1 LABORATORIO CANTAREINSCENA Il Laboratorio Cantarinscena Laboratorio CANTARINSCENA 2016 Il progetto Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach, ideato da Cinzia Barbagelata in stretta collaborazione con i colleghi Sonia Grandis, Pinuccia Carrer, Ruggero Laganà e Marinella Pennicchi, nasce dalla volontà di offrire agli studenti dei corsi di Strumento (archi, fiati, tastiere), Canto, Musica da camera, Musica vocale da camera e di Musicologia un’occasione di pratica musicale e di riflessione stilistica sul repertorio bachiano, strumentale e vocale. fondamentale e rappresentativo nella storia della musica e nella formazione del musicista. Inoltre, più in generale, si è voluto introdurre alla conoscenza e applicazione della prassi esecutiva tardo barocca allestendo uno spettacolo che unisca le diverse componenti presenti nell’Istituto, in una attività performativa variegata, con ruoli solistici, cameristici, orchestrali, storico-analitici. Il programma allestito comprende la cantata su testo profano «Schweigt stille, plaudert nicht» BWV 211, la Cantata del Caffè, scritta dal compositore per i concerti al Caffè Zimmermann a Lipsia. Bach, all’epoca Cantor alla Thomasschule, come Director Musices Lipsiensis, ne curava la programmazione. Come era usanza in quei convivi musicali, dove al repertorio vocale si affiancava quello strumentale, il programma è completato da tre Concerti Brandeburghesi (n. 3 BWV 1048, n. 4 BWV 1049, n. 5 BWV 1050). Pur trattandosi di repertorio usualmente presentato in forma di concerto, lo spiritoso contesto storico del compositore e narrativo della Cantata è parso preziosa occasione per coinvolgere i musicisti nell’azione teatrale, i cantanti ma anche i meno abituati strumentisti, donando a tutti la possibilità di un’esperienza di palcoscenico nuova, lieve e divertente, del far musica. Cinzia Barbagelata CANTOR CAFÉ: LA LEGGEREZZA NELLA MUSICA DI JOHANN SEBASTIAN BACH Ideazione e direzione musicale Cinzia Barbagelata Messa in scena Sonia Grandis Note storiche Pinuccia Carrer Preparatore tastiere, basso continuo Ruggero Laganà Drammaturgia e coordinamento vocale Marinella Pennicchi Movimenti scenici Simone Magnani Progetto in collaborazione con la Scuola di Scenografia di Brera Studenti del corso di Tecniche sartoriali e per il costume coordinati da Maria Antonietta Tovini Parrucche e trucco degli studenti del corso di Trucco e maschera teatrale coordinati da Donatella Mondani Coordinamento tecnico di Davide Petullà Video Matteo Castiglioni e Jacopo Biffi di Nuove Tecnologie del Conservatorio Solisti Maria Laura Bertoli, Albertina Del Bo, Miki Masaki soprani Amin Onsori, Alessandro Tamiozzo tenori Gianluca Valenti basso Luisa Meroni, Claudio Meroni flauti dolci Sara Ceccato, Gabriela Clelia Cuna, Chiara Rebaudo flauti Mariateresa Amenduni, Maria Ciavatta, Francesca Del Grosso, Federica Gatti, Chiara Giovagnoli, Margherita Miramonti violini Daniel Ciobanu, Giulia Sandoli, Jamiang Santi viole Celeste Casiraghi, Marco Maggi, Ivo Martinenghi, Giole Pes violoncelli Hiroki Michele Falzone, Maxine Rizzotto clavicembalo Ensemble CANTARINSCENA Cinzia Barbagelata Maestro di concerto Violini: Cinzia Barbagelata, Mariateresa Amenduni, Ella Biscari, Paola Cardarelli, Diego Ceretta, Maria Ciavatta, Francesca Del Grosso, Francesco Di Giacinto, Patricia Fodor, Federica Gatti, Chiara Giovagnoli, Francesco Melis, Elena Miglierina, Margherita Miramonti, Martina Motta, Michele Redaelli Viole: Daniel Ciobanu, Milos Rakic, Giulia Sandoli, Jamiang Santi Violoncelli: Celeste Casiraghi, Marco Maggi, Ivo Martinenghi, Gioele Pes Contrabbasso: Miriam Barbierato Clavicembalo: Hiroki Michele Falzone, Maxine Rizzotto 2 3 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA I concerti di CANTOR CAFÉ Musiche di Johann Sebastian Bach (1685-1750) Venerdì 16 settembre 2016 Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano Sala Coro ore 18.00 Domenica 18 settembre 2016 Fondazione Biffi, Villa Antonietta - Milano Salone d’onore ore 17.00 Concerto Brandeburghese n. 3 in sol maggiore BWV 1048 per tre violini, tre viole, tre violoncelli e basso continuo Violini Federica Gatti, Francesca Del Grosso, Maria Ciavatta Viole Daniel Ciobanu, Giulia Sandoli, Jamiang Santi Violoncelli Ivo Martinenghi, Celeste Casiraghi, Gioele Pes Basso continuo Miriam Barbierato contrabbasso, Hiroki Michele Falzone clavicembalo Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050, per cembalo concertato, violino principale, flauto, archi e basso continuo Clavicembalo concertato Hiroki Michele Falzone Violino Federica Gatti Flauto Sara Ceccato Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050 per cembalo concertato, violino principale, flauto, archi e basso continuo Flauto Chiara Rebaudo Violino Mariateresa Amenduni Clavicembalo Hiroki Michele Falzone Kaffee Kantate BWV 211 «Schweigt stille, plaudert nicht» Liesgen (soprano) Maria Laura Bertoli Narratore (tenore) Alessandro Tamiozzo Schlendrian (basso) Gianluca Valenti Flauto Gabriela Clelia Cuna Basso continuo Celeste Casiraghi violoncello, Maxine Rizzotto clavicembalo Kaffee Kantate BWV 211 «Schweigt stille, plaudert nicht» Narratore (tenore) Alessandro Tamiozzo Liesgen (soprano) Miki Masaki Schlendrian (basso) Gianluca Valenti Flauto Chiara Rebaudo Basso continuo Ivo Martinenghi violoncello, Maxine Rizzotto clavicembalo Ensemble CANTARINSCENA Cinzia Barbagelata maestro di concerto Sabato 17 settembre 2016 Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano Sala Coro ore 18.00 Concerto Brandeburghese n. 3 in sol maggiore BWV 1048 per tre violini, tre viole, tre violoncelli e basso continuo Violini Mariateresa Amenduni, Francesca Del Grosso, Chiara Giovagnoli Viole Daniel Ciobanu, Giulia Sandoli, Jamiang Santi Violoncelli Celeste Casiraghi, Marco Maggi, Gioele Pes Basso continuo Miriam Barbierato contrabbasso, Hiroki Michele Falzone, clavicembalo Concerto Brandeburghese n. 4 in sol maggiore BWV 1049 per violino principale, flauto dolce I-II, archi e basso continuo Violino Federica Gatti Flauti dolci Luisa Meroni, Claudio Meroni Kaffee Kantate BWV 211 «Schweigt stille, plaudert nicht» Narratore (tenore) Alessandro Tamiozzo Liesgen (soprano) Albertina Del Bo Schlendrian (basso) Gianluca Valenti Flauto Sara Ceccato Basso continuo Gioele Pes violoncello, Maxine Rizzotto clavicembalo 4 5 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA Sommario Giovedì 13 ottobre 2016 Chiesa di San Maurizio al Monastero maggiore - Milano Coro delle monache ore 20.30 Concerto in collaborazione con il Touring Club Italiano 11 Nella suggestiva atmosfera della Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, circondati da pregevoli affreschi del XVI sec., per I giovedì sera in San Maurizio, concerto a cura degli allievi del Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano. Ensemble Cantarinscena. Maestro concertatore Cinzia Barbagelata. 12 La leggerezza della musica di Johann Sebastian Bach Concerti Bramdeburghesi 14 Concerto Brandeburghese n. 3 in sol maggiore BWV 1048 per tre violini, tre viole, tre violoncelli e basso continuo Violini Mariateresa Amenduni, Francesca Del Grosso, Maria Ciavatta Viole Daniel Ciobanu, Giulia Sandoli, Jamiang Santi 26 Celeste Casiraghi, Ivo Martinenghi, Gioele Pes Violoncelli Basso continuo Miriam Barbierato contrabbasso, Hiroki Michele Falzone clavicembalo Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050 per cembalo concertato, violino principale, flauto, archi e basso continuo Clavicembalo concertato Hiroki Michele Falzone Violino Federica Gatti 28 Flauto Sara Ceccato Concerto Brandeburghese n. 4 in sol maggiore BWV 1049 per violino principale, flauto dolce I-II, archi e basso continuo Violino Margherita Miramonti Flauti dolci Luisa Meroni, Claudio Meroni 36 Ensemble CANTARINSCENA Cinzia Barbagelata maestro di concerto Flauti dolci: Claudio Meroni, Luisa Meroni Flauto: Sara Ceccato Violini: Cinzia Barbagelata, Mariateresa Amenduni, Ella Biscari, Paola Cardarelli, Maria Ciavatta, Francesca Del Grosso, Francesco Di Giacinto, Patricia Fodor, Federica Gatti, Chiara Giovagnoli, Francesco Melis, Elena Miglierina, Margherita Miramonti, Martina Motta, Michele Redaelli Viole: Daniel Ciobanu, Milos Rakic Giulia Sandoli, Jamiang Santi Violoncelli: Celeste Casiraghi, Ivo Martinenghi, Gioele Pes Contrabbasso: Miriam Barbierato Clavicembalo: Hiroki Michele Falzone 6 7 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA …invito al CANTOR CAFÈ… Giovedì 17 novembre 2016 Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano Sala Puccini, ore 19.00* Concerto Brandeburghese n. 5 in re maggiore BWV 1050 per cembalo concertato, violino principale, flauto, archi e basso continuo Allegro - Affettuoso - Allegro Clavicembalo concertato Hiroki Michele Falzone Violino Federica Gatti Flauto Sara Ceccato Voce recitante Albertina Del Bo * Preludio alla serata Il clavicembalo ben temperato. Esecuzione integrale a cura di Ruggero Laganà CANTOR CAFÉ LA LEGGEREZZA NELLA MUSICA DI JOHANN SEBASTIAN BACH Venerdì 18 novembre 2016 Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano Sala Verdi ore 21.00 Concerto Brandeburghese n.3 in sol maggiore BWV 1048 per tre violini, tre viole, tre violoncelli e basso continuo […] - Adagio - Allegro Violini Mariateresa Amenduni, Francesca Del Grosso, Maria Ciavatta Viole Daniel Ciobanu, Giulia Sandoli, Milos Rakic Violoncelli Celeste Casiraghi, Ivo Martinenghi, Gioele Pes Basso continuo Miriam Barbierato contrabbasso, Hiroki Michele Falzone clavicembalo Concerto Brandeburghese n. 4 in sol maggiore BWV 1049 per violino principale, flauto dolce I-II, archi e basso continuo Allegro - Andante - Presto Violino Margherita Miramonti Flauti dolci Luisa Meroni, Claudio Meroni Kaffee Kantate BWV 211 «Schweigt stille, plaudert nicht» 1. recitativo (T), 2. aria (B), 3. recitativo (SB), 4. aria (S), 5. recitativo (SB), 6. aria (B), 7. recitativo (SB), 8. aria (S), 9. recitativo (T), 10. chorus (STB) Narratore (tenore) Alessandro Tamiozzo Schlendrian (basso) Gianluca Valenti Liesgen (soprano) Albertina Del Bo Flauto Chiara Rebaudo Basso continuo Celeste Casiraghi violoncello, Hiroki Michele Falzone clavicembalo Avventori del Caffè (figuranti) Amin Onsori, Miki Masaki, Gabriela Clelia Cuna, Sara Ceccato 8 Sabato 19 novembre 2016 Accademia di Belle Arti di Brera Sala Napoleonica ore 11.00 Concerto Brandeburghese n. 4 in sol maggiore BWV 1049 per violino principale, flauto dolce I-II, archi e basso continuo Allegro - Andante - Presto Violino Margherita Miramonti Flauti dolci Luisa Meroni, Claudio Meroni Kaffee Kantate BWV 211 «Schweigt stille, plaudert nicht» 1. recitativo (T), 2. aria (B), 3. recitativo (SB), 4. aria (S), 5. recitativo (SB), 6. aria (B), 7. recitativo (SB), 8. aria (S), 9. recitativo (T), 10. chorus (STB) Narratore (tenore) Alessandro Tamiozzo Schlendrian (basso) Gianluca Valenti Liesgen (soprano) Miki Masaki Flauto Chiara Rebaudo Basso continuo Celeste Casiraghi violoncello, Hiroki Michele Falzone clavicembalo Avventori del Caffè (figuranti) Amin Onsori, Albertina Del Bo, Gabriela Clelia Cuna, Sara Ceccato Ensemble CANTARINSCENA Cinzia Barbagelata maestro di concerto Violini: Cinzia Barbagelata, Mariateresa Amenduni, Ella Biscari, Paola Cardarelli, Maria Ciavatta, Francesca Del Grosso, Francesco Di Giacinto, Chiara Giovagnoli, Patricia Fodor, Federica Gatti, Francesco Melis, Elena Miglierina, Margherita Miramonti, Martina Motta, Michele Redaelli Viole: Daniel Ciobanu, Milos Rakic, Giulia Sandoli Violoncelli: Celeste Casiraghi, Marco Maggi, Ivo Martinenghi, Gioele Pes Contrabbasso: Miriam Barbierato Clavicembalo: Hiroki Michele Falzone Messa in scena Sonia Grandis Note storiche Pinuccia Carrer Preparatore tastiere, basso continuo Ruggero Laganà Drammaturgia e coordinamento vocale Marinella Pennicchi Movimenti scenici Simone Magnani Scene, costumi, parrucche e trucco Allievi della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera coordinati da Maria Antonietta Tovini e Donatella Mondani con la supervisione tecnica di Davide Petullà 9 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA CANTARINSCENA AL CANTOR CAFÉ Note all’allestimento di Sonia Grandis L’ attività del Laboratorio CANTARINSCENA 2016 si rivolge, coerentemente con la sua finalità che quella è di frequentare ambiti di ricerca poco esplorati nell’ambito del teatro musicale, a uno studio sulla leggerezza proprio là dove sembra non palesarsi, tanto il nome stesso del compositore incute reverenza. Il mito di Bach, autore di uno scherzo scenico come la Cantata del Caffè, poteva essere affrontato solo come Pegaso affrontò la Medusa (seguiamo le indicazioni di Calvino nel suo celeberrimo saggio contenuto nelle Lezioni americane). Per non farsi pietrificare, l’eroe dai sandali alati tiene lo sguardo rivolto all’immagine del mostro riflessa sullo scudo, «spinge il suo sguardo su ciò che può rivelarglisi solo in una visione indiretta, in un’immagine catturata nello specchio». Così, in modo “riflesso”, abbiamo guardato al severo Settecento bachiano e se la leggerezza si ottiene con la sottrazione di peso abbiamo “sottratto” l’apparato scenico di un secolo paludato e imparruccato, lasciandone tuttavia tracce, segni, gesti, oggetti che si depositano ora in uno spazio neutro, nel cerchio magico creato dall’orchestra. Anche l’argomento della Cantata risulta