894 Riforma del Servizio sanitario toscano N. 209 - 2016 Il Dipartimento delle professioni tecnico-sanitarie della riabilitazione e della prevenzione Giuseppe Nottoli1, Simone Baldi2, Alessandra Giani3, Rita Papi4 Direttore Dipartimento delle professioni tecnico-sanitarie e della riabilitazione e della prevenzione USL Toscana Centro; 2 Direttore SOS Riabilitazione funzionale ex USL Firenze e Referente aziendale per la riabilitazione funzionale USL Toscana Centro; 3 Direttore SOS Area tecnico sanitaria Azienda ospedaliero universitaria di Siena; 4 Direttore UOP Diagnostica per immagini, Valdarno Azienda USL Toscana Sud Est 1 Abstract Il Dipartimento delle professioni tecnico-sanitarie e della riabilitazione e della prevenzione rappresenta uno degli elementi di innovazione gestionale più significativi previsti dalla Legge di riforma. Come struttura della direzione aziendale assume un ruolo determinante nella gestione delle molteplicità delle competenze professionali espresse cui è chiesto di relazionarsi con una altrettanto differenziata articolazione organizzativa la quale, accanto alle funzioni dirigenziali di livello aziendale, richiede la previsione di responsabilità diffuse nei nodi della rete. La partecipazione ai processi di budget diventa il momento in cui si definiscono gli obiettivi gestionali sia sul piano dello sviluppo delle competenze che della scelta allocativa delle risorse. La standardizzazione delle procedure e dei processi assicura omogeneità nell’erogazione delle prestazioni anche in presenza di modelli organizzativi fra loro differenziati soprattutto nella prima fase di attuazione della riforma. Fra le novità contenute nella legge regionale 84/2015 va sicuramente richiamata la previsione del Dipartimento delle professioni tecnico-sanitarie e della riabilitazione e della prevenzione, non tanto perché si preveda per la prima volta una struttura dipartimentale relativa a questo ambito (nella pianificazione regionale era già prevista una struttura organizzativa), ma in quanto ne vengono definiti, contestualmente ed analogamente al Dipartimento delle professioni infermieristiche ed ostetriche, e al Dipartimento dei servizi sociali, le funzioni e le titolarità da esercitare nella nuova organizzazione aziendale. Più che una sfida, fra le tante che la LR 84/2015 ha aperto, questa previsione è un vero e proprio investimento che riguarda nello specifico circa un quinto dei professionisti presenti nelle Aziende ed il modo in cui essi saranno coinvolti nei processi di cambiamento del Servizio sanitario regionale e nella produzione dei servizi. Il riconoscimento della titolarità gestionale apre, per la sua novità, tutti gli spazi necessari per sostenere una forte innovazione organizzativa senza la quale lo stesso SSR rischia di collassare. È assolutamente necessario per questo, acquisire il concetto che la titolarità gestionale non si coniuga con gerarchia professionale e che, in un sistema a matrice di moderne relazioni professionali, gli obiettivi gestionali non sono esclusivamente correlabili con le strutture che erogano le prestazioni previste dai LEA. Ciò consente di identificare preliminarmente due punti fra di loro collegati, su cui l’apporto del Dipartimento delle professioni tecnico-sanitarie e della riabilitazione e della prevenzione può risultare decisivo ed innovativo: lo sviluppo della qualità professionale e l’uso efficiente delle risorse su cui svilupperemo il contributo. È utile tener presente gli aspetti di complessità che caratterizzano il Dipartimento e ne motivano la previsione in relazione alle diverse professioni sanitarie che vi afferi- N. 209 - 2016 scono e alla numerosità e differenze delle strutture dipartimentali con cui interloquisce. La composizione professionale: 20 profili professionali delle classi di laurea 2a (riabilitazione), 3a (tecnico sanitaria assistenziale e diagnostica) e 4a (prevenzione) con contenuti professionali molto differenziati ma comunque accomunati dagli stessi livelli di responsabilità, definiti dagli ordinamenti e dai profili, nei confronti degli utenti e dell’organizzazione in cui sono inseriti. Un contesto che richiede