Il dolore estremo. Il trauma da Freud alla Shoah

Il dolore estremo. Il trauma da
Freud alla Shoah
Pulcini Gianmarco
Univ di Chieti
Che cos’è il trauma?
 Freud: il trauma si dovrebbe definire come un incremento di
eccitamento nel sistema nervoso, che questo non è riuscito
a liquidare a sufficienza mediante reazione motoria.
L’attacco isterico si deve forse interpretare come un
tentativo di compiere la reazione al trauma
 Freud: può agire come trauma qualsiasi esperienza
provochi gli affetti penosi del terrore, dell’angoscia, della
vergogna, del dolore psichico, e dipende ovviamente dalla
sensibilità della persona colpita …
 … modificazioni funzionali patologiche che trovano la loro
fonte comune nella vita sessuale dell’individuo, sia in una
pratica nociva della vita sessuale attuale, sia in eventi
importanti del passato … Freud
Che cos’è il trauma?
 La vescichetta di Freud … Freud rappresenta l’organismo
vivente come una vescichetta indifferenziata, che presenta
un rivestimento verso l’esterno, un ispessimento capace di
ar fronte agli stimoli … traumatici sono quegli eccitamenti
che provengono dall’esterno e sono abbastanza forti da
spezzare quello scudo protettivo … che mobiliterà tutti i
possibili mezzi di difesa
Che cos’è il trauma?
 Ferenczi: il vero trauma dei bambini è vissuto nelle
situazioni in cui non ci si preoccupa di porre
immediato riparo al danno, e in cui pertanto si
impone un adattamento, cioè un cambiamento del
proprio comportamento, primo passo per stabilire
la differenza tra mondo interno e mondo esterno
… d’ora in avanti né l’esperienza soggettiva né
quella oggettiva da sole costituiscono più una
completa unità emotiva
 Ciò che è traumatico è l’imprevisto, l’insondabile,
l’incalcolabile
Inoltre
 Dori Laub: il particolare impatto del trauma sul sé,
è una fondamentale rottura, letterale e simbolica,
del legame tra il sé e l’altro empatico, il «nurturing
other», una frattura della vita psichica … è come
se la madre interna stesse a guardare, mentre
l’attacco avviene sul proprio figlio.
 Il trauma rende l’assenza o l’impotenza della
madre reale, la rende fatto concreto … per
assenza si intende assenza di una funzione
«materna» che medierebbe i bisogni e preverebbe
il trauma, non la sua assenza fisica ovviamente!
Dal trauma reale ad intrapsichico
Freud, 21 Settembre 1897, famosa lettera sulla rinuncia
alla teoria della seduzione …
1. … le continue delusioni nei tentativi di condurre
almeno un’analisi a reale compimento … l’assenza dei
successi pieni su cui avevo contato …
2. … la sorpresa che in tutti i casi la colpa fosse sempre
da attribuire al padre
3. … netta convinzione che non esista un dato di realtà
nell’inconscio, dimodoché è impossibile distinguere tra
verità e finzione investita di affetto …
Inoltre … sempre Freud
 …. Non totale veridicità di quelli che costituiscono i
primi ricordi della nostra infanzia, in quanto, pur legati
ad un elemento saliente della nostra storia, ne
rappresentano uno schermo, riportando di quell’evento
un dato apparentemente banale, irrilevante … quei
ricordi che devono la loro validità per la memoria non al
loro contenuto bensì alla relazione esistente tra esso e
un altro contenuto represso … va persino messo in
dubbio se abbiamo ricordi provenienti dall’infanzia o
costruiti sull’infanzia …
 … anche i sintomi … non sono legati ai ricordi stessi,
bensì alle fantasie costruite in base ai ricordi …
Per concludere su Freud
 … durante questo cammino fu necessario superare un
errore che per poco non sarebbe divenuto fatale per la
giovane scienza … facilmente si tendeva a considerare
reali i resoconti dei malati … esperienze sessuali passive
subite durante i primi anni di infanzia
 Però … allo stesso tempo l’analisi aveva portato
correttamente all’individuazione di tali traumi sessuali
infantili e tuttavia questi non corrispondevano al vero
 Quindi si può concludere che … gli isterici riconducono i
loro sintomi a traumi inventati … creano tali scene nella
fantasia e questa realtà psichica pretende di essere presa
in considerazione accanto alla realtà effettiva
 E da qui Freud parla dell’attività autoerotica del bambino,
celata dalla fantasie stesse (ed è questa la loro funzione)
Ferenczi ed il trauma
 Ferenczi: il vero trauma dei bambini è vissuto nelle
situazioni in cui non ci si preoccupa di porre
immediato riparo al danno, e in cui pertanto si
impone un adattamento, cioè un cambiamento del
proprio comportamento, primo passo per stabilire
la differenza tra mondo interno e mondo esterno
… d’ora in avanti né l’esperienza soggettiva né
quella oggettiva da sole costituiscono più una
completa unità emotiva
 Ciò che è traumatico è l’imprevisto, l’insondabile,
l’incalcolabile
Inoltre …
• Ferenczi riferisce di aver «visto nettamente confermata
l’importanza del trauma e in particolar modo del trauma
sessuale, come agente patogeno, importanza che secondo
un’opinione che ho già espresso non verrà mai sottolineata
abbastanza» … «sono spesso anche bambini provenienti
da famiglie stimate e di spirito puritano a cadere vittime di
vere e proprie violenze sessuali, a causa di genitori che
cercano patologicamente dei sostituti per la loro
insoddisfazione, oppure sono persone che accudiscono il
bambino, sia di famiglia che di servizio» … «l’ovvia
obiezione che si tratti di fantasie sessuali del bambino
stesso, dunque di menzogne isteriche, viene
disgraziatamente confutata dalle innumerevoli confessioni
di pazienti in analisi di aver usato la violenza ai bambini»
La confusione delle lingue e ciò che
potrebbe essere traumatico
• E come ciò sia collegato a ciò che potrebbe essere traumatico, anche la
stessa sessualità infantile (che il bambino non cerca ma imposta
dall’adulto) per il bambino … differenze, lontananze, incomprensioni
con l’adulto!
