricato per permettere il collegamento tra Brescia e la
Val Camonica. Viandanti e pellegrini vi transitarono accanto numerosi
almeno fino alla metà dell’800, sino
a quando la Valeriana rappresentò
l’unico mezzo di comunicazione da
e per la Valle. Nei secoli, la roccia di
quello stesso versante fu utilizzata
anche come pietra da costruzione,
ed i muri di alcune case del piccolo
Ubicazione geografica di Zone.
abitato limitrofo ne sono ancor oggi
testimonianza. Il tracciato romano è
oggi un frequentato itinerario escursionistico che corre sospeso tra l’acqua del lago d’Iseo e le aride cime
delle Prealpi e, quella parete, immutata, continua ad delimitare, verso
monte, la bella mulattiera.
Tra gli abitanti di Zone, però, in
molti avevano notato che quella superficie aveva un aspetto inconsueto. Una serie di depressioni parevano allinearsi diagonalmente lungo di
essa. Nel tempo, esse furono interpretate in vario modo e, forse, da
un’antica ipotesi sulla loro origine
nacque anche la leggenda locale dei
‘pè de la Madona’.
Tra il 2002 e il 2003 le depressioni furono identificate come tracce e segnalate da Pierino Baroni, un
insegnante di Marone – paesino sulla sponda orientale del lago d’Iseo,
allo zonese Stefano Zatti, che nel
2004 le citò nel Dizionario zoneseitaliano, attribuendole a ‘un cucciolo di dinosauro’.
La storia scientifica delle orme
di Zone inizia ufficialmente il 1 gennaio 2008 quando Federico Vezzoli,
un appassionato di geologia e storia
locale residente a Pisogne (BS), durante una escursione lungo la Valeriana, riconosce con certezza le tracce come orme fossili che attribuisce
22
PALEOITALIA
Federico Vezzoli, uno degli scopritori del sito, e alcune delle orme di Zone.
a rettili preistorici. Vezzoli scatta alcune fotografie e le mette online sul
portale Paleofox, avvisa gli organi
competenti ed attende, trepidante,
l’intervento degli esperti.
La parete e le sue tracce vengono di lì a breve analizzate da Cristiano Dal Sasso, del Museo di Storia Naturale di Milano, che dopo un
primo sopralluogo raduna un gruppo di studio composto anche da
Marco Avanzini e Fabio Massimo
Petti del Museo Tridentino di Scienze Naturali, Paolo Schirolli del Museo di Storia Naturale di Brescia e
Umberto Nicosia dell’Università La
Sapienza di Roma.
Le ricerche, terminate nei primi
mesi del 2009, hanno evidenziato
una serie di dati che saranno oggetto, nei prossimi mesi, di una serie di
pubblicazioni scientifiche.
Gli strati contenenti le orme, si è
appurato, appartengono alle Arenarie di Val Sabbia, databili al Carnico
inferiore/medio (Triassico Superiore). La formazione, ben nota ai geologi, rappresenta una successione
di sabbie e microconglomerati di origine vulcanica depositate al margine
di un mare che si estendeva dall’area
dell’attuale pianura Padana verso
Nord.
Le orme, almeno 70 quelle scoperte nel corso dei numerosi sopralluoghi, sono organizzate in 6 piste
(successioni di passi). Alcune di esse
appartengono all’icnogenere Bra-
PALEOITALIA
chychirotherium, noto anche in depositi coevi della Germania e del
Nord America. In particolare le tracce meglio preservate mostrano notevoli affinità con l’icnospecie Brachychirotherium thuringiacum proveniente dal Triassico superiore della
Germania. Tale icnospecie è caratterizzata da orme pentadattile con
dita corte e robuste delle quali il quinto, tozzo, è diretto verso l’esterno.
Alcune delle coppie mano-piede analizzate nello studio mostrano importanti dettagli anatomici che hanno
consentito approfondite analisi geometrico-statistiche delle tracce. L’icnogenere Brachychirotherium è generalmente indicato come attribuibile ad un produttore crurotarsomorfo. I crurotarsi sono uno dei due
principali gruppi di arcosauri – assieme agli ornitodiri (ovvero i dinosauri e i loro parenti stretti) – che
dominarono il pianeta per tutto il
Mesozoico. Tra di essi originarono i
coccodrilli attuali che, soli, rimangono oggi a testimonianza di un
gruppo un tempo rappresentato da
una abbondante diversità di forme.
Tra i crurotarsi triassici due sono i
principali indiziati nel caso delle orme
di Zone, rintracciabili, tra i rauisuchidi (rettili carnivori dalla postura
eretta) ed gli aetosauri (grandi erbivori corazzati).
Lo studio è stato condotto integrando alle classiche tecniche di rilievo e riproduzione delle tracce,
moderne tecnologie digitali che permettono analisi di dettaglio ed uniche prospettive di indagine sul materiale. Grazie alla collaborazione
con la Fondazione Bruno Kessler di
Trento, il sito di Zone è stato rilevato utilizzando un laser scanner ter-
23
Particolare di una coppia mano-piede
del tipo Brachychirotherium.
restre che ha permesso la creazione
di un modello digitalizzato dell’intero affioramento. Un ulteriore modello ottenuto con fotogrammetria
digitale è poi stato sovrapposto per
ottenere una riproduzione virtuale
tridimensionale ad alta risoluzione
delle orme e delle piste.
Quelle di Zone sono le prime
orme di rettili risalenti all’iniziale
periodo di convivenza tra crurotarsi
e ornitodiri dinosauriani trovate in
Lombardia, e si configurano come
le orme più grandi e meglio conservate in Italia di questo tipo e di questo periodo. Alcune orme hanno inoltre una forma unica, probabilmente
del tutto nuova per la scienza. La
nuova scoperta aggiunge importanti
dati alla ricostruzione paleogeogra-
24
PALEOITALIA
Ricostruzione dei possibili produttori: un rauisuchide (in alto) ed un aetosauro (in
basso) (by Lukas Panzarin).
fica e paleoambientale dell’Italia settentrionale e permettono, in un ottica più ampia, di comprendere me-
glio i primi passi dell’evoluzione dei
crurotarsi.
PALEOITALIA
25
ITALIAN ICHNOLOGY
Un volume dedicato allo studio delle tracce fossili in Italia
RUGGERO MATTEUCCI & MARCO AVANZINI
Il 10 marzo 2007, in una giornata fredda e ventosa, due alpinisti
istruttori del C.A.I. di Bolzano, Ermanno Filippi e Massimo Maceri
rientravano da “Casinò Royale” una
via di 6b che percorre le pareti del
Monte Brento, in Valle del Sarca.
“Fatalità vuole”, raccontano i due,
“che quel giorno anziché scendere
utilizzando il sentiero decidiamo di
tagliare in orizzontale la grande
lastra di roccia del Monte Anglone. Dopo qualche metro l’occhio ci
cade su strani segni sulla roccia
bianchissima, simili a tracce nella
neve. Con una strana sensazione ci
siamo resi conto che quei segni
potevano avere un senso. Orme a
tre dita poco evidenti ma che si ripetevano una dopo l’altra….,le abbiamo seguite e fotografate. Chi va
in montagna capisce al volo se si
trova di fronte a qualcosa di inusuale e questi buchi erano assolutamente particolari, l’emozione è
stata davvero grande”.
E’ così che si è aperta una nuova pagina nella ricerca sui dinosauri
delle Alpi.
Oggi le coste del Monte Anglone
sono una distesa di roccia a strapiombo sull’abitato di Dro, circa 10
chilometri a nord di Riva del Garda.
Una zona impervia, frequentata da
cacciatori e scalatori di passaggio
diretti verso le cime dei monti Casale e Brento. Centonovanta milioni
di anni fa, al posto della fitta boscaglia, c’era una bassa spiaggia che si
affacciava sul mare che a quel tempo copriva la Lombardia. Un area
abitata da decine di dinosauri carnivori, che con ogni probabilità consideravano questo pezzo di terra un
vero e proprio paradiso terrestre.
Coste di Monte Anglone (Dro) – Rilievo
fotogrammetrico tridimensionale di un
orma di dinosauro carnivoro eseguito in
collaborazione con la Fondazione Bruno
Kessler.
PALEOITALIA
26
Le orme fossili dell’Anglone non
sono state certo le prime ad essere
scoperte in Italia ma la dimensione
del sito e la continuità delle successioni di passi ci permetterà forse di
scoprire come si fossero evoluti i
dinosauri riconosciuti quasi vent’anni fa in Valle dell’Adige (Lavini di
Marco) e vissuti solo pochi milioni
di anni prima; comprendere quali
forme siano scomparse e come, nel
giro di pochi milioni di anni, gli animali si siano adattati ad una geografia che stava cambiando velocemente.
Più in generale, la grande quantità di tracce impresse in rocce di
natura e di età differente che si stanno scoprendo nel nostro paese da
anche la possibilità ai ricercatori di
applicare nuove metodologie per lo
studio e la conservazione delle stesse. La collaborazione con ingegneri
ed informatici, ad esempio ha porM. AVANZINI & F.M. PETTI (Eds)
Italian Ichnology
Proceedings of the Ichnological
session of Geoitalia 2007
Studi trentini di scienze naturali Acta geologica
vol. 83, 347 pp., Trento, 2008
http://www.mtsn.tn.it/
pubblicazioni/default.asp
€ 20,66 (Estero € 41,32)
tato negli ultimi anni alla sperimentazione di tecniche di rilievo che permettono di ottenere in poco tempo
e con spesa ridotta precisissime immagini tridimensionali delle orme
dalle quali possono essere tratte ricostruzioni degli arti degli animali e
le modalità con le quali si muovevano. Ed è così che dal modo in cui le
impronte si associano tra loro e si
ripetono si è potuto ricostruire non
solo i tipi di dinosauri che popolarono il nostro paese ma anche la loro
postura, le dimensioni, il peso, il
modo di camminare, dalla distanza
tra i passi ne sono state desunte le
velocità di spostamento e le direzioni preferenziali con dati interessanti
sul comportamento e sulle interazioni tra i vari gruppi.
Ma l’ichnologia, ovvero la disciplina che si occupa dello studio delle tracce fossili non è certo solo quella dei grandi vertebrati, anzi! Nel
PALEOITALIA
nostro paese essa ha radici molto
antiche, che possono essere ritrovate addirittura nelle osservazioni di
Leonardo da Vinci e di Ulisse Aldrovandi, al cui sguardo non sfuggirono i segni misteriosi che si ritrovano nelle rocce sedimentarie.
Le radici rinascimentali dell’icnologia, si rafforzano nel grande interesse di molti studiosi italiani della
fine dell ‘800 e dell’inizio del ‘900
(periodo nel quale il campo degli studi icnologici costruisce il suo corpobase di dati e di interpretazioni), che
ha portato alla descrizione e all’istituzione proprio in nel nostro paese,
di alcuni delle forme più conosciute
a livello globale.
La ricerca sulle tracce fossili ha
un ampio spettro di applicazioni,
quali, ad esempio la conoscenza della storia della vita, la ricostruzione
degli eventi e degli ambienti, la geoarcheologia, la divulgazione scientifica e il richiamo turistico.
Attualmente, questa disciplina si
sta sviluppando su binari paralleli
(vertebrati ed invertebrati) e giovani
27
ricercatori si affiancano al gruppo di
chi le ha dato una spinta importante
negli anni ’70 del secolo scorso.
Il punto della attuale ricerca in
questo campo è stato recentemente
presentato attraverso 26 contributi
scientifici raccolti in un volume di
347 pagine di grande formato che
raccoglie i lavori della specifica sessione di Geoitalia 2007; edito dal
Museo Tridentino Scienze Naturali
sotto l’egida della Società Paleontologica Italiana. Gli articoli di taglio
tecnico, sebbene sempre abbondantemente illustrati, sviluppano numerosi dei più attuali temi dell’icnologia moderna, dalle radici fondative
della ricerca icnologica nella discussione di alcuni concetti base, alla rappresentazione delle più moderne
metodologie strumentali per la rilevazione
delle impronte di vertebrati; 9
contributi sono dedicati alla icnologia degli invertebrati, compresi 3
dedicati alla bioerosione, 14 a quella dei vertebrati; altri 2 sono dedicati all’icnoarcheologia e alla icnologia
nella divulgazione.