di conseguenza una specifica capacità di lettura dei bisogni professionali e di elaborazione delle procedure e protocolli tecnico-professionali che non può trovare risposta all’interno di un modello influenzato dalla prevalenza numerica o da una elaborazione teorica avanzata, come sarebbe stato nel caso di un Dipartimento unitario delle professioni sanitarie, così come è stato previsto invece per le Aziende ospedaliere. È proprio la necessità di modelli non autoreferenziali, che potrebbero svilupparsi in risposta ad una omogeneizzazione dei modelli organizzativi, a richiedere una struttura dipartimentale che assicuri il governo in termini di gestione organizzativa e professionale delle strutture professionali complesse e semplici previste per ciascuna area professionale afferente, coerente con l’articolazione capillare dei servizi al cittadino e con gli orientamenti della direzione aziendale. Gli interlocutori e le dimensioni delle Aziende: la LR. n.84/2015 presenta tre elementi di cambiamento che condizionano le scelte organizzative: le dimensioni delle Aziende, le caratterizzazioni delle due macro reti ospedaliera e territoriale e le diverse tipologie di funzioni dipartimentali. Tutto ciò richiede un governo centrale di indirizzo omogeneo ed una sua proiezione operativa nelle diverse articolazioni individuate per i livelli di assistenza. Alla molteplicità delle competenze professionali espresse dall’area dipartimentale tecnico sanitaria e della riabilitazione e della prevenzione è chiesto di relazionarsi con una altrettanto differenziata articolazione organizzativa in un sistema a matrice che richiede la previsione di responsabilità diffuse nei nodi della rete. È necessario prevedere quindi una strutturazione organizzativa del Dipartimento dove le strutture di area professionale sopra richiamate si organizzano, con responsabilità dirigenziali, in strutture complesse e semplici coerenti alle macro reti ospedaliera e territoriale e, con la presenza di posizioni organizzative titolari di funzioni gestionali o professionali, nelle articolazioni operative individuate per l’erogazione delle prestazioni e servizi, comprese le funzioni della direzione zonale. Riforma del Servizio sanitario toscano 895 Sulla base di queste premesse la titolarità gestionale del Dipartimento si esplica nell’ambito professionale in termini di qualità delle competenze tecniche e di condivisione dei processi assistenziali e, nell’ambito dell’utilizzo delle risorse, in termini di efficienza ed efficacia esercitando le seguenti funzioni: • assicurare gli strumenti e criteri omogenei nella programmazione e gestione strategica delle risorse professionali, l’innovazione e la promozione dei modelli operativi finalizzati all’erogazione di prestazioni diagnostiche, riabilitative e a carattere preventivo centrate sulla persona e sulla collettività ed orientate all’appropriatezza e all’efficienza gestionale delle risorse; • definire il fabbisogno di risorse necessarie alla funzionalità dei servizi diagnostici, di riabilitazione e della prevenzione attraverso l’analisi dei bisogni relativi alle attività programmate, proponendo alla direzione aziendale i relativi piani annuali per le appropriate dotazioni organiche; • gestire le risorse attraverso i meccanismi operativi di programmazione, selezione, allocazione e valutazione del personale delle aree tecnico-diagnostiche, della riabilitazione e della prevenzione, avvalendosi delle relative strutture professionali afferenti; • definire gli obiettivi professionali delle strutture afferenti ed i criteri della relativa valutazione; • pianificare, di concerto con le strutture interessate, le strategie ed i contenuti formativi per le risorse umane assegnate in relazione agli obiettivi di attività e a supporto dell’innovazione gestionale ed operativa e dello sviluppo delle competenze professionali; • promuovere e sostenere lo sviluppo dell’integrazione professionale ed operativa nei processi assistenziali e di supporto in cui sono coinvolte le strutture afferenti; • elaborare modelli operativi innovativi in relazione allo sviluppo delle competenze professionali, alla disponibilità