SAE INSTITUTE Milan Module SAE502.2: Analytical Essay Monografia su Sigh No More by Mumford & Sons “Where you invest your love, you invest your life” Submitted in partial fulfilment of the Bachelor of Arts (Hons.) Audio Production Student Details Cogorno Giulia 17-12061 BAP116 29/04/2016 Word Count: 3764 Module Leader/lecturer: Michele Cigna / Emiliano Alborghetti TABLE OF CONTENTS Declaration 2 1. Il Folk 3 1.1 - Origini e definizione..............................................................3 1.2 - Caratteristiche ......................................................................4 2. La band 5 2.1 - Formazione ..........................................................................5 2.2 - Influenze...............................................................................7 3. Discografia 8 4. Sigh No More 9 4.1 - Strumentale: .........................................................................9 4.2 - Caratteristiche e Sound:.....................................................10 4.3 - Accordature aperte .............................................................11 4.4 - Testi .................................................................................... 12 Conclusioni 17 References 18 Bibliography 20 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 Declaration I hereby declare that I wrote this assignment on my own and without the use of any other than the cited sources and tools and all explanations that I copied directly or in their sense are marked as such, as well as that the assignment has not yet been handed in neither in this nor in equal form at any other official commission. 29.04.2016, Giulia Cogorno SAE Institute of Milan SAE502.2: Analytical Essay 2 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 1. Il Folk 1.1 - Origini e definizione Nel 1846 William Thoms coniò il termine “Folklore”, cercando di descrivere le tradizioni, gli usi e i costumi delle classi sociali più basse e più povere. Oltre ad avere origine inglese, questo termine è stato preso a sua volta da “Volk”, espressione tedesca che significa “popolo”, proprio per indicare la sua origine popolare e nazionale. E’ importante però discernere il termine “Folk” da quello “Pop”. Come spiega Richard Middleton all’interno del suo libro Studiare la Popular Music (2007), con l’avvento del Romanticismo nel XIX secolo, per canzoni popular si intendevano quelle contadine, quelle nazionali e quelle tradizionali; questa idea però fu stata successivamente sostituita dal termine “folk”, attribuendo invece al concetto di popular i prodotti del music hall. Inoltre Middleton dà una serie di definizioni della Popular Music quali: 1. Definizioni normative: Popular Music come tipo di musica inferiore. 2. Definizioni negative: La Popular Music è musica che non sia qualche altro genere di musica (generalmente musica “folk” o “seria”. 3. Definizioni sociologiche: La Popular Music è connessa (prodotta per o da) a un particolare gruppo sociale. 4. Definizioni tecnologico/economiche: La Popular Music è diffusa dai mass media e/o in un mercato di massa. A fronte di ciò le origini della Folk Music ci riportano direttamente alla tradizione culturale di un popolo, che spesso riconduce al concetto della musica come strumento di comunicazione in una determinata società e affermazione della propria cultura. Perciò, se la musica folklorica ha un ruolo comunicativo, è interessante porre particolare attenzione al modo con SAE502.2: Analytical Essay 3 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 cui questo tipo di musica viene divulgata, riferendoci in primis agli strumenti musicali tipici di un popolo. Basti pensare ad esempio al violino o al whistle flute Irlandese o alle cornamuse Scozzesi. Per quanto riguarda la musica folk degli Stati Uniti, uno degli strumenti musicali più tipici associabili a questo genere è il banjo, mentre il mandolino ci ricollega subito la nazionalità italiana, in particolar modo alla cultura napoletana. 