essere una “sottrazione” da un vicenda familiare che si intuisce assai più complessa; cogliamo solo il momento in cui una figlia adolescente e ribelle, per giunta 10 “caffeinomane” subisce i rimproveri di un padre severo sotto lo sguardo divertito e bonario di un amico. Nell’apparente levità della situazione Bach coglie il momento “sacro”: quando un genitore intuisce che una figlia è diventata grande e si prepara ad essere una donna in età da marito. Entrano in scena in quell’attimo di kairos, gravità e profondità. La vita cambia velocemente, la giovinezza cede alla maturità, i padri si fanno da parte. Ma del resto così è ed è sempre stato. Ad alleviare gli scoramenti può bastare una tazza di caffè in compagnia di amici in un locale dove si fa musica insieme. Gli studenti della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Brera, coordinati dai docenti Davide Petullà, Maria Antonietta Tovini e Donatella Mondani, hanno creato oggetti scenici e di costume, trucco e parrucche, ispirati a un Settecento fashion immerso nel nostro contemporaneo, realizzati con garza e carta, materiali per eccellenza dell’effimero… Il commento video creato dalle Nuove Tecnologie del Conservatorio utilizza la partitura di Bach per dissolverla in suggestioni visuali. I movimenti scenici di Simone Magnani citano danze e posture antiche, ma si proiettano in una visione concettuale del corpo dell’attore-cantante. Dalla sottrazione all’astrazione sul filo della leggerezza… 11 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA LA LEGGEREZZA NELLA MUSICA DI BACH di Cinzia Barbagelata I l titolo La leggerezza nella musica di Bach subito si è mentalmente connesso alla prima delle Sei lezioni americane di Italo Calvino, del 1988. Scrivendo della contrapposizione leggerezza-peso, Calvino propone di ottenere la leggerezza con sottrazione di peso esplorando col lettore, in tanti straordinari esempi poetici e mitologici, quanta potenza ed energia si libera togliendo alla materia la sua gravità. La musica di Bach si presenta densa ed elaborata, talmente complessa da esser definita “ampollosa” dal critico musicale Johann Adolph Scheibe nel 1745 e da esser lasciata nel dimenticatoio della storia per più di cinquant’anni, troppo in contrasto con l’incalzante gusto musicale della galanteria impostosi nel XVIII secolo. L’immagine di massa sonora piena, “organistica”, della scrittura bachiana è uno degli aspetti che più ne hanno condizionato l’interpretazione e l’esecuzione, dando un grande peso, è il caso di dirlo, alla grandiosità della costruzione compositiva. Focalizzando l’attenzione sugli accenti e gli alleggerimenti, sulle note da evidenziare e quelle da lasciar quasi immaginare, sulle dinamiche che accompagnano le frasi musicali od i singoli suoni, emerge una qualità sottile, e ci troviamo davanti a un Bach più fresco e semplice, a una scrittura musicale ricca e intensa ma leggera. I Concerti Bandeburghesi sono un esempio. Abbiamo scelto per il nostro progetto tre dei sei concerti, terzo, quarto e quinto, differenti per organico e per epoca di composizione, dedicati agli archi e ai flauti, dolce e traversiere. Il terzo ha come particolare che ogni sezione - violini, viole e violoncelli - dialoga e si unisce confrontandosi con le altre; il ruolo di conduzione e sostegno è affidato agli strumenti del basso continuo, clavicembalo e violone. In questo concerto non vi è un tempo intermedio ma il passaggio tra il primo e terzo movimento è affidato alla libera cadenza del cembalo. Il quarto ha il violino come protagonista, intrecciando un luminoso gioco di arabeschi sonori con gli altri due solisti, i flauti dolci in echo. Nel quinto il focus della composizione è il clavicembalo, cui Bach affida un perpetuum mobile che percorre tutto il concerto, avvolto nelle linee melodiche molto ampie del flauto e del violino; il tempo centrale “Affettuoso” assume la forma della Sonata, con i tre strumenti soli, senza orchestra, in un contrappunto talmente perfetto da materializzare le emozioni più intime . Sono concerti nel senso più alto del termine, che ci richiama il latino conserere, intrecciare insieme, che ci invitano, ciascuno nelle proprie peculiarità, in ambienti sonori dove la musica è narrazione e dialogo. Leggeri a partire dalle tonalità luminose e risonanti grazie alle corde vuote degli archi, al timbro limpido del flauto, al suono acuto e penetrante dei flauti dolci, devono anche al modo maggiore il loro carattere positivo e ludico. Miracolo di comunicazione espressiva e coinvolgente, queste composizioni raccolgono l’intuizione vivaldiana dell’Estro Armonico, raccolta molto cara a Bach, dove i concerti con violini solisti (uno, due, quattro) archi e basso continuo, regalano ai soli una individualità e una personalità che vanno ben oltre le consuetudini dell’epoca. La forza narrativa del concerto italiano non sfugge a Bach che nella sua musica aggiunge la propria sensibilità retorica, lasciando emergere un serrato gioco delle parti curato in ogni dettaglio della scrittura, dalla piccola figurazione all’intera struttura formale. A questi micro-macrocosmi sonori, intensi e variegati, abbiamo cercato di dare parola durante il nostro Laboratorio, guidati dalle molte informazioni a noi pervenute sullo stile compositivo ed esecutivo dell’epoca, cercando nella scrittura e nella tecnica di ciascuno strumento le singole pronunce, le arcate 12 e le articolazioni, le figure degli affetti e le dinamiche appropriate per dare voce ai diversi protagonisti, singoli strumenti o sezioni. La buona organizzazione di questo intreccio delle parti e delle intenzioni espressive è compito della Concertazione. In queste musiche il Konzertmeister, il Maestro di Concerto, è un primum inter pares, primo tra pari, un abile moderatore che guida l’allestimento e l’esecuzione, solitamente condotta suonando uno strumento dell’organico, attraverso l’analisi e le scelte musicali e tecniche. Gli strumenti legati a questo ruolo di concertatore sono per consueto il violino e/o il clavicembalo; ci piace però ricordare come Bach amasse dirigere la propria musica suonando la viola, strumento apparentemente poco ap- pariscente ma essenziale in quanto sostiene il ruolo di “collante” armonico. A corredo dei Brandeburghesi, abbiamo scelto La cantata del caffè dove il serio Bach si misura con soggetti e personaggi quasi da commedia. Pensando a Bach in un caffè di Lipsia, con moglie e figli, a sorseggiare la calda bevanda si è adottato il titolo Cantor Café. Nella musica di Johann Sebastian non vi è solo austerità, meditazione, misticismo, etica, religiosità, teologia, ghematria, numerologia, scienza, armonia, contrappunto… ma anche voglia di giocare con i suoni, di sperimentare soluzioni inedite, di sfide esecutive, di ammiccamenti, di umorismo, di leggerezza. 13 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA BACH TRA CHIESA E CORTE, CITTÀ E CAFFÈ di Pinuccia Carrer G eorg Philipp Telemann, con almeno 3.000 musiche da chiesa senza contare le altre opere in catalogo; Domenico Scarlatti, con quasi 600 sonate per tastiera; Alessandro Scarlatti, con 59 opere teatrali: da solo il Settecento dimostra quanto copiosa fosse la produzione dei compositori del passato. Nell’Ottocento, Czerny con i suoi studi pianistici quasi pareggia i conti. D’altronde, la richiesta di musica era elevata e la musica era protagonista della vita culturale, sociale e artistica del tempo. Comporre in quantità numeriche che ancor oggi stupiscono rientrava nella norma e quindi colpiscono le eccezioni, come quella rappresentata da Arcangelo Corelli, con soli sei numeri d’opera pubblicati e scarsa quantità di manoscritti. Se dovessimo stilare una classifica dei compositori prolifici, Johann Sebastian Bach occuperebbe i primi posti. I suoi lavori ci sono pervenuti per lo più in manoscritti, autografi o copie, ma anche in edizioni stampate in proprio o da altri. La sistemazione delle composizioni bachiane ha occupato più di un secolo di lavoro e ancor oggi continua. La tappa di partenza è la costituzione della Bach-Gesellschaft (Società Bach, Lipsia,1850), per iniziativa di Robert Schumann, Franz Liszt, Otto Jahn, Ignaz Moscheles, Carl von Winterfeld, Louis Spohr, Siegfried Wilhelm Dehn, Carl Ferdinand Becker e Moritz Hauptmann (Johannes Brahms si aggiunge agli iscritti nel 1881), allo scopo di pubblicare tutte le opere del “genio Bach”; mentre Breitkopf & Härtel si accolla il lavoro editoriale, i finanziamenti arrivano dai soci sottoscrittori, futuri acquirenti della preziosa novità; tra i primi ad essere interessati all’acquisto il re di Prussia e l’imperatore d’Austria, che prenotano rispettivamente venti e dieci copie. Tra gli ultimi a impegnarsi nell’acquisto (nel 1899 i sottoscrittori avevano raggiunto le 652 unità) gli italiani, e tra loro il Regio Conservatorio di Milano e il compositore Arrigo Boito. Dal 1851 fino al 1899 escono quarantasei volumi. Nel frattempo, Julius August Philipp Spitta (18411894) porta a compimento una monumentale biografia con lista delle opere (Lipsia, Breitkopf & Härtel, I vol., 1873 - II vol., 1879), frutto di ventennali ricerche. Alberto Basso sottolinea nel suo altrettanto monumentale Frau Musika. La vita e le opere di Johann Sebastian Bach - libro che ci è stato indispensabile per stilare queste brevi note di sala e che quindi citeremo spesso - che Spitta indaga non solo la biografia e la produzione del compositore di Eisenach ma anche gli ambienti e i contesti, ponendo dunque le basi per una moderna ricerca storiografica. Sono di taglio più romanzato, invece, le poche biografie che la precedono, compresa la prima (una settantina di pagine) di Johann Nikolaus Forkel titolata Johann Sebastian Bach. Leben, Kunst und Kunstwerke, arricchita al capitolo IX di un dettagliato elenco delle musiche di Bach, sia a stampa che manoscritte. Il testo si chiude con queste parole: «Und dieser Mann – der größte musikalische Dichter und der größte musikalische Declamator, den es je gegeben hat, und den es wahrscheinlich je geben wird – war ein Deutscher. Sey stolz auf ihn, Vaterland; sey auf ihn stolz, aber, sey auch seiner werth!», così tradotte nell’edizione italiana di Lily Seppilli: «Quest’uomo, il più grande poeta che mai abbia parlato al mondo con il linguaggio della musica, il più eccelso oratore musicale di tutti i tempi, quest’uomo è un tedesco! Che la Germania sia fiera di lui! Sì, che sia fiera di lui, ma che sia anche degna di lui!». Diffusasi tra i contemporanei, la biografia di Forkel offre al mondo romantico un Bach “nazionale”, conoscitore profondo della retorica, fundamentum della storia e della cultura musicale germanica. L’interesse verso Johann Sebastian Bach percorre in crescendo tutto l’Ottocento, secolo della cosiddetta 14 Bach-renaissance, ma anche il Novecento si prepara a valorizzare il grande tedesco; quando si chiude nel 1899 la Bach-Gesellschaft, esaurito il compito di pubblicare l’opera omnia, si crea una Neue Bachgesellschaft, fondata il 27 gennaio 1900 a Lipsia da Hermann Kretzschmar, Oskar von Hase, Martin Blumner, Siegfried Ochs, Joseph Joachim, Franz Wüllner e Gustav Schreck. Questa Nuova Società si pone come obiettivo lo studio della storia, del contesto, degli ambienti e la valorizzazione delle musiche in sede esecutiva. Per merito della Neue Bachgesellschaft si organizzano concerti e festival, si pubblicano edizioni critiche di singole composizioni, si alimentano gli studi specialistici che confluiscono nei Bach-Jarbüch. La città natale, Eisenach, diverrà sede di un museo Bach, a tutt’oggi attivo. La seconda guerra mondiale ferma tutto. La ripresa post-bellica, faticosa ma incessante, si pone subito il fine di celebrare degnamente il bicentenario della morte del grande tedesco e di progettare una Neue Bach-Ausgabe, una nuova opera omnia, che in effetti uscirà in 96 volumi dal 1954 al 2007 (Bärenreiter l’editore principale). Nel pieno delle celebrazioni, esattamente nel 1950, Breitkopf & Härtel edita il Thematisch-Systematische Verzeichnmis der musiklalischen Werke von J.S.B., il catalogo tematico delle opere musicali di Johann Sebastian Bach; il curatore/autore è Wolfang Schmieder, musicologo, bibliotecario e archivista. Egli aveva lavorato dal 1942 presso la Biblioteca Comunale e l’Università di Francoforte sul Meno e dal 1946, eletto capo del nuovo dipartimento di musica, aveva iniziato a sistemare le sue ricerche bibliografiche, finalizzate alla redazione del catalogo. Wolfgang Schmieder ‘inventa’ la numerazione progressiva a sigla BWV, acronimo di Bach Werke Verseichnis ancor oggi in uso. La sigla BWV Anh. (Anh. sta per Anhang, appendice) accompagna opere incomplete, dubbie, e composizioni da segnalare in modo particolare. Il catalogo viene aggiornato progressivamente coi risultati degli studi musicologici, in particolare per quanto riguarda le attribuzioni, l’indagine sugli apocrifi, i nuovi ritrovamenti, le datazioni; gli addenda sono posti via via alla fine per non scomporre l’elenco originale. Schmieder cura le revisioni sino alla terza edizione, del 1963, per ritirarsi poi in pensione a Freiburg dove muore nel 1990, a 89 anni. Il catalogo di Schmieder è un catalogo tematico, indi ogni opera citata ha i suoi incipit musicali. Per quanto riguarda l’ordinamento, segue l’impianto per generi e organici della Bach Gesellschaft (abbreviazione