DEL POPOLO
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UN CAFFÈ CON... Manuel Frattini Pagine 2-3 / LA RECENSIONE Ritter/Dene/Voss / Recita a soggetto Pagine 4-5 /
TEATROMESTIERI Giampaolo Andreutti Pagina 6 / TEATRALIA Rassegna Pagina 7 /NOTES Dicembre nelle CI Pagina 7 /
CARNET PALCOSCENICO Il cartellone del mese Pagina 8
2 palcoscenico
Martedì, 2 dicembre 2008
Manuel Fr
UN CAFFÈ CON...
Manuel Frattini
di Rossana Poletti
“R
obin Hood” va in questi giorni in
scena a Trieste, al Politeama Rossetti, e poi proseguirà la sua tournée in
regione. La storia è nota. Si rifà al leggendario
eroe della foresta di Sherwood, che difende la
corona di Re Riccardo Cuor di Leone, contro le
brame di potere del fratello Giovanni Senza Terra, l’usurpatore, diventando il principe dei poveri e dei diseredati. Abbiamo visto numerosi film
su questo personaggio, ultimo in ordine di tempo il Robin di Kevin Costner, ma non meno importante tutti ricorderanno il capolavoro disneyano. Il musical in scena è interessante perché è
l’ennesimo tentativo di trovare una via italiana
la musical. Le musiche infatti di Dati sono belle e ben eseguite dai tanti protagonisti in scena,
alcuni movimenti coreografici d’assieme sono
particolarmente azzeccati ed efficaci. Dovrebbe
essere aggiustato un po’ il testo che ciondola un
po’ troppo tra Shakespeare e Disney e che tende
ad essere poco scorrevole e, si sa, che se la musica corre, le parole devono andargli velocemente
dietro. Robin Hood è, come sempre, uno splendido Manuel Frattini. Dopo Pinocchio, per Frattini la carriera è stata un percorso di successo in
Quando si parla di Manuel
Frattini, credo che il pubblico abbia in mente Peter Pan, perché al
di là della storia abbastanza insignificante, la tua presenza in scena è strepitosa.
Era uno di quei titoli che
aspettavo arrivasse, e mi dissi
“guai, se non lo chiedono a me,
mi arrabbio”. E poi devo aggiungere che io sono soggetto affetto
dalla sindrome e quindi chi meglio di me… In questo senso ho
preso poco contatto con la realtà
dell’adulto, però diciamo che arrivavo dall’interpretazione di Pinocchio e i due personaggi potevano avere la stessa età, con delle
differenze fondamentali: Pinocchio è ingenuo con tanta voglia
di crescere, invece Peter Pan è
un leader, un capetto e di crescere
non ha nessuna voglia, come un
successo. Ma iniziamo a parlare di lui dicendo
che è un artista completo, ovvero danzatore, cantante e attore. E sono proprio queste sue poliedriche caratteristiche che gli hanno fatto propendere per il genere musical, quando il musical in
Italia, diciamolo pure, non andava tanto di moda.
Sono vent’anni infatti oramai che Frattini calca
le scene, una gavetta lunga, che si vede nella
sua preparazione ineccepibile. Nel 1991 iniziò
la sua notorietà, quando Saverio Marconi della
Compagnia della Rancia lo chiamò ad interpretare il ruolo di Mike Costa in “A Chorus Line”,
e poi ancora Cosmo Brown in “Cantando sotto la pioggia”. Ci furono in seguito “Sette spose per sette fratelli”, “La Piccola Bottega degli
Orrori”, tante partecipazioni televisive, a “Fantastico”, a “Pronto … è la Rai?” e in “Tributo a
George Gershwin - Un americano a Parigi” con
Christian De Sica. Finalmente nel 2002 arriva il
grande successo con “Pinocchio” che Manuel interpreterà fino al 2006, in un turbinio di ovazioni in tutti i teatri italiani. Finchè non compare
all’orizzonte la possibilità di un nuovo musical
con le musiche di Edoardo Bennato e Frattini,
per fare Peter Pan, impara a volare.
po’ sono io nella realtà. È stata
un’esperienza che ci ha sorpresi, in qualche modo, anche se comunque fatto un nuovo progetto,
chiunque spera nel successo dello
spettacolo. Ma il successo di Pe-
tro a contatto con autori musicali
importanti, dopo i Pooh, Edoardo Bennato che in qualche modo
ha aiutato a rendere più popolare questo personaggio che non ci
appartiene come storia. Lo spet-
piuttosto difficile prendere confidenza con questo marchingegno.
È stata la migliore trovata di
quello spettacolo.
Si, e poi c’è l’entrata in scena
(ndr Peter Pan attaccato al cavo
buca il fondo del palcoscenico ed
entra volando sulle teste del pubblico), ogni attore penso sogna
un’entrata così, volando e con la
polvere di fata tra le mani che luccica tutto attorno.
Pinocchio è stato invece un
grande musical, motivo per me di
grande orgoglio, perché è stata la
prima operazione italiana al cento per cento. Più italiano di Pinocchio, che cosa ci può essere? Ma
anche il primo musical italiano
al lavoro
con un amico
Adesso stai affrontando un altro grande classico della fantasia
e letteratura: Robin Hood.
Grande banco di prova per me,
con Christian Ginepro alla regia,
che quando ci siamo conosciuti
dieci anni fa, mai avremmo pensato di trovarci regista ed attore,
due premi Massimini ricevuti dalla città di Trieste, grandi amici di
stima reciproca. È stato interessante questo tipo di lavoro anche
se la nostra amicizia che rimaneva tale, nel momento del lavoro è
diventato il rapporto tra il protagonista e il regista, poi uscivamo a
In “Peter Pan” la difficoltà
è stata gestire il volo, poi, invece
è stata una cosa divertente
ed affascinante; volare, credo,
sia il sogno di ogni uomo
Credevo che il musical fosse
moda: meno male che non è così,
altrimenti si sarebbe già esaurito
ter Pan ci ha proprio presi in contropiede, perché per due stagioni
consecutive e un’estiva, quindi in
sostanza senza fermarsi mai per
due anni, è stato lo spettacolo
più visto, più seguito, più di successo, ha vinto il biglietto d’oro.
