Colle...ghiamoci
Pubblicazione on-line della scuola
secondaria di primo grado
“Mastai” Istituto Colle La Salle
Numero speciale sul viaggio d’Istruzione
al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e
Molise
Colle…ghiamoci, numero 3, giugno 2013
DIARIO DI VIAGGIO
Di Lorenzo Barbati
Al campo scuola al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, che si è svolto nei giorni 15, 16 e 17 ottobre 2013,
hanno partecipato 45 alunni delle classi 2A e 2B (la mia) e tre docenti: il prof. Innocenzi, la prof.ssa Carucci ed il
Preside, Prof. Rotunno.
Uno degli scopi di questa gita era riflettere sul lavoro di gruppo, sulla cooperazione, per migliorare il rapporto con
gli altri, partendo proprio dalla conoscenza delle organizzazioni sociali degli esseri viventi di quegli ambienti, per
esempio gli insetti. Di questi artropodi abbiamo appreso i diversi ruoli, la loro efficiente struttura sociale, oltre che
quella anatomica.
Durante quei giorni, la guida, che ci ha accompagnati in tutte le giornate, ci ha spiegato anche la biodiversità, cioè
la grande varietà delle specie animali e vegetali, sottolineando che la loro estinzione è causata da alcune azioni
dell’uomo che, modificando l’ambiente, contribuisce alla distruzione dell’equilibrio naturale.
GIORNO 1
Il primo giorno è iniziato con la partenza da Roma alle ore 8:45 per Civitella Alfedena; il viaggio è durato poco
più di tre ore, compresa la sosta all’Autogrill. Durante il tragitto, il Preside ci ha spiegato le origini del Parco
Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e le sue caratteristiche. Dopo il Parco Nazionale del Gran Paradiso, questo
Parco è il secondo più antico d’Italia. Originariamente era frequentato dai Savoia come zona di caccia. In questa
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riserva ci sono molte varietà di animali, alcune delle quali presenti solo lì, come ad esempio i camosci d’Abruzzo e
gli orsi marsicani. Ci sono anche cervi, lupi, volpi ed altre specie.
Arrivati alle 12.00, siamo immediatamente andati in un rifugio all’ingresso del Parco, dove ci stavano aspettando
le guide: Fabio, entomologo, e Pietro, guida professionista, i quali dapprima si sono presentati e poi ci hanno
spiegato dove ci trovavamo. Pietro ci ha detto che stavamo in Val Fondillo dove scorre l’omonimo fiume; si
chiamano così per le tante fonti d’acqua presenti in questa zona. La valle è ricoperta da faggi che producono come
frutto la faggiola, che viene mangiata dagli orsi perché è molto nutriente, anche se leggermente tossica. Alcune
volte su questi alberi si trova il vischio giallo, una pianta parassita che viene solitamente donata per Capodanno.
Osservando la zona della montagna rivolta verso sud, si notava che il colore era differente: infatti lì non ci sono
faggi ma querce e altri alberi diversi.
Dopo aver mangiato, abbiamo proseguito a camminare e a un certo punto ci hanno fatto sedere e ci hanno spiegato
come funziona la piramide alimentare, mostrandoci anche qualche insetto. La piramide alimentare comincia dalle
piante che poi vengono mangiate dagli erbivori, i quali vengono mangiati dai carnivori, i quali vengono a loro volta
mangiati da altri carnivori. Poi ci sono i super predatori che mangiano sia gli erbivori sia i carnivori. Questo ci è
stato spiegato attraverso un gioco. Dopo aver proseguito il cammino, le guide ci hanno illustrato varie cose sugli
artropodi e sugli animali del Parco. Ci siamo fermati a metà strada per fare un altro gioco, che doveva mettere alla
prova il nostro senso di cooperazione e la nostra agilità: dovevamo metterci in ordine alfabetico o di altezza senza
staccarci da una corda.
Ritornati al rifugio siamo andati in hotel dove ci siamo sistemati e abbiamo cenato. Dopo abbiamo fatto
un’escursione notturna nel bosco dove ci hanno fatto stare in silenzio per ascoltare i rumori della notte. Ritornati
in albergo, siamo andati a dormire.
Il secondo giorno, dopo la colazione, è iniziato con la visita al Museo del Bosco Appenninico dove abbiamo
visitato la parte dedicata alle varie leggende di animali straordinari che furono scoperti o che restano ancora mitici.
Dopo un laboratorio sugli insetti, siamo andati nel teatro di Civitella dove abbiamo svolto dei giochi sulla
trofallassi (passaggio del cibo) e sulla ricerca del nutrimento, azioni comuni degli insetti.
In seguito abbiamo effettuato una visita al centro Lupo, uno spazio dove vengono tenuti e protetti quattro lupi.
Inizialmente nel 1973 lì furono ospitati alcuni cervi, poi, per incrementare la popolazione dei lupi, ne furono
ospitati alcuni esemplari. Però le guardie di questo territorio ricevettero l’ordine di ucciderli. Oggi il lupo è una
specie protetta, quindi quanto accaduto in passato non potrebbe ripetersi. Questo animale è presente in molte
leggende o racconti: basti pensare alla lupa di Roma, al lupo di San Francesco, al lupo di Esopo, a lupi-uomini dei
Longobardi. Legate ai lupi sono nate anche molte credenze come quella diffusa fino al 1960, la quale diceva che
chi nasceva il giorno di Natale, a vent’anni sarebbe diventato un lupo mannaro o - se femmina – una strega.
Quindi per evitare questo triste destino al bambino nei tre giorni seguenti il Natale si doveva mettere una croce
rovente sulla pelle.
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Fin dall’inizio il lupo veniva definito come un animale forte e veloce, astuto e cattivo. Infatti fu spesso
considerato come la causa della morte di molte persone - anche se queste morti furono maggiormente causate dai
cani randagi. Nella storia sono stati uccisi più di 200.000 lupi.
Nella classe sociale del lupo vi è solo una coppia chiamata alfa che predomina il branco e che procrea, mentre il
resto del branco si prenderà cura dei figli della coppia alfa.
Esiste anche un’attività di monitoraggio dei lupi chiamata “Wolf Outing” che utilizza anche strumenti elettronici.
Dopo aver pranzato siamo andati a fare una passeggiata vicino al Lago di Barrea. Fermandoci presso un rifugio
vicino al lago le guide ci hanno spiegato le origini e le caratteristiche di questo bacino. Questo lago, anche se fa
parte del Parco, è artificiale in quanto nato grazie a una diga sul fiume Sangro.
Hanno inoltre aggiunto che qui si è
sviluppata la ittiofauna (fauna dei mari,
fiumi e laghi) e che questo territorio col
passare degli anni è diventato molto umido.
In questa zona si possono avvistare i grifoni
che furono introdotti dagli spagnoli vicino ad
Avezzano.