BGA) che il musicologo ben conosceva avendo lavorato come archivista e bibliotecario presso Breitkopf & Hartel dal 1933 al 1942. Oggi, accanto alla BGA si trova la corrispettiva edizione della Neue Bach-Ausgabe (abbreviazione NBA). Il catalogo inizia con le cantate sacre (sono più di duecentocinquanta, senza contare quelle pervenute in frammenti o semplicemente perdute), alle quali seguono le quarantanove cantate profane, gli otto Mottetti su testo tedesco, le composizioni liturgiche su testo latino, gli Oratori, le Passioni per giungere ai più di trecentosettanta corali armonizzati a quattro voci (i Kirchenlieder). I Lieder spirituali e i brani inseriti nel Klavierbuchlein di Anna Magdalena, la seconda moglie, concludono il repertorio vocale. Si passa quindi alla musica strumentale: i corali per organo (più di 160), la musica per clavicembalo, liuto e vari organici orchestrali, le opere canoniche comprensive della Musikalische Opfer, dedicata a Federico II di Prussia (BWV 1079), e Die Kunst der Fuge (BWV 1080), ultima composizione prima della morte. Il monumentale volume si completa con le sezioni dedicate alle innumerevoli opere spurie o di dubbia 15 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA autenticità: talvolta sono pagine scritte dagli allievi e supervisionate dal maestro, ma non composte da lui, talaltra sono false attribuzioni. Dopo il 1950 gli studiosi hanno compiuto per alcuni BWV il percorso inverso: alcune opere apocrife per Schmieder, come il Capriccio in honorem Johann Christoph Bachii Ohrdrufiensis (BWV 993), si sono rivelate di Johann Sebastian. Appare chiaro dal catalogo che il nucleo più consistente della produzione bachiana è costituito dalla Kirchenmusik. Bach lavora infatti soprattutto per la chiesa (cfr. cronologia), sia come organista/compositore sia poi come Kantor: per contratto ha l’obbligo di scrivere i brani organistici previsti per il culto e spetta a lui il compito di comporre le cantate sacre per ogni festività dell’anno liturgico ovvero le cantate per il tempo di Natale (Der Weihnachtsfestkreis, dall’Avvento alle sei domeniche dopo l’Epifania), per il tempo della Pasqua (Der Osterfestkreis, dalla Passionszeit al lunedì di Pentecoste), per il tempo della Trinità (Die Trinitatiszeit) e per le tre domeniche precedenti l’Avvento (Das Kirchenjahresende, il tempo finale dell’anno). Ma Johann Sebastian è anche musico di corte e due sono le corti che lo vedono protagonista. La prima è a Weimar, cittadina (all’epoca di 5.000 abitanti) nella sua terra natale, la Turingia. Bach, non ancora diciottenne, ottiene un impiego come violinista della cappella privata del duca JohannErnst di Sassonia-Weimar, fratello minore del duca regnante Wilhelm Ernst. In un documento del 4 marzo 1703 lo troviamo tuttavia come Lagueij (lacchè) e ancora, in un altro, organista alla corte principale di Sassonia-Weimar: il giovane e versatile lacchè non solo suonava il violino ma talvolta sostituiva l’organista titolare Johann Effler. Dopo qualche mese, in agosto, abbandona la corte per la chiesa di Mülhausen dove la sua abilità di organista e collaudatore di organi, oltre a quella di compositore, si conferma ulteriormente. Il suo nome gode di buona fama e le proposte di lavoro non mancano. Nel 1708 viene richiamato a Weimar, questa volta come organista di corte e musicista di camera; sembrano ormai lontani i tempi in cui era definito lacchè. Lo stipendio è buono e Bach è un professionista stimato ma, soprattutto, è lui a stimare se stesso e a considerarsi un musicista ed un organista non comune. Cosicché - evidenzia Basso - «ovunque stabilisse il suo luogo di lavoro, riusciva ad ottenere le condizioni economiche più favorevoli e in misura superiore ai maestri che lo avevano preceduto o che lo seguiranno». Un esempio, sempre relativo a Weimar: quando nel 1714, dopo sei anni di servizio, è insignito del titolo di Konzertmeister, prende 268 fiorini rispetto ai 158 fiorini e 15 groschen dello stipendio iniziale; nel 1716 arriverà a guadagnare 316 fiorini e 12 groschen. Non sono soltanto i guadagni in crescita a rendere importanti gli anni di Weimar. A corte, il compositore può approfondire lo studio degli stili italiano e francese, i due modelli di scrittura e di prassi esecutiva dominanti all’epoca; su commissione del duca Johann Ernst trascrive almeno ventuno concerti italiani adattandoli a uno o più clavicembali, studia i Fiori musicali di Frescobaldi, ricopia - all’epoca si copiava musica di altri autori con lo scopo di capirla e analizzarne le tecniche compositive - il libro d’organo di Louis Marchand. Sempre a Weimar Johann Sebastian Bach conferma quella vocazione didattica che si manterrà salda per tutta la sua vita, esprimendola sia nell’insegnamento (oggi lo diremmo frontale) sia nella composizione: in questi anni completa l’Orgelbüchlein (BVW 599-644), contenente quarantasei preludi-corali che Bach maestro propone ai suoi allievi, a quella data almeno quindici. Infine, è proprio in questa corte, piccola ma nutrita di passione per l’arte dei 16 suoni, che si consolida la sua notorietà di esecutore: Mattheson, nel suo Das Beschützte Orchestre (Amburgo, 1717), definisce Bach «il famoso organista di Weimar». Cosciente del proprio valore, il Konzertmeister mira ad ottenere il titolo di Kapellmeister. La nomina non gli viene concessa e immediata segue la richiesta di dimissioni: «per atteggiamento pertinace a voler ottenere un congedo ingiustificato» Bach finisce in carcere per quattro settimane, dal 6 novembre al 2 dicembre 1717. Tuttavia, per interessamento della moglie di Johann Ernst, Eleonore Wilhelmine, sorella del principe Leopold di Anhalt-Köthen, Johann Sebastian ha già garantito un nuovo impiego e così a famiglia Bach lascia la Turingia per migrare nella confinante Sassonia. Quando il trentaduenne compositore arriva alla corte di Köthen, il principe ha ventitré anni e, stando a un ritratto giovanile, fattezze dolci e poco guerresche nonostante l’armatura. Tra i due si instaura una relazione quasi amicale, dimostrando quanto per il professionista Bach contino i rapporti personali con i datori di lavoro. Il principe Leopold ha una vera e propria passione per la musica e invece di investire in spese militari spende buona parte delle entrate per migliorare l’orchestra di corte. Val la pena di capire il perché. Nel 1713, alla morte di Federico I di Prussia, si scioglie la Berliner Hofkapelle guidata per più di un decennio da Augustin Reinhard Stricker. Leopold non perde l’occasione per chiamare a Köthen gli strumentisti e il Kammer-Musicus rimasti privi di lavoro. Ciò produce un forte disaccordo con la madre morganatica Gisela Agnes de Rath, contessa di Nienburg, nobile ma non di ‘sangue blu’ e all’epoca reggente per la minor età del figlio. Negli stessi anni Bach svolge ancora la sua attività a Weimar. Il principe lo conosce nel 1716, durante le celebrazioni per il matrimonio della citata sorella, Eleonore-Wilhelmine, vedova del duca di Sassonia-Merseburgo, con Johann Ernst, duca di Sassonia-Weimar-Eisenach, alla cui corte Bach, come si è detto, presta servizio. Come molti aristocratici, Leopold di Anhalt-Köthen è un musicista, dilettante per classe sociale ma non per competenze. Per giunta, egli affina la propria formazione artistica durante un lungo Grand Tour che lo aveva portato dalla Germania all’Italia, alla Francia sino in Inghilterra. Suona clavicembalo, violino, viola da gamba e canta «con buona voce di basso», a detta dello stesso Bach. Leopold non fatica quindi a capire il valore del maestro di Eisenach e appena maggiorenne, congedata la madre, non esita ad invitarlo a Köthen, pagandolo meglio degli altri artisti. Il principe sarà il padrino di Leopold-Augustus (nomi scelti non a caso), figlio di Johann Sebastian e di Maria Barbara. Sull’intero territorio di Köthen, sin dal 1595, vigeva come religione ufficiale quella calvinista, ostile alla musica polifonica, soprattutto liturgica, ma sotto la reggenza di Gisela viene data libertà di culto ai luterani, con la fondazione di una chiesa, l’Agnus Kirche, e di una scuola luterana, che verrà frequentata dai figli di Bach. La corte di Gisela si apre alla musica con l’assunzione di tre musicisti stabili, nucleo fondante di quell’orchestra formata da una ventina di abilissimi strumentisti che Bach dirigerà dal 1717. Il principe incentiva la produzione di musica profana (sarà destinatario di cantate celebrative) e in particolare di quella strumentale, solistica e cameristica. Alla corte di Köthen, dunque, ampio spazio per la creatività bachiana, in un campo non pertinente al sacro. Egli termina qui le Suites inglesi per clavicembalo, già iniziate a Weimar, e dedica una sistematica attenzione agli strumenti prediletti da Leopold (scrivendo per violino solo e con basso con17 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA tinuo e per viola da gamba), al flauto, al violoncello, al liuto. Il periodo decisamente positivo per il compositore è funestato dalla morte della moglie, Maria Barbara, che gli aveva dato sette figli, di cui solo quattro sopravvissuti. A trentacinque anni, nel 1720, Bach si risposa con Anna Magdalena Wilcke, cantante alla corte di Köthen, che gli darà tra il 1723 e il 1742 altri tredici figli. Sempre nel 1720, la corte assiste ad un altro matrimonio: è quello tra il principe Leopold e la quindicenne cugina, la principessa Federica Enrichetta di Anhalt-Bernburg. A causa forse del matrimonio, forse per i condizionamenti della madre o per le complicazioni politiche, il principe distoglie i finanziamenti dalle attività musicali per riconvertirli in spese militari. Bach percepisce il cambio di rotta e per giunta non entra affatto in simpatia con la giovanissima Federica Enrichetta: scrivendo di lei nel 1730 la definisce “amusa”, negata come ispiratrice musicale! Alla ricerca continua di un impiego migliore, il 12 settembre 1720 si reca ad Amburgo, per concorrere al posto di organista alla Chiesa di S. Giacomo, ma non accetta la nomina. Si presume – spiega Alberto Basso – che nel suo orgoglio Bach non approvasse l’usanza di una chiesa nella cui cassa il candidato prescelto doveva versare una considerevole somma di denaro. Bach ritorna a Köthen ma con l’obiettivo di trovare un posto diverso. Ecco che il 24 marzo 1721 spedisce a Christian Ludwig margravio del Brandeburgo-Schwedt, ufficiale militare della dinastia degli Hohenzollern nonché zio del re di Prussia, la partitura di sei suoi concerti: sono i cosiddetti “concerti brandeburghesi”. Bach conosce di persona il prestigioso personaggio sin dai tempi di un suo viaggio di lavoro a Berlino, dove doveva acquistare per l’orchestra di Köthen un grand clavecin costruito da Michael Mietke. A Berlino si era esibito all’organo in un concerto, improvvisando e riscuotendo grande favore presso il margravio per la sua straordinaria esecuzione. Tutto questo si deduce, mancando documentazione diretta, dalla lunga dedica, redatta in francese, la lingua dominante tra i nobili del Brandeburgo e alla corte prussiana, oltre che lingua obbligata nelle dissertazioni scientifiche. La riportiamo integralmente, con le sue imperfezioni: Six Concerts / Avec plusieurs Instruments / Dédiées / A Son Altesse Royalle / Monseigneur / Crêtien Louis, / Margraf de Brandenbourg & c. & c. & c.,/ par Son tres-humble & très obeissant Serviteur / Jean Sebastian Bach. / Maître de Chapelle de S.A S. le / prince regnant d’Anhalt-Coethen. A Son Altesse Royalle / Monseigneur Crêtien Louis / Marggraf de Brandenbourg & c. & c. & c.. / Monseigneur Comme j’eus il y a une couple d’années, le bonheur de me faire entendre à Votre Alteße Royalle, en vertu de ses ordres, & que je remarquai alors, qu’Elle prennoit quelque plaisir aux petits talents que le Ciel m’a donnés pour la Musique, & qu’en prennant Conge de Votre Alteße Royalle, Elle voulut bien me faire l’honneur de me commander de Lui envoyer quelques pieces de ma Composition: j’ai donc selon ses tres gracieux ordres, pris la liberté de rendre mes tres-humbles devoirs à Votre Alteße Royalle, pour les presents Concerts, que j’ai accommodés à plusieurs Instruments; La priant tres humblement de ne vouloir pas juger leur imperfection, à la rigueur du gout fin et delicat, que tout le monde sçait qu’Elle a pour les 18 piéces musicales; mais de tirer plutot en Benigne consideration, le profonde respect, & la tres-humble obeissance que je tache à Lui temoigner par là. Pour le reste, Monseigneur, je supplie tres humblement Votre Alteße Royalle, d’avoir la bonté de continüër ses bonnes graces envers moi, et d’être persuadèe que je n’ai rien tant à cœur, que de pouvoir être employé en des occasions plus dignes d’Elle et de son service, moi qui suis avec un zele sans pareil la libertà di rendere i miei umilissimi omaggi a Vostra Altezza Reale, con i presenti Concerti, che ho adattato a diversi strumenti. Pregandola molto umilmente di non voler giudicare la loro imperfezione, alla luce di quel fine e delicato gusto che ognuno sa ch’Ella possiede per i brani musicali;ma di tenere piuttosto in benigna considerazione il profondo rispetto e la umilissima obbedienza che io mi permetto di testimoniarVi con questo omaggio.Per il resto, Monsignore, io supplico molto umilmente Vostra Altezza Reale di avere la bontà di continuare con il suo benevolenza verso di me, e