È stata un’esperienza magnifica,
per la seconda volta venivo peral-
tacolo poi fortunatamente non
era vincolato da particolari diritti, non era intoccabile, come spesso accade per i musical d’Oltremanica che arrivano con le loro
musiche e i loro testi inalterabili. È stato possibile quindi usare
il concept album di Bennato del
1980, che già allora voleva fare
un musical e ha dovuto aspettare
un po’. Bennato è stato molto felice di quello che abbiamo fatto. Le
musiche note hanno sicuramente
contribuito a far entrare immediatamente nell’orecchio della
gente i vari motivi e a favorire il
successo dello spettacolo.
tu non sai volare
Hai fatto una preparazione
particolare, perché in scena volavi letteralmente (ndr attaccato ad
una sorta di liana, Frattini vola
sopra il palcoscenico affacciandosi fino a sorvolare i posti delle
prime file di spettatori)?
Il fatto di essere ballerino ti
aiuta perché hai una conoscenza del corpo maggiore, ma la
difficoltà è stata gestire questo
volo. L’impianto del volo è lo
stesso che usano per il Peter Pan
americano, è lo stesso che hanno usato per Matrix, per i voli e
i salti che si effettuavano in quel
film. Ho avuto un istruttore che
ha progettato questa macchina
del volo. La prima volta che ci
siamo visti mi si è avvicinato e mi
ha detto “allora, tu non sai volare, tanto per essere chiari” e mi
ha fatto vedere questo cavo della
circonferenza del filo per stendere i panni, che alla vista non ti
dava una grande fiducia. E poi
invece è stata una cosa divertente ed affascinante; volare, credo,
sia il sogno di ogni uomo. È stato
considerato colossal, per il quale
è nato il primo teatro. L’idea era
quella di stare fermi in un posto
il più possibile, forse in Italia non
siamo pronti a questa esperienza
che invece è da sempre in uso in
Inghilterra e in America. Avevamo
scenografie gigantesche che non
si potevano portare in giro, per
mangiare la pizza e ci mandavamo
al diavolo, però sul lavoro ci siamo comportati proprio con i nostri
ruoli, da veri professionisti. Christian ha fatto un lavoro fantastico,
ha adattato anche il testo dello
spettacolo, è di grande talento ed
è un vulcano in continua eruzione,
lui non si fermerebbe mai. E così
“Pinocchio” è stato un grande
musical, la prima operazione
italiana al cento per cento...
Ancora adesso quando i bambini
mi vedono a teatro mi gridano
Pinocchio
questo motivo nelle stagioni successive è stata fatta una sorta di
riduzione per renderlo itinerante.
Però sai, ancora adesso quando
i bambini mi vedono a teatro, mi
gridano Pinocchio…
è stato e mi auguro che essendo la
sua prima regia gli porti bene.
E porti bene anche a te. Che
cosa vi ha spinto a fare Robin
Hood, il discorso sociale forse?
Rubo ai ricchi per dare ai poveri?
palcoscenico 3
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attini
Chi conosce la mia carriera
potrebbe dire “non c’è due senza tre”, Pinocchio, Peter Pan e
Robin Hood. Invece non è così.
In realtà per me è un’esperienza
stimolante perché interpreto un
eroe. E mai avrei pensato, avendo
una certa fisicità, avendo per lo
più incarnato i personaggi di cui
abbiamo detto, di entrare nei panni di un eroe, a cui nell’immaginario comune si associa un’idea
diversa da come sono realmente io. Ci si immagina uno alto,
almeno un metro e ottanta, muscoloso e possente. Invece questa
è la storia di un uomo, di Robin
di Loxley, che, attraverso le proprie ferite interiori ed una serie di
eventi, di tutto ciò che gli accade,
intrecciato con questa bellissima
storia d’amore con Marianna, diventerà, soprattutto nella seconda parte dello spettacolo, l’eroe
che tutti conosciamo: il principe
ladro gentiluomo. Ed è ogni sera
una scoperta nuova, perché tocco corde diverse da quelle sperimentate precedentemente. Ho dovuto abbandonare il fatto che mi
ero dimenticato di essere adulto e
invece ora lo sono e magari è un
ruolo questo che mi aiuterà a sdoganarmi per altri nel futuro.
musical,
non è solo moda
Dall’alto della tua lunga
esperienza, quali sono le sorti
del musical in Italia, cosa si deve
cambiare, cosa va e cosa non va
bene?
Intanto sono contento di poter
dire che se all’inizio si pensava
che il musical potesse essere una
moda, oggi possiamo a ragion veduta rassicurarci che non lo è, altrimenti il filone sarebbe già esaurito. Il mio consiglio è che non si
perda mai di vista la qualità. Che
a nessuno venga in mente di dire,
tanto il musical incassa comunque e quindi possiamo fare qualsiasi cosa. Il pubblico è attento,
sono a Trieste poi dove lo è ancora di più, non lo si può prendere
in giro, non si fa prendere in giro,
è giusto quindi che si mantenga la
qualità, la professionalità, la preparazione. Un po’ come ci ha insegnato la Compagnia della Rancia, che è stata il vero pioniere in
Italia. È stata la compagnia con
cui ho incominciato, con Saverio
Marconi a cui devo molto, anche
per la fiducia che mi ha dato in
passato. In Italia di talento ce n’è
tanto, sia a livello di performers,
di registi, sia a livello musicale.
Ce ne sono, basta metterli insieme e fare belle cose.
un omaggio
a Fred Astaire
E nel tuo futuro cosa c’è?
Di desideri e sogni ne ho tanti.
Nasco come ballerino, dico sempre sono cresciuto a pane e Fred
Astaire. Mi incantavo davanti a
questi film anni ’50, lo swing poi
sta tornando molto in Italia. Un
giorno mi piacerebbe, anche con
un’orchestra sul palco, mah.. esagero, fare un omaggio umilissimo
a Fred Astaire, che comunque è
un personaggio popolarissimo,
con il tip tap che ha un grande
impatto con il pubblico, lo vedo in
ogni spettacolo che faccio.
