1
W.Shakespeare
William Shakespeare si suppone sia nato a Stradford upon Avon il 23 aprile del 1564. Sappiamo che suo
padre, John Shakespeare, fu eletto sindaco di Stradfrod nel 1567 e che fu con tutta probabilità cattolico.
Frequentò la Grammar School di Stradfrod e nel 1582 sposò Anne Hathaway di otto anni più vecchia e da
lei ebbe otto figli. Sappiamo ancora che, come molti giovani ambiziosi del suo tempo, lasciò la sua
cittadina natale per cercare fortuna a Londra. La prima testimonianza della sua vita londinese, attesta il
suo immediato successo. Nei primi passi della sua carriera Shakespeare lavorò come attore e dal 1594
cominciò a scrivere stabilmente per la compagnia dei Lord Chamberlain’s Men che cambiò nome dal 1603
in King’s Men. Per queste compagnie Shakespeare scrisse almeno due drammi all’anno e insieme ai Lord
Chamberlain’s Men raccolse un capitale sufficiente per costruire nel 1599 un nuovo teatro a sud del
Tamigi, il bellissimo Globe. Una saggia conduzione del suo talento e il buon investimento dei profitti
ricavati dalla sua attività di drammaturgo, di attore e di azionista della sua compagnia gli permisero di
acquistare una casa a Stradford-upon-Avon dove finì i suoi giorni il 23 aprile del 1616, all’età di 52 anni.
Le opere tradizionalmente attribuite a W.S. in passato si credeva fossero state scritte da un intellettuale
che poteva vantare un’educazione superiore a quella che avrebbe potuto avere il figlio di un mercante di
provincia. Furono fatti i nomi di Francesco Bacone, filosofo e uomo politico, del conte di Southampton,
mecenate di Shakespeare, e del drammaturgo Christopher Marlowe, che non sarebbe stato ucciso nel
corso di una rissa in una taverna, ma sarebbe riuscito a rifugiarsi in un paese europeo e lì avrebbe
continuato a scrivere. Altri critici invece intravidero in Shakespeare la grandezza del genio.
Il merito di aver riconosciuto la grandezza di Shakespeare va al Settecento, secolo in cui numerosissimi
critici, letterati, biografi cominciarono a raccogliere materiale critico e filologico sulla sua opera.
Nell’Ottocento, oltre agli studi, anche le rappresentazioni shakespeariane si moltiplicarono In Italia, oltre
a suscitare l’interesse di Vittorio Alfieri e Vincenzo Monti, fu oggetto di profonda ammirazione da
parte di Ugo Foscolo e di Alessandro Manzoni. Anche Giuseppe Verdi contribuì alla fortuna di
Shakespeare in Italia con le sue versioni in musica di Macbeth (1847), Otello (1887) e Falstaff (1893).
I sonetti
Pubblicati nel 1609 per opera di Thomas Thorpe, i sonnets non portano né la firma, né la dedica di
Shakespeare. Per la mancanza di una revisione autorizzata dall’autore sono sorti molti dubbi sulla loro
autenticità. Dei 154 sonetti, i primi 126 sono dedicati a un fair youth (“bel giovane”), i rimanenti a una
dark lady (“donna bruna”), gli ultimi due hanno per argomento Cupido. I Sonnets si distinguono per vari
motivi: per la maggior parte essi non sono rivolti a una donna, ma a un uomo; in secondo luogo, laddove
essi si rivolgono a una donna essa è decisamente black (“nera”) e infernale. Inoltre né l’uno né l’altra
hanno un nome. Nel canzoniere il tema della discendenza è rilevante (intesa come mezzo per superare il
2
breve corso temporale della vita) ma viene presto sostituito dal tema dell’arte. L’immagine del bel
giovane può tanto ripetersi nel volto del figlio generato, quanto nella “rima possente” creata dal poeta
capace di assicurare una memoria più duratura dei “monumenti dorati”. Insomma, l’arte non si oppone
alla natura, ma ne fa parte e la supera.