Pian piano che camminavamo ci spiegavano
qualche tipo di pianta o animale, come la
clematis vitalba, la bardana, la pimpinella, la
formica rufa, il tumore della rosa canina, la
galla d’Aleppo. Ci hanno anche spiegato come
si riconosce un’orma di un animale e che
l’escremento dell’orso (che abbiamo incontrato nel nostro cammino come si vede dalla foto sopra s) è l’unico che non
emana sgradevoli odori.
Rientrati in hotel, dopo aver cenato, abbiamo saltato l’escursione notturna a causa della pioggia e abbiamo
guardato in una sala dell’albergo delle slides sulla biodiversità. Qui ci hanno spiegato che l’uomo non conosce
ancora tutte le specie esistenti al mondo e che molte di queste si estinguono ogni giorno. La maggior parte delle
specie conosciute dall’uomo è costituito dagli insetti. Poi ci hanno fatto vedere delle diapositive che spiegavano i
record degli animali, cioè quello che fa il salto più lungo o più alto, l’animale più forte o quello con le corna più
lunghe.
Ci hanno spiegato anche perché per alcune specie animali vi sia una sola coppia predominante che può procreare.
Infatti questa coppia è la più forte, quindi è l’unica che si sa adattare meglio all’ambiente e alle situazioni.
In seguito ci hanno mostrato vari tipi di insetti e l’interno di un alveare di vespe.
Con questo laboratorio si è conclusa la seconda giornata.
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GIORNO 3
Il terzo e ultimo giorno è iniziato con un’escursione sulle montagne circostanti. Dopo aver lasciato le stanze e i
bagagli in albergo, ci siamo infatti recati fuori dal paese per inoltrarci nei boschi vicini. Abbiamo camminato per
molto fino ad arrivare sulla cima di una piccola altura da dove abbiamo visto il paesaggio attorno al Lago di
Barrea.
Poi abbiamo osservato con il binocolo dei cavalli e dei cervi che pascolavano sul versante opposto. Dopo una breve
sosta ci siamo radunati e la guida ci ha spiegato la rete alimentare anche attraverso un gioco di gruppo. Ognuno di
noi rappresentava un essere vivente o un elemento naturale essenziale per la vita (come ad esempio l’acqua). Al
termine del gioco la guida ci ha spiegato che se uno di questi elementi viene danneggiato o addirittura eliminato, la
rete alimentare e la relazione tra le varie specie perdono il loro equilibrio. Abbiamo poi proseguito la marcia
raggiungendo un’altura dove abbiamo pranzato.
Più tardi siamo arrivati ad uno spiazzo dove, dopo aver indossato delle bende, abbiamo cominciato a camminare
aiutandoci con gli altri sensi. Poi ci hanno fatto sedere per ascoltare i rumori provenienti dal bosco facendoci
immaginare di essere un elemento della foresta. Dopo questa esperienza, siamo tornati nei pressi dell’albergo dove,
dopo aver acquistato i souvenir e ripreso le valigie, abbiamo fatto ritorno a Roma. Siamo arrivati a scuola alle h.
20:45 circa.
Le lunghe camminate su percorsi scoscesi e tortuosi hanno rappresentato l’unica difficoltà di questa esperienza.
Personalmente ho appreso molte cose tra cui le classi sociali delle varie specie animali, soprattutto degli insetti e
l’importanza delle piramidi delle reti alimentari. E’ stato interessante scoprire i vari tipi di animali e piante
presenti nel Parco ed il ruolo di ogni singolo elemento naturale, anche di quelli che sembrano apparentemente più
insignificanti.
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Durante le escursioni, oltre ad aver raccolto i materiali che abbiamo realizzato in laboratorio, ho preso alcune
foglie di Equiseto e i resti di un alveare di vespe.
Ovviamente questa esperienza è stata importante anche per la socializzazione tra noi alunni e per aiutarci ad
essere più autonomi da un punto di vista pratico.
EMOZIONI IN QUOTA
Racconti, impressioni e riflessioni sul campo scuola nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (15-17 ottobre
2013) – classe 2B
La cima della montagna era coperta da una fitta nebbiolina che, appena si scendeva di quota, si dissolveva
nell’aria fresca. (Aurora Roio)
Si sentiva quasi il passo, in lontananza, di un cervo che camminava in mezzo alle foglie rosse, gialle e marroni, che
segnavamo il ritorno di un’altra stagione […] Mentre scendevamo per ritornare in albergo, il sole si scuriva di un
arancio intenso, si udivano i nostri passi lunghi e stanchi affondare nelle foglie che crepitavano e gli uccelli, che
cinguettavano per dare un saluto al sole. (Sara Di Rocco)
Mi sono sentita come una radice che penetrava nel terreno […] Sentivo il canto degli uccelli ed ero cullata dal
vento che sibilava; vedevo le foglie che giocavano con i colori e che scendevano per sentire l’umidità del terreno.
Sostenevo la casa di un mio piccolo amico, un insetto, che chiedeva aiuto. Man mano che cresci e diventi grande,
puoi incontrare un amico che, come te, cerca l’umidità. Io mi sono sentita parte della natura e con ciascuno dei miei
amici. (Federica Di Rocco)
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Vedevo i cervi in cima alla montagna e vicino a me tanti piccoli insetti che ci saltavano addosso. Io ho preso un
millepiedi. (Federico Maurizi)
Si riusciva persino a sentire il rumore delle foglie mosse dal vento. L’autunno aveva colorato tutti gli alberi di una
tinta tra l’arancione e il rosso, che dava ai boschi un’aria magica. Io camminavo in mezzo alla vegetazione
lasciando che quel vento fresco mi scompigliasse i capelli ordinatamente legati in una coda laterale. Eravamo solo
io e la natura, il resto non contava più. (Aurora Roio)
Mentre tornavamo in albergo, in una parte del bosco abbiamo intravisto un lupo, grigio chiaro quasi da
confondersi con le pietre. (Ranieri Testa)
All’improvviso è apparso un lupo che correva e in quel momento ho avuto un brivido, ma era come se l’avessi già
visto, come se fosse mio… (Matteo Massaroni)
Di notte siamo andati nel bosco; qui ho visto un lupo e ho sentito un cervo. Abbiamo visto anche i resti di un lupo.
(Mattia Pesciarelli)
Ero molto emozionato, perché l’orso poteva essere lì, vicino a noi! (Federico Basile)
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Una delle esperienze che mi ha colpito maggiormente è stata l’escursione notturna nei boschi. Ci hanno fatto stare
in silenzio per sentire i rumori provocati dal vento, quelli provenienti dal paese vicino, i versi degli animali che
comunicavano tra loro. Tutto ciò mi ha aiutato a “vedere” la vita notturna degli animali, nonostante i miei occhi
fossero chiusi. (Lorenzo Barbati)
Ci siamo seduti e abbiamo sentito la voce del bosco: il lamento dell’allocco, il bramito dei cervi e i cani in
lontananza, ma soprattutto il fruscio provocato dal vento, che accarezzava le foglie dei faggi. (Valerio Danese)
Sdraiata sull’erba fresca, tra alberi di ogni tipo e mille rumori insieme, al buio, ho provato un’amozione unica,
bellissima e indimenticabile. Mi sono rilassata e ho ascoltato i suoni affascinanti e misteriosi della natura: il verso
dei cervi, degli uccelli, del ghiro, che si trovava probabilmente sull’albero accanto a noi. (Damiana Brevetto)
Che emozione quando ho sentito per la prima volta il bramito di un cervo! (Giorgio D’Alessio)
Il percorso del ritorno era un sentiero tutto in salita, quindi molto faticoso. Eravamo davvero stanchi ma felici.
