http://www.treccani.it/enciclopedia/antisemitismo_(Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali)/ Antisemitismo Enciclopedia delle Scienze Sociali (1991) di Imanuel Geiss Il termine 'antisemitismo', preso in senso stretto, è usato impropriamente: com'è noto, infatti, anche gli Arabi sono semiti, mentre con antisemitismo si intende invece esclusivamente l'ostilità nei confronti degli Ebrei, un'ostilità che spinta all'estremo è arrivata sino al tentativo di sterminio. Tuttavia sarebbe assurdo, in nome di un purismo eccessivo, rigettare il concetto in sé come improprio, dal momento che a partire da Ludwig Marr (1879) esso fu scelto dai circoli antiebraici come propria definizione, venne ripreso dagli Ebrei per indicare i propri nemici e si è affermato infine come categoria oggettiva nella scienza storica. Quando si parla di antisemitismo, tutti sanno cosa si intende.L'antisemitismo moderno va distinto radicalmente dall'antico antigiudaismo, fondato su motivazioni religiose. Nell'ambito di quest'ultimo era possibile in teoria che le discriminazioni contro gli Ebrei fossero superate individualmente col battesimo. Di fatto però le cose erano più complicate, soprattutto se pensiamo alla figura del converso, quale compare in Spagna nel tardo Medioevo (1391) con i primi pogrom e i battesimi forzati. Il termine antisemitismo si afferma nel 1879, quando il passaggio dall'antico antigiudaismo cristiano al moderno antisemitismo razzista si è già pienamente compiuto. L'antisemitismo si oppone all'eguaglianza dei diritti civili degli Ebrei, ottenuta con l'emancipazione seguita alla Rivoluzione francese, ed è la reazione alla loro assimilazione. Esso attinge una vasta gamma di argomenti, pregiudizi e miti dall'antico antigiudaismo per conferire dignità storica all'ostilità nei confronti degli Ebrei. Tutto si condensa e si riassume nella questione ebraica. Dopo la guerra contro i Maccabei (167-160 a.C.) si erano già create le condizioni generali del grande conflitto greco-romano-ebraico, che introdusse per la prima volta i meccanismi dell'antigiudaismo/antisemitismo. Dopo la perdita della sovranità e dell'autonomia per opera dei Romani, nelle città dell'Oriente greco si venne a creare una sorta di concorrenza esplosiva tra Greci ed Ebrei in campo economico, sociale e religioso. La situazione divenne particolarmente critica soprattutto in quelle città (per esempio Alessandria) dove gli Ebrei, grazie al forte proselitismo e alla crescita naturale della loro popolazione, si avvicinavano a costituire la maggioranza. Il conflitto socioeconomico e religioso tra Greci ed Ebrei conobbe un'escalation con le grandi sollevazioni ebraiche (6070, 113-115, 132-135) sino allo scontro politico-militare con Roma, seguito dall'esilio (galuth). Nel corso del conflitto greco-ebraico nacquero stereotipi antiebraici che furono in seguito ripresi ed esasperati dal primo cristianesimo, soprattutto al fine di contrastare il forte potere di attrazione che il giudaismo continuava a esercitare: un numero cospicuo di clichés antiebraici fu tramandato, per esempio, dalla Chiesa greca di Bisanzio. La proibizione del giudaismo nei territori dell'Occidente romano riconquistati da Giustiniano (553-554) portò all'alternativa tra la morte e il battesimo forzato (608), che fu poi adottata, dal 616, dalla Spagna dei Visigoti.Gli Ebrei erano sistematicamente colpiti là dove detenevano le posizioni più prestigiose: dopo i massacri nelle città greche dell'Impero romano e i battesimi forzati a Bisanzio e nella Spagna cristiana, fu la volta dell'annientamento delle popolazioni ebraiche nella penisola arabica da parte dell'Islam nascente, già sotto Maometto (sino al 632). Il massacro di Granada del 1066 (all'inizio della sistematica