di essere persuaso che io non ho niente di più a cuore che di potere essere impiegato in occasioni più degne di Lei e del suo servizio, io che sono con uno zelo senza pari Monseigneur De Votre Altesse Royalle Le tres humble et tres obeissant serviteur Jean Sebastien Bach. Coethen, d. 24 mar. 1721 Ovvero: Sei concerti con varii strumenti dedicati a sua Altezza Reale Monsignor Cristiano margravio di Brandeburgo ecc. ecc.dal suo umilissimo e obbedientissimo servitore Giovanni Sebastiano Bach, maestro di cappella di Sua Altezza Serenissima il principe regnante di Anhalt-Coethen. Monsignore Di Vostra Altezza Reale l’umilissimo e obbedientissimo servitore Giovanni Sebastiano Bach. Köthen, 24 marzo 1721] La varietà di forme e di strumentazione e l’analisi delle partiture ha portato gli studiosi a stilare un ordine nella creazione dei sei concerti: 6, 1, 3, 2, 4, 5 e a far risalire la stesura a partire dal 1718. I concerti sono adattati per strumenti diversi ... par les présents Concerts, que j’ai accommodés à plusieurs Instruments: nel preparare la partitura definitiva, Bach inventa quindi elementi originali, arricchisce di ornamenti e diminuzioni pagine già scritte, per donare al margravio un esemplare ‘insolito’, soprattutto a livello virtuosistico. Che siano adattamenti lo dimostrano anche i numerosi legami con altre composizioni bachiane: il n. 1 rivela materiale musicale utilizzato nella cantata sacra BWV 52 e profana BWV 207, nella Sinfonia BWV A sua Altezza Reale Monsignor Cristiano margravio di Brandeburgo ecc. ecc. Monsignore Dal momento che ho avuto un paio di anni fa la fortuna di farmi ascoltare da Vostra Altezza Reale, in virtù dei suoi ordini, e che io allora presi nota che Ella ha avuto qualche piacere dai piccoli talenti che il Cielo mi ha donato per la musica, e [dal momento] che congedandomi da Vostra Altezza Reale, Ella ha voluto bene farmi l’onore di comandarmi di inviarLe alcuni pezzi di mia Composizione: io mi sono dunque, secondo i suoi graziosissimi ordini, preso 19 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA alla lista dei candidati per il posto di Thomaskantor a Lipsia. Lipsia, la città sassone che per Goethe sarà “la piccola Parigi”, si trova a sud est di Köthen. 28.500 abitanti, governata sin dal 1263 da un autonomo regime amministrativo, sin dalla fondazione si connota come un centro di florido traffico commerciale, assai ricercato per gli scambi mercantili. Durante le tre fiere annuali, a Capodanno, a Pasqua e a San Michele, Lipsia si riempiva di presenze straniere, per la maggior parte inglesi, olandesi, greci, e soprattutto ebrei polacchi, che da soli raggiungono il 25% del numero totale, aumentando il numero degli abitanti, seppur temporaneamente, di 30007000 unità. A Lipsia c’è la seconda Università fondata in Germania (nel 1409, dopo Heidelberg). Alberto Basso descrive L’ambiente di Lipsia nell’omonimo capitolo di Frau Musika, facendoci scoprire quanta vita commerciale, culturale, religiosa caratterizzasse la vita cittadina e portandoci a comprendere il contesto nel quale Bach lavora continuativamente per ventisette anni, dal 1723 sino alla morte. Città ricca di chiese, vede accanto alla Thomaskirche, nella quale Kuhnau lavora sino alla morte lasciando vacante l’ambito posto, la Neukirche con il grande organo costruito nel 1704 da Christoph Donat; qui, dopo Georg Philipp Telemann, lavorano Melchior Hoffmann e, dal 1720, Georg Balthasar Schott. Dal 1723, la musica prodotta nella “chiesa nuova” passa sotto la supervisione del Thomaskantor, che sovrintende a tutta la musica da chiesa prodotta nella città e quindi esercita un potere non da poco. In pieno centro, svetta la Nikolaikirche, dedicata a San Nicola, patrono dei mercanti; la Paulinerkirche o Universitätskirche St. Pauli è la chiesa dell’Università. Sempre a Lipsia, nel 1719, Bernhard Christoph Breitkopf fonda l’omonima casa specializzata in 1071 e nella versione BWV 1046a; il n. 3 presenta elementi della cantata sacra BWV 174 e della Pastorale BWV 590; infine, il n. 4 esiste in forma di concerto per clavicembalo (BWV 1057). Bach come Haendel e come tanti prima e dopo di lui, fa ampio uso della tecnica della parodia (riutilizzo di singole composizioni, intere o in parte, proprie o altrui), della citazione (di motivi o di temi preesistenti) e dell’autocitazione (uso di soggetti, motivi o bassi estratti dalle proprie opere). I sei Brandeburghesi sono una sintesi personalissima degli stili italiano e francese, di contrappunto e di armonia e ancora, per usar due termini vivaldiani, di estro e di invenzione. Il compositore supera se stesso nelle ricerche di soluzioni originali applicate alla forma strumentale più in voga del tempo, quella del concerto: accentua il virtuosismo dei solisti nei piccoli gruppi impegnati come concertino; esplora straordinarie sonorità quando il pieno organico diventa protagonista nella sua interezza, come nel terzo e nel sesto. Ci è pervenuto il manoscritto autografo, steso con una grafia perfetta per pulizia e privo di cancellature o abrasioni. Riscoperto durante la Bach-renaissance, deve la prima pubblicazione a Peters (Lipsia, 1850-51) che edita però soltanto i primi quattro; la raccolta completa compare nella BGA. Nonostante la bellezza del manoscritto e la meraviglia del contenuto musicale, il margravio non chiama Bach a Berlino. Johann Sebastian sembra destinato a rimanere alla corte di Köthen per continuare a comporre: nascono così le Invenzioni e le Sinfonie, il Klavierbüchlein per il figlio Friedemann, e quello per la moglie Anna Magdalena. Il 1722 è l’anno di Das wohltemperierte Clavier, oder Praeludia, und Fugen durch alle Tone und Semitonia (non poteva prevedere che avrebbe composto un secondo Clavicembalo ben temperato venti anni dopo). Nel dicembre 1722, il nome di Bach compare aggiunto 20 edizioni di musiche, di testi teologici, di poesia. Breitkopf è «il più noto commerciante di musica in Europa» - annota Charles Burney durante il suo soggiorno a Lipsia nel 1772 - «la sua stamperia fornisce una prodigiosa quantità di ogni specie di musica dei maggiori compositori contemporanei, di cui pubblica trimestralmente i cataloghi, arricchiti – cosa unica per l’epoca – di un indice musicale contenente i Temi o le due o tre prime battute delle diverse parti di ogni opera musicale; con tale mezzo il lettore è in grado non solo di scoprire se possiede un libro completo ma può anche rendersi conto di ciò che vi è contenuto». C’è anche un teatro d’opera chiuso nel 1720 e sostituito da un teatro di prosa della compagnia stabile di Johann e Friederike Caroline Neuber; le stagioni d’opera riprenderanno solo nel 1744, con la compagnia dell’italiano Pietro Lingotti, che si esibisce a Lipsia sino al 1751. Ogni momento della vita lipsiense, in chiesa, nelle scuole o in città, dai matrimoni ai funerali, dalle feste alle fiere, trova nella musica il suo accompagnamento obbligato; due volte al giorno, per esempio, alle dieci del mattino e alle sei di sera, al centro della piazza del mercato viene intonata la cosiddetta Turnnmusik, suonata dagli Stadtpfeifer, una sorta di banda civica. In occasione dei periodi di fiera, gruppi folk arrivavano soprattutto dalla Boemia per esibirsi sulla piazza del mercato. Dalla fine del Seicento, ai tradizionali luoghi di produzione musicale se ne aggiunge un altro, per noi particolarmente interessante: la bottega del caffè. Il più antico caffè tedesco apre nel 1679 ad Amburgo, dove il fisico olandese Cornelius Bontekoe fonda l’English Coffee Haus; a Francoforte, nel 1686, una inserzione pubblicitaria informa che «ogni sorta di cioccolata, tè, caffè, può essere acquistata nei locali di Mattia Guaitta, italiano, nella Nanberger Hof»; a Berlino il caffè arriva tardi, nel 1721, dopo Re- gensburg (1689). Nel 1694 è la volta di Lipsia. Qui la moda del caffè letteralmente esplode. La calda bevanda viene richiesta dagli studenti dell’università e dai molti commercianti e mercanti che possono meglio trattare i loro affari davanti a una tazza dell’aromatico infuso (si bollivano i semi tritati senza filtrarli). La novità è tale che il teologo evangelico Georgius Pasch scrive: «Non paucos hoc saeculos invenias qui in potu calido Thée vel Café praesidiunt quaerunt eumque in Medicinam quasi quotidie, nec praeter meritum adhibent». («Troviamo non pochi che in questo momento utilizzano nella bevanda calda the o caffè e domandano questo in Medicina quasi quotidianamente, usandola soltanto per il suo merito»). Pasch ritrova l’origine del consumo addirittura nei salmi: «Ad Potum Café autem quod attinet, sunt qui antiquitatem ejus ex muneribus, quae Abigail irato Dävidi obtulit, eruere nituntur». David tritura i chicchi di grano e ottiene una calda bevanda che offre ad Abigail per attenuare la sua collera; in fondo, anche il caffè è una calda bevanda ottenuta triturando semi, offerta sovente a una donna per agire sui suoi sentimenti. Ma cosa aveva questo caffè da esser così richiesto tanto da mobilitare a Lipsia un teologo? Leggiamo nel curioso Te, caffè e cioccolata: i mondi della caffeina tra storie e culture di Bennett Alan Weinber e Bonnie K. Bealer (l’edizione italiana è del 2009) che dal momento in cui il caffè entra in Europa, prima in Inghilterra poi in Francia e in Germania, le reazioni al suo utilizzo sono davvero contrastanti. Una inserzione inglese del secondo Seicento lo esalta come una sorta di magico elisir: «chiude il buco dello stomaco, aumenta il calore dell’interno, aiuta la digestione, stimola l’umore, vivacizza il cuore, cura gli occhi arrossati, la tosse, i raffreddori e i reumatismi, l’emaciazione, il mal di testa, l’idropisia, la gotta, lo scorbuto, la scrofola e 21 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA molto altro». Però i medici lo sconsigliano soprattutto alle donne: «causa giramenti di testa, disturba il sonno, talvolta induce malinconia». Le controindicazioni non arrestano il replicarsi delle botteghe: a Lipsia si aprono otto caffè. Il Zum Arabischen Coffe Baum, prediletto dagli universitari, è oggi sede di un museo tematico, con quindici sale e numerosi oggetti che raccontano la storia del caffè e della vita culturale cittadina; i mercanti e i commercianti siedono al Richter mentre assai frequentati, soprattutto durante le fiere, sono lo Zimmermann, il Lehamnn, l’Helwig e l’“unter den N. Krämer”. Le botteghe del caffè si affermano come luoghi di incontro per autoctoni e stranieri; la gente seduta ai tavoli o in piedi al banco discute, si scambia pettegolezzi, legge le gazzette, si confida segreti, si prepara a corteggiamenti amorosi; e nel caffè si fa musica. Il caffè si intreccia con la vita e la professione del Thomaskantor Johann Sebastian Bach a partire dal 1729, anno importante per la sua carriera. Egli chiude definitivamente i contatti con la corte di Köthen dopo la morte del principe Leopoldo. Ora gli sarebbero venuti a mancare molte commissioni e conseguenti guadagni. Però, proprio nel 1729, il duca Christian di Sassonia-Weissenfels (da lui conosciuto nel 1723) lo nomina Kapellmeister. In contemporanea, Bach ottiene la carica di direttore del Collegium Musicum della città di Lipsia. Collegium Musicum è un termine antico per l’epoca, che definisce dal XVI secolo le società musicali municipali diffusesi dopo la Riforma come associazioni di dilettanti, soprattutto studenti, uniti per suonare al di fuori delle corti e a scopo ricreativo. Per il successo ottenuto, tali attività vengono approvate dai vari governi cittadini e quindi sovvenzionate, col pagamento di musicisti ‘fissi’ al servizio della municipalità. Oltre ai già citati Stadtpfeifer, vi sono i Kunstgeiger, strumentisti ad arco che avevano ricevuto una qualche formazione scolastica, distinti quindi dagli strumentisti di strada. Occasionalmente si ingaggiano gli Adjuvantes, strumentisti professionisti e talvolta universitari dilettanti aggiunti, e i cantanti, a seconda dell’organico richiesto. Nelle programmazioni, emerge una predilezione verso la musica strumentale. I concerti pubblici si tengono a giorni e orari fissi, in genere dalle otto alle dieci di sera. Il consulente, l’esaminatore, il compositore, il concertatore del Collegium musicum è il Thomaskantor. Il Collegium musicum svolge le sue prove e si esibisce anche nei caffè. A Lipsia sono attivi fin dai primi del Settecento due guppi: il Collegium musicum fondato nel 1708 da Johann Friedrich Fasch, allievo di Kuhnau e in quegli anni studente all’università, che si esibisce al Caffè Lehmann il giovedì; l’altro Collegium musicum, fondato e coordinato da Georg Philipp Telemann nel 1701, viene diretto dal 1715 al 1718 da Georg Balthasar Schott. Tornato Schott in Turingia, Bach prende il suo posto come Director Musices proseguendo il lavoro dei predecessori da par suo. Ha a che fare con una quarantina di strumentisti, cui possono aggiungersi i cantanti, che provano e si esibiscono regolarmente al Caffè Zimmermann: da giugno a ottobre inoltrato il ritrovo è nella sede dei giardini di Windmuhlengasse, al mercoledì pomeriggio dalle quattro alle sei; d’inverno, nel locale in Catherinenstrasse, il venerdì e, nei periodi di fiera, anche il martedì, dalle otto alle dieci di sera. Allo Zimmermann Kaffee si eseguono inoltre le musiche per le cerimonie ufficiali (ad esempio, volte a festeggiare il genetliaco del re di