soligor, un telescopio supertele

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SUL CAMPO
SOLIGOR, UN TELESCOPIO
SUPERTELE
Prova del Soligor 500mm f/5.6 T2 Ø 90mm:
fotografare con una lunga focale di derivazione astronomica.
Per avere una focale lunga
senza trovarsi a fare i conti con una
lunghezza dimensionale esagerata, anche
in fotografia si è fatto ricorso da tempo
ad ottiche dallo schema misto, un insieme di lenti e di specchi. Una soluzione
già ampiamente collaudata in campo astronomico.
Le ottiche che si basano sulla riflessione
della luce su apposite superfici a specchio
hanno un vantaggio innegabile: rendono
straordinariamente compatto uno strumento che, guardando viceversa puramente alla considerevole focale, dovrebbe essere lunghissimo e quindi difficilmente trasportabile.
L’obiettivo che presentiamo questo mese
dichiara esplicitamente la sua derivazione “astronomica”. È la proposta di Soligor, caratterizzata da un sistema a specchi, tipico. Si tratta infatti di un telescopio tipicamente progettato per osservare
oggetti celesti ma anche utilizzabile per
uso fotografico. È progettato secondo la
formula ottica Maksutov-Cassegrain: un
derivato dalla cosiddetta soluzione tipo
Newton, cioè quella che contraddistingue
il telescopio a specchi più classico e di
più lunga tradizione. La formula è stata
brillantemente modificata in seguito secondo l’idea del francese Cassegrain. E
Potente, abbastanza compatto,
dalla buona resa ottica,
il Soligor 500mm f/5.6 T2 Ø 90mm è un
telescopio di buona potenza che può essere usato vantaggiosamente come supertele
fotografico.
poi ulteriormente elaborata da altri e, in
particolare, dal russo D. D. Maksutov secondo uno schema che è proprio quello
che ritroviamo in questo obiettivo in prova.
Newton, Cassegrain, Maksutov
I nomi di illustri fisici compaiono, spesso, abbinati alle strumentazioni per astronomia. E qui non si fa eccezione, visto
che questo supertele fotografico in realtà
deriva proprio da un progetto elaborato
come telescopio d’osservazione. Proprio
per la particolarità dell’obiettivo ci sembra opportuno fornire qualche “antefatto”, qualche indicazione supplementare
utile per meglio capire le “origini” dello
strumento sotto esame.
Cassegrain, scienziato francese, elaborò
una interessante variante del classico telescopio a specchi inventato da Newton.
Si servì sempre di uno specchio primario
parabolico, quello stesso adottato dallo
schema originario di
Newton ma introdusse uno specchio secondario convesso a sezione
iperbolica.
In tal modo raggiunse il risultato di rimandare la luce riflessa dal primario grazie ad un secondario con effetto divergente (o per essere più esatti “meno convergente”). Il secondo specchio insomma,
nella variante Cassegrain, produsse l’effetto di una lente negativa.
L’elaborata soluzione di Cassegrain presentava essenzialmente due vantaggi: il
sistema ottico offriva una minore curvatura di campo e anche una minore aberrazione di coma rispetto all’originaria soluzione di Newton.
Tutto facile, dunque? Non proprio. Nella
realizzazione di questo genere di obiettivi a specchi non si devono dimenticare le
difficoltà di lavorazione necessarie per
passare dal disegno della progettazione
teorica al prodotto vero e proprio da porre in commercio. In particolare, ad esempio, non va sottovalutata la difficoltà di
realizzare il foro al centro dello specchio
principale. Un foro che quanto più è grande tanto più presenta rischi di realizzazione in sede di fabbricazione industriale, o comunque costi di lavorazione non
Lo schema Cassegrain-Maksutov prevede una marcata, e qui abbastanza evidente, curvatura dell’elemento ottico frontale. L’obiettivo è fornito con una apposita custodia che agevola molto il trasporto.
Il telescopio Soligor può essere applicato a diverse marche di fotocamere semplicemente ricorrendo ad opportuni anelli adattatori.
