Prefazione Maurizio De Filippis defilippis

Prefazione
Sono trascorsi più di settant’anni eppure l’Ospedale di Vialba gode ancora di ottima “salute”.
In questo lungo arco di tempo lo sviluppo della ricerca scientifica e i progressi delle scienze
mediche hanno generato una “rivoluzione terapeutica” che ha prodotto profondi mutamenti nella
struttura e nelle funzioni della sanità pubblica.
I propositi di tutela della salute dei cittadini emersi nel secondo dopoguerra, l’istituzione del
“servizio sanitario nazionale” negli anni settanta e l’avvio del processo di aziendalizzazione hanno
permesso una trasformazione radicale del tradizionale assetto delle istituzioni ospedaliere. Alla
prassi diagnostico-terapeutica si è aggiunta un’intensa attività di prevenzione e riabilitazione, in
stretto collegamento con le necessità e i bisogni del territorio. L’interesse nei confronti della
“sanità” fisica e psichica della popolazione ha riportato al centro dell’attenzione generale la
condizione individuale del malato e il suo rapporto con l’istituto di cura che lo ospita.
La realtà ospedaliera dunque, oltre a rappresentare un momento di cura e di speranza per tutti
coloro che vivono l’esperienza della malattia, costituisce anche un luogo dove le vicende individuali
e quelle collettive sedimentano lentamente formando un insieme multiplo di “storie” che, se
opportunamente indagate, rivelano la stretta connessione esistente tra medico e paziente, tra
malattia e società. L’Ospedale “Luigi Sacco”, come dimostra egregiamente nella sua attenta
ricognizione iconografica la dott.ssa Maria Teresa Garavaglia, ha dietro di sé una lunga storia forse
non molto conosciuta ma profondamente radicata nella tradizione assistenziale milanese.
Riappropriarsi del proprio passato ripercorrendo- anche grazie all’originale ausilio delle fonti
iconografiche di seguito illustrate- alcune delle tappe più significative di un cammino che ha
attraversato buona parte del Novecento, costituisce una questione di grande importanza per chi oggi
si occupa di salute e sanità.
Maurizio De Filippis
[email protected]
1
Indice
1.
Introduzione
pag.
2
2.
Descrizione della fonte
pag.
2
3.
Il contesto storico
pag.
4
4.
Analisi critica della fonte
4.1 Chi eroga l’assistenza e/o assistenza infermieristica
pag.
5
4.2 A chi è erogata l’assistenza e/o assistenza infermieristica
pag.
6
4.3 Luogo in cui viene erogata l’assistenza e/o assistenza infermieristica pag.
7
4.4 Il concetto di assistenza e/o assistenza infermieristica
pag.
9
5.
Conclusioni
pag.
10
6.
Bibliografia
pag.
11
7.
Allegato 1: La fonte storica (fronte)
Allegato 2: La fonte storica (retro)
2
1. Introduzione
In questo elaborato si è preso in esame una fonte iconografica. La fonte è una fotografia che
documenta la visita del principe Umberto di Savoia al Sanatorio di Vialba il 10/12/1932. E’
stata condotta una analisi estrinseca ed intrinseca della fonte al fine di verificarne
l’autenticità. Si è delineato quindi brevemente il contesto storico, in particolare la politica
sanitaria implementata dal regime fascista e la situazione economica e sociale venutasi a
creare nel periodo che intercorre tra i due conflitti mondiali. Sono state analizzate le figure
documentate nella fotografia. Si tratta di persone addette all’assistenza e/o assistenza
infermieristica il cui profilo è stato delineato anche dalle fonti storiche secondarie
consultate. Allo stesso modo sono stati presi in esame i malati, il luogo di cura e il concetto
di assistenza e/o assistenza infermieristica. Al termine del lavoro sono state tratte delle
conclusioni riguardo alle informazioni raccolte dalle fonti in esame.
2. Descrizione della fonte
Il documento esaminato è una fonte iconografica conservata nella sala riunioni della
Direzione Generale dell’ospedale L. Sacco polo universitario della città di Milano.
Il documento fotografico misura 15,5 cm. per 22,5 cm. ed è stampato su carta fotografica in
bianco e nero. La fonte documenta la visita del Principe Umberto al Sanatorio di Vialba il
giorno 10.12.1932, così come segnalato sul retro della fotografia.