Prussia o le vittorie militari o ancora a celebrare nascite, matrimoni e funerali di personaggi di stirpe reale o dei lipsiensi di rango). Non un semplice luogo di ritrovo o di incontro per scambiarsi quattro chiacchiere, ma un luogo aperto alla cittadinanza dove la musica è ascoltata, 22 applaudita, criticata, e costantemente richiesta. Proprio per lo Zimmermann Kaffee Bach compone la sua cantata profana più nota, che oggi sarà eseguita insieme ad una scelta di concerti Brandeburghesi: parliamo della cosiddetta Cantata del caffè, composta tra il 1732 e il 1734 e pervenutaci in partitura autografa; nel manoscritto, oltre al titolo originale Schweigt stille, plaudert nicht, si legge nel frontespizio l’appellativo di comische Cantate che non è di Johann Sebastian ma del figlio Carl Philipp Emanuel. Il titolo Schweigt stille, plaudert nicht (Fate silenzio, non chiacchierate) coincide con l’incipit del primo recitativo, una sorta di breve prologo che predispone all’ascolto e presenta i protagonisti: Herr Schlendrian (basso) e sua figlia Liesgen (soprano). Liesgen predilige il caffè («Com’è buono! Meglio di mille baci e del moscato!»). Il padre si impone: niente più caffè altrimenti niente marito. Naturalmente, l’astuta Liesgen finge di acconsentire, ma sa bene che al punto di maritarsi cederà la sua mano solo a chi, nel contratto nuziale, le garantirà tutto il caffè che vorrà. Il testo è di Picander, pseudonimo di Christian Friedrich Henrici, noto per la sua collaborazione con Bach nelle cantate e nelle passioni. Egli titola il suo testo stampato nel 1732 Über den Caffe. Cantata; «non deve stupire che – come gli Algarotti, i Gozzi e i Goldoni della società veneziana – anche Picander si esercitasse su quel tema, per di più con una certa fortuna se è provato che il testo venne messo in musica non solo da Bach, ma anche da altri autori. È da notare, tuttavia, che la composizione bachiana comprende due brani aggiuntivi (nn. 9 e 10) che non figurano nel testo a stampa di Picander; impossibile è stabilire se si tratti di versi aggiunti in seguito dal poeta oppure se si debba considerare questa appendice come un intervento diretto di Bach per modificare in maniera più divertente il contenuto della cantata». (Basso, cit., II vol., pag. 649). I numeri aggiunti sono quelli finali: il Recitativo Nun geht und sucht der alte Schlendrian (Ora il vecchio Schlendrian va e cerca), nel quale il tenore, sostenuto dal basso continuo, tira le fila della vicenda, e il Trio Die Katze läßt das Mausen nicht (che suona come Il lupo perde il pelo ma non il vizio) in forma di Bourrée: i protagonisti insieme, ad organico completo, inneggiano al caffè, bevanda che l’umanità intera apprezza, comprese le fanciulle e le nonne. Due altri autori intonano la cantata di Picander , un anonimo e Johann Sigismund Buchberger. Non son pochi i testi o i balli legati al caffè messi in musica nel XVIII secolo, anche fuori dalla Germania. Il catalogo dei libretti stampati in Italia, di Claudio Sartori, ne enumera tre per i balli e almeno otto di opere, con caffettiere astute, bizzarre, di garbo, di spirito, e con botteghe in campagna o in piazza. Una caffettiera bizzarra nasce dalla penna di Lorenzo Da Ponte. Basso ci segnala in Francia la cantata Le café di Nicolas Bernier, del 1703, e la commedia con musiche di Charles-Simon Favart The Coffe House, oltre a pièces teatrali di diverso genere. Non possiamo poi non ricordare il periodico Il caffè di Alessandro e Pietro Verri, fondato nel 1764 a Milano, ma questo aprirebbe una ulteriore pagina di storia. Dopo la Cantata del caffè (indi dopo il 1734) Bach continua a lavorare come Thomaskantor sino al 1741; riceve commissioni dalla corte reale di Dresda, dove è compositeur: con questo lavoro compensa quello perso nel 1736 per la morte di Christian di Sassonia-Weißenfels. Allarga il numero degli allievi (più di cento in totale, stando a Forkel) e spesso li invita a provare nella sua casa, al primo piano della Thomasschule. Continua anche nell’impegnativo compito di crescere ed educare alla musica i figli più piccoli come Johann Christian l’ultimo maschio (1735) o Regina (nata nel 1742), 23 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA l’ultima femmina e anche l’ultima della lunga lista di figli generati da Bach. Bach e Anna Magdalena sono aiutati in questo compito da John Ernst Bach, un cugino, assunto come tutore. Johann Sebastian non trascura nemmeno di seguire l’avvenire dei figli grandi, Wilhelm Friedmann, Johann Cristoph e Carl Philipp Emanuel, ormai impegnati fuori città. Si allontana di frequente da Lipsia per collaudare o periziare gli organi. Nel maggio 1747 si reca con Wihlem Friedemann a Potsdam, alla corte di Federico II di Prussia, dove è clavicembalista Carl Philipp Emanuel. L’arrivo di Johann Sebastian, ospite del sovrano, balza agli onori della cronaca: «Da Potsdam si apprende che domenica scorsa [7 maggio] è giunto il famoso Capellmeister di Lipsia, il signor Bach… Al Lunedì, questo uomo famoso si è fatto ascoltare all’organo della Chiesa dello Spirito Santo, riportando l’approvazione generale degli ascoltatori accorsi in gran numero...». Dall’incontro col re di Prussia nasce l’Offerta musicale, che Bach invia al sovrano due mesi dopo la sua visita. Tormentato dal calo progressivo della vista, riesce a stilare il suo testamento musicale, Die Kunst der Fugue: il ventitreesimo contrappunto rimane incompiuto, e il ventiquattresimo non verrà mai scritto. Non redige invece un ‘vero’ testamento. Dopo la sua morte (28 luglio 1750) è Anna Magdalena a nomi- nare un curatore per inventariare i beni di proprietà; tra di essi, sedici strumenti: cinque clavicembali, due clavicembali-liuti (Luten Werck, un cembalo con cassa arrotondata e corde di budello per il registro grave), due violini di cui uno in cattivo stato, un violino piccolo (nel primo brandeburghese è presente, l’accordatura è una terza sopra il violino consueto), tre viole, un violoncello piccolo (accordato come il violoncello ma con in aggiunta la corda del mi, se a quattro corde: sol re la mi; se a cinque: do sol re la mi), due violoncelli e una viola da gamba, un liuto e una spinettina. Contando che dei venti figli ne sopravvivono dieci, in casa Bach c’erano strumenti davvero per tutti, pure per Gottfried Heinrich, debole di mente ma con un particolare talento per la musica: di lui Carl Philipp Emanuel scrive: «È un vero genio che non potrà mai svilupparsi». Anna Magdalena affiderà il fragile Gottfried Heinrich, sopravvissuto al padre, alla figlia Elisabeth e al genero. Elisabeth in casa era affettuosamente soprannominata Liesgen, come la protagonista della cantata del caffè. Non ci è pervenuto il contratto di nozze, ma sappiamo che si maritò il 20 gennaio 1749 con Johann Christoph Atnickol, organista e compositore, allievo prediletto del padre. All’epoca della cantata, Elisabeth aveva otto anni, quindi chissà, se già gradisse sorseggiare caffè… 24 25 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA JOHANN SEBASTIAN BACH SCHWEIGT STILLE, PLAUDERT NICHT BWV 211 LA CANTATA DEL CAFFÈ di Marinella Pennicchi «S chweigt stille, plaudert nicht!» fate silenzio, non chiacchierate!.., potrete così godervi lo spettacolo di Herr Schlendrian che tenta in ogni modo di indurre sua figlia Liesgen a moderare quell’irresistibile desiderio di caffè che la possiede e che fa trasparire una pericolosa e sconveniente tendenza della giovane a ben altri eccessi; dai versi che il poeta Picander predispone per la cantata, sembra esalare il profumo dell’aromatica bevanda che qui diviene feticcio, oggetto di venerazione e di dedizione assoluta. Immaginiamo di collocare la cantata e il vivace quadretto familiare all’interno di uno di quei caffè che in così gran numero vennero aperti a cavallo tra Seicento e Settecento; siamo giustificati anche dall’esecuzione d’allora, a Lipsia, per i concerti del Caffè Zimmermann. Le botteghe del caffè o, come presto si denominarono per comodità lessicale, i caffè, erano, e sono ancora oggi, spazi di vita sociale e culturale, luoghi privilegiati di incontri e scambi di idee, crocevia di genti di diversa cultura e provenienza. Lo dimostrano nel Settecento i riferimenti letterari, da Montesquieu ai fratelli Verri e, in ambito drammaturgico, le innumerevoli pièces di teatro comico, parlato e cantato, ambientate nei caffè di città o di campagna. Insieme allo spazio aperto della piazzetta, al campiello goldoniano, il caffè si offre come luogo democratico a disposizione di un’umanità varia, diversa per ceto e cultura; è un’area di sosta che si affaccia all’esterno e dove, di fronte ad un caffè o ad un sorbetto, si manifestano comportamenti, vizi e virtù che descrivono uno spaccato veritiero della società. All’interno del caffè sostano personaggi dai caratteri più disparati ed i padroni o, più frequentemente, le avvenenti padrone dei locali, diventano depositari di segreti e di vicende personali che scorrono parallelamente alla storia stampata sui fogli delle Gazzette lasciate sui tavolini. Carlo Goldoni non perde lo spunto e vi ambienta una delle sue commedie più riuscite, La bottega del caffè (1750), per la quale riprende un precedente libretto del 1736 destinato a un intermezzo. Anche Lorenzo da Ponte se ne giovò per un libretto dal titolo La caffettiera bizzarra, (1) dramma giocoso in tre atti andato in scena a Vienna nel 1790 con musica di Giuseppe (Joseph) Weigl. Giovanna, la protagonista, è la padrona del locale: appartiene a quel genere di donne scaltre e di bell’aspetto, vedove o locandiere che siano, le quali, grazie alla confidenza più o meno estorta ai maschi in transito, riescono a selezionare, indi manovrare a loro vantaggio, gli avventori più “interessanti” della bottega. Da Ponte fa muovere nel caffè di Giovanna clienti cosmopoliti che ordinano non solo caffè ma limonate, te, cioccolatte, sorbetti d’ogni genere, o soltanto acqua fresca, secondo il proprio gusto, francese, tedesco o italiano che sia. Poco oggi appare cambiato; il caffè continua ad accoglierci con la nostra quotidianità o con la nostra solitudine, così come accoglie intellettuali, poeti, artisti che, da sempre, seduti al tavolino, si sono scambiati idee e scritti, hanno meditato e creato. Ma torniamo alla nostra comische Cantate. I protagonisti, dicevamo, sono due un padre, Herr Schlendrian, e sua figlia Liesgen. L’intreccio è semplice: il genitore si trova in uno di quei noiosi momenti nei quali si deve far valere la propria autorità e si è costretti ad usare frasi quali ti proibisco di...!, non devi assolutamente…! Nel nostro caso, sappiamo che l’oggetto del contendere è il caffè, bevanda alla moda, oggi come allora, che con il suo profumo stordisce, ammalia, conturba la fanciulla. Assiste alla scena, condividendo con noi il divertimento, un anonimo personaggio (il garzone del caffè? Un amico?) che funge da narratore e che ci rivela, in due brevi interventi di 26 recitativo, in esordio e in conclusione, caratteri dei personaggi e retroscena della storia. Papà Schlendrian arriva brontolando e Picander, il librettista, lo paragona ad uno Zeidelbär, un orso mangia miele, affidando a questa immagine tutta la valenza che può avere un animale declassato da simbolo di potenza e ferocia ad addomesticato e bonario orsacchiotto. Schlendrian, con la sua prima aria, esterna il fastidio e la noia che si provano nel ripetere mille volte ai figli le stesse frasi senza sortire effetto alcuno (Hat Man nicht mit seinen Kinder, hunderttausend Hudelei!). Così va nei fatti anche con la sua Liesgen alla quale proibisce di bere caffè, forse ritenendo questa smodata passione sconveniente per una fanciulla da marito. L’ennesimo rimprovero del padre provoca in Liesgen una reazione decisa, un’esplicita dichiarazione di dipendenza dalla nera bevanda che è per lei elisir di bellezza e felicità, in dose di almeno tre tazze al giorno! La sua prima aria, con flauto obbligato, è un inno alle virtù del Coffee, pronunciato ancora all’inglese, al piacere che più di mille baci e del dolce vino moscato la scura bevanda le fa nascere dentro (Ei! Wie schmeckt der Coffee süße). È questo piacere, che esala dalle parole di Liesgen, che proprio non va giù al babbo; di questo passo dove vanno a finire la moderazione, la misura, la continenza, la morigeratezza che una fanciulla dovrebbe perseguire? Herr Schlendrian attua allora una nuova strategia, mettendo in fila come un sadico torturatore una escalation di divieti: minaccia, proibisce di uscire, di andare alle feste di nozze, di affacciarsi alla finestra, di farsi bella con nastri e abiti alla moda… ma niente può far desistere la fanciulla dall’agognare il suo piacere supremo per il quale sembra pronta anche al martirio. Che testa dura! borbotta l’estenuato padre nella sua seconda aria dove, trovando come interlocutore un solitario violoncello concertante, intreccia un dialogo velato di malinconica rassegnazione (Mädchen, die von harten Sinnen, Sind nicht leichte zu gewinnen ovvero Le ragazze dalla testa dura, non è facile domarle!). Ma la meditazione sortisce il giusto effetto. Ecco che il padre gioca la carta decisiva: se Liesgen non smetterà di bere caffè non avrà mai “un marito”! Alla parola marito (Mann) la vogliosa Liesgen cede le armi e capitola, esortando ripetutamente e ossessivamente il padre a provvedere