2 INTRODUZIONE (INTRO) La musica insegna a stare: a stare in compagnia e a stare da soli. La musica insegna a camminare, a muoversi, a non urtare la credenza con le pile di vasellame sopra né a pestare i duroni della signora attempata che ci sta vicino. La musica guarisce dalla balbuzie: da quella orale e da quella mentale (...) La musica ci mette in comunicazione con il nostro universo e col nostro proprio movimento interno. La musica insegna a vivere, nel senso più profondo e metafisico della parola. E quella sola civiltà sarebbe perfetta ove tutto quanto, uomini e cose, si movesse a suon di musica (Alberto Savinio, Scatola sonora). PREMESSA (PRIMA STROFA) Premetto che a me le premesse sono sempre piaciute un sacco. Qualcuno le legge alla fine del libro per non sciuparsi il gusto e la sorpresa (!) contenuti nel libro vero e proprio. Io da tempo vado meditando su un libro di sole premesse: l'operazione si annuncia piuttosto faticosa anche perché dovrei chiedere permessi ad un consistente numero di editori. Qui voglio solo dare qualche indicazione che permetta, a chi si avvicina a questo scritto, di sceglierlo e non di acquistarlo per farmi un piacere o, peggio, di acquistarlo del tutto casualmente. Nel far questo ho valutato che il 90% delle persone quando acquista un libro guarda subito a due cose: il titolo e il prezzo. Se queste due prime condizioni sono soddisfatte allora esamina il terzo aspetto: l'indice o la premessa. Nel nostro caso l'indice è superfluo quindi mettiamo in evidenza questa parte di premessa che dovrà convincervi a comprare, comprare, comprare. Tenete a mente che: 3 - l'ordine alfabetico è un ordine come tanti, quindi potete decidere di non seguirlo e di sceglierne uno vostro; - il mio desiderio è quello di raccontare alcuni anni trascorsi a suonare nelle occasioni più disparate e, in molti casi più disperate; - talvolta mi sfuggono delle indicazioni su particolari tecnici (e quindi mi affido alla vostra comprensione); - il lasso di tempo raccontato va dal 1985 al 1998 e vede protagonisti sei gruppi e una quindicina di persone (a rotazione). E' gradita la collaborazione di quanti, avendo condiviso percorsi analoghi, desiderino, in forma del tutto gratuita, contribuire a rappresentare un pezzo di storia della musica italiana che rischia di rimanere dimenticato per sempre. Ovviamente tali contributi finiranno nelle successive edizioni rivedute ed ampliate (potremo passare dal mini dizionario al dizionario enciclopedico). L'unica accortezza che vi chiediamo è di essere autentici; non staremo a verificare se ci sono testimoni oculari delle vostre malefatte, ma vi preghiamo di essere onesti: almeno con voi stessi. Noi l'abbiamo fatto per ridere della nostra comune malattia: suonare. INTERMEZZO (STACCO) La responsabilità di questo scritto è soltanto mia, mentre quello che racconto è dipeso da tutti i musicisti che, nel bene e nel male, ho incontrato. A Cristina Campogiani si debbono gran parte delle correzioni e dei suggerimenti apportati nonché un entusiasmante entusiasmo. Ad Angelo Terenzi la probabile impaginazione. Ai Virago1 (il gruppo cui appartengo attualmente) spetta la responsabilità spirituale e l'ispirazione contenuta in queste pagine. Virago, oltre ad essere un modello di motocicletta, è un nome collettivo grazie al quale è lecito compiere qualunque nefandezza 4 1 I PROTAGONISTI DI QUESTE STORIE 1 (RITORNELLO) MALCOLMX Marco Palocci Leonardo Mattiello Maura Ammone prima e poi Fabrizio Gianni Io TALPE MECCANICHE Serafino Russo Stefano Savi Scarponi Paolo Feligioni Io AUDIOTRIBUS Stefano Savi Scarponi Paolo Feligioni Io PREMESSA N. 2 - INCENTIVO ALLA LETTURA (SECONDA STROFA) Da tempo sono persuaso della necessità di scrivere libri e libretti che incontrino le esigenze di un lettore comune. Un grosso sforzo naturalmente lo deve compiere chi scrive cercando di mantenere un vocabolario comprensibile a tutti (senza dimenticare qua e là di usare qualche termine più ardito, magari spiegando in nota il suo significato). L'altro sforzo lo deve compiere chi concepisce l'oggetto libro (l'editore): poiché in questo caso editore ed autore coincidono, mi sono dato queste regole che, come lettore, vorrei incontrare nei libri che leggo: a) formato del libro tale che possa essere letto in autobus anche in caso di affollamento; capitoli brevi (massimo due pagine, meglio una e mezza) per consentire una fruizione anche a letto, la sera, prima di addormentarsi; - caratteri leggermente più grandi del normale per consentire una migliore leggibilità e la sensazione di leggere più pagine in minor tempo; - 5 uno spazio apposto alla fine di ogni capitolo che consenta di annotare a penna o a matita fino a quale punto, o parte del libro, si è già letto (questo al fine di valorizzare la scelta del lettore di consumare solo una parte del libro per riprenderla in un altro momento); - copertina più rigida rispetto al resto del libro e, se possibile, plastificata (è estremamente utile in caso non si abbia una borsa o una tasca entro cui riporre il libro). 