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L’ARTE DELLE CIVILTÀ EXTRAEUROPEE
➲ ➲ ObiettivO dell’attività
.➲➲ COllegamenti COn altre disCipline
Conoscere ed apprezzare il patrimonio storico-culturale dei popoli del
mondo; comprendere l’importanza della varietà culturale nel mondo;
conoscere le manifestazioni artistiche delle civiltà extraeuropee; ricercare
immagini, informazioni; rappresentare su cartografia la diffusione di fenomeni culturali
Arte e immagine/ Storia
➲ ➲ realizzaziOne
Cartellone/ipertesto/Cd-rom/relazione scritta/mostra
L’arte è una delle espressioni più alte di ogni civiltà e di ogni cultura. Di arte e architettura sono, per così
dire, permeati i paesaggi del mondo. Essi sono un vero museo dell’immaginazione e della creatività dei
mille popoli che l’hanno abitato e che lo abitano tuttora.
Vi suggeriamo alcuni percorsi di ricerca fra arte e geografia per approfondire la conoscenza del valore
delle tradizioni artistiche extraeuropee: l’arte della Cina, dell’India, del Giappone, delle civiltà precolombiane dell’America Centrale, dell’Oceania, dell’Africa, degli Indiani d’America, l’arte islamica.
1
L’arte del Novecento
e il Primitivismo
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, in pieno
periodo colonialista, non ci fu corrente artistica o
grande autore in Europa che non abbia cercato ispirazione nell’arte delle culture non occidentali.
Così fece Vincent Van Gogh con l’arte giapponese;
Paul Gauguin con l’arte di Tahiti; Gustav Klimt con
l’arte bizantina e mediorientale; Henri Matisse con il
paesaggio e l’artigianato del Marocco; Pablo Picasso
e Georges Braque con la scultura africana; i Surrealisti e gli Espressionisti con l’arte dell’Oceania; Paul
Klee con il paesaggio e l’artigianato del Nord Africa;
Jackson Pollock con l’arte della cultura indiana nativa.
Il tema del rapporto tra arte del Novecento e culture
extraeuropee potrebbe articolarsi secondo questa
traccia:
1. ricercare immagini di opere di artisti europei del
Novecento influenzati, più o meno consapevolmente, da forme artistiche e/o dalla cultura di popoli extraeuropei;
2. ricercare immagini di arte extraeuropea;
3. far emergere gli elementi che collegano il linguaggio artistico di pittori e scultori europei con le
Paul Gauguin, “Nafea Faa Ipoipo” (Quando ti sposi?),
olio su tela, 1892, Kunstmuseum, Basilea.
forme espressive proprie della cosiddetta “arte primitiva”.
4. Il lavoro può essere organizzato individualmente o per gruppi. Dopo aver scelto la forma di presentazione del lavoro, si procederà alla elaborazione dei materiali raccolti (stesura di testi, sintesi,
didascalie; preparazione di schemi riassuntivi, immagini, ecc.).
5. Prima di concludere il lavoro sarà opportuno un controllo ed una revisione dei materiali elaborati.
Infine si organizzerà una discussione sul lavoro svolto, sulle procedure seguite e sui risultati ottenuti, per favorire la consapevolezza del percorso svolto. La presentazione degli elaborati concluderà il lavoro, che potrebbe concretizzarsi anche in una piccola mostra.
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L’arte delle civiltà extraeuropee
Suggeriamo una possibile articolazione del lavoro per svolgere una ricerca sulle principali espressioni
dell’arte extraeuropea.
1. Realizzare un planisfero su cui riportare immagini di esempi significativi dell’arte e dell’architettura
dei popoli del mondo.
2. Si potrebbe, quindi, scegliere un continente, una regione o una particolare civiltà da approfondire;
oppure suddividere la classe in gruppi, ad ognuno dei quali affidare un aspetto (popolo, civiltà,
regione, continente, …).
3. Si dovranno ricercare non solo immagini, ma anche testi che spieghino le peculiarità dell’arte africana, cinese, giapponese, ecc.