L’immagine mostra una veranda dove soggiornano 8 donne giacenti su letti o più
probabilmente su brande (mancano le sponde ai piedi del giaciglio), in posizione semiseduta
e con le spalle coperte da un mantello. In piedi, dietro la terza e quarta malata si trovano una
religiosa e un‘altra persona che non indossa il copricapo caratteristico di un ordine religioso
e che potrebbe quindi essere personale laico addetto all’assistenza e/o assistenza
infermieristica.
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Il Principe Umberto è accompagnato nella sua visita da militari e da altri personaggi di
difficile identificazione. In totale i visitatori esterni documentati nella fonte sono 8. Alle
spalle del corteo seguono 5 persone in camice bianco, la cui professione è presumibilmente
quella medica.
Sul retro della fotografia è incollato un foglietto dalle dimensioni di 14 cm. per 4,5 cm.,
scritto con una macchina da scrivere a caratteri incerti, ritagliato e riportante la seguente
dicitura: “ La visita del Principe del Piemonte al Sanatorio di Vialba della Cassa Naz. ìer
assicurazioni. Il Principe passa fra le ammalate ricoverate nel sanatorio”.
Sempre sul retro sono stampati l’indirizzo, il numero telefonico e l’intestazione del
laboratorio dove è stata stampata la fotografia: “ARGO, agenzia fotografica, via Broletto, n°
(non identificabile) – MILANO – Tel. 17-231”.
In un angolo si trova la scritta sottolineata, datata e vergata a mano: “10.12.32 Il Principe
Umberto visita il sanatorio di Vialba”.
Per scrivere è stato probabilmente utilizzato un pennino ad inchiostro poiché le
sottolineature e la scrittura stessa variano di spessore a secondo se la vergatura è avvenuta
subito dopo aver intinto il pennino nell’inchiostro o poco prima di doverlo intingere
nuovamente. La visita del Principe si inserisce nel contesto storico dell’epoca, così come i
malati
che, come si può desumere dalla fonte fotografica, sono affetti da tubercolosi
polmonare. La caratteristica del luogo di cura conferma infatti questa ipotesi. La patologia
era, in quegli anni, considerata un vero flagello. Il riferimento alla Cassa Nazionale per
l’assicurazione è compatibile con l’esistenza dell’assicurazione obbligatoria contro la
tubercolosi istituita con regio decreto legge n°2055 il 27 ottobre 1927.
Dall’esame estrinseco ed intrinseco si può quindi ricavare l’autenticità della fonte.
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Sanatorio di Vialba: Il principe Umberto visita il Sanatorio (dicembre 1932)
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3. Il contesto storico
Sono passati 14 anni dalla fine della Grande Guerra che, come tutti i periodi bellici ha dato
nuovo vigore al concetto di assistenza. Questo periodo sancirà definitivamente il passaggio
dall’assistenza di tipo generico all’assistenza infermieristica. Siamo a dieci anni dalla
”marcia su Roma” in pieno periodo fascista. La spartizione del potere tra Stato e Chiesa,
sancito dai Patti Lateranensi, lascia alla chiesa cattolica il compito di assistere tutte le
categorie dei poveri. Ciò, associato alla riforma sanitaria intrapresa negli ultimi decenni del
secolo XIX, concorre alla trasformazione degli ospedali “opere pie” in ospedali servizi di
pubblica assistenza (Manzoni, 1996). Questa divisione di poteri non coincide però con la
sparizione dei religiosi dagli ospedali pubblici. L’ingresso negli ospedali delle congregazioni
religiose, risalenti alla seconda metà dell’ottocento, permane anche in questo periodo. Il
sistema dell’assistenza sanitaria ai lavoratori è organizzata su base aziendale, interaziendale
o di categoria (mutualità corporativa). Tale meccanismo corporativo porta in breve alla
costituzione di migliaia di mutue, molte delle quali non saranno in grado di sostenersi
economicamente. Il sistema mutualistico si limita a garantire il diritto dei lavoratori ad un
sussidio giornaliero in caso di malattia, ma non garantisce un sistema completo di assistenza
in grado di fornire alla popolazione: medici, medicine, ambulatori ed ospedali. L’accesso
alle cure è un lusso non sempre accessibile alle classi lavoratrici (Preti, 1987). Per far fronte
al problema il 27 ottobre 1927 viene istituita, con regio decreto legge n°2055,
l’assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, che diviene legge il 20 maggio 1928. La
sua gestione è affidata alla Cassa Nazionale per le Assicurazioni. Dalla fonte in analisi
