TANGO ARGENTINO: COMUNICACION O LUCHA? Roberto Zintl Il Tango nasce tra il 1880 e il 1900 in un preciso contesto geografico, ovvero lo spazio compreso fra le due città che fiancheggiano l’estuario del Rio de la Plata: Buenos Aires (capitale dell’Argentina) e Montevideo (capitale dell’Uruguay). E’ il frutto di una ibridazione tra diverse popolazioni; nella sua creazione sono implicati almeno tre continenti: l’America, dove questo ballo è nato e si è sviluppato; l’Europa, con i suoi emigranti che stabilitisi nella realtà platense hanno contribuito fortemente alla sua creazione; l’Africa, che a livello ritmico ha influenzato molto la sua nascita. È per queste ragioni che è definibile come un prodotto di cultura meticcia, nato da una particolare fusione di generi provenienti da paesi diversi, dall’incontro di persone emigrate dal loro paese, sempre povere, spesso infelici e per questo nostalgiche. Nella sua musica, nelle sue parole e nei suoi movimenti riflette questo disagio. Il tango è un’emozione dalle tante facce che ha stimolato libri, cinema e teatro, che ha costruito un contenitore di metafore e racconti; nata da un crogiolo di razze, somiglia molto al jazz, che è filosofia del tempo (sempre perduto) e della solitudine (sempre ineluttabile). E’ un linguaggio, è un fenomeno vivo di cultura, che oltrepassa i confini della sua terra. La miscela esplosiva del Tango vive di elementi, anche molto distanti tra loro, a questo proposito vorrei citare lo scrittore Ernesto Sabato che scrive: “La crescita violenta e tumultuosa di Buenos Aires, l’arrivo di milioni di esseri umani pieni di speranze e la loro quasi invariabile frustrazione, la nostalgia della patria lontana, il risentimento dei nativi contro l'invasione degli immigrati, la sensazione di insicurezza e di fragilità in un mondo che si trasforma vertiginosamente, l’impossibilità di dare un senso sicuro all’esistenza, la mancanza di gerarchie assolute, tutto ciò si manifesta nella metafisica tanghistica”. Dà un senso dell’incerta evoluzione dell’oggi. Ballo ibrido di gente ibrida, il Tango si nutre di attriti e vittimismi. Le sue canzoni celebrano l’ombra del non detto, la malinconia di cose perse e lontane, le sfumature dell’indecisione come scelta. Non a caso il suo sigillo musicale è il bandoneon, strumento dal suono denso e dal fraseggio frammentario, il cui pianto lancinante influenza molto il modo di cantare. Il Tango si alimenta di tristezza. Ogni felicità, ci insegnano i suoi poeti, è per definizione effimera, illusoria, beffarda. Il ballo ci offre la possibilità di comunicare con gli altri in maniera immediata e potente, senza mediazioni, quindi di essere realmente quello che siamo, perchè è postura – movimento – respirazione – nella musica . Una perfetta associazione di corpo e mente. Chiunque può ritrovare nel Tango dei suoni, dei movimenti, dei ricordi, delle emozioni, qualcosa che gli appartiene. La sua musica può essere malinconica, allegra, passionale, suadente, contrastata ma sempre coinvolgente e profonda. I passi di tango riprendono le movenze di tutte le culture che hanno dato vita a questo linguaggio. Alternativamente, uomo e donna invadono lo spazio del proprio partner, gli fermano o spostano il piede, infilano repentinamente una gamba tra le gambe dell'altro, creano degli incastri che miracolosamente si sciolgono nel giro di una battuta, dei cambi di tensione fra morbide carezze e prepotenti intrusioni in un continuo attirarsi e respingersi pur senza sciogliersi dall'abbraccio. Un Tango è una splendida metafora della vita reale di una relazione, ora serena, ora burrascosa, talvolta altalenante. Attraverso l'uso e la conoscenza del passo di tango, l’ascolto e l’interpretazione della musica, si impara a comunicare le proprie emozioni ballando e si riesce ad esprimere meglio se stessi.