28
PALEOITALIA
LA FELCE CON SEME PTILOZAMITES
E LA SUA DISTRIBUZIONE TEMPORALE
E PALEOGEOGRAFICA
EVELYN KUSTATSCHER
Le felci con semi sono un gruppo di piante comparse durante il
Carbonifero inferiore (circa 350 millioni di anni fa) e sono caratterizzati
da foglie “pinnate” come le felci e
dalla presenza di semi.
Resti di foglie di felci con semi
attribuiti al genere Ptilozamites sono
state scoperte in Dolomiti negli anni
90 (Wachtler & Van KonijnenburgVan Cittert, 2000). Si trattava di un
genere, fino a quel momento considerato tipico dell’intervallo ReticoGiurassico inferiore (203-190 milioni
di anni fa). La presenza di questa
forma nel Triassico medio delle Dolomiti, in strati di circa 238 milioni
di anni, ha dato spunto ad una revi-
Frammento di foglia di Ptilozamites blasii
(S055416, depositato al Naturhistoriska
Riksmuseet; scala = 10 mm).
Foglia quasi intera di Ptilozamites heeri (S054944b,
depositato al Naturhistoriska Riksmuseet; scala =
10 mm).
PALEOITALIA
29
con un picciolo netto. Le pinnule
sono attaccate al rachide (talvolta
biforcato) con l’intera base e hanno
una forma romboidale, lineare, triangolare o falcata. Sono spesso inserite in modo abbastanza imbricato sul
rachide, con nervature semplici, che
si biforcano e raggiungono il margine. Le cellule epidermiche sono isodiametriche e si allungano sopra le
nervature ed il rachide. Gli stomi
sono distribuiti su entrambi i lati della
foglia (con minore frequenza sulla
foglia superiore), concentrati principalmente tra le nervature. Le cellule
di guardia sono infossate e protette
dalle papille delle cellule che circondano l’apertura stomatica.
Foglia quasi intera di Ptilozamites nilssonii
(S055423, depositato al Naturhistoriska
Riksmuseet; scala = 10 mm).
sione del materiale originale depositato presso il Naturhistoriska Riksmuseet a Stoccolma, oltre ad una
revisione di reperti depositati presso
la Geologische Bundesanstalt ed il
Naturhistorisches Museum di Vienna (Austria), la Bayerische Staatssammlung für Paläontologie und
Geologie di Monaco (Germania), il
Museo delle Regole “Rinaldo Zardini” di Cortina, il “Museum de
Gherdëina” di Ortisei ed il Museo di
Scienze Naturali di Bolzano.
Il genere Ptilozamites è caratterizzato da foglie allungate, pinnate
Frammento basale di foglia di Ptilozamites
sandbergeri (PAL014, depositiato al
Museo di Scienze Naturali dell’Alto
Adige, scala = 10 mm).
30
PALEOITALIA
Nella collezione originale di Stoccolma, sono distinte 9 specie rinvenute nell’intervallo Retico-Giurassico inferiore della Scania (Svezia
meridionale; Nathorst 1878a-1886).
Sulla base di studi morfologici ed
analisi delle cuticole queste 9 specie
sono state ora raggruppate in tre sole
specie con distribuzione geografica
più ampia. P. heeri e P. nilssonii
sono note nel Retico-Giurassico inferiore della Svezia e nel Retico della Germania, mentre P. blasii è nota,
anche in Groenlandia, Iran, Cina e
dal Giappone.
A queste forme con distribuzione ampia, si aggiungono alcune spe-
cie con distribuzione geografica più
limitata. Tra esse troviamo Ptilozamites sandbergeri dell’ ?Anisco Ladinico delle Dolomiti (circa 240238 milioni di anni fa) del Carnico
(circa 220 milioni di anni fa) di Cave
del Predil (“Raibl”, UD) e di Dogna
(Alpi Giulie).
Questo lavoro di revisione ci ha
fatto quindi capire che questo genere di felce con semi non è ristretto
all’intervallo Retico-Giurassico inferiore (203-190 milioni di anni fa)
come si pensava, ma, almeno a livello “europeo” è presente già oltre
40 milioni di anni prima. Le prime
forme erano ristrette probabilmente
Distribuzione delle specie durante il A) Triassico medio; B) Carnico (Triassico
superiore); C) Norico/Retico (Triassico superiore); D) Giurassico inferiore (mod. da
Kustatscher & Van Konijnenburg-van Cittert, 2007).
PALEOITALIA
al margine occidentale della Tetide,
dove si sono depositate le rocce che
successivamente hanno dato origine alle Alpi. Solo più tardi, durante
l’intervallo Retico-Giurassico inferiore questo genere si distribuì per buona parte dell’Emisfero settentrionale (Germania, Svezia, Groenlandia,
Romania, Cina, Iran, Giappone,
ecc.) scomparendo poi alla fine del
Giurassico inferiore (circa 180 milioni di anni fa). Nell’emisfero meridionale non sono stati finora trovati resti fossili appartenenti a questo genere.
Bibliografia
KUSTATSCHER, E. & VAN KONIJNENBURG-VAN CITTERT J.H.A., 2007, Taxonomical and palaeo-
31
geographic considerations on the seedfern
genus Ptilozamites. Neues Jahrbuch der
Geologie und Paläontologie Abhandlungen,
243(1): 71-100.
NATHORST, A. G., 1878a, Om floran I Skånes kolförande bildningar. Floran vid Bjuf. Första
häftet. Sveriges Geologiska Undersökning,
ser. C., 27: 4-52.
NATHORST, A. G., 1879, Om floran I Skanes kolförande bildningar. Floran vid Bjuf. Andra
häftet. Sveriges Geologiska Undersökning,
ser. C., 33: 55-82.
NATHORST, A. G., 1886, Om floran I Skånes kolförande bildningar. Floran vid Bjuf. Tredje
(sista) häftet. Sveriges Geologiska Undersökning, ser. C., 85: 85-132.
WACHTLER, M & VAN KONIJNENBURG-VAN CITTERT,
J. H. A.,2000, The fossil Flora of the Wengen Formation (Ladinian) in the Dolomites
(Italy), Beiträge zur Paläontologie, 25: 105141.
PALEOITALIA
32
G.I.R.M.M. (GRUPPO INFORMALE DI
RICERCHE MICROPALEONTOLOGICHE E
MALACOLOGICHE): UNA RISORSA ONLINE
PER USCIRE DALL’ANONIMATO
ANDREA BENEDETTI, ANTONINO BRIGUGLIO, SARA CASIERI,
CARMINE D’AMICO, MASSIMO DI CARLO, VIRGILIO FREZZA,
DANIELE GIANOLLA, MARIA CRISTINA SUCCI
La paleontologia è una scienza
molto particolare: si occupa dello studio sia di organismi fossili macroscopici, basti pensare ai giganteschi
sauropodi, dinosauri dal collo lungo, sia di organismi microscopici o
addirittura di parti di questi ultimi.
Chi non conosce i dinosauri? Chi
non sa cosa siano i mammut o le
tigri dai denti a sciabola? Indubbiamente i grandi vertebrati suscitano
interesse e curiosità ad un pubblico
ampio per via del loro fascino, della
tangibilità, della loro maestosità e per
La pagina iniziale del
sito www.girmm.com.
l’effetto che hanno sull’immaginario collettivo. Anche nel mondo dei
molluschi, tuttavia, non mancano
organismi degni delle attenzioni di
qualunque persona si avvicini alla
paleontologia: gli ammoniti ed una
vasta porzione della malacofauna
sono molto apprezzati, conosciuti e
studiati da lunghissimo tempo.
Quanti invece conoscono i foraminiferi? Quanti hanno mai apprezzato i molluschi continentali e dulcicoli se non a tavola? Chi è e che
cosa fa un micropaleontologo?
PALEOITALIA
I reperti microscopici, per via delle loro dimensioni ridotte, data la
necessità dell’utilizzo di un microscopio per il loro studio (strumento
costoso e purtroppo non accessibile
a tutti) e soprattutto data la scarsa
diffusione mediatica, sono poco conosciuti se non nel ristretto mondo
accademico o in quello delle prospezioni petrolifere.
I giovani ricercatori, o aspiranti
tali, che operano nel campo della
micropaleontologia non hanno perciò modo di farsi conoscere se non
con lavori su riviste settoriali specializzate.
33
Abbiamo dunque costituito un
gruppo di ricerca con il principale
intento di promuovere la ricerca nel
campo della micropaleontologia e
della malacologia. Per dare massima visibilità a questo evento abbiamo realizzato un sito internet, così
da offrire ad un vasto pubblico la
possibilità di conoscere noi stessi, le
nostre esperienze e le nostre attitudini e perché il web è attualmente il
mezzo di comunicazione più immediato, rapido ed accessibile.
Il sito web, come luogo di presentazione al pubblico che si occupa di scienza, è ormai di uso comu-
L’home page del sito: si può navigare nelle pagine tramite il menù o cliccare su uno
dei volti per accedere alle pagine personali.
34
PALEOITALIA
ne all’estero (es. AMNH, BIAF,
CMNH, ESRG), mentre in Italia è
ancora poco diffuso (es. CG, LPP,
VPL); inoltre esso rappresenta un
mezzo di facile accesso per interfacciarsi direttamente con quanti siano interessati a determinati argomenti. Nasce così il Gruppo Informale di Ricerche Micropaleontologiche e Malacologiche (G.I.R.M.M.)
ed il sito www.girmm.com, come
interfaccia per mostrarsi al pubblico
e come strumento di comunicazione per giovani ricercatori interessati
a scambiare idee, proporre collaborazioni, sviluppare progetti in ambito micropaleontologico e malacologico.
Nel sito G.I.R.M.M. sono descritte le idee, i principali interessi scientifici e l’attività svolta da ognuno dei
componenti del gruppo. Anche solo
cliccando sul volto di uno dei membri del gruppo è possibile accedere
alla pagina personale, nella quale
sono presenti un breve curriculum,
i principali campi di ricerca ed un
Una delle pagine personali: oltre al
curriculum, scorrendo in fondo alla
pagina si possono visualizzare e
scaricare file in formato pdf di
pubblicazioni, abstract e poster.
La pagina dedicata ai progetti di ricerca:
oltre a visualizzare le ricerche di gruppo
in corso, è possibile proporre al
G.I.R.M.M. temi di ricerca o semplici
consigli.
elenco di tutti i lavori effettuati, dalle pubblicazioni ai riassunti delle comunicazioni orali o di poster presentati ai convegni scientifici, una documentazione che troppo spesso è
a disposizione solo dei pochi congressisti.
Navigando tra le informazioni si
può osservare uno strumento rivolto ad un qualunque giovane utente.
Giovani laureati, dottorandi o altri
possono inviare il proprio curriculum
al G.I.R.M.M. ed essere ospitati nelle nostre pagine per un tempo determinato, per farsi conoscere, comunicare ed illustrare le proprie linee guida di ricerca.
Nella sezione relativa ai contatti,
oltre
all’indirizzo
email
[email protected] a disposizione per
qualunque domanda, è presente il
codice html per linkare il sito.
Un altro strumento importante del
G.I.R.M.M. è rappresentato dai progetti di gruppo con lo scopo di presentare online fase per fase come si
PALEOITALIA
35
I membri del G.I.R.M.M. presenti alle VIII Giornate di Paleontologia (Siena 2008).
evolve un progetto di ricerca paleontologico. Il primo progetto
G.I.R.M.M. riguarda l’analisi biometrica della sezione equatoriale di individui di Planorbulina al fine di
individuare una eventuale relazione
dei parametri di questo foraminifero bentonico con la profondità, e,
qualora presente, verificarne l’esistenza anche in popolazioni fossili
in modo tale da avere uno strumento in più utilizzabile nelle ricostruzioni batimetriche. La speranza è
quella di poter pubblicare online degli stadi di avanzamento di questa
ricerca. Ancor più importante è la
possibilità per chiunque di proporre
al G.I.R.M.M. un progetto o di interagire con noi dando consigli per i
progetti in corso.
Oppure si può accedere all’elenco dei membri del G.I.R.M.M.
Non mancano e aumenteranno
collegamenti a siti di ampio interesse nel mondo della paleontologia e
della geologia in generale.