(Federico d’Amicis)
L’ultimo giorno abbiamo vissuto un’esperienza indimenticabile: i professori ci hanno bendato gli occhi e ci hanno
fatto stendere a terra. Ognuno di noi immaginava di essere un elemento del bosco… (Viola Maurilli)
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Abbiamo immaginato di essere elementi del bosco: prima ho pensato di essere un lupo che cacciava un cervo, poi mi
sono trasformato in una rondine che volava libera nel cielo. (Lorenzo Barbati)
Quando ci hanno detto di spegnere le torce, all’inizio avevo un po’ paura di restare al buio, ma poi ho pensato che
non ero da sola, così la paura mi è passata. (Alessandra Suares)
Ho visto un grosso cane, un pastore abruzzese, e ho avuto tanta paura, ma l’ho superata, perché ero in gruppo.
(Viola Maurilli)
Il bosco era pieno di insetti! Prima mi facevano ribrezzo, in quel momento invece li vedevo come un miracolo della
natura: non riuscivo a capacitarmi di quanto fossi cambiata in una sola giornata. (Aurora Roio)
Mi ha sorpreso molto l’intelligenza e la capacità organizzativa degli insetti: nonostante le dimensioni, riescono a
formare una società ben strutturata. (Lorenzo Barbati)
Grazie a questo viaggio ho imparato a riconoscere alcuni ambienti naturali e i loro elementi, ho capito quanto è
importante ogni singolo componente di un gruppo. (Federico Bianchi)
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È stata un’esperienza bellissima, la rifarei altre cento volte, anzi la consiglierei a tutti i miei amici! (Leonardo
Delle Chiaie)
Sono felice di aver fatto quest’esperienza che mi ha aiutato a crescere, a cavarmela da solo. (Luca Demofonte)
È stata un’esperienza nuova che mi ha fatto provare emozioni molto forti. (Costanza Chen)
Appena rientrato a casa, a Roma, ho pensato a due cose: al fatto che ero felice di essere ritornato e alla tristezza
che avevo per essere andato via da un luogo affascinante, dove ho trascorso i giorni più belli della mia vita.
(Vittorio Giannini)
Il campo scuola mi ha permesso di conoscere posti bellissimi e di capire che la natura deve essere rispettata.
(Lorenzo Michetti)
I tre giorni vissuti al campo scuola con i miei compagni di classe sono passati troppo in fretta, mi hanno regalato
tanti bei ricordi, che sempre porterò nel mio cuore. (Benedetta Marchetti)
Questa esperienza è stata resa ancora più intensa e straordinaria, non solo dallo stare insieme con i miei amici, ma
anche dal fatto che a Roma è impossibile sentire i versi degli animali del bosco. (Francesco Cicerchia)
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Nelle attività di gruppo capivamo quanto era importante lavorare insieme. Quanto si può imparare in poche
giornate! (Sara Di Rocco)
È stato tutto molto bello: la flora e la fauna del posto, la natura, ma soprattutto il lavoro di gruppo, lo stare
insieme e conoscerci meglio, capire le nostre emozioni e le diversità che ci caratterizzano. (Lucrezia Trabucchi)
ED EMOZIONI A CASA…
Intanto a Roma, coloro che erano rimasti a casa…
Mi chiedevo che cosa stessero facendo i miei compagni di classe…”Stanno scalando una montagna? Giocano?”…
Anche se a casa mi sono divertita molto, mi sarebbe piaciuto andare in gita con loro; un po’ mi sono mancati.
(Sofia Ferrandino)
Io purtroppo, per problemi di salute, non sono potuto partire, ma spesso chiamavo il mio amico Leo per sapere che
cosa facevano. A casa sono stato bene: mi sono riposato, ho mangiato toast a volontà e mi sono divertito, ma sarei
andato in gita tanto volentieri, perché è proprio nei boschi di un immenso parco naturale che si gusta il vero sapore
della libertà! Quello sì che è vero divertimento! (Filippo Pascucci)
L’ esperienza nel bosco
L’ ultimo giorno del campo scuola è stato il mio preferito perché credo che ci abbia messo a contatto diretto con la
natura. Di mattina ci siamo incamminati per una lunga salita e subito dopo per una faticosissima discesa. La
parte in discesa è stata più faticosa. Dopo aver pranzato siamo andati in un piccolo spazio boschivo dove ci hanno
bendato e ci hanno disposto in fila uno dietro l’altro. All’ inizio avevo un po’ di timore che è sparito dopo qualche
minuto che camminavamo. Fin da piccola ho sempre avuto paura di cadere se avessi chiuso gli occhi. Al contrario
quel giorno i bramiti, i cinguettii, i guati e i fischiettii mi rassicuravano e mi distraevano. Io amo la natura ma
soprattutto apprezzo gli spazi aperti perché mi fanno sentire a mio agio. Mi sembrava di respirare meglio mentre
camminavo.
Sentivo l’ aria pulita che mi accarezzava i capelli; adoro la sensazione determinata dall’ aria sui capelli. Molte
persone ritengono che l’aria sia astratta mentre per me è concreta perché riesco a percepire quando questa mi
racconta le storie del bosco, dei mari e della mia bisnonna. Mentre continuavo a pensare qualcuno mi ha preso per
le mani e mi ha invitato a sedermi. Non avevo la minima idea di quello che stesse accadendo. Dopo un po’ ci hanno
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chiesto di sdraiarci sul terreno. La nostra guida turistica ha iniziato a raccontare degli animali del bosco e in quel
momento ho avuto vari flash back. Mi è sembrato che mi fosse caduto davanti agli occhi un album di foto; in dieci
minuti si è materializzata l’immagine di tutto ciò che è successo nella mia vita. Purtroppo la guida ha chiesto di
aprire gli occhi e lì è terminato il mio sogno. Dopo tale attività siamo andati in un parco ed infine siamo tornati a
casa. Penso che sia stata un’ esperienza che non dimenticherò mai. Passare in rassegna tutti gli attimi della mia
vita mi ha permesso di comprendere che non ritornerei mai indietro per evitare le scelte sbagliate perché altrimenti
non avrei imparato a correggerle.
Lorena Di Cesare II A
Eccomi, sono il cervo!