4. Si dovranno evidenziare i rapporti tra le espressioni artistico-culturali e la costruzione dei paesaggi umani, cercando di mettere in evidenza la dimensione estetica legata ad ogni paesaggio,
che in alcune culture assume un significato ed un valore precipuo, come ad esempio in Giappone,
in India, a Bali ed in molti altri luoghi.
5. Prima di concludere il lavoro sarà opportuno un controllo ed una revisione dei materiali elaborati.
6. Infine si organizzerà una discussione sul lavoro svolto, sulle procedure seguite e sui risultati ottenuti, per favorire la consapevolezza del percorso svolto.
7. La presentazione degli elaborati concluderà il lavoro, che anche in questo caso potrebbe dar
luogo ad una piccola mostra.
Per la ricerca di materiali utili allo svolgimento dell’attività proposta si possono consultare enciclopedie d’arte e geografiche, monografie dedicate all’arte dei popoli extraeuropei e riviste di viaggio.
Per reperire immagini, oltre alle sezioni immagini dei motori di ricerca, esistono numerosi siti che offrono repertori iconografici organizzati per autore, periodo storico, corrente artistica, ecc.
Segnaliamo, fra i tanti, http://witcombe.sbc.edu/ARTHLinks.html
Informazioni e risorse iconografiche sono disponibili nei siti dei musei e su enciclopedie online. Segnaliamo, in particolare, il sito dell’Enciclopedia Treccani (www.treccani.it sezione Arte, Lingua, Letteratura/Arti visive) e quello di Sapere (www.sapere.it).
© yunphoto
Un giardino di pietra in un tempio giapponese.
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WORLD MUSIC E MUSICA ETNICA ORIGINARIA
➲ ➲ ObiettivO dell’attività
.➲➲ COllegamenti COn altre disCipline
Conoscere ed apprezzare il patrimonio storico-culturale dei popoli del
mondo; conoscere la World Music e i suoi principali esponenti; conoscere la musica etnica originaria; comprendere l’importanza della varietà
culturale nel mondo; conoscere le manifestazioni musicali delle civiltà
extraeuropee.
Musica/ Lingua straniera
➲ ➲ realizzaziOne
relazione scritta/ascolto di brani musicali e musica etnica dal vivo
La musica è uno dei valori fondamentali della cultura di un popolo, lo caratterizza in modo inconfondibile.
Al tempo stesso è una delle espressioni che più si prestano a commistioni e contaminazioni, tanto che
generi musicali e ritmi “etnici” diventano facilmente patrimonio di tutti.
Per approfondire la conoscenza dei generi musicali di origine extraeuropea, della cosiddetta World
Music e della musica etnica originaria vi proponiamo la lettura dei testi che seguono e alcune attività.
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Un mondo di musica
La musica è legata alla tradizione, alla storia e perfino all’atmosfera di un’area o di un luogo. Per questo ne diventa
uno dei simboli, una caratterizzazione inconfondibile, al punto da essere definita “musica etnica”, legata, cioè, alle
caratteristiche specifiche di ogni popolo. Da questo punto di vista il pianeta può essere letto come un caleidoscopio
di voci, suoni e ritmi
che non restano relegati nelle specifiche
aree geografiche, ma,
attraverso i nuovi
media e la nuova organizzazione commerciale “globale”, si
impongono a livello
mondiale.
Già storicamente l’intreccio dei popoli e
delle civiltà attraverso
la colonizzazione ha
permesso anche alla
cultura occidentale di
assimilare musiche di
altri continenti.
È così che il blues, il
jazz, il funky, il reggae, il rap, da generi
musicali tipicamente
africani e afroamericani, sono diventati
patrimonio di tutti; lo
stesso discorso vale
per i generi musicali e
di danza dell’America
Centrale e Meridionale: tango, salsa,
rumba, mambo, merengue, ecc. e per
molti strumenti musicali orientali, ad esempio il sitar.
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La World Music
Per lungo tempo la musica etnica è rimasta relegata entro i confini locali, conosciuta solo dagli antropologi, poiché
nessuno pensava di farne pubblicazioni discografiche. In alcuni casi, certe musiche orientali (ad esempio, la musica
indiana) venivano assimilate alla musica classica occidentale e quindi prese in maggior considerazione.