risulta che tale ente organizzò la visita del Principe Umberto al Sanatorio di Vialba
La prima guerra mondiale lascia gli italiani in uno stato di profonda povertà e con gravi
problemi di natura igienico sanitaria. La guerra, infatti, agisce sulla tubercolosi sia
aumentando le possibilità di contagio, sia alterando la resistenza organica degli individui
esposti alle infezioni. La grande crisi economica del ’29, la politica fascista e il sistema
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mutualistico concorrono a peggiorare ulteriormente lo stato di sofferenza sanitaria della
popolazione più povera. La mortalità per tubercolosi polmonare torna ad essere in costante
ascesa rispetto al periodo prebellico. Per cercare di contenere il fenomeno, il Comune di
Milano, poiché la costruzione del Sanatorio Vittorio Emanuele III di Garbagnate non è
sufficiente a soddisfare le numerose richieste di ricovero, decide di costruire nel quartiere di
Vialba (alla periferia della città) un grande ospedale per cronici. Il Sanatorio di Vialba,
aperto parzialmente tra il giugno e l’agosto 1931, viene inaugurato solennemente il 28
ottobre 1931, con la benedizione dell’arcivescovo di Milano cardinale Idelfonso Schuster
(De Filippis, 2003).
4. Analisi della fonte
4.1 Chi eroga l’assistenza e/o l’assistenza infermieristica
La fonte mostra la presenza di religiose all’interno del sanatorio: sono le Figlie della Carità
di San Vincenzo. La congregazione è stato fondata da Vincenzo De’ Paoli e Luisa de
Marillac nella prima metà del ‘600. In quel periodo il compito fondamentale delle sorelle è
quello dell’assistenza dei poveri a domicilio. Prestano la loro opera anche all’interno degli
ospedali. “Sono infermiere e catechiste: rifanno i letti, riassettano le stanze, spalmano
pomate, somministrano purghe, effettuano salassi, assistono di notte” (Manzoni, 1996). E’
da questo momento in poi che si può considerare avviato il processo che condurrà alla
nascita dell’assistenza infermieristica. Nel Sanatorio di Vialba le religiose si occupano anche
dell’assistenza spirituale dei degenti, coadiuvando nell’opera
un sacerdote diocesano
proveniente dall’Ospedale Maggiore di Milano (Cosmacini et al., 2004). In quel periodo
l’assistenza infermieristica nel nosocomio milanese è interamente affidata alle Figlie della
Carità che, come documentato dalla fonte, si avvalgono della collaborazione di “altro”
personale probabilmente non qualificato a svolgere assistenza infermieristica. Infatti sono
passati sei anni dalla conversione in legge del decreto legge 15 agosto 1925 n°1832
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riguardante l’attivazione delle scuole convitto professionali per infermiere. Il Regolamento
di esecuzione verrà emanato con Regio Decreto 21 novembre 1929 n° 2338. In un primo
momento l’obiettivo principale delle scuole convitto non è quello di sostituire tutto il
personale di assistenza diretta con personale femminile diplomato, ma quello di formare i
quadri dirigenti dell’assistenza infermieristica (Artioli, 2000). E’ a partire dal 1936 che
all’interno del sanatorio di Vialba vengono avviati dei corsi di riqualificazione professionale
(e non scuole convitto) rivolti al personale dipendente. (De Filippis, 2004)
In questo periodo storico vi è una spinta, da parte di alcune donne di ceto elevato, verso la
professione di infermiera che viene considerata dai movimenti femminili una professione
molto nobile: “Essa è donna (ma non femmina!), per lo più nubile, dedita come missione ai
malati e al medico, innamorata della pulizia e dell’igiene, formata nel carattere e di buon
comando, grandemente motivata alla lotta alla malattia, convinta che vi è similitudine tra
salute e crescita umana: è una figura angelicata” (Manzoni, 2005)
Dei “sorveglianti” erano preposti al controllo dei degenti durante le ore all’aria aperta: “Fu
sostenuto che alcuni tipi di veranda si prestano più facilmente per la sorveglianza,
necessaria al mantenimento della disciplina. Certo, anche il miglior ammalato, se non è
costantemente sorvegliato, tende a sottrarsi alle modalità della cura in veranda con danno
per se stesso e disturbo e cattivo esempio per gli altri… contare sulla sorveglianza che può
essere fatta saltuariamente da personale adibito ad altri servizi, significa lasciare gli
ammalati in balia di se stessi” (Stroppa, 1933).