Del sito è disponibile una versione in lingua inglese strutturata allo
stesso modo di quella in italiano.
La speranza è di poter crescere
nel tempo e contribuire, anche grazie a idee e consigli che potranno
arrivare dall’esterno, alla divulgazione e conservazione della (micro)Paleontologia.
Sitografia
AMNH: American Museum of Natural
History - http://paleo.amnh.org/about/
staff.html
36
PALEOITALIA
BIAF - http://ead.univ-angers.fr/~geologie/
premiere_page_labo_Frameset_fr.html
CG: Centro di Geobiologia - http://
www.noseonline.org/geobiologia.html
CMNH: Carnegie Museum of Natural
History - http://www.carnegiemnh.org/vp/
staff.htm
ESRG: Earth Scholars Research Group http://earthscholars.com/overview.html
LPP: Lab. palinologia e paleoecologia- http:/
/ w w w. d i s a t . u n i m i b . i t / p a l i n o l o g i a /
personale.htm
VPL: Vertebrate paleontology Lab - http://
users.unimi.it/vertpal/italiano/
PALEOITALIA
37
Notizie italiane
a cura di Carlo Corradini
[email protected]
Sono riportati i principali risultati delle ricerche riguardanti
il territorio italiano, ma pubblicate in riviste straniere, quindi
difficilmente accessibili a un pubblico esterno al mondo accademico.
Per facilitare la stesura della rubrica “Notizie Italiane”, la Redazione invita tutti coloro che pubblicano in riviste straniere articoli riguardanti il territorio italiano a far pervenire via e-mail i riferimenti bibliografici completi e alcune righe di riassunto in italiano, con taglio divulgativo, appena i
lavori sono stati stampati. Grazie per la collaborazione
NUOVI DATI ED IPOTESI SULLA FILOGENESI DEGLI
AMMONITI DEL GIURASSICO INFERIORE
Vengono presentate nuove ipotesi sulle relazioni filogenetiche dei maggiori gruppi di ammoniti del Giurassico inferiore, in base alla ricca documentazione della Tetide Mediterranea.
L’albero filetico proposto mostra importanti innovazioni rispetto agli
schemi classici di Donovan et al. (1981) e Page (1996), evidenziando inoltre che alcuni rapporti evolutivi tradizionalmente accettati sono in realtà da
mettere in dubbio.
Particolare dettaglio è dedicato all’origine di alcune superfamiglie
(Hildoceratoidea ed Hammatoceratoidea) e famiglie (Polymorphitidae,
Tropidoceratidae, Hammatoceratidae ed Hildoceratidae), in relazione alle
crisi ambientali del limite Sinemuriano-Pliensbachiano e dell’evento anossico
oceanico (OAE) del Toarciano inferiore. Tali raggruppamenti sono molto
ben documentati nell’Appennio umbro-marchigiano da generi tipicamente
italiani come Caleites, Paramorphites, Catriceras (Pliensbachiano inferiore), Rarenodia e Praerycites Toarciano inferiore e medio).
Viene inoltre collocata nell’albero filogenetico la famiglia Sinuiceratidae,
anch’essa basata su forme tipicamente mediterranee (Sinuiceras e
Sphenoacanthites), che sembra individuare un gruppo soprafamiliare precedentemente ignoto.
Il lavoro ha anche riflessi sulla biostratigrafica di un importante periodo
ancora poco conosciuto per la Tetide mediterranea, nel quale si verifica
una radiazione adattativa che ha portato allo sviluppo dei principali gruppi
di ammonoidi vissuti durante il Giurassico.
VENTURI F. & BILOTTA M. 2008. New data and hypotheses on early Jurassic ammonite
phylogeny. Revue de Paléobiologie, 27 (2): 859-901 [in inglese].
38
PALEOITALIA
Paleolibreria
a cura di Annalisa Ferretti e Manuela Lugli
[email protected]
L’Origine delle specie. Abbozzo del 1942. Lettere 18441858. Comunicazione del 1858, di CHARLES DARWIN,
2009. Einaudi, Torino, 117 pagine, in brossura, 95,00 Euro,
ISBN 978-88-06-19644-8 (titoli originali: Sketch of 1842;
Selection of letters 1844 -1858; On the tendency of
species to form varieties and on the perpetuation of
varieties and species by natural means of selection).
Nell’anno in cui si festeggia il bicentenario della nascita di
Charles Darwin sono numerose le pubblicazioni per
celebrarne la figura e ricordare l’importanza che hanno
avuto le sue teorie e scoperte. Tra le molte va ricordata la traduzione in
italiano dello Sketch. L’idea che le specie fossero il risultato di un lungo
processo di trasformazione si presentò a Darwin a partire dal 1832 durante
il viaggio sul Beagle e si concretizzò nell’immagine dell’albero della vita
tracciata nei Taccuini della trasmutazione poco dopo il ritorno. Solo nel
1842 per la prima volta Charles Darwin scrive un brevissimo riassunto
della sua teoria dell’evoluzione, che troverà la stesura completa ben
diciassette anni dopo nella sua opera fondamentale “L’origine delle specie”.
Il volume contiene inoltre la comunicazione di Charles Darwin e Alfred R.
Wallace alla Linnean Society ed alcune lettere nelle quali lo scienziato mette
in luce i punti salienti della teoria, ma anche le ragioni che lo inducevano a
non renderla nota, dove emerge tutto il travaglio per la consapevolezza
dell’impatto che le nuove idee avrebbero avuto nella comunità scientifica e
non solo. Da non perdere.
Appunti per una storia del Darwinismo a Modena, di
STEFANO MINARELLI, 2009. Elis Combini Editore,
Modena, 128 pagine, in brossura, 18,50 Euro. Il libro
può essere richiesto direttamente all’Editore:
[email protected]
In un fiorire di opere che celebrano Charles Darwin e
rievocano il grande potere innovativo della proposta
PALEOITALIA
39
evoluzionistica, ecco un libro che lega il Darwinismo alla realtà italiana e ad
una sua città precisa: Modena. Qui infatti, nell’agosto del 1864, solo cinque
anni dopo l’uscita dell’Origine delle specie, venne per la prima volta
pubblicata la versione italiana tradotta da Giovanni Canestrini e Leonardo
Salimbeni. Pochi anni dopo, la Società dei Naturalisti di Modena nominò
Darwin socio onorario. Cultura storica, scientifica e politica si intrecciano
saldamente, rivelando il dinamismo culturale di una città che, pur in una
fase di profonda trasformazione politica, prende lentamente coscienza del
pensiero darwiniano, combattendolo o sotenendolo, in un acceso dibattito
che rispecchia la battaglia ideologica in corso in tutta la penisola.
I have landed, di STEPHEN JAY GOULD, 2009.
Codice Edizioni, Torino, 451 pagine, in brossura, 32
Euro, ISBN 978-88-7578-121-7 (titolo originale: I
Have Landed: The End of a Beginning in Natural
History, Harmony, 2002).
E’ questa l’ultima antologia curata dallo stesso Gould
poco prima della sua morte, e da lui dedicata ai suoi
lettori, uscita nel 2002 negli Stati Uniti
contemporaneamente al suo testamento scientifico
“La struttura della teoria dell’evoluzione”. Partendo
dagli argomenti più disparati, Gould come sempre
riesce a riprendere e discutere in modo accattivante
e coinvolgente alcuni dei temi più moderni dell’evoluzione: “generalmente,
nei miei saggi, utilizzo la strategia di selezionare qualche piccola gustosa
curiosità e di servirmene per illustrare temi generali”. Allo stesso tempo,
Gould ci regala in modo ironico il perché della sua decisione di diventare
paleontologo: “Io sono cresciuto per le strade di New York; quando ero
bambino, il Museo di Storia Naturale divenne la mia seconda casa e la
mia fonte d’ispirazione. A piacermi erano soprattutto due cose: lo
scheletro di Tyrannosaurus al quarto piano e lo spettacolo della stelle
nell’adiacente Hayden Planetarium. Mi sono destreggiato fra queste due
passioni per molti anni, e alla fine ho fatto il paleontologo. (Carl Sagan,
che era quasi mio coetaneo e abitava nel vicino paese dei sogni di
Brooklyn – io sono cresciuto nel Queens – prese in considerazione i miei
stessi due interessi, in quello stesso edificio; alla fine però lui optò per
l’astronomia. Ho sempre sospettato che dietro alle nostre scelte opposte
vi fosse un fondamentale determinismo biologico. Carl era alto e guardava
verso il cielo; io sono più basso della media e tendo a guardare per
terra).”
40
PALEOITALIA
La Lunga Storia di Neandertal. Biologia e
comportamento. a cura di FIORENZO FACCHINI e
M. GIOVANNA BELCASTRO, 2009. Jaca Book,
Milano, 326 pagine, in brossura, 32,00 Euro, ISBN
978-88-16-40849-4.
Homo neanderthalensis visse in Europa per alcune
centinaia di migliaia di anni. Alla luce delle nuove scoperte
sembra che caratteri neandertaliani siano già presenti
nei fossili europei a partire da almeno 600.000 mila anni
e ciò indicherebbe il carattere endemico del popolamento
dell’Europa nel Pleistocene medio. L’evoluzione dei Neandertaliani si è
svolta prevalentemente nello scenario europeo e, intorno a 100.000 anni
fa, essi si portarono nel Vicino oriente. Centocinquanta anni di scoperte e
di studi evidenziano caratteristiche fisiche, interessi culturali, spirituali e
sociali che fanno cadere molti pregiudizi sui Neandertaliani, visti spesso
come un livello inferiore di umanità. Recentemente si sono aggiunte le
analisi del DNA dei reperti che hanno evidenziato come i Neandertaliani
non siano nostri antenati. Restano comunque aperte alcune questioni come
i rapporti con l’umanità moderna, proveniente dall’Africa circa 35.000 anni
fa e le cause della loro estinzione. Il volume riporta i contributi di specialisti
di livello internazionale, fa il punto sulle attuali conoscenze sui Neandertaliani
e chiude con una sintesi dei lavori del Simposio che si è tenuto a Bologna
nel novembre 2006, per celebrare i 150 anni dalla scoperta del primo reperto
fossile di Neandertal. Nell’ambito del simposio sono stati approfonditi aspetti
relativi al popolamento dell’Europa, nonché alla cultura ed alle capacità
simboliche di questa specie estinta. Si tratta certamente di un volume
indispensabile per tutti coloro che vogliono saperne di più su questa specie
estinta tanto simile a noi.
La Scimmia Pensante. Storia dell’evoluzione umana, di
ROBIN DUNBAR, 2009. Il Mulino, Bologna, 235 pagine,
in brossura, 15,00 Euro, ISBN 978-88-15-12782-2 (titolo
originale: The Human story. A New History of Mankind’s
Evolution. London, Faber and Faber Limited, 2004).
“Sulla lampada di sego passò un refolo d’aria e la fiamma
tremò per un istante, incerta distraendo l’uomo dalla sua
concentrazione. Si fermò per un attimo, in piedi, tirandosi
un po’ indietro per osservare il suo lavoro. Afferrò la
ciotola di pietra lavorata che gli serviva da lampada e
la tenne sollevata in alto, contro la parete di roccia , per vedere meglio la
zona su cui aveva lavorato. Tutto intorno a lui, sulla parte gli animali
dipinti emersero dal buio, come se si fossero messi in movimento, portati
PALEOITALIA
41
magicamente in vita dallo stoppino di sego sgocciolante. Bisonti cervi e
cavalli si affollavano e precipitavano in uno spazio fuori dal tempo. Qui
un animale sembrava colto in un momento di sorpresa; là riposava un
bisonte, disteso al suolo con la testa girata come per osservare qualcuno
che senza motivo avesse interrotto i suoi pensieri mentre ruminava
quietamente.”