• Ferenczi non si oppone al concetto di sessualità infantile ma ritiene che
sia un esito della passionalità indebita degli adulti verso i bambini, che
invece della passione parlerebbero spontaneamente il linguaggio della
tenerezza
• Scrive Ferenczi: il fatto che esista una sessualità infantile rimane
naturalmente incontestato, tuttavia molto di ciò che apppare come
passionale nella sessualità infantile potrebbe essere la conseguenza
secondaria della passionalità degli adulti imposta ai bambini contro la
loro volontà e per così dire innestata in loro in modo artificioso
• I bambini non vogliono niente di più che essere trattati in modo gentile,
tenero e dolce.
• I loro gesti sono delicati e quando non sono tali c’è qualcosa che non va
Ferenczi e l’edipo
• L’Edipo potrebbe essere in qualche modo imposto
al bambino dall’atteggiamento passionale
dell’adulto e quindi trasmesso generazionalmente:
«… quanta parte di ciò … si svilupperebbe in
modo del tutto spontaneo, anche senza un
innesto precoce di erotismo e appassionato e
genitalità, vale a dire, quanta parte del complesso
di Edipo è veramente ereditata e quanta
trasmessa per tradizione da una generazione
all’altra?» … «il complesso d’Edipo è forse anche
una conseguenza dell’attività degli adulti – la
tendenza passionale?»
Ferenczi e la fissazione
Per Ferenczi non vi è alcuna fissazione sul
piacere bensì attraverso la paura, uomo e
donna mi uccideranno se non li amo, se non
mi identifico con i loro desideri
Identificazione con l’aggressore
Ferenczi: «un bambino subisce un’aggressione e viene
sopraffatto; conseguenza: rende l’anima con la totale
convinzione che questo abbandono di sé (svenimento)
significhi la morte. Ma proprio il rilassamento totale che si
instaura con l’abbandono di sé può creare condizioni più
favorevoli al sorgere delle capacità di sopportazione della
violenza … colui che ha reso l’anima sopravvive dunque
fisicamente alla morte e comincia a rivivere con una parte
della sua energia; avviene persino il ristabilimento dell’unità
con la personalità pretraumatica, anche se accompagnato
perlopiù da perdita di memoria retrograda di durata variabile
… questo è un pezzo della persona che continua ad essere
morta o a trovarsi nell’agonia dell’angoscia»
Identificazione con l’aggressore
• Ancora Ferenczi: «una sofferenza intensa e di lunga durata,
ma soprattutto se è imprevista e ha un effetto traumatico,
esaurisce la pulsione di affermazione e lascia penetrare in
noi le forze, i desideri e persino le caratteristiche
dell’aggressore» … « nella vita psichica del bambino il
mutamento più importante, provocato dall’identificazione,
per paura, col partner adulto, è l’introiezione del senso di
colpa dell’adulto; questa introiezione fa apparire come
un’azione colpevole un gioco considerato fino a quel
momento innocente»
Quando il testimone non parla
 … «il partener adulto è spesso brusco e a volte violento nel
negare quanto è accaduto … il rapporto di fiducia è
irrimediabilmente guastato anche con una seconda
persona di fiducia, la madre … a cui di solito si rivolge o
tenderebbe a rivolgersi, ma la quale scoraggia deboli
tentativi considerandoli delle assurdità
 Dal Diario clinico di Ferenczi … il paziente preferisce
dubitare della correttezza del proprio giudizio piuttosto che
credere alla freddezza dei nostri sentimenti, alla nostra
mancanza di intelligenza, in poche parole alla nostra
stupidità e cattiveria … «non può essere vero che tutto ciò
mi sia capitato, altrimenti qualcuno sarebbe venuto in
aiuto»
Ferenczi ed il bambino saggio
• Ferenczi «dice di riscontrare spesso la improvvisa e stupefacente
fioritura di nuove facoltà dopo lo shock … situazioni estreme
paiono aveere la capacità di risvegliare e rendere
improvvisamente attive disposizioni latenti che, non investite,
stavano in attesa di maturare in uno stato di profonda quiete. Nel
bambino che ha subito un’aggressione sessuale, sotto la spinta
della necessità traumatica possono dispiegarsi improvvisamente
future attidtudini, attitudini potenziali che fanno parte del
matrimonio, della maternità o paternità ed in genere tutte le
sensazioni proprie di una persona giunta ad un completo
sviluppo» … «nel loro bisogno di appianare qualsiasi disordine
familiare, i bambini si caricano sulle proprie fragili spalle il peso
che grava sulle spalle di tutti; naturalmente, non fanno questo per
altruismo ma per poter nuovamente godere la tranquillità perduta
e la tenerezza che dipende da questa tranquillità (sempre
confusione delle lingue)
Riepilogo
.Studi sull’isteria (1892-95)
• Freud parla di “isteria traumatica” e di “teoria della seduzione”,
(all’inizio il trauma è reale): “può agire come trauma qualsiasi
esperienza provochi gli affetti penosi del terrore, dell’angoscia,
della vergogna, del dolore psichico, e dipende ovviamente dalla