La donna bruna a cui sono dedicati i sonetti 127-152 è lasciva, traditrice, incostante, la donna di
Shakespeare è insieme il paradiso e l’inferno dei sensi, e l’amore del poeta per lei, lungi dall’essere
costante e immenso, è una febbre, un desiderio estremo, una malattia che lo rende “pazzo frenetico” e di
cui vorrebbe sbarazzarsi. Desiderio folle e mortale, la lussuria è un male tuttavia inevitabile. I sonetti
dedicati alla donna bruna cambiano bruscamente il tono del canzoniere, che da fair, che significa sia bello
che biondo diventa black (nero) ma anche la lingua che da platonica e ideale diventa aggressiva,
concreta, materiale.
I romances
I cosidetti romances (chiamati generalmente ultimi drammi) ritornano, se così si può dire, alle tematiche
delle commedie ma l’asse dell’interesse si sposta dai figli ai genitori.
Pericle, Il racconto d’inverno, La Tempesta hanno in comune l’impianto fiabesco, un’ambientazione
fantastica, un rapporto turbato tra padri e figli risolto grazie alla magia. L’esito delle storie è sempre
felice, ma più delle commedie i romances hanno una decisa colorazione politica. In queste opere
dominano le figure femminili che sono la chiave per capire il dramma stesso.
Le tragedie
Tema prediletto delle tragedie di Shakespeare è il regicidio. Se Richard II, dramma storico che più si
avvicina alla tragedia scava nella coscienza del re deposto, Giulio Cesare e Macbeth(1606) esplorano
invece la coscienza gravata di colui che si macchia del crimine.
Con Julius Caesar Shakespeare si rivolge a una diversa fonte storica, cioè le Vite parallele di Plutarco.
La storia di Cesare, ucciso al culmine del suo potere, rendeva possibile affrontare la questione della
tirannia e della legittimità del regicidio: un re è tiranno, dicevano i trattatisti dell’epoca, quando segue il
suo capriccio e non la ragione, quando non agisce per il bene del popolo. Nel dramma di Shakespeare
la domanda sulla legittimità dell’assassinio di Cesare, viene discussa con una retorica
memorabile per la sua efficacia sia dai congiurati, sia davanti al popolo. Ma il vero personaggio
tragico è qui Bruto, il congiurato costretto dalla falsa convinzione di agire per il bene di Roma a unirsi
all’assassinio del suo amato Cesare. Il peso della colpa, confermata dallo svelamento dell’ambizione dei
congiurati e dal disordine civile, non gli lascerà altra via d’uscita che il suicidio.
Macbeth narra la storia di un re scozzese del Medioevo che uccide nel sonno il mite e virtuoso Re
Duncan allo scopo di prenderne il posto. Una serie di spiriti (il fantasma di Banquo) e di visioni (le
streghe) seguono Macbeth a testimoniare la coscienza colpevole del regicida. E l’insonnia diventa l’incubo
che lo perseguita le notti e i giorni. ”Sleep no more”(Non dormire più) è la voce che risuona la colpa del
3
crimine e che incalza la complice Lady Macbeth fino al suicidio. A riportare l’ordine è il figlio di Duncan,
venuto a vendicare il padre vilmente assassinato, mentre il fantasma di Banquo si rivelerà capostipite
della dinastia Stuart, la dinastia di Giacomo I da poco salita al trono.
Hamlet. La vicenda si svolge a Elsinore, Danimarca. Il principio dell’azione è, come abbiamo detto, il
regicidio, il quale avviene prima che il testo abbia inizio. La storia e i dettagli vengono raccontati dalla
stessa vittima, il cui fantasma si presenta alla vista del figlio Amleto. Dal fantasma che chiede vendetta
veniamo a sapere che il colpevole è il fratello Claudio, alle nozze del quale con la vedova del re ucciso,
Gertrude, il figlio Amleto ha appena assistito. Al fine di portare a termine il compito di vendicare il padre,
Amleto si finge pazzo mettendo a soqquadro l’intera corte di Elisinore: ripudia l’amata Ofelia, strapazza
violentemente la madre e suscita il sospetto del colpevole, ma niente affatto pentito Claudio. In seguito
Amleto viene mandato in esilio in Inghilterra dove riesce a sventare il tentativo di Claudio di farlo
uccidere. Lo ritroviamo nel quinto atto in Danimarca, dove apprende che Ofelia, impazzita, si è annegata,
mentre Laerte, fratello di Ofelia, convinto da Claudio sfida Amleto a un duello “truccato” poiché la punta
della sua spada è tinta di veleno. Il duello finisce per essere una trappola per l’intera corte: Claudio,
Gertrude, Laerte e Amleto muoiono in un’ultima e caotica carneficina.
