La coscienza del flauto Sogni, aneliti, architetture

ESZnews
68
ottobre2015
Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale
Sogni, aneliti, architetture
Quattro le prime esecuzioni assolute per Stefano
Stefano Gervasoni
Gervasoni nei prossimi mesi. Inaugura la serie Clamour,
terzo quartetto per archi, in cartellone nella sua versione
definitiva il 23 ottobre all’Auditorium San Fedele di
Milano, nell’ambito del Festival di Milano Musica,
affidato all’interpretazione del Quatuor Diotima.
La composizione, proposta in una prima versione il
14 marzo scorso alla Scène Nationale del Théâtre
d’Orléans, è stata presentata nel numero 66 delle ESZ
News. Il 7 novembre sarà invece il Festival Traiettorie
2015 a presentare alla Casa della Musica di Parma
Ansioso quasi con gioia per clarinetto basso, interpretato
da Armand Angster, solista di Accroche Note. Spiega
l’Autore: «Ansioso quasi con gioia è un pezzo scritto
dietro sollecitazione di Armand Angster che ne è anche
il committente e il validatore della sua (lunga) genesi
compositiva. È un pezzo molto difficile, ma che non
intende offrire all’interprete, e a un pubblico compiaciuto,
i piaceri di un virtuosismo appariscente. Il suo principale
motivo è la trasformazione polifonica dello strumento –
monodico per sua concezione – attraverso tecniche o
situazioni strumentali che potremmo qualificare
espressivamente antitetiche o capaci di suscitare una
percezione emotiva e sonora (o meglio, quando il
mistero e la magia del fenomeno musicale sono capaci
di crearla, una percezione emotivamente sonora). Il titolo
dato alla composizione, che lega attraverso la piega di
un “quasi” due situazioni emotive contrastanti,
normalmente distanti ma entrambe al limite della
possibilità di controllo, suggerisce proprio questo.
Attraverso l’esasperazione del ritmo (della sua assenza
o della sua fragilità e della sua caparbia precisione quasi
meccanica), dei contrasti di registro, di dinamica e di
articolazione, di tecniche di produzione del suono che
possono conferire uno statuto percettivamente diverso
al suono fondamentale o all’armonico, e della veloce
alternanza e instabilità di queste configurazioni,
s’intende creare un effetto di polifonia percettiva ed
emotiva, cioè una compresenza di piani espressivi
diversi tra il detto e il dicibile (e l’indicibile!) che la musica
è capace di far sorgere. Un esempio su tutti: sovente,
nel corso del pezzo, vortici di arpeggi tradiscono la loro
vera apparenza sonora, mentre le note che li
costituiscono sono invece le fondamentali di armonici
uguali o in rapporto d’intervallo costante tra loro
(un’estensione, dunque, della tecnica del “bisbigliando”
che nel clarinetto interessa solo gli armonici dispari).
Ne consegue una stabilità in perenne divenire (o
un’instabilità congelata) tra l’attività febbrile delle
fondamentali che si alternano senza sosta – racchiuse
nella figura semplice dell’arpeggio – e l’apparizione
instabilmente distesa di un suono acuto comune o
oscillante che potrebbe emotivamente essere ricondotto
alla manifestazione di un sentimento contrario alle cause
apparenti della sua produzione e di natura sublime,
aperta all’infinito, che io associo alla gioia». Il 28
novembre Aldo Orvieto e Alvise Vidolin presenteranno
al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, per la
La coscienza del flauto
José Ramón Encinar dirigerà Roberto Fabbriciani e
Luis de Pablo
l’Orquesta Sinfónica de Euskadi nella prima esecuzione
assoluta di Pensieri, rapsodia per flauto e orchestra il 30
ottobre, presso l’Auditorio Kursaal di Donostia-San
Sebastián, primo appuntamento di una lunga serie:
seguiranno infatti le repliche del 2 novembre al Teatro
Principal Antzoika di Vitoria-Gasteiz, del 3 novembre
all’Auditorio Baluarte di Pamplona-Iruña, del 4
novembre al Palacio Euskalduna di Bilbao, per chiudere
il 5 novembre nuovamente all’Auditorio Kursaal di
Donostia-San Sebastián. Così il compositore presenta il
nuovo lavoro: «Pensieri, rapsodia per flauto e orchestra,
è stato composto tra il 2013 e il 2014. È un’opera nata
dall’amicizia e dall’ammirazione: quella che professo per
lo straordinario flautista Roberto Fabbriciani, e per sua
moglie Luisella, che ha avuto la pazienza di seguire
passo dopo passo la composizione. Non è la prima
opera che scrivo per Roberto: è stata preceduta da altre
per flauto solo. D’altra parte, posso dire che il flauto è
uno dei miei strumenti prediletti. Ho iniziato a studiarlo a
tredici anni, in circostanze curiose che non è il caso di
richiamare qui, e ho scritto frequentemente per questo
strumento, anche un precedente concerto solistico.
Pensieri però è una “rapsodia”, ossia un pezzo di forma
libera, con enfasi nel virtuosismo, come si conviene alle
favolose capacità tecniche e artistiche del dedicatario.
continua a pag. 2
L’opera si compone di quattro “pensieri”: “Secreto”,
“Solitario”, “Fugaz” e “Enigmático”, con una durata totale
di 25 minuti. I titoli potrebbero far pensare forse a una
certa melanconia dell’autore. Invece ho scritto il pezzo
come una festa, in cui l’umorismo non manca, così
come neppure il mistero, di cui Roberto è maestro.
Scritto per grande orchestra, la presenza di tutta la
gamma dei flauti (il solista ne ha a disposizione quattro:
flauto in Do, ottavino, flauto in Sol e flauto basso) è
costante. L’opera s’intitola Pensieri: è il solista che
“pensa”, in un dialogo multicolore con l’orchestra, che
commenta in mille maniere le peripezie del “pensatore”».
Lo stesso Fabbriciani ha appena licenziato un Cd
monografico dedicato alla produzione flautistica di Luis
de Pablo: Luis de Pablo. Per flauto, pubblicato
dall’etichetta Stradivarius (STR 37032). Il solista vi
esegue Soliloquio per flauto in Do, flauto in Sol e
ottavino, Melisma furioso per flauto solo, Per flauto per
flauto in Do, flauto in Sol e ottavino e infine i Cuatro
fragmentos de “Kiu” per flauti diversi e pianoforte, parte
quest’ultima disimpegnata da Massimiliano Damerini. È
imminente l’esecuzione di Pentimento per sei strumenti,
che i solisti dell’Orquesta de la Comunidad de Madrid
diretti da Alfonso Martín interpreteranno l’11 ottobre a
Madrid nell’ambito del XV Festival Internacional de
Música Contemporánea de Tres Cantos.
Quattro prime
prevalentemente
cameristiche e una
masterclass con ritratti
d’autore
Dal sodalizio con Roberto
Fabbriciani nascono una
novità concertante e un
Cd monografico
Sándor Veress
Il Leeds College of Music
propone il 20 ottobre la Sonata
(Zongoraszonáta) per
pianoforte solo
nell’interpretazione di Denes
Varjon. La Sonatina per oboe,
clarinetto e fagotto sarà invece
eseguita da Jorg Widmann al
clarinetto e da due solisti
dell’Irish Chamber Orchestra
il 2 dicembre allo University
Concert Hall di Limerick e il 3
dicembre al Curtis Auditorium
della School of Music di Cork,
sempre in Irlanda. Heinz
Holliger interpreterà il 5 e 6
dicembre al Fraumünster di
Zurigo, nella duplice veste di
solista e direttore, alla testa
dell’Orchestre le Phénix, la
Passacaglia concertante per
oboe e archi. È uscita in Cd per
l’etichetta Toccata Classics
(TOCC 0062) la registrazione
dell’integrale della musica per
quartetto d’archi di Sándor
Veress. Il Basel String Quartet
e l’Hungarian Symphony
Orchestra diretta da Jan
Schultsz vi eseguono i Quartetti
n. 1 e n. 2 per archi,
rispettivamente del 1931 e
1937, e il Concerto per
quartetto d’archi e orchestra
(1961).
Goffredo Petrassi
Il Concerto per flauto e
orchestra è in cartellone il 15 e
16 ottobre nel Saal Tirol del
Palazzo dei Congressi di
Innsbruck, nell’interpretazione
del solista Karl-Heinz Schütz e
del Tiroler Symphonieorchester
Innsbruck, sotto la direzione di
Otto Tausk.
2
segue da pag. 1 (Gervasoni: Sogni, aneliti, architetture)
rassegna Ex Novo Musica, Luce ignota della sera per
pianoforte e live electronics, dal dodicesimo degli Zwölf
vierhändige Klavierstücke für kleine und große Kinder op.
85 di Robert Schumann. Racconta Gervasoni: «Si tratta
del mio secondo omaggio alla visionarietà della musica
di Schumann. Come nel 1995, quando composi
descdesesasf, per trio d’archi e, nella versione del 2014,
elettronica, associai il nome di Schumann a quello del
poeta Paul Celan, ho ora voluto legare al nome
dell’artista renano quello del compositore Luigi Nono, cui
devo la mia iniziazione compositiva. Nel caso del trio gli
interpreti dovevano interrompere la musica e recitare
sommessamente una poesia di Celan; nel caso di questo
brano viene integrato nella scrittura schumanniana un
frammento di un mio precedente omaggio a Nono,
Prédicatif (2014, dalla terza serie della raccolta Prés).
Luce ignota della sera è dunque una rielaborazione
originale che assume il testo integrale di Abendlied,
ultimo brano dei Zwölf vierhändige Klavierstücke. Mentre
il pianista esegue dal vivo letteralmente la parte di
accompagnamento schumanniana, il live electronics si
assume il ruolo di “agente trasfiguratore” della parte del
canto, facendo risuonare, tramite trasduttori che inviano
il segnale direttamente nella cassa armonica del
pianoforte, la melodia normalmente eseguita dall’altro
interprete del quattro mani schumanniano: melodia, quasi
innere Stimme, che è stata preregistrata e trattata, alla
quale viene anteposta una suite accordale tratta dal mio
Prédicatif. Tale preludio viene poi ripreso alla fine del
brano, un semitono sotto e leggermente modificato, e
costituisce una vera e propria coda nella quale la polarità
di Re del frammento in omaggio a Nono si congiunge con
la tonalità di Re bemolle di Abendlied. L’intervallo di
semitono è per l’appunto l’escursione che deve compiere
l’elettronica, durante i 3’30’’ di questo brano, per
duplicare il pianoforte reale, shiftandone gradualmente le
frequenze: durante questo percorso, il suono diretto e il
suono progressivamente sempre più calante (diffuso,
come per la melodia, all’interno della cassa di risonanza
dello strumento) interagiscono: si creano così battimenti,
le altezze fluttuano sempre più, il pianoforte si fa stonato,
sfuocato, spettrale. In questo ambiente, come in un’altra
dimensione che si fa largo in quella crepuscolare,
risuonano nostalgicamente e utopicamente altri
frammenti che si ricombinano casualmente, tratti
dall’ultimo dei miei Prés (raccolta significativamente
ispirata al mondo infantile) dal titolo Pré de près.
Frammenti che l’elettronica lancia nello spazio vicino e
lontano, come detriti sonori che si uniscono e si
confondono, in un mondo sentito microscopicamente,
idealmente al di là della realtà fisica: un sogno
infinitamente attivo che proietta la forza creatrice degli
artisti visionari a cui intende rendere omaggio». Infine,
spetterà a Luigi Gaggero e allo Spectra Ensemble diretto
da Filip Rathé tenere a battesimo la versione completa di
Gramigna per cimbalom e ensemble, il 29 gennaio al
Muziekcentrum De Bijloke di Ghent. Spiega il
compositore: «La genesi di Gramigna è il risultato di due
processi, uno volontario, l’altro involontario, la cui
interazione ha contribuito a modificare in maniera
sostanziale il progetto compositivo. È accaduto che,
come in un giardino seminato a prato, la “storia” del
terreno sul quale quei semi sono stati posati si sia fatta
sentire, contrapponendosi alle “cure” del giardinierecompositore; il quale, a un certo punto, non potendo fare
altro che prendere atto dell’impossibile realizzazione del
suo sogno di un bel prato uniforme e addomesticato, è
andato trasformando la sua azione creativa in quella di
estirpatore delle “erbe folli”, sempre più numerose nel
fazzoletto di terra della sua composizione, fino a
modificarla in maniera sostanziale. Ecco perché invece
del pezzo coerente e articolato nel suo sviluppo in un
unico movimento, il compositore-contadino propone una
serie di bagatelle per cimbalom e otto strumenti,
costituenti un ciclo in progress (come esponenziale è la
progressione infestante della crescita della gramigna),
dense di rimandi interni l’una all’altra (come l’intreccio
rizomatico delle radici della gramigna, che si sviluppa fino
a due metri di profondità), multiformi nella loro natura e
nelle loro allusioni (così come fanno pensare la varietà di
specie e i nomi popolari ad esse associati nelle varie
lingue, riconducibili al nome botanico di quest’erba,
Cynodon dactylon: grano delle formiche, dente canino,
erba canina, del diavolo, zampa di gallina...). A questa
presa di coscienza della storia profonda di un pezzo
nascente, che emerge in senso contrapposto alla volontà
del suo creatore, mano a mano che questi lo coltiva
(nello stesso modo in cui la crescita della gramigna può
essere considerata l’affioramento dell’“inconscio collettivo
di un terreno” che si voleva coltivato in altro modo),
corrisponde un’ulteriore trasformazione della figura del
compositore, che diviene colui capace di accogliere,
assecondare e servirsi del frutto di questo incontro tra
voluto e accaduto, tra la propria volontà e quella esterna,
non controllabile, che modifica i suoi piani. Non più
maestro di un giardino creato e dominato a propria
immagine e somiglianza, che sradica tutto ciò che non
corrisponde ai propri piani di agricoltore moderno.
E nemmeno semplice (e folle!) estirpatore di erbe “folli”
o “cattive” (la battaglia con la gramigna che infesta
all’infinito i nostri sogni sarebbe persa...). Al compositore
che passa le sue giornate a raccoglierla, pulirne gli
stoloni ed essiccarla, la gramigna del suono offre le sue
proprietà e le sue virtù terapeutiche e curative. La serie di
bagatelle è andata via via arricchendosi, dal 2009 a oggi
(alcune sono state scartate, altre sono state riprese
successivamente, altre ancora sono state scritte
quest’anno), fino ad arrivare al numero di nove, di durata
e ampiezza diverse, talvolta oltrepassanti la dimensione
iniziale della miniatura. Le “gramigne” della prima
versione, presentata alla Biennale di Venezia del 2009 e
premiata con il riconoscimento dell’Associazione dei
Critici Italiani “Franco Abbiati”, sono diventate un vero e
proprio concerto per cimbalom che organizza i numerosi
movimenti che lo compongono e i materiali
“spontaneamente” organizzati al loro interno in
un’architettura con un afflato narrativo e una costruzione
geometrica». Si segnala inoltre che le Six lettres à
l’obscurité (und zwei Nachrichten) per quartetto d’archi
sono state proposte il 6 settembre in Australia, al
Bendigo Bank Theatre nell’ambito del Bendigo
International Festival of Exploratory Music, dall’Argonaut
Quartet. Dal 22 al 26 novembre Stefano Gervasoni terrà
una masterclass di composizione presso l’XI Festival di
Musica Contemporanea URTIcanti di Bari, nel corso del
quale avranno luogo diverse esecuzioni. Il 22 novembre
saranno eseguiti, presso la Chiesa di Santa Teresa dei
Maschi, Phanes e Ravine per flauto, Folia per violino, e
Adagio ghiacciato per celesta e violino ammutolito da
W.A. Mozart, interpreti Mario Caroli, flauto, Aldo
Campagnari, violino, e Fiorella Sassanelli, celesta. Il 24
novembre la medesima sede ospiterà Sonatinexpressive
per violino e pianoforte, la seconda serie dei Prés per
pianoforte e Album di figurine doppie per fisarmonica
e live electronics, solisti Aldo Campagnari, violino,
Pasquale Iannone, pianoforte, Fanny Vicens,
fisarmonica, e Francesco Scagliola, live electronics.
Il 26 novembre sarà infine la volta, sempre alla Chiesa di
Santa Teresa dei Maschi, delle Six lettres à l’obscurité
(und zwei Nachrichten), nell’interpretazione del Quartetto
Prometeo (Giulio Rovighi e Aldo Campagnari, violino,
Massimo Piva, viola, e Francesco Dillon, violoncello).
Lo stesso Quartetto Prometeo è appena uscito, per
l’etichetta Sony
Classical, con una novità
discografica: Arcana,
antologia di musica
antica e barocca
ripensata da compositori
contemporanei. Di
Stefano Gervasoni vi
compare il Recercar
cromaticho post il credo
per quartetto d’archi, da
Girolamo Frescobaldi.
Aureliano Cattaneo
Reti di relazioni
Importante prima esecuzione italiana alla Biennale di
Venezia per Aureliano Cattaneo. Il 2 ottobre il 59° Festival
Internazionale di Musica Contemporanea ospita al Teatro
alle Tese dell’Arsenale, per la serata d’inaugurazione,
Parole di settembre per soprano, controtenore, baritono
e ensemble su testi di Edoardo Sanguineti,
nell’interpretazione di Donatienne Michel-Dansac,
soprano, Andrew Watts, controtenore, Otto Katzameier,
baritono, e del Klangforum Wien diretto da Johannes
Kalitzke. Arotin & Serghei (Infinite Screen) saranno
responsabili dell’installazione e delle proiezioni live.
L’opera, che ha avuto la sua prima esecuzione assoluta
il 10 ottobre 2013 al Konzerthaus di Vienna, veniva così
presentata dall’Autore: «Nel settembre del 2006, in
occasione del V centenario della morte di Andrea
Mantegna, si organizzò una grande mostra a Mantova,
Padova e Verona. Per l’apertura della mostra si fece uno
spettacolo in Piazza delle Erbe a Mantova per il quale
Edoardo Sanguineti scrisse un ciclo di poesie ispirate a
quadri di Mantegna. Durante lo spettacolo Sanguineti
recitò il suo libro di poesie mentre io feci un’installazione
sonora e l’artista Marco Nereo Rotelli delle proiezioni
luminose sugli edifici medievali della piazza. Poco tempo
dopo pensai che il testo di Sanguineti sarebbe stato
perfetto per un grande ciclo vocale e ne parlai con lui che
ne fu molto felice. Poi, per varie ragioni, non se ne parlò
più fino al nostro ultimo incontro a Madrid nell’aprile 2010.
Non ebbi tempo in seguito di parlare con lui su Mantegna,
quali quadri avesse scelto, come aveva lavorato. Edoardo
ci lasciò e così decisi di continuare questo dialogo, ormai
nella lontananza, iniziando a lavorare a queste Parole di
settembre. Dopo molte riflessioni ho deciso di dividere in
tre parti il lavoro, che nel complesso dura circa un’ora.
Per poter riflettere la grande varietà di umori, di registri e
di linguaggi utilizzati da Sanguineti, caratteristica questa
importantissima della sua poesia, ho pensato a una
struttura che sfruttasse al massimo le possibilità di
combinazioni vocali e strumentali. Infatti nei libri I e III,
l’ensemble non sarà utilizzato al completo, ma ci saranno
anche numeri con diverse combinazioni. La difficoltà di un
lavoro d’una durata simile è mantenere sempre la
tensione e la direzione, e allo stesso tempo un’unitarietà.