sensibilità della persona colpita..nella comune isteria più traumi
parziali…” (S.I. p. 177)
• Due momenti per il trauma: “nell’analisi di ogni isteria fondata su
traumi sessuali si trova che impressioni dell’epoca presessuale,
rimaste senza effetto sul bambino, acquistano potenza
traumatica successivamente quali ricordi, quando alla vergine o
alla donna si è disclusa l’intelligenza della vita sessuale” (288)
(caso di Emma, in Progetto di una psicologia, che da
adolescente ha inibizione a entrare in un negozio e anni prima
era stata molestata da un negoziante”. (azione differita o
nachtraglichkeit della Minuta K (acclusa alla lettera a Fliess del
1 gennaio 1986: nel progetto: “troviamo sempre che viene
rimosso un ricordo il quale è diventato un trauma solamente più
tardi”
.morte del padre di Freud,
ottobre 1896
• Lettera a Fliess 8 febbraio 1897 “purtroppo
mio padre stesso è stato un perverso, e ha
causato l’isteria di mio fratello” (p 29 Dolore
estremo)
• 21 settembre 1897: Rinuncia alla teoria della
seduzione: “non credo più ai miei neurotica”
(pp. 29-30 D.E.)
• 3 ottobre 1897, colpevole è una nutrice
• 15 ottobre 1897: “nascita” dell’Edipo
• 1900 Dora in analisi per 3 mesi
andirivieni nella teoria
• Lezione 23 Introduzione alla psicoanalisi, 1915-17:
“particolare interesse riveste la fantasia della
seduzione, perché fin troppo spesso non è una
fantasia bensì un ricordo reale.. Il padre compare
abbastanza regolarmente come seduttore”..
• 1920, Al di là del principio di piacere: “chiamiamo
traumatici quegli eccitamenti che provengono
dall’esterno e sono abbastanza forti da spezzare lo.
scudo protettivo. Penso che il concetto di trauma
implichi quest’idea di una breccia inferta nella
barriera protettiva che di norma respinge
efficacemente gli stimoli dannosi” (DE 36)
.ancora sul trauma reale
• “Nuove osservazioni sulle psiconevrosi da difesa” (1896): Primo
trauma nella prima infanzia, tra i 2 e i 4 anni, con “effettiva
irritazione dei genitali”, poi seconda traumatizzazione.
• Riconosce anche perché “l’isteria è più frequente nel sesso
femminile, in quanto esso è fin dall’infanzia più suscettibile di
aggressioni sessuali” (308)
• Anche in “Etiologia dell’isteria” (1896): “nessun sintomo isterico
può derivare da un solo episodio reale, in quanto il sintomo è
sempre causato anche dall’azione concorrente del ricordo,
risvegliato per via associativa, di episodi precedente” (338) e
conclude: “vi sono uno o più episodi di esperienza sessuale
precoce della prima infanzia” (344).
• Freud fin qui parla di vere e proprie aggressioni sessuali da
parte di bambinaie, nutrici, maestri e persone di famiglia
.Ferenczi e la teoria del
trauma
• Lettera a Freud, 25 dicembre 1929 (p. 40
Dolore estremo,leggere): “nella patogenesi il
fantasma va sopravvalutato, mentre la realtà
traumatica è sottovalutata”; “provvedimenti
eccessivamente duri -nella terapia- vanno
mitigati” (“atteggiamento più tollerante e
indulgente da parte di chi era investito di
autorità non sarebbe stato più corretto?”
Chiede a Freud su Schroeber)
.teorie di Ferenczi
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Terapia attiva e analisi reciproca
Figura benevola e soccorrevole dell’analista
Confusione delle lingue
Edipo imposto sul bambino (passione nell’adulto, linguaggio
della tenerezza nel bambino)
• Senso di colpa del bambino è quello scisso dell’aggressore con
cui si identifica (introiezione del senso di colpa dell’adulto)
• “l’ovvia obiezione che si tratti di fantasie sessuali del bambino
stesso, dunque di menzogne isteriche, viene disgraziatamente
confutata dalle innumerevoli confessioni di pazienti in analisi di
aver usato violenza ai bambini (p. 275 Confusione delle lingue)
A livello clinico di cosa parliamo?
• Secondo il DSM … le azioni sessuali improprie dirette
contro un bambino sono qui indicate come possibili fattori
etiologici di DPTS
• Anche il solo guardare può essere di per sé notevolmente
traumatico
• Già nel DSM III si parlava di Personalità Multipla (DPM),
personalità diverse nel paziente a causa di processi di
dissociazione che evidentemente costituivano difese
estreme da verità che non potevano essere contenute nella
coscienza della personalità principale
• Poi nel DSM IV si parla di DDI (disturbo dissociativo di
identità, stessa causa, impossibilità per la coscienza
principale di reggere contenuti evidentemente inaccettabili
. PTSD
• Non è un concetto teorico, è una categoria diagnostica tratta
dal manuale diagnostico e statistico del DSM III (1980), sulla
base degli studi sui VET del Vietnam
• Problema del ricordo centrale anche nel PTSD (come per
Freud, che diceva che “le isteriche soffrono di reminiscenze”,
cioè al posto del ricordo che è stato represso è sorto il
sintomo)
• Anni ’80 e ’90: processi per ricordo di abuso in USA,
Inghilterra, Australia: è possibile recuperare in terapia un
ricordo traumatico?