.
Il mercante di Venezia
Il mercante di Venezia (The merchant of Venice, 1596-97) è una commedia in cinque atti, in versi e in
prosa. Il nobile veneziano Bassanio chiede all’amico Antonio, ricco mercante di Venezia, 3000 ducati per
corteggiare degnamente la ricca Porzia. Antonio si fa prestare il denaro dall’usuraio ebreo Shylock che
pretende come obbligazione, se la somma non sarà pagata il giorno fissato, il diritto di prendere una
libbra di carne dal corpo di Antonio. Bassanio accompagnato dall’amico Graziano, ottiene la mano di
Porzia superando una prova stabilita dal padre di lei. Intanto Jessica, figlia di Shylock è fuggita con il
cristiano Lorenzo, sottraendo denaro al padre, che la disereda. Arriva la notizia che le navi di Antonio
hanno fatto naufragio e che non ha pagato il debito alla sua scadenza. Shylock pretende la libbra di
carne. Porzia travestita da avvocato perora la causa di Antonio davanti al doge, dimostrando che Shylock
ha diritto alla carne senza che sia versata una sola goccia di sangue, se non vuole essere giustiziato per
attentato alla vita di un veneziano. Il doge grazia Shylock ma confisca i suoi beni, che sono divisi tra
Antonio e lo stato veneziano. Antonio rinuncia alla sua parte a condizione che Shylock si faccia cristiano e
leghi i suoi beni a Lorenzo e Gessica.
Shakespeare non si mosse affatto all’interno dei consueti stereotipi antisemiti, perché
l’attitudine crudele di Shylock è spiegata con i torti che egli ha subito e che hanno indurito il
suo cuore, ed anzi si può dire che la parte finale dell’opera contenga una vera e propria
filippica contro le crudeltà di cui il mondo cristiano si è reso colpevole nei confronti degli ebrei:
“Non ha occhi un ebreo? Non ha un ebreo mani, organi, membra, sensi, emozioni, passioni? Non si nutre dello stesso cibo, non è ferito dalle
stesse armi, non è soggetto alle stesse malattie, non è scaldato e gelato dalla stessa estate e dallo stesso inverno come un cristiano? Se ci
pungete, non facciamo sangue? se ci avvelenate, non moriamo?”
E non a caso proprio Venezia viene utilizzata come teatro della vicenda. Venezia è la città dei mercanti,
simbolo di un mondo concreto basato sul potere a sul commercio, e proprio qui è stata coniata la parola
4
Ghetto, perché è qui che venne eretto il più antico Ghetto della storia. Difatti la città fin dai tempi antichi
concesse agli ebrei di svolgere tranquillamente alcune professioni come l’usuraio e il medico, e quindi
tollerò la loro presenza anche se, ad una certa ora della sera, venivano poi rinchiusi con un enorme
lucchetto nella zona dove risiedevano, sede di un’antica fonderia di acciaio, il “getto” per l’appunto, da cui
la parola ghetto.
Romeo e Giulietta
Sicuramente questa è una delle opere più famose e importanti di Shakespeare insieme ad altre due.
Sembra che Shakepeare non vedesse nessun altro esito possibile, se non tragico, per un amore
corrisposto e assoluto. L’accettazione dell’amore da parte di Giulietta è uno scandalo per una società in
cui la parola d’amore era tradizionalmente esclusiva del sesso maschile
una ricostruzione del celebre teatro Globe di W.Shakespeare
I drammaturghi elisabettiani e soprattutto Shakespeare scrivevano per le circostanze immediate
della rappresentazione, per l’applauso del pubblico, non per la stampa. Quindi Shakespeare morì
nel 1616 senza preoccuparsi della pubblicazione delle sue opere. Tuttavia due attori della compagnia di
Shakespeare,John Heminges e Henry Condell, pubblicarono con attenzione le sue opere nel famoso First
Folio. Questo elegante libro dedicato ai conti di Pembroke e Montgomery e indirizzato alla great variety of
readers (grande varietà di lettori) contiene tutti i drammi di W.S. La datazione è spesso incerta ma un
esercito di filologi e commentatori ha negli anni costruito con certosina meticolosità prove esterne ed
interne che hanno reso possibile seguire la parabola della produzione shakespeariana.