Sono state utilizzate tutte le quindici poesie di Sanguineti,
alcune integralmente altre solo in modo parziale. Dei
madrigali, scritti per le tre voci a cappella, quello
introduttivo e quello finale impiegano l’introduzione e la
Luca Mosca
chiusa del libro sanguinetiano». Il Festival di Milano
Musica ha commissionato a Cattaneo un nuovo lavoro,
Insieme per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello e
pianoforte, la cui prima esecuzione assoluta sarà proposta
il 13 novembre nella Sala Shakespeare del Teatro Elfo
Puccini dall’Mdi Ensemble. Spiega il compositore: «Il titolo
è un omaggio ai musicisti per cui il lavoro è stato scritto,
Mdi Ensemble, Musica d’Insieme Ensemble. Ma è anche
un riferimento all’essenza della musica da camera:
suonare insieme. Suonare insieme, respirare insieme,
muoversi insieme, ascoltarsi. Le linee di lavoro di Insieme
sono principalmente due: l’integrazione di materiali sonori
molto differenziati e la ricerca d’una continuità formale. Mi
domando: lavorando con tecniche di produzione sonora
non convenzionali, quindi esplorando quel mondo che sta
sempre in bilico tra “rumore” e “suono”, come posso fare
perché il risultato non sia o un catalogo di effetti, o una
tesi su come trovare suoni “nuovi” negli strumenti? Ancora
mi domando: come interagiscono questi materiali sonori
che derivano da tecniche non convenzionali? Forse una
possibile soluzione è creare una rete di collegamenti,
tanto a livello strutturale profondo, come a livello
superficiale della percezione. Una rete di relazioni in cui i
materiali siano differenziati ma al tempo stesso legati da
una matrice comune che articoli le molteplici sfumature e
trasformazioni di questi suoni. Un esempio: un suono
ruvido, quasi come un guiro, prodotto da un plettro che
scivola su una corda grave del pianoforte può trasformarsi
in un “accordo” ribattuto dagli archi. La rugosità del suono
del pianoforte è amplificata dagli archi, la discontinuità
diventa gesto ripetuto. Continuità/discontinuità: il problema
della forma che dà corpo all’immagine sonora. In Insieme
i diversi materiali sonori che interagiscono, che creano le
reti di relazioni di cui parlavo prima, si raggruppano intorno
a una costruzione formale che ricerca il senso della
continuità e della direzionalità. Mi domando: come
evolvono i gesti, come si sviluppano gli insiemi di
relazioni? Ancora mi domando: come dare continuità a un
materiale che non ha la possibilità, come nel sistema
tonale, di creare una continuità percettiva attraverso
strutture di prolungamento e di gerarchizzazione? Forse,
la risposta si trova nell’idea delle reti di relazioni, per cui è
possibile creare un percorso direzionato anche con
materiali non gerarchizzati». L’11, 12 e 13 settembre
l’Ensemble Mosaik ha eseguito, agli Halle Tanzbühne di
Berlino, il Trio IV per clarinetto, violoncello e pianoforte.
Frammenti da camera
Il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” del Teatro alla Scala
ospita il 12 novembre la prima esecuzione assoluta di
Sette rose più tardi per otto strumenti, nell’interpretazione
dell’Ensemble “Giorgio Bernasconi” dell’Accademia della
Scala diretto da Marco Angius. Così l’Autore presenta il
pezzo: «Sette rose più tardi è una composizione del 2003
per flauto, clarinetto, fagotto, glockenspiel, pianoforte,
viola, violoncello e pianoforte; la scrissi dodici anni fa,
ma non venne mai eseguita. Come molti miei pezzi
cameristici, si compone di brevi frammenti (in questo caso
sette) tutti collegati uno all’altro. La vivacità formalmente
imprevedibile dei primi sei, viene spezzata dall’ultimo: un
malinconico adagio affidato a una nota ripetuta della viola
e a delle scarne armonie che emergono dal pianoforte».
Il Teatro Comunale di Treviso riprende l’11 dicembre, con
replica il 13 dicembre, Il gioco del vento e della luna,
opera cinese in un atto su libretto di Pilar García, con
l’orchestra, la compagnia e il coro del Conservatorio
“Benedetto Marcello” di Venezia, sotto la direzione di
Giovanni Mancuso. Ne saranno interpreti Fernanda de
Araujo Silva, Paolo Ingrasciotta, Francesco Basso, Asako
Watanabe, Andrea Biscontin, Giulia Bolcato, Francesca
Gerbasi, Kalliopi Petrou, Mirjana Pantelic, Valeria
Girardello, Urangoo Batbayar e Safa Korkmaz, il coro sarà
diretto da Francesco Erle, mentre saranno rispettivamente
responsabili dell’impianto scenografico Massimo
Checchetto, della regia Francesco Bellotto e delle luci
Roberto Gritti. Questa la vicenda dell’opera: Il Chierico
della Prima Veglia, ricco e raffinato gentiluomo versato nei
giochi amorosi, decide di prendere moglie ma nessuna
delle donne che conosce è in grado di soddisfare le sue
aspettative. Decide quindi di dare a due paraninfe
l’incarico di trovare per lui la donna ideale. Dopo molti vani
tentativi gli segnalano Nobile Profumo, il cui padre non
consente però che la ragazza sia vista prima delle nozze.
Celebrato il matrimonio, durante la prima notte Nobile
Profumo respinge lo sposo appassionato, che tuttavia
riuscirà a convincerla grazie ai suoi libri d’arte amorosa.
Mentre l’uomo esce per cercarne degli altri, viene
arruolato nell’esercito di frontiera. Nobile Profumo ha però
ormai scoperto la propria sensualità e il lutto dei sensi non
durerà poi molto. Il 26 gennaio la Società del Quartetto di
Milano ospiterà nella Sala Verdi del Conservatorio l’Mdi
Ensemble in un’interpretazione del Quintetto per flauto,
clarinetto, violino, violoncello e pianoforte.
Prima italiana del grande ciclo
su testi di Sanguineti e novità
per ensemble a Milano Musica
Luigi Dallapiccola
L’MDR Sinfonieorchester diretto
da Francesco Angelico, esegue
Variazioni per orchestra il 2
ottobre al Teatro di Erfurt e il 3
ottobre al Centro congressi di
Suhl. Il prigioniero, un prologo
e un atto da “La torture par
l’espérance di Villiers” de l’Isle
Adam e “La légende
d’Ulenspiegel et Lamme
Goedzak” di Charles de Coster,
è in cartellone al Théâtre du
Capitole di Tolosa nei giorni 2,
4, 6, 9, 10 ottobre. Ne sono
interpreti Tanja Ariane
Baumgartner (La madre),
Levent Bakirci (Il Prigioniero),
Gilles Ragon (Il Carceriere/Il
Grande Inquisitore), Dongjin
Ahn e Jean-Luc Antoine (Due
Sacerdoti), l’Orchestre National
du Capitole, il Chœur du
Capitole, direttore Alfonso
Caiani, direzione musicale di
Tito Ceccherini, regia di
Aurélien Bory, scene di Aurélien
Bory e Pierre Dequivre, costumi
di Sylvie Marcucci.
Prima cameristica al ridotto
della Scala e ripresa dell’atto
unico cinese a Treviso
3
In programma a Tours la
proiezione del video dell’opera
rappresentata con successo
al Comunale di Bologna
Alessandro Solbiati
“Il suono giallo” in video
Treviso ha ospitato il 18 luglio presso la Loggia dei
Cavalieri, nel corso della manifestazione “Venice Acque”
di ArtExpo 2015, un’esecuzione di To Whom? per voce
sola nell’interpretazione del soprano Lisa La Pietra. La
stessa interprete ha riproposto il brano il 20 settembre
alla rassegna “Traboccando di note… classiche” di
Fossacesia (Chieti). Marco Angius ha diretto il 27
agosto al Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli” di
Spoleto, nell’ambito del Corso di formazione per
professore d’ensemble di musica contemporanea Alfi,
tre movimenti per sette strumenti. Il 2 ottobre è in
programma all’Università di Tours la prima proiezione
della produzione video dell’opera Il suono giallo con la
regia di Francesco Leprino; il giorno successivo, 3
ottobre, Sandro Gorli dirige il Divertimento Ensemble in
A tEma per flauto, violino, violoncello e pianoforte alla
Salle Ockeghem di Tours. Le Undici variazioni per
Ruggero per clavicembalo sono in cartellone il 27
ottobre alla Hochschule für Musik di Karlsruhe, per il
Rassegna
Rassegna
stampa stampa
Su Il suono giallo di Alessandro Solbiati al Teatro Comunale di
Bologna, 13, 14, 16 e 17 giugno 2015
Angelo Foletto, «La Repubblica», 21 giugno 2015
Sinfonia scenica o cantata scenica, a seconda che la si “legga” dal
punto di vista degli intensi e sofisticati interludi, da quello dei vasti
affreschi vocali oppure dell’ingegnoso e “teatrale” apparato compositivo
che li salda reciprocamente, Il suono giallo di Alessandro Solbiati è
un’opera di idee e fattura importanti. Prima assoluta, commissione del
Comunale di Bologna, ridotto dal compositore a “libretto” intarsiando
altri testi a quelli relativi all’omonima opera di Kandinskij, l’atto unico
non congettura drammaturgie orizzontali ma verticali, non espone fatti
o personaggi ma esplora e suscita vertigini. Evoca la creatività che si
compie nel percorso drammatico di ricerca sulle forze misteriose
intrinseche che incendiano, fino a fonderli, sentimenti e colori. La
musica evita la comune scorciatoia acustica dell’elettronica ma non si
sottrae al fascino della sua anima rigogliosa di spazialità: quindi intrica
voci, timbri, contrappunti e strumenti, impilando senza confonderle
situazioni sonore con profondità e “colori” diversi. Giocando soprattutto
sulla contrapposizione tra registri oscuri, pennellate percussive e
sezioni aeree affidate a legni e voci femminili. L’ha fatto bene intendere
la concertazione di Marco Angius, nel controllo lucido dell’esplosiva
orchestra e nella preparazione dell’ardua componente vocale
sostenuta da coro e cinque supersolisti (Alda Caiello, Laura Catrani,
Paolo Antognetti, Maurizio Leoni, Nicholas Isherwood), che nel disegno
spettacolare erano spesso al di qua del palcoscenico, inseguendo una
sorta di empatia fisica tra gli spettatori e il simbolismo della
composizione.
Novità dal profumo francese
su testi di Mallarmé a
Strasburgo e a Parma
4
Martino Traversa
Festival “ZeitGenuß”, nell’interpretazione di Olga
Zheltikova. Durissimo silenzio per sei voci femminili e
pianoforte sarà eseguito il 20 ottobre nella Sala Filippo
Brunelleschi del Palagio di Parte Guelfa di Firenze dalle
Six Voix Solistes e dalla pianista Ancuza Aprodu dirette
da Alain Goudard. In quell’occasione verrà presentato
ufficialmente il Cd EMA Records Frasi nella luce
nascente, dedicato a composizioni di autori italiani su
liriche di Mario Luzi, tra cui appunto Durissimo silenzio di
Alessandro Solbiati. Infine, Alfonso Alberti interpreterà il
16 novembre al Conservatorio di Monopoli gli Interludi
per pianoforte. In occasione dell’apertura della Stagione
di Concerti dell’Orchestra dei Piccoli Pomeriggi Musicali,
verrà presentato a fine ottobre al Teatro Dal Verme di
Milano il Cd monografico EMA Records che propone
Crescendo, otto pezzi per orchestra giovanile, Raggio
per orchestra da camera e Ianus per orchestra d’archi,
eseguiti dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali e dei
Piccoli Pomeriggi sotto la direzione di Daniele Parziani.
Enrico Girardi, «Il Corriere della Sera», 18 giugno 2015
L’atto unico di Alessandro Solbiati Il suono giallo […] è opera di
notevole bellezza, la migliore di quelle scritte finora dal compositore di
Busto Arsizio. Il compositore si è fatto il libretto da sé collazionando
parole dalla nota composizione scenica omonima di Vasilij Kandinskij e
da un frammento manoscritto dello stesso artista. Ha strutturato l’opera
in sei quadri, sette intermezzi, un prologo e un epilogo affidati a cinque
voci, un coro piccolo in scena, un coro grande e ampia orchestra. Non
narrativa, la sua è un’opera di filosofia estetica sul tema del travaglio
della creazione. L’aura espressionistica dell’universo di Kandinskij
avvolge il tutto. Solbiati sembra immergersi in quel mondo ormai
storicizzato. Ma lo fa con un linguaggio moderno, non “in stile”,
scrivendo musica molto bella in certi momenti, bellissima in altri, con
una scrittura corale che ricorda il miglior Nono. […] E diretti con la
consueta premura da Marco Angius, solisti, cori e orchestra sono
fantastici. Tanti, tanti applausi. Meritatissimi.
Giangiorgio Satragni, «La Stampa», 17 giugno 2015
Accostandosi alla nebulosa di Kandinskij, Solbiati ha creato strutture a
più livelli, dove il testo, pressoché inesistente nell’originale e
assemblato ricorrendo anche a un’altra fonte kandinskijana, è solo il
livello superiore e di senso non autonomo in una densa partitura
multistrato. Fra coro grande, coro piccolo, grande orchestra con
percussioni e un quintetto vocale cui affidare anche i pochi interventi
solistici, la musica ricrea attraverso mezzi razionali quell’irrazionalità
con cui Kandinskij giunge al predominio del giallo sugli altri colori,
ovvero alla compiutezza dell’idea artistica.
Cameristica classica
Trois poèmes de Stéphane Mallarmé per voce,
clarinetto, violoncello e pianoforte sono stati presentati
in prima esecuzione assoluta il 30 giugno all’Église du
Bouclier di Strasburgo, nel contesto della rassegna
“Rencontres d’été de musique de chambre”, affidati
all’ensemble Accroche Note: Françoise Kubler,
soprano, Armand Angster, clarinetto, Christophe Beau,
violoncello e Wilhelm Latchoumia, pianoforte. La
composizione verrà ripresa in prima esecuzione italiana
il 7 novembre alla Casa della Musica di Parma per il
Festival Traiettorie 2015. Con queste parole Martino
Traversa presenta il nuovo lavoro: «Per la grande stima
e il sincero affetto che ho per Françoise Kubler e
Armand Angster, nucleo storico di Accroche Note, ho
sentito l’esigenza di comporre qualcosa di veramente
speciale. Un pezzo che avesse la consistenza tipica
della musica classica da camera, scritto in modo
tradizionale, con un suono estremamente naturale, una
vocalità delicatissima, elegante, in grado di evocare
immagini sospese fra sogno e ricordo... Dopo mesi di
ripensamenti, mi sono deciso ad affrontare uno dei miei
poeti preferiti, e ne sono scaturiti questi Trois poèmes
de Stéphane Mallarmé. C’è molta Francia in questo
pezzo, e non poteva che essere così, in quanto per
l’occasione le mie fonti d’ispirazione ideali sono state le
partiture di Debussy e Ravel». Il Politecnico di Milano
ospita il 7 ottobre, all’interno d’un concerto di musica
elettronica nel cartellone della manifestazione MI/ARCH
2015, Critical_Path per suoni di sintesi.
Ivan Fedele
Visionario Gesualdo
Novità discografica per Ivan Fedele, del quale il
Quartetto Prometeo ha registrato, per l’etichetta Sony
Classical, nell’album Arcana, antologia di musica antica
e barocca ripensata da compositori contemporanei,
“… qui transitis per viam”, libera trascrizione per
quartetto d’archi di O vos Omnes, dai Responsori del
Sabato Santo di Gesualdo da Venosa. Spiega il
compositore: «La musica di Gesualdo è certamente la
più visionaria e “moderna” della sua epoca che pure
vanta grandi maestri, Monteverdi su tutti, che hanno
fatto compiere a quest’arte un balzo in avanti decisivo.
La sua natura spirituale e direi quasi metafisica la
pongono ai vertici delle espressioni artistiche di tutti
i tempi. Risulta veramente difficile comprendere
pienamente come “il principe dei musici” abbia potuto
“osare” a tal punto da gettare un ponte così significativo
con la nostra contemporaneità, di cui risulta profeta sia
riguardo gli aspetti estetici estremi sia in relazione
all’arditezza delle tecniche impiegate. L’unica
spiegazione possibile ci viene da una genialità
incommensurabile seppur soffertissima. Questi e altri
motivi più personali, di gusto e forse affinità, mi hanno
spinto ad affrontare la trascrizione d’una pagina
estremamente forte dal punto di vista emotivo.
Innanzitutto, la riduzione dell’originale a sei voci a
un ensemble di quattro strumenti ha richiesto una
rivisitazione della trama armonica che risulta ridotta
all’essenziale. Linea guida di base è stata quella di
mantenere gli “estremi” del componimento (basso e
parte melodica acuta non sempre affidata alla stessa
voce). All’interno di questi “limiti” le linee s’intrecciano
in maniere spesso differenti rispetto al testo originale
generando nuovi percorsi polifonici sempre, però,
riconducibili all’immagine globale del testo stesso. Allo
stesso modo, nelle successioni accordali gli intervalli
melodici si dilatano accavallandosi tra le parti come
dimostra chiaramente l’intervallo di settima maggiore
del primo violino proprio all’inizio del pezzo. Ho usato
spesso questa tecnica con l’intento di mettere ancor
più in evidenza le arditezze e, perché no, le “asprezze”
della composizione. Sempre con questo intento ho
talvolta dilatato, talaltra compresso i registri e le
disposizioni verticali. Questa tecnica è sovente
associata a un’interpretazione agogica del testo
letterario che si avvale anche di numerose opzioni
timbriche derivate soprattutto dall’uso locale del
ponticello, della tastiera o della sordina oltreché di
opposizioni anche violente di forte e piano. Infine, la
parte ancor più liberamente elaborata e meno testuale:
si tratta del passaggio corrispondente alla frase
Daniela Terranova
Riti e risonanze
Novità di Daniela Terranova destinata al progetto
Nutrire la Musica per l’Expo 2015 di Milano, in
programma il 10 e 11 ottobre al Teatro della Terra
nell’interpretazione del Divertimento Ensemble diretto
da Sandro Gorli. Così l’Autrice presenta Natura morta
con strumenti, musica rituale per otto esecutori (flauto,
clarinetto, percussioni, pianoforte, violino, viola,
violoncello): «Nell’opera natura e strumenti
s’intrecciano, imitandosi e confondendosi attraverso
l’iterazione di gesti che connotano una scena “rituale”.
