13. Nocella Maria Catena Leggere al contrario. Abilità non solo di

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UNIVERSITÀ DI CATANIA
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
INSEGNAMENTO DI PSICHIATRIA: PROF. RAPISARDA V.
NOCELLA MARIA CATENA
LEGGERE AL CONTRARIO. ABILITÀ NON SOLO DI
PICO DELLA MIRANDOLA?
Tutto parte da una semplice domanda: esiste una buona memoria?
Fodor postula l’esistenza di capacità mentali innate. La mente segue un
processo temporale che richiede tempo. Occorre tempo per imparare una poesia,
una sequenza numerica. In base a questo principio, ogni individuo è unico, proprio
il modo di apprendere, conoscere e memorizzare, separa e differenzia ogni essere
dotato di intelligenza.
Come mai è facile ricordare l’alfabeto, ma e difficile ripeterlo in senso inverso?
In questo campo la letteratura tratta di autori che traggono dalla fantasia, personaggi dotati di incredibili capacità mnestiche, fino a casi che hanno avuto
riscontri scientifici.
Un grande uomo, dotato di grande intelligenza, fu Pico della Mirandola vissuto
nel Medioevo, (1° novembre 2009, anniversario della morte), passato alla storia
anche per la sua straordinaria intelligenza. Un aneddoto molto particolare nella sua
vita, fu quando, dopo aver scritto le 900 tesi (studi e ricerche su vari argomenti),
doveva organizzare un incontro con vari studiosi e scienziati per esporre la sua tesi,
ma l’incontro non ci fu, poiché fu preso per pazzo, perché non credevano che un
uomo normale avesse una così vasta conoscenza, quasi credevano che fosse posseduto dal diavolo. Il fatto sta che Pico della Mirandola aveva una grande memoria,
avendo poi sviluppato la tecnica della mnemonica che facilitava la memorizzazione
e ricordava le cose che si studiavano.
Di lui è rimasta letteralmente proverbiale la sua prodigiosa memoria: si dice
conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura enciclopedica e che sapesse recitare La Divina Commedia al contrario, partendo
dall’ultimo verso, impresa che gli riusciva con qualunque poema appena terminato
di leggere. Oggi è ancora in uso apostrofare come Pico della Mirandola chiunque
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sia dotato di ottima memoria. Ma si possono ricordare altri personaggi dotati di
grande capacità mnestica: Giordano Bruno, anch’egli possedeva una memoria
eccezionale; Plinio il Vecchio: ricordava tutti i nomi dei cittadini di Roma e la
strada in cui ciascuno di loro abitava; Giulio Camillo, prof. Universitario del ‘400,
memorizzava tutto ciò che sentiva e leggeva e fu nominato il “Divino”.
Lo scrittore argentino, Borges, intitola la sua novella “Funes” o della
“memoria” e racconta di un giovane che riusciva a ricordare tutto, ma indipendentemente da Borges, il neurologo russo Lurija, seguì la vita di un individuo, il quale
era capace di ricordare tutto, parlando persino al rovescio.
Le procedure usate da questi “grandi” erano le stesse di quelle adottate dagli
antichi inventori della mnemotecnica o arte della memoria, come è stata definita
(Yates, Rossi).
Il poeta Simonide è passato alla storia, come l’inventore di tale arte. Scampato
al crollo del tetto di una casa in cui era stato invitato ad un banchetto, egli riuscì a
conoscere i corpi sfigurati nelle macerie, ricostruendo nella sua mente, l’immagine
della disposizione degli ospiti attorno alla tavola.
Le “tecniche” di memorizzazione non sono altro che tecniche eidetiche di immagazzinamento.
La memoria fotografica è una variante della memoria eidetica che è la tendenza
a conservare vivaci le immagini visive (parole, forme, colori). Molti autori hanno
dato varie definizioni riguardante l’immagine. Kosslyn la definisce come ciò che è
visto con l’occhio della mente, in assenza dell’oggetto fisicamente inteso. Le immagini mentali sono rappresentazioni non analizzate, come le fotografie e le figure,
l’immagine mentale e la percezione sono attività equivalenti perché governate da
stesse regole e generate da medesime strutture, ciò in base al fatto che le immagini
mentali degli oggetti hanno effetti comportamentali simili a quelli che avvengono
quando gli oggetti sono realmente osservati. Mentre Sheedan la intende come una
descrizione riferita dal soggetto relativa alla “lettura fotografica” di qualcosa che
non è presente e che non influenza direttamente dall’esterno i sensi.
