LAICISMO Walter De Donatis, più volte Maestro venerabile e Consigliere dell’Ordine nella Giunta del GOI; Socio corrispondente del Circolo della Loggia Quatuor Coronati di Londra. La traduzione della Massoneria in efficienti programmi politici, economici e sociali rappresenta sempre un tentativo velleitario e pericoloso, oltre che incongruo e diabolico; più frequentemente attesta l’insufficienza o l’inadeguatezza di un lavoro di Loggia, o di un lavoro interiore. Per non dire infine che testimonia la realtà di un mondo profano incapace di organizzarsi convenientemente, in obbedienza a principi generali da tutti accettati ma non, o male, realizzati nel tessuto dei vari rapporti umani. Un conto tuttavia è fare suonare il campanello d’allarme contro la tentazione di convertire in programmi un’ineffabile simbologia, un altro manifestare timore, quanto meno, di fronte all’insidia che si annunzia non più da tanto lontano. Sviluppandosi e ingrossando essa potrebbe riasciuttare o impoverire (il peggio non è mai certo) la stessa sorgente dalla quale ricava alimento quella simbologia. Bene allora non fare ostentate dichiarazioni di lotta continua laica o anticlericale. Un lavoro muratorio però si qualifica soprattutto per gli strumenti che adopera e per il tipo di analisi che cerca di compiere. Il laicismo appunto. “ Con questo termine si intende il principio dell’autonomia delle attività umane, cioè l’esigenza che tali attività si svolgano secondo regole proprie, che non siano ad esse imposte dall’esterno, per fini o interessi diversi da quelle cui esse s’ispirano”. E infine: “Il Laicismo non è nell’interesse di questo o di quel gruppo politico, religioso o ideologico; è nell’interesse di tutti. Posto, s’intende, che l’interesse di tutti sia lo sviluppo armonico delle attività che assicurano la sopravvivenza dell’uomo nel mondo” (1). Trascuriamo la etimologia (laico, “popolare”, poi contrapposto a “sacerdote”) e trascuriamo pure la sua diffusione (chi mai la chiamerebbe fortuna?) in Italia (2). Vediamo piuttosto quello che ci propone la iniziazione muratoria. Si offre con essa la possibilità di dare un indirizzo alla personalità, la possibilità di una realizzazione di sé da perseguirsi metodicamente, gradualmente, nell’ambito di una organizzazione che contenga le facoltà per trasmettere qualcosa. Lo scopo è quello di illuminare, e dare ordine, e senso, al labirinto dell’individuo, mediante un lavoro interiore per cui, prendendo i simboli come base (i simboli per loro natura drammaticamente inesauribili), ognuno penetra e raggiunge un certo segreto, più o meno compiutamente, più o meno profondamente, secondo la misura delle proprie capacità di comprensione e di realizzazione. Uno dei primi requisiti del fatto iniziatico è il rigetto delle idee profane tradizionali; dei clichè; il rifiuto di adattarsi alle parole e ai luoghi comuni. Ricerca allora di una modificazione, di una metamorfosi. Non certo del simbolo, di per sé non modificabile; esso “si presta” incessantemente allo spirito umano. Le mutazioni corrispondono invece al modo con cui gli individui si rappresentano ciò che vi è in loro di più intimo. Tre concetti mi pare si affaccino nel fenomeno inziatico: di autonomia, di educazione, di relatività. Ma c’è il tempo; c’è la storia, la società in cui viviamo, l’ambiente generale. Ci sono gli stadi successivi, se non “progressivi”, dell’umanità. Per non dire delle formalità amministrative, dell’aspetto societario della stessa Massoneria. Si può, tuttavia, e rigorosamente distinguere il connotato societario da quello strettamente (e ineliminabilmente) iniziatico. Nella cosiddetta proiezione, dopo avere compiuto un’attenta ricognizione strutturale del mondo in cui viviamo, delle sue tendenze non sempre scoperte, è conveniente dar vita temporanea ad organismi costituiti unicamente in vista di uno scopo contingente e speciale. Collegandole ai principi le stesse contingenze sono in qualche modo superate e trasformate. Il punto di vista, in breve, nella proiezione non può essere quello profano, caratterizzato dalla instabilità e dalle mode. Né si tratta dimettere insieme, in parti uguali, sapientemente, tanto di dottrina e tanto di pratica e poi agitare bene, ma di riconoscere ciò che è essenziale, ciò che costituisce la nostra vera natura, da ciò che è puramente accidentale, temporale, quotidiano. Si tratta, volta per volta, di scegliere, anticipando il futuro (anche per evitare frettolosi e penosi aggiustamenti), quello che è necessario compiere o per fare vivere la nostra Comunione. Essa si fonda, mi pare, su due pilastri: libertà individuale, persuasione che possiamo migliorare e con noi tutta l’umanità. Il campo, quindi è molto ampio; si può affrontare con in mente preciso il senso delle distinzioni e ciò che consegue ritenendo certi principi fondamentali ed essenziali, riconoscendo quello che la storia comprende e avvera ma non obliando quello che non