6 I PROTAGONISTI DI QUESTE STORIE 2(RITORNELLO) SINERGIA Sandro Rosati Maurizio Calogero Giuseppe Traini Francesco Io BIKILA Giuseppe Traini Fabio Massimo Signoretti Marco Palocci Paolo Feligioni Stefano Scocco Io I FORTI DI FORTEBRACCIO Giuseppe Traini Igor Malaguti Stefano Coccia Stefano Scocco Io VIRAGO Fabio Massimo Signoretti prima e poi Igor Malaguti Marco Palocci Paolo Feligioni Io 7 APPARIZIONI OCCASIONALI: Giuditta, Caterina, Elisabetta , Aldo, Maria Sole, Maurizio the producer, Fausto, Giancarlo, Federico 1, Federico 2 e tutti quelli che la memoria fallace mi obbliga a non ricordare. FINALE (AD LIBITUM) LETTERA A Abiti di scena: ebbene sì anche noi abbiamo ceduto alla tentazione di usare degli abiti di scena diversi da quelli di tutti i giorni. In occasione del concerto di Primavera, abbiamo allestito un set che comprendeva la proiezione di diapositive con dei motivi floreali, l'emanazione di aromi nell'aria attraverso barrette d'incenso profumato e, da ultimo, la nostra totale compenetrazione con l'arrivo della Primavera costituito da bellissime camicie fiorite (novelli figli dei fiori). Amplificatori (1): mi correggo l'AMPLIFICATORE, solo uno è degno di questo nome: il MITICO VOX AC 30; quello di the Edge per capirci. Non ce ne sono altri solo quello è l'unico, vero e insuperabile, con gli altoparlanti FANÉ e non con i Celestion chemontano quelle scatole di detersivo che girano ora. Fatto sta che con Marco ci imbarcammo nell'acquisto di quell'amplificatore senza ascoltare altro che le nostre orecchie violentate da mesi e mesi di nastri degli U2; l'amplificatore funzionò poco e male, necessitò di riparazioni tali che venne sostituito quasi per intero. Rimasero l'involucro e i mitici altoparlanti, anche se continuò a ronzare come un moscone (da qui il titolo Rattle&Hum?) Amplificatori (2): fintanto che il Vox non funzionò Marco suonava con la sua scatoletta Honey (un ampli da quattro soldi e dal suono molto smielato). In una delle nostre uscite musicali caricai tutta la macchina e lasciai il piccoletto nella steppa sconfinata del garage in cui facevamo le prove; già ero pronto a mettere mano al portafoglio 8 quand'ecco (ben 15 giorni dopo) il proprietario di un box vicino al nostro che mi ferma e dice: "Ma è er tuo qu'artoparlante?" Qu'artoparlante rientrò nel gruppo e per un pò vi rimase stabilmente come un provvido segno del destino. Amplificatori (3): scegliete l'ampli in base al vostro gusto personale calibrando bene qualità e prezzo, ma se avete dei dubbi scegliete quello con le ruote e che pesa di meno Annunci: quando il gruppo si disperde un buon sistema è quello di ricorrere agli annunci su riviste specializzate oppure nelle bacheche di sale prova, scuole di musica, etc. Tra le riviste ci sono anche quelle che riportano annunci economici in genere: è un grosso rischio, tuttavia la suddivisione per argomenti determina una discreta selezione naturale. Con Peppe iniziammo la serie delle audizioni alla ricerca di un bassista o di una bassista interessata ad eseguire covers anni '60 riattualizzate (Buscaglione, Modugno, Gaber, etc.). Preferivamo una bassista poiché già disponevamo di una capace batterista, Giuditta, e ci sembrava efficace una sezione ritmica femminile contrapposta a quella armonica composta solo da maschietti. In un breve lasso di tempo "auscultammo" un bel pò di gente, ma nei nostri pensieri sono rimaste due persone in particolare: un quattordicenne rapper di Quarticciolo - assolutamente incapace al basso, ma che rappava anche parlando al telefono - e una pischella di Ciampino, piuttosto timida, ma capace al basso (immediatamente ribattezzata "capezzolo turgido" per via delle visibili escrescenze che parevano voler uscire dal top turchino lacerandone il tessuto). Questo modestissimo dettaglio, unito ai possibili problemi per uscire la sera sollevati dalla famiglia del giovanissimo rapper, orientò con decisione la nostra scelta. Applausi (1): nel 1990 partecipammo ad Arezzo wave e riuscimmo ad entrare nella selezione finale; in occasione dell'annuncio dei 9 gruppi dell'anno nuovo vige, ad Arezzo, la presentazione della compilation dei gruppi dell'anno vecchio; un giornalista dall'orecchio musicale fine ci confermò che gli applausi contenuti nel disco erano falsi e non si riferivano alle serate registrate l'anno prima: ce n'era bisogno? Applausi (2): suonavamo per la prima volta a Forte Prenestino - uno dei Centri Sociali più in vista di Roma - non sapevamo esattamente in quale spazio avremmo dovuto esibirci, fatto sta che fummo condotti attraverso un dedalo di cunicoli e quando iniziò il nostro concerto ci rendemmo conto di essere in uno stanzone colmo di soggetti di tutti i tipi: spillati, fatti, ubriachi, barboni, creste colorate, cani che abbaiavano, etc. Come sempre il nostro avvio si presentava piuttosto energico, il pezzo che facevamo saliva via - via, fino a raggiungere un'acme immediatamente dopo la quale doveva scatenarsi l'applauso del pubblico, ma quella folla di irriverenti, benché gradisse la musica che gli veniva proposta, sembrava stesse lì a dirci: "Avanti stronzetti! Vediamo cosa siete capaci di fare senza i nostri applausi". Nessuno applaudì, i nostri amici sparsi nella sala furono contagiati dalla platea e noi quattro rimanemmo lì come coglioni senza sapere cosa fare. Poi, con grande fatica, continuammo a suonare. Fabrizio, alla fine del concerto, disse tre frasi che sono rimaste scolpite in quello stanzone di Forte Prenestino: - dopo il primo pezzo avrei voluto piangere come un vitello; dopo il primo pezzo avrei voluto smettere di suonare; non suonerò più in un Centro Sociale. LETTERA B Basi: per comprendere bene questa voce dovrete necessariamente sapere qualche piccola informazione sui batteristi (vedi anche voce successiva). Infatti i batteristi sono i rompi- palle del gruppo, non sono mai puntuali alle prove, si scocciano di provare prima di tutti gli 10 altri e generalmente sono poco inclini al ragionamento e votati invece all'istinto. Nei momenti in cui non se ne può più del batterista di turno e lo si manda a quel posto possono presentarsi due strade: smettere di suonare, utilizzare le basi. Le basi possono anche essere non soltanto ritmiche, ma anche un pochino suonate; l'unico avvertimento è quello di fare attenzione a non trasformarle in qualcosa che ricorda troppo il piano bar. Per il resto fidatevi di esempi illustri (Ustmamò e Smashing Pumpkins). Batteristi: mai fidarsi dei batteristi; nei miei pensieri è rimasto un tale Roberto tanto capace quanto infame. Dopo cinque prove effettuate nella sua cantina pretese il pagamento di L. 850.000 di energia elettrica (neanche avesse fatto le prove il Circo Orfei); fu mandato a quel paese da noi e da un altro gruppo con cui suonava e a cui aveva chiesto la stessa cifra (li incontrammo