tecnologica, al cambiamento epidemiologico e del contesto normativo e sociale in cui i servizi sono operanti; • concorrere alla definizione dei criteri di valorizzazione degli incarichi e dei principi portanti del sistema premiante per i professionisti delle strutture afferenti. Il Dipartimento così strutturato, quale parte integrante della direzione aziendale, partecipa ai processi aziendali di budgeting mantenendo un costante confronto operativo sia con i Dipartimenti ospedalieri che con quelli territoriali. Proprio nella fase di definizione del budget si definisce l’equilibrio possibile fra le disponibilità delle risorse 896 Riforma del Servizio sanitario toscano professionali, intese sia in termini di competenze che di volume di risorse, e gli obiettivi quantitativi e qualitativi per i quali le stesse risorse e competenze sono rese disponibili alle strutture titolari dei livelli di assistenza. Deve risultare ovvio che gli obiettivi definiti sono reciprocamente vincolanti proprio perché dalla loro definizione nascono gli impegni gestionali del Dipartimento delle professioni tecnico-sanitarie e della riabilitazione e della prevenzione sia sul piano dello sviluppo delle competenze che della scelta allocativa delle risorse. La variabilità delle soluzioni organizzative prevedibili sia in ambito ospedaliero che territoriale, a maggior ragione in questa prima fase di accorpamento, pur non consentendo la attuazione di modelli uniformi, mette comunque in evidenza la necessità di scegliere la modalità con cui le risorse professionali “stanno” dentro i processi operativi. Data per acquisita la condivisione e accettazione di un uso flessibile delle risorse professionali, la discussione può svilupparsi solo su un impiego delle stesse capace di rispondere ad un modello che deve coniugare la organizzazione per presidio (ospedaliero e/o territoriale) con la gestione per percorsi assistenziali: qui entra la titolarità e responsabilità gestionale del Dipartimento sugli standard professionali e sull’innovazione organizzativa che devono essere assicurati nella erogazione delle prestazioni anche quali elementi che assicurano omogeneità nel territorio aziendale, in termini di best practice, di gestione del rischio clinico, di sicurezza dell’assistito e dell’operatore, di approcci innovativi ai nuovi bisogni, di sviluppo delle competenze specialistiche e loro messa a disposizione. Riteniamo di poter sottolineare la scommessa fatta dal legislatore sulla titolarità e responsabilizzazione delle professioni: ciò consente la previsione di nuovi modelli organizzativi che riconoscono ambiti di autonomia professionale anche attraverso l’attuazione di semplificazioni organizzative senza che ciò riduca il valore alla prestazione erogata, modelli che richiedono un cambiamento culturale e gestionale sia da parte dei professionisti che del sistema stesso. Contestualmente, il presentarsi di nuovi bisogni clinicoepidemiologici e la disponibilità di innovazione tecnologica, ha consentito lo sviluppo di nuovi modelli e sperimentazioni che possono ora sistematizzarsi in tutte le aree di riferimento del Dipartimento. In particolare la gestione della cronicità, l’utilizzazione di nuove tecnologie diagnostiche, lo sviluppo della telemedicina, la valorizzazione della cultura della prevenzione in alternativa alla riparazione, sono ambiti su cui le aree N. 209 - 2016 professionali sono chiamate a misurarsi per esprimere la loro capacità di integrazione con le altre figure e di risposta ai bisogni di salute della popolazione. All’interno del Dipartimento, l’Area della diagnostica per immagini può sviluppare, con la valorizzazione delle specifiche competenze dei propri professionisti, alcuni obiettivi in grado di qualificare il sistema servizi diagnostici; – Sviluppo delle reti tecnologiche Ris-Pacs per il trasferimento e il trattamento delle immagini radiologiche e delle altre informazioni cliniche, in modo da garantire diagnosi in tempi brevi, con efficacia e accuratezza. In questo campo i TSRM hanno le competenze necessarie per dare alle Aziende sanitarie e ospedaliere un contributo tecnico specializzato, sicuro e con