Comincia così, con un balzo a 18.000 anni fa quando ignoti artisti dipinsero
la volta della grotta di Altamira, l’interessante saggio sull’evoluzione umana
di Robin Dunban, direttore dell’Istituto di Antropologia cognitiva ed
evoluzionistica dell’Università di Oxford. Condividiamo con gli scimpanzé
oltre il 98% del nostro DNA, eppure siamo molto diversi da loro. Quello
che ci pone in una posizione unica è la ricchezza della vita mentale e la
capacità di immaginare un mondo esterno a noi. Che cosa in sostanza ci
rende umani? Come, quando e perché ciò è avvenuto? Come si sono fatte
strada nel corso di milioni di anni le differenze grazie alle quali i nostri
progenitori hanno acquisito quella manciata di caratteri che ci distaccano
nettamente dagli altri animali? L’autore risponde a queste domande
sull’appassionante storia dell’evoluzione umana, attingendo alla biologia,
alla paleontologia, alle scienze cognitive ed all’archeologia ed arricchendo il
racconto con rapide pennellate sul passato e esempi ricchi di spunti per
ulteriori approfondimenti.
42
PALEOITALIA
Rendiconti della Società Paleontologica Italiana
vol.3
In occasione del congresso Time and Life in the Silurian: a
multidisciplinary approach - Subcommission on Silurian Stratigraphy
Field Meeting 2009 (Sardegna, 4-11 giugno 2009) è stato pubblicato un
nuovo volume della serie dei Rendiconti della Società Paleontologica Italiana.
Il volume è suddiviso in tre fascicoli:
The Silurian of
Sardinia
Corradini C., Ferretti A.
& Storch P. (Eds.), 170
pp.
Il volume è dedicato
al Prof. Enrico Serpagli,
e si apre con un articolo
che celebra i suoi oltre
quarant’anni anni di studi sul Siluriano, principalmente condotti sulla Sardegna.
Dopo una sintesi storica dei precedenti studi
sul Siluriano dell’isola,
sono raccolti una serie di
articoli che inquadrano il
Siluriano della Sardegna
in un contesto geologicostrutturale, stratigrafico,
paleogeografico e paleoecologico.
Seguono sette articoli
che illustrano le attuali
conoscenze sui principali
gruppi fossili presenti nei terreni siluriani della Sardegna (graptoliti,
conodonti, cefalopodi, bivalvi, chitinozoi, crostacei e faune minori).
PALEOITALIA
43
Time and Life in the Silurian: a
multidisciplinary approach Field Trip Guidebook
Corradini C., Ferretti A. & Storch P. (Eds.),
96 pp.
Il secondo fascicolo costituisce la guida dell’escursione, durante la quale, oltre a località Siluriane, sono stati visitati anche
affioramenti dell’Ordoviciano Superiore e
del Devoniano Inferiore.
Il fascicolo si apre con un breve introduzione geologica e stratigrafica del Siluriano
della Sardegna e prosegue con la dettagliata
descrizione delle undici località visitate durante l’escursione.
Time and Life in the Silurian: a
multidisciplinary approach Abstracts
Corriga M.G. & Piras S. (Eds.), 100 pp.
Raccoglie i quarantasette abstract presentati al congresso, sia come comunicazioni
orali, sia come poster.
La serie completa dei tre fascicoli è disponibile al costo di 45€ (comprese
spese di spedizione).
I singoli fascicoli sono costano 20€ l’uno (comprese spese di spedizione).
I fascicoli possono essere richiesti all’indirizzo [email protected]
oppure a: Silurian 2009 c/o Dipartimento di Scienze della TErra, via Trentino
51, I-09127 Cagliari.
44
PALEOITALIA
ELENCO ALFABETICO DEI SOCI
al 31 dicembre 2008
I soci sono pregati di controllare i loro indirizzi di posta elettronica e di segnalare
eventuali errori e/o omissioni inviando un messaggio di posta elettronica alla Segreteria ([email protected]) e alla Tesoreria ([email protected]) della Società.
Grazie per la collaborazione.
ABBAZZI Laura; Viale Alessandro Volta 43; 50131 Firenze; [email protected]
ACADEMIA SINICA (Library) - Nanjiing Institute of Geology and Paleontology; Chi Ming Ssu; 210008 Nanjing;
Cina
ACCORNERO Gualtiero; Via Sempione 256; 10154 Torino; [email protected]
ACQUISITION UNIT (DSC-AO); British Library; Boston Spa; LS23 7BQ Wetherby -W Yorks; United Kingdom
AGOSTI don Guido; Via D. Zeffirino Iodi 2; 42100 Reggio Emilia
A G O S T I N E L L I Giorgio; c/o SITEP E&P; Piazza dell’Indipendenza 11b; 00185 Roma;
[email protected]
AGOSTINI Silvano; Soprintendenza Archeologica- Serv.Geol.Pal.; Via dei Tintori 1; 66100 Chieti;
[email protected]
ALBANI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S.Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
ALDRIDGE Richard J.; Deparment of Geology, University of Leicester; LE1 7RH Leicester, Gran Bretagna;
[email protected]
ALLASINAZ Andrea; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino;
[email protected]
ALTAMURA Sara;Via di Santa Angela Merici 70; 00100Roma; [email protected]
ANDREOLI Giovanni; Via Fonda 111; 41053 Maranello (Mo)
A NGELELLI Francesco; Dipartimento Servizi Tecnici Nazionali; Via Curtatone 3; 00185 Roma;
[email protected]
ANGIOLINI Lucia; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
APAT BIBLIOTECA; Dip. Att. Bibl. Docum e Inform.; via Cuertatone 3; 00185 Roma.
ARBULLA Deborah; Via S. Marco 51; 34100 Trieste; [email protected]
ARCA Marisa; Via Logudoro 10; 08025 Oliena (Nu)
ARENA Concetto; Via Gianforma P.M. n° 173/B; 97010 Frigintini (Rg); [email protected]
ARGENTI Patrizia; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università 1; 06100 Perugia; [email protected]
ARMELLINI Antonio; Via Mazzini 21; 33017 Tarcento (UD); [email protected]
ASIOLI Gabriele; Via Martiri della Libertà 203D; 48024 Massalombarda (Ra)
ASSOCIAZIONE NOVA EXPRESS, MUSEO G. PALLINI; C/O Andrea di Cencio, via Pescara 242; 33013 Chieti Scalo
(Ch); [email protected]
ASSOCIAZIONE PALEONTOLOGICA MICHELE GORTANI; Villa Comunale; Via Seminario 5; 30026 Portogruaro
(Ve)
ASTRACEDI Marco; Via G. D’Annunzio 11, fraz. S. Biagio; 60027 Osimo (An); [email protected]
AVANZINI Marco; Museo Tridentino di Scienze Naturali; Via Calepina 14; 38100 Trento; [email protected]
AZZAROLI Augusto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze;
BADODI Andrea; Via Vincenzo Ferrari 2/1; 42100 Reggio Emilia
BAGLIONI Francesco; Via G. Ricci Curbastro 56; 00149 Roma
BAGNOLI Gabriella; Dipartimento Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
BALESTRAZZI Eugenio; Via Mossi 30; 27100 Pavia; [email protected]
BALINI Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
BARATTOLO Filippo; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli;
[email protected]
BARBERA Carmela; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli;
[email protected]
BARBIERI Roberto; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
BARBIERI Ugo; Via Achille Papa 20; 25100 Brescia; [email protected]
BARDAZZI Stefania; Via Giampaolo Orsini 28; 50126 Firenze
BARRA Diana; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
BARTOLI Omar;Via Pini 9; 06122 Bagnolo in Piano (RE)
PALEOITALIA
45
BARTOLUCCI Stefano; Via Etruria 12; 06018 Trestina (Pg); [email protected]
BASSI Davide; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Saragat 1; 44100 Ferrara; [email protected]
B ASSO Daniela; Dipartimento di Scienze Geologiche; Piazza della Scienza 4; 20126 Milano;
[email protected]
BATTISTA Francesco; C.da Cafone 9; 89037 Ardore MarinA (RC); [email protected]
BAYERISCHES LANDESAMT FÜR UMWELT, Bibliothek (Geol); Hans-Hogn-strasse 12; D-95030 Hof, Germany
BEI Domenico; c/o Museo dei Fossili e dei Minerali di M. Nerone; Via XX Settembre; 61042 Apecchio (Pu)
BELGISCHE VERENIGING VOOR PALEONTOLOGIE; c/o Kristiaan Hoedemarkers; Minervastraat 23; B- 2640
Morstel, Belgio
BELLAGAMBA Mariella; Via B. Sforza 49; 61029 Urbino (Pu)
BELLOMI Alessandro; c/o SIAP INTERNATIONAL SRL; Via Chiossetto 18; 20122 Milano
BELLOMO Ernesto; Via Boner 49; 98121 Messina
BENEDETTI ANDREA; Largo S. Angelo 6; 00019 Tivoli (Rm); [email protected]
BENETTI Attilio; Via Covolo 1; 37030 Velo Veronese (Vr)
BENETTI Giuseppe; Via Montini 11; 25062 Concesio (Bs); [email protected]
BERGAKADEMIE BIBLIOTHEK; Agricolastrasse 10; D-09599 Freiberg; Germania
BERGAMIN Luisa; Via Duchessa di Galliera 76/19; 00151 Roma; [email protected]
BERNARDELLI Maurizio; Via L. Spallanzani 45; 41100 Modena
BERNARDINI Ettore; Via Roma 108; 47025 Mercato Saraceno (Fc)
BERNASCONI Maria Pia; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Arcavacata Di
Rende (Cs); [email protected]
BERNASSOLA Francesca; Via della Colombella 115; 43039 Palestrina (RM); [email protected]
BERNINI Fabrizio; Parco Fluviale Regionale dello Stirone; Via Loschi 5; 43039 Salsomaggiore Terme (Pr)
BERTAMINI Roberto; Via A. Pacinotti 4/1; 16510 Genova
BERTINI Claudio; Via Pedemontana 34; 06144 Vignale di Traversetolo (PR)
BERTOLASO Luca; Via Manzotti 35; 42015 Correggio (Re); [email protected]
BIBLIOTECA DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Via Trentino 51; 09127 Cagliari
BIBLIOTECA AREA TECNICO-SCIENTIFICA; Università della Calabria; Campus Arcavacata, Piazzale Chiodio/
Blocco 2; 87036 Arcavacata Di Rende (Cs)
BIBLIOTECA CENTRALE; Università degli Studi, Fac. Scienze MM.FF.NN.; Nucleo S. Miniato, Via A. Moro 2;
53100 Siena
BIBLIOTECA CIVICA; Via Museo 12; 36061 Bassano Del Grappa (Vi)
BIBLIOTECA GEOLOGIA-SCIENZE DELLA TERRA MILANO C/O LICOSA; Via Duca di Calabria 1/1; 50100 Firenze
BIBLIOTECA GEOMINERALOGICA; Via La Pira 4; 50121 Firenze
BIBLIOTECA DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA E GEODESIA; Via Archirafi 22; 06158 Palermo
BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE; Piazza Cavalleggeri 1; 50122 Firenze
BIBLIOTECA UNIVERSITAT DE BARCELONA; Secciò de Geologia; Marti i Franques s/n.; E-08028 Barcelona; Spain
BIBLIOTHEQUE DE L’UNIVERSITÉ DE BOURGOGNE; Section Sciences Economie; 6 rue Sully; F-21000 Dijon;
France
BILLIA Emmanuel M.E.; Via Bacchiglione 3; 00199 Roma; [email protected]
BITONDO Francesca; Via Vestina 352; 65016 Montesilvano (PE); [email protected]
BIZZARINI Fabrizio; Cannaregio 1269/A; 30121 Venezia
BONCI Maria Cristina; Dipartimento per lo studio del Territorio e delle sue Risorse; Corso Europa 26; 16132
Genova; [email protected]
BONETTO Alessio; Via dei Ciclamini 1; 30030 Oriago di Mira (VE); [email protected]
BONFIGLIO Laura; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Sperone 31; 98166 S. Agata Di Messina;
[email protected]
BOSELLINI Francesca; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4; 41100
Modena; [email protected]
BOTTAZZI Alberto; Via Schubert 2; 36078 Valdagno (Vi)
BOVE FORGIOT Lisa; Via Roma 4; 10010 Alice Superiore (To); [email protected]
BRAGA Gian Pietro; C.P. 793; 35122 Padova Centro; [email protected]
BRANCALE Giuseppe; Via Pittoni 16; 34100 Trieste; [email protected]
BRESSAN David; Via Himmelreichstrasse 6; 39031 Brunico (Bz)
BRIGUGLIO Antonino; Department o Palaeontology, Geocenter; Althanstrasse14; A-1090 Vienna, Austria;
[email protected]
BRUNETTI Mauro; Via 28 Settembre 1944, n. 2; 40040 Rioveggio (Bo); [email protected]
BUCCHERI Giuseppe; Dipartimento di Geologia e Geodesia; Corso Tukory 131; 90134 Palermo