• Nel ’93 commissione della Associazione psicologica
americana con tre cognitivisti, Ceci, Loftus, Ornstein e tre
terapeute a orientamento psicoanalitico, Alpert, Brown,
Courtois. Non arrivano ad una conclusione comune.
• A livello neurofisiologico a uno stressor i glucocorticoidi in
eccesso possono danneggiare l’ippocampo.
. Criteri diagnostici del DPTS nel DSM.
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A) Essere ESPOSTI a evento traumatico che implicava morte, minaccia di morte o
lesioni. 1 la persona ha vissuto o si è confrontata con un evento del genere
riguardante sé o altri; 2 la risposta della persona comprende paura, impotenza,
orrore.
B) L’evento viene RIVISSUTO persistentemente in uno o più dei seguenti modi:
1 ricordi spiacevoli; 2 sogni spiacevoli; 3 sentire “come se” l’evento si stesse
ripetendo (anche allucinazioni e flashback); 4 disagio psicologico intenso; reattività
a fattori che simbolizzano o somigliano all’evento traumatico;
C) evitamento persistente degli stimoli associati al trauma: 1 sforzi per evitare
pensieri, sensazioni, conversazioni legate al trauma;2 sforzi per evitare attività
luoghi persone che possono ricordare il trauma;3 incapacità di ricordare qualche
aspetto importante del trauma; 4 riduzione dell’interesse o della partecipazione ad
attività significative; distacco ed estraneità verso gli altri; 6 affettività ridotta
(alessitimia, anedonia) 7 sentimento di diminuzione delle prospettive future
(aspettative di carriera, di matrimonio, figli).
D) sintomi di aumentato arousal: 1 difficoltà nel sonno; 2 irritabilità, scoppi di
collera; 3 difficoltà di concentrazione; 4 ipervigilanza; 5 esagerate risposte di
allarme
E) la durata dei disturbi B C e D DEVE ESSERE SUPERIORE A UN MESE
F) il disturbo causa disagio e menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o
altre aree importanti
ACUTO: durata dei sintomi inferiore a 3 mesi
CRONICO: 3 mesi o più
A ESORDIO RITARDATO se l’esordio avviene dopo 6 mesi l’evento stressante
Come ricorda la mente?
• La memoria è un fenomeno multidimensionale che serve ad
acquisire ritenere e usare le informazioni
• Abbiamo la memoria a breve termine e quella a lungo termine
• La memoria a lungo termine è quella che qui più ci interessa, essa
si può suddividere in dichiarativa (esprimibile in modo verbale e
consapevole) e procedurale (espressa nel comportamento,
capacità di fare qualcosa)
• Oppure si può suddividere in esplicita (ricordare ed il riconoscere)
o implicita (è un sapere al di fuori della consapevolezza)
• Principio della specificità della codifica, le informazioni possono
essere disponibili in memoria ma non accessibili poiché manca il
codice di accesso, oppure tornare alla mente quando si presenta il
codice giusto, il problema dell’amnesia infantile potrebbe essere
proprio ciò, difficoltà di codificare eventi prima dell’appropriato
sviluppo del linguaggio
inoltre
• L’amigdala ha un ruolo decisivo nella memoria
emotiva, essa lavora insieme all’ippocampo e ciò
assicura che gli stimoli emozionali vengano fissati
nella memoria esplicita
• L’ippocampo è essenziale per il consolidamento
delle esperienze nella memoria a lungo termine e
l’attivazione dell’amigdala amplifica questo
processo
• L’amigdala interagisce con gli ormoni dello stress
durante e dopo gli eventi emotivamente stressanti e
questa attivazione regola il modo in cui il cervello
ne deposita il ricordo in memoria
Inoltre
•
ruolo dell’amigdala e ippocampo
nella memoria emotiva:
L’ippocampo è vulnerabile a un eccesso di glucocorticoidi
(viene disturbata la memoria esplicita); livelli elevati di cortisolo
riducono l’ampiezza dell’ippocampo (più piccolo quello sinistro
nei veterani del Vietnam e quello di destra in donne abusate).
• Si è visto che ippocampo più piccolo può essere perfino nella
seconda generazione (vedi Dori Laub)
E la mente come ricorda il trauma?
• Vi è l’ipotesi che gli eventi stressanti rendano la mente più
acuta, ma ciò vale fino ad un certo punto di massima
eccitazione, dopodiché la memoria comincia ad essere
difettosa
• Quindi, un livello di arousal troppo basso o troppo alto
limita la capacità di memoria
• Fonagy … «potremmo dire che nelle situazioni in cui il
carico emotivo dell’esperienza compromette il deposito di
tracce di memoria autobiografica, l’esperienza rimane parte
di un deposito di memoria implicito (di cui quindi non si è
più consapevoli) che può manifestarsi nel comportamento
del paziente attraverso il transfert sull’analista»
In sintesi
.Ricordare il trauma
•
•
•
•
Il trauma si può ricordare? Come lo si ricorda?