ha ancora reso. Lo prova l’ansia dell’individuo di realizzarsi compiutamente, l’ansia dell’uomo di affratellarsi. La direzione, nel contesto storico presente, non può che essere quella indicata dalla realtà di larghissimi strati sociali: Essi si affacciano nei vari continenti e si organizzano in vario modo, come consentono le diverse circostanze e le differenti fasi di sviluppo. Sono vastissimi strati che ritengono ora di essere protagonisti del fatto storico, ad occidente come ad oriente, attraverso il voto, il libero associarsi e la rappresentatività parlamentare oppure attraverso uomini unici e carismatici, o partiti unici e carismatici. Una iniziativa laica oggi non può certo corrispondere ad un gusto aristocratico ed ottocentesco di semplice accordo con minoranze avanzate ed isolate; deve corrispondere ad una coscienza generale della società civile, della sua crescita, della sua maturazione. Proviamo a questo punto a tirare qualche filo. La Massoneria per sua natura, per la natura del simbolo, non sopporta, non adotta, non sostiene nessuna particolare filosofia o religione e nessun programma politico sociale. Essa è essenzialmente iniziatica; mira cioè allo sviluppo delle possibilità che l’individuo porta in sé, mira cioè allo sviluppo delle facoltà sottili; possibilità di comprendere, comprendersi, mutarsi, migliorarsi, costruirsi elevarsi; mira all’edificazione di un io sempre più pieno; è arte, non scienza. Quale sembra essere la tendenza? La spersonalizzazione dell’individuo, a partire dal modo in cui lavora, in cui è legato cioè ai processi impersonali della produzione e della amministrazione. Un “conformismo totalitario” che “si sprigiona dalla macchina” e dal potere comunque quest’ultimo si manifesti: sotto la forma del collettivismo forzato e livellatore o sotto la forma delle forzate e disumananti industrializzazioni oppure sotto la forma di forzata e secolare miseria. Occasione per modellare una personalità più altamente individualizzata, anche il tempo libero, avveniristiche aspettazioni a parte, viene ingabbiato e diretto verso sbocchi lucidi e predeterminati (3). La posta in gioco appare essere la capacità creativa dell’uomo. Indebolite, logorate o distrutte le facoltà sottili, su quali basi poggerebbe una Istituzione come la nostra? E con quali elementi costruiremmo il tempio interiore? Anche qui i prefabbricati? Un certo punto d’impatto con la realtà storica e con quella ordinaria esiste anche per noi. Compromesse le facoltà, si assottigliano e si intorbidano le ricche vene che alimentano il fenomeno inziatico, ossia della propria autonomia, quindi di qualsiasi forma di laicismo. Un fatto profano può “colpire” un fatto strettamente massonico. Altrimenti non riusciamo ad immaginare a quali remote distanze debbano essere compiute certe esperienze metafisiche. ******* 1) Dizionario filosofia di Nicola Abbagnano, Utet, Torino, 1961. 2) Utile e interessante - anche per le indicazioni esplicite del contributo dato dalla Massoneria e per la citazione di nostre riviste e pubblicazioni - il lavoro di Tina Tomasi, L’idea laica nell’Italia contemporanea, Firenze, La Nuova Itala, 1971, 1a ed. 3) Lewis Mumford, Le trasformazioni dell’uomo, Milano, Comunità, 1968. L. Borghi, Educazione e sviluppo sociale, Firenze, La Nuova Italia, 1962 (quella che Mumford ha chiamato “una alternativa umana e vivificatrice all’attuale processo di meccanizzazione” è un fatto che egli vede scaturire dalle forze interiori dell’uomo e non può essere concepita come l’effetto medesimo dell’affermarsi della tecnica – pag. 223). R.D. Laing, La politica dell’esperienza, Milano, Feltrinelli, 1968 (“ La nostra capacità di pensare, se si eccettua quella in servizio di quanto, pericolosamente ingannandoci, supponiamo nostro interesse, e quella in conformità al senso comune, è pietosamente limitata: persino la nostra capacità di vedere, di udire, toccare, percepire sapori ed odori è totalmente annebbiata dai veli della mistificazione che per ‘tutti’ è necessaria una intensa disciplina volta a disimparare, prima che possiamo incominciare ad avere di nuovo esperienza del mondo, con innocenza, verità ed amore”, pag. 23). Nota: Questa Tavola architettonica fu letta in Loggia dal Fr. Walter De Donatis nel 1972 e venne pubblicata dalla Rivista Massonica nel gennaio 1973. Abbiamo voluto riproporla – anche se alcune parti marginali sono datate – perché riteniamo che conservi nel suo complesso interesse e attualità.. Nell’odierna società dell’apparire, globalizzata e consumistica, caratterizzata, tra l’altro, per un sistema economico basato sul profitto senza regole, per la subdola influenza dei media - in gran parte omologati - e per l’inclinazione a comprimere i diritti di libertà, ottenuti con immane fatica, la tendenza alla spersonalizzazione dell’individuo incide, ancora più di ieri, su quelle facoltà che alimentano il fenomeno iniziatico. Alfredo Bruni M.V. della fondazione