Il quindici Ottobre dell’anno scolastico in corso siamo partiti per un campo -scuola nel magnifico
e famoso Parco Nazionale d’Abruzzo. Una delle esperienze che più mi ha colpito di più è
consistita in un gioco che ci ha aiutato a sentirci parte della natura. Siamo andati in un luogo
del bosco circoscritto da un basso muretto; qui ci hanno bendato e ci hanno lasciato camminare
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nel prato. Non vedevo niente e quindi ho deciso di affidarmi all’udito, all’olfatto e a volte anche
al tatto. Ho deciso di pensare che fosse notte così da non poter vedere il luogo; dovevo affidarmi
agli altri sensi come molti animali del bosco, dovevo stare attenta ad ogni singolo odore,
movimento e rumore. Dovevo capire come muovermi nel miglior modo possibile. Temevo di andare
ad urtare contro un albero; mi sono fatta coraggio ed ho camminato insieme ai miei compagni.
Non è stato così facile percepire gli odori a causa di quello sovrastante dell’anice contenuto nella
benda che avevamo utilizzato per una precedente attività. Tuttavia sono riuscita a percepire
l’odore di terra bagnata il quale a tratti si mescolava con quello dello sterco e delle foglie che
scricchiolavano sotto i miei piedi. A quest’ultimo rumore si univa il verso dei vari uccelli che
cinguettavano e il soffio del vento che sembrava il suono di un flauto. Il vento mi accarezzava i
capelli e il corpo trasmettendomi una leggera sensazione di fresco. Dopo circa dieci minuti di
camminata alla ricerca di suoni, rumori e odori ci hanno fatto sdraiare per terra; a quel punto
Pietro, una delle nostre guide, ha iniziato a parlare invitandoci ad immaginare di far parte della
natura: un elegante cervo, un potente lupo, un impaurito uccellino, un grande e forte orso, una
furba volpe. Inoltre potevamo scegliere di essere un qualsiasi altro elemento della natura: una
leggera foglia, un forte albero, la morbida terra, l’immenso cielo, una graziosa stella … Io ho
voluto impersonare il cervo, grazioso ed elegante ballerino. Credo di essermi a ddormentata ed aver
sognato. Mi trovavo in un bosco immenso e di di notte sentivo la fragile terra sotto di me, il
fruscio delle foglie mosse dal vento, i vari suoni della natura; ad un certo punto l’ululato di un
lupo ha interrotto il silenzio notturno.
L’animale era sempre più vicino … i suoi passi … il suo respiro. Decisi di correre; non avevo una
meta precisa. L’unica certezza consisteva nella consapevolezza di dover correre più veloce di quel
potente lupo. Non sapevo cosa fare e mi sentivo sola; cercav o un riparo ma sfortunatamente non
c’era neanche una stella che illuminasse quella triste, buia e paurosa notte. Sentivo il lupo sempre
più vicino quando vidi una spaziosa caverna; mi fermai e lentamente mi allontanai e vi trovai
rifugio. Sentivo il rumore di un torrente; non riuscivo a prendere sonno pensando a quella brutta
e paurosa avventura. Se non avessi trovato questa piccola ma utile caverna non so dove sarei
finita. Penso che il lupo abbia perso le tracce ed abbia cambiato meta; sentii ancora quell o
spaventoso ululato anche se si faceva sempre più lontano. A quel punto decisi di provare a
dormire e a non pensare più a quel brutto episodio. Sentii qualcuno che mi chiamava; riaprii gli
occhi e mi ritrovai in un ambiente totalmente diverso.
Impersonando il cervo ho potuto comprendere cosa si provi nel correre rischi perché questo non è
l’animale più potente e feroce nel bosco. Il cervo non si trova alla fine della catena alimentare in
quanto appartiene alla classe degli erbivori; per questo motivo è na turale che io abbia immaginato
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di scappare da un lupo affamato. Alla fine ho compreso il vero scopo del gioco; ho capito quanto
possa essere dura la vita di un animale. In generale si pensa che alcuni animali non corrano alcun
pericolo; al contrario ogni singolo essere vivente, soprattutto quando questi non appartiene alla
specie dominante di un habitat, può avere paura in quanto è sottoposto ai pericoli.
Sfortunatamente questa è la vita quotidiana che accomuna animali, vegetali ed uomini. In
quell’occasione io, essere umano, ho pensato di vestire i panni di un cervo che scappa dal pericolo
del un lupo.
Al di là di tutto il rischio non è l’unico aspetto che caratterizza la vita di un cervo; il cervo si
muove in modo a tal punto grazioso ed elegante da sembra re una ballerina di danza classica.
Flavia Venturini
IL MIO CAMPO SCUOLA NEL PARCO NAZIONALE LAZIO ABRUZZO E MOLISE
Primo giorno
15 Ottobre
Il 15 Ottobre siamo andati al campo scuola. Siamo partiti verso le 8,30 insieme alla 2 B; eravamo 45 alunni. Ci
hanno accompagnato 3 professori: il Professor Rotunno, il Professor Innocenzi e la Professoressa Carucci.
In questo campo scuola la destinazione era il Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise. L'obiettivo di questa
uscita didattica consisteva nel conoscere la natura ed entrare in contatto diretto con essa; avremmo conosciuto la
vita sociale degli insetti e, soprattutto, avremo imparato rispetto della natura in tutte le sue forme.
Il viaggio in pullman è stato piuttosto lungo a causa del traffico tuttavia, una volta usciti da Roma, il traffico è
diminuito.
A pochi chilometri dall'arrivo il Professor Rotunno ci ha parlato della flora e della fauna del parco. In questo
territorio ci sono molti boschi di faggio. Sulle montagne è molto sviluppata la specie del camoscio, un animale in
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grado di scalare con grande agilità i terreni impervi della montagna. Un’altra specie protetta del parco è il lupo che
è un animale piuttosto affascinante anche se non è trattato come si dovrebbe; infatti nella storia il lupo è sempre
stato considerato un assassino pericoloso per gli uomini e per il pascolo.
Le montagne del parco presentano un paesaggio vario ed interessante nel quale si alternano vette tondeggianti
tipiche dell'Appennino e pendii dall'aspetto alpino. La zona centrale del Parco è percorso dal fiume Sangro.
Quando siamo arrivati abbiamo conosciuto le guide Fabio e Pietro e abbiamo pranzato in una zona pic-nic.
Era un luogo molto piacevole dove si trovavano delle panche di legno e dei tavoli: tutto intorno si ergevano le
montagne rocciose. La zona era piena di verde e trasmetteva tranquillità e pace.
Dopo aver pranzato abbiamo fatto una piccola escursione; abbiamo camminato molto nei sentieri che erano di un
terreno morbido perché fangoso. Qui erano presenti numerosi escrementi di animali.
Fortunatamente eravamo attrezzati di scarponcini da trekking e zaini in spalla.
Ad un certo punto ci siamo fermati e abbiamo svolto dei giochi divertenti suggeriti dalla guida che ci ha assegnato
dei ruoli; avremmo dovuto impersonare il cervo, l' acqua, il sole, gli alberi, l' erba, etc.
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In un secondo momento ci ha fatto comporre una piramide umana disponendo alla base coloro che rappresentavano
gli alberi. Pietro e Fabio all'improvviso hanno fatto cadere la base, cioè gli alberi, ed è crollata la piramide.
L'obiettivo di questo gioco consisteva nel comprendere il significato della piramide alimentare; infatti se un
elemento naturale sparisce cade l'intera piramide cioè l'ecosistema.