Problema del “sapere e non sapere” (vedi Dori Laub);
problema della scissione;
ritorna ossessivamente in flash back ma è anche irrecuperabile
alla memoria,
• problema del PTSD
Per i Cognitivisti:
• E’ impossibile dimenticare il trauma, anzi vero il contrario
• E’ possibile formare falsi ricordi in laboratorio; gli eventi stressanti
vengono ricordati bene; i ricordi vengono modificati
Per i Terapeuti a orientamento psicoanalitico:
• Modalità dissociativa, messa in atto come difesa al trauma, impedisce
di ricordare
• Problema di codifica e immagazzinamento; il ricordo torna in contesti
simili
E dopo il trauma?
• … non solo vivere per portare la testimonianza ma
portare testimonianza per vivere …
• Abbiamo il sopravvissuto! Il sopravvissuto come
detto precedentemente è caratterizzato da vuoto si,
ma anche da particolari forme del sapere il trauma,
sempre di incompletezza: flashback, incubi,
immagini intrusive, sintomi nevrotici e psicotici,
ripetizioni transferali, tematiche che si ripetono nelle
storie degli individui ed infine atteggiamenti politici e
sociali
• Varie forme che il «sapere» prende (dalla più distante alla più vicina alla
realtà del trauma):
- «non sapere», le barriere funzionali dell’Io sono distrutte e il sé è
frammentato, negazione, scissione ed amnesia
- «stati di fuga», improvvise scissioni del sé, pezzi del ricordo traumatico
- «frammenti», parti dell’esperienza vissuta sono ricordati in modo
decontestualizzato e privi del significato originario
- «fenomeni transferali», frammenti del passato vengono agiti a livello di
relazioni oggettuali
- «ricordi troppo forti» scene di vita vissuta sono insopportabili e non
integrabili nella storia della vita
- «tematiche di vita», ricordi di momenti troppo forti sono elaborati in quelle
che diventano vere e proprie tematiche che organizzano la personalità e
guidano la vita
- «storie di testimonianza», storie di un ricordo narrabile in prima persona
- «il trauma come metafora», le immagini ed il linguaggio del trauma
psichico vengono usati come metafore e veicoli per il conflitto evolutivo
Inoltre
• Nel peggiore dei casi, abbiamo la condizione del
«musulmano», perdita di ogni volontà individuale e infine della
volontà di vivere
• Sindrome del sopravvissuto: … il sopravvissuto sentiva che la
sua vita era diventata così frammentata che egli non era più in
grado di metterne di nuovo insieme i pezzi e si rendeva conto di
tale sua incapacità … decisione inconscia di non essere
capace di ricostruirsi la personalità di prima perché troppo, se
non tutto, di ciò che le aveva dato senso era andato perduto …
e non aveva senso cercare di ricostruirsi una nuova
integrazione, perché anche questa avrebbe potuto rivelarsi
altrettanto inattendibile della precedente, che l’aveva lasciato
indifeso quando ne aveva avuto bisogno …
• Differentemente dalla psicotico, lui ha vissuto realmente una
realtà di cattiveria
Inoltre
• Chi invece vuole tentare di reintegrare la propria
vita, ha davanti a sé la seguente domanda: Perché
io no? Perché io sono sopravvissuto a tutto ciò? E
questa domanda è connessa alla seguente: perché
proprio io ho dovuto subire il trauma (e qui la
deportazione ed il campo di sterminio)?
• Chi subisce il trauma, il sopravvissuto lo sa lui e
nessun altro (e più volte te lo ripeterà…), perciò è
ossessionato dal senso di colpa ed impotenza
E dalle seguenti tematiche
• Stigma della morte: radicale intrusione di un’immagine di minaccia alla
vita o fine della vita, rottura del senso di invulnerabilità magica che i vivi
si portano dentro per necessità, la terribile lezione che anche noi
moriremo
• La colpa della morte: la colpa di essere in vita, a differenza di tanti altri
(anche nel film … lei si sente in colpa … del fratello morto o che lei sia in
vita e non il fratello? O il miglio verde … il poliziotto che rimane in vita
come espiamento di una colpa) e ansiosa ricerca del senso e significato
di una sua vita
• Ottundimento psichico e affettivo: diminuita capacità nel sentire fino alla
forma estrema di chiusura psichica. Ad esso è poi collegato il concetto di
capacità o incapacità di intimità, di fiducia e di possibilità di essere nutriti
dagli altri, le relazioni e la fiducia sono fondamentali (ed su ciò si lavora)
e anche delineare, scoprire un possibile significato a tutto ciò
da non dimenticare è la rabbia, sentimento che può essere molto forte(che
può allontanarlo dagli altri) e deve essere visto come uno sforzo disperato
di essere vivo e di sottrarsi alla morte interna
• … «dopo la liberazione l’unico desiderio era di
dormire, di dimenticare, e di rinascere.
All’inizio c’era il desiderio di parlare
incessantemente delle proprie esperienze; ma a
questo fece luogo il silenzio, ma imparare a stare
zitti non fu facile.