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4.2 A chi è erogata l’assistenza e/o l’assistenza infermieristica
La fonte fotografica mostra la cura che, nel periodo in esame, veniva riservata ai malati
affetti da tubercolosi polmonare. Per il trattamento elioterapico i pazienti soggiornavano su
verande durante le ore diurne. In aggiunta al riposo all’aria aperta al malato era garantita
un’alimentazione sana per facilitare la guarigione. Dalla fonte si ricava che i pazienti
ricoverati nel sanatorio erano forniti di una divisa ed erano divisi per sesso. I malati, infatti,
indossano un mantello della medesima fattura e sono di sesso femminile.”Gli abiti privati
all’ingresso dell’ammalato, vengono disinfettati e ripuliti, indi passati alla fardelleria e
sono poi restituiti all’ammalato solo al momento della sua uscita” (Stroppa,1933). Tutti
erano sottoposti ad un regolamento perché una vita regolare e tranquilla era ritenuta un
coadiuvante terapeutico. I periodi di riposo in veranda ammontavano a 6/7 ore al giorno. Il
paziente doveva adagiarsi e rimanere immobile per lasciare il polmone a riposo e permettere
la cicatrizzazione delle lesioni tubercolari.
La TBC colpiva gli strati più poveri della popolazione. Dal censimento delle abitazioni del
’31 risulta che il 20-25% della popolazione italiana era costretta a vivere in abitazioni
costituite da una sola stanza. “La periferia di Milano è macchiata da questa specie di lebbra,
di cascinali assolutamente non adatti ad albergare un numero notevole di popolazione che
si sono trasformati in veri alveari umani” (Preti, 1987). L’immagine del malato che si
presenta per essere assistito al sanatorio di Vialba è quella di una persona povera, spesso un
operaio (la fabbrica diviene occasione di contagio), debole, che vive in un ambiente
polveroso e umido e che si alimenta con cibo sia quantitativamente che qualitativamente di
scarso valore nutritivo (Cosmacini et al., 2004).
In quegli anni la lotta antitubercolare si riduce alla ospedalizzazione “forzosa” degli
ammalati nei sanatori: “Dunque meglio combattere il tubercoloso piuttosto che la sua
malattia, meglio asportare l’individuo infetto e contagiante piuttosto che varare una politica
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che fosse in grado di fornire un’abitazione adeguata ai nuclei famigliari attaccati dal male,
sottraendoli ai gravissimi rischi di contagio che su di essi incombevano” (Preti, 1984).
4.3 Il luogo dove viene erogata l’assistenza e/o l’assistenza infermieristica
La fonte in esame documenta il luogo dove, durante le ore diurne, veniva erogata la cura: è
la veranda. Le verande si trovavano generalmente davanti alle camere da letto ed erano
orientate verso sud per permettere ai malati di godere dell’esposizione al sole durante la
maggior parte delle ore passate all’aria aperta. Come si nota dalle fonti fotografiche
(primaria e secondaria), le finestre erano ampie così da permettere ai raggi del sole di
penetrare nelle camere di degenza e far godere ai malati la terapia solare anche quando si
trovavano all’interno dell’edificio.
Sanatorio di Vialba: Le camere di degenza con vista sul parco (1932).
Tratto da: Cosmancini G. De Filippis M. Sanseverino P. (2004) La peste bianca
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Ampie tende proteggevano i degenti dalle intemperie. La fonte fotografica mostra il telaio su
cui erano fissate le tende. Una tenda arrotolata di lato dimostra che le verande erano isolabili
su tutti e tre i lati esposti.
Il sanatorio di Vialba era costituito da tre padiglioni a forma di doppia crocera immersi, in
un parco. Nella parte centrale del corpo dei fabbricati erano collocati i servizi generali
dell’ospedale, l’alloggio delle suore e del personale di “assistenza”, la farmacia, la chiesa la
lavanderia e l’edificio per la disinfezione (De Filippis, 2003).