Quando i miei compagni, che componevano la piramide sono crollati a terra, siamo scoppiati in una fragorosa
risata!
Siamo tornati al pullman e ci siamo diretti verso l’albergo. Dopo la sistemazione nelle stanze ed una bella doccia,
verso le sette siamo andati in sala video per la lezione sulla vita sociale degli insetti.
Il regno dei viventi è composto da piante, animali e funghi. Nel mondo ci sono svariate specie di insetti; si tratta
del 63% dell’intera specie animale. Il primo ae elaborare una classificazione scientifica degli animali fu Linné.
Il trilobite è il fossile più antico della specie degli artropodi. Il limulo è un fossile vivente che abita nei fondali
marini. La caratteristica principale degli artropodi consiste nell’esoscheletro che è soggetto a muta nel corso della
vita.
Dopo la lezione ci aspettava una buona cena.
Durante la cena abbiamo visto la partita di calcio tra Italia e Armenia cantando l'inno e facendo un tifo sfrenato.
Sembrava di stare allo stadio.
Verso le dieci siamo usciti con le torce per un'escursione notturna. E' stata davvero una bella esperienza. Ad un
certo punto ci siamo seduti in cerchio in silenzio; abbiamo spento le torce e abbiamo ascoltato i versi degli animali.
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La guida ha cercato di imitare il richiamo dell'allocco, che è un rapace notturno, e dopo un po’c'è stata risposta; è
stato davvero emozionante! Mentre eravamo nel buio più totale la guida ci ha passato degli oggetti che dovevamo
riconoscere nell’oscurità utilizzando il solo tatto; tra questi c'erano una noce, una piuma e un cranio di lupo.
Infine siamo tornati in albergo.
Secondo giorno
16 Ottobre
Il secondo giorno ci siamo svegliati presto per essere pronti per tempo.
Dopo una ricca colazione a base di latte, succo di arancia e torta siamo andati al museo degli animali misteriosi
dove abbiamo osservato riproduzioni plastiche di animali tra i quali il drago di Komodo, l'anaconda; inoltre
abbiamo potuto conoscere la presunta struttura dello Yeti. Fabio ci ha fatto modellare degli insetti con del
materiale di polistirolo; inoltre abbiamo usato degli stuzzicadenti per riprodurre le zampe. Purtroppo il mio insetto
è stato accidentalmente schiacciato perché l'ho lasciato incustodito. Questa lezione è stata molto interessante.
Dopo la visita siamo andati in un teatro per svolgere delle attività. Dovevamo dividerci in due squadre ognuna
delle quali aveva una regina eletta a sorteggio. Fortunatamente a me è capitato il foglietto su cui era disegnato il
miele che stava a significare che avrei dovuto svolgere il ruolo dell’ape operaia.
Il primo gioco consisteva nel passarsi, attraverso delle mollette tenute in bocca, il cibo per l’ape regina simbolizzato
da un dischetto di ovatta; ho trovato il gioco un po’ difficile ma abbiamo vinto.
Il secondo gioco consisteva nel riconoscere attraverso l'olfatto dei fiori che erano stati distribuiti in diverse zone del
teatro. Per me era impossibile riconoscere tutti quei fiori!
A dire la verità queste attività in teatro non mi sono piaciute molto anche se ho dovuto riconoscere che fossero ben
organizzate.
L’ultima attività consisteva bella costruzione di un puzzle.
Poi siamo andati in una zona pic-nic e abbiamo pranzato.
In uno spiazzo lì vicino la guida Pietro ci ha raccontato la storia del lupo che è stato sempre un animale odiato e
temuto dall'uomo ma amato dai Romani.
La guida ci ha poi portato in una zona un po' nascosta per osservare una famiglia di lupi. Non li avevo mai visti e
li ho trovati molto affascinanti. Avevano il manto grigio chiaro, il muso un po' più scuro ed un’espressione molto
intelligente. A differenza dei cani il loro passo è molto elegante.
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In seguito abbiamo svolto un’escursione presso il lago di Barrea, che è un lago artificiale alimentato dal fiume
Sangro. Le guide ci hanno spiegato le caratteristiche di diverse piante che crescono nei dintorni del lago e abbiamo
visto delle feci di volpe e di orso che, secondo la guida, erano passati lì da non molto tempo. Gli escrementi dell'orso
sono feci che non hanno un cattivo odore perché gli orsi si nutrono di molta frutta e non hanno la parte
dell’intestino che ne determina la fermentazione. Nel Parco sono presenti circa 40 esemplari .
La guida ci ha fatto vedere le impronte di cinghiale e ci ha detto di stare in silenzio per ascoltare il bramito dei
cervi.
Dopo qualche minuto di silenzio sono riuscito a sentirne due; sono rimasto molto sorpreso.
Al ritorno ho faticato molto nel percorrere una salita molto ripida e quando siamo tornati in albergo io e i miei tre
compagni di stanza, Matteo, Marco e Daniele, abbiamo avuto bisogno di una bella doccia calda.
Dopo cena c'è stata la lezione sugli insetti che ho faticato a seguire perché ero assonnato.
Fabio ci ha parlato dei tre principali insetti sociali: le termiti, le api e le formiche. Tutti gli insetti sono formati dal
capo, torace ed addome. Questi piccoli e trascurati esseri viventi hanno un ruolo fondamentale nell'equilibrio
ecologico.
Le termiti sono insetti che si nutrono di legno. Le tane sono costruite con la sabbia e le termiti si concentrano in
Africa.
Le api regine dopo l'accoppiamento eseguono il volo nuziale mentre il maschio muore subito dopo di questo. Invece
le api operaie e quelle soldato non hanno le ali.
Anche le formiche, come le api, eseguono il loro volo nuziale; in seguito le ali cadono e la femmina depone le uova e
forma il formicaio mentre il maschio anche in questo caso muore.
Fabio ci ha mostrato un alveare vuoto di calabrone rosso; si tratta di una specie mortale per l'uomo. Dopo la
lezione siamo tornati in stanza; io e imi ei compagni abbiamo visto la tv ed abbiamo scherzato.
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Colle…ghiamoci, numero 3, giugno 2013
Terzo giorno
17 Ottobre
L'ultimo giorno ci siamo svegliati un po’ più tardi. Abbiamo preparato le valigie e le abbiamo portate alla
reception.
Dopo colazione abbiamo svolto un’escursione che è stata molto faticosa perché il terreno era impervio. Siamo
andati nel punto più alto e abbiamo osservato il panorama; si vedeva il Lago di Barrea e i boschi di faggio.
Ad un certo punto con i nostri binocoli siamo riusciti ad individuare dei cervi in lontananza che correvano. E'
stato magnifico!
Mi piaceva molto osservare i colori contrastanti degli alberi: alcuni erano di un bel verde, altri rosso acceso, altri
ancora gialli. La natura gioca con i colori come fa un pittore!