Quando del passato non si parlava più, divenne
irreale, una costruzione della propria
immaginazione … solo nei sogni il passato era
vivo, ma alla fine perfino i sogni cessarono» …
E non solo il sopravvissuto ma la
II generazione
• … un punto teorico e clinico molto interessante riguardo alla
trasmissione del trauma tra generazioni è esattamente quello
che possiamo sintetizzare così: se la prima generazione è
quella che ha subito il trauma reale, la seconda è quella in
cui l’impatto è stato tradotto in termini fantasmatici … nella
prima la possibilità di simbolizzare agita sulla seconda alla
quale ne rimane il gravoso compito
• Mentre la prima accusa ansia e depressione, anedonia ed
incapacità di simbolizzare e fare il lutto, incapacità di rendere
a parole la propria sofferenza, quindi incapacità di dire il
trauma, compito lasciato alla II generazione e a volte i
sintomi dei figli sono da leggersi come tentativi di ricreare e
restituire i processi simbolici del genitore
II generazione
• … la traumatizzazione della seconda generazione sia dovuta a
quello che Massud Kahn chiama «trauma cumulativo», ovvero
all’insensibilità cronica della madre verso il bambino … la
regressione della madre rende difficile svolgere i compiti
materni con sensibilità e sollecitudine … la madre traumatizzata
non può servire da scudo protettivo contro gli stimoli interni ed
esterni del bambino quando questi ne ha più bisogno, nella
fase pre-verbale … data l’incapacità della madre di
empatizzare, sarà il bambino ad empatizzare con lei con
notevole stress psicofisico per lui e uno sviluppo prematuro
• Inoltre durante la fase di separazione-individuazione, e nella
fase edipica o in altri momenti in cui è necessario elaborare
impulsi aggressivi, la polarizzazione vittima-carnefice di cui è
succube il genitore può tornare con devastante realtà (il figlio
diventa «il piccolo Hitler»)
E cosa ne consegue?
• Alcuni tratti comuni nella II generazione: bisogno eccessivo di reprimere
l’aggressività, senso di ribellione tipici in adolescenza conflitti riguardo alle
aspettative dei genitori nei loro confronti
• Affidato loro un ruolo «redentivo» che doveva ripagare i genitori delle loro
perdite precedenti, le attese dei genitori sopravvissuti sono assolutamente
esagerate (aspettative nate per colmare il vuoto interiore!)
• Infatti è molto importante come il genitore informi il figlio sulla propria
esperienza, perché anche il silenzio passa e può essere allo stesso modo
distruttivo o maggiormente terrificante per il bambino, per le fantasie che può
elaborare
• Fantasie, pensiero magico, fantasie di ricomposizione familiare (vita
fantasmatica utile perché meccanismo di sopravvivenza per entrambe le
generazioni, libera le costrizioni dell’Io e neutralizza le difese aggressive,
anche se vi è notevole paura per i rispettivi impulsi sadici o aggressivi (madri
che si definivano prostitute o animali cattivi, inadeguate alla maternità, ansie
che portavano ad aborti spontanei) … (figlio con ansie e difficoltà di
separazione o alle stesse età di internamento del genitore si presentano per
lui i momenti di maggior conflitto interiore e familiare)
• … spesso i figli vengono ospedalizzati alla stessa età in cui
il genitore veniva internato … «ogni anno che un bambino
vive oltre l’età di uno morto è un anno regalato» …
• Tema messianico secondo cui il bambino è chiamato a
giustificare la sua esistenza attraverso grandi opere, aspetto
che convive con senso di inadeguatezza che dai genitori
viene trasmesso ai figli … i temi comunque sono quelli di
sopravvivenza, resurrezione, colpa ed eroismo
• In definitiva e più clinicamente possibile si può affermare
che i figli presentano un quadro di relazioni disturbate,
bassa autostima, vulnerabilità narcisistica, formazione di
identità negativa, inibizione della personalità e notevole
disadattamento affettivo, anche perché devono gestire
immagini intrusive di sofferenza dei genitori e l’associazione
tra queste immagini e le idee riguardo alla propria
vulnerabilità alla morte
• … la figlia si sente inutile ed inadeguata a riparare tanta infelicità nella
madre … la bambina capiva che non le era sufficiente a dare senso alla
vita della madre
• Per il figlio, il genocidio diventa una ragion d’essere, il motivo per cui è
stato messo al mondo … «se non fosse morto non sarei qui. Se non fossi
qui, non sarebbe morto … è difficile capire cosa prevalga se il senso di
colpa o di impostura» …
• … bisogno della paziente di vivere nel passato dei genitori …
• In terapia vi è spesso il silenzio, il senso di vuoto e nullità e tutto ciò
rappresenta anche la sua possibilità di rappresentarsi la traumatizzazione
originale dei genitori, in cui il senso di sé e dell’altro sono distrutti
• Ciò può accadere anche nei sogni, attraverso essi si cerca di dare
rappresentazione alle costruzioni non verbalizzate della madre, cioè
esperienze della madre non del tutto chiare alla paziente, nel duplice
tentativo di dare anche alla propria storia un senso ed anche così cercare
di avvicinare a sé una madre inaccessibile
• Attraverso la ripetizione e comprensione dell’esperienza del genitore il
figlio cerca di guarire sia il genitore internalizzato che quello reale
• Come detto precedentemente il silenzio non aiuta, anzi
rafforza ed intensifica la sofferenza, poiché può essere una
giustificazione credibile quella di non dire per proteggere
ma allo stesso tempo il bambino è plasmato da un silenzio
che non può trasgredire … «il silenzio si nascondeva
