sabato 14 maggio Note di sala ORE 10.30 – NOGAREDO, CORTE DEL CONTE, PALAZZO LODRON [MUSICA DA UN’ALTRA CAMERA] LUDOVICA FIERRO, arpa La ricchezza e l’eterogeneità del programma offerto dal concerto di Ludovica Fierro porgono una chiave di lettura estremamente fresca per compiere un excursus fra composizioni che appartengono a culture, sonorità e stili molto diversi tra loro. Ad inaugurare il concerto sono le danze della Partita n. 1 di Johann Sebastian Bach: vero e proprio capolavoro della musica barocca, è qui presentato un estratto composto da Allemande, Sarabande e Menuet I & II (rispettivamente il secondo, quarto e quinto movimento della Partita), la cui struttura evoca lo schema ritmico delle danze più popolari del Sei-Settecento, ballate nei grandi saloni di tutta la nobiltà europea. Quella eseguita è la prima di un gruppo di sei partite per clavicembalo composte fra il 1726 e il 1730 e dato alle stampe l’anno successivo come prima parte del Clavier-Übung – letteralmente, «esercizio per la tastiera». Al di là del nome però, queste composizioni rappresentano molto di più che semplici esercizi ginnici e sterili tecnicismi, in quanto possiedono un grande valore musicale e possono essere annoverate senza dubbio fra i vertici artistici della storia della Suite musicale. Unica in tonalità di Si bemolle maggiore, la prima partita è quella più famosa ed è entrata nel repertorio stabile di numerosi grandi artisti. Il passaggio alla ‘modernità’ è sancito dall’Impromptu di Albert Roussel, che con un salto di quasi duecento anni ci trasporta nella Parigi di inizio Novecento. Composto all’alba dei Roaring Twenties, questo brano si ispira all’India e alle sue rovine, visitate dal compositore durante un viaggio di qualche anno prima e da cui prese spunto anche per l’ambientazione dell’opéra-ballet Padmâvatî. L’India, la Cina, e tutto l’Oriente in generale venne eletto dal Romanticismo a luogo fantastico per eccellenza, ed esercitò un grande fascino per tutti gli intellettuali europei del periodo. Da Baudelaire a Brentano, da Gozzano a Salgari, tutti furono percorsi dall’ondata dell’orientalismo, e videro in questo mondo lontano un luogo dove soddisfare ogni loro possibile desiderio. Il testimone di questa smania per l’esotico passò anche alla generazione successiva, di cui Roussel faceva parte. Basti citare, unus pro omnibus, la Turandot pucciniana che, composta proprio negli stessi anni, è un chiaro esempio di come il mondo musicale degli anni Venti fosse debitore verso il Romanticismo, sia per tematiche sia per ambientazioni evocate. Concludere la prima parte del concerto è compito di tre importanti composizioni di Marcel Tournier, in ordine di esecuzione Images - Suite n. 1, Berceuse Russe e Sonatine. Fra i più famosi arpisti francesi del primo Novecento, Tournier compose la raccolta Images e la Sonatine a cavallo del 1925, mentre Berceuse Russe è di qualche anno più tarda, precisamente del 1932. I brani che aprono e che chiudono questo omaggio sono complessi, articolati in più parti e soprattutto non regalano nulla all’esecutore, in ogni momento sul filo del rasoio per via dei numerosi virtuosismi presenti sullo spartito. Ogni movimento ha un suo appellativo, a mo’ di suite settecentesca ma senza la connotazione danzante d’ascendenza barocca: l’Espressionismo preferisce termini evanescenti e onirici. Abbiamo così Clair de lune sur l’étang du parc, Au seuil du temple e Lolita la danseuse per la Suite n. 1, mentre i movimenti della sonatina hanno connotazione spiccatamente musicale, come Allègrement, Calme et expressif e Fiévreusement. A fare da spartiacque fra queste due ampie composizioni sarà la Berceuse Russe, brano più breve ma non di minor valore, piccolo gioiello che completa questo trittico dedicato al grande arpista francese. L’avvio della seconda parte del concerto è affidata alla Gnossiennes n. 6 di Erik Satie. Scritta in un periodo di transizione della vita del compositore, in cui egli si appassionò alla cabala tanto da aderire al misterioso Ordine dei Rosacroce, questo brano è sicuramente meno complesso dei precedenti, ma dietro a questa semplicità tecnica si cela una grande sfida artistica, in quanto richiede un’interpretazione che non risulti banale e che ne esalti tutto il suo imperscrutabile mistero. A fare da eco alle atmosfere orientaleggianti dell’Impromptu rousseliano ascoltato nella prima parte del concerto è la trascrizione per arpa della Danza española n. 2, Oriental, che Enrique Granados scrisse nel 1890. Composta originariamente per pianoforte, questo brano fa parte di una raccolta di dodici danze, ognuna delle quali possiede un titolo che ne esplicita i tratti caratteristici, come Melancólica, Arabesca o Romántica. In tonalità di Do minore, il brano è costruito sull’alternarsi di due sezioni: la prima è un Andante in cui ai ritmici arpeggi della mano sinistra rispondono gli accordi della mano destra che formano il tema principale, mentre la seconda parte è un Lento assai più riflessivo, dove il tema viene più sviluppato e dialoga maggiormente con la parte dell’accompagnamento. La camaleontica Gitana in La minore di Alphonse Hasselman si apre con una breve introduzione in cui l’autore dà come indicazione agogica un semplice «vivo», per passare dopo poche battute ad un «andantino grazioso» in cui le acciaccature – particolare tipo di abbellimento in cui una nota molto corta ne precede una di durata superiore – creano un particolare effetto sonoro. Il «poco animato» della lunga sezione seguente cresce di intensità fino a sfociare in un «animato» che termina il brano. A concludere la mattinata musicale sarà l’Étude de concert di Félix Godefroid. Compositore e musicista belga, durante la sua carriera di concertista viaggiò in tutta Europa e si guadagnò il soprannome di «Paganini dell’arpa». Da questo epiteto si può intuire la ricca varietà e la particolare difficoltà dei virtuosismi di cui infarcì le sue composizioni. Questo breve scorcio sul vasto mondo dell’arpa, strumento forse conosciuto dal pubblico meno di quanto meriterebbe, costituisce un assaggio che certamente sa lasciare l’acquolina in bocca. Trovare altri capolavori con cui appagare l’appetito non sarà impresa ardua. Davide Temporin In collaborazione con: Relais Palazzo Lodron Comune di Nogaredo