Gli elementi che la compongono vengono mescolati,
versati, sminuzzati, percossi, frantumati, richiamando
alla memoria uditiva e visiva dell’ascoltatore-spettatore
archetipi appartenenti ai riti della nutrizione. La prima
sezione del lavoro opera secondo principi di
somiglianza, ricercando affinità forti tra i suoni
dell’organico delle percussioni e gli oggetti naturali: i
rintocchi delle claves riecheggiano e si moltiplicano in
quelli delle pietre percosse, i sonagli realizzati con
grossi semi di frutti sono amplificati da foglie, mandorle,
“Attendite universi populi…” che nella mia trascrizione
offre il materiale per una rielaborazione decisamente
strumentale che vuole enfatizzare vieppiù l’improvviso
ictus polifonico dell’originale, iterandolo in maniera
incandescente. Posto al centro della composizione,
questo slancio creativo si pone come climax dal quale,
gradualmente, si ritorna all’atmosfera iniziale». Di Ivan
Fedele è stato possibile ascoltare di recente Pulse and
Light per due pianoforti e live electronics il 17
settembre nel Kleiner Saal della
Hochschule für Musik und Darstellende
Kunst di Frankfurt am Main, e il 25
settembre al Zentrum für Kunst und
Medientechnologie (ZKM) di Karlsruhe,
sempre nell’interpretazione
dell’International Ensemble Modern
Akademie. Il 26 settembre il Festival
Musica di Strasburgo ha ospitato alla
Salle de la Bourse il violoncellista JeanGuihen Queyras, interprete di Arc-enciel per violoncello solo. Il 27 settembre Mario Caroli ha
eseguito al Teatro La Fenice di Venezia, nell’ambito
della rassegna di Ex Novo Musica, Donax per flauto
solo; sempre il 27 settembre Francesco D’Orazio e
Francesco Abbrescia hanno proposto la Suite francese
VI b per violino elettrico a 5 corde e elettronica nella
Sala Re Manfredi del Castello Svevo di Trani, per la
manifestazione “I Dialoghi di Trani”. Syntax 0.1
([email protected]) e Syntax 0.2 ([email protected]) per orchestra
sono in cartellone il 9 ottobre al Teatro Petruzzelli di
Bari: l’orchestra dell’ente lirico sarà diretta da Filippo
Maria Bressan. L’Ensemble Boswil diretto da Christian
Schumann porterà in tournée Notturno per undici
esecutori il 10 ottobre all’Alte Kirche di Boswil, l’11
ottobre nell’Aula Magna del Conservatorio della
Svizzera Italiana di Lugano, il 24 ottobre al Konzertsaal
della Hochschule der Künste di Berna e infine il 25
ottobre al Grosser Saal della Musik-Akademie di
Basilea. Sempre Francesco D’Orazio riproporrà Suite
francese VI b insieme a Elettra, nella versione per
violino elettrico a 5 corde, il 19 novembre presso
l’Auditorium du Musée d’Art Moderne et Contemporain
de Strasbourg (MAMCS). Il medesimo interprete si
cimenterà il giorno successivo, 20 novembre, nella
Suite francese II per violino solo, presso l’Area Sismica
di Forlì. Il Festival di Nuova Consonanza di Roma
ospiterà, nell’ambito della manifestazione intitolata “De
Musica”, una masterclass di composizione di Ivan
Fedele e un concerto monografico in programma il 10
dicembre.
Esce in Cd la rivisitazione
per quartetto d’archi del
grande polifonista
Michele dall’Ongaro
Il NAMES New Art and Music
Ensemble Salzburg ha
eseguito il 3 settembre nella
Sala Consiliare del Municipio
di Portogruaro, per il Festival
Internazionale di Musica di
Portogruaro, Mise en abyme
per ensemble. La Sala Re
Manfredi del Castello Svevo
di Trani ha ospitato il 27
settembre, per la rassegna
“I Dialoghi di Trani”, La musica
di E.Z. per violino solo,
nell’interpretazione di
Francesco D’Orazio. Infine,
il Concerto per pianoforte e
orchestra d’archi è in cartellone
il 21 novembre al Teatro
Petruzzelli di Bari, interpreti
Emanuele Arciuli e l’Orchestra
dell’ente lirico diretta da
Giuseppe Grazioli.
Novità per il progetto Nutrire
la Musica di Expo 2015
nocciole e noci mescolate insieme, rainstick e shaker di
diverse forme e dimensioni accompagnano il suono
prodotto da riso, orzo, miglio, farro, versati “a cascata”
in ampi contenitori o accarezzati in superficie. A poco a
poco gli strumenti scavano una distanza, recuperando
una voce e risonanze più lunghe che impediscano ai
suoni emessi di decadere velocemente. La natura
contribuisce a nutrire l’organico strumentale e
l’immaginario rivolgendosi a un inconscio collettivo,
ma, allo stesso tempo, ogni natura morta allude
implicitamente al carattere effimero del mondo e delle
cose che ci circondano. Rispetto all’ammonimento
morale che la natura ci consegna, la presenza degli
strumenti musicali è fortemente simbolica, indicando
all’uomo la possibilità di sopravvivere attraverso l’arte».
Stasis in Darkness. Then the Blue, un’intensa pagina
orchestrale ispirata alla poesia di Sylvia Plath, è in
cartellone il 24 novembre all’Auditorium di Milano
nell’interpretazione dell’Orchestra Sinfonica di Milano
Giuseppe Verdi diretta da Francesco Bossaglia.
5
Alla Biennale la versione integrale
dell’ambizioso progetto di dialogo
tra musica, scienza e tecnologia
Christophe Bertrand
Quatuor per quartetto d’archi è
stato eseguito il 6 settembre al
Bendigo Bank Theatre, in
Australia, nell’ambito del
Bendigo International Festival
of Exploratory Music, interprete
l’Argonaut Quartet. Il Festival
Wratislavia Cantans ha
proposto l’11 settembre nella
Sala rossa del National Forum
of Music di Breslavia Madrigal
per soprano e ensemble,
nell’interpretazione di Agata
Zubel e dell’Eighth Blackbird
Ensemble; il pezzo è stato
ripreso dai medesimi esecutori
il 12 settembre, sempre in
Polonia, nella Sala da concerto
del Centro culturale di
Krotoszyn, e il 13 settembre
all’Olawa Arts Center di Olawa.
Sanh per clarinetto, violoncello
e pianoforte sarà eseguito il
15 novembre dall’Ensemble
Court-circuit al Festival
Musiques Démesurées di
Clermont-Ferrand.
Una lirica di Tagore sulla
preghiera accende l’indagine
sulla voce e il respiro in una
novità sinfonico-corale
Ennio Morricone
L’Auditorium Parco della
Musica di Roma ospita il 17
dicembre nella Sala Santa
Cecilia, in occasione del
Concerto finale di Villa
Massimo, l’Ensemble Modern
nell’esecuzione di Specchi
per cinque strumenti.
6
Nicola Sani
Metamorfosi della materia
Il 5 ottobre il 59° Festival Internazionale di Musica
Contemporanea ospita al Teatro Piccolo Arsenale la prima
esecuzione della versione integrale di Chemical Free (?) Un viaggio nel microcosmo della materia, concerto
multimediale in tre sezioni: I. C’è tanto spazio là in fondo
per contrabbasso e live electronics, II. No Landscape per
pianoforte, motion capture e live electronics, III. More is
different per flauto iperbasso, supporto digitale a 8 canali,
motion capture e live electronics. L’esecuzione è affidata a
David Ryan, video, Giulio Peruzzi, coordinatore scientifico
e testi, Daniele Roccato, contrabbasso, Aldo Orvieto,
pianoforte, Roberto Fabbriciani, flauto iperbasso, Alvise
Vidolin, regia del suono, e Luca Richelli, live electronics e
motion capture. Spiega l’Autore: «Chemical Free (?) è
un’esperienza di “teatralizzazione sonora e intermediale
della scienza” legata al mondo della chimica, che si
prefigge di dimostrare come la stretta collaborazione tra
forme artistiche innovative e la divulgazione scientifica
possa generare nuove forme di spettacolo di forte impatto
sul pubblico. Chemical Free (?) utilizza in particolare le più
recenti conquiste della chimica e del computer creando un
rapporto diretto tra queste e le trasposizioni delle
formalizzazioni algoritmiche ad essa legate in ambito
sonoro e visivo. La chimica moderna si avvale infatti
anche di metodologie e di software sofisticati nei quali
sono implementati equazioni e algoritmi numerici efficaci.
Il computer è così un vero laboratorio moderno dove si
studiano reazioni chimiche di sistemi anche complessi e
si predicono proprietà molecolari con elevata accuratezza.
A partire da queste proprietà Chemical Free (?) esplora,
in un’affascinante performance intermediale, il viaggio e
le migrazioni di atomi e frammenti da una molecola a
un’altra, mettendo in evidenza il rapporto tra la
metamorfosi dei suoni e la reattività chimica, cioè la
capacità delle molecole di trasformarsi e combinarsi per
dare vita a nuove molecole. Questa continua
trasformazione e metamorfosi viene “eseguita” e messa in
atto davanti al pubblico, che assiste a un evento dove arte,
scienza e tecnologia sono continuamente collegate e unite
in un’unica sintesi spettacolare. Chemical Free (?) si
sviluppa in tre sezioni, della durata di 20 minuti circa
ciascuna: I. C’è tanto spazio là in fondo per contrabbasso
e live electronics; II. No Landscape per pianoforte, motion
Malika Kishino
capture e live electronics, III. More is different per flauto
iperbasso, supporto digitale a 8 canali, motion capture e
live electronics. Ogni sezione è caratterizzata da uno dei
tre strumenti “protagonisti”. I tre strumenti vengono
utilizzati come “generatori di suoni”, con tecniche
esecutive, di elaborazione in tempo reale e di
spazializzazione estremamente suggestive e innovative. Il
live electronics è applicato ai tre strumenti con sistema di
spazializzazione a 8 canali. Le immagini sono basate su
elaborazioni al computer di strutture molecolari e
biomolecolari e consentono uno sguardo su un mondo che
a volte sfugge all’esperimento. Il rapporto tra suono e
immagine determina un’unica forma di drammaturgia
sonora che “racconta” il viaggio delle strutture molecolari,
le metamorfosi e le migrazioni dal mondo dell’endo e del
nano alla nostra macroscopica realtà quotidiana».
Il soprano Maria Grazia Schiavo e il pianista Roberto
Prosseda interpreteranno Partì Mmaria, canto di Passione
per voce e pianoforte, libera elaborazione da un canto
popolare marchigiano del maceratese l’11 ottobre al
Museo del Violino di Cremona, nell’ambito del Festival
Stradivari, e il 19 ottobre presso l’Istituto Italiano di
Cultura di Bruxelles. I binari del tempo per flauto e nastro
magnetico sono in programma il 30 novembre a Tallinn
(Estonia), nell’interpretazione di Johannes Tarmo. Moni
Ovadia e il Contempoartensemble diretto da Mauro
Ceccanti hanno realizzato un Cd monografico, Raw,
dedicato all’opera di Nicola Sani e pubblicato dall’etichetta
Stradivarius (STR 37022).
L’album include AchaB per
clarinetto, Oltre il deserto spazio
per flauto, clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte, Come
una specie di infinito per
violoncello e pianoforte, Verso
un altro occidente per flauto,
clarinetto, viola, pianoforte e
percussioni, Raw per violino,
A Time for the Evening per clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte, Vidi in terra angelici costumi per ensemble e
Sul denaro per voce recitante e ensemble su testo di Luigi
Pestalozza.
Il micro e il macro cosmo
L a Philharmonie Essen presenta il 23 ottobre nella
propria sede, nell’ambito del Festival Now!, la nuova
commissione affidata a Malika Kishino: Chant per
coro e orchestra su testo di Rabindranath Tagore,
nell’interpretazione del ChorWerk Ruhr e dei Bochumer
Symphoniker diretti da Florian Helgath. In questi termini
l’Autrice presenta il nuovo lavoro: «Quando penso alle
voci umane, mi sovviene immediatamente un ricordo
d’infanzia particolarmente intenso. Nella mia infanzia,
sentivo spesso la cantillazione dei sutra, cantati dai
monaci buddisti e dalle anziane donne del luogo.
Il tempo e le melodie delle anziane donne divergevano
leggermente tra loro, ma l’effetto complessivo era
comunque quello d’una voce possente. La cantillazione
dei sutra è di fatto preghiera, ma il canto e la preghiera
forse sono inseparabili e condividono la medesima radice.
La voce umana è il mezzo più diretto per esprimersi.
Ho scelto per il mio pezzo una lirica di Rabindranath
Tagore («Let me not pray to be sheltered from dangers»,
da Il paniere di frutta, LXXIX) che descrive la preghiera.
Il testo ha descritto per me la trasformazione da un
mormorio introverso all’approdo alla libertà. Seguendo il
poema universale di Tagore, ho tentato di rappresentare
la mia immagine della preghiera usando materiale sonoro
come la vibrazione della voce, profondi sospiri e il respiro
che ci permette di percepire il calore della vita, il suo
splendore e la sua freddezza. In alcune sezioni ogni
cantante recita le parole. Questi momenti singoli si
sovrappongono e producono notevole energia. L’idea che
diversi microcosmi (singoli individui) costruiscano un
macrocosmo mi ha affascinato durante la composizione.
Una singola nota consiste in un misto di elementi parziali,
e un pezzo è un aggregato di singole note. L’immagine
(la preghiera umana che mormora sulla Terra trasforma
progressivamente il proprio stato accumulando energia e
innalzandosi a un livello superiore) mi ricorda il processo
d’una nota fondamentale che si trasforma costantemente,
creando un ricco cosmo sonoro». Monochromer Garten
VII per recorder e percussioni, commissione del
Bayerischer Rundfunk, sarà presentato in prima
esecuzione assoluta il 30 gennaio al Redoutensaal di
Erlangen, nell’interpretazione di Jeremias Schwarzer e
Isao Nakamura. Spiega la compositrice: «Monochromer
Garten VII è il seguito di un mio ciclo cameristico in
progress, basato sul paesaggio notturno d’un giardino
giapponese in inverno. Con questo ciclo tento di
rappresentare le caratteristiche e la bellezza di un giardino
giapponese e il processo della sua architettura. Non credo
vi sia una differenza essenziale tra un giardino artificiale e
un pezzo di musica che consiste in note e suoni definiti».
L’8 gennaio Dialogue invisible per nove voci femminili a
cappella su un testo di Florence Delay verrà ripreso al
Théâtre d’Irigny dal Choeur Britten diretto da Nicole Corti.
Bruno Maderna
Verso il centenario
Il Festival di Milano Musica dedicato a “Bruno Maderna e
l’umanesimo possibile” apre i cantieri del percorso che
condurrà nel 2020 al centenario della nascita del
compositore veneziano (1920-1973). Formatosi alla
scuola di Gian Francesco Malipiero e Hermann
Scherchen, Maderna s’impose sin dalla prima
partecipazione ai Ferienkurse di Darmstadt nel 1949
come un protagonista della scena musicale del secondo
Novecento. Fondatore nel 1955 dello
Studio di Fonologia Musicale della Rai
di Milano, compositore ma anche
direttore d’orchestra, sofisticato
trascrittore di musica antica,
caratterizzato dall’abito mentale dello
sperimentatore indefesso, scevro di
dogmatismi, Maderna rivestì un ruolo
centrale nel rinnovamento della scena
musicale europea del secondo
dopoguerra, aprendo la strada alla
definizione linguistica della nuova musica. Le ESZ sono
da anni impegnate nella messa a fuoco della figura del
compositore, il cui ruolo attende ancora d’essere
debitamente valorizzato accanto a colleghi quali Berio e
Nono. È stata realizzata la riedizione critica di una ricca
serie di lavori che hanno colmato una lacuna sulla
conoscenza degli esordi del compositore, portando alla
luce anche partiture fondamentali come il Requiem e il
Concerto per pianoforte ed orchestra del 1942 ritenute
disperse sino a qualche anno fa. Disponibili in edizione
critica anche altre partiture giovanili quali Alba per voce di
contralto e orchestra d’archi e l’Introduzione e
Passacaglia “Lauda Sion Salvatorem”, oltre ai primi
importanti lavori orchestrali che lo affermarono a cavallo
tra gli anni ’40 e ’50 sulla scena della nuova musica
europea: il Concerto (1948) per due pianoforti e
strumenti, la Composizione n. 1 (1949) e la
Composizione n. 2 (1949/50) per orchestra, sino agli
Studi per “Il processo” di Kafka (1952), al Concerto per
flauto e orchestra (1952) e alla Composizione in tre tempi
(1954) per orchestra. Non accenna inoltre a diminuire la
fortuna esecutiva di pagine come Honeyrêves, Don
Perlimplin, Musica su due dimensioni, dei Concerti per
oboe, o delle pagine orchestrali che appartengono alla
galassia di Hyperion, forse il punto culminante della
poetica del compositore. L’ampio catalogo di Bruno
Maderna rappresenta dunque, sotto il profilo storico e
della qualità estetica, una risorsa che meriterebbe
sempre più d’entrare stabilmente nella programmazione
degli enti lirici e delle istituzioni concertistiche. Le ESZ
sono sin d’ora disponibili a collaborare con tutte le
istituzioni che vorranno dedicare un significativo omaggio
a Maderna nelle prossime stagioni, sino all’importante
traguardo del 2020 quando si ricorderà il centenario della
sua nascita. Ampio e qualificato il ventaglio delle iniziative
dedicate a Maderna già all’inizio di questa stagione.
Il cartellone del Festival di Milano Musica ha ritrovato
quest’anno nella figura del compositore veneziano il
proprio tema ispiratore. La rassegna, intitolata “Bruno
Maderna e l’umanesimo possibile”, propone il 12 ottobre
nella Sala Puccini del Conservatorio “G. Verdi” di Milano
il Concerto per due pianoforti e strumenti,
nell’interpretazione dei Solisti e dell’Ensemble del
Laboratorio di Musica Contemporanea dello stesso
Conservatorio; il 16 ottobre all’Auditorium San Fedele
la Serenata n. 2 per undici strumenti, affidata
all’Österreichisches Ensemble für Neue Musik diretto da
Andrea Pestalozza; il 23 ottobre, nella medesima sede, il
Quartetto per archi in due tempi, eseguito dal Quatuor
Diotima; il 24 ottobre presso il Coro della Chiesa di San
Maurizio la Cadenza da Dimensioni III per
flauto, solista Annamaria Morini; il 24 ottobre la
versione del 1957 di Musica su due dimensioni
per flauto e nastro magnetico,
nell’interpretazione di Zinajda Kodric, flauto, e
Alvise Vidolin, regia del suono; il 30 ottobre,
nella Basilica di San Simpliciano, Widmung per
violino solo, interprete Lorenzo Gentili
Tedeschi; infine il 14 novembre, nella Sala
Shakespeare del Teatro Elfo Puccini, la
Cadenza da Amanda per violino e tre archi,
interprete l’Arditti Quartet. L’Associazione NoMus
organizzerà in autunno un significativo “Omaggio a Bruno
Maderna” che prevede tre conferenze iniziali di Carlo
Boccadoro sulle diverse stagioni della produzione di
Maderna, in programma il 6, 13 ottobre e 3 novembre
presso la Sala conferenze del Museo del Novecento;
gli incontri saranno inseriti all’interno del cartellone del
Festival di Milano Musica come approfondimenti del tema
del Festival. Le tre conferenze, precedute da una mostra
documentaria che si inaugurerà il 4 ottobre nella Sala
Rampa dello stesso Museo, saranno seguite da due
appuntamenti ulteriori: il 20 novembre con Angela Ida De
Benedictis e il 1° dicembre con Roberto Fabbriciani,
Fabio Zannoni e Gabriele Bonomo. La manifestazione
sarà coronata da un ciclo di concerti cameristici attorno
all’opera di Maderna che saranno ospitati nella Sala Arte
Povera del Museo del Novecento. È inoltre possibile
ascoltare Hyperion, lirica in forma di spettacolo con un
testo di Friedrich Hölderlin il 26 e 27 settembre alla Sala
Pamphili del Complesso degli Agostiniani di Rimini, nel
contesto della Sagra Musicale Malatestiana, e il 1° e 2
dicembre al Teatro Vascello di Roma per il RomaEuropa
Festival. Riccardo Fazi è responsabile dell’ideazione
drammaturgica, Claudia Sorace/Muta Imago della regia,
mentre l’esecuzione musicale spetta all’Hermes
Ensemble (Karin de Fleyt, flauto, Hanne Roos, soprano,
Juan Parra Cancino, live electronics). L’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Marco Angius
propone il 7 ottobre, a Ekaterinenburg, in Russia,
Composizione n. 1 per orchestra, secondo l’edizione
critica curata da Angela Ida De Benedictis. Il 31 ottobre
Mario Caroli esegue, col supporto elettronico di Tempo
Reale, Musica su due dimensioni al Teatro Ariosto di
Reggio, per la rassegna “Resistenza Illuminata 19452015”. Nell’ambito della stessa manifestazione la
medesima composizione è in cartellone il 26 novembre
al Teatro San Leonardo di Bologna, nell’interpretazione di
Roberto Fabbriciani. Infine, Riccardo Chailly dirigerà la
Filarmonica della Scala in Introduzione e Passacaglia
“Lauda Sion Salvatorem” per orchestra, il 9 novembre
nella sala del Piermarini.