BUELLI Federico; Via G. Pascoli 17; 24060 Telgate (BG); [email protected]
BUNDESANSTALT F. GEOWISSENSCHAFTEN & ROHSTOFFE; Bibliothek; Stilleweg 2 - Postf. 510153; D-30655
Hannover; Germania
BURATTI Helmuth; Viale Druso 335/c int.7; 39100 Bolzano
46
PALEOITALIA
BURGI Cosimo; Via Sturzo 14; 75100 Matera; [email protected]
BUSULINI Alessandra; Via San Donà 160B; 30173 Mestre (Ve); [email protected]
CACCAMO Giuseppe; Via S.Assemani 92; 00125 Acilia (Roma); [email protected]
CALZADA S.; Museo Geologico del Seminario; C/Diputacion 231; E-08028 Barcellona 7; Spagna
CANZONERI Vincenzo; Via Floreastano Pepe 6; 90139 Palermo; [email protected]
CAPPELLI Pierfrancesco; Via A. da Sangallo 4; 37138 Verona
CARACAUSI Sandro; Via Verdi 5; 90030 Altofonte (Pa); [email protected]
CARAMIELLO Salvatore; Sovrintendenza Archeologica, Via dei Tintori 1; 66100 Chieti
CARBINI Enrico; Piazza Vittoria 20; 60036 Montecarotto (An)
CARBONI M. Gabriella; Dip. Scienze della Terra, Università La Sapienza; P.le A. Moro 5; 00185 Roma;
[email protected]
CARCANO Maurizio; Via XX Settembre 65; 22026 Maslianico (Co); [email protected]
CARNEVALE Giorgio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S: Maria 53; 56100 Pisa
CARONE Giuseppe; Via Vittorio Veneto 5; 89861 Tropea (Vv); [email protected]
CAROSI Michelangelo; Viale De Gasperi 35; 63039 S. Benedetto Del Tronto (Ap)
CARTA Nicola; Via E. Lussu 21; 09040 Settimo San Pietro (Ca); [email protected]
CASALINI Brunella; Casella postale 12; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Dorotea; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Francesco; Casella Postale 12; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Michele; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi)
CASALINI Simona; c/o Casalini Libri; Via Benedetto da Maiano 3; 50014 Fiesole (Fi)
CASIERI Sara; Via Pietro Ubaldo Angeletti 58b; 00166 Roma; saracasieri@hotmail
CASSARINO Giovanni Silvio; Via Carducci 139; 97100 Ragusa; [email protected]
CAVALLARO Alberto; Via dell’Arcolaio 44/A; 50137 Firenze
CECCA Fabrizio; Lab. de Micropaléontologie,Univ. Pierre et Marie Curie; - ParisVI, Case 104 - 4 Place
Jussieux; F-75525 Paris Cedex 05; Francia; [email protected]
C. Reg. per la Progettazione e il Restauro e le Scienze Naturali ed Applicate ai Beni Culturali; Via Cristoforo
Colombo 52; 90142 Palermo
CERATI Roberta; Via Rosselli 26; 21057 Olgiate Olona (Va); [email protected]
CEREGATO Alessandro; Via Felsina 29; 40139 Bologna; [email protected]
CERESIA Giuseppe; Via Guido Rossa 19; 90125 Palermo; binnenschiffer.libero.it
CESTARI Riccardo; Via Duca degli Abruzzi 14; 00061 Anguillara S. (RM); [email protected]
CHECCONI Alessio; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università 1; 06100 Perugia
CHERCHI Antonietta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
CHIA Barbara; Via G. Parini 4; 09100 Serramanna (Ca)
CHIARI Marco; C.N.R. - Istituto di Geoscienze e Georisorse; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
CHIOCCHINI Maurizio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Gentile III da Varano; 62032 Camerino
CIAMPO Giuliano; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
CILLARI Azzurra; Corso Camillo Finocchiaro Aprile 219; 90138 Palermo; [email protected]
CIMINELLI Francesco; Via dei Saraceni 7; 87012 Castrovillari (Cs)
CIOPPI Elisabetta; Museo di Storia Naturale - Sez. Geol. e Paleont.; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
CIRRONE Gaetano;Via Einaudi 6/A; 24055 Cologno al Serio (Bg)
CITA SIRONI Bianca; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano
COBIANCHI Miriam; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia; [email protected]
COCCIONI Rodolfo; Istituto di Geologia dell’Università; Campus Scientifico, Località Crocicchia; 61029 Urbino
(Pu); [email protected]
COMUNE DI GENOVA; Museo Storia Naturale G. Doria; Via Brigata Liguria 9; 16100 Genova
COMUNE DI NOVARA; Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi; Via G. Ferrari 13, 28100 Novara
CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE; Biblioteca Centrale G. Marconi; Piazzale Aldo Moro 7; 00185 Roma
CONTI Maria Alessandra; Dipartimento di Scienze della Terra, Università; La Sapienza, P.le Aldo Moro 5;
00185 Roma; [email protected]
C ONTI Stefano; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale S. Eufemia 19; 41100 Modena;
[email protected]
COPPA DE CASTRO Maria Grazia; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli;
[email protected]
COPPER Paul; Department of Earth Sciences, Laurentian University; P3E 2C6 Sudbury; Canada
CORRADINI Carlo; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
CORRADINI Domenico; Piazza Martiri Partigiani, 36; 41049 Sassuolo(Mo); [email protected]
CORRIGA Maria Giovanna; Via dei Tulipani 21; 09047 Selargius (Ca); [email protected]
COSANNI Nicola; Via della Repubblica 28B; 64029 Silvi Marina (Te); [email protected]
CROVATO Paolo; c/o Società Reggiana di Malacologia; Casella Postale 436; 80100 Napoli
D’ALESSANDRO Assunta; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via E. Orabona 4; 70125 Bari
PALEOITALIA
47
D’ARPA Carolina; Via Regione Siciliana SE 702; 90129 Palermo
D’ORAZI Porchetti Simone; Via Centuroni 27; 02100 Rieti
DA PRATO Simone; Via Venezia 179; 55048 Torre del Lago (Lu); [email protected]
DALLA VECCHIA Fabio Marco; Via Marche 33; 33100 Colloredo Di Prato (Ud); [email protected]
DAVOLI Giovanni; Via Romana 10; 42020 Borzano Di Albinea (Re)
DE BLASIO Fabio; Lillevannsveien 22D; 0788 Oslo; Norvegia
DE BORTOLI Lorenzo; Dipartimento di Scienze della Terra, Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino;
[email protected]
DE CAPOA Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected]
DE CASTRO Piero; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected]
DE FIORIDO David; Località Santa Croce 579; 34100 Trieste
DE TUONI Francesco; Via Galilei 1; 31027 Spresiano (Tv)
DEL RIO Myriam; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
DELFINO Massimo; Via San Grato 12; 10090 Romano Canavese (To); [email protected]
DEZI Romano; Via Lauro Rossi 8; 62100 Macerata
DHONDT Annie V.; Dept. Paleontology, Koninklijk BelgischInstituut voor Natuurwetenschappen; Vautierstr.
29; B-1000 Brussel; Belgio.
DI BELLA Letizia; Via Campo Catino 27; 00135 Roma
DI CANZIO Emanuele; Contrada Colle della Corte 10; 64020 Montepagano (Te); [email protected]
DI CARLO Massimo; Viale della Serenissima 177; 00177 Roma; [email protected]
DI CENCIO Andrea; Via Pescara 24 ; 66013 Chieti Scalo (Ch)I; [email protected]
DI DONATO Valentino; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
DI GERONIMO Raffaella; Dip. Scienze Geol., Sez. Oceanologia-Paleoecologia; Corso Italia 55; 95129 Catania;
[email protected]
DI GIACOMO Giorgio; Via Giovanni Muriana 36; 97015 Modica (Rg)
DI SILVESTRO; Via Aremogna 12; Pescara; [email protected]
DI STEFANO Agata; Via Cervo 42/A; 95024 Acireale (Ct); [email protected]
DI STEFANO Giuseppe; Via Pomposa 11; 00142 Roma
DIECI Giovanni; Via Moreali 214; 41100 Modena
DIENI Iginio; Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica; Via Giotto 1; 35137 Padova;
[email protected]
DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA E GEOFISICA; Campus Universitario; Via E. Orabona 4; 70125 Bari
DIPARTIMENTO DI GEOLOGIA, PALEONTOLOGIA E GEOFISICA; Via Giotto 1; 35137 Padova
DIPARTIMENTO DEL MUSEO DI PALEOBIOLOGIA E DELL’ORTO BOTANICO; Via Università 4; 41100 Modena
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Università “La Sapienza”; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca R. Malaroda; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Parco Area delle Scienze 157/A; 43100 Parma
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLA TERRA; Biblioteca; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE; Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00146 Roma
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE; Sezione di Oceanologia e Paleoecologia; Corso Italia 57; 95129 Catania
DIPARTIMENTO DI SCIENZE GEOLOGICHE, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 2 Comprensorio S. Giovanni;
34127 Trieste
DIVERSI Stefano; Via Don Luigi Sturzo 21; 60044 Fabriano (An)
DOMENELLA Paolo; Via Regina Margherita 180; 62012 Civitanova Marche (Mc)
DONADEO Giuseppe; Via Medico Longo 4; 73024 Maglie (Le)
DONZELLI Stefano; g.ni Unità d'Italia n.4; 61011 Gabicce Mare (Pu); [email protected]
ENGINEERING LIBRARY; Cornell University; Carpenter Hall; 14853-2201 Ithaca (N.Y.); U.S.A.
ENTE DI GESTIONE DEI PARCHI E DELLE RISERVE NATURALI DEL CANAVESE;Via Massimo D’Azeglio 216;
Castellamonte (To)
ERBA Elisabetta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
ESU Daniela; “Dip. di Scienze della Terra, Università “”La Sapienza”””; Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma;
[email protected]
ETH -BIBLIOTHEK; Erdwissenschaften; Raemistrasse 101; CH-8092 Zürich; Svizzera
FAKULTÄTBIBLIOTHEK FÜR NATURWISSENSCHAFTEN; Hellbrunnerstrasse 34; A-5020 Salzburg; Austria
FAMIANI Federico; Via Monteverde 16; 06029 Valfabbrica (Pg); [email protected]
FANELLI Fabio; Via Cagliari 37; 08045 Lanusei (Nu); [email protected]
FANTI Federico; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Zamboni 67; 40126 Bologna
FANZUTTI Giovanni Paolo; Viale dei Tigli 4; 33038 San Daniele Del Friuli (Ud)
FASSI Paolo; Via Giambellino 131/4; 20147 Milano; [email protected]
FERNANDES Jose Pedro; Centro de Geologia - F.C.U.P.; Rua Campo Alegre 687; P-4169-007 Porto; Portogallo
FERRARI Alessandro; Via Mazzini 12; 41057 Spilamberto (Mo)
FERRARI Alessio; Via Rirsorgimento 11; Caselle Torinese (To); [email protected]
48
PALEOITALIA
FERRARI Roberto; Via Cividale 48/A; 34076 Romans d’isonzo (GO)
FERRETTI Alberto; Via Mariotti 13; 61043 Cagli (Pu)
FERRETTI Annalisa; Dipartimento di Scienze della Terra; largo Sant’Eufemia 19; 41100 Modena;
[email protected]
FIGUS Billy; Via S. Pasquale 137; 34100 Trieste; [email protected]
FONDA Giulia ; Via dei Leo 10; 34141 Trieste; [email protected]
FORLI Maurizio; Via Grocco 16; 50047 Prato; [email protected]
FORSCHUNG STATION FUR Q UARTARPALAONTOLOGIE ; Forschunginstitut und naturmuseum Senckenberg;
Jakobskirchof 4; D-099423 Weimar, Germania
FREDIANI Piero; Via G. Masini 148; 50051 Castelfiorentino (Fi)
F REGNI Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazzale S. Eufemia 19; 41100 Modena;
[email protected]
FREZZA Virgilio; Via Salaria 93; 00016 Monterotondo (Rm)
FRISATTO Walter; Via C. De Maria 5; 10086 RIVAROLO C.Se (TO); [email protected]
GADDINI Stefano; Via Salento 73; 00162 Roma; [email protected]
G AETANI Maurizio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano;
[email protected]
GALLI Roberta; Via Bazzamnese 36; 06049
Spoleto (Pg); [email protected]
GAMBARINO Enrico; Via Bidone 10; 10125 Torino
GARILLI Vittorio; Via Alla Falconara 34; 90136 Palermo.