Trattandosi essenzialmente
di un’ottica da appostamento, questa realizzazione Soligor va principalmente utilizzata su stativo. Una interessante proposta viene proprio dalla stessa Soligor, che
ha in catalogo questo piccolo treppiede, leggero, con colonnina centrale a scorrimento e blocco rapido, e soprattutto con ghiere micrometriche di movimentazione, per aggiustamenti fini.
GLI SCHEMI OTTICI
DEI TELESCOPI A SPECCHIO
trascurabili. Ne nasce dunque in ogni caso un problema di luminosità.
Insomma: è difficile fare uno specchio primario molto grande, come diametro, per
guadagnarsi un’elevata apertura massima.
In più, se lo si fa, si deve tenere presente
che lo specchio secondario risulta anch’esso abbastanza grande. Per cui succede che il diametro del foro dello specchio principale, alla fine, risulta essere comunque notevole: e così il vantaggio dello specchio grande viene ridotto dal grande diametro del foro.
Poi c’è un’altra difficoltà: le barre interne che sostengono lo specchio secondario possono generare diffrazione. E sono
barre tanto più vistosamente presenti quanto più occorre robustezza per sorreggere
uno specchio di rinvìo interno certamente non dalle dimensioni trascurabili. Insomma: progettare e realizzare questo genere di ottiche non è sicuramente semplice.
Il Soligor è un obiettivo interessante per
la fotografia da capanno: qui un Cavaliere d’Italia sorpreso nell’oasi di
Torrile, non lontano
da Parma. Foto
Maurizio Corti.
A PROPOSITO DI MOLTIPLICATORI
Soligor propone anche due moltiplicatori di focale di recente progettazione,
dei quali riportiamo
qui di seguito le
schede tecniche. A
proposito di moltiplicatori di focale riteniamo però utile
rammentare anche
alcuni accorgimenti
operativi che possono semplificare l’uso di un supertele in combinazione con un moltiplicatore di focale e soprattutto evitare inconvenienti “meccanici” al momento del montaggio. Ecco, allora.
La prima regola prescrive che si debba anzitutto applicare il moltiplicatore sulla fotocamera, come se fosse un normale obiettivo e poi
montare su di esso l’obiettivo.
Un momento: quale obiettivo? La risposta deve tenere conto dello
schema ottico caratteristico dell’obiettivo che si intende duplicare.
Di norma, ed i progettisti Soligor non hanno smentito questa impostazione progettando i loro moltiplicatori, si presuppone che questi
accessori siano principalmente destinati ad essere sposati con obiettivi tele. In particolare, almeno di focale pari a 70mm. Meglio se più
lunghi.
Considerato poi che l’introduzione di un moltiplicatore di focale sul
cammino dei raggi luminosi ha un effetto collaterale sensibile nel ridurre la quantità di luce che giunge alle cellule del sistema autofocus, occorre non dimenticare che la luminosità complessiva del sistema ottico non deve scendere sotto valori che impediscano un corretto funzionamento del sistema AF. Si tratta allora di conoscere quale sia la necessaria “soglia” di sensibilità delle cellule di misura.
A questo proposito Soligor prescrive, per un corretto funzionamento
del moltiplicatore 2x, che la luminosità massima dell’obiettivo da duplicare non sia inferiore ad f/4. Diversamente, prescrive la casa costruttrice, occorrerà rinunciare all’autofocus e ricorrere ad una focheggiatura manuale tradizionale. Allo stesso modo, viene indicata
nel valore f/5.6 la luminosità che, almeno, deve avere l’obiettivo sul
quale montare il moltiplicatore di focale 1.4x.