“Robin Hood” è per me un grande
banco di prova, con Christian
Ginepro alla regia. Siamo amici
ma nel momento del lavoro il
nostro rapporto diventava quello
tra regista e protagonista. Poi
uscivamo a mangiare la pizza
e ci mandavamo al diavolo
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palcoscenico
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Ritter/Dene/Voss
Spettacolo con dedica
di Rossana Poletti
T
eatro Rossetti. Trieste. A volte, leggendo la trama sui depliant esplicativi, distribuiti a teatro per preparare ed erudire il pubblico, già ci si figura, purtroppo preconcettualmente, che
quella sarà la volta in cui aspetteremo
con trepidazione che il sipario si chiuda.
A me è capitato per questo Ritter/Dene/
Voss. Gli attori sono sicuramente bravissimi – mi sono detta - Massimo Popolizio,
Maria Paiato e Manuela Mandracchia
sono quanto di meglio il teatro italiano
offra al giorno d’oggi. Però quelle note,
l’annuncio al mattino alla radio, non so
come, mi fecero pensare a qualcosa di incredibilmente “pesante”. Indubbiamente Thomas Bernhard è un drammaturgo
non certo semplice e banale. La sua produzione è stata molto influenzata dalla
sua dolorosa esperienza personale, dalla
sensazione di solitudine, provata soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, e
dal suo male incurabile, che gli fece vedere la morte (avvenuta nel 1989) come
ultima essenza dell’esistenza. Resta il fatto che questo allestimento del Teatro di
Roma di Ritter/Dene/Voss per opera del
regista Piero Maccarinelli ha sicuramente rovesciato le mie aspettative, offrendo
al pubblico uno spettacolo, come se ne vedono pochi. Interpretazione ai massimi livelli, ottima regia, si resta per due ore attaccati alla poltrona non tanto per vedere
come va a finire, che in Bernhard credo
non abbia nessuna importanza, perché
niente finisce bene, quanto per sentire il
fluire dei dialoghi, per vedere la tessitura
della storia, il dispiegarsi delle psicologie
dei personaggi. Il loro stretto, intensissi-
Questa sera si recita a soggetto
Il sentimento sopra le regole
D
mo dialogo a tre, ricco di tensioni, euforie, conflittualità latenti, scoppi d’ira o di
malata passione tiene lo spettatore attento, con il fiato sospeso per la forza delle
emozioni trasmesse, ma anche per la perfezione tecnica, interpretativa, espressiva
che i tre possiedono.
Il mistero del titolo è svelato nei cognomi dei tre attori ai quali Bernhard
dedicò lo spettacolo nel 1984: Ilse Ritter,
Kirsten Dene e Gert Voss, attori nobili e
coltissimi della compagnia di Claus Peymann: “Grandi attori che, per usare un
termine caro a Bernhard, ‘sanno di sangue sudore e stallatico’ – scrive Maccarinelli nelle sue note – perché questo credo
sia il segreto del genio austriaco: scrivere testi apparentemente solo alti o gelidi che riescono a innervarsi e a diventare capolavori anche grazie ‘al sangue al
sudore e allo stallatico’ degli attori che
gli danno vita, passando dai vertici Wittgensteiniani e filosofici alle contaminazioni più basse e sordide, proprio come
nella vita”.
Ritter, Dene e Voss sono i figli del ricco
industriale Worringer, ormai deceduto: le
sorelle Ritter e Dene vivono nella vecchia
e lussuosa dimora di famiglia e attendono l’arrivo del fratello Voss, filosofo, autore di un trattato di logica, la cui figura
allude a Ludwig Wittgenstein. Un ritorno
importante poiché Voss si è fatto volontariamente rinchiudere nel manicomio di
Steinhof, unico luogo in cui sente di poter esprimere liberamente le sue “verità”
e solo saltuariamente viene convinto a ritornare a casa dalla sorella Dene, contro
il parere di Ritter. Dene e Ritter sono entrambe attrici, privilegiate nel loro lavoro dal fatto che il padre ha lasciato loro
in eredità la maggioranza nella proprietà del teatro della loro città: la prima vive
da vestale dei ricordi familiari, la seconda
invece è percorsa dal desiderio di liberarsi di essi, attraverso un impeto distruttivo cui però non riesce a dare attuazione.
Sono tre figure al limite della follia, lui
chiuso nelle sue manie, le donne invece
affannate nei loro vuoti impegni, divorate
da desideri repressi, e dal desidero di conquistare l’attenzione e l’approvazione del
fratello. Davanti alla tavola del soggiorno, attorniati da orribili quadri di vago
stile espressionista, raffiguranti incombenti antenati di famiglia, si svelerà senza
soluzione un gioco al massacro tra i tre,
in un tumulto di conflitti, confronti, e rimozioni. Si tratta in realtà di una singolare chiave di lettura dell’uomo moderno,
in cui purtroppo ognuno di noi può trovare un pezzo di se stesso.
a dove incominciare? Dall’autore. Luigi Pirandello. Il che è tutto dire, per una serata a teatro.
Il titolo. “Questa sera si recita a soggetto”. OK,
teatro nel teatro, due storie, praticamente, al prezzo di
una. Il regista. Paolo Magelli. Atteso, attesissimo e allora è sì. Attori. La compagnia del Dramma Italiano.
Non si discute. La Compagnia va seguita e supportata.
Orbene, a teatro. Il Popolare di Pola mi ha stupito
con un solido pieno: c’erano talmente tanti appuntamenti
concomitanti che avevo avuto timore di un solido vuoto.
Giù le luci e su le voci. Quella di Mirko Soldano, per incominciare, il contrastato e discusso regista Hinkfuss che
gli Attori non vogliono più ascoltare. La sua teutonica
precisione ruba loro la creatività, la passione. La recita,
sostengono, non può essere cucita e impostata, deve venire da dentro. Parte così il dialogare tra regista e attori,
tra gli attori stessi, tra attori e pubblico. Con la confusione della mancata direzione, la battaglia di ognuno per ritagliarsi un pezzettino di scena in più, una fetta di riflettore in più per un’entrata. E non va, non va, non va. La
storia si inserirà sul binario del teatro-teatro quando i protagonisti, soli in scena, faranno da sé. Ne verranno fuori
momenti struggenti, sentiti, dolorosi. Si spegneranno le
luci e arriveranno gli applausi.