Accursio Antonio Cortese
Un principe “borderline”
S
i ispira al Piccolo principe il nuovo lavoro teatrale di
Accursio Antonio Cortese, From B 612, atto unico per tre
voci, attore, orchestra e elettronica su libretto di
Francesco Aiello e Paolo Cutuli in scena il 13, 14 e 15
novembre ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce. Ne
saranno interpreti Ljuba Bergamelli, soprano, Nicholas
Isherwood, baritono, Paolo Cutuli, cantante attore, e
l’Orchestra Sinfonica di Lecce “Tito Schipa” diretta da
Matthieu Mantanus. Commissione della Fondazione
I.C.O. Tito Schipa, l’atto unico, nelle intenzioni del
compositore, «presenta il classico di Antoine de SaintExupéry in una versione “adulta”, in cui l’universo del
Piccolo Principe è popolato da personaggi borderline,
riletti e collocati in una cornice inedita: in qualche modo
“attualizzati”, ma sempre nel rispetto delle intenzioni
dell’Autore».
Il Festival di Milano Musica
propone una riflessione critica
sul grande innovatore della
Nuova Musica
Marco Momi
Al Brixton East di Londra
è in programma il 1° ottobre
Due nudi per viola,
nell’interpretazione del solista
del Riot Ensemble. È fresco
di pubblicazione il Cd
monografico Stradivarius
Almost Quiver dedicato a
Marco Momi (STR 37021).
Maria Grazia Bellocchio,
pianoforte, Maria Ronchini,
viola, il Divertimento Ensemble
e I piccoli musicisti di
Divertimento Ensemble diretti
da Sandro Gorli vi eseguono
Iconica II per due violini, viola,
contrabbasso, saxofono, due
percussionisti e pianoforte
preparato, Iconica IV per trio
d’archi, flauto, clarinetto,
pianoforte preparato e
elettronica, Due nudi per viola,
Almost Quiver for E.P. per
flauto, oboe, clarinetto, trio
d’archi, percussioni e
pianoforte, e Ludica III per trio
d’archi, flauto, pianoforte e tre
gruppi di bambini.
Giovanni Sgambati
La Sinfonia n. 2 in Mi bemolle,
nell’edizione critica a cura di
Francesco Attardi, è in
cartellone il 22 e 23 gennaio al
Teatro Politeama di Palermo
con l’Orchestra Sinfonica
Siciliana, e il 29 e 30 gennaio
al Teatro Massimo “Bellini” di
Catania nell’interpretazione
dell’Orchestra dell’ente lirico.
Le due esecuzioni saranno
dirette dallo stesso Attardi.
Novità teatrale attualizza il
capolavoro di Antoine de
Saint-Exupéry
7
Tre prime per organici
molto diversi conducono
indagini in più direzioni
Luca Antignani
La Biennale di Venezia, 59°
Festival Internazionale di
Musica Contemporanea,
propone nel proprio cartellone,
il 7 ottobre alla Sala d’Armi
dell’Arsenale, la prima
esecuzione italiana di Litanie
briganti per ensemble di fiati e
pianoforte, nell’interpretazione
del Lemanic Modern Ensemble
diretto da William Blank. Les
Six Voix Solistes e la pianista
Ancuza Aprodu, dirette da Alain
Goudard, eseguono il 20
ottobre alla Sala Filippo
Brunelleschi del Palagio di
Parte Guelfa di Firenze Nome non nome per pianoforte e sei
voci soliste su poesie di Mario
Luzi. Luca Antignani si è
qualificato tra i finalisti del
Concorso biennale per Giovani
Compositori e Librettisti del
Teatro dell’Opera di Roma
grazie al progetto Radio Città
Eterna, musica e libretto di
Luca Antignani. Il 9 ottobre
saranno eseguite presso il
Teatro Nazionale scene o parti
compiute delle tre opere
finaliste.
Il modello algoritmico della
crescita delle piante ispira la
novità al Festival Traiettorie
8
ValerioSannicandro
Parola, materia, suono, spazio
Ad aprire la serie delle prime esecuzioni dell’autunno di
Valerio Sannicandro, il Festival Kontakte di Berlino ha
ospitato il 25 settembre nella Sala grande e sala piccola
della Akademie der Künste Ephemeris/Ekleipsis per
clarinetto, saxofono e live electronics in due
environments, interpreti Ingólfur Vilhjálmsson, clarinetto
e clarinetto contrabbasso, Joaquín Saez Belmonte,
saxofono soprano e saxofono baritono, Gregorio García
Karman, Hannes Fritsch e l’Autore al live electronics,
prodotto nello Studio für elektroakustische Musik der
Akademie der Künste Berlin. Così il compositore
presenta il nuovo lavoro: «La composizione in forma di
dittico propone due situazioni, spaziali prima ancora che
sonore, profondamente contrastanti. Nella prima parte,
Ephemeris, il sax e il clarinetto, posizionati in due sale
adiacenti, producono suoni che si moltiplicano,
accumulano e spazializzano in entrambe le sale,
continuando così una ricerca iniziata con Ius lucis
(2006/07) e proseguita in A Book of Forms (2014).
Il movimento (su sedici altoparlanti) e la proiezione (ogni
esecutore proietta il suono dello strumento verso due
microfoni) del suono sono composti secondo tecniche
che tendono a fare di questo lavoro una vera “scultura
sonora”, una forma a metà strada tra composizione e
installazione. Nella seconda parte, Ekleipsis, due
strumenti gravi si congiungono per produrre una
situazione dall’impatto decisamente drammatico: i suoni
percussivi e multifonici degli strumenti si mescolano con
suoni elettronici (dal carattere “industrial”) che
enfatizzano il taglio astratto del lavoro». Sarà invece il
Kyoto Art Center a tenere a battesimo il 3 novembre
Corps/riens per soprano e ensemble su un testo di
Benoît Gréant, nell’interpretazione di Maki Ota e
dell’Ensemble Kujoyama diretto dallo stesso
Sannicandro, che così commenta la sua opera:
«Sebbene proveniente da altre ragioni espressive e
linguistiche, l’incontro con il testo di Benoît Gréant Corps
et riens mi ha suggerito subito un tema che avevo già
incontrato in passato, nella cultura buddista giapponese.
“I corpi nascono nel mezzo del vuoto”, parafrasando un
verso di un testo di Hagakure: la contrapposizione tra
materiale e immateriale è stato un catalizzatore per
questa composizione. Ancora una volta tratto la vocalità
con una tecnica tra il cantare e l’espirazione esagerata,
che conferisce alla linea vocale una drammaticità e, non
ultima, un’espressività “composta” e quindi indicata nella
partitura. Grazie alla musica il testo poetico viene
“ripensato”: alcuni frammenti vengono messi in relazione
secondo una ragione non legata all’ordine temporale
(della lettura, del testo) ma in un processo di
“reminiscenza” tutto interno al lettore, o a un lettore
modello. La composizione è stata scritta per l’Ensemble
Kujoyama, gruppo giapponese basato a Kyoto, che ho
fondato nel 2010, al quale sono profondamente legato
da una bellissima amicizia». Roberto Fabbriciani
Jean-Luc Hervé
interpreterà infine l’8 novembre alla Chiesa della Badia
di Arezzo, coadiuvato dal coro Vox Cordis diretto da
Lorenzo Donati, Mare logos per flauto basso e dodici
voci, commissione della Fondazione Cisalpino di
Arezzo. Così presenta il lavoro Sannicandro, citando
le parole di Massimo Cacciari che lo hanno ispirato:
«Logos, la parola. Una parola viene confrontata con
l’ente che cerca di rappresentare: si scopre allora che
questo, nella sua molteplicità di aspetti, richiede
altrettante parole. L’univoco e il molteplice quindi.
Perché anche una sola parola grazie ai suoi suoni può
avere una valenza (musicale) molteplice, basta
esaminarla in profondità, ritualizzarla, inciderla in una
materia inconsueta per illuminarne lati inusuali. Togliere
la parola a chi ce l’ha, affidandone invece un’immagine
(sonora) che ricorda il mare stesso e affidare la parola a
chi non potrà mai pronunciarla, invertire l’ordine delle
cose, per ascoltare cos’hanno da dire, ciascuno, il
mondo del significante, il mondo del significato, sull’altro
da sé. Thálassa è [...] quello più usuale perché quello
materno: nel suo grembo sono cresciuti, lungo i suoi
cammini hanno viaggiato per conoscere. [...] Non è
nome generico del mare; è nome di persona. Pélagos
rappresenta la vasta distesa, l’interminabile plaga
dell’alto mare. Quando come un deserto, il mare ci
abbraccia da ogni lato, e a un tempo ci custodisce e
minaccia. [...] E le “salmaste parole” che ne intessono il
canto appartengono allo háls. [...] Ma quando possiamo
immaginarci il Mare come cammino, quando l’occhio
discerne nell’inquietudine del pélagos la possibile via, e
la cerca e la prova, allora póntos diviene il suo nome più
proprio. [...] Il Mare non è arabile [...] questo indica il suo
epiteto, [...] Atrygetos non implica nessuna idea di
assoluta sterilità, di assenza di vita, non contraddice
quell’intelligenza del Mare. [...] Polyphloisbos,
multirisonante, il Mare d’Europa; tutte le sue lingue
congiurano nel nominarlo nella molteplicità dei suoi volti,
senza mai esaurirne il significato. Mosaico di nomi, che
ritroviamo in quell’instancabile (átrytos, davvero!) gioco
di echi. [...] L’agitazione del Mare (sálos) è immanente
alla città dell’Arcipelago; il Mare non si arresta alle loro
rive, ma risuona nelle voci dell’agorá (Massimo Cacciari,
L’arcipelago, Adelphi, 1997)». Tre riprese di lavori di
Sannicandro avranno luogo nell’arco di poche settimane
in Germania: il 1° ottobre Klaus Schoepp esegue a
Berlino Songs of Anxiety per flauto amplificato; il 24
ottobre la Fachhochschule di Kiel propone Odi di
levante per sei strumenti, nell’interpretazione del
Chiffren Ensemble diretto da Johannes Harneit, che
riprenderà il pezzo il 21 novembre al Kampnagel di
Amburgo. Infine, il Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” del
Teatro alla Scala ospiterà il 12 novembre la prima
esecuzione italiana di Aquae per otto strumenti,
nell’interpretazione dell’Ensemble “Giorgio Bernasconi”
dell’Accademia della Scala diretto da Marco Angius.
Sviluppo continuo
Il Festival Traiettorie di Parma ospita il 28
ottobre alla Casa della Musica la prima
esecuzione assoluta di Algorithmic Beauty
per viola, nell’interpretazione di Gilles
Deliège, solista dell’Ensemble Sillages.
Spiega il compositore: «A differenza degli
animali, che non crescono se non per una
parte della loro vita, le piante si sviluppano e
si trasformano di continuo. Algorithmic
Beauty ha per modello la crescita vegetale.
Il pezzo sviluppa un materiale molto
semplice (un gesto glissato) secondo un
processo direzionale identico dall’inizio alla
fine. Il titolo fa riferimento all’opera del
matematico Aristid Lidenmayer, The
Algorithmic Beauty of Plants, in cui l’autore
definisce la crescita delle piante secondo il
modello di algoritmi matematici. Il pezzo è
dedicato a Gilles Deliège, che lo terrà a
battesimo». Nello stesso concerto l’Ensemble
Sillages diretto da Léo Warynski riprenderà
En mouvement per sette strumenti, che il
complesso avrà già eseguito il 6 ottobre
anche alla Fundación BBVA di Bilbao. Il
pezzo è in cartellone anche il 15 ottobre al
Morat-Institut di Freiburg i.B.,
nell’interpretazione dell’Ensemble
Recherche.
Giovanni Verrando
Linguaggio e rappresentazione
Il 15 settembre il Festival Unerhörte Musik di Berlino
ha ospitato una ripresa di Second Born Unicorn per
pianoforte solo, nell’interpretazione di Luca Ieracitano.
Il 24 ottobre Krummholz per trio d’archi con e senza
corde, percussione e elettronica è in programma a
Vilnius nel contesto del Gaida Festival, affidato a
RepertorioZero, nell’ambito del
progetto BeforeZero coprodotto dal
Festival di Milano Musica, dalla Ernst
Von Siemens Musikstiftung e dal Cirm
di Nizza. Il 21 novembre avrà luogo a
Treviso la prima esecuzione assoluta
del primo movimento di Keekee Bouba
per voce e quattro musicisti,
commissione dell’Ensemble Arsenale,
che ne sarà interprete, per il
decennale della fondazione. Così
Verrando presenta il nuovo lavoro: «In
Keekee Bouba la voce è usata come strumento
generatore di suoni, conformemente agli strumenti che
l’affiancano. Il brano non fa riferimento ad alcun testo
preesistente, essendo composto
da parole isolate, fonemi, suoni
vocalici e consonantici, legati da
un lato alla prassi degli strumenti
utilizzati e al loro spettro, e d’altro
lato agli studi sull’evoluzione del
linguaggio parlato. In una ricerca
sulla connessione fra le singole
parole e gli oggetti o le forme da esse evocate,
Vilayanur Subramanian Ramachandran ed Edward
Hubbard hanno infatti indagato la facoltà
rappresentativa del linguaggio, capace di rimandare alle
qualità intrinseche e formali dell’oggetto nominato. Nei
loro esperimenti hanno dimostrato che i soggetti
coinvolti associano senza indugio l’inflessione tagliente
del termine con le K a un oggetto dalle forme spigolose,
mentre “Bouba” è abbinato a una forma arrotondata.
Dunque il nome dato agli oggetti può non essere
arbitrario, richiamando qualità tecniche dell’oggetto
stesso. Allo stesso modo, i suoni e le singole parole che
compongono Keekee Bouba richiamano le qualità
Federico Gardella
tecniche dei suoni strumentali. Inoltre, in Keekee Bouba
uso un daxophone, strumento inventato da Hans
Reichel qualche decina di anni fa. Ho fatto costruire due
daxophone appositamente per me per quest’occasione
da un liutaio americano e da uno italiano. I daxophone
dialogano con la voce in un territorio d’indagine sul
suono che dimora fra lo scientifico e
l’illusorio, fra dei dati e uno sconnesso,
ruvido delirio. Il 21 novembre l’ensemble
Arsenale ne presenterà il primo
movimento; la parte restante del brano
verrà composta ed eseguita nel futuro
prossimo». Giovanni Verrando sta
attendendo alla composizione di Fourth
Born Unicorn, nuovo brano solistico che
vedrà la luce in due versioni: per viola
d’amore e per viola. Commissionato da
Marco Fusi, sviluppa lo stesso contenuto
in due direzioni: una prima, nel brano per viola d’amore,
con suoni dallo spettro più opaco e arrotondato; una
seconda, per viola, con una spettralità più trasparente e
brillante. Il brano sarà presentato in prima
esecuzione assoluta, in entrambe le
versioni, nella primavera 2016. Giovanni
Verrando è stato chiamato per l’anno
accademico 2015-16 come Visiting
Professor in composizione e orchestrazione
Daxophone
alla Sibelius Academy di Helsinki. A partire
dal mese di ottobre terrà lezioni, seminari a
tema e conferenze pubbliche sulle materie in questione
e sulla sua musica, sulla ricerca nell’ambito della nuova
liuteria, sull’orchestrazione e gli argomenti ad essa
connessi. Nell’autunno vedrà la luce un saggio di
Verrando su Krummholz nei «Quaderni del
Conservatorio di Milano»: vi viene descritta la ricerca
sulla liuteria compiuta in Krummholz, l’idea dello
strumento come meccanismo composito (costituito non
solo dallo strumento acustico, ma dalla sua
amplificazione, dagli utensili abbinati ad esso e da altro
ancora), il rapporto con la figura in piena metamorfosi
del musicista da camera e l’inevitabile riflessione
sull’evoluzione della notazione.
Forme della lontananza
L’autunno di Federico Gardella si apre con la prima
esecuzione assoluta di Memorie di tempesta per
violoncello e pianoforte, il 9 ottobre alla Sala delle
Colonne di Ca’ Giustinian, per il 59° Festival
Internazionale di Musica Contemporanea
della Biennale di Venezia, interpreti
Francesco Dillon ed Emanuele Torquati.
In questi termini il compositore presenta il
nuovo lavoro: «Immaginare la memoria come
un’anamorfosi del tempo, come un luogo in
cui la forma degli oggetti risenta, nel ricordo,
della distanza che li separa da noi; e così, la
forma delle cose diventa il momento di
sintesi che ci parla della vita di quegli oggetti,
delle loro “storie”. Ma si tratta di un racconto
sincronico (verticale), in cui la memoria, per
cogliere il susseguirsi degli eventi, si pone al
di fuori del tempo. Osservare il tempo, come
il monaco nel dipinto di Friedrich osserva il mare,
studiarne le pieghe, verificarne le increspature: è così
che in queste Memorie di tempesta ho cercato di
declinare il rapporto tra forma e memoria, tra il tempo e
la dimensione atemporale del ricordo. Ma ogni musica è
pensata, nella mente di chi la scrive, in un luogo preciso
(reale o immaginario): una tempesta in lontananza, è
questo lo spazio in cui, per me, questa musica risuona».
La composizione verrà ripresa il 25 novembre a Roma,
per il Festival di Nuova Consonanza, da Franz Ortner e
Clemens Zeilinger, solisti del TrioVanBeethoven. Una
novità per viola sola è in cartellone il 21 novembre alla
Yodobashi Church di Tokyo, nell’interpretazione di
Tomoko Akasaka. Il lavoro sarà presentato nel prossimo
numero delle ESZ News. Il 18 luglio Jeder
Mensch trägt ein Zimmer in sich per voce
femminile su testo di Franz Kafka è stato
proposto a Treviso dal soprano Lisa La
Pietra nel corso della manifestazione
“Venice Acque” di ArtExpo 2015. Dal 6 al
13 settembre Federico Gardella è stato
invitato come Assistant Faculty al Takefu
International Composition Workshop. In
quel contesto l’11 settembre sono stati
eseguiti Cinque cori notturni sotto la costa
per flauto contralto nell’interpretazione di
Mario Caroli e Architetture del canto e del
silenzio per ensemble, interpreti Yoshie
Ueno (flauto), Nozomi Ueda (clarinetto), Yasutaka
Henmi (violino), Tomoki Tai (violoncello) e Kenichi
Nakagawa (pianoforte), sotto la direzione di Seitaro
Ishikawa. Sandro Gorli, alla testa del Divertimento
Ensemble, interpreterà il 3 ottobre Im Freien zu spielen
per clarinetto, violino, violoncello e pianoforte alla Salle
Ockeghem di Tours. Infine, Voice of Wind per voce
femminile (utai) e flauto basso è in programma il 14
dicembre allo Hakuju Hall di Tokyo, nell’interpretazione
di Ryoko Aoki e Kazushi Saito.