per caso il giorno che convocò tutti e due i gruppi, per errore, a provare); non pago, chiese la stessa cifra ad una ragazza che condivideva con lui l'affitto della cantina e infine pretese da lei il pagamento della sua quota di affitto dopo che noi e l'altro gruppo l'avevamo già strapagata. La ragazza entrò a far parte del nostro gruppo. Bere: l'esperienza insegna che è meglio bere dopo il concerto, mai prima o durante (a meno che non parliamo di modica quantità); durante le prove è invece sano che si scolino litri di birra (noi ne compravamo a cassette). Chissà per-ché sembra che tutte le sale prova abbiano a disposizione soltanto birra e che in prova non si possa bere altro; eppure una volta Peppe di ritorno da Londra ci riportò tre bottiglie di Bushmills; una di queste sparava oltre 50° - ma non lo sapevamo -e noi (che provavamo dalle 12,00 alle 14,00 di una grigia domenica mattina) rendemmo quella giornata piacevolmente colorata. 11 LETTERA C Cantina: le cantine sono quasi sempre sottoterra e difficilmente hanno sfiati verso l'esterno; se ce l'hanno bisogna fare l'inverosimile per tappezzare, rattoppare, sigillare; impedire anche a costo della vita che il vicinato percepisca la seppur minima dose di musicalità dall'indistinto rumore eseguito. Sebbene "cantina" sia da riferirsi ad un ambiente ben definito per la funzione che è tenuto ad assolvere, i gruppi continuano a chiamare la loro sala - prove, "cantina": forse per le quantità industriali di alcool colà consumate? La prima sala - prove ufficiale fu installata a casa mia a Montecelio (alle porte di Roma), nel pieno centro storico. La disponibilità degli abitanti di questo piccolo paesino credo non sia mai stata messa a più dura prova che in quell'occasione. Le prove si facevano dentro ad una stanza lunga più di cinque metri e larga solo un metro e sessanta, tant'è che dovevamo suonare disposti uno di fianco all'altro (de coltello) e non di fronte. Ancora non esisteva una suddivisione dei ruoli per cui capitava di scambiarci gli strumenti; l'unico microfono che avevamo era collegato ad un amplificatore; non disponendo di un'asta lo tenevo legato al collo, mentre mi dilettavo nel percuotere i tasti bianchi e neri di un mobile che somigliava ad un organo. Dopo sei mesi di questo strazio (anche per noi) ci accorgemmo che il fumo di cui si impregnava l'ambiente non proveniva dal nostro accanimento su filtracci smozzicati di sigarette, ma da una falla nella canna fumaria che sfiatava in linea diretta nella nostra sala - prove. A quel punto lasciai la casa (vedi anche Insonorizzazione). Cavi: qui trovate un semplice consiglio da fratello maggiore: se spendete tre o quattro milioni per un ampli o per una chitarra cercate di acquistare anche un cavo (jack) adeguato alla qualità dei macchinari (in questo caso è vero che chi più spende, meno spende). Centro Sociale (1): il posto è sempre Forte Prenestino, l'anno di grazia il 1988; Cinzia, la sorella di Fabrizio, ci sostiene in prima fila 12 ad ogni brano che facciamo. La stranezza è costituita dalla vistosa pelliccia che indossa e che certamente non è adeguata al luogo. Tra mille timori concludiamo il concerto, i gestori del Forte non sembrano minimamente preoccupati e tutto fila liscio. Da allora in poi non ci viene più concesso spazio per suonare al Forte. Centro Sociale (2): anni novanta, anzi anno 1998; offriamo i nostri servigi al Brancaleone (odora di Pds ma non abbastanza) indirizzati da un nostro amico; proponiamo un concerto del gruppo che, pur se blasonato in passato, risulta ora piuttosto sconosciuto. Il nostro interlocutore propone due soluzioni: - diventate almeno un pò più famosi e poi ritornate; - pagate l'affitto della sala e dell'amplificazione L. 600.000 e il Branca è tutto vostro...Decidiamo di non suonare al Branca. Click: quando si usano le basi è bene usare uno dei canali a disposizione per mandare un click al batterista; in genere va bene un click 4/4/4 (4 battiti per ogni misura da 4/4), ma, al di sotto di una velocità inferiore alle 90 battute al minuto, è meglio fornire il click in ottavi; ogni batterista ha il suo suono preferito, anche se di regola va bene il cow-bell (volgarmente detto campanaccio); il volume eccessivo proveniente dalla cuffia rischia di far diventare anche il batterista un campanaccio - per di più rotto - per cui non cedete alle richieste di aumento di volume, sopratutto in registrazione, in quanto è piuttosto facile assistere ad un rientro del click nei microfoni: "Tanto poi er clicche se leva". E invece: "Nun se leva mai". Computer: andiamo a registrare a Cremona nello studio di due amici. E' stato tutto organizzato nei minimi dettagli, ma, al nostro arrivo lì, sentiamo nell'aria l'odore di un pericoloso nemico: il computer. I sarcasmi e gli ottimismi iniziali cedono ben presto il passo ad una atmosfera di tragedia. Il click gira fuori tempo rispetto alla base, il numero di frame (frammenti in cui è diviso il time-code) 13 è probabilmente diverso, il time code (codice temporale che fa lavorare due o più macchine in sincronia) se ne va per cazzi suoi, il software non risponde. Dopo tre giorni di insidie, di trappole e di riparazioni decidiamo di liberarcene. L'amaro commento di Igor: '"O sai che ce potete fa' co' 'sti compiutere? 