Si vuole mettere in scena “Leonora, addio”, cucita sulla vita della signora Ignazia (Elvia Nacinovich),
Sampognetta (Bruno Nacinovich), Mommina (Valentina
Banci), Dorina (Rosanna Bubola), Totina (Elena Brumini), Nenè (Myriam Monica), Rico Verri (Francesco Borchi). Ancora in scena Alida Delcaro (chanteuse), Giuseppe Nicodemo (Pomarici), Piergiuseppe di Tanno (Sarelli), Lucio Slama (Nardi), Toni Plešić (aviatore).
La storia che diretta non va, è storia di amore e gelosia, di incomprensione che porta all’alienazione prima e alla morte poi. Cuore del dramma, Mommina e
Rico Verri (sposi perché lei si sacrifica per la famiglia
ridotta alla fame alla morte del capofamiglia - Sampognetta): l’uomo non perdona alla donna una vita fatta
di errori e leggerezze, lei vive di paura per le reazioni spesso violente del marito che non scherza nemmeno a torture psicologiche. E sogna, la donna, una volta bella voce, la più bella in famiglia anche se chi farà
strada sarà la sorella, quello che sarebbe potuto essere
e racconta alla figlie – due sedie vuote dopo la fugace
comparsa in scena di due bellissime bimbe in carne e
capelli biondi – la sua storia. Muore, di crepacuore, di
sfinimento, di un male che non ha nome ma mille sintomi. Proprio quando, lontana dalla famiglia per la gelosia del marito, soprattutto, madre e sorelle la vengono a trovare perché in città per la tournée della figlia
famosa.
Le scene dello spettacolo sono notevoli, nella loro
essenzialità rendono più di ogni altra cosa: grande, misurate, giuste e terribilmente ad affetto. Lo stesso per
i costumi: ricchi, sontuosi, alta sartoria con carta. Gli
applausi, di solito, a fine spettacolo se li portano a casa
gli attori, ricordiamo però Dalibor Laginja che firma le
scene e Leo Kulaš per i costumi.
Bravi gli attori anche se forse Mirko Soldano non
è stato giustamente, come dire, gratificato (ci sembra
meglio di “usato”).
Bello l’uso del documentario in scena, ben dosato
e ad effetto, un bel connubio tra cinema e teatro. Sarà
dettaglio, ma sono i dettagli che fanno l’insieme o che
almeno lo condiscono, gli occhi hanno vagato per il
teatro seguendo il volo dell’aeroplanino. “Trucco” di
scena, questo, da pieno centro.
Non sono riuscita a mandar giù l’abbondanza della
carne sul palco per scene di nudo che mi sono sembra-
te anche eccessive (ma ormai non c’è letteratura senza
parolacce, e cinema e teatro senza nudo e crudo) e che
difficilmente portano a pensare a Pirandello. Il suo corposo “io” psicologico, collante di tutte le sue opere, lo
ha portato a scavare piuttosto mente e anima che tette e
cosce. Comunque, licenza di regista. Grande nome. Ritornato a Pirandello, dopo un’allergia allo scrittore per
averlo già messo in scena, in altre geografie. La prima
regia per il Dramma Italiano e quindi un avvenimento
di una certa portata, non solo per la Compagnia e il Regista, ma anche per il pubblico.
Che dire? “Questa sera si recita a soggetto” ha le
credenziali dell’Autore, del Regista, degli Attori, delle Scene e dei Costumi. Un lavoro ben ben fatto. Ma
davvero bene. Qualche premio se lo porterà a casa, non
solo in casa ma anche in giro per il mondo. Eppure, a
chi mi ha chiesto “ti è piaciuto” non ho potuto dire un
fermo “sì”. Ho detto, appunto, “ben fatto” ma qualcosa, per farmi dire “mi è piaciuto”, è mancato.
Cierre
6 palcoscenico
Martedì, 2 dicembre 2008
direttore di scena
Giampaolo Andreutti,
Giampaolo Andreutti,
direttore di scena
TEATROMESTIERI Il dietro-le-quinte
di Rossana Poletti
C
onosco Giampaolo Andreutti da più di vent’anni, credo di poter affermare che, nel bene e nel male, nella
sua vita abbia vissuto il teatro più
intensamente di qualsiasi altra
cosa. Prova ne è che, pur essendo
andato in pensione, continua ancora a occupare il suo tempo migliore con qualsiasi attività che si
svolga affianco e sopra un palcoscenico.
Andreutti, da quanti anni
stai nel teatro?
Sono quarant’anni, oramai.
Ho cominciato a undici anni, con
una piccola parte in una produzione del lirico triestino, era una
Tosca, mi versarono però i contributi e pensa che è stato grazie
a questi che ho potuto andare in
pensione.
un inizio
scanzonato
Qual è stato il primo lavoro
serio invece a teatro?
Avevo fatto spesso la comparsa e così fu che, avendo bisogno
di soldi per pagarmi gli studi, mi
chiamarono a fare alcune serate
al Rossetti. In quel tempo c’era
po preponderante per me, a tal
punto che abbandonai gli studi.
Feci il fonico, l’elettricista, l’attrezzista, il macchinista. Un tempo in teatro si dovevano imparare tutti i mestieri, conoscere tutto
ciò che accadeva dietro le quinte.