4.4. Il concetto di assistenza e/o di assistenza infermieristica
Siamo, come già sottolineato in precedenza, nel periodo tra le due guerre. Gli eventi bellici
sono molto importanti per l’evoluzione dell’assistenza infermieristica. Il bisogno di
assistenza infermieristica dei militari, ma anche della popolazione civile, che a causa della
guerra si trova in condizioni igienico sanitarie peggiori rispetto ai tempi di pace, diventa
improcrastinabile. I movimenti femminili che stanno nascendo in questo periodo, danno
nuovo vigore al ruolo della donna in tutti i settori della società, compreso quello
assistenziale. Nel 1908 Anna Fraentzel Celli riferendosi alla professione infermieristica dice
che: “ Nessun altra professione femminile richiede tanta abnegazione, tanti sacrifici, tanta
rinnegazione della propria personalità come quella di infermiera…Eppure nessun altra
professione è così adatta per il carattere e l’indole della donna come questa, in cui essa può
esercitare quelle qualità che sono il forte del nostro sesso, cioè la pazienza, la pietà e la
carità” (Manzoni,1996). Il concetto di assistenza infermieristica poggia più sulle doti umane
e relazionali che sul sapere scientifico. Non è forse un caso che la fonte fotografica mostri i
medici alle spalle dei rappresentanti del potere politico e le infermiere e/o il personale di
assistenza alle spalle del malato, quasi a voler sottolineare la funzione dell’ad-sistere quale
base da cui partire per arrivare al concetto di assistenza infermieristica che oggi permea la
nostra professione.
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5. Conclusioni
Dall’analisi della fonte si è potuto ricavare il quadro storico dell’assistenza/assistenza
infermieristica nel periodo del regime. La formazione professionale degli infermieri ha
inizio in quegli anni in concomitanza con i primi movimenti di emancipazione femminile.
L’assistenza infermieristica è, per il momento, ancora affidata a personale religioso che si
occupa quindi anche dell’assistenza spirituale dei degenti. Nei sanatori le religiose sono
affiancate da personale addetto alla sorveglianza dei malati. Entrambe le figure mantengono
la radice dell’ad-sistere, infatti nella fonte è documentata la loro presenza alle spalle dei
malati nell’atteggiamento dello “stare vicino”. L’immagine dei medici che seguono le
autorità, oltre a sottolineare la differenza tra assistenza e cura è un segnale di potere della
categoria. Ciò ha significato per la nostra professione (e forse significa ancor oggi), un
ostacolo per il riconoscimento professionale e sociale.
I malati, nei sanatori, sono ancora prevalentemente i poveri perché, a causa delle condizioni
di vita scadenti, sono i più soggetti ad ammalarsi di tubercolosi polmonare. La struttura
ospedaliera a padiglioni e il trattamento terapeutico a cui sono sottoposti (cura all’aria aperta
e al sole) sono un esempio dell’evoluzione igienista del concetto di cura di quegli anni.
Maria Teresa Garavaglia
[email protected]
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6. Bibliografia
Artioli G. (2000). Evoluzione storica dell’assistenza e della formazione infermieristica.
Milano: Area Qualità
Cosmancini G. De Filippis M. Sanseverino P.(2004) La peste bianca. Milano: FrancoAngeli
De Filippis M. (2003). L’Ospedale “Luigi Sacco” nella Milano del Novecento. Milano:
FrancoAngeli
Manzoni E. (1996) Storia e filosofia dell’assistenza infermieristica. Milano: Masson.
Manzoni E. (2005) Degli infermieri e degli ospedali in cerca di nuove identità. Dibattito, 12:26-30
Preti D. (1984) La lotta antitubercolare nell’Italia fascista, in Storia D’Italia, VII, Malattia
e medicina. Torino: Einaudi. Citato in Cosmancini G. De Filippis M. Sanseverino P.(2004)
La peste bianca. Milano: FrancoAngeli
Preti D. (1987). La modernizzazione corporativa (1922-1940) . Milano: FrancoAngeli
Stroppa F. (1933). Appunti di Tecnica sanatoriale. Milano: Wassermann. Citato in De
Filippis M. (2003). L’Ospedale “Luigi
Sacco” nella Milano del Novecento. Milano:
FrancoAngeli
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