Una commissione dell’Ensemble
Arsenale mette a frutto le
scoperte delle neuroscienze in
campo linguistico
Aldo Clementi
Laura Catrani e Davide Cavalli
hanno interpretato il 7
settembre al Palazzo della
Cultura di Catania, per
l’Associazione Musicale Etnea,
Due poesie per voce e
pianoforte su testi di Rainer
Maria Rilke e Victor Hugo.
La Chiesa di S. Carlo di Borås
(Svezia) ha ospitato il 13
settembre, nell’ambito della
rassegna Ny Musik, un
concerto monografico
interpretato da Alissa Cheung,
Staffan Larson, Anna Lindal,
Eva Lindal, Clemens Merkel,
violini, Stéphanie Bozzini,
Joar Skorpen, viola, e
Isabelle Bozzini, violoncello.
Il programma prevedeva Due
canoni circolari per tre flauti
dolci (o tre violini), Duetto per
flauto, clarinetto e due
strumenti in eco nella versione
per quattro archi, Canone
circolare per quattro strumenti
ad libitum, Canzonetta per
flauto contralto e flauto
registrato nella versione per
due archi e Otto frammenti da
una Ballade di Charles
d’Orléans sul tema de
L’homme armé nella versione
per archi. Infine, il Festival
Traiettorie di Parma ha
proposto il 30 settembre alla
Casa del Suono di Parma
Collage 2 per nastro
magnetico.
Novità cameristica alla Biennale,
immediatamente ripresa al
Festival di Nuova Consonanza
Javier Torres Maldonado
La Fundación BBVA propone
a Bilbao il 6 ottobre Interstizi
per violino e violoncello
nell’interpretazione
dell’Ensemble Sillages. Lo
stesso gruppo presenterà una
novità per quartetto d’archi il 24
novembre al Petit Théâtre del
Quartz di Brest.
9
Expo, la Biennale e il
Concertgebouw ospitano
tre nuovi lavori di ricerca
Admir Shkurtaj
L’opera da camera Katër i
radës. Il naufragio – su libretto
di Alessandro Leogrande dal
romanzo-reportage Il naufragio
che ha per soggetto
l’affondamento nel Canale
d’Otranto d’una motovedetta
carica di 120 profughi albanesi
nel 1997 –, dopo i fortunati
allestimenti alla Biennale di
Venezia del 2014 e ai Cantieri
Teatrali Koreja di Lecce, è ora
disponibile in una pubblicazione
in Cd (Anima Mundi AM 32),
con la direzione di Pasquale
Corrado.
Andrea Manzoli
Il compositore si è qualificato
tra i finalisti del Concorso
biennale del Teatro dell’Opera
di Roma, con il progetto
L’amore oscuro - Tosca
raccontata da Scarpia, musica
di Andrea Manzoli, libretto di
Sandro Naglia. Il 9 ottobre
saranno eseguite presso il
Teatro Nazionale scene o parti
compiute delle tre opere
finaliste.
10
Pasquale Corrado
Frenesie, dualità, stasi
Tre le prime esecuzioni assolute per Pasquale Corrado
soltanto nell’autunno 2015. Insequenza per flauto,
clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussioni
è stato proposto il 20 e 21 settembre all’Expo Gate
di Milano per la rassegna Nutrire la Musica,
nell’interpretazione dell’ensemble Sentieri Selvaggi diretto
da Carlo Boccadoro. Spiega il compositore: «Insequenza
è una riflessione sul concetto di movimento e di stasi
(frenesia articolativa contrapposta a una calma apparente
che brulica sempre di piccole perturbazioni), di luce e
buio, di freddo e caldo, di silenzio e suono. Il pezzo è il
frutto di una riflessione che non concepisce moto e stasi
come contrapposti, la stasi come negazione del moto
e il moto stesso come negazione della stasi, bensì
concepisce la stasi come caso limite del moto, con
velocità tendente a zero, caso particolare del movimento
che diventa moto con velocità uguale a zero, insomma
come grado zero del moto. Molti fenomeni naturali, come
il buio, il freddo, il movimento, appunto, possono essere
interpretati a seconda di come la nostra mente si
relaziona ad essi: possiamo, ad esempio, interpretarli
come opposti oppure come estremi». Il 2 ottobre il 59°
Festival Internazionale di Musica Contemporanea della
Biennale di Venezia ospita nella Sala delle Colonne di Ca’
Giustinian la prima esecuzione assoluta di Ritorna ancora
per quintetto di fiati, interprete lo Slowind Quintet. Con
queste parole Corrado presenta il nuovo pezzo: «Ombre
della memoria, ridondanze febbrili di ribattuti puntiformi.
Balbuzie d’incontenibilità espressiva. Effetti percussivi
stranianti, pizzicati di corde d’aria che s’inerpicano in soffi
violenti, quasi tribali. Monologhi musicali in cui la voce di
uno strumento diviene personaggio. Sono questi gli
archetipi del mio linguaggio compositivo, in cui la
reiterazione continua dei gesti determina l’incessante
frenesia comunicativa, un virtuosismo non fine a se
stesso, ma vettore dell’energia trasmessa all’ascoltatore.
Il brano nasce dall’osservazione di singoli oggetti sonori e
articolativi visti da diverse angolazioni attraverso una
sorta di visione cubista che destruttura prima di strutturare
una forma compiuta, distorce prima di rispettare un
percorso rigoroso, scompone prima di creare
memoria di quel che è stato». Sarà infine l’Ensemble
Intercontemporain diretto da Matthias Pintscher a
presentare il 24 ottobre, nella cornice del Concertgebouw
di Amsterdam, la prima esecuzione assoluta di D’estasi
per grande ensemble. Racconta il compositore: «Il pezzo
è stato ispirato dall’osservazione del dipinto L’Estasi di
Santa Cecilia di Raffaello. L’opera d’arte, del 1514,
rappresenta Santa Cecilia al centro di una conversazione
sacra, circondata da quattro santi e strumenti musicali. La
caratteristica che più mi ha impressionato è la centralità di
Santa Cecilia: circondata da quattro santi (San Paolo, San
Giovanni, Sant’Agostino e Maria Maddalena, ognuno
correlato alla crescita celeste e all’estasi), Cecilia è l’unica
in grado di sentire la musica celestiale suonata sopra di
loro dagli angeli. La pittura simboleggia così le passioni
umane in contrapposizione al culto divino. L’idea alla base
del mio pezzo nasce da questa stessa dualità tra terrestre
e celeste. Ho diviso la struttura musicale del brano in sei
zone, una per ogni figura rappresentata da Raffaello, più
una che simboleggia la figura di Cristo (non rappresentata
nel dipinto, ma implicitamente presente nell’animo di
Cecilia e raffigurata da un coro angelico). La prima zona è
caratterizzata da battiti. Un suono scuro, denso, grasso,
costantemente ripetuto e circondato da fasci di luce che
brillano. Il primo oggetto si alimenta con energia innescata
da piccoli o grandi delay sempre diversi tra loro, ma
generati da una scintilla comune. Questa zona del pezzo
è caratterizzata dallo stesso oggetto descritto e visto da
diverse prospettive attraverso una sorta di visione cubista.
Allo stesso modo, Santa Cecilia, anche se si trova al
centro della conversazione, emerge dalla pittura come
figura unica dando senso a tutta la rappresentazione.
La seconda area musicale del pezzo è descritta da
spirali di fruscii di diversi colori che coinvolgono
progressivamente sempre più strumenti e gradualmente
si estendono all’intero registro. Emerge il dualismo tra
registro acuto e grave, luce e buio, crescendo e
diminuendo. Questa zona rappresenta l’atteggiamento
meditativo di San Paolo dando le spalle allo spettatore
e girando la testa per definire il suo profilo. Ritmica,
esasperante ritmica. Ricorrenza di piccoli oggetti che
danno vita a piccole figure grandi o molto grandi
caratterizzano la terza zona. Il carattere è quasi sempre
lo stesso, ma tutto cambia in modo graduale e quasi
impercettibile per creare nuove forme, nuovi oggetti.
In questa sezione è chiaro il richiamo a San Giovanni
Evangelista sullo sfondo, riconoscibile dal libro ai suoi
piedi su cui si trova l’aquila. Un lungo crescendo, come
le onde che si infrangono sugli scogli, sempre più
voluminoso, sempre più pesante e instabile definisce la
quarta zona. Come un fiume che raccoglie e trascina il
fango fino a diventare troppo denso e pieno, non può fare
a meno di straripare. Lo sguardo di San Giovanni si
interseca con gli occhi S. Agostino. La quinta area è piena
di balbuzie che dal registro grave, lentamente e con
difficoltà, cercano di riconquistare il registro superiore.
Sequenze melodiche che balbettano attraverso pizzicati
d’aria, puntillismi ritmici esasperati, pulsazioni poliritmiche:
Maria Maddalena, infine, che tiene in mano l’ampolla degli
unguenti e fissa lo spettatore. L’ultima area è la zona più
“lirica” della composizione: una foresta di fonemi
articolativi, di fruscii di corde e soffi avvolge la costruzione
di una melodia riverberata da più strumenti. Echi di
un’arcana melodia, come gocce d’acqua che ciclicamente
si propagano nel lago. La presenza di Cristo. L’estasi di
Santa Cecilia è un’opera estremamente innovativa:
elimina la tradizionale immagine della divinità facendo
dell’“estasi” in sé il tema principale della scena: il Cristo,
in questo senso, è implicitamente contenuto nell’anima
del santo. Nel 1965 la storica dell’arte Anna Maria Brizio
ha scritto: “La divinità appare negli occhi, è nel cuore
di Santa Cecilia, così come la musica non risuona
materialmente al suo orecchio, ma solo nella sua
anima”». Sono in programma per il 5 settembre e il 3
ottobre presso la Domus Magna di Bergamo le ultime
repliche di Donizetti Alive, opera diffusa sulla vita e l’arte
di Gaetano Donizetti su libretto di Julio Garcìa-Clavijo,
commissione della Fondazione Donizetti. Drammaturgia e
regia sono di Ugo Giacomazzi e Luigi Di Gangi, le voci di
Francesca Pacileo, Alessandro Ravasio, Maurizio Leoni,
la recitazione di Tiziano Ferrari, Simone Baldassari,
Barbara Esposito; il Coro Donizetti è diretto da Fabio
Tartari e coadiuvato dagli strumentisti del Cantiere
Donizetti, diretto da Pasquale Corrado. Infine,
Interference per due indossatori/percussionisti è in
programma l’1 e 2 ottobre all’ex Chiesa di San Carpoforo
di Milano; ne saranno interpreti i percussionisti di
Klangbox.
È disponibile on line il nuovo catalogo generale 2015 delle Edizioni Suvini Zerboni.
Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it.
Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo
e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore.
Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori,
notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali.
Gabriele Cosmi
Figure, dinamismi, dialoghi
Q uattro le prime per Gabriele Cosmi nella seconda parte del 2015.
Il soprano Lisa La Pietra ha presentato Gli altri non muoiono mai per
voce sola il 16 giugno alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice di
Venezia, con repliche il 4 luglio sempre a Venezia, a Ca’ Dolfin, il 18
luglio alla Loggia dei Cavalieri di Treviso, il 28 luglio per il Festival sulle
Acque di Chieti, il 20 settembre a Fossacesia (Chieti) alla rassegna
“Traboccando di note… classiche”, il 30 settembre al Telecom Future
Center di Venezia, infine il 18 ottobre al Teatro Comunale Fenaroli di
Lanciano. Così l’Autore spiega il nuovo lavoro: «Il testo usato è il
risultato di un filtraggio compiuto su quattro lettere scritte da quattro
donne diverse nei momenti antecedenti al suicidio. Sono state
selezionate frasi differenti, riconducibili a stati d’animo contrastanti, che
non riportassero nessuna traccia esplicita dell’atto che è seguito alla
scrittura delle lettere. Una frase dal significato ambiguo, “La mia stanza è
una stella”, ciclicamente si ripresenta lungo tutta la
composizione. Inizialmente a questa frase fanno eco delle
altre frasi di natura positiva come “una gita in montagna,
un bacio, un lago”. Gradualmente le frasi satellite svelano
una natura più drammatica, ossidando la natura sognante
del verso cardine. Tra versi e linee vocali viene instaurato
un rapporto dunque di identità; gli stessi processi
compositivi applicati alla musica (interpolazioni, riverberi,
accelerazioni, etc.) rimbalzano sul testo e sulle relazioni
testuali. A differenza di quanto accade spesso nella
letteratura vocale, l’interprete non è protagonista di un
fatto teatrale; all’esecutore viene richiesto di mantenere
un atteggiamento di massima freddezza e sobrietà interpretativa; non
deve impersonarsi in una delle quattro donne. Il brano è concepito come
una percezione interiore di una folla di pensieri differenti che coesistono
simultaneamente in un unico spazio sonoro con oscillazioni di rapporti
logici con rapporti contrastanti. L’immobilità scenica e l’ambiguità
testuale sono gli unici elementi drammaturgici presenti in scena».
La medesima interprete ha proposto con la clarinettista Alessia Gloder, il
30 settembre al Telecom Future Center di Venezia, Argia per soprano e
clarinetto. Racconta Cosmi: «In diversi lavori scritti negli ultimi anni, per
strumenti monodici soli o contrapposti all’ensemble, all’orchestra o
all’elettronica, mi sono concentrato sulle possibilità di moltiplicazione e
ispessimento delle linee sonore creando strutture che riproducessero
virtualmente polifonie a due o a più voci: polifonie di risonanze, di
moltiplicazioni o di fibrillazioni di ambiti armonici polarizzati. Questo è
stato fatto non solo attraverso la costruzione di ambienti di risonanza fatti
da altri strumenti attorno al solista; anche nella scrittura del singolo
strumento i comportamenti melodici e figurali mettono l’accento su
un’analisi che la figura compie su se stessa. Nel brano Gli altri non
muoiono mai, per voce sola, anche il testo concorre al raggiungimento di
complesse polifonie virtuali. Ho composto Argia, dunque, riprendendo la
mia recente composizione per voce sola, ampliandola e sommando alle
già esistenti risonanze sonore e testuali quelle di un clarinetto che
scolpisce l’evento sonoro vocale, conferendo una maggiore articolazione
e dettaglio a quelle polifonie che vengono virtualmente generate dalla
voce. Nel brano originale il testo si colloca in un rapporto di identità con
la scrittura vocale; in Argia anche il clarinetto concorre con coerenza a
questo rapporto divenendo venatura e analisi della linea vocale».
Il Museo Novecento di Firenze ha ospitato il 16 settembre nell’ambito
della rassegna Firenze Suona Contemporanea la prima esecuzione
assoluta del I movimento di Fünf Türme, suite per violoncello solo,
nell’interpretazione di Michele Marco Rossi, solista del Flame Ensemble.
Il medesimo interprete ha proposto la prima esecuzione assoluta del
II movimento il 18 settembre a Terni, presso l’Accademia Filarmonica
Umbra. In questi termini il compositore spiega il nuovo lavoro: «Fünf
Türme è una suite per violoncello solo in cinque movimenti. Nei miei
appunti ho composto una brevissima figura di pochi secondi che
possedeva, nonostante la durata ridotta, delle relazioni di tipo funzionale
tra materiali differenti. L’assoluta brevità comportava il repentino
accostamento di elementi eterogenei, una sorta di grado zero tra lessico,
grammatica e sintassi. Lungo il primo movimento viene dato spazio
all’evento sonoro che può quindi dispiegarsi nel tempo. Attivando delle
procedure compositive e osservando con punti di vista differenti la
materia, ho generato, per derivazione, altre quattro strutture madri che
governano le logiche formali dei restanti quattro movimenti. In tutti
i movimenti è dunque presente una figura portante diversa ma al
contempo tutte le figure comunicano tra loro e derivano tutte, con
modalità differenti, dalla prima. I movimenti dunque, pur sviluppando
declinazioni differenti di uno stesso evento, dialogano fra loro. Vi è un
rapporto formale bipolare; ogni movimento è necessario per offrire lo
Quattro prime cameristiche e un
articolato concerto monografico
spazio di apertura di un materiale concentrato, ma simultaneamente
questa apertura illumina e lascia trasparire i gradi parentali con le altre
strutture madri. Ciò a cui si assiste è un continuo annebbiamento di
confine tra un monologo e un soliloquio, tra il parlare ed il parlarsi.
La composizione è dedicata a Michele Marco Rossi, al suo brillante
virtuosismo e alla sua intelligenza e profondità interpretativa». Chiude la
serie delle prime Again! per ensemble, in programma il 23 e 24 ottobre
all’Expo di Milano, per la rassegna Nutrire la Musica, nell’interpretazione
del Divertimento Ensemble diretto da Sandro Gorli. Racconta l’Autore:
«Riflettendo sulla tematica Nutrire il Pianeta, sono stato catturato
dall’aspetto paradossale che caratterizza il tema dell’Expo: fin da tempi
remoti il pianeta, con i suoi elementi e i suoi frutti, ha influenzato e nutrito
l’esistenza dei propri abitanti. Nello scorrere dei secoli questa condizione
si è ribaltata al punto tale da sentire l’esigenza di richiamare l’attenzione
e la coscienza dell’essere umano a una maggiore responsabilità e
protezione nei confronti del nostro vecchio pianeta; oggi siamo tutti
chiamati a renderci partecipi d’una colossale inversione dei ruoli. Ho
concepito questo rapporto come una prima fase di un percorso ciclico
mantenendo uno sguardo positivo in merito: nutrire il pianeta affinché
possa ricominciare a nutrirci. Il titolo della mia composizione, Again!,
rappresenta appunto un’esortazione a spingere questa ruota virtuale
dei ruoli affinché si ritorni a un equilibrio naturale. La circolarità
diviene dunque il vero fattore generatore di forma della composizione:
delle fasi vengono continuamente percorse e ripercorse trascinando
elementi da fasi precedenti e incorporando caratteristiche delle
successive. Una forma continua dunque, in cui le strutture portanti
della composizione si ramificano e informano anche le deviazioni più
periferiche. Elementi originari e derivazioni lontane si rincorrono a
velocità differenti, coesistenti entrambe, in uno stesso anello». Un
concerto monografico, impreziosito da diverse prime esecuzioni, è in
programma a Milano il 12 novembre all’Auditorium Di Vittorio per gli
Amici di Musica/Realtà. Roberto Fabbriciani, flauto, Maurizio Ben Omar,
percussioni, e Alfonso Alberti, pianoforte, eseguiranno Guadix, tre
intermezzi per pianoforte, in prima esecuzione integrale, Trio n. 3 per
flauto, percussioni e pianoforte, in prima esecuzione assoluta,
Quadrittico, suite per flauto, percussioni e pianoforte, in prima
esecuzione integrale, e Guadix III per flauto solo in prima esecuzione
italiana. Il terzo intermezzo di Guadix per pianoforte sarà riproposto da
Alfonso Alberti il 19 ottobre agli Amici del Loggione di Milano. In questi
termini Cosmi spiega l’impaginazione della serata all’Auditorium Di
Vittorio: «Il concerto che Musica/Realtà dedicherà alla mia musica da
camera è stato interpretato come l’esecuzione di una serie di pezzi che
insieme formano un’unica grande composizione della durata di circa
un’ora. A dialogare in stretto rapporto con la musica vi era in programma
una performance del pittore Gabriele Amadori che prematuramente e
inaspettatamente purtroppo ci ha lasciati lo scorso giugno.