Due anni dopo in uno spettacolo fui chiamato a fare il direttore
di scena e fui sicuramente il più
giovane direttore di scena di un
teatro pubblico italiano. In realtà a me piaceva fare l’elettricista
(fare le luci dello spettacolo), ma
mi resi conto che era un mestiere molto faticoso, sempre su e giù
dalle scale con i proiettori, e che
prima o poi nella vita avrei dovuto smettere. Accettai quindi di
buon grado il ruolo di direttore
di scena, ma anche il ruolo di
amministratore di compagnia, di
organizzatore, di produzione degli spettacoli, che vuol dire “in
soldoni” far quadrare il bilancio
dei costi dei vari componenti dello spettacolo, dalle scene ai compensi degli artisti. A quel tempo
si facevano produzioni con i più
grandi registi ed attori dell’epoca. Ho lavorato con tutti, più per
casualità che per fortuna. È stata
una bella lezione di vita. I gran-
Capii presto che non avrei potuto
far niente altro che teatro, al punto
che abbandonai gli studi tanto
il lavoro divenne preponderante
in produzione “Storie di un bosco viennese” di Horvat per la
regia di Franco Enriquez, e così
entrai in questo mondo magico
che è il teatro, vicino ad un personaggio come Enriquez, che era
a sua volta una persona molto
particolare; estroso, controverso,
ma interessantissimo, con un sacco di vicende personali, una con
la Moriconi, che in qualche modo
rendevano il lavorare con lui motivo di grande interesse. Mi chiesero di fare l’aiuto elettricista,
ma nel frattempo si ammalò un
fonico e mi ritrovai a fare un mestiere che non conoscevo, con un
impianto per quella produzione
in particolare abbastanza complesso, con effetti musicali che
duravano per tutto lo spettacolo.
Fu un inizio, diciamo così, scanzonato, poi ad un certo punto mi
resi conto che non avrei potuto
far niente altro che lavorare in
teatro. Tanto che all’ultimo anno
di scuola superiore feci la maturità da privatista durante una
tournée, poi iniziai l’università,
ma il lavoro divenne subito trop-
di attori di un tempo erano molto
umili, ti insegnavano molto, ben
diversi dagli attori di oggi che
tendono più ad apparire che ad
essere. L’unica cosa che è rimasta immutata è la feroce determinazione degli attori nell’avere il
camerino davanti (quello più vicino all’entrata del palcoscenico), anche a costo di rinunciare
ad una parte del compenso.
i mestieri del teatro
Vediamo un po’ di capire di
questi mestieri che ci racconti,
ad esempio, in che cosa consiste
essere l’amministratore di una
compagnia?
Diciamo quello che era l’amministratore di compagnia, ai
tempi in cui non esisteva internet. È il rappresentante del teatro, della produzione nel teatro
ospitante, è colui che cura gli
interessi economici degli artisti,
gestisce gli incassi delle serate e
i pagamenti degli attori. Una volta si pagava sempre per contanti,
fino a non molto tempo fa, ora si
usano i bonifici ed è una fortuna,
perché il girare con tanti soldi è
stata spesso una cosa pericolosa;
miei colleghi sono stati rapinati,
io ho avuto fortuna. Solo una volta fuori da un ristorante a Napoli, pochi anni fa, mi si avvicina
uno col bavero alzato e mi chiede
i soldi. Non so perché mi è sembrato uno che non fosse in grado
di andare fino in fondo e facendo
finta di avere una pistola in tasca
lo allontanai dicendogli “ma vai
via, ma vai via!”. Per fortuna si
dileguò, perché avevo parecchi
soldi con me quella sera. L’amministratore di compagnia deve
poi organizzare tutti gli spostamenti, trovare il ristorante dove
mangiare dopo lo spettacolo,
sembra una cosa da niente, ma
non lo è. Deve avere una competenza anche tecnica perché in
tournée lo spettacolo va montato e smontato ad ogni tappa e se
succede qualche intoppo bisogna
sapere dove mettere le mani per
far andare in scena lo spettacolo alla sera. E poi bisogna saper
gestire gli attori che hanno spesso alcune “fisime”, la tensione
del debutto è sempre palpabile e
spesso l’agitazione e la paura gli
fa fare, dire o volere cose abbastanza incredibili.
un’orchidea
a gettone
Me ne racconti una?
Ilaria Occhini doveva andare in scena indossando un body
sotto il costume, la persona incaricata di ritirare l’indumento
cadde con il motorino e arrivò
quando il negozio era già chiuso.
L’attrice si impuntò, fece fuoco e
fiamme che non sarebbe andata
in scena senza quel body, nonostante avessi cercato di trovare
qualche soluzione alternativa.
Ci arrabbiammo. Ma poi cercai
di risolvere il problema. Andai al
negozio e tramite il numero di telefono che è affisso obbligatoriamente fuori ogni negozio, trovai
il titolare, lo pregai calorosamen-
ture sceniche ed entrate - uscite
degli attori, segna l’attrezzeria,
cioè tutti gli oggetti che stanno
sulla scena durante lo spettacolo,
è il responsabile quindi del movimento e nella prosa è anche il
responsabile del montaggio della
scena, che deve poter essere effettuato anche nelle piazze della
tournée, in cui i teatri hanno dimensioni di palco diverse. Io che
Ho fatto il fonico, l’elettricista,
l’attrezzista, il macchinista,
il direttore di scena,
l’amministratore di compagnia,
l’organizzatore, ho seguito
la produzione degli spettacoli
te di riaprire e di consegnarmi il
body della Occhini, comprai da
quei fiorai a gettone un’orchidea
e lasciai il tutto all’ultimo momento nel camerino di lei. Quando vide che ero riuscito ad accontentarla, con le lacrime agli
occhi mi disse che sarei stato per
sempre amico suo.
appiccicato
al regista
E poi c’è il direttore di scena. Che cosa fa questo signore?
È quello che dall’inizio delle
prove sta appiccicato al regista e
segna tutti i movimenti di scena,
tutti i cambi, insomma tutto ciò
che avviene sul palco durante lo
spettacolo, movimenti delle strut-
in più ho curato spesso la produzione aggiungevo a questo il
fatto di controllare che le scene
fossero compatibili con un trasporto che rientrasse nel budget
stabilito.