In seguito Abbiamo svolto un ulteriore gioco che aiutava a spiegare funziona la rete alimentare; ognuno di noi
aveva una foto di un animale o di una pianta che si sarebbe trovato a rappresentare durante l’attività; io ero il
ghiro.
Il ghiro in quanto onnivoro si nutre sia di carne che di vegetali; io ero collegato attraverso uno spago alla carne ed
ai vegetali.
Dopo questo gioco abbiamo percorso una discesa con una pendenza incredibile. Infatti alcuni miei compagni sono
scivolati.
Siamo arrivati così all'ora di pranzo.
Dopo pranzo abbiamo passeggiato nel bosco. Ci siamo fermati e ci siamo tolti l'attrezzatura da trekking.
Pietro e Fabio ci hanno fatto bendare e ci hanno fatto disporre in fila indiana. Abbiamo fatto un breve giro
completamente bendati ed è stata una sensazione strana; nel silenzio udivo soltanto i campanacci dei cavalli e lo
scricchiolio delle foglie e dei rami che si rompevano al mio passaggio. Avevo la sensazione di perdere l'equilibrio.
Poi ho sentito un professore che mi prendeva per il braccio e mi diceva di sedermi senza togliermi la benda.
Ad un certo punto, dopo che i professori ci hanno fatto sedere, Pietro ci ha detto di sdraiarci e di pensare di essere
qualcosa che avesse a che fare con la natura come, ad esempio, il lupo che caccia un cervo e viceversa oppure una
foglia che dall'albero cade sul terreno oppure un'aquila che domina i cieli. Io ho pensato all'aquila perché lo ritengo
un animale molto affascinante.
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Colle…ghiamoci, numero 3, giugno 2013
Ci siamo alzati lentamente e ad occhi ancora chiusi; al termine dell’attività alcuni di noi hanno raccontato le
sensazioni provate.
Rientrando ci siamo fermati in un parco giochi dove io, Pietro ed altri miei compagni abbiamo giocato una partita
a pallone.
Al termine della partita il pullman era pronto per riportarci in albergo per prendere i nostri bagagli.
Siamo così partiti per tornare a casa.
In questa gita mi sono divertito molto; ho appreso molte cose nuove e sono stato a contatto con la natura e gli
animali; queste attività sono le mie preferite. Spero che di poter ripetere un’esperienza simile il prossimo anno.
Federico Cipriani
II A
Cronaca di un viaggio nella Natura
Di Elena Cedrini
Nei giorni 15, 16 e 17 ottobre 2013 sono partita per un campo scuola nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e
Molise. Eravamo 45 alunni e tre docenti tra cui il nostro Preside.
L’obiettivo principale della gita consisteva nel conoscere la flora, la fauna e gli ecosistemi del Parco Nazionale
attraverso lo svolgimento di varie attività. Un altro scopo molto importante di questa gita riguardava la nostra
capacità di adattamento vivendo a stretto contatto con la natura. Un altro obiettivo importante era rappresentato
dalla collaborazione reciproca; infatti abbiamo imparato che l’unione fa la forza e solo insieme si possono superare
le difficoltà.
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Colle…ghiamoci, numero 3, giugno 2013
15 ottobre
Ore 8:00. Eravamo tutti in fila sul piazzale della scuola in attesa del pullman. Siamo partiti alle ore 9:00.
Durante il viaggio ci siamo divertiti molto; abbiamo ascoltato la musica, abbiamo cantato e scherzato. La
penultima tappa è consistita in una breve sosta circa a metà del viaggio. Giunti nelle vicinanze del Parco
Nazionale, il Preside ci ha introdotto brevemente all’area che stavamo per visitare. Il Parco Nazionale d’Abruzzo
è uno dei parchi più antichi d’Italia; in principio questo parco era la riserva di caccia dei Savoia. Il parco è nato
per proteggere soprattutto i camosci, in particolar modo i lupi, l’orso marsicano e i cervi presenti sui monti della
Meta e nella Camosciara, Il camoscio vive nelle zone rupestri del parco; per quanto riguarda il lupo il Preside ci ha
spiegato che non bisogna avene paura di questo animale sebbene esso sia considerato da sempre al pari di un
“assassino”; piuttosto si deve aver paura dei cani randagi che stanno diventando un problema per il parco. Il
numero dei lupi presenti nel parco è difficile da quantificare poiché questo animale straordinario è capace di
percorrere grandi distanze in brevissimo tempo; inoltre è difficile avvistarlo per l’uomo poiché è molto abile a
nascondersi e si sposta in gruppo.
L’orso marsicano è il simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo. Questo mammifero vive nei boschi dove trova
rifugio e cibo; non è un animale particolarmente aggressivo ma lo diventa in caso di minaccia. L’orso marsicano
appartiene alla sottospecie dell’orso bruno; è imponente e risulta uno degli animali carnivori più grandi d’Italia. Il
colore della sua pelliccia è di colore bruno ed ha occhi ed orecchie piccole.
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Colle…ghiamoci, numero 3, giugno 2013
Il cervo viveva nelle zone boschive del parco ma successivamente si è spinto nelle zone ad alta quota per sfuggire
alla caccia. La femmina è molto più piccola del maschio. I cervi vivono in gruppi monosessuali; le femmine portano
con loro i cuccioli non ancora indipendenti. In estate i cervi migrano nelle zone di altitudine maggiore
raggiungendo le praterie di alta quota dove è possibile trovare maggiore cibo.
Al termine di questo interessante discorso sui principali mammiferi del parco siamo finalmente arrivati a
destinazione verso le 12:00. Scesi dal pullman abbiamo preso i nostri zaini con l’attrezzatura necessaria e dopo
circa mezz’ora di cammino ci siamo fermati in un prato dove c’erano delle panche; lì ci siamo seduti per consumare
un veloce pranzo al sacco. Dopo abbiamo incontrato le nostre due guide che ci avrebbero accompagnato per l’intera
la durata del campo scuola.
Finito di pranzare ci siamo incamminati per un sentiero; le guide ci hanno spiegato le origini della valle che
stavamo attraversando; si tratta della Valle Fondillo chiamata così perché ci sono molte fonti. I boschi decine di
anni fa venivano tagliati per ricavare legna da commerciare. Gli alberi principali presenti nella Valle Fondillo sono
i faggi; proseguendo il nostro cammino ci siamo poi fermati sotto uno di essi. Il faggio (Fagus Sylvatica) è un
albero che può raggiungere i 30 m d’altezza. Numerosi animali del bosco, tra
cui il cinghiale e l’orso marsicano, si nutrono del suo frutto ovverosia la
faggiola.
Le guide hanno iniziato a parlarci della catena alimentare e degli ecosistemi
del Parco Nazionale d’Abruzzo. Alla base della piramide alimentare ci sono
gli alberi e tutti gli altri vegetali che vengono mangiati dagli invertebrati;
questi a loro volta vengono mangiati dagli erbivori che vengono mangiati dagli onnivori. Gli onnivori vengono
mangiati dai carnivori che per finire vengono divorati dai superpredatori. Quindi nella piramide tutti gli elementi
sono indispensabili; ad esempio senza i vegetali l’ecosistema non funzionerebbe più perché gli invertebrati non
avrebbero il cibo e morirebbero. La mancanza di un essere vivente determina l’estinzione dell’altro. Le catene
alimentari e gli ecosistemi di questo parco funzionano bene autonomamente e per questo l’uomo non dovrebbe mai
intervenire; purtroppo ciò avviene negli altri parchi.
