Tu, Signore,mia Gioia
IL FRUTTO DELLO SPIRITO SANTO È AMORE,
GIOIA, PACE, PAZIENZA, BENEVOLENZA, BONTÀ,
FEDELTÀ, MITEZZA, DOMINIO DI SÉ
Il cristiano, un inno alla Gioia
La gioia è uno dei frutti dello Spirito Santo e caratterizza il vero cristiano. Non si può vivere infatti
senza questa dimensione profonda : la gioia viene dalla certezza di avere incontrato il Signore, di
essere amati, di essere chiamati. Dalla gioia nasce poi la forza della speranza e l’esperienza della
vera pace. Fissandolo sguardo del cuore e della mente su Gesù Eucaristia, invochiamo la Trinità
perché si doni a noi, rendendoci partecipi del Suo dono d’amore.
CANTO D’INVOCAZIONE
Riempici di Te, Padre Creatore
Riempici di Te, Figlio Salvatore,
Riempici di Te, Spirito d’amore, riempici di Te…
Sciogli il cuore dei tuoi figli
dalle catene dell’inganno
dalla cieca indifferenza
dalla vanità del mondo.
Sciogli il cuore dei tuoi figli
con la vera libertà
con la dolcezza del tuo amore
con la lieta povertà
FRÉRE ROGER CI DICE……
Ciò che rende felice un’esistenza, è avanzare verso la
semplicità: la semplicità del nostro cuore, e quella della
nostra vita. Perché una vita sia bella, non è indispensabile
avere capacità straordinarie o grandi possibilità: l’umile
dono della nostra persona rende felici. La nostra
preghiera è una realtà semplice. Non è che un povero
sospiro. Dio sa ascoltarci. E non dimentichiamo che, nel
cuore della persona umana, lo Spirito Santo prega. E stare
in silenzio alla presenza di Dio è già una disposizione
interiore aperta alla contemplazione. Entrando nel terzo
millennio, riusciamo a comprendere che, duemila anni fa,
Cristo è venuto sulla terra non per creare una nuova
religione, ma per offrire ad ogni essere umano una
comunione in Dio? Essere in comunione gli uni con gli altri
comporta amare ed essere amati, perdonare ed essere
perdonati. Il Cristo ci chiama, noi poveri del Vangelo, a
realizzare la speranza di una comunione e di una pace che
si diffonda intorno a noi. Anche il più semplice fra i
semplici può riuscirci. Avverti una felicità? Si, Dio ci vuole
felici!…e l’umile dono di sé rende felici.
Riflettiamo con Don Tonino Bello:
Abbiamo la disponibilità
a lasciarci afferrare
dall’inedito di Dio?
Anzitutto, scrutare la
presenza di Dio, origliando
la sua imprevedibilità,
e bruciando dal desiderio
di fissare gli occhi
su di lui:
il tuo volto, Signore,
io cerco ;
fammi scorgere il tuo volto.
E’ come ingaggiare
una lotta con Dio.
Vi ricordate quella notte
trascorsa da Giacobbe nella
estenuante e misteriosa
battaglia, che si risolse
solo all’alba, e lo lasciò
claudicante per sempre?
Ecco, contemplare significa
in un certo senso
combattere con Dio.
Di notte,
in uno sconvolgente
“a tu per tu”.
Quasi per strappargli
il segreto della felicità.
Quella felicità che inseguiamo
da tutta una vita.
1
Con il Salmo, chiediamo al Signore la gioia, la pace, la speranza che viene dal “gustare e vedere quanto è mai
buono il nostro caro Gesù d’amore, Gesù pietoso, Gesù di misericordia Gesù veramente innamorato degli
uomini. E tu – dice il nostro Fondatore – farai cantare a tutta la famiglia:
ANT. Misericordias Domini, in aeternum cantabo.
SALMO 27
1.Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2. Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
3. Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
4. Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
5. Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6. E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d’esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.
7. Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore:
“Cercate il suo volto”;
il tuo volto, Signore, io cerco.
8. Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non
abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mio padre e mia madre mi hanno
abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
9. Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul
retto cammino, a causa dei miei nemici.
Non espormi alla brama dei miei avversari;
contro di me sono insorti falsi testimoni che
spirano violenza.
10. Sono certo di contemplare la bontà del
Signore nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il
tuo cuore e spera nel Signore.
Riprendiamo personalmente il salmo……e
chi desidera, può intervenire ripetendo
quanto più risuona nel suo cuore.
La fede nel Signore risorto, il dono della Sua
gioia passano inevitabilmente nell’esperienza
della Sua passione e morte, nel mettere il
proprio dito in QUEL mistero profondo
d’amore.
Nell’atto di fede c’è un aspetto di accoglienza
di una testimonianza ecclesiale:
“Abbiamo visto il Signore” .
Nell’atto di fede c’è pure, ed è fondamentale,
l’aspetto di esperienza personalissima che
conduce il credente ad esclamare:
“Mio Signore e mio Dio”.