costi minori rispetto a ditte o service esterni. – Diffusione della teleradiologia con refertazione a distanza, nei servizi radiologici di base e negli screening oncologici, per consentire ai cittadini della nostra Regione di usufruire di un servizio vicino alla propria residenza, con una riduzione significativa dei tempi di attesa e dei disagi correlati. Con l’implementazione della teleradiologia è possibile infatti ottimizzare l’uso delle risorse tecnologiche e utilizzare appieno le competenze del tecnico di radiologia che, nell’ambito della radiologia convenzionale, potrà esercitare una autonoma attività professionale, come giuridicamente riconosciuto. – Attivazione di servizi di radiologia domiciliare, rivolti a pazienti fragili e non deambulanti. Questo servizio erogabile in condizioni di sicurezza, che è già attivo e apprezzato in altre Regioni, oltre all’aspetto dell’umanizzazione delle cure e dell’attenzione verso pazienti fragili, consente un riduzione dei disagi e dei costi e, all’interno degli obiettivi di riduzione dei ricoveri impropri, consentirebbe al medico curante l’immediata disponibilità di immagini e informazioni diagnostiche anche con sistemi di telemedicina. – Definizione di protocolli di qualità e di percorsi di appropriatezza nell’uso delle complesse tecnologie radiologiche, che possono presentare condizioni di rischio per utenti e operatori. Il corretto utilizzo delle apparecchiature e la loro ottimizzazione anche ai fini della radioprotezione, fanno parte delle competenze e delle funzioni del tecnico di radiologia, che può garantire, anche in questo campo, un contributo fondamentale per l’innovazione e la sostenibilità della sanità della Toscana. N. 209 - 2016 Le attività di diagnostica di laboratorio sono state caratterizzate nel corso degli ultimi anni dall’inserimento di un elevatissimo livello di automazione che ha consentito l’avvio della riorganizzazione e razionalizzazione della rete dei laboratori regionali ed ha determinato un cambiamento delle modalità operative e delle competenze richieste a tutto il personale presente evidenziando, fra altri aspetti, la necessità di una ridefinizione dei compiti e responsabilità all’interno del settore. L’Area professionale di laboratorio è inserita nei processi di riorganizzazione contribuendo, sia sul piano organizzativo che tecnico, alla riprogettazione del sistema dei laboratori assicurando, sia nei laboratori centrali hub che nei laboratori periferici spoke, le competenze idonee alle nuove funzioni e la previsione di nuovi modelli organizzativi capaci di assicurare la presenza del personale necessario. Lo sviluppo della telerefertazione, accompagnata da azioni di formazione e dal riconoscimento di titolarità professionali, può svolgere un ruolo significativo nel consentire la copertura di attività quale quella trasfusionale o di anatomia patologica nella rete dei presidi ospedalieri. Significativo è il contributo che la diagnostica professionale di laboratorio può portare alle attività della medicina del territorio, nella gestione di alcune condizioni di cronicità che richiedono il monitoraggio costante ad esempio dei parametri della glicemia o della coagulazione, con lo sviluppo della rete dei POCT. La disponibilità di queste apparecchiature gestite dal personale dell’assistenza territoriale, se non direttamente da parte del “paziente esperto”, porta ad un miglioramento nella gestione di questi pazienti sia in termini di costi che di tempestività del monitoraggio previsto. L’Area professionale della riabilitazione funzionale, risulta identificata nel tempo nella pianificazione regionale. Oggi la sua funzione non si esaurisce più nella esclusiva azione riabilitativa così come richiamato nella sua denominazione; infatti le competenze professionali degli otto profili che la compongono sono richieste dal sistema in tutte le fasi del bisogno sanitario: dalle attività di prevenzione primaria all’expanded chronic care; dalle attività di cura proprie dell’ospedale per acuti alla specialistica ambulatoriale; dalla presenza nelle Agenzie di continuità H-T alle attività domiciliari integrate; dalle attività di