1.2 - Caratteristiche Molte e diverse sono le caratteristiche che si possono attribuire alla musica folklorica nazionale; in primis il forte legame con la cultura nazionale. Molto spesso, infatti, la musica diventava il mezzo attraverso cui una nazione poteva esprimere la propria identità (basti pensare agli inni nazionali, che sono legati direttamente a vicende storiche e sociali che hanno contribuito alla nascita di una nazione). Questo aspetto è stato fondamentale anche dal punto di vista sociale; molto spesso infatti, comunità straniere suonavano la loro musica tradizionale per affermare ulteriormente la differenza fra la loro cultura e quella del paese in cui si trovavano. Tante caratteristiche comportano anche tante definizioni. Per questo può capitare che la musica di un artista o di un gruppo venga descritta come folk da alcuni ma di tutt’altro genere da altri a seconda di quali di queste caratteristiche si prendono in considerazione. A dimostrazione di ciò viene un’intervista del 2011 di Terry Lickona, executive producer del programma televisivo musicale Austin City Limits, a Marcus Mumford, leader del gruppo Mumford & Sons. Chiedendo loro se si ritenessero una folk band, Marcus Mumford rispose: “[…] The only way we can describe our music as folk music, if we wanted to, is for the fact that we have a banjo and the fact that we are more about people than music. So I guess folk music, to me, it means like… this music is all about people, and so therefore about stories, about relationships.” (Marcus Mumford in Lickona, 2011) SAE502.2: Analytical Essay 4 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 Ciò che rende i Mumford & Sons una folk band nel senso più umile del termine è quindi la loro attenzione per il pubblico e lo scrivere canzoni che riguardino l’uomo e la vita quotidiana. Nella stessa intervista, infatti affermano anche che durante i concerti non credono di essere rockstar lodate dall’audience, bensì si sentono parte del pubblico, parte di un popolo, perchè sono persone esattamente uguali a loro. 2. La band 2.1 - Formazione I Mumford & Sons sono un gruppo folk, rock e country londinese. Composto da Marcus Mumford, Winston Marshall, Ben Lovett e Ted Dwane, i Mumford & Sons iniziarono a suonare insieme Mumford & Sons (2013) nel 2007, prendendo parte ben presto alla scena folk londinese di quel periodo che comprendeva anche artisti come Laura Marling, cantautrice britannica con cui Marcus ebbe una relazione. SAE502.2: Analytical Essay 5 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 Marcus Mumford nasce in California il 31 Gennaio 1987, ma dopo sei mesi dalla nascita la famiglia Mumford si trasferisce in Inghilterra e sarà proprio a Londra che Marcus fonderà vent’anni dopo i Mumford & Sons. All’interno della band, Marcus riveste il ruolo di leader, cantante, chitarrista e batterista. Marcus Mumford & Ted Dwane, (2015) In veste di polistrumentista, infatti, durante i live Marcus spesso suona sia la chitarra o il mandolino che la cassa con il piede destro e il tamburello con il piede sinistro. Il primo che cominciò ad accompagnare Marcus Mumford in una blues band fu il bassista/ contrabbassista Ted Dwane, il più anziano dei quattro. Stretti da una forte amicizia, ai due si unirono ben presto Ben Lovett, tastierista, polistrumentista e produttore, e Winston Marshall banjista, chitarrista e bassista. In un’intervista del 12 Marzo 2011 tratta dal sito inglese For Folk’s Sake, fondato da Lynn Roberts, i componenti del gruppo spiegano il motivo del nome “Mumford & Sons”. Non fu semplicemente per narcisismo, ma piuttosto poiché si trattava di un family business, di un legame riguardante quattro buoni amici per cui il nome venne naturale. Negli ultimi anni hanno spesso pensato di cambiarlo perchè, come hanno più volte affermato, preferiscono essere ritratti come una band omogenea e non come il gruppo di un cantautore. Per questo recentemente hanno risolto la questione mantenendo il nome Mumford & Sons attribuendogli una nuova interpretazione: tutti e quattro sono “figli” di Mumford, che non è identificabile con Marcus Mumford, ma che è una sorta di guida immaginaria che li introduce a quella che sarà la loro musica. SAE502.2: Analytical Essay 6 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 2.2 - Influenze Molte sono le influenze sia artistiche che letterarie che hanno ispirato i Mumford & Sons. Le sonorità dei pezzi rimandano certamente ad un artista come Bob Dylan, a cui Marcus è dichiaratamente affezionato, in particolar modo agli album Slow Train Coming e Blood On The Tracks; un’ulteriore fonte di ispirazione è stata una fra le canzoni preferite dai Mumford: Atlantic City di Bruce Springsteen. (Mumford & Sons in Fitzpatrick, 2013) Accanto a questi due grandi artisti troviamo anche The Maccabees, band indie rock londinese, che ha in comune con i Mumford & Sons lo stesso produttore artistico Markus Draves. Per quanto riguarda l'ambito cinematografico, invece, la colonna