schermato dietro una sequela di parole, sempre le stesse,
scelte apposta dal padre per parlare della guerra» … le
tracce dell’esperienza del genitore comunque vengono
apprese o bevute dal bambino anche quando non vengono
espresse o narrate, anche quando i messaggi vengono
taciuti, non detti e rimangono nell’aria come una speciale
atmosfera difficile da capire o descrivere … sono «agiti»
silenziosamente
Stile d’attaccamento e trauma
• Figure di accudimento con problemi non risolti di lutto e trauma sembrano
causare disorganizzazione nelle relazioni con i più piccoli … a costituire il
problema non sarebbe il trauma in sé ma la sua mancata risoluzione
• … siccome la reazione emotiva del bambino non viene recepita dalla
figura di accudimento come una persona staccata con il diritto di reagire,
il bambino giunse a sentire il proprio eccitamento come segnale pericolo
per la perdita di contatto emotivo, accompagnato dalla intensificazione del
bisogno di conforto, così il bambino potrà ricorrere alla dissociazione per
allontanarsi dalla situazione dolorosa
• Fonagy: «l’attaccamento disorganizzato crea una predisposizione ad una
risposta dissociativa» … «non è l’insicurezza dell’attaccamento ma la
disorganizzazione ad avere il seme per una risposta dissociativa … ciò
crea un potenziale per il bambino nel recepire rappresentazioni (proprie
del genitore il quale reagisce a ciò con angoscia e timore) come una
realtà concreta anziché psichica … e questo persiste (il reagire ad una
realtà psichica come se fosse concreta) fino alla terza generazione (la
quale è quella più in difficoltà perché distante per recepire tutto!)
Lettura pag 179/180 per dare
l’idea del vissuto del
sopravvissuto e del clima che
vive la seconda generazione
Il lavoro coi
traumatizzati
Il dire riconnette con gli altri ed
organizza il sé!
Il lavoro coi traumatizzati
• La cura passa non solo per il ricordo ma per la parola
• “dire il trauma”, ritrovarne una forma simboleggiata, rappresentabile laddove
non c’era rappresentazione e linguaggio (a volte il trauma è accaduto
talmente presto che non è stato codificato in parole ed immagazzinato dalla
memoria con una specifica etichetta verbale, ma fa parte di un vissuto preverbale)
• Freud 1914 “Ricordare ripetere ed elaborare”
• “Accade assai spesso che venga ‘ricordato’ qualcosa che non ha mai potuto
essere ‘dimenticato’ per il semplice fatto che non è mai stato notato, che non
è mai stato cosciente” (p.355 Freud, 92 DE)
• Necessità di un tipo di ascolto-testimonianza (Dori Laub)
• Paradosso della indicibilità del trauma: chi non l’ha vissuto non può neanche
immaginarlo, chi lo ha vissuto, non può fare ricorso alle strutture simbolicoimmaginative per definirlo e conoscerlo, il trauma accade in un altrove
spazio-temporale, fuori della coscienza, scisso dalla coscienza (Laub); la
conoscenza del trauma non è cognitiva, ma emozionale
• La simbolizzazione che ha luogo nel processo analitico porta alla
risoggettivizzazione
• … la terapia è trovare le parole per dirlo! E dirlo a parole proprie!
«ma lei, come mi condurrebbe a passare attraverso la
sofferenza, senza una nuova scissione, e cioè senza la
ripetizione del disturbo mentale e a ristabilire così l’unità
della mia personalità, vale a dire rendere conscio ciò
che non lo è mai stato? Non le sembra un’impresa
impossibile?»
Rispondo: «Io stesso non lo so, ma sono convinto nella
reversibilità di tutti i processi psichici, e cioè di tutto ciò
che non è puramente ereditario» … Ferenczi …
- Cosa potrà produrre un cambiamento? Unicamente la
fiducia nella bontà e nella comprensione dell’analista …
l’analisi da sola non è che anatomia intellettuale … il
paziente dovrà essere aiutato dapprima in modo reale,
consolando e poi risvegliando in lui la speranza»
In terapia …
• In terapia c’è necessità di:
- Presenza di persona benevola, comprensiva e pronta
ad aiutare e pronta ad attenuare la sofferenza
- Aiuto efficace nel momento in cui l’energia sia
paralizza, scuotendo il paziente con parole stimolanti
… cosicché la disintegrazione diviene revocata!
Inoltre Ferenczi ci invita a smascherare l’ipocrisia
dell’analista, quando di fronte alle difficoltà, ci si
accontenta di dire che «le resistenze dei pazienti erano
evidentemente troppo forti», invece di parlare
esplicitamente al paziente dell’intoppo e così recuperare
la fiducia del paziente, fondamento della guarigione
A proposito della singola parola …
• «… proposta della paziente O.S. durante la
trance stimolare l’attività del pensiero con
domande molto semplici, far rivivere per
così dire l’anima che è stata resa, con tatto
ma anche con energia e portare lentamente
quel frammento morto o scisso ad
ammettere che tuttavia non è morto»
Inoltre
• Ferenczi: «Alla scoperta e alla ricostruzione del
trauma segue nelle sedute una serie quasi infinita di
ripetizioni con tutte le immaginabili esplosioni
d’affetti … ma in realtà l’accumularsi di esperienze a
questo riguardo ci mette di fronte a delusioni
sempre più frequenti. A dire il vero le esplosioni di
affetti portano ad una momentanea distensione
della durata spesso di poche ore soltanto … non si
può neanche affermare che queste ripetizioni per
quanto frequenti siano, portino del materiale
sostanzialmente nuovo. Al contrario sembrano
diventare ripetizioni un po’ monotone di quel fattore
traumatogeno …»
… inoltre
• Con questi pazienti bisogna ricostruire la fiducia, perché è
proprio questa che è andata perduta (inoltre l’altro come
può capirmi, visto che questa esperienza è così estrema e
personale?