Con il passare degli anni, grazie anche ai movimenti migratori, alla nascita del turismo di massa e alla diffusione
delle tecnologie di riproduzione sonora, le musiche etniche si sono sempre più diffuse.
La crescita di potenziali fruitori di queste musiche ha portato l’industria discografica occidentale ad interessarsi sempre più da vicino a questo enorme patrimonio musicale che, debitamente riveduto e adattato ai gusti attuali, viene
regolarmente riscoperto: è il fenomeno della “World Music”.
Si fa risalire la nascita del termine World Music al 1987, anno in cui alcune case discografiche inglesi, che avevano
nel loro catalogo artisti africani e sudamericani di matrice “etnica”, trovarono un modo efficace di commercializzare
i loro prodotti. Questi discografici decisero di consorziarsi e di lanciare una campagna promozionale di grande impatto. L’idea piacque e venne rapidamente accettata, in Gran Bretagna prima, in Germania poi e successivamente un
po’ dappertutto: nei negozi di musica, da allora, esiste un’area specifica, destinata all’esposizione e alla vendita di
musiche provenienti da ogni parte del mondo, che rappresenta un suggestivo e multicolore “atlante sonoro”.
La rivista Billboard (organo ufficiale dell’industria discografica americana) presenta tra le sue classifiche di vendita
anche quella riservata alla World Music. Anche i Grammy Awards (gli Oscar della musica) ogni anno, tra i loro numerosi riconoscimenti, premiano il miglior album di World Music.
I pionieri della World Music
© Eduardo Urdangaray
I fenomeni di globalizzazione stanno portando la World Music a diffondersi ovunque. Le voci, gli strumenti e i ritmi
di popoli lontani e vicini rivelano, in certi casi, connessioni e incroci impensati, che portano la musica a oltrepassare
confini, mari e montagne: la musica è sempre più un linguaggio universale, “contaminato” da diverse culture e, proprio per questo, ricco e affascinante. Bisogna comunque riconoscere il merito a coloro i quali per primi si sono impegnati nella divulgazione di questo universo sonoro, conferendo pari dignità ai suoni e agli strumenti di ogni parte
del mondo. Tra questi ricordiamo, anzitutto, Peter Gabriel, Ry Cooder e David Byrne.
Peter Gabriel, già pop-star e leader dei Genesis, negli anni
Compay Segundo durante
Settanta inizia ad interessarsi di musica etnica.
un’esibizione.
Sua, nel 1982, è l’ideazione del WOMAD (World Of
Music, Arts and Dance), una sorta di associazione internazionale attiva nella produzione e promozione di festival
itineranti di musica etnica. Dopo alcuni dischi solisti, ricchi
di “contaminazioni sonore”, alla fine degli anni ‘80 fonda
l’etichetta discografica Real World Records. In questa collana dà voce a culture e tradizioni spesso dimenticate, scoprendo personaggi (come il pakistano Nusrat Fateh Ali
Khan, la saami Mari Boine o il congolese Papa Wemba) che
sono presto diventati vere e proprie star internazionali.
Ry Cooder, chitarrista rock americano e autore di pregevoli
colonne sonore, dopo aver scoperto il blues delle Bahamas
(Joseph Spence), rivitalizzato la tradizione hawaiiana
(Gabbi Pahinui), rinvigorito il tex-mex (Flaco Jimenez) e
riabbracciato folk, rock e jazz americani, si è sempre più interessato alle forme musicali di tutto il mondo.
Nel 1993, con il virtuoso indiano V.M. Bhatt ha, infatti,
pubblicato A Meeting By The River; un anno dopo ha collaborato con il bluesman africano Ali Farka Touré, prima
di dedicarsi ai vecchi musicisti di Cuba, con la proposta
dell’ultranovantenne Compay Segundo e del suo Buena
Vista Social Club.
Da ricordare è anche un’altra leggendaria rockstar, il newyorkese David Byrne (leader dei Talking Heads) che ha
fondato, sempre verso la fine degli anni Ottanta, la Luaka
Bop Records, una casa discografica anch’essa orientata inizialmente verso le musiche sudamericane e caraibiche.