sonora de O’Brother, Where Art Thou?, film prodotto dai fratelli Joel ed Ethan Coen, ha avuto una forte influenza sul loro indirizzo musicale, in particolare per Marcus; come egli stesso afferma, essa divenne uno dei suoi sottofondi preferiti durante i molti viaggi in macchina perchè si trattava di un mix tra gospel, country e folk. Considerando il punto di vista letterario, sono presenti numerosi riferimenti che spaziano dalla letteratura inglese e americana, alla filosofia di Platone e ad alcuni rimandi a storie bibliche fino a fatti realmente accaduti nella storia degli States. Tutte queste influenze si possono ritrovare soprattutto nel primo album, Sigh No More. Ad esempio, la stesura della prima canzone del disco è stata determinata in particolare dalla commedia teatrale Much Ado About Nothing di William Shakespeare, oppure la traccia The Cave è stata scritta prendendo spunto dal Mito della Caverna di Platone. La canzone Timshel, invece, è tratta dal romanzo East of Eden di John Steinbeck e fa riferimento al racconto biblico di Caino e Abele. Tutti questi influssi saranno più dettagliatamente studiati nella sezione 4.4 del capitolo Sigh No More. SAE502.2: Analytical Essay 7 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 3. Discografia Già dal 2008 i Mumford & Sons iniziarono a scrivere canzoni fino a quando, nel dicembre dello stesso anno, rilasciarono il loro primo EP intitolato Love Your Ground, seguito un anno dopo dal secondo EP Open Sea e dal singolo The Cave nel 2010. Nel frattempo i Mumford & Sons firmarono un contratto con l’Island Record, etichetta discografica attualmente di proprietà della major Universal Music Group, lavorando con il produttore Markus Dravs, il quale produsse anche gruppi quali The Arcade Fire e i Mumford & Sons, Sigh No More, (2009) Maccabees. Con l’aiuto di Markus Dravs, la band londinese rilasciò nell’estate del 2009 il singolo Little Lion Man, che divenne “Hottest Record in the World This Week” secondo BBC 1 Radio DJ Zane Lowe. Con questo singolo diedero un assaggio di quello che sarebbe stato il loro primo album, Sigh No More, in uscita l’inverno stesso. Grazie al contratto discografico stretto con la label Glassnote Records, i Mumford & Sons riuscirono a vendere diversi milioni di copie in tutto il mondo. A distanza di tre anni, nel Settembre 2012, la band annunciò l’uscita del loro secondo album intitolato Babel che divenne in poco tempo molto famoso e ascoltato in tutto il mondo, ricevendo anche un Grammy Award come “Album dell’anno”. Per richiamare ulteriormente l’attenzione, durante il tour di Babel i Mumford & Sons girarono il loro primo film intitolato The Road to Red Rocks, registrando un concerto live tenutosi, come appunto dice il nome, nell’anfiteatro di Red Rocks, una catena montuosa situata in Colorado. Una volta concluso il tour, il gruppo annunciò che avrebbe preso una pausa per qualche anno. Nel 2015 i Mumford & Sons ritornarono sul palcoscenico annunciando l’uscita del loro terzo album, Wilder Mind, prodotto da James Ford. SAE502.2: Analytical Essay 8 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 E’ anche nota l’appartenenza di Marcus Mumford al gruppo angloamericano chiamato The New Basement Tapes, composto da Jim James, Elvis Costello, Marcus Mumford, Taylor Goldsmith e Rhiannon Giddens. Nel 2014 pubblicarono l’album Lost on the River: The New Basement Tapes, in cui sono contenuti una serie di brani inediti di Bob Dylan scritti nel 1967, anno successivo al grave incidente motociclistico che lo ha tenuto lontano dalle scene per un certo periodo. 4. Sigh No More 4.1 - Strumentale: Ascoltando le canzoni del primo album, Sigh No More, è facile definire quali sono gli strumenti presenti all’interno di ogni brano. I pezzi sono dominati da una forte presenza della chitarra, ma troviamo allo stesso tempo il banjo che richiama e definisce lo stile e il Mumford & Sons live at Klipsch Music Center (2013) genere del gruppo, il country/folk; inoltre, accanto ad essi, abbiamo il contrabbasso e le tastiere che hanno la funzione di creare un tappeto sonoro. Questo insieme di strumenti crea la perfetta armonia timbrica che caratterizza i Mumford & Sons. La sezione ritmica, invece, è semplicemente composta da una cassa e un tamburello, suonati contemporaneamente da Marcus; in alcune canzoni però, come in Thistle & Weeds e Dust Bowl Dance la batteria prende il loro posto, per meglio creare quel panorama sonoro, che sarà poi rimarcato ulteriormente