GARONETTI Paolo; Via Michele Moretti 22; 47900 Rimini.
GATTO Roberto; Dipartimento di Geoscienze; Via Giotto 1; 35137 Padova; [email protected]
GAUDANT Jean; Rue du Docteur Magnan 17; F-75013 Parigi; Francia
GENNARI Alberto; Via Galilei 58; 73020 Cavallino (Ve)
GEOLOGICAL SURVEY OF CANADA; Library; 3303 33rd Street; T2L 2A7 N.W. Calgary (Alberta); Canada
GEOLOGISCH-PALAONTOLOGISCHES INSTITUT; Universitat Munster Bibliothek; Corrensstrasse 24; D-48149
Munster; Germania
GEOLOGY LIBRARY; Yale University; P.O. BOX 208109; CT 06520 New Haven 8109; U.S.A.
G EOSCIENCE A USTRALIA ; Accounts Payable; P.O. Box 383; ACT 2601 Canberra, Australia;
[email protected]
GIACCONE Thalassia; Via Bellini 155; 95017 Piedimonte Etneo(CT); [email protected]
GIANI Amedeo; Via Monviso 6; 21054 Fagnano Olona (Va)
GIANOLLA Daniele; Via E. Carciolli 3; 00156 Roma; [email protected]
GIGLIO Salvatore; Contrada Settefrati; 90015 Cefalu’ (Pa)
GIOVINAZZO Caterina; Via Leonardo da Vinci 41; 00030 Labico (Roma); [email protected]
GIRONE Angela; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via E. Orabona 4; 70125 Bari; [email protected]
GIUDICI Paolo; Via Laurentina 622; 00143 Roma
GIULINI Saverio; c/o Dipartimento di Matematica; Via Dodecaneso 35; 16146 Genova
GIUNTELLI Pietro; Via Torino 60; 10076 Nole C.Se (To); [email protected]
GLIOZZI Elsa; Dip. Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00145 Roma;
[email protected]
GNOLI Maurizio; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4 ; 41100
Modena; [email protected]
GOBBO Carlo; Viale A. Des Genejs 43/2; 16148 Genova
GOZZI Erika; Via S. Bernardo 21; 33010 Reana Del Rojiale (UD)
GRANELLI Stefano; Via Terracini 4; 43015 Noceto (Pr); [email protected]
GRECCHI Glauco; Via Cenisio 74; 20154 Milano
GRECO Antonio; Via Aquileia 5; 90144 Palermo
GROSSI Francesco; Dip. Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00145
Roma; [email protected]
GRUPPO GEO-PALEONTOLOGICO VOGHERESE; Museo di Paleontologia e Scienze Naturali; Via Gramsci 1;
27058 Voghera (Pv)
GRUPPO NATURALISTA BUSTESE; “c/o Centro Socio Culturale “”Il Cortiletto”””; Via Biagio Bellotti, CP 79;
21052 Busto Arsizio (Va)
GRUPPO PALEONTOLOGICO “LA XENOPHORA”; c/o Moroni Giovanni; Via Bezzecca 1; 29017 Fiorenzuola
D’arda (Pc)
GRUPPO SPELEOLOGICO MONFALCONESE, A.D.F.; c/o Museo Paleontologico Cittadino; Via Valentinis 134,
C.P. 43; 34174 Monfalcone (Go)
GUERRI Tiziana; Via Monserrato 192; 09028 Sestu (Ca); [email protected]
GUIDI Alessandra; Via Parini 15; 41026 Pavullo nel Frignano (Mo); [email protected]
GUIDO Adriano; Dipartimento di Scienze della Terra , Università della Calabria; 87036 Rende (Cs)
GUIDOTTI Guido; Via Selvelli 3; 61032 Fano (Pu); [email protected]
PALEOITALIA
49
GUIDOTTI Vittorio; Via Belluno 40; 41100 Modena
HISTON Kathleen; Via Mazzini 4, Ganna; 21039 Valganna (Va); [email protected]
HRVATSKI GEOLOSKI INSTITUT; Knjiznica, Sachsova 2; 10000 Zagreb; Croazia
HUBER Brian T.; Department of Paleobiology, National Museum of Natural History; Smithsonian Institution,
P.o. Box 37012; NHB MRC 121 Washington DC 20013-7012; U.S.A.
INSTITUT FÜR GEOLOGIE-PALÄONTOLOGIE; Universität Graz; A-8018 Graz; Austria
ISTITUTO DI SCIENZE GEOLOGICHE MINERALOGICHE; Corso Angioy 10; 07100 Sassari
JELLINEK Thomas; Forschungsinstitut Senckenberg; Senckenberganlage 25; D-60325 Frankfurt Am Main;
Germania; [email protected]
KAMINSKI Michael A.; Department of Geological Science University College; Gower Street; WC1E6BT London;
Inghilterra; [email protected]
KOTSAKIS Tassos; Dip. di Scienze Geologiche, Università di Roma 3; Largo S. Leonardo Murialdo 1; 00146
Roma; [email protected]
K USTATSCHER Evelyn; Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige; Via Bottai 1; 39100 Bolzano;
[email protected]
LA PERNA Rafael; Dipartimento di Geologia e Geofisica; Via Orabona 4; 70123 Bari; [email protected]
LANDINI Luciano; Via San Donato 52; 43100 Parma; [email protected]
LECCHI Gabriella; c/o SIAP INTERNATIONAL SRL; Via Chiossetto 18; 20122 Milano
LEONE Francesco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
LEONE Mario; Via C. Linneo 6; 63039 S. Benedetto Del Tronto (Ap)
LIBRARIAN AUSTRALIAN GEOLOGICAL SURVEY Organisation; G.P.O. Box 378; ACT 2601 Canberra; Australia
LIBRARIAN (Acquisitions); Institute of Geological and Nuclear Sciences; bOx 30-368; Lower Hutt; Nuova
Zelanda
LIBRARY INSTITUT VOOR AARDWETENSCHAPPEN; Budapestlaan 4; P.O.B. 80.021; 3508 TA Utrecht; Olanda
LIBRARY OF EARTH SCIENCES; University of Vienna; Althanstraße 14; A-1090 Wien; Austria
LIGIOS Silvia; Dipartimento di Scienze Geologiche; Largo S.L. Murialdo; 00146 Roma; [email protected]
LIMIDO Donatella; Via dei Crollalanza 11; 20143 Milano
LINDA HALL LIBRARY; Serial Department 5109 Cherry; 64110 Kansas City, Mo; U.S.A.
LOPEZ Emiliano; Via Campetto dei Macellari 170; 00049 Velletri (RM); [email protected]
LOZAR Francesca; Dipartimento di Scienze della Terra; Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino;
[email protected]
LUGLI Manuela; Via Anacarsi Nardi 35; 41100 Modena; [email protected]
LUPI Claudia; Via Bogatto 2; 13100 Vercelli
LUZI Tiziano; Via degli Iris 1; 63100 Ascoli Piceno; [email protected]
MACCHIONI Francesco; Via Sacco e Vanzetti 25; 06063 Magione (Pg)
MADDALENI Paolo; Via Val di Resia 4; 33100 Udine; [email protected]
MAGENES Paolo; Via Bari 22/A; 20143 Milano; [email protected]
MAINELLI Michele; Via Barcellona 3; 86021 Boiano (Cb)
MALAGOLI Paolo; Via Tosatti 48; 41038 San Felice Sul Panaro (Mo)
MALAGUTI Giuseppe; Viale XX Settembre 7; 41049 Sassuolo (Mo)
MAMMINO Armando; Via Povegliano 8 - Camalò; 31050 Povegliano (Tv); [email protected]
MANAZZONE Rafaello; Dean Funes 1465 I°P.D.6; 1244 Buenos Aires; Argentina
MANCIN Nicoletta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia; [email protected]
MANGANELLI Giuseppe; Dipartimento di Biologia Evolutiva; Via Mattioli 4; 53100 Siena
MANGANO Gabriella; Via Padre Popieluszko 17; 98040 Giammoro (Me); [email protected]
MANNI Riccardo; Box 11, Piazzale Aldo Moro 5; 00185 Roma; [email protected]
MARCHINI Vittorio; Via S. Bellotti 5-24; 16144 Genova
MARCHIONNE Enrico; Vocabolo S. Giovanni 11; 05032 Calvi dell’Umbria (TR); [email protected]
M A R C O L I N I Federica; Dip. di Scienze Geologiche, Università di Roma 3; 00146 Roma;
[email protected]
M A R C U C C I Marta; Dipartimento di Scienze della Terra; Via G. la Pira 4; 50121 Firenze;
[email protected]
MARIANO Massimo; Via Rezzonico 47; 22100 Como;[email protected]
MARINO Maria Concetta; Via Paolo Vasta 50; 95024 Acireale (Ct); [email protected]
MARIOTTI Nino; Via Val di Lanzo 93; 00141 Roma
MARRA Antonella Cinzia; via Pio XI 124/E; 89133 Reggio Calabria; [email protected]
MARRA Maurizio; Via Filippo Turati 132; 93100 Caltanisetta
MARSIGLI Sandro; c/o Museo di Ecologia e Storia Naturale; Piazza Matteotti 28; 41054 Marano Sul Panaro
(Mo)
MARSILI Stefano; Via Abruzzi 8; 55045 Pietrasanta (Lu)
MARTINETTO Edoardo; Via Ciriè 22; 10070 San Carlo Canavese (To); [email protected]
MASINI Federico; Dipartimento di Geologia e Geodesia; via Archirafi 22; 90134 Palermo
50
PALEOITALIA
MASTANDREA Adelaide; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Arcavacata di
Rende (CS); [email protected]
MASUCCI Ilaria; Via B. Caracciolo; 80136 Napoli; [email protected]
MATTEUCCI Ruggero; Dip. di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”; Piazzale Aldo Moro 5; 00185
Roma; [email protected]
MAZZA Daniela; Via San Rocco 5; 74024 Manduria (Ta); [email protected]
MAZZA Paul; Museo di Storia Naturale - Sez. di Geol. e Paleont.; Via G. La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
MAZZEI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Lsterina 8; 53100 Siena
MAZZINI Ilaria; Via Mario Menghini 36; 00179 Roma
M EDICI Maria Chiara; Dipartimento di Scienze Geologiche; Largo S.L. Murialdo; 00146 Roma;
[email protected]
MELELEO Antonio; Via A. Catalani 9 (Pal. Poloni); 73100 Lecce
MELIS Romana; Dip. di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 1; 34127 Trieste;
[email protected]
MENGHI Luciano; Via Scutari 1; 20127 Milano; [email protected]
MENNITI-Ippolito Nico; Via A. Ristori 7; 20129 Milano
MICARELLI Aurora; Via Narco 16; 62032 Camerino (Mc)
MICULAN Pietro; Via Oberdan 7; 29107 Fiorenzuola D’arda (Pc); [email protected]
MOL Dick J.; Gudumholm 41; 2133 HG Hoofddorp; Olanda
MONARI Stefano; Dip. Di Geoscienze, Università di Padova; via Giotto 1; 35135 Padova
MONTAGUTI Bruno; Via Casella Gatta 4; 41058 Vignola (Mo)
MONTAGUTI Michele; Via Risorgimento 432/5B; 40069 Zola Predosa (Bo); [email protected]
MUNICIPIO DI REGGIO EMILIA; Direzione Civici Musei e Gallerie; Via Spallanzani 1; 42100 Reggio Emilia
MURRU Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
MUSEO ARCHEOLOGICO E DI SCIENZE NATURALI; Biblioteca Civica G. Ferrero; Via Paruzza 1; 12051 Alba (Cn)
MUSEO CARSICO GEOLOGICO E PALEONTOLOGICO; c/o Zimolo Ferdinando; Via Bidischini 4; 34072 Gradisca
D’isonzo (Go)
MUSEO CIVICO; Borgo S. Caterina 41; 38068 Rovereto (Tn)
MUSEO CIVICO “CRAVERI “; Palazzo Craveri; 12042 Bra (Cn)
MUSEO CIVICO “GEOLOGIA E ETNOGRAFIA”; Piazza SS. Filippo e Giacomo 1; 38037 Predazzo (Tn)
MUSEO CIVICO DEL FINALE; Chiostri di S. Caterina (Borgo); 17024 Finale Ligure (Sv)
MUSEO CIVICO DI PALEONTOLOGIA E PALETNOLOGIA; Decio de Lorentiis; Via Vittorio Emanuele 113; 73024
Maglie (Le)
MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI; Via Ozanam 4; 25128 Brescia
MUSEO CIVICO DI SCIENZE NATURALI; Via Bottai 1; 39100 Bolzano
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Corso Venezia 55; 20121 Milano
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Via Cortivacci 2; 23017 Morbegno (So)
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Comune di Piacenza; Via Taverna 37; 29100 Piacenza
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Piazza A. Hortis 4; 34100 Trieste
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Lungadige Porta Vittoria 9; Corso Venezia 55; 37100 Verona
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Biblioteca; S. Croce 1730; 30125 Fontego Dei Turchi (Ve)
MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE; Via De’ Pisis 24; 44100 Ferrara
MUSEO CIVICO DI VIGNOLA; Piazza Carducci 3; 41058 Vignola (Mo)
MUSEO DI SCIENZE NATURALI “E. CAFFI”; Biblioteca; Piazza Cittadella 3; 24100 Bergamo
MUSEO DI STORIA NATURALE E ARCHEOLOGIA; Via Piave 51; 31044 Montebelluna (Tv)
MUSEO FRIULANO DI STORIA NATURALE; Via Lionello 1; 33100 Udine
MUSEO GEOALEONTOLOGICO ALTO AVENTINO; Palena (Ch)
MUSEO PALEONTOLOGICO GIULIO MAINI; Via S. Antonio 17; 15076 Ovada (Al)
MUSEO TRIDENTINO DI SCIENZE NATURALI; Via Calepina 14; Casella Postale393; 38100 Trento
NANNARONE Carlo; Via del Palazzone 9; 52044 Cortona (Ar)
NATIONAAL NATUURHISTORISCH MUSEUM; Bibliotheek; Postbus 9517; 2300 RA Leiden; Olanda
NATUR MUSEUM ROTTERDAM; Westzeedijk 345; Postbus 23452; 3001 KL Rotterdam; Olanda
NICOSIA Umberto; Via Poggio Verde 40; 00148 Roma; [email protected]
NIEDERSAECHSISCHE STAATS & UNIVERSITAETS; Bibliothek; Goettinger Sieben 1; D-37070 Goettingen; Germania
NOVARO NOVAK Luciana; Via Illesberg 13; 34136 Trieste
NOVELLI Mauro; Via Agricola 13; 10137 Torino; [email protected]
OHIO STATE UNIVERSITY LIBRARIES; Continuation Division; 1858 Neil Avenue; 43210 1286 Columbus Ohio;
U.S.A.
