Organizzazione degli spettacoli tragici. (a cura di Lucrezia Fanni e Claudia Mandas ) Ad Atene gli spettacoli teatrali avvenivano durante le festività dionisiache: le Lenee che si svolgevano nel mese di Gamelione (gennaio-febbraio), quando l’afflusso di stranieri era praticamente inesistente e quindi il pubblico era esclusivamente ateniese e le Grandi Dionisie ( marzo-aprile), quando invece a teatro affluivano anche i forestieri che, approfittando del bel tempo, accorrevano ad Atene da ogni parte del mondo greco. ( Da: “Wikipedia”) Gli spettacoli teatrali, e quindi anche la tragedia, sono manifestazione dello spirito competitivo che caratterizza la civiltà greca. Pertanto le rappresentazioni teatrali assumevano la forma di un vero e proprio concorso. I poeti che desideravano parteciparvi presentavano le loro opere allo arconte eponimo; egli selezionava anche i coreghi, uno per ciascun autore, che provvedevano alla organizzazione della messa in scena. Gli spettacoli venivano allestiti per conto del committente stesso, la polis, attraverso l’istituto della “liturgia”, che consisteva nel fatto che i cittadini più ricchi si assumevano a turno il compito di partecipare ai costi di opere di pubblica utilità: tra queste un posto importante era evidentemente assegnato alle rappresentazioni teatrali . L’ingresso era gratuito e quando fu stabilito un prezzo d’entrata lo stato aiutava i cittadini poveri con un sussidio speciale il “theorikon”, ovvero una cifra corrispondente alla paga di una giornata lavorativa. Vi era una giuria che proclamava la graduatoria dei vincitori che ricevevano un premio. Il pubblico si comportava come il nostro:chiedeva i bis e applaudiva in segno di gradimento, era quindi totalmente coinvolto e si sentiva parte dello spettacolo stesso. Il teatro si trovava vicino al tempio di Dionisio e un altare dedicato al dio era situato al centro dell’orchestra, dove si svolgeva l’azione scenica del coro. Quest’ultima nei teatri greci più antichi era di forma circolare, o trapezoidale, o poligonale, mentre nei primi teatri monumentali è circondata per poco più della metà del perimetro dalla cavea. La scenografia era realizzata attraverso teloni dipinti raffiguranti, solitamente, un palazzo o un tempio. Erano molto spesso utilizzati dei macchinari per agevolare il movimento o creare degli effetti speciali, come ad esempio la gru con la quale si calava dall’alto l’attore che interpretava la parte di una divinità, oppure la piattaforma girevole che serviva per mostrare al pubblico l’interno dell’edificio e infine le macchine dei fulmini e dei tuoni con le quali si ottenevano effetti luminosi e sonori. Durante gli spettacoli, che duravano dalla mattina al tramonto, gli attori indossavano la maschera e un costume ricco e solenne; portavano delle calzature a suola molto alta che si chiamavano cothurni e un’acconciatura elaborata per elevare la statura. La donna arrivò sulla scena solo nell’età imperiale e prima di allora i ruoli femminili erano interpretati dagli uomini opportunamente truccati. ( Da: sito “Nubicuculia”) L’elemento caratteristico del teatro era il coro e anche esso per gli spettacoli era mascherato. Il costume si adattava, nella tragedia, all’opera; il coro dei satiri aveva un costume obbligatorio.Il coro cantava e danzava: la danza tipica della tragedia era l’emmèleia, quella dei satiri la sìkinnis. La musica durante gli spettacoli serviva a rafforzare i sentimenti e gli stati d’animo che venivano espressi attraverso le parole, ed era sempre accompagnata da strumenti come l’aulòs a cui veniva spesso associata la phorbeià. ( Da: “La voce e lo spazio” di Carlo Serra) Al suonatore di aulòs spettava l’accompagnamento dei canti e l’esecuzione di mesauli. Veniva scelto sempre un musicista professionista specializzato proprio in musica tragica. Altri strumenti che potevano venire utilizzati erano la lyra, il barbitos o il rhombos. ( Cfr. Carlo Fatuzzo ne “La musica nella tragedia greca”). (a cura di Claudia Mandas e Lucrezia Fanni).