Una volta uno doveva saper
far tutto, oggi c’è un po’ più di
specializzazione anche perché
ci sono strumenti più tecnologici, ma nel teatro è ancora fondamentale conoscere tutti gli aspetti
di un allestimento. In questo momento ad esempio sono direttore
tecnico al Teatro Comunale di
Pordenone, che è un teatro completamente tecnologico. Attraverso un computer muovi tutto, il
palco, la soffitta del palco. È un
teatro che fa ospitalità di spettacoli provenienti da tutte le parti
del mondo ed è attrezzato per affrontare tutte le diverse esigenze
di queste diverse produzioni.
Tu hai però avuto una piccola passione in questi anni.
Il teatro delle marionette di
Podrecca. Ho insegnato a tanti
come si muove una marionetta,
come la si aggiusta, ne ho costruite molte anch’io. Soprattutto
per lo spettacolo “Varietà”, che è
il più noto e rappresentato.
quando aggiustai
Ferzetti
Hai qualche aneddoto curioso che ricordi in particolare
di questi quarant’anni di vita
teatrale?
Eravamo a Torino con
l’“Avventura di Maria”, in scena
Gabriele Ferzetti era ossessionato dalla paura di dimenticare e
quindi portava un auricolare attraverso il quale dalle quinte gli
si suggerivano le battute. Capitò
che l’auricolare si inceppò. Un
urlo e Ferzetti fece chiudere il sipario. Uscii dal sipario e dissi al
pubblico che Ferzetti aveva avuto un lieve malore e che avremmo ripreso dopo qualche minuto. Intanto febbrilmente dietro le
quinte si lavorava per aggiustare
questo apparecchietto. Ci riuscirono e io uscii di nuovo dal sipario e dissi al pubblico “ci scusiamo per l’interruzione, riprendiamo lo spettacolo perché il signor Ferzetti è stato aggiustato”.
Grande mia gaffe, che però non
fu colta e il giorno dopo i giornali scrissero “grande prova d’attore… nonostante il malore…”
palcoscenico 7
Rassegna delle
filodrammatiche
Una
fiabaCI in compagnia
Martedì, 2 dicembre 2008
TEATRALIA
Storie di casa nostra
I
ncontro ma non scontro né
confronto per le filodrammatiche delle CI di Parenzo, San Lorenzo – Babici e
Umago, sul palcoscenico della
CI di Parenzo per la Rassegna
delle filodrammatiche delle CI
organizzata dall’Unione Italiana, nell’ultimo fine settimana di
novembre.
Storie di casa nostra, si potrebbe dire, in ogni senso: dalla
stesura, alla messinscena, alla
regia, alla recita.
Parenzo, ad esempio, ha
offerto un momento di conoscenza della città in una storia diretta da Sabrina Bonita
Žužić: Babbo Natale (Rinaldo
Mitton), in ricognizione estiva
prima del grande impegno invernale, si lascia guidare da un
bambino (Diego Žužić) per la
bella Parenzo.
San Lorenzo - Babici ha
proposto al pubblico “La solita domenica in famiglia”, scritta e diretta da Daniela Zugan.
Sul palco una famiglia istriana tipo, tre generazioni sotto lo stesso tetto, in situazioni
non sempre di facile gestione.
Pensate un po’, assieme nonna
(Lorena Doz), figlio (Roberto
Grassi) e consorte (Tatjana Radin) e la loro figlia (Annamaria
Počeko): su tutto si aggiunge la
figlia-sorella-zia-cognata (Martina Delesina) di Trieste con il
marito (Marco Šorgo). Complicato, davvero.
Infine Umago con “Xe tuti...
parenti streti!” di Pippo Rota
che firma testo e regia e sostiene il ruolo del padrone di casa.
I parenti stretti sono tutti i turisti che la famiglia si prende in
casa, affittandola, logicamente ai turisti per fare un po’ di
soldi entrando di prepotenza e
impreparati nell’industria del
turismo. Succedono gli intoppi
che succedono quando si buttano in affari persone che gli affari non li sanno fare: overbooking, letti in garage e altro.
Storie quasi vissute, vero?
O almeno sentite raccontare.
Così, un po’ per scherzo un po’
per diletto, tante piccole verità.
Un modo per ridere di noi, gli
occhi puntati sui nostri difetti.
IC ellen erbmeciD
NOTES
Dicembre nelle CI
CI CITTANOVA
18 dicembre ore 19, alla Casa dell’anziano, spettacolo con la partecipazione delle Comunità degli Italiani dell’Umaghese
CI DIGNANO
2 dicembre ore 18, spettacolo con giochi,
canti e magie per i bambini della prima
classe della SE di Dignano
5 dicembre ore 19“Una leggera serata
classica dedicata a Luciano Pavarotti”. Partecipano Bojan Glavina (pianoforte), Marsell Marinšek (fisarmonica), Miriam Monica (voce), Neven
Stipanov (voce e clarinetto) e Fulvia
Zudič.
CI FIUME
5 dicembre ore 18, spettacolo di S. Nicolò
per i bambini degli asili e delle scuole
italiane di Fiume con la partecipazione
del gruppo di animatori dell’associazione “Mondo migliore”
23 dicembre ore 18,30, concerto di Natale
con la partecipazione di tutte le sezioni
della SAC “Fratellanza”
27 dicembre ore 18, festa dell’attivista
CI “Dante Alighieri” ISOLA
6 dicembre ore 16, presso la vecchia scuola italiana “È arrivato San Nicolò”, festicciola per bambini con giochi e musica
9 dicembre ore 18, a Palazzo Manzioli,
“Quasimodo, un Nobel in versi”, serata
letteraria, relatore prof. Giuseppe Trani
13 dicembre ore 19, presso la vecchia
scuola italiana, serata conviviale per
festeggiare Santa Lucia, Natale e Capodanno
14 dicembre ore 16, al Teatro di Isola,
“Aspettando Natale”, spettacolo natalizio con l’esibizione dei gruppi artistici
della CI i Cantanti di musica leggera,
l’EtnoTeatro e il Folk Canoro. Ospiti
A cura di Daniela Rotta Stoiljković
della serata l’attore triestino Sergio Colini di Trieste e il Gruppo di ballo della Comunità degli Italiani di Buie. Presenterà la serata Elena Bubola
20 dicembre ore 18, a Palazzo Manzioli, concerto di canzoni napoletane con
il tenore triestino Germano Crevato.