dalle parole del testo. Ad accompagnare la formazione base, in alcuni pezzi come Winter Winds compare anche un mandolino, suonato sempre da Marcus, e le trombe, mentre in Awake my Soul, in particolare SAE502.2: Analytical Essay 9 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 nell’intro, per rendere il suono più particolare, Winston utilizza una chitarra resofonica. Questo tipo di chitarra, per le caratteristiche e per le specifiche che ha, dà una sonorità molto più metallica rispetto alla chitarra acustica normale e richiama il suono tipico del banjo. Grazie a questa peculiarità, la chitarra resofonica è sempre stata considerata uno standard per i generi come il country, il blues e il bluesgrass. 4.2 - Caratteristiche e Sound: L’accurata ricerca dei suoni e delle parole di Sigh No More ci permette di capire l’intento e il tipo di sonorità che ogni singolo brano vuole comunicare. A parer mio, infatti, la musica e il testo hanno la stessa importanza ed è anche grazie alla scelta delle tonalità che questo aspetto è meglio espresso. Soprattutto nelle canzoni del primo album, le tonalità sono spesso associate all’argomento trattato; in questo modo vengono scelti toni minori per meglio esprimere un concetto triste o negativo e viceversa. Di conseguenza anche la melodia è fortemente influenzata dal testo, ed un esempio chiaro di ciò è la canzone Dust Bowl Dance, in cui i suoni e la melodia e anche il modo con cui Marcus canta descrivono un’atmosfera gotica, cupa e quasi cattiva. Legato a questo aspetto, ascoltando le canzoni dei Mumford & Sons, ho facilmente notato un “crescendo”, una dinamica del suono molto evidente. Quasi tutti i brani iniziano in una maniera molto leggera, basti pensare a Sigh No More, Timshel o After The Storm, per cui nell’intro compaiono solo pochi strumenti e man mano che la canzone prosegue si aggiungono tutti gli altri, fino a un esplosione sul finale. Accostato a questa caratteristica c’è l’aspetto dell’armonizzazione vocale; infatti Marcus, lead vox del gruppo, è sempre accompagnato da tre linee melodiche vocali diverse fatte dagli altri componenti. Insieme alla musica, le quattro voci armonizzate creano quella pasta sonora che contraddistingue i Mumford & Sons nella scena folk odierna. SAE502.2: Analytical Essay 10 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 4.3 - Accordature aperte Assieme a tutte queste caratteristiche, una peculiarità specifica dei Mumford & Sons è quella delle accordature aperte. Nella scena folk uno dei più importanti e famosi cantautori che utilizzò questo particolare tipo di accordatura della chitarra è certamente Nick Drake. Nicholas Rodney Drake nacque a Myanmar il 19 giugno 1948 e crebbe a Tanworth in Arden in Inghilterra, insieme ai suoi genitori e ai suoi fratelli. Grazie alla madre che gli trasmise l’amore per la musica, Nick Drake imparò a suonare al liceo sassofono, clarinetto e pianoforte, anche se il suo interesse si spostò ben presto sulla chitarra acustica. Come possiamo sentire in alcuni suoi brani, come ad esempio in Place to Be, Nick Drake sperimentò le accordature aperte, per cui le corde suonate a vuoto danno già un accordo formato, maggiore o minore che sia. Questo modo di accordare la chitarra ritorna molto spesso anche nelle canzoni dei Mumford & Sons, in particolar modo l’accordatura aperta in Re Maggiore; questo implica che, al posto di accordare normalmente la chitarra con le seguenti note, MI-LA-RE-SOL-SI-MI, si avrà invece RE-LA-RE-FA#-LA-RE. In questo modo, suonando tutte le corde a vuoto, si otterrà un accordo di Re Maggiore senza dover premere le dita sulle corde. Perciò se le corde sono lasciate libere, la sonorità sarà maggiore rispetto ad un’accordatura normale, creando un certo tipo di spazialità del suono e soprattutto lasciando all’artista la possibilità di un’espressività più ampia. A mio parere, nel caso dei Mumford & Sons, le accordature aperte contribuiscono a creare quella perfetta armonia tra la linea strumentale e la linea vocale. In Sigh No More i brani in cui la chitarra utilizza l’accordatura aperta sono Sigh No More, The Cave, Roll Away Your Stone, I Gave You All, Little Lion Man, Thistle & Weeds, e Awake My Soul. SAE502.2: Analytical Essay 11 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 4.4 - Testi I Mumford & Sons sono generalmente considerati una Christian band per via della grande spiritualità che emerge dai loro brani. Tuttavia è bene precisare il punto di vista del leader Marcus