Ci permettiamo di essere anche più severi della stessa casa costruttrice, per quanto concerne i valori indicati. Infatti notiamo che la quasi totalità delle reflex moderne, autofocus, è in grado di garantire una
corretta misurazione soltanto se la luce che raggiunge il sensore AF
può contare su di un’apertura relativa del gruppo ottico complessivo, effettiva, pari ad almeno f/5.6. Ciò significa che, con un duplicatore di focale (che come si sa comporta una perdita di due diaframmi), la luminosità massima dell’obiettivo di partenza che si intende duplicare dovrà essere almeno pari a f/2.8. Oppure anche f/4
se si adopera un moltiplicatore f/1.4x (caratterizzato da una caduta
di luce pari ad un diaframma). A questa situazione generale fanno
eccezione soltanto due fotocamere reflex di progettazione molto recente, forti di un’elettronica che può contare su di una particolare
amplificazione del segnale del sensore AF al centro del mirino. Sono la Canon EOS-3 e la Canon EOS-1 V. Entrambe infatti presentano un valore di soglia più elevato, pari ad f/8. Ciò significa che con
un duplicatore di focale si potrà operare in autofocus anche disponendo di un obiettivo dall’apertura massima non più spinta di f/4. E,
con un moltiplicatore 1.4x, con un obiettivo dall’apertura massima
anche f/5.6.
AF-Teleconverter PRO 2x
Coefficiente di moltiplicazione ingrandimento: 2x
Coefficiente di moltiplicazione macro: 0.5x
La distanza minima di messa a fuoco rimane invariata
Schema ottico: 7 lenti in 4 gruppi
Antiriflesso: multicoating
Lunghezza: circa 43mm
Peso: 220 g
AF-Teleconverter PRO 1.4x
Coefficiente di moltiplicazione ingrandimento: 1.4x
Coefficiente di moltiplicazione macro: 0.7x
La distanza minima di messa a fuoco rimane invariata
Schema ottico: 5 lenti in 4 gruppi
Antiriflesso: multicoating
Lunghezza: circa 20mm
Peso: 150g
Un notevole primo piano che testimonia della qualità dell’obiettivo. Uno stativo è indispensabile. Foto Maurizio Corti.
Nel tentativo di migliorare ulteriormente
la correzione ottica, ecco le varianti di
Wright, con correttore asferico (lente frontale asferica e superficie ellittica dello
specchio). Poi, e concludiamo la nostra
digressione tornando all’ottica in prova,
ecco infine la soluzione Maksutov.
D. D. Maksutov, e l’olandese A. Bouwers,
al posto della superficie asferica del primo elemento collocarono un menisco concavo, debolmente negativo, in grado di
introdurre una leggera aberrazione sferica negativa capace di compensare quella
positiva dello specchio principale. Sempre sul retro del primo elemento realizzarono poi un’adeguata alluminatura superficiale (sulla superficie riflettente interna, del correttore frontale). Il sistema
offre pregi non da poco: una elevata compattezza e una ridottissima aberrazione
cromatica (ma solo se non si pretendono
costruzioni con apertura molto “spinta”).
Sul campo
Le premesse fin qui passate in rassegna
sono state confermate quando abbiamo
portato sul campo l’obiettivo in prova. Lo
strumento si è dimostrato ben costruito e
leggero, abbastanza agevole da maneggiare se si tiene conto della sua origine di
“telescopio”. Il raccordo terminale d’uscita ha un innesto a vite che consente di
adattare rapidamente e facilmente gli anelli di raccordo per la fotocamera. In termini di precisione meccanica il tallone
d’Achille da tenere sotto controllo è proprio questo: il “punto di giunzione” tra i
due strumenti deve mostrare un serraggio
accurato dei pezzi uno sull’altro. Lo schema catadiottrico consente una buona leggerezza e induce anche a scattare a mano
libera. Attenzione però: la messa a fuoco
è con un pomolo apposito, posteriore. Si
tratta di un comando molto preciso ma di
tipo “astronomico”. Il pomolo da ruotare
obbliga a considerare questo Soligor come un attrezzo da appostamento. Nella
fotografia naturalistica si direbbe da “capanno”. Per meglio sostenere l’obiettivo
e per puntarlo con precisione, Soligor suggerisce anche l’impiego di uno specifico
treppiede compatto, dotato di colonnina
centrale sollevabile con facilità (e con
blocco rapido anti scorrimento verso il
basso): un accessorio davvero consigliabile. Per diversi motivi. Anzitutto per il
peso ridotto e per le piccole dimensioni,
che bene si sposano al telescopio; poi per
la precisione di spostamento consentita
dai due comandi traslatori, a vite, di cui
è dotato.