OLIVIERI Stefano; Via Mar della Cina 166; 00144 Roma; [email protected]
ORSO Jordi Barbara; Via Bertinoro 9/E; 20145 Milano; [email protected]
ORZI Angelo; Via Trento 25; 43036 Fidenza (Pr); [email protected]
PADOVANI Veronica; Piazza Roma 37; 41100 Modena; [email protected]
PALEOITALIA
51
PAGANELLI Arturo; Dipartimento di Biologia - Polo 06 Biologico; Via G. Colombo 3/ Via U. bassi 58B; 35121
Padova; [email protected]
PAGLIANI Franco; Via Marradi 21; 42100 Reggio Emilia
PALÄONTOLOGISCHES INSTITUT UND MUSEUM; Karl Schmid-Strasse 4; CH-8006 Zuerich; Switzerland
PALCI Alessandro; Via Roma 1; 33020;Forni Avoltri (Ud); [email protected]
PALLOTTI Giorgio; Via Erminio Porta 7; 41100 Modena; [email protected]
PALOMBO Maria Rita; Dipartimento di Scienze della Terra,; Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5";
00185 Roma; [email protected]
PAPAZZONI Cesare Andrea; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico; Via Università 4 ;
41100 Modena; [email protected]
PARISI Guido; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università; 06100 Perugia; [email protected]
PATTERI Pietro; Via Vittorangeli 7; 42100 Reggio Emilia
PAVIA Giulio; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Accademia delle Scienze 5; 10123 Torino;
[email protected]
PAVIA Marco; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino; [email protected]
PEDRIALI Luca; Via S. Pertini 29; 44046 San Martino (Fe); [email protected]
PELOSIO Giuseppe; Dipartimento di Scienze della Terra; Parco area delle Scienze 157/A; 43100 Parma
PERRI Edoardo; Via Città di Ponti 5; 87045 Dipignano (Cs);
PERRI Maria Cristina; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
PETRIZZO Maria Rose; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano.
PETRONIO Carmelo; Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”; piazzale A. Moro 5; 00185
Roma; [email protected]
PETRUCCI Fabrizia; Via Nino Bixio 1; 50131 Firenze
PETRUSO Daria; Dipartimento di Geologia e Geodesia; Via Archirafi 22; 90134 Palermo
PETTI Fabio Massimo; Via Angelo Emo 147; 00136 Roma
PEZZONI Nicola; Via Bonfatti 69; 46019 Viadana (Mn)
PICCINI Stefano; C/O GEOFIN srl; Zona Industriale Località PIP; 33040 TORREANO Di Cividale (UD);
[email protected]
PICCIOLI Resta Giuseppe; Via Puccini 24; 73050 S.Maria Al Bagno, Nardò (LE);
PICCOLI Giuliano; Riviera san Benedetto 27; 35139 Padova; [email protected]
PICHEZZI Rita Maria; Via Umberto I° 65; 00020 Marano Equo (Rm).
PIGNATTI Johannes; Dipartimento di Scienze della Terra,; Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5";
00185 Roma; [email protected]
PILLER Werner; Institute of Earth Sciences (geology and Paleontology); University of Graz; A-8010 Graz,
Austria
PILLOLA Gian Luigi; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
PINNA Giovanni; Viale Cassiodoro 1; 20145 Milano; [email protected]
PIRAS Sergio; Via Menotti 4F; 09047 Selargius (Ca); [email protected]
PIRINI Radrizzani Camilla; Via Europa 28; 20097 S.Donato Milanese (Mi)
PITTAU Paola; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Trentino 51; 09127 Cagliari; [email protected]
PIZZAFERRI Claudio; Via Abbeveratoia 13; 43100 Parma
PLEBANI Pierina; Via Einaudi 6A; 24055 Cologno Al Serio (Bg); [email protected]
POSENATO Renato; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Corso Ercole I° d’Este 32; 44100 Ferrara;
[email protected]
POTETTI Maria; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Gentile III da Varano; 62032 Camerino (Mc)
POZZA Ermanno; Via Fago 5/D; 39100 Bolzano
POZZI Enrico; Via S. Eurosia 1; 21040 Menzago Di Sumirago ( Va)
PREMOLI Silva Isabella; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano;
[email protected]
PRINOTH Herwigh; Via Stufan 15; 39046 Ortisei (Bz)
PRIORA Giuseppe; Via E. Pellini 4; 20125 Milano
PUGLIESE Nevio; Dip. di Scienze Geologiche, Ambientali e Marine; Via Edoardo Weiss 1; 34127 Trieste;
[email protected]
RAGAINI Luca; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
RAGAZZI Eugenio; Via Don L. Milani 39 int. 16; 35020 Albignasego (Pd); [email protected]
RAGAZZINI Sauro; Frazione Lisciano 90; 63100 Ascoli Piceno
RAGUSA Michela; Via Etruria 14; 00183 Roma; [email protected]
RAO Anna; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Bucci; 87030 Rende (Cs)
REBECCHI Angelmario; Viale Dante Alighieri 45; 29100 Piacenza; [email protected]
RENZETTI Gianantonio; Residenza del Cantone - Milano 2 ; 20090 Segrate (Mi); [email protected]
RESEARCH LIBRARY; Natural History Museum; 900 Exposition Boulevard; CA 90007 Los Angeles 4057; U.S.A.
52
PALEOITALIA
RETTORI Roberto; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza dell’Università; 06100 Perugia; [email protected]
RICCAMBONI Rodolfo; Via Udine 30; 33054 Lignano Sabbiadoro (Ud)
RIGO Roberto; Via delle Scuole 18; Località Rizzi; 33100 Udine
RINDONE Antonino; Via Conca d’Oro; Res. Le Serre - Sc. C; 98168 Messina; [email protected]
RIPA DI MEANA Maria Gabriella; Via Pineta Sacchetti 175; 00100 Roma
ROGHI Guido; Località Santa Lucia dei Monti 30/A; 37067 Valeggio S/M (Vr); [email protected]
ROMANO Carmen; Dipartimento di Scienze della Terra; Università della Calabria; 87036 Rende (Cs)
ROMEO Maria; Istituto di Scienze della Terra; Corso Italia 55; 95129 Catania
ROMPIANESI Pietro; Via Camaiore 107; 41100 Modena
ROOK Lorenzo; Via degli Alfani 79; 50121 Firenze; [email protected]
ROSATI Francesco; Via B. Buozzi 49; 61043 Cagli (Pu)
ROSSI Maria Adelaide; Via E. Bruno 18/B; 66100 Chieti; [email protected]
ROSSI Pier Francesco; Corso Vittorio Emanuele II, 17; 41100 Modena
ROSSO Antonietta; Dip. di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia; Corso Italia 55; 95129 Catania;
[email protected]
RUGGIERO Livio; Viale dell’Aquilone 159, Giogilorio; 73010 Surbo (Lecce); [email protected]
RUSSO Antonio; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico ; Via Università 4; 41100
Modena; [email protected]
RUSSO Bianca; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo San Marcellino 10; 80138 Napoli; [email protected]
RUSSO Franco; Dipartimento di Scienze della Terra; 87036 Arcavacata di Rende (Cosenza); [email protected]
SACCHI Eva; Via Trevi 163; 05100 Terni
SÄCHSISCHES LANDESAMT FÜR UMWELT, Landwirtschaft und Geologie; Freiberg Bibliothek; Halsbrücker Strasse
31a; D-09599 Freiberg (Germania)
SALA Benedetto; Dipartimento di Geologia e Paleontologia; Corso Ercole I° d’Este 32; 44100 Ferrara;
[email protected]
SALARI Leonardo; Via del Colle Belvedere 18; 00036 Palestrina (Roma)
SANFILIPPO Rossana; Dip. di Scienze Geologiche, Sez. Oceanologia e Paleoecologia; Corso Italia 55; 95129
Catania; [email protected]
SANTI Giuseppe; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Ferrata 1; 27100 Pavia
SANTUCCI Luca; Via dei Cappuccini 6; 02042 Collevecchio (Ri); [email protected]
SARDELLI Simone; C.P.149; 50052 Certaldo (Fi); [email protected]
SARTI Carlo; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
SARTONI Samuele; Via Porrettana 115; 40135 Bologna
SARTOR Guido; Vicolo S. Bartolomeo 8; 31100 Treviso
SASSAROLI Stefano; Via San Michele 33; 60030 Rosora (An)
SCANU Massimo; Via Nuoro 6; 09025 Sanluri (Md); [email protected]
SCHROEDER Rolf; Forschungsinstitut Senckenberg; Senckenberg-Anlage 25; D-60325 Frankfurt Am Main;
Germania.
SCHWANKE Rudolf; Hainholzer Strasse 13; D-30159 Hannover 1; Germania
SCIUTO Francesco; Dipartimento di Scienze Geologiche; Corso Italia 55; 95129 Catania; [email protected]
SCRIVANTI Pier Enrico; c/o Mailboxes, via Aporti 2; 15033 Casale Monferrato (Al); [email protected]
SEGURINI Romualdo; Via Chiesa Vecchia 7; 48020 Savarna (Ra)
SERIALS ACQUISITION UNIT ; Libraries, University of Texas; PCL 1.114; TX 78713-8916 Austin (Texas); U.S.A.