Mumford in proposito, espresso in un’intervista di Laura Barton del quotidiano The Guardian l’11 febbraio 2010: le parole di Sigh No More sono “[…] a deliberately spiritual thing but deliberately not a religious thing. I think faith is something beautiful, and something real, and something universal, or it can be.” Poi continua, “we all have our separate views on religion, but I think faith is something to be celebrated. I have my own personal views, they’re still real to me, and I want to write about them.” (Marcus Mumford in Barton, 2010) L’analisi personale che segue è il risultato di un’attenta lettura dei testi e di uno studio di tutte le influenze letterarie, storiche e musicali rintracciabili sulle composizioni dei Mumford & Sons. Questa interpretazione, benché avvalorata da interviste agli stessi autori, non va comunque considerata come l’unica possibile poiché, come lo stesso Marcus Mumford afferma all’interno dell’intervista rilasciata per American Songwriter: “But yeah, the meanings, without losing the integrity of the song, can refer to different things for you sometimes. Like sometimes people just think we’ve written a song about something completely different. And I never correct them. They’ll be like “oh this song’s about a girl” and it’s like “No, it’s not about a girl… it’s about a dude.” (laughs) I’m joking. It’s just funny. We don’t want to be prescriptive in the way that people hear our music. We are definitely prescriptive in the way we play it. Like amongst each other. But we don’t want to prescribe emotion or prescribe people’s reaction to it.” (Marcus Mumford in Matheny, 2010) SAE502.2: Analytical Essay 12 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 Dando il titolo all’album, dalla prima canzone emergono già alcuni fra i temi più rilevanti di tutto il disco. Il rimorso e il dispiacere sono i primi sentimenti espressi da un cuore che si considera impuro, ma che comunque aspira a una riconciliazione positiva: “I’m sorry, I’m sorry”, “My heart was never pure”, “Serve God, love me and mend”. La musica e le emozioni crescono parallelamente con la ripetizione del verso “Oh man is a giddy thing”: il termine giddy era comunemente usato in Old English in epoca medioevale con significato di “madly possessed by God”; questa interpretazione si rafforza considerando gli espliciti riferimenti testuali all’opera Much Ado About Nothing di William Shakespeare, come ad esempio il verso “Oh man is a giddy thing”, che riporta una battuta di Benedick della IV scena. La canzone si chiude con la voce narrante che cerca un amore che liberi e che porti alla vera realizzazione di sé. “Love that will not betray you, dismay or enslave you, It will set you free / Be more like the man you were made to be”. Una volta riconosciuto il proprio peccato, all'uomo è concessa la possibilità di rimediare e di redimersi. Infatti nella seconda canzone, The Cave, il protagonista, prima prigioniero nella buia caverna delle sue stesse colpe, ora intravede una speranza, “But I will hold on hope”, una via d'uscita e trovando le forze necessarie nel dolore che lo affligge “And I'll find strength in pain”, può intraprendere un nuovo cammino. Come ci anticipa il titolo, questa canzone è stata fortemente influenzata dal Mito della Caverna di Platone, il quale narra la storia di alcuni uomini incatenati all'interno di una caverna e costretti a rivolgere il capo verso una parete vuota; alle loro spalle arde un fuoco che proietta solo le ombre di tutte le persone che discorrono e di tutti gli oggetti che passano dietro gli uomini incatenati. Nel momento in cui il primo uomo si libera, voltandosi la luce del fuoco abbaglia i suoi occhi che erano ormai abituati a vedere solo le ombre; subito incita anche gli altri uomini a liberarsi ma essi lo deridono, credendo impossibile l'esistenza di qualcosa di diverso dalle ombre. Perciò, con la consapevolezza che ormai dovrà vivere alla luce che i suoi occhi hanno conosciuto, l'uomo libero abbandona la caverna di ombre e inizia la sua nuova vita. Con questo mito, Platone vuole trasmetterci l’importanza dell’amore per la conoscenza, in quanto esso porta l’uomo ad avere una comprensione più profonda di un mondo spesso confuso e disordinato. “So come out of your cave walking on your hands and see the world hanging upside down”. Come per i prigionieri della caverna, anche l’uomo ha bisogno di SAE502.2: Analytical Essay 13 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 essere libero