Il soggetto visualizza ciò che osserva, in modo tale che quando lo ricorda, è
come se leggesse la frase o visualizzasse l’oggetto. La memoria eidetica è posseduta da circa il 10% dei bambini e si perde col passare degli anni. A parte poche
eccezioni, questa abilità è quasi assente negli adulti. Il motivo forse risiede nel fatto
che gli adulti hanno più probabilità dei bambini a tentare di codificare l’immagine
in memoria sia verbalmente che visivamente. Se ciò è vero, significa che gli adulti
impediscono la formazione di immagini eidetiche nella loro mente, perdendo
questa possibilità, anche se in realtà possiedono questa abilità.
Ma per l’essere umano, il dimenticare è importante quanto poter archiviare. È
chiaro che il cervello possiede sistemi di blocco molto elaborati per impedire che
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nuove informazioni giungano al magazzino centrale. La memoria a breve termine è
uno di questi dispositivi.
Attraverso queste elaborazioni il cervello seleziona i dati da collocare in archivio dalla massa di materiale eccessivo che lo circonda. Se non si verificasse questo
meccanismo di oblìo, la vita di un individuo diventerebbe impossibile.
Osserva Brigitte, un giovane personaggio de “L’Immortalità di Kundera”: «una
lingua non logica può essere imparata da un bambino perché il bambino non pensa.
Ma uno straniero adulto non potrà mai impararla».
Per il lavoro che seguirà, è utile sottolineare le funzioni dell’emisfero destro, il
quale non è, né muto, né sordo, come era stato definito in passato, ma possiede
delle capacità linguistiche.
Questo emisfero, ha un ruolo fondamentale nel riconoscere le facce e la mimica
del viso, è responsabile dell’intonazione della voce; inoltre ha un ruolo importante
nel caso di parole ambigue, ma soprattutto ha la capacità di cogliere i messaggi
visivi nel loro insieme e di tener conto delle loro valenze emotive. È sempre più
evidente che nell’analisi della realtà visiva, nella comprensione ed espressione
linguistica, abbiamo bisogno di competenze sia selettive che globali tipica di entrambi gli emisferi; poiché il peso e il ruolo di ognuno dei due emisferi è variabile
da individuo a individuo, è probabile che queste differenze possano essere la base
di diversi tipi di personalità.
Si deduce che la generazione di significato durante l’elaborazione linguistica e
non, richieda cooperazione interemisferica.
Indagine Sperimentale
Nel nostro lavoro ci siamo occupati di Paola, una donna che possiede la capacità
di parlare al contrario, è un soggetto di 30 anni, con un livello culturale alto
(Laurea) con una vita privata e sociale soddisfacente e non ha subito né traumi, né
malattie psichiche. Si è proceduto con la somministrazione di reattivi psicometrici
per conoscere il vero “carattere” di Paola.
Il primo test è stato la “Scala di valutazione dei disturbi psicosomatici” di
Lipman R.S., dove il soggetto presenta un’ansia pari al 43% e non sono emersi
sintomi fobici né ossessivi.
Un altro test è stato il “W.A.I.S.”, da cui traspare un Q.I. di 100, questo reattivo
psicometrico, è anche un valido ausilio nella diagnosi psichiatrica, infatti è possibile valutare la presenza di specifici disturbi psichiatrici e in questo caso sono
assenti.
Il test di “Rorschach” è una tecnica proiettiva e si evince che il soggetto ha
piccole difficoltà nel fronteggiare i problemi emozionali e ad evitare rapporti
interpersonali.
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Mentre il “rapporto di Bender” indica l’assenza di un’anomalia significativa.
Anche il “Test di riconoscimento dei volti ignoti di Benton”, è stato usato. Detto
test valuta, se nei soggetti vi sono afasie, soprattutto in quei pazienti che hanno
subìto lesioni cerebrali destre. E anche qui sono assenti afasie sensoriali.