L’organizzazione delle composizioni nel tempo, le modalità della
gestione formale del concerto e i rapporti fra gli strumenti e la forma, che
erano nati per veicolare il dialogo e lo scambio fra musica e pittura sono
rimasti invariati: mi piace pensare che la presenza di Gabriele, anche se
non fisica, influisca e caratterizzi l’esito del concerto negli aspetti più
profondi. I brani che si alterneranno presentano due tipi di organico:
quattro brani per strumento solo e quattro per trio. Trio n. 3, dedicato a
Luigi Pestalozza, si colloca come polo d’arrivo dell’intero concerto. La
composizione si articola in tre movimenti nei quali, partendo dal primo, la
materia sonora si presenta in uno stato diafano nel quale vengono solo
intravisti i contorni di una figura. In momenti fugaci traspaiono frammenti
di una figura pulsante che trova il suo spazio nel secondo movimento
con un’ampia zona di percussione concertante. Nel terzo movimento la
materia perde gradualmente intensità e vigore giungendo lentamente a
uno stadio di stasi. Verrà inoltre eseguito in prima esecuzione integrale il
ciclo di tre intermezzi pianistici, Guadix, iniziato nel 2010 e terminato nel
2015. I tre brani offrono altrettante diverse declinazioni di una struttura
comune; nei tre pezzi viene illuminata e interpretata in modi differenti.
Il quarto pezzo solistico è Geghard III, per flauto solo, che rappresenta
la terza composizione di un ciclo di pezzi dedicati al flauto solista.
Si interpolano ai pezzi solistici i quattro movimenti che costituiscono
Quadrittico, suite dedicata alla memoria di Gabriele Amadori. In questo
lavoro si alternano quattro brevi pezzi per trio che si intermezzano ai
pezzi solistici. Ciascuno dei movimenti riprendono brevi immagini dal Trio
n. 3 o la strumentazione di figure appartenenti ai pezzi solistici. Figure,
strutture e dinamismi ciclicamente si ripresentano sotto vesti diverse
generando un dialogo tra composizioni diverse lungo il tempo del
concerto: metaforicamente sarebbe stato questo il senso del lavoro
incrociato fra la mia musica e l’arte di Gabriele Amadori».
11
Prime all’ombra di grandi
scrittori, da Schulz a Calvino
Franco Donatoni
Il Festival Traiettorie di Parma
ha proposto il 30 settembre alla
Casa del Suono di Parma
Quartetto III per nastro
magnetico. Nell’ambito della
stessa rassegna, il 15 ottobre
verrà ripreso nel Ridotto del
Teatro Regio For Grilly,
improvvisazione per sette
strumenti, interprete Marco
Angius alla testa degli
Ensemble Prometeo e
Ensemble Windkraft, che
replicheranno l’esecuzione il 16
ottobre a Bolzano, per il
Festival di Musica
Contemporanea. Il Divertimento
Ensemble diretto da Sandro
Gorli interpreterà il 3 ottobre
alla Salle Ockeghem di Tours
Etwas ruhiger im Ausdruck per
flauto, clarinetto, violino,
violoncello e pianoforte.
Il pezzo sarà riproposto il 5
novembre per il Bologna
Festival all’Oratorio San Filippo
Neri dall’Ex Novo Ensemble,
che nel medesimo concerto
eseguirà anche Lumen per sei
strumenti.
Luciano Berio
Il Festival Traiettorie di Parma
ha proposto il 30 settembre alla
Casa del Suono di Parma
Mutazioni e Perspectives per
nastro magnetico. L’Arditti
Quartet interpreterà il 14
novembre alla Sala
Shakespeare del Teatro Elfo
Puccini di Milano, nell’ambito
del Festival di Milano Musica,
il Quartetto per archi.
Niccolò Castiglioni
Il Festival Traiettorie di Parma
ha proposto il 30 settembre alla
Casa del Suono di Parma
Divertimento per nastro
magnetico. Gli ensemble del
Conservatorio “Giuseppe Verdi”
di Milano e del CNSMD di
Parigi interpreteranno il 3
ottobre alla Sala Puccini del
Conservatorio Tropi per
complesso da camera.
Giuseppe Sinopoli
Il Festival Traiettorie di Parma
ha proposto il 30 settembre alla
Casa del Suono di Parma
Isoritmi I per nastro magnetico.
12
Giorgio Colombo Taccani
Paradossali, diafani, elementari
Tre importanti prime esecuzioni di lavori per ensemble
di diverso organico per Giorgio Colombo Taccani nel
periodo in arrivo. Il 15 ottobre, al Ridotto del Teatro
Regio di Parma, verrà presentato Il secondo autunno Omaggio a Bruno Schulz per nove strumenti.
Commissionato dalla Fondazione Prometeo, ne
saranno esecutori l’Ensemble
Prometeo e l’Ensemble
Windkraft diretti da Marco
Angius. Così il compositore
presenta il lavoro: «“Questo
secondo autunno della nostra
provincia non è altro che un
miraggio malato, proiettato in
dimensioni ingigantite nel nostro
cielo dalla bellezza morente,
chiusa nei nostri musei. Questo
autunno è un grande teatro
ambulante che inganna con la
poesia, un’immensa cipolla
variopinta che si sfoglia, un velo
dopo l’altro, in un panorama
sempre nuovo. Mai si raggiunge
il fondo. Regna il caos, e ognuno
tira le corde del sipario, e il cielo,
il grande cielo d’autunno, appare negli squarci dei
fondali e risuona tutto del cigolio delle carrucole. E al di
sopra di tutto questo, una fretta febbrile, un carnevale in
ritardo e senza fiato, un panico da sala da ballo innanzi
l’alba, una torre di Babele di maschere che non
riescono a trovare i loro abiti veri”. Visionario, ironico,
tessitore di metamorfosi e di creazioni infinite,
malinconico falsario. Queste e molte altre sono le
definizioni che si possono dare a Bruno Schulz,
scrittore polacco la cui grandezza è pari all’esiguità
degli scritti lasciatici dalla sua tragica esistenza.
Le profonde suggestioni provenienti dalle sue pagine
(e in particolare dal breve Il secondo autunno, dal quale
sono tratte le precedenti righe) si condensano nel mio
lavoro. Nessuna volontà descrittiva di alcunché, quanto,
come riconoscente tributo, la presenza di alcuni
percorsi narrativi e figurali derivati metaforicamente
dalle pagine di Schulz: la ripresentazione ciclica e
apparentemente priva di direzione di immagini simili,
attiva sia a livello di singole figure sia di interi episodi (le
prime due sezioni vengono immediatamente riproposte,
con proporzioni variate e con nuove digressioni),
l’evoluzione sempre più caotica e scompostamente
paradossale, testimoniata in particolare dal penultimo
episodio, aperto dall’esitante proporsi del clarinetto
attorno a un singolo suono, che viene portato
gradualmente a diventare una ridda di glissati acuti,
non molto dissimile dalle proliferazioni di uccelli
strepitanti evocate nella soffitta dalla demiurgica figura
del Padre schulziano; ancora, le pietre che tagliano lo
scorrere di un tempo distorto con la loro scansione
inerte e meccanica o, infine, la voluta enfasi degli
accordi in fortissimo all’approssimarsi della fine del
brano, incapaci di raggiungere la conclusione
svuotandosi presto di forza, a mostrare dietro
all’uniforme seriosamente luminosa la stoppa, la paglia
e la cartapesta del fantoccio». Il secondo autunno verrà
ripreso il giorno successivo, 16 ottobre, nell’ambito
del Festival di Musica Contemporanea di Bolzano.
Crawler per sei strumenti troverà invece la sua prima
esecuzione il 9 dicembre al Teatro Grande di Brescia.
A presentarlo, diretto da Carlo Boccadoro, sarà
l’ensemble Sentieri Selvaggi, committente del lavoro.
Dice Colombo Taccani: «Dopo Watcher, che con la
sua continua e violenta dinamicità aveva aperto
l’affascinante collaborazione con Sentieri Selvaggi si
è concretizzato, in una sorta di dittico, Crawler, con
caratteri diametralmente opposti e complementari
rispetto al lavoro preesistente. Abbiamo ora un lavoro
tendenzialmente ancorato a dinamiche esili e a timbri
sfumati, spesso gracili, a partire dall’ottavino tenuto nel
registro grave che occupa buona parte dell’avvio del
pezzo, riproponendosi poi nelle pagine successive,
oppure alla chiusa affidata al colore diafano di due flauti
dolci soprani. È comunque spesso percepibile un
nervosismo latente, nascosto ma pronto a
esplodere in locali intemperanze, rimanendo
tuttavia questo un aspetto secondario nella
drammaturgia complessiva del pezzo.
Il legame con il precedente Watcher è
presente non solo a livello di
complementarietà narrativa, ma anche sul
versante strutturale; anche in questo caso
spunto di partenza è un frammento di un
celeberrimo brano dei Genesis (facilmente
intuibile dal titolo…): una porzione della linea
vocale iniziale viene dilatata fino a coprire
l’intera durata di Crawler, dettando anche ogni
proporzione a livelli inferiori e imponendo
scelte molto precise e ristrette al materiale
intervallare sia melodico che armonico.
Come per tutti i miei lavori che seguono
un’impostazione generativa simile, anche ora il
legame percepibile all’ascolto con lo spunto di
partenza rimane tuttavia impalpabile; il suo influsso è
ristretto all’ambito affettivo personale, proponendosi
all’ascoltatore, tramite il titolo, tutt’al più come generica
ambientazione emotiva; assente (forse con una certa
delusione da parte di alcuni...) è qualsiasi
ammiccamento stilistico o citazione diretta del brano
generatore. Ne è riprova il fatto che da spunti medesimi
(ed è il caso anche di quello utilizzato in questa
occasione, come per altri spunti utilizzati anche tre o
quattro volte nel corso degli anni) siano stati composti
lavori diversi, profondamente lontani non solo come
destinazione strumentale ma anche per percorso
drammaturgico ed espressivo». Il 14 e il 16 gennaio al
Teatro Dal Verme di Milano e il 15 gennaio al Teatro
Sociale di Como l’Ensemble di Fiati dell’Orchestra I
Pomeriggi Musicali eseguirà I fili di Ersilia per un
ensemble di dodici strumenti a fiato, commissione dello
stesso Ente concertistico. Così il compositore presenta
il lavoro, inserito in un ampio progetto ideato dai
Pomeriggi Musicali per la stagione 2015/16 a partire
dalle Città invisibili di Italo Calvino: «Fili tesi fra le case,
ad Ersilia, a segnalare relazioni e ad invadere
progressivamente le strade, fino a renderle impraticabili
e a costringere gli abitanti a smontare l’intera città per
riedificarla altrove. Sparsi nel territorio rimangono i
simulacri intricati – i soli fili con i loro sostegni – delle
precedenti Ersilie. Immagini che si trasferiscono nella
pagina musicale in maniera diretta, sia pure
organizzate e sviluppate secondo principi e geometrie
strettamente musicali: linee in addensamento
progressivo, spesso secondo semplici procedimenti
canonici come quelli che aprono il brano e che,
ripresentati attorno a metà percorso, ne segnano la
scansione formale principale; gruppi accordali
complessi, ora statici ora pulviscolarmente turbolenti,
condotti d’improvviso a silenzi attoniti; riproposte di
gesti elementari e di facile riconoscibilità, che
incessantemente tentano di ricostruire il discorso e che
rappresentano la vera guida nell’ascolto del brano;
infine, una breve coda che, legandosi alle proporzioni
e ai materiali che regolano l’intero lavoro, disegna lo
scheletro di quanto esposto in precedenza in un
panorama ormai rarefatto, spoglio». Ricordiamo inoltre
che Carlo Boccadoro, dopo averlo già eseguito il 4
giugno scorso al Conservatorio di Cosenza, riprenderà
In controluce per pianoforte il 7 novembre presso la
Camera del Lavoro di Milano. Nox, Tellus per voce sola
verrà invece eseguito nuovamente da Akiko Kozato il
28 ottobre.
Caterina Di Cecca
Virtuosismi, elementi, sinergie
Tre le prime esecuzioni assolute per Caterina Di Cecca
nei mesi centrali del 2015. Il Parco della Musica di
Roma ha ospitato il 10 maggio nello Spazio Risonanze
Filigrane scarlatte per pianoforte, nell’interpretazione
del solista Ben Cruchley. La composizione verrà ripresa
da Alfonso Alberti il 9 novembre all’Auditorium San
Fedele di Milano nell’ambito del Festival di Milano
Musica, in occasione del Premio San Fedele 2015
“Sonate di Scarlatti e risonanze contemporanee”.
Spiega l’Autrice: «Filigrane Scarlatte vuole essere un
omaggio alla figura di Domenico Scarlatti, ricorrendo
nel 2015 il 330° anniversario della sua nascita. Il pezzo
è basato su un rapporto di somiglianza morfologica e
sintattica con la Sonata K 136 in Mi maggiore, della
quale vengono ripresi i procedimenti di scrittura
attraverso una tematizzazione delle articolazioni e dei
gesti strumentali. Ne deriva un lavoro dai forti connotati
virtuosistici in cui è dato grande rilievo all’utilizzo
idiomatico della tastiera». Il 21 e 23 settembre l’Expo
Gate di Milano ha proposto, nell’ambito della rassegna
Nutrire la Musica, Und wie Früchte sind wir per
ensemble, interprete il Divertimento Ensemble diretto
da Sandro Gorli. Racconta Di Cecca: «Il titolo consiste
in una frase tratta da Notizen zur Melodie der Dinge di
Rainer Maria Rilke. Il poeta boemo afferma che, come
i frutti di un albero sono sostenuti da un unico tronco,
anche gli uomini sono connessi da una matrice comune
che si estende su tutto il mondo. Nell’ambito dell’Expo
2015 la matrice che accomuna la Terra e i suoi abitanti
è l’energia che permette al pianeta di originare e
sostenere la vita attraverso i cicli biogeochimici. Questi
spiegano come gli elementi presenti nelle molecole
inorganiche entrino nella catena alimentare, costruendo
le molecole organiche necessarie alla vita. I cicli più
importanti sono quelli del carbonio, dell’azoto e del
fosforo. Sebbene la chimica della vita sia molto
Adriano Gaglianello
complessa, questi tre elementi caratterizzano le
principali macromolecole alimentari: il carbonio è
infatti il componente principale dei carboidrati,
che sono fonte di energia; l’azoto è essenziale per la
formazione delle proteine, che sono gli elementi
strutturali dell’organismo; il fosforo costituisce i lipidi, in
particolare i fosfolipidi, che avvolgono e proteggono le
cellule. La forma musicale ricalca in modo immaginario
i percorsi di ogni elemento (carbonio, azoto e fosforo)
con un trio di strumenti che lo identifica nella sua
interazione con il mondo esterno. Alla rappresentazione
dei tre cicli, a cui corrispondono tre movimenti senza
soluzione di continuità, segue un quarto momento
che condensa tutti i precedenti e porta al definitivo
raggiungimento delle “molecole della vita”». È stato
infine tenuto a battesimo in Germania, il 27 settembre
ad Aschaffenburg, Deux per due saxofoni, interpretato
dal duo Saxart!, che lo riprenderà il 15 novembre a
Würzburg. Con queste parole la compositrice presenta
il nuovo lavoro: «In Deux, come si evince dal titolo, è
fondamentale il rapporto dialettico e sinergico tra i
due esecutori. Attraverso una parabola formale ben
identificabile, in quanto sottolineata dai cambi di
strumento, i due “personaggi”, attratti l’uno dall’altro, si
avvicinano e si attestano attorno a un nucleo comune,
per poi abbandonarlo fino a raggiungere gli estremi di
tensione e di registro. A ciò segue una situazione di
totale straniamento con un carattere transitorio, in cui la
ricerca di sé e del proprio completamento riconduce al
punto d’incontro, dove entrambi tornano a confluire».
Il Festival di Milano Musica ospita nel proprio cartellone
la ripresa di Oscuro pintado per otto strumenti,
commissione Fondazione Spinola Banna per l’Arte, che
Fabio Nieder interpreterà alla testa dell’Ensemble
Mosaik il 28 ottobre all’Auditorium San Fedele di
Milano.
Diversità, relazioni, esplorazioni
Il Padiglione della Biodiversità di Expo Milano 2015 ha
ospitato il 26 e 28 settembre, per la manifestazione
Nutrire la Musica, Carlo Boccadoro alla testa dei
Sentieri Selvaggi in Gagudju per ensemble. In questi
termini l’Autore offre le coordinate del nuovo lavoro:
«Gagudju è il nome della lingua parlata dal popolo
aborigeno che viveva nei pressi dell’attuale parco
Kakadu, nel nord-est dell’Australia. Visitando questi
luoghi fantastici in cui la natura risulta tanto generosa
da sentirsi spesso inadeguati a contenerne la forza,
si nota fin dalle prime escursioni il degrado, la
desolazione, la precarietà delle condizioni di vita dei
pochi aborigeni ancora presenti sul territorio. Senza
entrare nel merito specifico delle cause, la distanza tra
costoro e il resto della popolazione sembra ormai
incolmabile. Il tema dell’integrazione è ciò che tuttora
più di ogni altro argomento caratterizza le conversazioni
legate a quel viaggio; senz’altro il caso australiano
rappresenta un inequivocabile fallimento di politiche di
integrazione. Più in generale si affianca poi a questo
tema quello di come si possa eventualmente
salvaguardare la biodiversità, e spesso si conviene
nella necessità, ove possibile, di mantenere chiara la
distinzione tra cose diverse per instaurare un dialogo
tra parti, evitando dannose omologazioni. Il brano è
intitolato Gagudju perché vuole riprendere lo stesso
concetto di biodiversità rifacendosi al tema dato dal
committente Expo 2015, “Nutrire il pianeta, energia per
la vita”. Esso contiene una serie di elementi che,
seppur reiterati con diverse variazioni, si possono
sempre distinguere per via di una propria differentia
specifica. Definita l’identità di ogni elemento, la
narrazione si svolge attraverso l’attribuzione di funzioni
via via diverse ai vari elementi che pur mantenendo
appunto una chiara riconoscibilità, subiscono un
processo di variazione che dipende da tali funzioni.
Avviene dunque che un’idea, nascosta nello sfondo di
un tessuto musicale, assuma improvvisamente una
posizione di primo piano in una sezione successiva;
si tratta della stessa idea ma con una funzione diversa
all’interno del contesto drammaturgico. Grazie a questo
scambio di ruoli, le idee si integrano armoniosamente
in una narrazione organica permettendo di stabilire
relazioni, generare aspettative, sviluppare un dialogo
tra parti nel rispetto delle reciproche identità».