Oggi il catalogo Luaka Bop si è ampliato e comprende titoli
ed artisti di ogni parte del mondo.
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La musica
etnica
originaria
La World Music ha
avuto il merito di far
conoscere a tutto il
mondo alcuni aspetti e
protagonisti della
musica etnica, ma i suoi
obiettivi
prevalentemente
commerciali
non hanno consentito
di conoscere le sue
espressioni originarie
e di cogliere
la sua autenticità.
La tabella a fianco offre
un panorama sintetico
dei principali generi
musicali e degli artisti
più rappresentativi.
PRINCIPALI GENERI MUSICALI E ARTISTI DELLA MUSICA ETNICA ORIGINARIA
AFRICA
GENERI MUSICALI
MUSICISTI ED ARTISTI
Capo Verde
morna
Césaria Évora
Senegal
mbalax
Mali
african blues, musica per kora,
canti mandingo
Ghana
highlife
Guinea
canti mandingo
Sierra Leone
palm wine
Gambia
musica per kora
Musa Suso, Mory Kanté,
Nigeria
juju, fuji, afrobeat
Fela Kuti
Rep. Dem. Congo
soukous
Papa Wemba
Camerun
makossa, bikutsi
Manu Dibango
Kenya
benga
Tanzania
mduninkiko ngoma
Madagascar
watcha watcha
Zimbabwe
musica per mbira
Sudafrica
township jive, cori zulu,
african jazz
Miriam Makeba, Johnny Clegg,
Abdullah Ibrahim (Dollar Brand)
Benin
afrofunk, reggae
Angelique Kidjo
AMERICA CEN./MER.
GENERI MUSICALI
MUSICISTI ED ARTISTI
Messico
Cuba
mariachi, ranchera
son, nueva canción, salsa, rumba,
mambo, chachachá
reggae, ragamuffin, ska, dub
merengue
salsa
zouk, biguine
calypso, soca
cumbia, llanera
salsa
samba, bossa nova, tropicalismo,
choro, lambada, forrô
Giamaica
Repubblica Dominicana
Portorico
Antille francesi
Trinidad
Venezuela
Colombia
Brasile
Ali Farka Touré,
Youssou N’Dour
Remmy Ongala
Pablo Milanés, Silvio Rodriguez
Bob Marley, Peter Tosh
samba: “Olodum”, Margareth
Menezes, Daniela Mercury;
bossa nova: Vinícius De Moraes,
Joâo Gilberto; Caetano Veloso,
Gilberto Gil, Gal Costa,
Carlinhos Brown
Perú, Bolivia
Cile
Argentina
folk andino
nueva canción, folk andino
tango, nueva canción
ASIA
GENERI MUSICALI
MUSICISTI ED ARTISTI
India
musica per sitar
Ravi Shankar
Mondo islamico
musica per Oud
(liuto arabo, a 11 corde)
musica devozionale Sufi
Munir Bashir, Naseer Shamma (Iraq)
Mondo ebraico
Klezmer
(musica tradizionale ebraica)
Cina
musica delle varie etnie
Giappone
musica tradizionale
Inti Illimani, Victor Jara, Violeta Parra
tango: Astor Piazzolla, Dino Saluzzi;
tradizione india: Mercedes Sosa,
Atahualpa Yupanqui
Nusrat Fateh Ali Khan (Pakistan)
Giora Feidman
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Un mondo di strumenti
Il patrimonio musicale delle varie culture e dei vari popoli del mondo
si fonda sull’utilizzo di strumenti diversi e originali, molti dei quali
risalgono addirittura alla preistoria.
È il caso dell’arco sonoro (o musicale), più antico dello stesso arco da
caccia; è all’origine di tutti gli strumenti a corda (cetra, salterio, chitarra, liuto, archi, clavicembalo, ecc.). È usato ancora nel Messico, in
Patagonia, nell’Africa centrale e meridionale e in Brasile, dove viene
chiamato berimbau.