riabilitazione propriamente dette e previste dai LEA alla gestione della cronicità con modelli di self management e paziente esperto propri di un approccio basato sulla comunità. Riforma del Servizio sanitario toscano 897 Un cambiamento che richiede l’espletamento del proprio mandato non solo attraverso risposte prestazionali di valutazione ed esercizio terapeutico ma anche con l’attivazione di un approccio proattivo all’interno delle nuove organizzazioni territoriali quali le AFT e le Case della salute descrivendo il nuovo ruolo, ad esempio, del “fisioterapista di comunità”. Ciò implica la necessità di re interpretare un ruolo consolidato, svolto per lo più in ambulatorio o in palestra e indirizzarlo verso nuove strategie che sappiano attivare competenze e risorse della comunità agendo sulle motivazioni e sulle risorse del singolo della sua famiglia e del caregiver. L’innovazione organizzativa necessaria alle professioni della riabilitazione, per rispondere ai cittadini, deve saper trovare sinergie con gli altri attori che nella rete territoriale si confrontano con strategie adeguate alle risorse disponibili e ai nuovi bisogni. Da qui deriva la necessità, per le professioni sanitarie della riabilitazione, di consolidarsi nel Dipartimento dove condividere e confrontarsi su modelli e strategie che supportino la capacità di reinterpretare modelli operativi e di condividerli nei tavoli aziendali con le articolazioni dei Dipartimenti clinici o delle strutture zonali, per assicurare, in questa collaborazione, risposte ai bisogni emergenti attraverso PDTA e protocolli che rendano competenti, sicure ed omogenee le risposte rese disponibili dal SSR. Le azioni di prevenzione degli operatori del Dipartimento, tecnici della prevenzione ed assistenti sanitari, trovano il loro razionale nello svolgimento di attività dirette da un lato a preservare la salute dell’individuo e della collettività attraverso la promozione e l’educazione a stili di vita adeguati e dall’altro, a orientare i comportamenti dei soggetti titolari di attività imprenditoriali al rispetto delle norme, ormai prevalentemente di derivazione comunitaria, che concernono la qualità della filiera alimentare dalla produzione alla distribuzione, la qualità degli ambienti di vita, ed il rispetto delle tutele che l’ordinamento giuridico prevede a tutela della salute e della incolumità dei lavoratori negli ambienti di lavoro. Attività che abbracciano scenari così vasti e nel contempo tanto specifici da richiedere non solo alti livelli di competenze specialistiche sui quali il Dipartimento è chiamato a svolgere un’azione sistematica di rafforzamento, ma che soprattutto impongono un approccio innovativo alla programmazione basata sulla raccolta mirata dei bisogni di salute ancorata a dati epidemiologici. Ma altrettanto importante è la ridefinizione delle strategie di comunicazione e di assistenza che favoriscano la crescita della con- 898 Riforma del Servizio sanitario toscano sapevolezza tra i cittadini e lo sviluppo di metodologie avanzate per la valutazione del rischio che si avvalgano anche di strumenti e istruzioni operative coerenti, specie laddove si rende necessaria anche l’adozione di misure coercitive, con modalità sensibili ai contesti e allo stesso tempo efficaci, assumendo come valore la trasparenza quale elemento di forza dell’agire professionale in tema di prevenzione e di riduzione dei fattori di rischio. La situazione sopra descritta, che evidenzia la fase di transizione sia sul piano organizzativo che dello sviluppo delle N. 209 - 2016 relazioni professionali, conferma la necessità della presenza del Dipartimento delle professioni tecnico-sanitarie, della riabilitazione e della prevenzione e l’importanza delle azioni che da parte sua possono essere messe in atto. L’obiettivo prioritario è la definizione ed attuazione di standard professionali che assicurino, attraverso procedure e protocolli tecnico-professionali basati sull’evidenza, una erogazione omogenea delle prestazioni e la partecipazione dei professionisti afferenti alla definizione di procedure e protocolli organizzativi nei PDTA in cui gli stessi sono coinvolti.