Conduce Sergio Colini
21 dicembre ore 16, presso la vecchia
scuola italiana, “Caro Babbo Natale”,
festicciola per bambini con giochi, musica, dolci e l’arrivo di Babbo Natale.
CI PIRANO
1.mo dicembre ore 19, al Teatro Tartini, il
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
di Trieste presenta “La vita xe fiama” di
Roberto Damiani dalle poesie di Biagio
Marin, regia di Furio Bordon, con Massimo De Francovich.
2 dicembre ore 18, in Casa Tartini, “Sotto l’albero - L’ora della fiaba” con Gloria Frlič
2 dicembre ore 19, “Cineforum” a cura di
Riccardo Bertoni (“Scarface” di Brian
De Palma)
9 dicembre ore 18, in Casa Tartini “Sotto
l’albero - L’ora della fiaba con Daniela
Paliaga. seguirà la “Tombola in piranese” con Ondina Lusa
12 dicembre ore 20, a Palazzo Manzioli
“Una leggera serata classica dedicata a
Luciano Pavarotti”. Partecipano Bojan
Glavina (pianoforte), Marsell Marinšek
(fisarmonica), Miriam Monica (voce),
Neven Stipanov (voce e clarinetto) e
Fulvia Zudič.
12 dicembre ore 20, all’Auditorium Portorose Cabaret, concerto di Fine Anno
“Capodanno 2009... in orbita!”, spettacolo comico-musicale di Fine Anno
con l’imitatore, cabarettista e showman Flavio Furian, il gruppo musicale
“Bandomat” ed altri ospiti a sorpresa.
12 e 13 dicembre, Festa di Santa Lucia
organizzata dalla Comunità Locale di
Lucia.
16 dicembre ore 18, in Casa Tartini, presentazione del libro “Ginestre sulla costa”, trilogia di Pola di Simone Mocenni. Interverranno Silvio Forza e Dora
Manzo.
18 dicembre ore 19, al teatro Tartini, “Per
Bacco!”, spettacolo di arte varia con i
gruppi artistici della CI di Pirano. Regia di Miriam Monica
20 dicembre, esibizione del coro “Giuseppe Tartini” a Salvore, ospite della locale Comunità degli Italiani
23 dicembre ore 18, in Casa Tartini, “Sotto l’albero – Buone feste – L’ora della
fiaba” con Elena Bulfon, saggio degli
allievi del corso di pianoforte, minicantanti, canto, incontro con Babbo Natale ed i suoi doni, gara di dolci tipici di
Natale
CI POLA
12 dicembre ore 19, spettacolo di fine semestre dedicato a Marin Držić presentato dagli alunni della SMSI “Dante
Alighieri” di Pola
16 dicembre ore 18, concerto di Fine Anno
del Centro di Studi di musica classica
17 dicembre ore 18, spettacolo di Fine
Anno dei bambini dell’istituzione prescolare “Rin Tin Tin”
18 dicembre ore 18, spettacolo di Fine
Anno dei bambini dell’istituzione prescolare “Rin Tin Tin”
19 dicembre ore 18, spettacolo di Fine Annodegli alunni della SE “Giuseppina
Martinuzzi”
27 dicembre ore 19, concerto di Fine Anno
della SAC “Lino Mariani”
CI ROVIGNO
6 dicembre ore 18, al Centro multimediale, “Una leggera serata classica, ovvero, una classica serata leggera”, concerto
12 dicembre ore 18, al Centro multimediale, “Appuntamenti rovignesi”, concerto in occasione del 61.esimo anni-
versario della Società artistico culturale “Marco Garbin”
15 dicembre ore 18, nella sala maggiore della CI, apertura del “Mercatino
di Natale” a scopo di beneficienza. Rimarrà aperto fino al 22 dicembre
CI UMAGO
5 dicembre ore 18,30, al Teatro cittadino,
spettacolino di Natale organizzato dalla
scuola materna “Girotondo”, ospiti gli
alunni della SEI e la filodrammatica
bimbi della CI, con la partecipazione
del Coro della Comunità degli Italiani
di Umago che interpreterà una canzone
natalizia assieme ai piccoli
15 dicembre ore 18, al Teatrino della CI,
spettacolino con la partecipazione delle sezioni della CI e il coro della scuola
elementare “Galileo Galilei”
20 dicembre ore 19, al Teatrino della CI,
concerto del Coro misto della Comunità degli Italiani di Umago
27 dicembre ore 19, presso la SEI, Festa in
famiglia, serata conviviale con musica
e ricca lotteria
CI VERTENEGLIO
9 dicembre, la CI presenta il musical “I
mitici anni ‘60” a San Dorligo della
Valle
12 dicembre ore 18, rassegna delle “clape” istriane
13 dicembre ore 17, spettacolo artistico
culturale dei bambini dell’asilo d’infanzia “Calimero”
15 dicembre ore 18, saggio natalizio degli allievi del Centro di Studi di musica classica
19 dicembre ore 19, spettacolo di Fine
Anno degli attivisti della CI. Partecipano il Coro di voci bianche, la clapa „Volta“, la Filodrammatica giovanile con “La nonna racconta …”, la
Filodrammatica adulti con “L’omo
xe omo” e il musical “I mitici anni
‘60”
8 palcoscenico
Martedì, 2 dicembre 2008
CARNET PALCOSCENICO rubriche a cura di Carla Rotta
TEATRO Il cartellone del mese
IN CROAZIA
IN ITALIA
Teatro Nazionale Ivan de Zajc - Fiume Teatro lirico Giuseppe Verdi - Trieste
6, 9, 10, 11 e 12 dicembre