'Na bella spianata de cemento e poi sopra ce costruimo" Concerti: regole d'oro: - avere cavi in abbondanza; - essere certi che ci siano le spie; - essere certi che ci sarà un incasso; - e che quell'incasso vi riguardi almeno per metà; - essere certi che i musicisti del vostro gruppo non smettano di suonare mentre voi siete al massimo dello sforzo; - non inciampare nei cavi; - non colpire - nell'atto di spalancare le braccia - la paletta del basso o la faccia del bassista; - avere corde di ricambio (o chitarra di ricambio); - non appoggiare bevande sull'ampli o sul mixer; - non gettarsi sul pubblico voltandogli le spalle (o ve le volta anche lui). Concorsi & Rassegne: da tempo ho maturato la convinzione che non è il caso di pagare per partecipare ad un concorso tra musicisti; l'idea del concorso poi mi dà troppo l'idea di Sanremo e finisce per disturbarmi. C'è stato un momento in cui i concorsi andavano per la maggiore. Anche a Roma qualcuno organizzò una selezione di gruppi che si esibivano in un locale di via Cassia entrato nella leggenda: il UONNA Club. La prima edizione fu abbastanza sottotono poiché la gente veniva sopratutto per ballare e sopportare tre gruppi per sera risultava letale. La seconda edizione fu invece meglio gestita dal punto di vista organizzativo, solo che il pubblico era esageratamente motivato: entrava in sala un pubblico, amico, pagante, che 14 determinava in modo inequivocabile il gruppo vincitore (in sostanza chi portava più gente vinceva). Fu così che gli organizzatori si arricchirono, il gruppo vincitore della rassegna no e rimase succube del proprio nome: I Soliti Ignoti. Concorsi & Rassegne (2): partecipiamo alla rassegna organizzata da una associazione affiliata all'ARCI: A.Na.Gru.M.Ba. (associazione nazionale dei Gruppi musicali di base). La rassegna è ispirata fortemente ai gruppi emergenti e alle nuove tendenze musicali. Sono previste due serate eliminatorie con sei gruppi per sera, mentre la terza sera suoneranno i migliori tre gruppi - scelti da una giuria di giornalisti del settore musicale - e tra questi sarà scelto il finalista regionale. Dei sei gruppi previsti nella serata durante la quale suoniamo noi, se ne presentano solo quattro; due di questi fanno covers (vedi sopra), uno esegue degli standard di jazz. Sentiamo di poter passare il turno per poter almeno suonare una seconda volta, del resto è facile, da parte nostra, profetizzare che i "jazzemani" e i "covermen" non hanno chance. La troppa sicurezza ci gioca un brutto scherzo: arriviamo quarti e non passiamo il turno. In giuria siede Pietro D'Ottavio (vedi anche giornalisti 1 e 2). Cover: avete mai provato a suonare "Tre briganti e tre somari" con il tempo e l'intenzione di "Ali along the watch- tower"? E la "Gatta Mammona" in medley con "Purple Haze"? Io sì e vi assicuro che era estremamente divertente. Per il resto le cover band mi stanno sulle palle (e mi impediscono di suonare). LETTERA D Dat: ovvero digitai audio tape, ovvero come avremmo potuto copiare CD a sbafo senza dover spendere un capitale. Il master (lavoro conclusivo della registrazione riversato su due tracce) del vostro demo (vedi voce successiva) sarà fatto su DAT (non su CD) di cui 15 farete una copia di riserva. Evitate di registrare il primo minuto di nastro DAT (si rompono sempre all'inizio). Demotape: per la cronaca "demonstration tape" ovvero registrazione dimostrativa; diversamente soprannominata cassetta, demo, registrazione, nastro. Accuratamente da evitare registrazioni fatte in sala con due microfoni volanti (è tutto "attufato", non si capisce granché e si finisce per sentire uno strumento - in genere la batteria che sovrasta tutti gli altri). Se potete, risparmiate sul numero di brani da registrare, ma evitate di risparmiare sul costo della sala e sulle ore da dedicare al missaggio (suppongo che lavoriate in multitraccia). Il primo demo fu tutto decisamente orientato verso uno studio di registrazione che avesse materiali di qualità e almeno 16 tracce di registrazione. Un elemento determinante nella scelta fu costituito dal microfono - un vero principe della registrazione -ovvero il Neumann U87i. Fabrizio prima e dopo la registrazione decantava le qualità eccelse di questo microfono da lui ribattezzato: Kaimann. Dischi: ormai non li usa più nessuno ma qualcuno che li stampa ancora si trova, pure in Italia (in questo momento non ho disponibile il recapito, ma telefonatemi e saprò essere esauriente. Il mio numero è: 062155887). Droghe: io e Marco siamo invitati da un amico a Monte- rotondo per una session storica: Malcolm X with Molazza. In una stanza piena di strumenti siamo in 6 persone a improvvisare liberamente: c'è un tema poi si parte ognuno per la sua strada nella speranza di incontrarci da qualche parte. Si prova a fare tutto jazz, rock, ska, uso di campionamenti,... l'amico mi chiama: "A' Bbetti ...", campiona il richiamo, lo inserisce nel brano musicale che stiamo facendo, suona il sassofono midi con un suono di chitarra distorta che fa impallidire Marco,...poi compare una polverina bianca su un foglio di carta: "Sai, noi artisti...". Proviamo pure noi, ma non andiamo oltre un generico 16 intorpidimento delle corde vocali. Io e Marco ci guardiamo interrogativi: "Che sia una bufala?" LETTERA E Etichette: mai vista una etichetta, mai un discografico, mai niente, ma qualcuno li fa i dischi in Italia? La verità è che se siamo così indipendenti non dipende da noi. LETTERA F Foto (1): mi raccomando: se volete sfruttare la disponibilità di un amico per le foto fateci accordi chiari prima. A me è successo di aver visto solo le foto che diceva il mio amico poiché, sosteneva, le altre erano da scartare. Aveva senz'altro ragione lui, ma se non sei tu a decidere che cosa farne ti senti come il selvaggio a cui viene sottratto un pezzo dell'anima. Foto (2): per fare le foto scegliere con accuratezza il posto (tanto non si vedrà mai), è meglio farsi la barba (a meno che non faccia parte del look), nascondete anche con del trucco i foruncoli in procinto di esplodere, se a disposizione avete un professionista lasciatevi guidare da lui (o da lei). Se vi riesce cercate di essere il più possibile come siete normalmente (pure se questo vi comporterà una certa aria di deficienza). Foto (3): nella serie di servizi fotografici realizzati dai Malcolm X emerge uno straordinario parallelismo, anche cronologico, tra la nostra situazione di gruppo e i fondali utilizzati che riguardavano sempre particolari edilizi: così il nostro primo set aveva sul fondo una recinzione di cantiere in vetroresina, il periodo della maggior solidità del gruppo conteneva un solido muro di mattoni, il periodo conclusivo una inquietante ciminiera. 