Dopo la lezione sugli ecosistemi ci siamo rimessi in marcia e abbiamo continuato a camminare nella Valle Fondillo
ammirando dei bellissimi paesaggi; abbiamo visto grotte, ruscelli e un faggeto. Di fronte al faggeto abbiamo
effettuato una sosta e abbiamo lasciato le attrezzature per svolgere un’attività. Le guide hanno disteso sul terreno
una corda lunga più di 10 metri; ci siamo messi in fila uno accanto all’altro sulla corda in ordine sparso. Il compito
assegnatoci consisteva nel disporci prima in ordine d’altezza e poi in ordine alfabetico senza spostare i piedi dalla
corda; ci siamo riusciti in poco tempo. Lo scopo di questa attività era quello di collaborare per un raggiungere un
obiettivo comune.
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Colle…ghiamoci, numero 3, giugno 2013
Ci siamo rimessi in cammino per tornare verso il pullman e raggiungere il paesino di Civitella Alfedena dove si
trovava il nostro hotel. Civitella Alfedena è un paese molto piccolo ma particolare. Abbiamo percorso delle stradine
e poi finalmente siamo arrivati all’alloggio “I 4 Camosci”; si tratta di un hotel piccolo ma accogliente. I professori
ci hanno assegnato le stanze dove abbiamo sistemato le nostre cose; prima di cena siamo scesi in una saletta
dell’hotel per ascoltare una lezione sugli insetti.
Gli insetti sono tra i più antichi colonizzatori della terra; la popolano da oltre 300 milioni di anni. Il loro corpo è
generalmente suddiviso in tre parti denominate capo, torace e addome, dalle quali si sviluppano le antenne, le
zampe e le ali. L'intero corpo è racchiuso in un esoscheletro formato da sostanze che rendono l’insetto robusto. Le
parti esterne del capo hanno una funzione principale: percepire stimoli sensoriali. Queste strutture comprendono in
genere un paio di antenne, due occhi composti, gli ommatidi, e l’apparato boccale. Il torace comprende due paia di
zampe e un paio d’ali. L’addome comprende gli organi riproduttivi e il pungiglione.
Dopo cena abbiamo effettuato un’escursione notturna. Ci siamo recati di fronte ad un bosco; le guide ci hanno
istruito sul comportamento da assumere durante l’escursione; in silenzio abbiamo acceso le torce e siamo partiti per
l’escursione facendo attenzione a dove mettevamo i piedi. Ad un certo punto ci siamo fermati e ci siamo seduti per
terra. Faceva molto freddo; il silenzio veniva interrotto dai versi degli animali; il bosco era vivo. Si sentivano gli
allocchi: il loro verso sembrava un fischio cupo e profondo. C’erano dei cani in lontananza che con il passare del
tempo sembravano sempre più vicini. Ad un certo punto tutti abbiamo spento le luci. Si respirava un’aria di paura
e tensione; il vento tirava forte e scuoteva le cime degli alberi facendo cadere sopra di noi le foglie secche. La guida
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ha tirato fuori dallo zaino uno strumento che sembrava un fischietto e ha iniziato a soffiarci dentro. Si trattava
del richiamo per i cervi; così dopo qualche secondo abbiamo sentito i cervi in lontananza dall’altura di una
montagna. Il loro bramito spezzava il silenzio cupo e profondo della notte. Poi ci siamo sdraiati ad osservare il
cielo e le stelle; si poteva sentire il vento che fischiava tra le nostre teste. Dopo questo esperimento ci siamo diretti
verso il nostro hotel. E’ stata un’esperienza unica e non credo che la dimenticherò mai.
Dopo essere rientrati nelle nostre stanze verso la mezzanotte è passato il preside ad applicare lo scotch sulle fessure
della porta in modo tale che potesse accorgersi di una nostra eventuale “uscita notturna”.
16 ottobre
La sveglia è suonata alle 7:30. Ancora assonnate ci siamo preparate per la colazione che si è rivelata ricca di cose
squisite: torte, crostate, ciambelloni, succhi di frutta e latte.
Purtroppo quella mattina pioveva e quindi abbiamo deciso di andare al museo zoologico di Civitella Alfedena. Non
era un edificio molto grande; all’entrata c’era un’enorme ricostruzione del BIG-FOOT. Siamo andati nella parte
centrale del museo per svolgere un attività; lì ci hanno distribuito tre palline di polistirolo, una piccola, una media
e una grande. Basandoci sulla lezione della sera precedente avremmo dovuto costruire un insetto per poi terminarlo
decorandolo a nostro piacimento una volta tornati a casa. In tal maniera abbiamo applicato le conoscenze
acquisite sugli insetti. Dopo questo laboratorio ci siamo diretti in un teatro che si trovava nel museo del paese per
svolgere ulteriori attività. Innanzitutto ci hanno distribuito una molletta ciascuno, ci hanno diviso in due squadre
e disposto in fila lungo le pareti della sala. Scelti due capitani, che avrebbero dovuto rappresentare le api regine:
noi api operaie abbiamo iniziato il gioco che consisteva nel passarci un dischetto di cotone idrofilo, il cibo per la
regina, con l’aiuto delle mollette che tenevamo in bocca. La mia squadra ha vinto e le guide ci hanno dato dei pezzi
di un puzzle che dovevamo completare alla fine dei giochi. L’obiettivo di questa attività consisteva nel simulare il
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Colle…ghiamoci, numero 3, giugno 2013
comportamento delle api operaie che collaborano tra loro per portare il cibo all’ape regina; ancora una volta
abbiamo potuto provare che l’unione fa la forza anche nel caso degli insetti! Successivamente sono state scelte
cinque persone per squadra; i ragazzi bendati dovevano trovare dei fiori sparsi per la sala attraverso le nostre
indicazioni e il loro olfatto. Per la seconda volta la mia squadra ha vinto e quindi ha ricevuto gli altri pezzi del
puzzle! Abbiamo iniziato a completarlo ma ci siamo accorti che mancavano alcuni pezzi; abbiamo compreso
immediatamente che quelli mancanti erano in possesso dell’altra squadra così ci siamo messi d’accordo e abbiamo
unito i pezzi per completarlo.
L’UNIONE FA LA FORZA!
Usciti dal museo non pioveva più; ci siamo diretti verso un prato con delle panchine per consumare il pranzo al
sacco. Si poteva ammirare una bellissima vista e si poteva vedere Civitella Alfedena. Finito di pranzare ci siamo
accorti che eravamo vicini alla riserva del lupo così, percorrendo una piccola strada in discesa, siamo arrivati di
fronte ad un bosco delimitato da un muro in pietra. Dopo circa dieci minuti inaspettatamente sono arrivati i lupi.