subito, il giorno stesso, a procurarle un baldo giovanotto da sostituire di sera alla tazza di caffè (Heute noch, lieber Vater, tut es doch! ovvero Oggi stesso, caro padre, fatelo!). Tutto pare finalmente risolto, l’autorità paterna sembra dunque ristabilita; ma mentre Herr Schlendrian si allontana e si pone immediatamente alla ricerca di un buon partito, certo di aver vinto la battaglia, ecco che il nostro amico, il narratore, che insieme a noi ha osservato tutta la scena, ci rivela che la guerra è perduta! La furba Liesgen ha già provveduto a spargere la voce che accetterà solo la proposta dei pretendenti che metteranno per iscritto, nel contratto di matrimonio, di farle bere il caffè quanto e quando vorrà! La morale finale è comunque molto indulgente (terzetto, Die Katze lässt die Mausen nicht): chi potrà mai rimproverare le fanciulle se anche le mamme e le nonne si concedono spesso e volentieri il piacere di una tazza di caffè? Vada allora il mondo come deve andare se… così fan tutte! Un ringraziamento speciale a Pinuccia Carrer per la segnalazione dell’esemplare custodito nella Biblioteca del Conservatorio di Santa Cecilia a Roma; il libretto (CARV. 10-3, Miscellanea libretti 1790-91, vol. 10) fa parte della grande raccolta - 21.000 pezzi - del collezionista portoghese Manoel Peixoto d’Almeida da Carvalhaes. È l’ultimo testo scritto per la corte asburgica prima di imbarcarsi per New York. (1) 27 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA JOHANN SEBASTIAN BACH DA EISENACH A LIPSIA Cronologia a cura di Riccardo Brugola e Alessandro Mendozza (studenti della classe di Storia della Musica - docente: Pinuccia Carrer) EISENACH 1685 – Il sabato 21 Marzo* Johann Sebastian Bach nasce ad Eisenach, in Turingia. È il settimo figlio di Johann Ambrosius Bach e Maria Elisabetha Lämmerhirt. Su consiglio del cugino Johann Christoph, organista nelle tre chiese di Eisenach, Johann Ambrosius aveva concorso al posto di musicista della città presso il palazzo municipale; nel 1671 verrà assunto. J.S. **è battezzato il lunedì dopo il terzo sabato di Quaresima, il 23 Marzo, nella Georgekirche. Suoi padrini sono Sebastian Nagel, Stadtpfeifer a Gotha, e Johann Georg Koch, guardia forestale del duca di Eisenach. I fratelli che in qualche modo saranno coinvolti direttamente con J.S. sono Johann Jakob (1682-1722) e Johann Christoph (1671-1721). * Quando J.S. nasce, in Germania vige il calendario giuliano: quindi la data di nascita andrebbe spostata al 31 marzo. Il calendario gregoriano viene adottato nel 1701. ** Il nome di Johann Sebastian Bach., qualora sia necessario riportarlo, sarà sempre abbreviato J.S. 1687 – Muore Sebastian Nagel, il padrino da cui J.S. aveva assunto il nome. 1688 – Il fratello maggiore di J.S., Johann Balthasar, finisce gli studi presso la Scuola di latino di Eisenach e inizia sotto la guida paterna l’apprendistato come Stadtpfeifer. 1689 – Il fratello di J.S., Johann Cristoph, si trattiene un anno ad Arnstadt come organista sostituto al posto del prozio Heinrich Bach, divenuto cieco. 1690 – Johann Cristoph si trasferisce definitivamente ad Ohrdruf come organista della Stadtkirche. 1691 –Il 5 aprile muore il fratello maggiore, Johann Balthasar. 1692 – In primavera, a sette anni, J.S. entra alla Lateinschule (Scuola Latina) nell’ex monastero domenicano di Eisenach. 1693 – All’età di otto anni lo troviamo iscritto alla quinta: era quindi già in grado di leggere e scrivere. Probabilmente aveva frequentato a partire dai cinque anni una delle scuole elementari tedesche della città. È registrato come assente per 96 volte. 1694 – Il primo maggio muore la madre Elisabetha, all’età di cinquant’anni. Il 27 novembre, Johann Ambrosius si risposa con Barbara Margaretha, vedova trentacinquenne del cugino Johann Günther. 1695 – Il 20 febbraio Johann Ambrosius muore all’età di quarantanove anni. J.S. termina la quarta con 103 assenze. OHRDRUF 1695 – Nel mese di marzo si trasferisce ad Ohrdruf insieme al fratello tredicenne Johann Jakob per andare a vivere col fratello maggiore, Johann Christoph, e sua moglie Johanna Dorothea vom Hofe. Da lui J.S. riceve lezioni di clavicembalo e organo e a lui dedicherà il Capriccio in honorem J. Christophii Bachii Ohrdrufensis in mi maggiore (BVW 993, composto negli anni di Lüneburg). Nel mese di luglio si iscrive alla classe terza presso il Lyceum Illustre Gleichense di Ohrdruf. 1696 – Ammesso alla terza, si piazza al quarto posto nella classifica degli studenti e risulta il primo tra i nuovi iscritti. 1697 – A luglio risulta primo tra i ventuno studenti della terza e viene ammesso alla seconda. 1698 – A luglio si classifica al quinto posto tra gli studenti della seconda. 1699 – Sempre a luglio (in questo mese terminavano le lezioni) è secondo su undici studenti della classe; all’età di quattordici anni e quattro mesi viene promosso in prima. In pratica J.S. raggiunge la prima classe con due anni di anticipo sull’età ‘normale’. LÜNEBURG 1700 – Si sposta a Lüneburg per procedere negli studi e approdare all’Università, seguendo i consigli del nuovo Kantor del liceo di Ohrdruf, Elias Herda. Nel mese di aprile è studente di coro alla Michaelisschule; ammesso al Mettenchor (coro per bambini dotati ma appartenenti ai ceti meno abbienti) ha diritto all’alloggio gratuito. Il giorno 3 dello stesso mese riceve per la prima volta il Mettengeld, ossia una paga per l’attività di Kantor. Il 29 maggio la riceve per l’ultima volta. Di- 28 venta allievo di Georg Böhm, importante organista e compositore della Turingia. Inizia a comporre le prime partite per organo su corale. 1701 – Il 22 settembre nasce in Sassonia Anna Magdalena Wilcke, la futura seconda moglie di J.S. 1702 – Nel mese di aprile si diploma alla Michaelisschule. Il 9 luglio si propone per il posto di organista presso la Jacobikirche a Sangerhausen; pur promessa a lui, la carica viene assegnata ad un altro candidato, Johann Augustin Kobelius. rinunciare. Il contatto con il maestro e con la fervida vita musicale della città anseatica, arricchita dalle Abendmusik (musiche della sera), è fondamentale per la formazione di J.S. e l’elaborazione del suo stile organistico, compositivo ed esecutivo. 1706 – Rientra ad Arnstadt, non dopo le quattro settimane permesse, bensì dopo quattro mesi di assenza non autorizzata: durante il viaggio di ritorno, J.S. fa tappa ad Amburgo (va a trovare il ‘vecchio’ Jan Adam Reinken, di cui era fervido ammiratore) e a Lüneburg, per incontrare Georg Bohm, il suo ex maestro. Il concistoro avvia una procedura disciplinare e dal 21 febbraio inizia un lungo ‘processo’ (si trascinerà sino a novembre); i superiori non accettano l’assenza prolungata e mettono in discussione il suo nuovo modo di suonare l’organo e far musica in chiesa. WEIMAR 1703 – Nel mese di dicembre J.S. prende servizio come violinista alla corte di Weimar, dove sostituisce anche l’organista di corte spesso assente. Scrive molti Preludi-Corale. ARNSTADT 1703 – Sepoltura di Johann Cristoph Bach, il cugino di Johann Ambrosius. Il 9 luglio J.S viene nominato organista della Neuekirche e il 13 luglio viene assunto per la perizia all’organo della chiesa. 1704 – Pur non essendoci documenti relativi a date precise, verosimilmente è in questo anno che Johann Jakob, il fratello che aveva condiviso gli anni di Ohrdruf, entra in qualità di oboista al servizio del re Carlo XII di Svezia, ad Altranstädt in Sassonia. J.S. gli dedica il Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo (BVW 992), reso pubblico nel 1839 da Carl Czerny, sistematico revisore delle composizioni bachiane (naturalmente, proposte sul pianoforte). 1705 – Nel mese di novembre gli vengono concesse quattro settimane di congedo per recarsi a Lubecca, dove organista dal 1668 alla Marienkitche è Dietrich Buxtehude. Un lungo viaggio dalla Turingia verso il ‘nordico’ Schleswig-Holstein motivato anche dal fatto che il grande maestro era piuttosto anziano e avrebbe potuto lasciare il suo posto vacante. La condizione però, come in altre chiese, era che il successore avrebbe dovuto sposare la figlia del titolare, J.S. aveva vent’anni, la figlia di Buxtheude era trentenne: meglio MÜHLHAUSEN 1707 – Il 24 aprile J.S. partecipa a un’udizione per il posto di organista presso la Blasiuskirche di Mühlhausen. Lo otterrà il 14-15 giugno, con uno stipendio di 85 fiorini. Il 17 ottobre si sposa con la ventitreenne cugina Maria Barbara figlia di Johann Michael Bach di Gehren. 1708 – Il 25 giugno viene nominato organista e musicista da camera a Weimar e sollevato dall’incarico di organista a Mühlhausen. WEIMAR 1708 – Il 14 luglio prende servizio alla corte di Weimar, come organista e maestro di cappella. La figlia primogenita Catharina Dorothea riceve il battesimo il 29 dicembre. 1709 – Il 4 febbraio ritorna a Mühlhausen per l’esecuzione di una cantata, andata perduta, in occasione dell’elezione del consiglio municipale 1710 – Il 22 novembre nasce il figlio Whilhelm Friedemann. 1711 – Il lavoro di J.S. viene apprezzato e premiato con un aumento di stipendio. Stesura del Terzo concerto brandeburghese (BWV 1048). 29 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA 1713 – Nel mese di febbraio si reca a Weissenfels per il compleanno del duca Christian di Sassonia. Il 23 dello stesso mese nascono i due gemelli Maria Sophia, che muore il 15 marzo, e Johann Christoph che muore subito dopo il parto. Il 13 dicembre viene nominato organista della Marktkirche di Halle. 1714 – Il 14 gennaio, tramite una lettera, richiede che vengano apportate delle modifiche al contratto di Halle. Viene nominato Konzertmeister della cappella di corte, con l’obbligo di comporre cantate da chiesa ogni mese. Il suo stipendio sale ulteriormente. L’8 marzo nasce Carl Philipp Emanuel, battezzato il 10 marzo: tra i suoi padrini Georg Philipp Telemann. 1715 – L’11 maggio nasce il figlio Gottfried Bernhard, battezzato il 12 maggio. 1716 – J.S. esamina nuovi organi alla Liebfrauenkirche di Halle, dal 29 aprile al 2 maggio, e gli strumenti della Augustinerkirche di Erfurt a luglio. 1717 – Il 26 marzo viene eseguita a Gotha una Passione andata perduta. Si reca a Dresda per una sfida musicale con Louis Marchand, poi annullata. Il 7 (o il 5) agosto accetta l’incarico di Hofcappellmeister alla corte di Köthen. Il duca Whilelm Ernst respinge la sua richiesta di lasciare Weimar. Il 6 novembre viene arrestato e detenuto per quattro settimane per aver “troppo ostinatamente” forzato la questione delle sue dimissioni. Dalla corte di Weimar viene allontanato malamente il 2 dicembre. Risalgono a questo periodo abbozzi e stesure dei Concerti brandeburghesi primo e secondo (BWV 1046 – 1047), di numerose composizioni strumentali, come le Suites Orchestrali (BWV 1066 – 1069), e dei concerti per violino (BWV 1041 – 1042). auf Anhalts Ruhm und Gluck (Il cielo porti ad Anhalt fama e fortuna, BWV 66a). 1719 – Nel mese di giugno tenta di incontrare G.F. Händel a Halle, ma senza riuscirci. Il 28 settembre muore il figlio Leopold Augustus. 1720 – Il 22 gennaio inizia a lavorare al Klavierbüchlein per suo figlio Whilelm Friedemann. Durante i mesi di maggio, giugno e luglio accompagna il principe Leopold in un secondo viaggio a Karlsbad. Mentre è in viaggio muore il 7 luglio la moglie Maria Barbara, trentacinquenne. Nel mese di novembre è chiamato ad Amburgo per sostenere un’audizione per il posto di organista presso la Jacobkirche, ma declina l’offerta; è richiamato a Köthen il 23 novembre. Stesura dei Concerti brandeburghesi quarto e quinto (BWV 1049 – BWV 1050) e della poderosa Fantasia cromatica e Fuga in re minore (BWV 903). 1721 – Muore all’età di quarantanove anni il fratello Johann Cristoph. Il 24 marzo completa il manoscritto dei Concerti brandeburghesi dedicati al Margravio Christian Ludwig di Brandenburg-Schwedt. Il 3 dicembre sposa la ventenne Anna Magdalena Wilcke, cantante, anch’essa al servizio della corte di Köthen. 1722 – Inizia a lavorare al Klavierbüchlein per Anna Magdalena e completa Das Wohltemperierte Klavier (primo libro). Il 16 aprile muore a Stoccolma il “fratello dilettissimo” Johann Jakob. Il 21 dicembre si candida come Kantor presso la Thomaskirche di Lipsia. TRA KÖTHEN E LIPSIA 1723 – Il 7 febbraio si tengono le audizioni presso la Thomaskirche con l’esecuzione delle cantate Jesus nahm zu sich die Zwölfe (BWV 22) e Du wahrer Gott und Davids Sohn (BWV 23). Sempre a marzo J.S. si reca più volte a Lipsia ed è ormai palese la sua intenzione di lasciare definitivamente Köthen; egli non cambia propositi neppure in seguito alla prematura morte (4 aprile) della principessa Friederica Henrietta, moglie del principe Leopold, alla quale il compositore imputerà, in una lettera del 28 ottobre 1730, la causa del deterioramento musicale e culturale della KÖTHEN 1717 – Il 10 dicembre arriva a Köthen alla corte del Principe Leopold. 