17 LETTERA G Giornalisti (1): concerto a Euritmia (uno spazio per concerti nei pressi dell'Eur, a Roma) in occasione di una rassegna a cui partecipano parecchi gruppi studenteschi, ma non solo; due giorni dopo esce un pezzo su di noi sostenendo il nostro recente abbandono dei banchi di scuola e la mia acconciatura alla rasta: tutto rigorosamente falso. Firma il pezzo Pietro D'Ottavio. Giornalisti (2 - ovvero del genere musicale): la nostra musica è definita rock acido all'australiana (che Lallo, il bassista, modificherà in rock all'Amatriciana): il pezzo è firmato da Pietro D'Ottavio (vedi anche giornalisti 1 e concorsi & rassegne 2). Grafica: ore e ore spese sulla grafica di cassette audio che per dimensioni e qualità delle riproduzioni non meritano tanta attenzione. LETTERA H Hi-Fi: Lallo va via per un mese e mi lascia il suo impianto: autoradio con slitta e due casse gracchiami di un bel color noce, ma di plastica, un prezioso trasformatore e circa 100 cassette. Che vuoi di più dalla vita? Hotel: partecipiamo a Cremona Rock, i ragazzi che hanno organizzato ci fanno dormire in un ostello che quella sera è vuoto ed è tutto per noi. E' la nostra prima uscita oltre i confini regionali e siamo gasatissimi. Siamo pure sbronzi (almeno io e Lallo) e cominciamo a suonare all'interno delle nostre stanzette, convinti di essere soli. Siamo tutti in mutande, Lallo strilla come un ossesso e salta sul letto a castello come se fosse un tappeto elastico, Fabrizio fracassa le bacchette della batteria sopra il bordo del letto,... ENTRA IL CUSTODE CON UN CANE LUPO, LEONARDO SPROFONDA NEL LETTO E FA FINTA DI DORMIRE (fino a un attimo prima 18 saltava ed era stato sicuramente visto). "QUI C'E' GENTE CHE VA A LAVURA' (presente la pubblicità delle pagine gialle?)". La voce in questione scaturisce da un volto identico a quello dell'oste di Fra' Diavolo nel film di Stanlio e Ollio, compreso uno sguardo non perfettamente orientato; io sbiascico qualcosa, Giancarlo recupera un briciolo di dignitosa compostezza facendo finta di leggere, Marco: "Lo sapevo". Appena il nostro cerbero è uscito si verifica una risata esplosiva che lo fa rientrare e minacciare di sciogliere il cane che inizia sbavare. Tanto basta a farci spegnere la luce e addormentarci. LETTERA I Insonorizzazione: è un'operazione che qualunque gruppo che voglia avere un proprio buco di sala prove deve affrontare. La prima volta che si parlò di insonorizzazione decidemmo che la sala prove si sarebbe installata a casa mia (ero l'unico che viveva da solo) e che per evitare disturbi al vicinato avremmo tappezzato le pareti di cartoni delle uova. Iniziò così una raccolta di questo materiale che riguardò tutti i negozi di alimentari e le macellerie dei quartieri dove abitavamo, ma che sembrava non dovesse finire mai; fu così che Marco e Leonardo con una cinquantina di mila lire si recarono da un produttore industriale e acquistarono un numero smisurato' di cartoni. La stanza fu riempita di questi cartoni e immediatamente tutta la casa fu pervasa da un acre odore di uova marce (in parte spiaccicate sui cartoni prima che li acquistassimo), i vicini continuarono a bestemmiare fortemente al nostro indirizzo è noi, sempre più inconsapevoli del delirio cui li costringevamo, sciorinavamo valanghe di successi. Interviste: intervista con Giancarlo Susanna per Ciao 2001 (ma c'è ancora?): noi a parlare di cosa vogliamo fare della nostra musica, come vogliamo vivere e nutrirci di essa; io e Marco sproloquiamo fino all'inverosimile, quand'ecco che prende la parola Lallo - unico 19 intervento in un bel pagi- none di contenuti - e alla domanda "Cosa vi aspettate che non sia ancora successo?" risponde con un meditato "Più concerti, più gente ai concerti, più gente coinvolta ai concerti". La sua lapidaria battuta si esaurisce qui, ma resta nella memoria di chi legge l'intervista come se fosse scolpita nella roccia (per i fanatici della citazione: Ciao 2001, XXI, n. 42 del 18 Ottobre 1989, p. 39). La frase memorabile fu ripetuta a Lallo in quasi tutte le occasioni d'incontro da parte dei suoi amici, dei suoi parenti, degli studenti di Fisica, degli studenti di Chimica e in qualche caso anche da parte di qualche passante. LETTERA L Locali: il gruppo ha ormai compreso quale è la strada da seguire e comincia a portare il demo nei locali strizzando l'occhio a quelli che fanno più tendenza o che comunque siano disposti a far suonare gruppi emergenti. Siamo a fine anni '80 il locale in questione si chiama Sottosopra e ci chiama per suonare; il palco è rappresentato da una nicchia ricavata nel muro maestro (pure abbastanza profonda) all'interno della quale Fabrizio viene risucchiato nell'angolo più buio e risulta invisibile al pubblico (è dietro il muro maestro); i tredici spettatori sono seduti davanti a noi in maniera piuttosto accalcata e io, sporgendomi un pochino dal palco, posso agevolmente raggiungere la parete di fondo della sala. Se l'altezza si sviluppasse come le altre due dimensioni occorrerebbe suonare seduti. LETTERA M Mamme: esistono da tempo le mamme antirock, che però non sono contro il rock, ma contro le discoteche; anzi mi correggo non sono neanche contro le discoteche, ma contro le macchine potenti che fanno schiattare i figli quando rientrano esausti dalle kermesse notturne; anzi è possibile che siano contro le strade non troppo sicure, 20 o contro la nebbia che impedisce una perfetta visibilità, o forse sono contro i loro figlioli colpevoli di non essere abbastanza prudenti; sono mamme contrarie ai cornetti caldi e al latte freddo che allentano la tenaglia nell'intestino dei loro figli e li obbligano a spingere sull'acceleratore per conquistare il gabinetto di casa prima possibile. Le nostre mamme, più discrete, si limitano a realizzare manicaretti per i nostri concerti. Mangiare: sempre meglio lontano dai concerti; ottimo se la cucina è senz'aglio e senza cipolla: si evitano pericolosi rigurgiti. E poi non è educato ruttare nel microfono di fronte ad un pubblico pagante. LETTERA N Nome del gruppo (1): penso che il nome di Malcolm X (questa è la versione corretta) sia stato il nome più storpiato nella storia della musica di tutti i tempi e di tutti i luoghi. L'errore più comune era quello di omettere la seconda elle di Malcolm trasformandolo in Malcom. Tuttavia la peggior storpiatura che potesse subire il nostro nome risultò doppiamente sgradita poiché provenne dai ragazzi del Centro Sociale Blitz a Colli Aniene (Roma). I contatti furono tenuti da Marco e quando furono pubblicate le locandine campeggiava al centro del foglio un fiammeggiante MARCO MIX (se tanto mi dà tanto!) Nome del gruppo (2): il nome del gruppo è importante - è una sorta di biglietto da visita - ma non è così decisivo. Impariamo dagli stranieri che non hanno alcun timore di chiamarsi Chiesa, Menti Semplici, Caro estinto, Uomini al lavoro, ecc. Nudi: non mi dite che non avete mai avuto questo desiderio! Non ci credo, mandria di gruppettari! Noi l'abbiamo fatto, e più o meno andò così. 21 La nostra cantina si trovava vicino casa mia, nella periferia più sperduta di Roma, oltre il Raccordo Anulare. Più che d'una cantina si trattava di un box, sopra c'erano uffici,... le case erano distanti almeno quaranta metri. Potevamo suonare, la sera, dopo il lavoro! Quelli che utilizzavano il box per rimetterci la macchina ci guardavano con simpatia: era come se tutti ci incoraggiassero a sfondare. Tutti meno uno. Questa faccia di merda c'aveva tutto l'armamentario del perfetto craxiano: telefonino, jeep, abbronzatura invernale, occhiali scuri in notturna. Capitava che, andando a provare alle dieci di sera, la stanchezza era tale che ogni sforzo doveva essere assolutamente evitato; così Marco, per non affaticarsi troppo, scendeva con la macchina e poi parcheggiava in maniera che altri potessero entrare con la propria auto e potessero fare manovra. Se stavamo suonando e c'era necessità di spostare l'auto di Marco i proprietari degli altri box bussavano e, con estrema cortesia, ci chiedevano di spostarla.: Tutti tranne lui: il nostro uomo. Bussava scocciato sulla porta del box (non udivamo neanche il rumore del motore della jeep per via del nostro volume esageratamente alto) e imprecava contro il fatto che si trovava l'auto di Marco sempre in mezzo alle palle. Cercammo sempre di evitare discussioni e anche di lasciarla in mezzo al corridoio centrale. Una sera, in pieno Agosto, in occasione del compleanno di Fabrizio, scendemmo in cantina alle undici di sera per festeggiare; l'atmosfera era alle stelle, il caldo incombeva. Dopo "Police on my back", "Sunday" e "Mara- ria" Fabrizio ci chiese una prestazione straordinaria: voleva che suonassimo nudi: il tasso alcoolico contribuì decisamente a farci accettare. Qualcuno suggerì di spostare l'auto di Marco prima di denudarci completamente, ma l'eccitazione e l'ora tarda ci indussero a credere che il nostro uomo avesse già riposto la sua jeep. Pudicamente tenemmo gli slip, ma Fabrizio perentorio ci disse: "Giù anche quelli". Cadde anche l'ultimo velo e sbobinammo tutto il repertorio. Tra occhiate e risatine la potenza sonora salì 22 all'inverosimile, la chitarra rabbiosa ruggiva, il basso pompava, Fabrizio pestava sulla batteria e sembrava dovesse precipitare con tutto il soppalco, io urlavo a squarciagola nel microfono, i nostri falli sventolavano liberamente, ...BUM, BUM, BUM,..., BUM, BUM, BUM,... "UN MOMENTO!". Era lui. Il destino bussava alla porta come nella 5A di Beethoven. KAOS. Attimi etemi per rivestirsi, ...STRAAP, bottoni schizzati via, "ECCOOO!"..."Spostate sta' kazzo de machina, sinnò v' 'a sfonno". Marco accelerò il suo rivestirsi a più non posso, "Ma che kazzo state a fa'? ...Che kazzo ve. ridete? Aprite!". Le nostre voci tremanti e ridenti blaterarono qualcosa. Finché Marco uscì. "Avete rotto er kazzo, 'a machina qui non c'a dovete mette',... 'sti stronzi" "Scusa", "C'hai raggione", "Pensavamo che..." "Ah, perché pensate pure?" "Nun t'avevamo ..." " 'Ste teste de' cazzo" "Aho, vabbé, t'amo detto che c'hai raggione" "No raggione, io ve gonfio!" Non lasciammo più la macchina nel corridoio, Fabrizio fu fustigato seduta stante, Marco venne percosso con la leva del tremolo. Le prove furono sospese per quindici giorni. LETTERA O Omosessualità: discussione all'aperto, dopo le prove, sull'omosessualità. Serafino esprime la sua riprovazione nei confronti degli omosessuali. Stefano ribatte: "Guarda che se ci pensi bene anche tu sei un pochino frocio. In fondo il fatto che tu tocchi sempre il culo a Paolo o compi il gesto di dargli una botta alle palle, altro non esprimono che il tuo reale desiderio. E poi pensaci, proprio in ambienti come quello militare oppure in situazioni in cui è invece esibita la mascolinità come attributo - il calcio ad esempio - vengono 23 fuori le omosessualità nascoste". Serafino rimase senza fiato. Guardava me e Paolo quasi a cercare un sostegno, un conforto. Ma noi sorridevamo, insieme a Stefano, della sua difficoltà a comprendere. Dopo pochi giorni tentò ancora, invano, di convincerci che Stefano l'aveva offeso dandogli del gay, ma noi mantenemmo intatte le nostre convinzioni. A quel punto Serafino lasciò il gruppo e si sposò nel giro di pochi mesi. LETTERA P Patate fritte: seduta di registrazione: non riesco a indovinare la linea di voce, sono calante di un quarto di tono, forse è un po' di fatica; provo, riprovo, riprovo,... dopo qualche ora la voce comincia a raschiare, le note acute sono irraggiungibili, quelle basse tendono a sgretolarsi; ma il fonico di turno tira fuori il coniglio dal cilindro: un sacchetto di patate fritte. Il sale assicura una adeguata protezione alle corde vocali e assorbe la raucedine: provare per credere. Primi, suonare per: dopo questa voce andate anche a vedere ultimi (suonare per). Concerto a Tolentino con le Talpe: ennesimo battibecco con Stefano perché qualcuno è salito sul palco mentre lui stava ancora riponendo la chitarra: mentre finisce di lamentarsi ci annunciano che suoneremo per primi: è troppo!. "Noi siamo meglio, dobbiamo suonare per secondi perché c'hanno chiamato da Roma, il pubblico aspetta noi, così facciamo la figura del gruppo spalla, la gente arriva più tardi, suoneremo davanti a cinque persone, ..., blabla-bla,..., bla-bla-bla ... Suoniamo per primi davanti a mille persone. Il gruppo successivo sale sul palco, ma il pubblico si è ormai dileguato e restano solo una cinquantina di fans. Prove (1): l'ennesimo e disperato rompicapo: dove fare le prove? Tentiamo di farle a casa mia. Avviso l'inquilina di sotto: "OK" mi 24 dice "starò fuori casa tutto il pomeriggio". Cominciamo a provare, all'inizio con moderazione, ma via via il volume cresce e diventa un fiume in piena inarrestabile. Fabrizio, non ancora nel gruppo, controlla il volume della registrazione. Al termine di GLORIA s'ode uno scampanellio che non ha nulla di celestiale. Come dei fanciulli colti a rubare la marmellata inanelliamo battute nervose e stupide "Nun aprimo", "Spegni 'a luce". Apro e vedo la faccia della mia dirimpettaia (quella a fianco non quella sotto) moderatamente arrabbiata che mi dice: "E' possibile abbassare un pochino il tono?" Mai battuta fu seguita da risate più sguaiate di quelle che facemmo noi dopo aver richiuso la porta. Prove (2): la condizione più bella per provare si verifica quando il vicinato è completamente sordo. A me è capitato una sola volta e la mia sottostante inquilina (una serena vecchietta di circa 80 anni), quando i colpi di batteria diventavano eccessivi si limitava a sospendere la lettura del suo romanzo preferito, si avvicinava alla porta di casa e, senza togliere il catenaccio, chiedeva: "Chi èèèè? Se non me dite chi èèèè non apro a nessuno". E non ricevendo risposta tornava tranquillamente ad accoccolarsi nella sua poltrona. LETTERA Q Quote di ripartizione SIAE: sono alla stesura del mio primo bollettino di dichiarazione SIAE e impazzisco nel compilarlo correttamente. Ad un certo punto arrivo al nocciolo del problema: della canzone che sto dichiarando quanti ventiquattresimi spettano all'autore del testo e quanti all'autore della musica (che poi sono sempre io)? Il problema mi attanaglia non poco, poiché mi costringe a pensare cosa valuto di più tra testo e musica. E poi penso: "Che succederebbe se un giorno dovessi pubblicare questi brani con una etichetta discografica? Forse potrebbero requisire il testo pù che la musica, ..., in fondo non la so neanche scrivere. Opto per 16/24esimi al testo e soli 8/24esimi alla musica. Dopo qualche tempo qualcuno 25 mi farà osservare che, in genere, si attribuiscono 12/24esimi per uno quando autore del testo e della musica coincidono. LETTERA R Rimborso spese: volgarmente viene chiamato così e dovrebbe sopperire alle esigenze di pernotto, alimentazione e trasferimento di un gruppo lontano da casa. Alla fine della storia diventa l'utile del concerto (si dorme in stazione, si mangia la pizza al taglio e, se proprio si deve, la benzina la succhiamo da qualche macchinone). Ritornello: se volete emergere pensate sempre a dei bei ritornelli; i discografici prestano particolare attenzione a quel messaggio semplice, ma ben congegnato che arriva dritto al cuore del problema: leggete i titoli dei giornali, sentite i ritornelli stupidi delle canzoni stupide (secondo noi), ascoltate gli slogan e le parole d'ordine delle manifestazioni. Una volta individuato il ritornello tenete presente che si chiama così perché deve "ritornare"; quindi fate in maniera che ci sia almeno due volte dentro la vostra canzone (tre è meglio). Roadie: Alessandro era stato un bravissimo nuotatore; avrebbe voluto anche suonare, ma non riusciva a fare tutte e due le cose. Quando cominciò a collaborare con noi lo fece proponendo insieme a Teresa (la fidanzata del chitarrista) le nostre canzoni a Radio Rock (allora nascente); ma questo gli sembrava che non fosse abbastanza e allora si propose nell'insolito ruolo di roadie del gruppo: ogni volta che suonavamo potevamo contare sul suo apporto in termini di bestia da soma. Tra un trasporto e un altro scrisse il testo di una nostra canzone. Mai aiuto fu più gradito. 26 LETTERA S Strofa: è la parte della canzone compresa tra introduzione e ritornello. Ritorna pure lei come il ritornello, ma, di fatto, può essere più variabile e descrittiva. SIAE: essere iscritti alla SIAE rappresenta un costo, per cui cercate di fare almeno quattro concerti l'anno per ripagarvi della quota associativa. E' piuttosto in voga tra i jazzisti di compilare programmi d'esecuzione (borderò?) falsi, dicendo di aver eseguito brani che non sono stati eseguiti e i cui autori siamo noi o i nostri amici con cui siamo d'accordo e che a loro volta adoperano lo stesso stratagemma. Se non è democrazia questa! (Vedi anche quote). Sound - check: sta per controllo dei suoni; di fatto non si controlla proprio un bel niente a meno di non avere un proprio fonico che abbia le palle non quadrate, ma romboidali. La cosa peggiore del sound - check è costituita dal fatto che anziché fare un suono alla volta tutti suonano tutto e ci vuole almeno un'ora per sbrogliare la matassa. Se poi ci aggiungiamo che i services non sono mai puntuali, che sembra loro assolutamente inutile la nostra musica nel panorama musicale mondiale, che le spie sono già troppe e che non se ne possono mettere altre, il quadro è completo. Attenti a portare il vostro fonico specialmente se lo retribuite a parte (i fonici dei services sono gelosissimi delle loro apparecchiature e non gradiscono che qualcuno ci metta le mani). Un errore spiacevole, ma che può capitare, consiste nell'inversione dei canali o dei cavi (specie con i microfoni), per cui vi