Erano due esemplari: maschio e femmina. Il loro pelo variava dal grigio al marrone mentre sulle guance dal grigio
al bianco. Siamo stati molto fortunati perché di solito, soprattutto di giorno, è molto raro avvistarli.
Usciti dalla riserva dei lupi ci siamo diretti in un bosco. Abbiamo attraversato diversi sentieri; si trattava di molta
strada da percorrere anche se per fortuna era tutta in discesa. Siamo arrivati in una distesa piana di erba. Di
fronte a noi c’era il lago di Barrea che al momento era in secca. Si tratta di un lago artificiale formato nel 1951
dallo sbarramento del lago di Sangro; è vicino al paese di Civitella Alfedena e Villetta Barrea. Dopo la vista
frontale del lago abbiamo preso un sentiero percorrendo il quale abbiamo visto molti tipi di vegetazione; mi ha
particolarmente colpito la rosa canina. La rosa canina è un arbusto che può raggiungere i 2-3 metri di altezza. I
rami sono ricoperti di aculei e in primavera producono dei fiori di colore rosaceo. I suoi frutti, che maturano verso
la fine dell’estate, sono di forma ovale e di colore rosso vivo; hanno la forma simile a quella di piccoli pomodori.
Proseguendo il nostro percorso abbiamo visto delle impronte e dello sterco; le guide ci hanno riferito che stavamo
osservando sterco di un orso che probabilmente era passato per il medesimo sentiero qualche giorno prima!
Abbiamo proseguito lungo il lago ammirando scenari bellissimi. Stava calando la nebbia e si stava facendo notte.
Ci siamo incamminati per rientrare. Nel bosco la luce filtrava poco ed era sempre più buio; la strada del ritorno
sarebbe stata tutta in salita. Il percorso del ritorno è durato circa un’ora. Usciti dal bosco ci siamo addentrati nelle
strade del paese per raggiungere l’hotel. Ognuno è salito nelle rispettive stanze per lavarsi e prepararsi per la cena.
Quella sera era il compleanno della nostra compagna Mirea così dopo cena abbiamo mangiato la torta ed abbiamo
aperto i regali. Quella sera avremmo dovuto effettuare un’altra escursione ma, visto che io ed alcuni miei compagni
non eravamo in forma, non siamo più usciti e abbiamo terminato la lezione del giorno precedente sugli insetti del
Parco.
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17 ottobre:
Mi sono svegliata presto per fare le valigie; dopo aver fatto colazione e preso il pranzo al sacco preparato
dall’hotel siamo usciti. Era una bellissima giornata; c’era il sole ma tirava anche un po’ di vento. Dopo l’arrivo dei
professori ci siamo incamminati tutti insieme per fare l’ultima escursione prevista. Siamo saliti per un sentiero
lungo e stretto a tratti difficile da percorrere. Arrivati quasi in cima alla montagna ci siamo fermati vicino ad una
grande roccia ad osservare il paesaggio. Tirava molto vento e faceva anche un po’ freddo. Si potevano ammirare tre
tipi di paesaggi: il boschivo, il rupestre e l’acquatico. Di fronte a noi si poteva osservare molto bene il lago di
Barrea il quale, visto dall’alto, sembrava un grande specchio che rifletteva la vegetazione circostante; alla nostra
destra si estendeva un grande e folto bosco interrotto ad un tratto da una piccola collina sulla quale è stato
possibile scorgere degli animali che ci sembravano cervi; abbiamo preso il binocolo e ne abbiamo avuto la conferma.
Alla nostra sinistra si poteva vedere una grande massa rocciosa ed alta a tal punto che dava l’impressione che
stesse per cadere. Dopo ci siamo spostati più avanti e ci siamo seduti su un prato pianeggiante. Le nostre guide ci
hanno distribuito dei cartoncini; su ciascuno erano stampate delle immagini che rappresentavano un elemento
abiotico o biotico: un animale, una pianta, l’acqua, il sole etc. Dopo di ciò ognuno di noi ha legato al collo il
proprio cartoncino con uno spago in modo da rappresentare un elemento della natura. Una delle guide ha preso un
grande gomitolo di spago e l’ha fatto passare dall’alunno-sole all’alunno-acqua e così via fino ad arrivare
all’elemento meno importante. Alla fine siamo arrivati a formare una rete che stava a rappresentare un vero e
proprio ecosistema. A turno abbiamo lasciato la presa dal gomitolo; il primo elemento è stato l’acqua, poi il sole e
così via; alla fine l’ecosistema è crollato poiché non funzionava. Questo sta a dimostrare che senza l’elemento più
importante, cioè l’acqua, non si potrebbe sopravvivere. L’acqua è un elemento limitato e se non iniziamo a ridurre
gli sprechi un giorno potrebbe questa terminare; l’uomo deve impegnarsi ad attuare uno sviluppo ecosostenibile.
Finita questa attività abbiamo ripreso il cammino fino ad arrivare su una piccola cima dove ci è stata data circa
un’ora per poter mangiare e riposarci. Ci siamo divertiti molto; abbiamo giocato al gioco della bottiglia, abbiamo
cantato e scherzato davanti ad un panorama raro per la sua bellezza.
Dopo questa pausa abbiamo ripreso il cammino attraversando ruscelli ed ammirando paesaggi mozzafiato e
vivendo dei momenti unici. Siamo arrivati in un bosco dove abbiamo posato i nostri zaini per svolgere l’ultima
attività. Le guide e i professori ci hanno bendato ed ordinato in fila indiana; abbiamo camminato per un po’ e ci è
sembrato di aver percorso molta strada. Infine ci hanno fatto sedere a terra e ci hanno invitato ad immaginare di
far parte del bosco; dovevamo pensare di essere per esempio un lupo o una goccia d’acqua. Dopo ci hanno tolto le
bende ed abbiamo aperto gli occhi lentamente; ci siamo accorti che eravamo precisamente nelle stesso punto dal
quale eravamo partiti. Sembrava di aver percorso almeno un centinaio di metri e che fossero passati pochi minuti
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invece era passata una buona mezz’ora. E’ stata un’esperienza magica. Dopo questa attività abbiamo camminato
molto; siamo arrivati in un parco dove ci siamo riposati per un po’ e da dove abiiamo ripreso il nostro pullman che
ci ha riportato a Civitella. Lì abbiamo comprato dei souvenir. Dopo di che siamo saliti sul pullman e…CIAO
CIVITELLA ALFEDENA, CIAO ABRUZZO!
Questa gita è stata sicuramente la più bella che io abbia mai fatto. Ho imparato molte cose: il rispetto per
l’ambiente e per tutto ciò che ci circonda. Non dobbiamo mai arrenderci davanti ad un obiettivo da raggiungere,
soprattutto se si tratta di un obiettivo comune. Insieme tutto si può affrontare, anche le difficoltà; ad esempio
mentre facevamo le escursioni in montagna molte volte ci siamo dovuti aiutare per salire sulle rocce. Se fossimo
stati soli non lo avremmo potuto fare!
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