1718 – Durante i mesi di maggio e di giugno accompagna il principe in un viaggio a Karlsbad (Karlovy Vary), in Boemia. Il 15 novembre nasce Leopold Augustus. Il 10 dicembre, per il compleanno del principe Leopold, viene eseguita la cantata Der Himmel dacht 30 corte che aveva reso altresì intollerabile la sua permanenza. Il 13 aprile riceve la lettera di licenziamento dal Principe di Köthen. A questo periodo risalgono le opere didattiche (Invenzioni, Sinfonie) scritte anche per la formazione tastieristica e compositiva dei figli più grandi. Il 19 aprile, con un documento firmato, J.S. s’impegna formalmente a prendere possesso della carica di Kantor, qualora ufficialmente affidategli, e dichiara di essere disposto a espletare gli incarichi didattici ad essa legati. Per quanto riguarda l’insegnamento del latino, previsto dal ruolo di Kantor alla Thomasschule, J.S. garantisce che avrebbe pagato di tasca propria un supplente, qualora si fosse reso necessario e previa autorizzazione del consiglio. Il 22 aprile il Consiglio municipale lo elegge ufficialmente, all’unanimità, Kantor della Thomaskirche. versione della Passione secondo Giovanni. Nasce il terzo figlio, Christian Gottlieb che morirà il 21 settembre 1728. 1726 – 5 aprile: nasce Elisabeth Juliana Friederica, detta familiarmente Liesgen, che a differenza di altri fratelli, vivrà a lungo, fino al 24 agosto 1781. Il primo di novembre viene data alle stampe la Partita I in si bemolle maggiore (BWV 825) che confluirà più tardi nella prima parte della Klavierübung. Esclusi i timidi tentativi di pubblicazione a Mühlhausen con le cantate per l’elezione del Consiglio Municipale, si tratta della prima esperienza di J.S. di editoria musicale in proprio. 1727 – Il venerdì 11 aprile, Venerdì Santo, viene eseguita la Passione secondo Matteo presso la Thomaskirche. Il 12 maggio in occasione del genetliaco del re Augusto II, J.S. coordina la performance di una Festmusik (BWV Anh. 9) nel giardino della sontuosa casa del facoltoso manifatturiero Dietrich Apel, in bella vista sulla piazza del Mercato. Il 17 ottobre, presso la Paulinerkirche, si celebrano le esequie in memoria dell’Elettrice di Sassonia e regina di Polonia Christiane Eberhardine; durante tale servizio funebre viene eseguita la Trauer-Ode (BWV 198), composta su testo del poeta Johann Christoph Gottsched. Nasce e muore Ernestus Andreas, il quarto figlio di Anna Magdalena. 1728 – Muore a Köthen il principe Leopoldo. Nasce Regina Johanna, che vive soltanto sino al 1733. È la tredicesima nella lista dei figli di J.S. 1729 – 12 gennaio: esecuzione della cantata BWV 210a in occasione della visita del duca Christian di Weissenfels. Presso la sua corte, il 23 febbraio, J.S. si esibisce come artista ospite e viene nominato Kapellmeister. Il 20 marzo assume la direzione del Collegium musicum subentrando a Georg Balthasar Schott. Il 23-24 marzo ritorna a Köthen per le cerimonie funebri in onore del defunto principe Leopoldo: sarà il suo ultimo atto come maestro di cappella della corte. Il 15 aprile, Venerdì Santo, la Passione secondo Matteo si replica alla Thomaskirche. Cento anni dopo, l’11 marzo 1829, Felix Mendelssohn riprende e dirige la stessa LIPSIA 1723 – Il 5 maggio firma il contratto definitivo e l’8 maggio sostiene positivamente un esame d’obbligo atto ad attestare le sue competenze teologiche. Il 22 maggio la famiglia Bach si trasferisce a Lipsia, prendendo possesso dell’abitazione al primo piano della Thomasschule. Nasce la prima figlia della coppia, Christina Sophia Henrietta, che morirà a tre anni nel 1726. J.S. inizia subito la sua attività di compositore con le cantate dedicate al periodo della Santissima Trinità. Il 25 dicembre avviene la prima esecuzione del Magnificat (BWV 243a, ovvero la versione in mi bemolle maggiore, con le Laudi di Natale). 1724 – Il 26 febbraio nasce il figlio Gottfried Heinrich; morirà il 12 febbraio 1763. Il 7 aprile viene eseguita la Passione secondo Giovanni nella Nikolaikirche (I versione). Il 25 dicembre alla Thomaskirche si canta il Sanctus; è il primo brano che confluirà, in fasi diverse, nella Messa in si minore, che giunge alla versione definitiva e completa soltanto negli ultimi anni di J.S. (1747-49). 1725 – In occasione del genetliaco del duca Christian di Sassonia-Weissenfels, J.S. si reca a Weissenfels. Nella Thomaskirche il 30 marzo viene eseguita la II 31 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA passione, in una versione abbreviata e da lui adattata, alla Sing-Akademie zu Berlin. Tra il pubblico, Robert Schumann e Hegel. Il 6 giugno, Lunedì di Pentecoste, J.S. esordisce come neodirettore del Collegium musicum con la cantata Ich liebe den Höchsten von ganzem Gemüte (Io amo l’Altissimo con tutta la mia mente, BWV 174). Il 20 ottobre la cantata Der Geist hilft unser Schwachheit auf (Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, BWV 226) onora le esequie di Johann Heinrich Ernesti, rettore della Thomasschule. Nasce Christiana Benedicta Louise che muore nel 1730. 1730 – 7 aprile: esecuzione presso la Nikolaikirche della Lukaspassion (BWV 246), formalmente attribuita a J.S. ma a lui in realtà si devono soltanto la copiatura e alcune aggiunte. 1731 – Pubblicazione in primavera della prima parte della Klavier-Übung (BWV 825-830), letteralmente Esercizio per tastiera. Definita dall’autore Opus I, la raccolta è formata da sei partite tedesche, già edite singolarmente fra il 1726 e il 1730. I contenuti sono esposti nel frontespizio: “Clavir Ubung [sic], bestehend in Proeludien, Allemanden, Couranten, Sarabanden, Giguen, Menuetten, und andern Galanterien”; la dedica li destina “ai dilettanti”, “per la ricreazione dello spirito”. Il 23 marzo avviene l’esecuzione della Markuspassion (BWV 247), oggi perduta. Il 13 settembre, a Dresda, J.S. assiste alla prima dell’opera Cleofide di Johann Adolf Hasse, con il figlio Wilhelm Friedemann. Nasce Christiana Dorothea che muore nel 1732. 1732 – L’11 aprile nella Nikolaikirche si esegue la terza versione della Passione secondo Giovanni. Il 21 giugno nasce il figlio Johann Christoph Friederich, che come molti figli maschi si afferma come compositore. Vive sino al 26 gennaio 1795. 1733 – L’8 dicembre, probabilmente al Caffè Zimmermann, il Collegium musicum diretto dal Kantor esegue la cantata Tönet, ihr Pauken! Erschallet, Trompeten! (BWV 214), sottotitolata “dramma in musica” e composta per celebrare il genetliaco della regina Maria Giuseppina d’Austria, moglie di Augusto III, principe elettore di Sassonia e re di Polonia. Sopran- nominata la “cantata della regina”, fa parte delle sei cantate composte negli anni Trenta e celebrative della corte di Dresda, presso cui J.S. aspirava ad essere assunto. Nasce e muore nello stesso anno Johann August Abraham. 1734 – 5 ottobre: esecuzione all’aperto col Collegium musicum della cantata Preise Dein Glücke (BWV 215); si celebra il primo anniversario dell’ascesa al trono di Polonia di Augusto III. Nello stesso anno, allo Zimmerman, debutta la Cantata del caffè. 1735 – Tra il 25 dicembre 1734 e il 6 gennaio 1735 prima esecuzione del Weihnachtsoratorium (Oratorio di Natale), più propriamente denominato dal compositore Oratorium tempore nativitatis Christi. È una cantata divisa in sei parti le cui esecuzioni vennero distribuite alternativamente fra le due chiese parrocchiali (San Nicola e San Tommaso) e in sei diversi giorni festivi fra Natale ed Epifania. I testi, adattati dallo stesso J.S., sono di Picander. In corrispondenza della fiera pasquale viene pubblicata dall’editore C. Weigel jr (e non più dunque “in Verlegung des Autoris”) la seconda parte della Klavier-Übung: la nuova opera ripropone la contrapposizione fra stile italiano e francese esemplificandola in un dittico cembalistico, il Concerto nach Italiaenischen Gusto (BWV 971) e l’Ouverture nach Frazösischer Art (BWV 831). Il 5 settembre nasce Johann Christian, diciottesimo nella lista, ultimo maschio della coppia J.S. e Anna Magdalena. Compositore, forse il più noto con Carl Philipp Emanuel, morirà a Londra il 1° gennaio 1782. 1736 – 30 Marzo, Venerdì Santo: esecuzione della seconda versione riveduta della Passione secondo Matteo presso la Thomaskirche. 7 ottobre: esecuzione della cantata Schleicht, Spielende Wellen (BWV 206) per il genetliaco di Augusto III: J:S. supplica di esser confermato nel suo titolo onorario di compositeur. Augusto III, ora incoronato Federico Augusto II di Prussia, il 19 novembre risponde positivamente e ratifica la nomina di J.S. compositore di corte (Hofcompositeur) onorario, senza obbligo di residenza, presso la corte di Dresda. 32 1737 – Il 30 ottobre nasce Johanna Carolina, che morirà il 16 agosto 1781. 1738 – 27 aprile:visita a Lipsia di Augusto III e consorte (Maria Giuseppa d’Austria) in occasione delle celebrazioni per il matrimonio della loro figlia Maria Amalia di Sassonia con Carlo di Borbone, re di Napoli e Sicilia. La musica della cantata Willkommen! (Benvenuti! BWV Anh. 13), scritta da J.S. su testo di Gottsched ed eseguita dal Collegium musicum all’Università di Lipsia, è perduta. 1739 – In corrispondenza dell’autunnale fiera di San Michele viene data alle stampe, in proprio - “In Verlegung des Authoris” - la terza parte della Klavier-Übung, questa volta dedicata all’organo. Essa è rivolta “ai dilettanti e specialmente ai conoscitori di simili lavori”; se ne deduce, rispetto alle due parti precedenti, che hanno un contenuto meno ricreativo e à la mode, ma più intellettualmente elaborato; emerge qui il senso bachiano della musica scritta per il culto unito alla precisa volontà di trattare l’atto compositivo come scientia. La raccolta comprende, fra un preludio e una tripla fuga (BWV 552 1/2) posti a cornice, due serie di corali (BWV 669-689) e quattro duetti (BWV 802-805), per un totale di 27 composizioni. Coesistono dunque nel medesimo progetto brani proficui per la devozione domestica e altri eseguibili come sezioni di una Orgelmesse, dal momento che la struttura da Orgel-Katechismus ripercorre allo stesso tempo il Gottesdienst nelle sue parti essenziali (Kyrie, Gloria, Credo e Communio). L’anno dell’edizione coincide col bicentenario dell’introduzione della Riforma e dell’accettazione della Confessione Augustana a Lipsia. 1741 – Carl Philipp Emanuel è nominato clavicembalista alla corte di Berlino. A settembre l’editore Balthasar Schmid di Norimberga pubblica le cosiddette Variazioni Goldberg (BWV 988), quarta e ultima parte della Klavier-Übung. L’autografo è perduto, ma rimangono vari esemplari della prima edizione a stampa, uno dei quali, di recente rinvenimento, appartenne allo stesso autore; oltre numerose correzioni delle pagine a stampa, contiene un’appendice con quattordici “diver- si canoni sulle prime otto note fondamentali dell’aria precedente” classificati come BVW1087 (ma due erano già noti, al momento della scoperta, come BWV 1077, copia di un suo studente di Lipsia, e BWV 1076). Nel frontespizio si legge: Clavier Ubung / bestehend / in einer ARIA / mit verschiedenen Verænderungen / vors Clavicimbal / mit 2 Manualen. / Denen Liebhabern zur Gemüths- / Ergetzung verfertiget von / Johann Sebastian Bach / Königl. Pohl. u. Churfl. Sæchs. Hoff- / Compositeur, Capellmeister, u. Directore / Chori Musici in Leipzig. / Nürnberg in Verlegung / Balthasar Schmids. ovvero “Aria con diverse variazioni per clavicembalo con due manuali. Composta per gli intenditori, per il ristoro del loro spirito [ecc.]”. Per ristorar lo spirito, J.S. pone come trentesimo pezzo un quodlibet, divertito contrappunto sul basso dell’aria iniziale e sulle note di due canti popolari che si intrecciano tra loro; poi, si riesegue l’Aria iniziale, a chiusura del ciclo. 1742 – 30 agosto: esecuzione a Kleinzschocher della cantata Mer Hahn en neue Oberkeet (“Abbiamo un nuovo superiore”, BWV 212), dedicata al nobile Carl Heinrich von Dieskau che nel giorno del suo trentaseiesimo compleanno aveva preso possesso ufficiale del feudo di Klein-Zschocher, a sud-ovest di Lipsia, lasciatogli in eredità dalla madre. L’opera è denominata “Cantate burlesque”: è l’unico caso in cui J.S. utilizza realmente il termine cantata per definire una sua composizione; in seguito la musicologia ottocentesca chiamerà erroneamente con “cantata” tutta la produzione bachiana di kirchenmusik e musica vocale profana. La “Cantate burlesque” è nota anche come “Cantata dei contadini” (Bauern-Kantate), in quanto il testo, opera di Picander, descrive con toni popolari, se non addirittura dialettali (come il primo brano vocale in sassone), un pittoresco quadretto paesano idealmente ambientato nel nuovo feudo di Dieskau, intriso di riferimenti a persone e luoghi contemporanei e dunque totalmente avulso dalle allegorie o dalla mitologia di altre cantate profane. Il soggetto è legato al quotidiano, analogamente a quanto avviene nella cantata del caffè. Il 14 ottobre nasce Regina Susanna, tredicesima figlia 33 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA sua volta fornito il cosiddetto Tema regium, sul quale J.S. elabora tutte le composizioni contenute nell’opera. 1749 – 20 gennaio: matrimonio della figlia Elisabeth Juliana Friederica con Johann Christoph Altnickol, allievo di J.S. e organista nella Chiesa di San Vencesalo di Naumberg. L’ultimo viaggio di J.S. risale al 6 ottobre quando si reca dalla figlia come padrino di battesimo del primogenito, chiamato come il nonno. 