potreste trovare a dover urlare di "alzarvi in spia" e sentire invece salire vertiginosamente il volume della chitarra (orrore!) LETTERA T Tecnico del suono: due massimi storici (vedi anche alla voce sound check): a Tolentino il tecnico del suono era talmente disinteressato che sopra al mixer aveva steso il Corriere dello Sport e trangugiava 27 una teglia di pizza bianca con la mortadella; all'Alpheus (un locale di Roma) l'impianto - dotato di autolimitatore- era gestito in toto dal tecnico del locale che impediva al nostro fonico di intervenire per correggere le cose che non andavano (e il nostro fonico si ritrovò a leggere il Corriere dello Sport e a trangugiare una teglia di pizza bianca con la mortadella). LETTERA U Ultimi, suonare per: concerto nel campo sportivo di S. Maria delle Mole alle porte di Roma. E' Luglio, c'è un sole cocente che ci soffoca con la complicità di polverosi mulinelli di pozzolana. Sono particolarmente stanco dopo un viaggio di 350 chilometri fatti sul filo dei 160 all'ora per arrivare in tempo al sound-check. Siamo stati inseriti nella rassegna grazie ad un organizzatore che dopo aver ascoltato il nostro demo è diventato un nostro fan. Si fa l'estrazione per la scaletta dei gruppi: suoneremo per ultimi. Chiudiamo in bellezza! Di fronte ad un pubblico pagante di 9 anime e con lo sfondo del megaschermo, su cui fluttuano le immagini di noi dispersi nell'infinità di S.Maria delle Mole, realizziamo uno dei nostri concerti migliori (ironia della sorte). Ultimi, arrivare: vedi alla voce concorsi e rassegne 2. LETTERA V Vacanze: una delle esperienze più entusiasmanti che un gruppo possa fare è quella di trascorrere un periodo di vacanza insieme: meglio se senza soldi. 28 partenza Partiamo con il diesel di Marco da Roma verso S. Maria di Leuca, passando da Pescara. Abbiamo il demotape appena sfornato e il nostro comune desiderio è quello di ascoltarlo ripetutamente e, nel caso, di farlo ascoltare; passiamo a casa di mia madre e ci dotiamo di casse supplementari per fare in modo che chi sta seduto dietro non perda neanche una battuta. Marco resiste più che può alla guida poi si trasferisce dietro; infine, sopraffatto dal rumore del motore e dal ronzio delle casse, si addormenta in una posizione talmente complessa da far esclamare a Lallo: "Ma cche stamo a portà 'n giro? 'No stroppio?". soggiorno Arriviamo la mattina presto, riusciamo in breve tempo a trovare il posto dove mangeremo per quasi tutta la settimana e anche a farci indicare un posto al fresco dove andare a riposare dopo pranzo. Ci segnalano un pozzo circondato da numerose felci ed altre piante fresche e odorose (fresche frasche): la stessa idea è venuta anche ad un esercito di vespe che, dopo un tentativo da parte nostra di mantenere la posizione, ci convincono che abbiamo digerito e che possiamo fare il bagno senza pericoli di congestione. La sera inizia la ricerca di un posto per riposare: propongo un qualsiasi pezzo di spiaggia, ma i miei compari non sono dello stesso avviso: hanno timore di essere aggrediti o scacciati dalla Polizia. Raggiungiamo una spiaggia che pare incustodita; una coppia è arrivata lì in macchina e sta ascoltando musica su un impianto che sembra quello di una discoteca. Noi ci avviciniamo e proponiamo l'ascolto del nostro demo. Lui un pò per cortesia e un pò per dimostrare il suo grado di apertura mentale alla bella che lo accompagna si sottopone all'ascolto. All'inizio del secondo brano vorrebbe darci il benservito, ma la girl interviene e chiede di proseguire nell'ascolto. Lui ci odia. 29 Siamo soddisfatti: possiamo andare a dormire. Avvolti nei sacchi a pelo ci rotoliamo sulla sabbia sognando un futuro roseo. Epilogo Il risveglio è quanto mai brusco. Ci rendiamo conto di aver passato la notte in prossimità di una discarica a cielo aperto. Ci andiamo a lavare alla fontanella del paese suscitando le ire di un signore che si accinge a lavare la frutta (dopo che Lallo si è infilato il cannello della fontanella nel costume per sciacquarsi meglio). Ritorno Non nel senso del ritorno a casa, ma di una nuova vacanza, in Spagna, con il gruppo al completo. Lallo ci segnala un albergo dove si era recato l'anno prima. Lo andiamo a cercare, ma l'albergo non esiste più e il palazzo è stato raso al suolo. Proseguiamo allora nella ricerca di un hotel ultra economico. Io aspetto in macchina, Fabrizio mi viene incontro e mi dice: "Senti questo che abbiamo visto è sicuramente alla nostra portata, ma è un vero bordello". Io replico: "E allora? Non è quello che cercavamo?" Fabrizio prosegue:"Senti la differenza ce la metto io però troviamone un altro". Marco e Lallo mi prendono da una parte e mi dicono: "C'è 1 bagno in comune, solo che ... non ha la porta!" Accetto di cercare altrove. LETTERA Z Zuzzurellone: non maschile singolare, ma femminile plurale. Concerto in una discoteca di Cesano; Teresa (la compagna del chitarrista) promette deportare un giornalista musicale a sentirci. Noi siamo ancora un po' acerbi e il rapporto con il pubblico lascia molto a desiderare (sopratutto a causa mia). Poi tutto va storto: Lallo comincia a suonare mentre io sto parlando, sostenendo, in seguito, 30 che stavo dicendo un sacco di stronzate, io comincio a stonare, Marco si inquieta e Fabrizio sbaglia i tre tempi di batteria che fino a li ha imparato. Teresa, con l'assistenza di Catia, ci dice che il critico è rimasto sfavorevolmente colpito dal nostro concerto e iniziano a segnalare tutta una serie di difetti che endono lo spettacolo veramente avvilente. Anche a causa di questo, modifichiamo profondamente il nostro approccio alla musica e iniziano a venire a galla una serie di questioni irrisolte all'interno del gruppo. Poi la sorpresa! Dopo dieci anni Teresa ci racconta che il giornalista che doveva venire in realtà non era venuto e che tutta la sit-com era stata cavalcata abilmente da lei e da Catia. "Che fate, je menate voi o le gonfio io?" 31 32