• C’è da aggiungere che questi pazienti hanno una
straordinaria capacità di intuire le richieste dell’ambiente e
di decifrare le forme non verbali di comunicazione, non
escluso un certo livello di telepatia col terapeuta. Ogni
aspetto fisico e verbale del terapeuta è soggetto ad attenta
considerazione e a volte anche a fraintendimenti, perché
al paziente, specie se vittima di abusi è molto difficile
credere che un’altra persona non abbia secondi fini
… quindi
Sempre secondo Ferenczi … «la guarigione di questa parte non potrà
avvenire tramite restitutio ad integrum ma soltanto un accomodamento con
una lacuna … una simile felicità è impossibile!» … non basta neanche
l’abreazione … «con immensa abnegazione da parte nostra, dopo aver dato
prova centinaia di volte di grandissima indulgenza, simpatia e rinuncia a
qualsiasi velleità autoritaria, accettando anche insegnamenti e aiuto da parte
dei pazienti, spero sia possibile indurlo a rinunciare a quell’immenso
appagamento di desiderio, ad accontentarsi di quanto gli si può offrire e a far
rivivere per amori mio, ma in seguito per amore della sua ragione, il
frammento morto dell’Io, cioè a guarire e ricordare»
… «si arriva al sentimento di fiducia, grazie alla quale si può rompere la
scissione legata al trauma … nessuna analisi può riuscire se non siamo
capaci di amare veramente il paziente»
… «la fiducia è quel certo non so che, grazie a cui si delinea il contrasto tra
presente e l’intollerabile passato, contrasto indispensabile affinché il passato
possa essere rivissuto come ricordo oggettivo»
Ripetizione con differenza
• Duplice differenza, sia per quanto
riguarda una visione maggiormente
attiva del trauma e sia perché in essa vi
inclusa la sua elaborazione con
inevitabilità!
• Bisogna fare il lutto anche per ciò che
non c’è mai stato
Inoltre …
• Vi è il recupero di un senso di sé come
capace di agire nel mondo esterno,
empowerment, e il recupero delle relazioni
con gli altri e la creazione di nuovi legami,
che vuol dire il recupero della capacità di
fiducia, iniziativa, competenza, identità,
intimità
Rischi in terapia e controtransfert
• … spesso le analisi iniziavano e finivano senza accenno
alcuno alla Shoah, cioè l’analista faceva la parte del
genitore silenzioso che denegava tale esperienza
• Il terapeuta può essere molto più interessato della realtà
interna rispetto a quella esterna, ma solo dopo aver
esaminato ciò si può stabilire in analisi se e quando le
esperienze persecutorie del paziente possono essere intese
come resistenze
• A volte lo stesso terapeuta è scisso in un terapeuta
onnipotente, il salvatore idealizzato che dovrà rimettere tutto
a posto ma che verrà poi travolto dalla rabbia della vittima
una volta che non si mostri all’altezza delle aspettative
Nello specifico
• Tutta questa sfiducia nel mondo e negli altri può erodere le
difese del terapeuta, nei suoi aspetti più vulnerabili e quindi il
sentirsi impotenti verso la terapia stessa. Oppure assumere il
ruolo di salvatore implicando che il paziente non ha in sé le
risorse per salvarsi (estendere l’orario … contatti più frequenti
… telefono di notte) e con ciò arrivare ad un senso di
impotenza del paziente e peggiorando così nei suoi sintomi
• Secondo Kernberg il compito del terapeuta è di identificare gli
attori del mondo interno del paziente, usando il controtransfert
come guida per capire quel che accade dentro di lui; per
salvare entrambe le parti del contratto terapeutico, i confini
vanno attentamente rispettati
• Anche il terapeuta come la vittima non dovrebbe essere isolato
• La risoluzione del trauma non può mai essere
completa e risolversi una volta per tutte; nei
cicli della vita tornerà, è destinata a riaffiorare
nei momenti critici dell’esistenza, ma può
essere superato con un senso di
ricollegamento alla comunità e se necessario
lasciando la porta aperta, ripetutamente, al
lavoro terapeutico
• Sapere dell’accessibilità della propria
solitudine, sapere che non si è soli e che non
si deve esserlo! E se ne hanno le prove di
esistenza, di presenza dell’Altro!
. Problema della realtà
psichica e realtà effettuale
• E’ un vero problema in psicoanalisi? Da come vi
rapportate a questo problema, si decide la vostra
posizione nella clinica. Siete dalla parte di Freud o
dalla parte di Ferenczi?
• A seconda della posizione che prendete, deciderete
se lavorate in senso etico rispetto al ricordo: come ha
detto Werner Bohleber al Congresso di Berlino su
trauma e ricordo “il lavoro stesso del ricordo e della
ricostruzione si fonda sul principio etico di
responsabilità in quanto è un modo per rendere
testimonianza della verità e della realtà”