ore 19,30; 13 dicembre ore 18
ZAJC OFF
Ljepotica i zvijer/La bella
e la bestia di Jeanne-Marie Le
Prince de Beaumont. Regia Vito
Taufer
9, 10, 11e 13 dicembre ore 20,30; 12 e 14 dicembre ore 16; 13 dicembre ore 15
Red Giselle (un tributo a Olga Spessivtseva)Musiche di Pëtr Il’ič
Čajkovskij, Alfred Schnittke, Georges Bizet. regia Boris Eifman. Interpreti Eifman Ballet Theatre
Politeama Rossetti - Trieste
12, 13, 15, 16 e 17 dicembre
ore 19,30
Ana Karenina di Rodion
Ščedrin. Regia Dinko Bogdanić
Stanislava Šćulac, Saša Matovina, Angela Nujić, Dario Bercich, Marko Fortunato
Ciclo:Prosa
3, 4, 5 e 6 dicembre ore 20,30; 4 e 7 dicembre ore 16
Così è (se vi pare) di Luigi Pirandello. Regia
Massimo Castri. Interpreti Marco Brinzi, Giorgia
Coco, Chiara Condrò, Andrea Corsi, Francesca Debri, Manuela De Meo, Michele Di Giacomo, Angelo Di Genio, Federica Fabiani, Pietro Faiella, Alessandro Federico, Diana Hobel, Marta Iagatti
19, 20 e 22 dicembre ore
19,30
La dama delle camelie di
Alexandre Dumas. Regia Damir Zlatar Frey. Interpreti Tanja
Smoje, Jasmin Mekić, Damir
Urban, Anastazija Balaž Lečić
18 e 19 dicembre ore 10
L’ape Maja di Bruno Bjelinski. Regia Ivan Leo Lemo. Interpreti Olga Šober, Denis Brižić,
Anđelka Rušin, Kristina Kolar,
Sergej Kiselev, Siniša Štork,
Robert Kolar, Mirko Čagljević,
Milica Marelja, Ivanica Lovrić,
Teatro cittadino - Pola
Interpreti Pamela Villoresi, David Sebasti, Silvia Budri, Cristina Sebastianelli con la partecipazione di Orso Maria Guerrini
17, 18, 19 e 20 dicembre ore 21; 20 e 21 dicembre ore 17
Le notti bianche di Fedor Dostoevskij. Regia
Rossella Falk. Interpreti Fabio Poggiali, Simona
Mastroianni. Voce registrata di Giorgio Albertazzi
18 e 19 dicembre ore 20,30
Sunshine di William Mastrosimone. Regia
Giorgio Albertazzi. Interpreti Sebastiano Somma e
Benedicta Boccoli e con Francesco Montanari
9, 11, 12 e 13 dicembre ore 20,30; 10 e 14 dicembre ore 16
La parola ai giuratidi Reginald Rose. Regia
Alessandro Gassman. Interpreti Alessandro Gassman, Manrico Gammarota, Sergio Meogrossi, Giancarlo Ratti, Fabio Bussotti, Paolo Fosso,
Nanni Candelari, Emanuele Salce, Massimo Lello,
Emanuele Maria Basso, Giacomo Rosselli, Giulio
Federico Janni
Ciclo: Fuori abbonamento
22 dicembre ore 21; 23, 27, 28, 29 e 39 dicembre ore 17
Varietà con i Piccoli di Podrecca
Ciclo : Musical & grandi eventi
27, 29 e 30 dicembre ore 20,30; 28 dicembre
ore 16
Gran varietà Bracchetti di, regia e interpreti
Arturo Brachetti
10 dicembre ore 20
Najbolja juha! Najbolja
juha! Regia Rene Medvešek.
Interpreti Rajko Bundalo, Milivoj Beader, Edvin Liverić,
Nadežda Perišić-Nola, Barbara Prpić-Biffel, Filip Nola,
Krešimir Mikić, Urša Raukar,
Marica Vidušić Vrdoljak
Ciclo: Altri percorsi
16 e 17 dicembre ore 20,30
Marlene di Giuseppe Manfridi. Regia Maurizio Panici.
6 dicembre ore 20
Tabellina delle divisioni di
Ana Tonković Dolenčić. Regia Ivan Leo Lemo. Interpreti
Božidar Smiljanić, Teodor Tiani, Zoran Josić, Toni Jeričević,
Kazuhiro Tamari
Ciclo:Danza e dintorni
20 dicembre ore 20,30; 21 dicembre ore 16
Cenerentola libretto di Mihai Babuska, Nikolaj Volkov, Charles Perrault. Regia Mihai Babuska.
Interpreti Balletto del Teatro dell’Opera Nazionale
di Romania
15 dicembre ore 20
Cow boy Regia Saša Anočić.
Interpreti Živko Anočić, Matija
Antolić, Saša Anočić, Hrvoje
Barišić, Krunoslav Klabučar,
Rakan Rushaidat, Radovan
Ruždjak, Ivana Starčević
23 dicembre ore 20
Ljubav/Amore di Ljudmila Petruševska. Regia Radoslav
Milenković. Interpreti Milena Predić, Nebojša Ilić, Gorica
Popović
22 e 23 dicembre ore 20,30
Giselle libretto di J. Vernoy de Saint-Georges,
T.Gautier e J. Coralli. Regia di Jean Coralli, Julles Perrot e Marius Petipa. Interpreti Russian State Ballet
La Contrada - Trieste
12, 13, 17, 18, 19 e 20 dicembre ore 20,30; 14,
16 e 21 dicembre ore 16,30
Adorabili amici di Carole Greep. Regia Patrick
Rossi Gastaldi. Interpreti Ettore Bassi, Laura Lattuada, Alessandra Raichi e Massimiliano Vado
Anno IV / n. 37 2 dicembre 2008
IN SLOVENIA
Teatro cittadino - Capodistria
Causa lavori di restauro, niente spettacoli in sede
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
Edizione: PALCOSCENICO
Redattore esecutivo: Carla Rotta
Impaginazione: Annamaria Picco
Collaboratori: Rossana Poletti, Daniela Rotta Stoiljković
La pubblicazione del presente supplemento viene supportata dall’Unione Italiana grazie alle risorse stanziate dal Governo italiano
con la Legge 193/04, in esecuzione al Contratto N° 83 del 14 gennaio 2008, Convezione MAE-UI N° 2724 del 24 novembre 2004