Esprimiamolo con il CANTO
La preghiera di Gesù è la nostra
Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sarò con loro, pregherò con loro, amerò con loro
perché il mondo venga a te, o Padre, conoscere il tuo amore è avere vita con te.
Voi che siete luce della terra, miei amici, risplendete sempre della vera luce, perché il mondo
creda nell’amore che c’è in voi, o Padre, consacrali per sempre e diano gloria a te.
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Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno se sarete uniti, se sarete pace, se sarete puri,
perché voi vedrete Dio che è Padre, in lui la vostra vita gioia piena sarà.
Voi che ora siete miei discepoli nel mondo, siete testimoni di un amore immenso, date prova di
quella speranza che è in voi, coraggio, vi guiderò per sempre: io rimango con voi.
Spirito, che animi la Chiesa e la rinnovi, donale fortezza, fa’ che sia fedele come Cristo che
muore e risorge, perché il Regno del Padre si compia in mezzo a noi e abbiamo vita in lui.
Ascoltiamo la Parola di Dio, e di seguito l’eco di quanto i nostri Fondatori hanno compreso,
sperimentato, vissuto come testimoni di quella gioia che trova il suo fondamento in Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo Gesù disse: In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si
rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.
La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il
bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche
voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà
togliere la vostra gioia. In quel giorno non mi domanderete più nulla.
In verità, in verità vi dico: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora
non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
(Gv 16,20-24)
La gioia profonda, che per il Palazzolo equivale a pace, serenità, fiducia, trova il suo fondamento
in Dio. Essa non è mai disgiunta dalla sofferenza: sono le doglie del parto, per cui una madre geme, ma
poi, quando viene alla luce la nuova creatura, gode e dimentica il travaglio.
“Perché piangere?... Non sei forse in mano della Provvidenza?... Animo, animo, coraggio,
bando alle lacrime e chiama appresso, nel cuore, la confidenza di Dio e in Maria SS.ma.
Sta allegra che te lo comando” (L.P. n. 675).
“Siate buone e virtuose, state allegre che il Signore vi vuol bene e vi segna colla sua croce”
(T.G., n. 842).
Don Luigi comunica la sua convinzione che la gioia può convivere con povertà e limiti: si tratta di
accogliere con serena pacificazione le proprie povertà fisiche, psichiche e morali e di abbandonarsi a
Dio, così come si è.
“Via, via le malinconie... te lo comando per obbedienza ma in grande. Tutti siamo soggetti a
fallare e basta il pentirsi e l’emendarsene... e poi sai bene via, via... Piccolezze... s’intende...: non
v’ha nulla di piccolo quando si tratta di Dio e della virtù..., ma se volessimo attristarci per tutte le
imperfezioni ci vorrebbe altro... Sta dunque su allegra per obbedienza. Domandiamo insieme la S.
Umiltà e ascoltiamo l’un l’altro le correzioni e siamo persuasi che tante volte sbagliamo, anche con
buona intenzione, e perciò emendiamoci e stiamo allegri. Guai a dare retta al demonio della
malinconia, guai” (L.P. n. 148).
“Quando caschi in terra, non rimanere in terra, levati su e dì: starò più attenta e via
allegramente. Cento volte caschi in un giorno, cento volte leva su, prometti e cammina” (L.P. n. 620).
3
Nel silenzio dell’adorazione, anche noi ripercorriamo la nostra vita, la storia di ieri e di oggi, e
riconosciamo la Parola di Dio che s’incarna: “ Ora è tempo di gioia, non ve ne accorgete? Ecco
faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia…”
Sì, la nostra gioia è incontrarti, Signore, riconoscerti nella nostra vita. La nostra gioia è
amarti, lodarti, portarti al mondo. Rendici testimoni della tua gioia.
La vera gioia nasce dalla pace,
la vera gioia non consuma il cuore,
è come fuoco con il suo calore
e dona vita quando il cuore muore
la vera gioia costruisce il mondo e porta luce nell'oscurità.
La vera gioia nasce dalla luce
che splende viva in un cuore puro,
la verità sostiene la sua fiamma
perciò non teme ombra nè menzogna,
la vera gioia libera il tuo cuore, ti rende canto nella libertà.
La vera gioia vola sopra il mondo
ed il peccato non potrà fermarla,
le sue ali splendono di grazia,
dono di Cristo e della sua salvezza
e tutti unisce come in un abbraccio
e tutti ama nella carità.
PREGHIAMO INSIEME:
Vivere è rendere credibile l’Amore,
rendere credibile che tutti siamo amati,
rendere credibile che tutti possiamo imparare ad amare per sempre,
è rendere giustizia all’uomo, rendere giustizia a Dio amando.
Si possiede solo quello che si è capace di donare.
Non si tratta unicamente di dare di che vivere,
ma di ridare agli infelici delle ragioni di vivere.
Non troveremo la GIOIA, il senso della vita,
il gusto che c’è ad essere nella vita figli di Dio,
se non nella misura in cui saremo i fratelli dei nostri fratelli,
gli altri figli di Dio. (Abbè Pierre)
CANTO FINALE
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