1750 – Fra marzo e aprile J.S. subisce due interventi chirurgici agli occhi, entrambi eseguiti dal medico inglese John Taylor. Probabilmente era afflitto da glaucoma, malattia all’epoca non ancora conosciuta e quindi non operabile. Comunque gli interventi di Taylor non giovano di certo agli occhi di J.S. che non riesce a terminare L’arte della fuga (Die Kunst der Fugue). Il 22 luglio viene colto da ictus e riceve l’estrema unzione. Muore la sera del 28 luglio, alle ore 20.15, a sessantacinque anni. Il 31 viene tumulato nel cimitero lipsiense della Johanniskirche. Oggi la lastra tombale è nella Thomaskirche. Die Kunst der Fugue ha due edizioni postume, pubblicate tra il 1751 e il 1752. Nella prefazione alla seconda edizione, Friedric Wilhelm Marpurg si dimostra consapevole dello scarso apprezzamento da parte del gusto ‘moderno’ per una forma pur così storicamente rilevante e le sue parole vengono confermate dal fatto che in oltre quattro anni le copie vendute ammontano a non più di trenta, con un ricavato insufficiente anche solo per coprire le spese per le lastre di rame. di J.S. e Anna Magdalena. Vivrà a lungo, conoscerà Beethoven, morirà nubile e indigente il 14 dicembre 1809. È l’ultima sopravvissuta dei venti figli di J.S. 1744 – Nasce il secondo volume de Il clavicembalo ben temperato nel quale trasuda l’immensa conoscenza delle tecniche contrappuntistiche, delle combinazioni armoniche, degli stili, delle prassi esecutive, delle figure degli affetti, dell’ars oratoria del compositore. 1747 – 4 aprile: esecuzione della quarta versione della Passione secondo Giovanni presso la Nikolaikirche. J.S. con Wilhelm Friedemann parte il 7 maggio per Postdam, dove incontrerà anche il figlio Carl Philipp Emanuel, cembalista del re. Tornato a Lipsia, nel mese di giugno entra come quattordicesimo membro nella Societät der Musicalischen Wissenschaften (Società di scienze musicali), la quale si poneva l’obiettivo di produrre composizioni finemente calcolate mediante una rigida applicazione del contrappunto, se non addirittura di principi matematici. Come saggio per l’ammissione aveva presentato le variazioni canoniche su Vom Himmel hoch (BWV 769) e il canon triplex a sei voci (BWV 1076) che vediamo raffigurato nel celebre ritratto dipinto da Elias Gottlob Haussmann nel 1746, ritratto che J.S. consegnò alla Società come prescritto dallo statuto. In questo periodo, la vista incomincia a calare e si fanno sempre più evidenti i problemi agli occhi. L’8 giugno: Gottlob Harrer sostiene un’audizione per sostituire J.S. al posto di ThomasKantor. È del 7 luglio la quietanza di pagamento a favore dell’editore Breitkopf per duecento fogli di dedica della Musicalisches Opfer (BWV 1079); la parte musicale verrà invece incisa su lastra da J. G. Schübler, e pubblicata nel settembre dello stesso anno, in cento esemplari. La raccolta è “offerta” a re Federico II il quale aveva a 34 Nota sito/bibliografica jsbach.org/ leipzig-lexikon.de/biogramm/Bach_Johann_Sebastian.htm neue-bachgesellschaft.de/ [siti consultati sino al 31 agosto 2016] Georgius Pachs (Georgii Paschii Gedanensis), De novis inventis, quorum accuratiori cultui facem praetulit antiquitas Lipsia, sumptibus Haeredum Joh. Grossi, 1700, in particolare il par. XXXIII, cap.VI, pp. 445 e 447 Johann Nikolaus Forkel, Johann Sebastian Bach. Leben, Kunst und Kunstwerke, Lipsia, Hoffmeister und Kühnel, 1802; tr. it. di Lily Seppilli Sternbach, Milano, Curci, 1982 Wolfgang Schmieder, a cura di, ThematischSystematisches Verzeichnis der musikalischen Werke von Johann Sebastian Bach: Bach-Werke-Verzeichnis (BWV), Lipsia, Breitkopf & Härtel, 19501 Albert Schweitzer, G.S. Bach: il musicista-poeta, tr. it. di P. A. Roversi, Milano, Suvini Zerboni, 19621 Alberto Basso, Frau Musika. La vita e le opere di Johann Sebastian Bach, 2 voll., Torino, EdT, 19851 Charles Burney, Viaggio musicale in Germania e Paesi Bassi, a cura di Enrico Fubini, Torino, EdT, 1986 Italo Calvino, Sei lezioni americane, Milano, Garzanti, 1988 Claudio Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800: catalogo analitico con 16 indici, Cuneo, Bertola & Locatelli, 1990-1994 Davitt Moroney, Bach, una vita, tr. it. di Guido Calza, Milano, Ponte alle Grazie, 2001 Bennett Alan Weinber – Bonnie K. Bealer, Te, caffè e cioccolata: i mondi della caffeina tra storie e culture, tr. it. di Giovanni Tarantino, Roma, Donzelli, 2009 35 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA Johann Sebastian Bach Kaffee Kantate BWV 211 «Schweigt stille, plaudert nicht» Personaggi e ruoli vocali Narratore: tenore Schlendrian: basso Liesgen: soprano Recitativo [Tenore] Schweigt stille, plaudert nicht, Und höret, was jetzund geschicht: Da kömmt Herr Schlendrian Mit seiner Tochter Liesgen her; Er brummt ja wie ein Zeidelbär : Hört selber, was sie ihm getan! Recitativo [Tenore] State zitti, non chiacchierate, e ascoltate quel che accade adesso: sta arrivando il signor Schlendrian con sua figlia Liesgen ; brontola proprio come un orso mangiamiele: sentite voi stessi che cosa gli ha combinato! Aria Schlendrian [Basso] Hat man nicht mit seinen Kindern Hunderttausend Hudelei! Was ich immer alle Tage Meiner Tochter Liesgen sage, Gehet ohne Frucht vorbei. Aria Schlendrian [Basso] Con i propri figli non si hanno che centomila noie! Quel che ogni giorno sempre ripeto a mia figlia Liesgen se ne va via senza alcun risultato. Recitativo [basso, soprano] Schlendrian Du böses Kind, du loses Mädchen, Ach! wenn erlang’ ich meinen Zweck: Tu’ mir den Coffee weg! Liesgen Herr Vater, seid doch nicht so scharf! Wenn ich des Tages nicht dreimal Mein Schälchen Coffee trinken darf, So werd’ ich ja zu meiner Qual Wie ein verdorrtes Ziegenbrätchen. Recitativo [basso, soprano] Schlendrian Figlia cattiva, ragazzaccia, ah!, quando sarò obbedito: fa’ sparire quel caffè! Liesgen Signor padre, non siate così severo! Se non posso bere tre volte al giorno la mia tazzina di caffè divento per mia sventura come un arrostino di capra rinsecchito. Aria Liesgen [Soprano] Ei! Wie schmeckt der Coffee süße, Lieblicher als tausend Küsse, Milder als Muskatenwein. Coffee, Coffee muß ich haben; Und wenn jemand mich will laben, Ah, so schenkt mir Coffee ein! Aria Liesgen [Soprano] Oh, che dolce gusto ha il caffè, più amabile di mille baci, più soave del moscato! Caffè, caffè io devo avere; e se qualcuno vuol ristorarmi, ah, mi versi del caffè! Recitativo [Basso, Soprano] Schlendrian Wenn du mir nicht den Coffee läßt, So sollst du auf kein Hochzeitfest, Auch nicht spazieren gehn. Recitativo [Basso, Soprano] Schlendrian Se non la smetti col caffè non andrai più a nessuna festa di nozze e nemmeno a passeggiare. 36 Liesgen Ach ja! Nur lasset mir den Coffee da! Schlendrian (Da hab’ ich nun den kleinen Affen!) Ich will dir keinen Fischbeinrock nach jetzger Weite schaffen. Liesgen Ich kann mich leicht dazu verstehen. Schlendrian Du sollst nicht an das Fenster treten Und keinen sehn vorübergehn! Liesgen Auch dieses; doch seid nur gebeten Und lasset mir den Coffee stehn! Schlendrian Du sollst auch nicht von meiner Hand Ein silbern oder goldnes Band Auf deine Haube kriegen! Liesgen Ja, ja! Nur laßt mir mein Vergnügen! Schlendrian Du loses Liesgen du, So gibst du mir denn alles zu! Liesgen Ah sì! Purché mi lasciate il caffè! Schlendrian (Ora tengo in pugno la scimmietta!) Non ti procurerò nessuna gonna a stecche di balena, larga alla moda. Liesgen Posso farne a meno facilmente. Schlendrian Non dovrai avvicinarti alla finestra né vedrai passeggiare più nessuno! Liesgen E sia pure; vi prego soltanto di non toccarmi il caffè! Schlendrian E neppure avrai più da me un nastro d’argento o d’oro per la tua cuffia! Liesgen Va bene, va bene! Purché mi lasciate il mio piacere! Schlendrian Ragazzaccia d’una Liesgen, mi concederai dunque tutto questo! Aria Schlendrian [Basso] Mädchen, die von harten Sinnen, Sind nicht leichte zu gewinnen. Doch trifft man den rechten Ort: O! So kömmt man glücklich fort. Aria Schlendrian [Basso] Le ragazze dalla testa dura non è facile domarle. Ma se si trova il punto giusto Oh, allora se ne viene a capo! Recitativo [Basso, Soprano] Schlendrian Nun folge, was dein Vater spricht! Liesgen In allem, nur den Coffee nicht. Schlendrian Wohlan! So mußt du dich bequemen, Auch niemals einen Mann zu nehmen. Liesgen Ach ja! Herr Vater, einen Mann! Schlendrian Ich schwöre, daß es nicht geschicht. Liesgen Bis ich den Coffee lassen kann? Nun! Coffee, bleib nur immer liegen! Herr Vater, hört, ich trinke keinen nicht. Schlendrian So sollst du endlich einen kriegen! Recitativo [Basso, Soprano] Schlendrian Ubbidisci dunque a quel che dice tuo padre! Liesgen In tutto, ma non per il caffè. Schlendrian Ebbene! Ti dovrai rassegnare allora anche a non prendere mai marito! Liesgen Oh, sì! Signor padre, un marito! Schlendrian Ti giuro che non avverrà. Liesgen Finché non avrò lasciato il caffè? Bene! Caffè, rimani dove sei! Signor padre, ascoltate, non ne berrò più. Schlendrian Allora alla fine ne avrai uno (di marito)! 37 Cantor Café. La leggerezza nella musica di Johann Sebastian Bach LABORATORIO CANTAREINSCENA Aria Liesgen [Soprano] Heute noch, Lieber Vater, tut es doch! Ach, ein Mann! Wahrlich, dieser steht mir an! Wenn es sich doch balde fügte, Daß ich endlich vor Coffee, Eh’ ich noch zu Bette geh’, Einen wackern Liebsten kriegte! Aria Liesgen [Soprano] Oggi stesso, caro padre, fatelo! Ah, un marito! Davvero fa per me! Oh, accadesse presto che finalmente, invece del caffè, prima ancora di andare a letto io trovassi un baldo innamorato! Recitativo [Tenore] Nun geht und sucht der alte Schlendrian Wie er vor seine Tochter Liesgen Bald einen Mann verschaffen kann; Doch Liesgen streuet heimlich aus: „Kein Freier komm’ mir in das Haus, Er hab’ es mir denn selbst versprochen Und rück’ es auch der Ehestiftung ein, Daß mir erlaubet möge sein, Den Coffee, wenn ich will, zu kochen“. Recitativo [Tenore] Ora il vecchio Schlendrian va subito a cercare come procurare a sua figlia Liesgen un marito; ma Liesgen fa diffondere di nascosto la voce: “Nessuno spasimante mi venga in casa se non mi promette egli stesso e inserisce nel contratto nuziale, che mi sia concesso di cuocermi il caffè, quando ne ho voglia”. Coro [Terzetto] Die Katze läßt das Mausen nicht, Die Jungfern bleiben Coffeeschwestern. Die Mutter liebt den Coffeebrauch, Die Großmama trank solchen auch, Wer will nun auf die Töchter lästern! Coro [Terzetto] Il gatto non lascia il topo, le fanciulle rimangono attaccate al caffè. La madre ama far uso di caffè, anche la nonna lo beveva, chi dunque potrà lamentarsi delle figlie? Hanno partecipato al Laboratorio CANTARINSCENA 2016 I gli allievi delle scuole di Canto, Musica vocale da camera, Flauto, Flauto dolce, Violino, Viola, Violoncello, Contrabbasso, Clavicembalo, Organo, Pianoforte, Musica da camera del Conservatorio di Milano: Mariateresa Amenduni, Miriam Barbierato, Maria Laura Bertoli, Elisa Bevacqua, Ella Biscari, Celeste Casiraghi, Sara Ceccato, Diego Ceretta, Maria Ciavatta, Daniel Ciobanu, Gabriela Clelia Cuna, Albertina Del Bo, Francesca Del Grosso, Francesco Di Giacinto, Hiroki Michele Falzone, Patricia Fodor, Federica Gatti, Chiara Giovagnoli, Miki Masaki, Marco Maggi, Ivo Martinenghi, Francesco Melis, Claudio e Luisa Meroni, Elena Miglierina, Margherita Miramonti, Martina Motta, Amin Onsori, Gioele Pes, Milos Rakic, Chiara Rebaudo, Michele Redaelli, Maxine Rizzotto, Giulia Sandoli, Jamiang Santi, Alessandro Tamiozzo, Gianluca Valenti I gli allievi del II corso di Storia della musica per compositori Riccardo Brugola e Alessandro Mendozza Ile studentesse della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Brera del prof. Davide Petullà: Erika Barbiero, Guya Dell’Aversano, Barbara Lenti Livraghi, Claudia Marino, Fabiola Soldano, Meiling Xu del corso di Tecniche sartoriali e per il costume, coordinate dalla prof.ssa Maria Antonietta Tovini; Francesca Calò, Margherita Folli, Serena Pohl, Asja Redolfi, Francesca Riva, Giulia de Rose, Lavinia Salom, Martina Toti, Francesca Valli del corso di Trucco e maschera teatrale coordinate dalla prof.ssa Donatella Mondani Si ringraziano Ii docenti del Conservatorio Daniele Agiman, Christian Anzinger, Ettore Borri, Monica Bozzo, Stefano Carlini, Alfredo Castellani, Lydia Cevidalli, Diego Collino, Giovanni Battista Columbro, Eustasio Cosmo, Giovanni Cospito, Stelia Doz, Alberto Drufuca, Marcella Ferraresi, Nicoletta Mainardi, Elena Marazzi, Claudio Marzorati, Pietro Mianiti, Vitalba Mosca, Piermario Murelli, Danilo Ortelli, Vittorio Parisi, Claudio Pavolini, Giovanna Polacco, Silvano Scanziani, Roberto Tarenzi, Sonia Turchetta, Daniela Uccello, Simona Valsecchi, Silvia Vergatini IMatteo Castiglioni e Jacopo Biffi di Nuove tecnologie del Conservatorio di Milano ISimone Magnani per i movimenti scenici Ii docenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera Davide Petullà, Donatella Mondani e Maria Antonietta Tovini. IGianni Possio delegato alla comunicazione del Conservatorio di Milano IRaffaella Valsecchi Ufficio stampa del Conservatorio di Milano IAlessandro Solbiati delegato alla produzione del Conservatorio di Milano (2013-2016) IMarco Seco e Stefania Strappa assistenti alla Produzione ITiziana Morsanuto della Biblioteca del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma Iil personale della Biblioteca del Conservatorio di Milano Ii coadiutori e il personale dell’Ufficio Spazi del Conservatorio di Milano Ila Fondazione Biffi onlus “Villa Antonietta” 38 39 Presidente Ralph Alexandre Fassey Direttore Cristina Frosini Immagine di copertina: Musikgeschichte in Bildern Biblioteca del Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano Mon. 136.4/2 Immagini delle parrucche: Allieve dell’Accademia di Belle Arti di Brera Realizzazione grafica: Ergonarte Stampa: Bine Editore