Il “Questionario per i disturbi di personalità SCID” di Spitzer, analizza le
caratteristiche e lo stile di vita del soggetto che si sottopone. È risultato che Paola,
possiede tratti di personalità schizotipica e aggressiva, ciò non vuol dire che
necessariamente si osserverà un’evoluzione verso il disturbo psichiatrico corrispondente, ma se qualora ciò accadesse, il tipo di personalità ne rappresenterebbe
l’humus, la base.
Invece dalla “interpretazione della scrittura”, risulta una persona stabile,
realista. Mostra di avere un’opinione molto elevata di sé, l’atteggiamento appare a
volte preoccupato dei minimi dettagli.
In conclusione le idee appaiono dogmatiche, rigide e difficili da modificare.
L’“EEG Analysis” evidenzia un livello d’ansia normale, un livello di depressione medio e pure la simmetria e la sincronia degli emisferi è nella norma.
Successivamente Paola si è sottoposta alla prova che richiede l’uso degli arti
superiori, consistente nel lanciare freccette verso un disco da una distanza di 3.50
metri, ed il bersaglio è stato centrato. E ancora, stavolta usando i piedi, ha calciato
un pallone contro una parete delimitata da due paletti e la prova è stata eseguita in
modo corretto con entrambi gli arti.
Dai dati ricavati, è emerso che Paola ha un equilibrato sviluppo psico-fisico,
poiché si accetta come donna, con i suoi pregi e difetti.
La sua intelligenza rientra nei parametri della normalità. Un elemento importante è l’integrità emisferica priva di traumi, supportata da un eloquio fluido,
scorrevole e corrente.
Da non trascurare l’estrema abilità, con cui usa gli arti superiori e inferiori,
inoltre il soggetto esaminato compie parecchi movimenti con la mano sinistra:
compone i numeri di telefono, tiene oggetti (che molti sostengono con la mano
destra), tiene la borsa sulla spalla sinistra ecc.
Con i dati raccolti, si può azzardare l’ipotesi che l’emisfero destro di Paola
abbia degli input in più rispetto alla norma. E qui torna la domanda: com’è
possibile avere una buona memoria? Come riesce Paola a parlare al contrario?
La donna sostiene di sentire una parola, un discorso, contemporaneamente nel
suo campo visivo, queste parole si presentano scritte davanti, impresse come in una
foto, una volta visualizzate, viene naturale e semplice ripeterle al contrario, cioè
lette da destra verso sinistra.
Se l’emisfero destro è preposto alle immagini, si spiega la capacità di parlare al
rovescio.
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In questo caso l’emisfero destro ha degli input in più rispetto alla norma, infatti
ognuno di noi, sfrutta solo una piccola parte di intelligenza, il nostro cervello viene
poco “allenato” e potrebbe rendere molto di più. Quindi se l’emisfero sinistro, è
controllato dall’area cerebrale destra, i dati sono a favore di un surplus mnemonico.
Si può parlare di asimmetria funzionale fra i due emisferi ognuno dominante per
vari aspetti, ma complementari in un processo unitario.
Vorrei concludere affermando che: se ognuno di noi, esercitasse un pò di più la
propria intelligenza, forse tutti avremmo capacità straordinarie come quelle dei
geni, ma che forse geni non sono, ma esseri che hanno compreso l’importanza del
dono che è stato fatto all’essere umano.
Un sentito ringraziamento va al prof. V. Rapisarda ed alla Dott.ssa C. De
Pasquale, che mettendo a disposizione tutto il loro sapere e il materiale necessario,
hanno permesso la realizzazione di questo lavoro.
RIASSUNTO
Il lavoro parte da capacità mentali innate, si va dallo studio di Pico della Mirandola, fino
all’osservazione di un soggetto con l’abilità di parlare al contrario.
Si riscontra un surplus mnemonico, rispetto alla normalità.
SUMMARY
The work starts from innate mental ability, ranging from the study of Pico della
Mirandola, until an observation of a subject with the ability to speak to the contrary. There
is a mnemonic surplus, compared to normal.
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