reconquista cristiana della penisola iberica) diede una forte scossa alla posizione degli Ebrei nella Spagna musulmana, fino a quel momento relativamente tollerante: sotto la pressione delle sconfitte esterne, gli Ebrei divenivano così, per la prima volta, una sorta di parafulmine nelle crisi interne. Dopo la vittoria definitiva della reconquista, nel 1212, essi vennero considerati a poco a poco dei fastidiosi concorrenti dalla borghesia ancora debole delle città. Il ritorno all'alternativa bizantinovisigota tra morte e battesimo forzato - dopo massacri a carattere di pogrom - causò, a partire dal 1391, una prima ondata di profughi sefarditi nel Mediterraneo, e fece nascere in Spagna il problema dei conversos. Appena una generazione dopo il bagno di sangue nella Granada islamica, le crociate (1095-1270) segnarono, con i massacri delle comunità ebraiche, soprattutto nella regione del Reno, il graduale declino degli Ebrei nell'Europa cristiana. Il quarto Concilio Laterano del 1215 sistematizzò e codificò le misure per la lotta contro gli Ebrei (e gli eretici): il contrassegno prescritto - il distintivo giallo - era mutuato, se pure in forma modificata, dall'Oriente musulmano. Al volontario isolamento degli Ebrei dal resto del mondo corrispondeva ora la proibizione per i cristiani di intrattenere rapporti con essi. Durante la grave crisi creata in Europa dalla grande peste del 1348-1349 si assistette a una violenta esplosione antisemita: contro la volontà dei vescovi, i 'flagellanti', spinti dal loro fondamentalismo chiliastico-apocalittico, uccisero un gran numero di Ebrei, soprattutto in Germania. I sopravvissuti emigrarono in Polonia dietro invito del re polacco Casimiro III, e andarono a costituire come 'Ashkenaziti' (ebrei di origine tedesca) la controparte dei 'Sefarditi', originari della Spagna. In seguito gli Ashkenaziti - gli ebrei orientali - furono le vittime principali del moderno antisemitismo.Parallelamente aveva luogo l'espulsione degli Ebrei da alcuni paesi europei: la Rus´ di Kiev e la Moscovia, nonché le monarchie scandinave, non li ammisero nei loro territori. Le quattro monarchie nazionali appena costituite li cacciarono in quanto concorrenti della borghesia locale in campo economico: l'Inghilterra nel 1290, la Francia definitivamente nel 1394, la Spagna tra il 1391 e il 1492, il Portogallo nel 1497. Agli Ebrei restavano aperte, oltre alla Polonia e all'Ungheria, solo l'Italia e la Germania, paesi in cui mancava un potere centrale. Anche in Italia e in Germania, però, la posizione degli Ebrei peggiorò con l'istituzionalizzazione del ghetto, creato per la prima volta a Venezia nel 1516: il ghetto, che non poteva estendersi anche se la popolazione cresceva, rappresentava in modo drammatico il declino degli Ebrei, che dalla loro posizione privilegiata nell'alto Medioevo erano passati al rango di gruppo discriminato all'inizio dell'epoca moderna. Nel contempo essi si videro di fatto esclusi da tutte le professioni tradizionali, a eccezione del commercio di denaro (usura). D'altra parte gli Ebrei ebbero spesso una parte di spicco nello sviluppo delle forze economiche moderne sino all'industrializzazione. Nel Mediterraneo, e poi nel Nuovo Mondo, essi ebbero una posizione preminente nella produzione dello zucchero di canna sin dall'alto Medioevo. Nell'epoca del mercantilismo ripresero in parte a esercitare la loro funzione tradizionale di finanziatori delle più corti (che avevano già svolto in Oriente e, sino alla loro cacciata, anche nella Spagna, nel Portogallo, nella Francia e nell'Inghilterra medievali). Nei Paesi Bassi - dove, a partire dal 1615, si era instaurato un clima di tolleranza favorevole agli Ebrei sefarditi - la moderna Olanda beneficiò delle loro attività economiche.