Un’ulteriore prima è in programma il 24 gennaio per
la rassegna In Scena! al Museo Ettore Fico di Torino,
all’interno della stagione del Fiarì Ensemble, quando
Alena Dantcheva e Riccardo Balbinutti interpreteranno
Schlaflied per soprano e percussioni su testo di Rainer
Maria Rilke, riproponendolo il giorno dopo, 25 gennaio,
sempre a Torino, alla Biblioteca “A. Della Corte”. Con
queste parole il compositore presenta la nuova opera:
«Il breve componimento di Rainer Maria Rilke
costituisce il punto di partenza della stesura di questa
ninna nanna, brano in un solo movimento per soprano
e percussioni. Seguendo semplici processi lineari, la
forma musicale si sviluppa seguendo un percorso che
porta da un estremo all’altro dei parametri della scrittura
in termini di dinamica, estensione, strumentazione,
ispirandosi alla ciclicità del giorno e della notte.
Partendo dal supporto armonico della marimba si
procede gradualmente all’utilizzo di percussioni non
intonate; la voce sarà inizialmente impegnata invece
nell’esplorazione di sonorità rarefatte per divenire
sempre più consistente e supplire armonicamente alla
marimba nel canto altalenante che conclude la ninna
nanna».
Le sonate di Scarlatti e i cicli
biogeochimici tra le fonti
d’ispirazione delle novità a
Milano Musica ed Expo
Camillo Togni
Il Festival Traiettorie di Parma
ha proposto il 30 settembre alla
Casa del Suono di Parma
Recitativo per nastro
magnetico. Ljuba Bergamelli,
soprano, ed Elena Pasotti,
pianoforte, eseguiranno il 9
gennaio 2016 al Teatro
Sancarlino di Brescia, per la
rassegna Sulle Ali del
Novecento, Helian di Trakl per
voce e pianoforte.
La condizione degli
aborigeni e una lirica di
Rilke ispirano due novità
Marco Quagliarini
Il Dèdalo Ensenble diretto da
Vittorio Parisi propone il 12
dicembre al Teatro Sancarlino
di Brescia, per la rassegna
Sulle Ali del Novecento,
Riflesso per clarinetto e trio
d’archi.
13
Installazione a Basilea e
rivisitazione cameristica
d’una propria composizione
Henri Pousseur
Zeus joueur de flûtes per flauti,
nastro magnetico e live
electronics è in programma il
26 novembre al Teatro San
Leonardo di Bologna,
nell’ambito della
manifestazione “Resistenza
Illuminata 1945-2015”, interpreti
Roberto Fabbriciani e Nicola
Baroni. Sarà eseguito il 7
gennaio 2016 a Bruxelles per i
Concerts de l’Académie Royale
de Belgique Rasche Fuge zur
Sache Bach per quartetto
d’archi, nell’interpretazione del
Quatuor Alfama.
Roberto Fabbriciani
Suoni per Gigi per flauto e
nastro magnetico è in
programma il 7 ottobre al
Nikolaisaal di Potsdam per la
rassegna KAPmodern,
nell’interpretazione della
Kammerakademie Potsdam.
Si ispirano a ricorrenze religiose
e civili due prime in programma
a Desenzano
Carlos Roqué Alsina
Klavierstück 7, tre studi per
pianoforte, è stato eseguito il
14 giugno da Madile Puijalon
nella Chiesa del Saint Sauveur
a Montréal. L’Autore stesso l’ha
ripreso il 26 settembre a Saint
Claude, in Francia. La
Hochschule für Musik di
Stoccarda ha proposto il 17
luglio Reflet per vibrafono,
nell’interpretazione di Emil
Kuyumcuyan.
14
Maurilio Cacciatore
La pulsazione e il tempo
Il Festival Zeitraüme di Basilea ha ospitato di Maurilio
Cacciatore dal 10 al 13 settembre al Basel Parkhaus
Tunnel, all’interno dell’installazione elettronica Tunnel
Spiral, Space Is Time, musica elettronica a 64 canali,
affidata all’Elektronisches Studio Basel. In questi
termini il compositore presenta il lavoro:
«Questa installazione consta di otto archi
metallici sistemati lungo il tunnel che porta
al maggiore parcheggio di Basilea, lungo
circa 40 metri. A ogni arco sono fissati 8
altoparlanti, sistemati in modo da coprire
l’intero arco circolare del tunnel, e un po’
di sbieco, così da creare una sorta di
spirale lungo il percorso di accesso al
parcheggio. Questo setup offre la
possibilità di giocare su più livelli di
spazializzazione: ogni arco è
indipendente, per cui si può immaginare una
spazializzazione “locale” in ogni porzione del percorso;
allo stesso tempo gli archi possono comunicare tra loro,
sfalsando le prospettive sonore registrate in studio e
creando relazioni spazio-temporali artificiose. Se il mio
studio asseconda da un lato la visione ecologica dello
spazio, dall’altro sfrutta il legame tra processi di
trasformazione del materiale nel tempo insieme con
l’icona di tempo suggerita dalla pulsazione per rendere
sensibile uno spazio non lineare, non accessibile se
non con un’operazione apposita. Le mura spoglie in
cemento del parcheggio, insieme con le luci artificiali
tipiche di questi luoghi, rendono l’atmosfera surreale,
fuori dal tempo normale di ascolto dei suoni d’ambiente.
È un concentrato di simboli, di connotazioni, di rimandi
culturali: il tunnel, la spirale, la pulsazione, la direzione
del cammino delle persone. Quest’installazione
riprende un’idea mai realizzata di Stockhausen:
realizzare una spirale di altoparlanti in un tunnel e
legare lo spazio all’azione compositiva. Una volta
cominciato, non si può uscire dal tunnel; bisogna
completarlo per porre fine all’esperienza». Prima
esecuzione assoluta il 10 gennaio al Théâtre de
Andrea Mannucci
l’Acquarium di Parigi, dove l’Ensemble Aleph diretto da
Michel Pozmanter presenterà Three Studies About the
Weight of Drops per flauto, violino, violoncello,
pianoforte. Spiega l’Autore: «Questo pezzo è una
rivisitazione del mio brano del 2012 Orologio che pendi
che pungi per flauto e violino. È la prima volta che
lavoro su un mio pezzo come calco per erigere una
costruzione più complessa. In questa versione, la
presenza di un direttore permette altre ambizioni
riguardo la gestione delle entrate dei musicisti;
il timbro del violino si scurisce quando
accompagnato da quello del violoncello, e il
pianoforte crea un terzo livello timbrico del tutto
nuovo. Questo brano prosegue, quindi, la mia
riflessione sulla pulsazione e sul tempo.
L’immagine motrice della prima versione, gli
orologi, lascia il posto in questo pezzo a quella
delle gocce. Le onde che le gocce creano sullo
specchio del liquido, che sia acqua o ferro fuso, una
volta cadute rappresentano ciò che accade dopo
l’evento, la riverberazione dei gesti, i residui delle azioni
che la scrittura porta in seno. Recupero a poco a poco
dopo un paio d’anni di allontanamento il concetto di
“risonanza” nella scrittura, anche se scevro da un
legame meccanico con le armonie che reggono il
brano. Il gesto strumentale ha il sopravvento sulle
armonie, giacché queste sono una conseguenza
pratica dei gesti, anziché essere questi ultimi a basarsi
su delle scelte armoniche a priori. Lo sviluppo del
“tempo della superficie”, libero dall’indagine nella
profondità armonica, porta ad evidenziare il “peso” dei
gesti, l’importanza dell’attimo e del presente, dal quale
il futuro dipende». Il Concertino per clarinetto e
elettronica in otto micromovimenti sarà ripreso il 13
dicembre in Germania da membri dell’Ensemble
Cross.art: Teddy Ezra, clarinetto e Oliver Frick, live
electronics. Il 2 ottobre viene presentato e proiettato
all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo il Dvd Lost in
Feedback, interpretato dall’Ensemble Hanatsu Miroir
(cfr. lo scorso numero delle ESZ News).
Memoria e nostalgia
I
l volgere del nuovo anno porterà due prime esecuzioni
di Andrea Mannucci. Il 19 dicembre il Duomo di
Desenzano ospiterà, nell’ambito della Stagione
Concertistica “Città di Desenzano”, Due canzoni di
Natale per voce e orchestra su testi di Ida
Travi, nell’interpretazione della cantante Nair
e dell’Orchestra Ned Ensemble diretta da
Federico Mantovani. In questi termini l’Autore
spiega il nuovo lavoro: «Apparentemente lo
scopo di queste due canzoni è quello di
semplificare il linguaggio musicale, di
scrollarsi di dosso lo snobismo musicale
ereditato dalla vecchia “avanguardia” e di
essere capace di rivolgersi al pubblico con un
atteggiamento meno intellettualistico, con una
musica più “comprensibile”. In realtà queste
due canzoni tentano di recuperare
quell’innocenza infantile che coglie tutti gli esseri umani
in occasione del Santo Natale, incoraggiando il
sentimento che il Natale infonde negli uomini nei ricordi
della propria infanzia, cioè la purezza, l’innocenza, la
semplicità, la vita nascosta, l’obbedienza. Questa è
musica apparentemente tonale che non si è
dimenticata di cento anni di innovazioni armoniche
venute dopo il tonalismo e che hanno aperto
nuovissime possibilità espressive. Le Due canzoni
scritte per la cantante pop Nair utilizzano due poesie
della poetessa Ida Travi e s’intitolano Il Carretto e Don
Don». Nell’ambito della medesima rassegna verranno
presentati il 24 gennaio, in occasione della Giornata
della Memoria nella Chiesa di San Martino di Rivoltella
Sei brevi pezzi per orchestra da camera. In questo caso
l’Orchestra Ned Ensemble sarà diretta dallo stesso
Andrea Mannucci, che così si esprime su
questo lavoro: «In occasione della Giornata
della Memoria, ho scritto per l’orchestra del
Ned Ensemble Sei brevi pezzi basati su
altrettanti componimenti poetici, per non
dimenticare mai: Aprile di Anna Frank, Se
questo è un uomo di Primo Levi, Un paio di
scarpette rosse di Joyce Lussu, Da domani
sarò triste, poesia di un ragazzo ritrovata in
un ghetto nel 1941, Assenza fatale di Marco
Spyry e La paura di Eva Picková. Attraverso
una tecnica compositiva per cui ogni singola
sillaba genera una nota si ottiene una
selezione di scale elaborate secondo criteri di circolarità
e simultaneità. Su questo materiale si lascia che la
suggestione letteraria eserciti la sua influenza sulla
musica: dall’essere al conoscere, dall’invisibile al
visibile, dal suono alla struttura. Le poesie saranno lette
prima di ogni brano dal gruppo teatrale del liceo
“Bagatta” di Desenzano, coordinato dal regista teatrale
Fausto Ghirardini. I Sei brevi pezzi sono scritti per un
organico che comprende flauto, oboe, clarinetto,
fagotto, corno, tromba, trombone, timpani e quintetto
d’archi».
Riccardo Panfili
Il pulviscolo dei significanti
Il 10 dicembre il Quartetto Prometeo interpreta in prima
esecuzione assoluta alla Regia Accademia Filarmonica
di Bologna, ente committente del nuovo lavoro,
Lo smalto sul nulla per quartetto d’archi.
Con queste parole l’Autore racconta la
nuova avventura compositiva: «A ottobre
dello scorso anno mi contattò il Prof.
Loris Azzaroni, presidente
dell’Accademia Filarmonica di Bologna,
commissionandomi un quartetto in vista
di un concerto dedicato alla rievocazione
dei 100 anni dall’inizio della Prima
guerra mondiale. I miei incontri col
professore sono sempre stati segnati da
fluviali dissertazioni storico-politiche.
Ci ritrovammo così a discorrere di
memoria storica, di oblio, dimenticanze, celebrazioni in
pompa magna, progressismo, conservatorismo,
naufragio della sinistra europea, historia magistra
stultorum. Nei mesi successivi, progettando la struttura
generale del pezzo, mi ritrovai in un loop in cui parole
come “storia”, “progresso”, “conservazione”, etc.,
vorticavano alla deriva come in un viaggio psichedelico.
Che la historia non sia magistra vitae, è acclarato dalla
Storia stessa: rievocazioni, commemorazioni,
disquisizioni sul futuro dell’Europa unita, preoccupazioni
Vittorio Montalti
per la pacificazione del Medioriente, hanno tutte il suono
vacuo e acidulo del solito, trito “strepitio del pentolame
storico”. La fabula historica non fa altro che tessere tutto
un ordito di vuote rappresentazioni: come la
Nottola di Minerva che si leva al calar del sole,
quando tutto è già accaduto, la Storia sorge su
una vasta distesa di macerie. Nasce dai “fatti”,
quando gli “atti” sono già avvenuti. Si instaura
dopo l’evento. Ed è attraverso le tavole della
Storia che l’uomo cerca, con la disperazione
protocollare di un piccolo burocrate spaesato, di
dare un senso, un verso, all’immanenza caotica
degli eventi; di costringere in un “universo” da
schedario d’ufficio, il “multiverso” della vita.
“Avanguardia”, “conservazione”, “futuro della
musica”, “ricerca in avanti”, “difendere la
tradizione”: tutto un lessico da kermesse di orologiai.
Mi fa pensare ai deliri (lucidissimi) dell’ultimo Lacan:
dietro al pulviscolo dei significanti (le chiacchiere, le
teorie, i summit economici, le dichiarazioni estetiche) si
cela null’altro che una mancanza, un vuoto, un manque
à être. Lo smalto sul nulla». Dal 9 al 15 ottobre sarà
possibile ascoltare, nella rassegna musicale di Expo
Milano 2015, F for Fake nella versione per cinque
percussionisti, interpreti Ivan Mancinelli e l’Akok’
Ensemble.
Silenzi, vuoti, echi
Abandoned Places per flauto basso, clarinetto basso,
violino, violoncello, pianoforte e elettronica è in
cartellone, in prima esecuzione assoluta, il 28
novembre nella Sala Concerti del Conservatorio
“Benedetto Marcello” di Venezia nell’ambito della
rassegna Ex Novo Musica e nell’interpretazione dell’Ex
Novo Ensemble. Con queste parole l’Autore presenta il
nuovo pezzo: «Si tratta della descrizione di una serie di
luoghi disabitati. Diverse immagini scorrono davanti ai
nostri occhi: posti abbandonati in cui tutto sembra
immobile, movimenti minimi come di parassiti o gesti
evidenti che raccontano le storie che un tempo hanno
abitato questi spazi. In questo brano il silenzio del
Giorgio Gaslini
presente si unisce all’eco del passato». Il 9 gennaio
Vittorio Parisi alla testa del Dèdalo Ensemble riprenderà
al Teatro Sancarlino di Brescia, per la rassegna Sulle Ali
del Novecento Les toits de Paris per flauto, clarinetto,
pianoforte, violino, viola e violoncello. Vittorio Montalti
si è classificato fra i tre finalisti del concorso biennale
2013/14 del Teatro dell’Opera di Roma per Giovani
Compositori e Librettisti col progetto Un romano a
Marte, musica di Vittorio Montalti, libretto di Giuliano
Compagno. Il 9 ottobre è in programma, presso il Teatro
Nazionale, l’esecuzione d’una selezione di scene/parti
compiute delle opere finaliste, preceduta da una breve
presentazione degli autori.
Un’allegoria letteraria
Non si arrestano le iniziative che valorizzano il lascito
musicale di Giorgio Gaslini a poco più di un anno dalla
scomparsa del grande jazzista e compositore milanese.
Emy Bernecoli, violino, e Monica
Cattarossi, pianoforte, proporranno il 30
novembre all’Auditorium Gaber del
Grattacielo Pirelli, per la Stagione della
Società dei Concerti, la prima esecuzione
assoluta della Sonata per violino e
pianoforte, quasi una fantasia, uno degli
ultimi lavori composti da Gaslini. Così
l’Autore, nella prefazione della partitura,
ci introduce alla scoperta di questa
novità: «La Sonata per violino e
pianoforte, quasi una fantasia ha la forma
del trittico (A - “Venti di guerra”; B - “I
messaggeri”; C - “Venti di pace”) e il carattere del
racconto epico-lirico. Non si ispira a… ma essa stessa
sembra invece ispirare, o meglio evocare, l’allegoria
letteraria di una lontana storia popolare di pura fantasia:
“Un re folle, alle prese con la rivolta di popoli suoi sudditi
proclama lo scoppio della guerra e invia sei messaggeri
con il ferale editto. Ma i messaggeri la pensano
diversamente e ribaltano il messaggio ottenendo al fine
l’agognata pace. Alla notizia, il re folle fugge via di corsa
perdendosi lontano”. Forse per questa ragione,
ritornando alla significazione della musica,
questa Sonata per violino e pianoforte è
davvero “quasi una fantasia”!». Alfonso Alberti e
l’Orchestra Haydn diretta da Yoichi Sugiyama
hanno registrato dal 26 al 30 settembre
all’Auditorium di Bolzano un Cd monografico
d’uscita imminente per l’etichetta Stradivarius,
comprendente il Concerto per pianoforte e
orchestra, Adagio is Beautiful per orchestra
d’archi e Murales Promenade per pianoforte e
orchestra. Dieci minuti all’alba per chitarra è
invece in programma il 3 ottobre all’Auditorium
Comunale di Castellaneta (Taranto), interprete
Andrea Monarda. Il Teatro Sociale di Lecco tributa infine
il 9 ottobre un omaggio a Giorgio Gaslini: il programma,
affidato alla voce di Simona Severini e al pianoforte di
Alfonso Alberti, prevede Canzone d’ottobre, Forse sei tu
ed È senza fine da Songbook per voce e pianoforte,
Nella foresta degli alberi sonanti e Piano sonata
décollage n. 3 per pianoforte solo.
Commissione dell’Accademia
Filarmonica di Bologna nel
centenario della Grande Guerra
Jorge Antunes
La prima esecuzione assoluta
di Columbine lunaire per flauto
contralto, clarinetto basso,
violino, violoncello e pianoforte
è in programma l’8 ottobre alla
Palazzina Liberty di Milano per
la stagione degli Amici di
Musica/Realtà,
nell’interpretazione dell’Icarus
Ensemble diretto da Marco
Pedrazzini.
Commissione Ex Novo Musica
in cartellone a Venezia, finalista
al Concorso del Teatro dell’Opera
di Roma
Un’inedita Sonata per violino
e pianoforte arricchisce il
ricco catalogo cameristico
del compositore
Bruno Zanolini
La Suite a Rondò da “Una
storia lombarda” per flauto,
clarinetto, violino, violoncello e
pianoforte sarà eseguita il 2
ottobre dal SIMC Ensemble
diretto da Marcello Parolini
all’Ateneu Hall della
Filarmonica di Bacau
(Romania).