Molto antica è anche la tradizione e la storia degli strumenti a pizzico,
che trovano il loro progenitore nel monocordo del filosofo Pitagora
(570 a.C. – 490ca. a.C.); da questo strumento nasce il mandolino italiano (che si impone nel XVI secolo), le cui varianti più o meno recenti
sono la spagnola bendurria, l’hawaiiano ukulele e il banjo, inventato
dagli Afroamericani.
Interessanti sono i materiali degli strumenti musicali tradizionali, di
origine naturale: il bambù in Asia e, in particolare, nell’Estremo
Oriente; il legno in Europa; la canna nel Maghreb africano e nel Medio
e Vicino Oriente. Proprio di canna è uno degli strumenti più semplici
e fragili: il flauto. Nella forma chiamata ney, il flauto è stato, per secoli,
lo strumento principe dell’area turco-persiana.
A fianco: strumento africano a 10 corde.
Sotto: gruppo di musicisti del Ghana con il classico tamburo.
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STRUMENTI DELLA MUSICA TRADIZIONALE ED ETNICA
Americhe
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STRUMENTI DELLA MUSICA TRADIZIONALE ED ETNICA
Europa, Asia, Africa, Oceania
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Percorsi di ricerca e organizzazione dell’attività
1. Svolgi una ricerca su un genere musicale extraeuropeo diventato patrimonio comune (jazz,
blues, reggae, rap, funky), seguendo questa traccia: origini, caratteristiche, principali artisti del
passato e contemporanei. Consulta enciclopedie e siti Internet: un repertorio ragionato di risorse
Internet sui generi musicali è disponibile sul portale DIENNETI (risorse per la didattica) nella sezione Risorse e materiali /Musica all’indirizzo http://www.dienneti.it/musica/.
Procurati in biblioteca DVD con opere del genere che hai scelto o sintonizzati su canali radiofonici
o web radio specializzate nel genere, quindi ascolta alcuni brani.
2. Svolgi una ricerca sui pionieri della World Music: Peter Gabriel, David Byrne e Ry Cooder, quindi
procurati alcuni brani del loro repertorio da ascoltare.
3. Approfondisci la conoscenza di un genere della musica etnica tra quelli elencati nella tabella e di
alcuni suoi interpreti.
Per svolgere la ricerca puoi consultare il sito Cupa Cupa, un portale dedicato interamente alla musica dal mondo (www.cupacupa.it), ricchissimo di materiali sulle espressioni musicali di ogni angolo
del pianeta; il sito www.inafrica.it, con una sezione dedicata alla musica africana contenente numerosissimi link a siti specializzati; altrettanto utili sono le riviste specializzate, ad esempio, il
World Music Magazine, rivista bimestrale pubblicata dal 1991 al 2008, e il mensile Il Giornale della
Musica, di cui è disponibile anche la versione on line (www.ilgiornaledellamusica.it).
4. Conosci alcuni degli strumenti illustrati sulla carta? Ti è mai capitato di ascoltarne il suono?Se
vuoi approfondire la conoscenza di alcuni strumenti etnici, ricerca se nel territorio in cui vivi esistono negozi etnici oppure consulta il negozio di strumenti etnici on line URUA www.urua.it, che
propone dettagliate schede descrittive di numerosissimi strumenti etnici suddivisi nelle quattro
classiche tipologie (aerofoni, membranofoni, idiofoni, cordofoni).
5. Ascoltare e capire la musica di un altro popolo è un modo per entrare in contatto con il suo mondo
e la sua cultura. In numerose città italiane ma anche in piccoli centri esistono locali dove si esibiscono gruppi musicali africani, asiatici, arabi e latinoamericani o dove vengono organizzati spettacoli di musica e danza etnica. Quale occasione migliore che assistere a questi spettacoli per
allargare i nostri orizzonti musicali e culturali in genere?
Ricerca la rubrica degli spettacoli su Metropoli - Il giornale dell’Italia multietnica all’indirizzo
www.temi.repubblica.it/metropoli-online oppure consulta siti specializzati in rassegne di spettacoli. Ti segnaliamo, ad esempio, la rassegna dei festival musicali, disponibile sul sito del magazine
on line WUZ www.wuz.it, nella sezione Musica sul web/festival musicali o il sito www.inafrica.it
sopra ricordato.