SERIALS ACQUISITIONS; University of Iowa Library; 100 Main Library; 52242 Iowa; U.S.A.
SERVENTI Paolo; Via Firenze 12; 43100 Parma; [email protected]
SERPAGLI Enrico; Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico ; Via Università 4; 41100
Modena; serpagli@unimore,it
SERVICIO BIBLIOGRAFICO; Campus Miguel de Unamuno; Plaza Univ. de Bolonia, S/N (Planta Sotano); E-37037
Salamanca; Spagna
SETTEMBRINI Antonio; Via Carpignano zona PIP; 73020 Cursi (Le); [email protected]
SILVI Franco; Via Giacomo Leopardi 44; 60030 Serra dei Conti (An); [email protected]
SIMONETTO Luca; Via Palestro 35; 33100 Udine; [email protected]
SOLDAN Dario Marcello; Via Melegnano 12, 20070 Vizzolo Predabissi (Mi); [email protected]
SOLDANI Donato; Corso Sonnino 115/B; 70100 Bari
SONCINI Edda; Via Luigi Cozzani 27; 19100 La Spezia.
SORBINI Chiara; Dipartimento di Scienze della Terra; Via S. Maria 53; 56126 Pisa; [email protected]
SORBINI FRIGO Margherita; Via Trainotti 2; 37122 Verona
SPADINI Valeriano; Via Augusto Toti 6; 52046 Lucignano (Ar)
SPALLETTA Claudia; Dip. di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali; Via Zamboni 67; 40126 Bologna;
[email protected]
SPILLER Eleonora; Via Angelo Olivieri 81; 00122 Ostia Lido (Roma)
PALEOITALIA
53
SURDI Giovanni; Via Monfenera 171; 90128 Palermo [email protected]
SUSUMU Tomida; Chukyo Gakuin Univeristy, 1-104; Sendanbayashi; 509-9195 Nakatsugawa City, Gifu Pref.;
Giappone
TABANELLI Cesare; Via Testi 4; 48010 Cotignola (Ra); [email protected]
TADDEI Ruggero Emma; Dipartimento di Scienze della Terra; Largo S. Marcellino 10; 80138 Napoli
TANFI Alberto; Via Roma 71; 19121 La Spezia
TANGOCCI Francesca; Via Michele Amari 7; 50137 Firenze; [email protected]
TARLAO Alceo; Via S. Martino 42; 34142 Trieste; [email protected]
THE LIBRARIAN; Department of Earth Sciences; Downing Street; CB2 3EQ Cambridge; Inghilterra
TINTORI Andrea; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Mangiagalli 34; 20133 Milano; [email protected]
TODESCO Rossana; Via Vivaldi 4; 36027 Rosà (Vi) [email protected]
TOPPI Gloria; Via Paduli 5; 65020 Lettomanoppello (PE); [email protected]
TRATTENERO Iacopo; Via 24 Maggio 40; 28041 Arona (No)
TRENKWALDER Stefania; Piazza Vittorio Veneto 7; 10070 Cafasse (To); [email protected]
TUVERI Caterinella; Via Dalmazia 31; 08100 Nuoro
UCLA SCIENCES & ENGINEERING LIBRARY; Geology Collection; 8251 Boelter Hall, Box 951598; CA 900951598 Los Angeles; U.S.A.
UNIDA Stefania; Via Leoncavallo 2; 09045 Quartu Sant’Elena (Ca); [email protected]
UNIL SCIENCES DE LA TERRE; Bibliotheque Anthropole; BFSH 2; CH-1015 Lausanne; Svizzera
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA; Centro Serv. Bibl. di Biol., Scienze della Terra e del Mare; Palazzo delle
Scienze, Corso Europa 26; 16132 Genova
UNIVERSITÀ DI FERRARA, S.B.A.; Ripartizione biblioteche e archivi musei; Via Machiavelli 35; 44100 Ferrara;
[email protected]
UNIVERSITAT DE GRANADA; Facultad de Ciencias, Biblioteca; C/O EBSCO P.o. BOX 750; 1430 AT Aalsmeer;
Olanda
UNIVERSITAT ERLANGEN; Institut fur Palaontologie; Lowenichstrasse 28; D-91054 Erlangen; Germania
UNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK STUTTGART; Zeitschrifenstelle, Holzgartenstrasse 16; P.O. Box 10 49 41; D-70043
Stuttgart; Germania
UNIVERSITY OF OKLAHOMA LIBRARY; Library Serials-Room LL 211; 001AEH9193, 401 Broocks Street; OK
73019 Norman Oklahoma; U.S.A.
UNIVERSITY OF OTAGO; Science Library; P.O. Box 56; Dunedin; Nuova Zelanda
UNIVERSITY LIBRARY UTRECHT; AARWD Serials Dept.; Cambridgelaan 106; 3584 CE Utrecht (Olanda)
UNTI Mario; via Nicastro Calogero 7 (villaggio Santa Rosalia); 90127 Palermo
VAIANI Stefano; Via Ronzani 35; 40033 Casalecchio di Reno (BO); [email protected]
VALENTINI Mara; Piazza Armenia 16; 00185 Roma.
VALENZUELA RIOS José Ignacio; Departamento de Geologia; Dr Moliner 50; E-46100 Burjassot; Spagna;
[email protected]
VALLERI Gigliola; Dipartimento Scienze della Terra; Via La Pira 4; 50121 Firenze; [email protected]
VAN DER MADE J.; Museo Nacional de Ciencias Naturales; José Gutierrez Abascal 2; E-20006 Madrid; Spagna
VANNUCCI Bocca Grazia; Dipartimento per lo studio del Territorio e; delle sue Risorse, DIP.TE.RIS, Corso
Europa 26; 16132 Genova; [email protected]
VASSIO Elena; Via Montevecchio 11; Torino; [email protected]
VAZZANA Angelo; Via Str. Giuffrè I, 32; 89122 Reggio Calabria; [email protected]
VECCHIO Enrica; Via Leonardo da Vinci 27; 84025 Eboli (Sa); [email protected]
VECOLI Marco; Via Salesiani 19; 55045 Pietrasanta (Lu); [email protected]
VENIER Umberto; Via Borgo Leone 14; 33090 Domanins (Pn); [email protected]
VENTURI Federico; Dipartimento di Scienze della Terra; Piazza Università; 06100 Perugia
VERRUBBI Vladimiro; Via Francesco Selmi 16; 00156 Roma; [email protected]
VESCOGNI Alessandro; Via Nervi 52; 41100 Modena; [email protected]
VILLANI Mauro; Via Lubiana 168; 09013 Carbonia (Ca); [email protected]
V IOLANTI Donata; Dipartimento di Scienze della Terra; Via Valperga Caluso 35; 10125 Torino;
[email protected]
VITALE Viviana; Via Manzoni 211/A; 80100 Napoli; [email protected]
WAGENSOMMER Alexander; Casella Postale 21; 71013 S. Giovanni Rotondo (Fg)
WATKINS David K.; Department of Geosciences, University of Nebraska, 330 Bessey Hall; NE 68588 Lincoln;
U.S.A.
WILD Rupert; Paläont. Abtlg., Staatliches Museum für Naturkunde; Rosenstein 1; D-70191 Stuttgart; Germania
WOOD Adrian M.; Geography Department, Coventry University, Priory Street; CV1 5FB Coventry, West
Midlands; Inghilterra
ZAPPA Luigi; Via Luigi Cozzani 27; 19100 La Spezia.
ZRC SAZU; Knjigarna AZIL; Novi trg 2; 1000 Ljubljana; Slovenia
PALEOITALIA
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Agenda
Convegni e Congressi
International Fossil Algae Association
6th regional symposium
1-5 luglio 2009
Milano
Per informazioni: [email protected]
Università di Bologna
Museo Giovanni Capellini
Diplodocus carnigei
a Bologna 1909-2009
28-29 settembre 2009
Bologna
http://www.museocapellini.org
Subcommission on Neogene Stratigraphy
Earth System Evolution and
the Meditherranean area from
23Ma to present
2-6 settembre 2009
Napoli
http://www.geomare.na.cnr.it/
RCMNS.html
Mostre
L’evoluzione
al Museo Geologico
27 giugno 2009 - 31 marzo 2010
Federazione Italiana di Scienze della Terra
Geoitalia 2009
VII Forum italiano di
Scienze della Terra
9-11 settembre 2009
Rimini
Per informazioni: www.geoitalia.it
Museo Geologico della Carnia
Ampezzo (Ud)
Orari di apertura:
fino al 30 settembre: mar-dom 9-12, 15-18
1 ottobre - 31 marzo: sab-dom 9-12
Per informazioni: www.carniamusei.org
PALEOITALIA
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LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai
singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno
2009, le quote associative sono le seguenti:
Socio Ordinario (paesi europei)
35 €
Socio Ordinario (extra U.E.)
45 €
Socio junior (under 30)
21 €
Istituzioni
100 €
Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana,
che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo
accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese.
Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento semestrale in italiano,
PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.
PALEOITALIA
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.48, n.1, 2009
Direttore Responsabile: Enrico Serpagli
Segretario di Redazione: Carlo Corradini
Indirizzo della Redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico,
Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 059-2056523.
Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna.
Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978
HANNO COLLABORATO
A QUESTO NUMERO
Marco Avanzini, Museo Tridentino di Scienze Naturali, Via Calepina, 14, 38100, Trento;
[email protected]
Andrea Benedetti, Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”, piazzale A. Moro 5, 00195 Roma; [email protected]
Massimo Bernardi, Museo Tridentino di Scienze Naturali, Via Calepina, 14, 38100,
Trento; [email protected]
Guido Chiesura, Via del Seminario, 9, 06049 Spoleto (PG)
Evelyn Kustatscher, Naturmuseum Südtirol, Bindergasse 1, 39100 Bolzano, Italy;
[email protected]
Ruggero Matteucci, Dipartimento di Scienze della Terra, Università “La Sapienza”,
piazzale A. Moro 5, 00195 Roma; [email protected]
Paolo Zambotto, Biblioteca del Museo Tridentino di Scienze Naturali, Via Calepina, 14,
38100, Trento; [email protected]
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PALEOITALIA
INDICE
Numero 20, Carlo Corradini
Il fossile bifronte: memoria della Terra e della vita e comune
costituente delle rocce sedimentarie, Ruggero Matteucci
Charles Darwin in viaggio: lave e fossili, Guido Chiesura
Darwin 1809-2009: la più grande mostra sul naturalista inglese,
Chiara Ceci
Paleontologi in guerra, Marco Avanzini, Paolo Zambotto
Tracce fossili di Arcosauri vicino a Zone (Brescia),
Massimo Bernardi
Italian Ichnology: un volume dedicato allo studio delle tracce,
fossili in Italia. Ruggero Mattecci, Marco Avanzini
La felce con seme Ptilozamites e la sia distribuzione temporale e
paleogeografica, Evelyn Kustatscher
G.IR.M.M. (Gruppo Informale di Ricerche Micropaleontologiche
e Malacologiche): una risorsa online per uscire dall’anonimato,
Andrea Benedetti, Antonino Briguglio, Sara Casieri, Carmine
D’Amico, Massimo Di Carlo, Virgilio Frezza, Daniele Gianolla,
Maria Cristina Succi
Elenco alfabetico dei soci al 31 dicembre 2008
RUBRICHE
Notizie Italiane, Carlo Corradini
Paleolibreria, Annalisa Ferretti, Manuela Lugli
Agenda
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1
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3
9
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44
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NOTE PER GLI AUTORI
Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte.
Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche,
uniformandosi allo stile del Bollettino della Società Paleontologica Italiana.
È gradito un corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); tutte
le immagini devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa
se pubblicate in bianco e nero. Le immagini digitalizzate vanno salvate come
file bmp, tif o jpg, ad almeno 300 dpi. Esse vanno salvate con il nome dell’autore e un numero progressivo (es. TopolinoFig1.jpg)
Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati esclusivamente per posta elettronica all’indirizzo: [email protected]
In caso di file particolarmente pesanti, si prega di contattare la redazione
per concordare la forma di invio.
Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli
autori non saranno forniti estratti degli articoli; dopo la pubblicazione possono richiedere un file PDF del loro lavori.