15
Eric Maestri
Reductio ad unum
Il 19 novembre Francesco D’Orazio proporrà all’Auditorium
del Musée d’Art Moderne et Contemporain de Strasbourg la
prima esecuzione assoluta di Le cose per violino solo. Spiega
l’Autore: «Le Cose è una sorta di prototipo perché presenta e
sviluppa un approccio al suono, alla composizione e alla forma
che mi sono propri. Il suono è pensato come una sorta di
riduzione all’essenza, presente e singola che l’interprete ha
come orizzonte: la nota, il tenuto, le frasi corte, doppie e triple
corde presentate individualmente, come oggetti staccati e
indipendenti l’uno dall’altro. Il suono è “essenzializzato” e
ridotto, come in una specie di sospensione dei legami. La
composizione è pensata, principalmente, come conseguenza
del posizionamento degli oggetti; il ragionamento sulle cose si
basa sulla frammentazione delle cose iniziali, scomposte fino a
Maurizio Azzan
Novità per violino
solo a Strasburgo
un’ipotetica essenza, che si trova come base per lo sviluppo.
L’altro versante è la relazione tra i suoni che si presentano
come sono, o come penso che siano nella loro essenza e da
cui viene la forma. Le cose sono accostate e agganciate in
un’ipotesi di relazione. Lo scopo risiede nel trovare e lasciare
aperte altre possibilità. Nello stesso tempo la forma del brano
si basa sullo sviluppo dei ganci tra i suoni e sull’assunzione di
una scelta tra le prospettive. Lo sviluppo indica queste scelte
nella parte centrale. La scelta è ripresa alla metà del brano
con altre possibilità. Non si tratta allora di un brano concluso in
sé, ma potenzialmente in espansione costante. Le cose sono
allora indicate come elementi della musica e come possibilità
di evoluzioni possibili». Il 30 ottobre Emanuele Torquati
riprenderà a Toronto Natura degli affetti per pianoforte solo.
Nel dopo che non ci riguarda
Il Teatro della Terra di Expo Milano 2015 ospiterà il 1° e il 3
ottobre, per la manifestazione Nutrire la Musica, Carlo
Boccadoro alla testa dei Sentieri Selvaggi in After per quattro
esecutori amplificati (violino, violoncello, pianoforte e
percussione). In questi termini l’Autore dichiara l’idea chiave
del nuovo lavoro: «Le scorie generate dal nostro vivere
quotidiano si accumulano giornalmente su quelle lasciate da
chi ci ha preceduto, mentre di pari passo procede una
lentissima ma inarrestabile erosione delle risorse naturali.
Ma cosa succederebbe se, a un certo punto, invertite le
Saverio Mercadante
proporzioni, fossero i resti a prevalere su tutto, sommergendo
l’esistente? Una natura smagrita, ridotta all’osso, incrostata di
elementi artificiali e proliferanti si dispiega nel tempo e nello
spazio. I contorni si disfano e si lacerano le superfici, quasi
come nelle inquietanti plastiche di Burri. Il suono si fa ora
densissimo, ora ridotto ai minimi termini, ricercando un
equilibrio fra componenti che hanno ormai totalmente alterato
le condizioni che ne permettevano la stabilità, procedendo
verso un dopo che, forse, non ci riguarda più».
Flauto solo e due flauti
S
i arricchisce di due titoli la serie dei Concerti per flauto
pubblicati in edizione critica. Sono infatti usciti il Concerto in
Re maggiore per due flauti e orchestra e l’Introduzione, Largo,
Tema con variazioni per flauto e orchestra, entrambi per le
cure di Mariateresa Dellaborra. Mercadante scrisse il primo
lavoro, nel solco dei modelli tardosettecenteschi di Cimarosa e
Devienne, entro il 1816, anno in cui il pezzo venne trascritto
nel medesimo quaderno del Quarto Concerto per flauto
(anch’esso già uscito in edizione critica). Nelle parole della
curatrice, «i tratti più tipici dello stile mercadantiano, quali la
chiarezza di struttura, la consueta felice e feconda vena
melodica, sono qui riconoscibili e messi al servizio di due
virtuosi di pari abilità e livello. Oltre al quartetto d’archi
consueto, ai quali espressamente si devono aggiungere i
contrabbassi, l’orchestra si arricchisce della presenza di due
oboi e due corni. Nel primo movimento, in cui non è specificato
l’andamento, ma che si può supporre Allegro maestoso,
l’introduzione strumentale si mostra di una certa ampiezza e i
due solisti sono episodicamente chiamati ad amalgamarsi con
la compagine orchestrale per rafforzarla. Nel Largo, di struttura
tripartita, l’orchestra è ridotta ai soli archi che per lo più
sostengono il canto dei solisti e in rari casi sono coinvolti in
figurazioni imitative. I due flauti, la cui funzione è ora di
Antonio Cano
16
chitarra di Antonio Cano – Fandango, Pot-pourri de Aires
Nacionales, Marcha triunfal, due Seguidillas manchegas –
nella revisione di Adriano Sebastiani. La pubblicazione si
basa su quattro edizioni a stampa antiche, di cui sono stati
emendati gli errori materiali e migliorata la chiarezza della
disposizione polifonica delle voci, mantenendo fedelmente
indicazioni dinamiche, armonici, legature e portamenti.
In queste composizioni Antonio Cano Curriela (1811-1897) si
dimostra personalità di spicco nella produzione ottocentesca
per la chitarra, benché in ombra rispetto alla popolarità di suoi
In edizione critica un lavoro
concertante per due flauti
e delle variazioni su un’aria
seria di Rossini
completamento ora di imitazione fedele, dipanano un canto
molto fiorito inframmezzato da disegni a valori più larghi.
Il terzo movimento è una Polacca in cui ai due flauti spetta una
scrittura densa e impegnativa dal punto di vista sia tecnico che
meramente espressivo». L’altra composizione, più recente ma
anch’essa risalente al secondo decennio dell’Ottocento,
ovvero alla produzione giovanile di Mercadante, antepone
un’Introduzione e un Largo a una forma, il Tema con
variazioni, raro nel catalogo del compositore, che in questo
caso elegge a tema l’aria “Bell’alme generose” che campeggia
nella scena conclusiva dell’Elisabetta regina d’Inghilterra
(Napoli, 1815) di Gioachino Rossini, titolo molto amato dal
collega, che vi ricorrerà altre due volte. Dopo la breve
Introduzione di venti battute, nel tempo lento, come spiega
la curatrice, «il solista ha la possibilità di intonare il suo canto
con la massima libertà di articolazione e di dinamica».
S’individuano in particolare due momenti tematici pregnanti,
corrispondenti ad altrettante zone armoniche. Agilità e
abbellimenti diventano progressivamente più fitti e culminano
in una vera e propria cadenza d’una certa ampiezza, che crea
l’attesa per l’attacco del tempo successivo, il cui tema coincide
con le sedici battute dell’aria rossiniana e innesca la serie delle
cinque variazioni, caratterizzate efficacemente per contrasto.
Eleganza malinconica
Le ESZ escono col V volume delle Composizioni varie per
Novità interpretata dai
Sentieri Selvaggi a
Expo 2015
Prosegue la pubblicazione
dell’opera misconosciuta di un
grande chitarrista dell’Ottocento
immediati predecessori come Fernando Sor e Dionisio
Aguado, suo maestro. L’idiomaticità della scrittura per la
chitarra vi è osservata scrupolosamente, con la perizia del
virtuoso, ma al contempo non meno interessante è la ricerca
armonica. La chitarra diventa così veicolo dell’espressione di
stati d’animo intimi, d’una suggestione malinconica, di
elegante cantabilità, compensata dalla brillantezza e dalla
varietà di effetti. Il volume si dimostra insomma un campione
di grande interesse ed efficacia, ben rappresentativo del
catalogo, ricco d’una cinquantina di numeri, del grande
chitarrista della Murcia.
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
OTTOBRE
Maurizio Azzan
AFTER
per quattro esecutori amplificati
Milano, Nutrire la Musica, Expo, Teatro della Terra,
Padiglione della Biodiversità, 1 ottobre
Sentieri Selvaggi
dir.: Carlo Boccadoro
Pasquale Corrado
RITORNA ANCORA
per quintetto di fiati
Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale
di Musica Contemporanea, Sala delle Colonne di
Ca’ Giustinian, 2 ottobre
Slowind Quintet
Aureliano Cattaneo
PAROLE DI SETTEMBRE
per soprano, controtenore, baritono e
ensemble su testi di Edoardo Sanguineti
Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale
di Musica Contemporanea, Teatro alle Tese,
Arsenale, 2 ottobre
(Prima esecuzione italiana)
Donatienne Michel-Dansac, soprano
Andrew Watts, controtenore
Otto Katzameier, baritono
Klangforum Wien
Arotin & Serghei, Infinite Screen installazione e
proiezioni live
dir.: Johannes Kalitzke
Nicola Sani
CHEMICAL FREE (?) - Un viaggio nel
microcosmo della materia
Concerto multimediale
I. “C’è tanto spazio là in fondo”
per contrabbasso e live electronics
II. “No Landscape”
per pianoforte, motion capture e live electronics
III. “More is different”
per flauto iperbasso, supporto digitale a 8 canali,
motion capture e live electronics
(Prima esecuzione della versione integrale)
Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale
di Musica Contemporanea, Teatro Piccolo
Arsenale, 5 ottobre
David Ryan, video
Giulio Peruzzi, coordinatore scientifico e testi
Daniele Roccato, contrabbasso
Aldo Orvieto, pianoforte
Roberto Fabbriciani, flauto iperbasso
Alvise Vidolin, regia del suono
Luca Richelli, live electronics e motion capture
Luca Antignani
LITANIE BRIGANTI
per ensemble di fiati e pianoforte
(Prima esecuzione italiana)
Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale
di Musica Contemporanea, Sala d’Armi, Arsenale,
7 ottobre
Lemanic Modern Ensemble
dir.: William Blank
ESZ
Jorge Antunes
COLUMBINE LUNAIRE
per flauto contralto, clarinetto basso, violino,
violoncello e pianoforte
Milano, Amici di Musica/Realtà, Palazzina Liberty,
8 ottobre
Icarus Ensemble
dir. M. Pedrazzini
Jean-Luc Hervé
ALGORITHMIC BEAUTY
per viola
Parma, Traiettorie, Casa della Musica, 28 ottobre
Solista dell’Ensemble Sillages:
Gilles Deliège, viola
Daniela Terranova
NATURA MORTA CON STRUMENTI
Musica rituale per otto esecutori
Milano, Nutrire la Musica, Expo, Teatro della
Terra, Padiglione della Biodiversità, 10 ottobre
Divertimento Ensemble
dir.: Sandro Gorli
NOVEMBRE
Federico Gardella
MEMORIE DI TEMPESTA
per violoncello e pianoforte
Venezia, La Biennale, 59° Festival Internazionale
di Musica Contemporanea, Sala delle Colonne
di Ca’ Giustinian, 9 ottobre
Francesco Dillon, violoncello
Emanuele Torquati, pianoforte
Giorgio Colombo Taccani
IL SECONDO AUTUNNO
OMAGGIO A BRUNO SCHULZ
per ensemble
(Commissione Fondazione Prometeo)
Parma, Traiettorie, Ridotto del Teatro Regio,
15 ottobre
Ensemble Prometeo e Ensemble Windkraft
dir.: Marco Angius
Malika Kishino
CHANT
per coro e orchestra
su testo di Rabindranath Tagore
(Commissione Philharmonie Essen)
Essen, Philharmonie, Festival Now!, 23 ottobre
ChorWerk Ruhr
Bochumer Symphoniker
dir.: Florian Helgath
Gabriele Cosmi
AGAIN!
per ensemble
Milano, Nutrire la Musica, Expo, Teatro della
Terra, Padiglione della Biodiversità, 23 ottobre
Divertimento Ensemble
dir.: Sandro Gorli
Stefano Gervasoni
CLAMOUR
Terzo Quartetto per archi
(Prima esecuzione della versione definitiva)
Milano, Festival di Milano Musica, Auditorium
San Fedele, 23 ottobre
Quatuor Diotima
Pasquale Corrado
D’ESTASI
per grande ensemble
Amsterdam, Concertgebouw, 24 ottobre
Ensemble Intercontemporain
dir.: Matthias Pintscher
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
Luis de Pablo
PENSIERI
Rapsodia per flauto e orchestra
Donostia-San Sebastián, Auditorio Kursaal,
30 ottobre
Roberto Fabbriciani, flauto
Orquesta Sinfónica de Euskadi
dir.: José Ramón Encinar
Valerio Sannicandro
CORPS/RIENS
per soprano e ensemble su un testo di Benoît
Gréant
Kyoto, Kyoto Art Center, 3 novembre
Maki Ota, soprano
Ensemble Kujoyam
dir.: Valerio Sannicandro
Stefano Gervasoni
ANSIOSO QUASI CON GIOIA
per clarinetto basso
Parma, Traiettorie, Casa della Musica, 7 novembre
Armand Angster, clarinetto basso
Martino Traversa
TROIS POÈMES DE STÉPHANE MALLARMÉ
per voce, clarinetto, violoncello e pianoforte
(Prima esecuzione italiana)
Parma, Traiettorie, Casa della Musica, 7 novembre
Accroche Note
Valerio Sannicandro
MARE LOGOS
per flauto basso e dodici voci
(Commissione Fondazione Cisalpino di Arezzo)
Arezzo, Chiesa della Badia, 8 novembre
Robarto Fabbriciani, flauto basso
Vox Cordis
Maestro del coro: Lorenzo Donati
Luca Mosca
SETTE ROSE PIÙ TARDI
per otto strumenti
Milano, Ridotto dei Palchi “A. Toscanini” del Teatro
alla Scala, 12 novembre
Ensemble “Giorgio Bernasconi” dell’Accademia
della Scala
dir.: Marco Angius
Gabriele Cosmi
GUADIX
Tre intermezzi per pianoforte
(Prima esecuzione integrale)
Milano, Amici di Musica/Realtà, Auditorium
Di Vittorio, 12 novembre
Alfonso Alberti, pianoforte
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
Gabriele Cosmi
TRIO N. 3
per flauto, pianoforte e percussioni
Milano, Amici di Musica/Realtà, Auditorium
Di Vittorio, 12 novembre
Roberto Fabbriciani, flauto
Alfonso Alberti, pianoforte
Maurizio Ben Omar, percussioni
Gabriele Cosmi
QUADRITTICO
Suite per flauto, pianoforte e percussioni
(Prima esecuzione integrale)
Milano, Amici di Musica/Realtà, Auditorium
Di Vittorio, 12 novembre
Roberto Fabbriciani, flauto
Alfonso Alberti, pianoforte
Maurizio Ben Omar, percussioni
Aureliano Cattaneo
INSIEME
per flauto, clarinetto, violino, viola, violoncello
e pianoforte
(Commissione di Milano Musica e Radio France)
Milano, Festival di Milano Musica, Teatro Elfo
Puccini, Sala Shakespeare, 13 novembre
Mdi Ensemble
Accursio Antonio Cortese
FROM B 612
Atto unico per tre voci, attore, orchestra e
elettronica
Libretto di Francesco Aiello e Paolo Cutuli
(Commissione Fondazione I.C.O. Tito Schipa)
Lecce, Cantieri Teatrali Koreja, 13 novembre
Ljuba Bergamelli, soprano
Nicholas Isherwood, baritono
Paolo Cutuli, cantante attore
Orchestra Sinfonica di Lecce Tito Schipa
dir.: Matthieu Mantanus
Eric Maestri
LE COSE
per violino solo
Strasbourg, Auditorium del Musée d’Art Moderne
et Contemporain, 19 novembre
Francesco D’Orazio, violino
Giovanni Verrando
KEEKEE BOUBA (I movimento)
per voce e quattro musicisti
Treviso, L’Arsenale, 21 novembre 2015
Ensemble L’Arsenale
Federico Gardella
NOVITÀ
per viola sola
Tokyo, Yodobashi Church, 21 novembre
Tomoko Akasaka, viola
ESZ
Javier Torres Maldonado
NOVITÀ
per quartetto d’archi
Brest, Petit Théâtre, Le Quartz, 24 novembre
Ensemble Sillages
Stefano Gervasoni
LUCE IGNOTA DELLA SERA
da Robert Schumann, “Zwölf vierhändige
Klavierstücke für kleine und große Kinder”
op. 85 n. 12 per pianoforte e live electronics
Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio
B. Marcello, 28 novembre
Aldo Orvieto, pianoforte
Alvise Vidolin, live electronics
Vittorio Montalti
ABANDONED PLACES
per flauto basso, clarinetto basso, violino,
violoncello, pianoforte e elettronica
(Commissione Ex Novo Musica)
Venezia, Ex Novo Musica, Conservatorio B.
Marcello, 28 novembre
Ex Novo Ensemble
Giorgio Gaslini
SONATA PER VIOLINO E PIANOFORTE,
QUASI UNA FANTASIA
Miano, Società dei Concerti, Grattacielo Pirelli,
Auditorio Gaber, 30 novembre
Emy Bernecoli, violino
Monica Cattarossi, pianoforte
DICEMBRE
Giorgio Colombo Taccani
CRAWLER
per sei strumenti
(Commissione Sentieri Selvaggi)
Brescia, Teatro Grande, 9 dicembre
Sentieri Selvaggi
dir.: Carlo Boccadoro
Riccardo Panfili
LO SMALTO SUL NULLA
per quartetto d’archi
(Commissione R. Accademia Filarmonica
di Bologna)
Bologna, R. Accademia Filarmonica, 10 dicembre
Quartetto Prometeo
Andrea Mannucci
DUE CANZONI DI NATALE
per voce e orchestra su testi di Ida Travi
Desenzano, Stagione Concertistica “Città di
Desenzano”, Duomo, 19 dicembre
Nair, voce
Orchestra Ned Ensemble
dir.: Federico Mantovani
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
GENNAIO
Maurilio Cacciatore
THREE STUDIES ABOUT THE WEIGHT
OF DROPS
per flauto, violino, violoncello, pianoforte
Parigi, Théâtre de l’Acquarium, 10 gennaio
Ensemble Aleph
dir.: Michel Pozmanter
Giorgio Colombo Taccani
I FILI DI ERSILIA
per ensemble di fiati
(Commissione I Pomeriggi Musicali)
Milano, Teatro Dal Verme, 14 gennaio
Ensemble di Fiati dell’Orchestra I Pomeriggi
Musicali
Andrea Mannucci
SEI BREVI PEZZI
per orchestra da camera
Desenzano, Stagione Concertistica “Città di
Desenzano”, Concerto della Memoria, Chiesa
di San Martino di Rivoltella, 24 gennaio
Orchestra Ned Ensemble
dir.: Andrea Mannucci
Adriano Gaglianello
SCHLAFLIED
per soprano e percussioni
su testo di Rainer Maria Rilke
Torino, In Scena!, Museo Ettore Fico, 24 gennaio
Alena Dantcheva, soprano
Riccardo Balbinutti, percussioni
Stefano Gervasoni
GRAMIGNA
per cimbalom e ensemble
(Commissione Spectra Ensemble)
Ghent, Muziekcentrum De Bijloke, 29 gennaio
Luigi Gaggero, cimbalom
Spectra Ensemble
dir.: Filip Rathé
Malika Kishino
MONOCHROMER GARTEN VII
per recorder e percussioni
(Commissione Bayerischer Rundfunk)
Erlangen, Redoutensaal, 30 gennaio
Jeremias Schwarzer, recorder
Isao Nakamura, percussioni
Il calendario completo delle
esecuzioni, costantemente
aggiornato, può essere consultato
all’indirizzo internet:
www.esz.it
Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it
Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta
Redazione: Raffaele Mellace - Coordinamento di redazione: Gabriele Bonomo - Progetto e realizzazione grafica: Paolo Lungo - Traduzioni: Mike Webb
Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991