Per avere un’idea dell’offerta musicale etnica di una grande città italiana, puoi consultare la guida
Romamultietnica, disponibile sul sito www.romamultietnica.it.
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I SITI EXTRAEUROPEI DEL PATRIMONIO DELL’UMANITÀ
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Conoscere il Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e la Convenzione
Internazionale per la protezione del patrimonio mondiale culturale e
naturale; comprendere l’importanza della salvaguardia dei beni culturali
e ambientali come memoria dell’uomo; conoscere le manifestazioni culturali e il patrimonio naturalistico delle civiltà extraeuropee; ricercare
immagini, informazioni; rappresentare su cartografia la diffusione di fenomeni culturali
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relazione scritta/ Cartellone/ipertesto
NOTA PER IL DOCENTE La seguente attività allarga all’ambito extraeuropeo la ricerca proposta nel testo base Inviato Speciale Europa e Italia 1 (pag 288). Per comodità, ripetiamo le indicazioni relative agli strumenti di ricerca e all’organizzazione
dell’attività.
Lo scopo della Convenzione Internazionale per la protezione del patrimonio mondiale culturale e
naturale è la difesa e la valorizzazione di beni e luoghi (detti siti), di valore culturale o naturale tale da essere considerati patrimonio dell’intera umanità, in quanto rappresentativi sia della civiltà umana che delle
ricchezze naturali del pianeta.
Vi suggeriamo una ricerca per approfondirne la conoscenza.
Percorsi di ricerca e organizzazione dell’attività
1. Consultare la lista dei siti del Patrimonio Mondiale dell’Umanità
La lista dei siti inseriti nel Patrimonio dell’Umanità (in inglese World Heritage), comprendente centri
storici, complessi artistici, monumenti e aree naturali, si arricchisce ogni anno di nuovi luoghi protetti, scelti (solitamente a giugno) secondo rigorosi criteri, fra quelli segnalati dagli Stati.
Per conoscere i siti attualmente inseriti nella lista, puoi accedere al sito ufficiale whc.unesco.org
cliccando su List (in inglese; la stessa lista è disponibile in italiano sul sito di Wikipedia). I siti sono
organizzati per Stato, per tipologia (culturali, naturali, misti) e per stato di conservazione (siti non
in pericolo e siti in pericolo) e localizzati su una mappa interattiva. Cliccando sul nome di un sito
si accede ad una scheda descrittiva, sia in forma sintetica che dettagliata, contenente, tra l’altro,
numerosi link a risorse in rete utili per approfondire la conoscenza del sito, immagini e video.
La lista dei siti può anche essere richiesta direttamente all’organismo dell’UNESCO al seguente
recapito:
UNESCO- THE WORLD HERITAGE CENTRE
7, Place de Fontenoy
75352 Parigi 07 SP, Francia
Tel: 0033-(0)1-45 68 24 96
Fax: 0033-(0)1-45 68 55 70
email: [email protected]
2. Ricerca su un sito extraeuropeo del Patrimonio dell’Umanità
Svolgete una ricerca su un complesso artistico, su un monumento o su un sito naturale di un
Paese extraeuropeo, scegliendolo nella lista dei siti.
a. Ricercate e raccogliete materiali informativi e iconografici consultando, oltre al sito Internet
ufficiale del Patrimonio dell’Umanità, enciclopedie, monografie e riviste.
Segnaliamo, ad esempio:
• Il Patrimonio dell’Umanità, Touring Club Italiano
• Tesori dell’Umanità, White Star
• i volumi 1 (I Tesori dell’Arte) e 3 (I Santuari della Natura) della collana Meraviglie del Mondo – Il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, White Star-National Geographic
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• le Guide del Touring Club Italiano
• le riviste Siti Unesco (pubblicata dall’Associazione Beni italiani Patrimonio Mondiale e disponibile
on line www.rivistasitiunesco.it ), Meridiani, Geo, Il Mappamondo, National Geographic
b. Organizzate, schedate e rielaborate i materiali raccolti, seguendo questo schema generale di
lavoro:
• localizzazione e denominazione ufficiale del sito, anno in cui è stato inserito nella lista del Patrimonio dell’Umanità
• storia del sito (a seconda che si tratti di un centro storico o di un monumento, ricostruite la sua
evoluzione nel tempo, le fasi di realizzazione, gli autori dell’opera, ecc.)