Supponendo infine di potere disporre di
un punto di ripresa ben collocato, di un
solido stativo, di una pellicola d’alta sensibilità - e oggi l’avanzata incalzante delle nuove 400 e 800 ISO promette di semplificare molto le riprese - si può anche
pensare di aggiungere il “turbo” anche ad
un supertele come questo. Come dire: è
anche possibile ricorrere a moltiplicatori
di focale da inserire, come gruppo ottico
divergente e quindi capace di aumentare
considerevolmente l’ingrandimento, tra
obiettivo e fotocamera. Soligor ne propone due: un classico duplicatore (2x) ed
un più tranquillo ma sempre interessante
1.4x. Il primo costringe ad una perdita di
luminosità di due diaframmi, il secondo
di uno soltanto. A parte, annotiamo le caratteristiche anche di questi accessori, utili con diversi obiettivi.
Tornando al telescopio 500mm Soligor,
le caratteristiche definiscono bene gli ambiti di impiego: come tutti i catadiottrici,
l’obiettivo non è diaframmabile ed opera
all’apertura fissa (e massima, di cui dispone, pari ad f/5.6). Ribadiamo che la
messa a fuoco è abbastanza laboriosa, conseguenza del progetto ottico. Dunque, lo
strumento sarà da usare essenzialmente
Papaveri, in un campo, ripresi da grande distanza: per cogliere nitido tutto il soggetto è necessario scattare da lontano, diversamente si rischia di disporre di una profondità di campo troppo limitata.
come ottica da appostamento, giocando
sui tempi d’otturazione per controllare l’esposizione. In compenso, la trasportabilità e soprattutto la leggerezza ne faranno
un buon compagno per chi si proporrà di
scattare immagini da considerevole distanza recandosi in un punto d’osserva-
zione ben definito e magari difficilmente
e faticosamente raggiungibile (e qui la facile trasportabilità dello strumento sarà
vantaggiosa). Buone, infine, le prestazioni ottiche: sono davvero allineate alle
aspettative di chi sa bene come sia impegnativa la telefotografia e quanta pazien-
SCHEDA TECNICA
SOLIGOR 500mm f/5.6 T2 Ø 90mm
Schema ottico: obiettivo a specchi e lenti, sistema Maksutov-Cassegrain
Messa a fuoco: manuale
Angolo di campo: 5°
Minima distanza di messa a fuoco: 1.75m
Rapporto di riproduzione massimo:
1:2.5
Attacco per treppiede: filettatura da 1/4”
Dimensioni: lunghezza 220mm
Peso: 1220g
Note: l’obiettivo può essere adoperato in
combinazione con moltiplicatori di focale, come i Soligor Autofocus Teleconver-
ter PRO, versione 1.4x e 2x. Può anche essere adoperato come supertele di lunghezza
focale 1250mm o 1800mm, raggiungendo un ingrandimento rispettivamente di
25x e di 33x, operando in combinazione
con un adattatore e un oculare 20mm o
15mm (accessori opzionali). Può essere
utilizzato come cannocchiale terrestre grazie ad un prisma raddrizzatore d’immagine a 45° (anche questo accessorio opzionale). Può essere utilizzato come telescopio astronomico adottando un oculare e un
prisma a 90° (accessorio opzionale).
I PREZZI
Soligor 500mm
f/5.6 T2 Ø 90mm
L. 698.000
Moltiplicatore Soligor
AF-Teleconverter Pro 2x
L. 398.000
Moltiplicatore Soligor
AF-Teleconverter Pro 1.4x L. 298.000
Ministativo MT-150
L. 25.000
Distribuzione Soligor in Italia: Il Fotoamatore, via Di Mezzo 67, 56030 Fabbrica (PI).
Tel. 0587/697.147; fax 0587/697.129.
Sito Internet per Soligor, vedi:
http://www.soligor.de
za occorra, soprattutto per scatti su lunghissime distanze, per attendere l’attimo
giusto per evitare moti convettivi d’aria
calda o inconvenienti similari. Un suggerimento limite: cercando il massimo della nitidezza, si programmi addirittura non
solo il giorno ma anche la stagione giusta, per scattare splendide telefoto.
Maurizio Capobussi
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