per vivere pienamente la vita: “Cause I need freedom now / And I need to know how to live my life as it’s meant to be”. Una volta uscito dalla caverna, l’uomo si trova subito a dover affrontare uno dei sentimenti più grandi: l’amore. E’ così che nel brano Winter Winds, la voce protagonista canta le sue emozioni in proposito, chiedendosi se l’amore provato per la ragazza amata sia un sentimento vero oppure sia solo una conseguenza della paura di restare solo, “As the winter winds litter London with lonely heart / Oh the warmth in your eyes swept me into your arms / Was it love or fear of the cold”. Di fronte a tale sentimento, però, prova un senso di vergogna, in quanto l’amore per questa ragazza lo ha allontanato da Dio: “Oh the shame that sent me off from the God that I once loved / Was the same that sent me into your arms”. Il brano Roll Away Your Stone, invece, riprende nuovamente il tema della fragilità. La voce protagonista ne ritrova segni persino “Within the fragile substance of my soul”; proprio questa debolezza d’animo, nel tempo spinge a colmare tutte le incertezze con cose futili e irreali, ”And I have filled this void with things unreal”. Eppure sembrano proprio necessari la fatica e il procedere a tentoni nell'oscurità in alcuni momenti difficili della vita: “Darkness is a harsh term don't you think? / And yet it dominates the things I seek / It seems that all my bridges have been burned” perché “But, you say that's exactly how this grace thing works”. Tuttavia si rimane incerti se “questa cosa della grazia” sia positiva o meno. Infatti il protagonista da un lato si riscopre dotato di un'anima nuovamente appassionata, “This newly impassioned soul”, ma dall'altro chiede alle stelle di spegnersi, ”Stars hide your fires” e sarebbe anche disposto a rinunciare a tutti i suoi desideri per un secondo soggetto, forse la donna amata, a rischio di bloccarsi un'ennesima volta nella sua stessa fragile anima, ”And these are my desires / And I will give them up to you this time around / And so, I'll be found / With my steak stuck in this ground / Marking its territory of this newly impassioned soul”. Solo alla fine il protagonista finalmente prende una decisa posizione, come se fosse finalmente libero dalle insicurezze, e si riappropria di “This soul that is so rightfully mine”. L'esplicito riferimento letterario di questa canzone è la tragedia di William Shakespeare Macbeth, della quale un testuale riferimento è “Stars hide your fires / And these here are my desires”, battuta pronunciata dal protagonista nella scena IV dell’atto I. SAE502.2: Analytical Essay 14 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 Nonostante i Mumford & Sons siano comunemente ma forse erroneamente considerati una band cristiana, dalle loro canzoni emerge talvolta una certa riluttanza ad affidarsi a Dio, sebbene ci sia anche piena consapevolezza che è questo ciò di cui si ha più bisogno. Infatti, la quinta traccia dell’album, intitolata White Blank Page, pone al centro proprio questo aspetto. “You desired my attention but denied my affections. / So tell me now where was my fault / in loving you with my whole heart.” Queste due frasi sembrerebbero alludere ad un rapporto amoroso che è tragicamente terminato, ma il vero soggetto che si cela dietro questo “you” non è chiaro, come in molte altre loro canzoni, e potrebbe quindi riferirsi anche al rapporto con la divinità. Sebbene la voce canti il suo rifiuto ad affidare tutto a Dio, essa è però alla ricerca di una verità salvifica ancora indefinita da inseguire con tutta la vita, “Lead me to the truth and I will follow you with my whole life”. Assieme a White Blank Page, la canzone seguente, I Gave you all, introduce un senso di rassegnazione e di sconfitta rispetto a quello che ha vissuto. “Close my eyes for a while, force from the world a patient smile. / But I gave you all”. Ha dato tutto quello che aveva per un amore che lo ha ingannato e questo senso di rabbia emerge più di tutto nell’ultima strofa, “And you swear it’s all gone and you rip out all I have just to say you’ve won. Well you’ve gone”; in questa canzone il significato del testo è fortemente rafforzato dalla musica. Little Lion Man è il titolo della settima traccia dell’album. E’ proprio qui che il “piccolo uomoleone” decide di prendere in mano la propria vita e di continuare sui proprio passi, nonostante tutto il dolore che ha vissuto: “Rate yourself and rake yourself / Take all the courage you have left / Wasted on fixing all the problems / That you made in your own head”. Nonostante ciò, però, il tema della colpa ritorna, “But it was not your fault but mine”. Con Timshel (titolo di origine ebraica e con significato di “thou mayest”) si introduce un tema che non era ancora stato tratto nelle canzoni precedenti: l’amicizia. Quando tutto va male, quando neanche l’amore sembra riempirti il cuore, l’unico porto sicuro a cui vale la pena aggrapparsi è un amico. “But you are not alone in this / And you are not alone in this / As brother we will stand and we’ll hold your hand”. Accanto a questo tema importante, si aggiunge l’aspetto del libero arbitrio. Questa canzone, infatti, è stata influenzata dal romanzo East of Eden di John Steinbeck, ma soprattutto dal brano biblico di Caino e Abele. Nella storia narrata nella Bibbia, i due fratelli, figli di Adamo SAE502.2: Analytical Essay 15 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 ed Eva, offrono dei doni a Dio, ma solo quelli di Abele vengono accettati. Questo fatto scaturisce la gelosia in Caino, il quale decide di assassinare il fratello. Nella seconda metà della canzone, invece, l’autore si concentra sul tema della libertà di scelta e canta “And you have your choices / And these are what make man great / His ladder to the stars”. “I sit alone in this winter clarity which clouds my mind / Alone in the wind and the rain you left me”. E’ così che Marcus Mumford introduce un altro tema centrale dell’album, all’interno della canzone Thistle & Weeds: la solitudine. Questo sentimento sembra emergere particolarmente in questo brano e insieme ad esso anche l’aspetto della fede, “And I’m on my knees, and your faith in shreds” e ancora “The sky above us shoots to kill”. Tuttavia però è convinto che solo la speranza lo può salvare da questi sentimenti negativi che lo stanno avvolgendo completamente, “But plant your hope with good seeds / Don’t cover yourself with thistle and weeds / Rain down, rain down on me”. A questo punto dell’album, con la canzone Awake My Soul, si percepisce una totale consapevolezza della fragilità dell’uomo, “How fickle my heart and how woozy my eyes / I struggle to find any truth in your lies / And now my heart stumbles on things I don’t know”. Come se fosse frastornato da tutti i sentimenti che ha provato e che sta provando, il protagonista ha bisogno di risvegliare la propria anima e termina la canzone con un unico grido “Awake my soul”. La penultima canzone dell’album, Dust Bowl Dance, è stata scritta da Marcus Mumford non appena ebbe finito di leggere il romanzo The Grapes of Wrath di John Steinbeck. Inoltre, questo brano si riferisce a una serie di tempeste di sabbia (in inglese “Dust Bowl”) che colpirono gli USA nel 1930, “This dusty barren land”. Ancora una volta l’autore pone un’attenzione particolare sul cuore dell’uomo, “And now I am sure my heart can never be still” e “Seal my heart” e insieme ad esso anche il senso di rimorso e di colpa per qualcosa che ha commesso nella sua vita, “And pray you never feel this same kind of remorse”. Questo aspetto è accentuato nella strofa finale “Well yes Sir, yes Sir yes it was me / I know what I’ve done”. SAE502.2: Analytical Essay 16 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 Con After The Storm i Mumford and Sons chiudono il loro primo album. Per tutto il disco hanno dipinto l’immagine di un uomo dominato da forte passioni e sentimenti che non lo lasciano tranquillo. Come se fosse sfinito a causa della “tempesta” che è la sua vita, ci canta la sua ultima certezza “And there will come a time, you’ll see, with no more tears/ And love will not break your heart, but dismiss your fears”. Nonostante questa certezza però, si rende conto di quanto l’uomo sia così piccolo di fronte a fatti eclatanti come la morte, “Because death is just so full and man so small”; ma come qualsiasi uomo, anche lui cerca la pace e la serenità e con “Get over your hill and see what you find / With grace in your heart and flowers in your hair” termina la canzone. Conclusioni Lasciarsi travolgere dalla musica e dalla storia raccontata nelle canzoni facendole proprie; questo è quello che la musica esige dal suo ascoltatore. E a te lettore, che sei stato partecipe del racconto di questo album, auguro di trovare un po’ di te stesso all’interno di brani dei Mumford & Sons. SAE502.2: Analytical Essay 17 Giulia Cogorno - 17-12061 - BAP116 References • Barton,L. 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