• descrizione del sito: come si presenta oggi, anche attraverso l’utilizzo di mappe, disegni, immagini, filmati che ne documentino il valore culturale e lo stato di conservazione
• analisi della destinazione originaria del sito e del suo significato culturale, artistico, religioso,
civile, ecc.: ogni sito si riferisce a periodi storici, stili artistici e valori civili e religiosi specifici
• valore universale e attuale del sito: perché il sito è considerato un Patrimonio dell’Umanità, cioè
un bene storico, artistico e culturale che ancora oggi è una testimonianza importante per l’intera
umanità.
c. La ricerca può essere presentata su cartelloni oppure in forma multimediale come ipertesto,
da mettere anche in rete sul sito Internet della vostra scuola.
3. Ricerca sul Patrimonio dell’Umanità di un continente, una regione o uno Stato
extraeuropeo
Un altro percorso di ricerca potrebbe riguardare il Patrimonio dell’Umanità di un continente, di una
regione o di uno Stato extraeuropeo. Consultando le fonti precedentemente citate, ricercate la
lista dei siti del continente/regione/Stato scelto, quindi realizzate una carta sul modello di quella
riportata nel volume Inviato Speciale Europa e Italia 1, pag. 281, seguendo questa traccia:
a. assegnate un simbolo ai siti protetti, a seconda che si tratti di beni culturali, naturali o misti (culturali e naturali al tempo stesso), quindi riportate il significato dei simboli in legenda;
b. ingrandite e stampate la carta muta del continente/regione/Stato, che ritrovate nel Laboratorio
Atlante 3;
c. individuate approssimativamente l’ubicazione del sito, indicatela con il simbolo prescelto e il
nome;
d. incollate la carta su un cartellone, completatela con un titolo, insieme a immagini, disegni o
schizzi di alcuni dei siti indicati; il lavoro può essere presentato anche in versione multimediale su
un CD-Rom o sul sito della scuola.
4. Ricerca sul Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità
La cultura e la civiltà di un popolo si esprime non solo attraverso complessi monumentali e opere
d’arte. Canti, feste, danze, spettacoli, tradizioni, linguaggi, riti, pratiche e conoscenze relative
alla natura, tradizioni artigianali costituiscono un patrimonio culturale di altrettanto inestimabile
valore, meritevole di trasmissione e di salvaguardia per le generazioni future.
Nel 2003 l’UNESCO ha adottato a tal proposito la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio
Culturale Immateriale (in inglese Intangibile Heritage), stilando una lista di beni culturali immateriali
da salvaguardare. Nella lista rientrano, ad esempio, l’Opera dei Pupi siciliana, il Canto a tenore dei
pastori sardi e la Dieta mediterranea (per quanto riguarda l’Italia); il tango argentino, il flamenco spagnolo, l’arte della falconeria (Paesi asiatici ed europei), l’arte calligrafica cinese, il Mudiyettu (teatro
e danza rituale del Kerala), la cerimonia rituale dei Voladores del Messico, ecc.
Approfondite la conoscenza del Patrimonio Immateriale, ricercando materiali sui seguenti siti:
• www.unesco.org/culture/ich sito della sezione Intangibile Cultural Heritage (ICH) dell’UNESCO;
cliccando sui beni elencati nella Intangible Heritage Lists si possono leggere schede descrittive,
vedere immagini e filmati relativi a ciascuna delle tradizioni, conoscere i criteri per cui viene considerato patrimonio meritevole di salvaguardia.
• www.rivistasitiunesco.it, sito dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale; cliccando sulla
rubrica Patrimonio immateriale si accede alla sezione dedicata ai beni culturali immateriali.
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