Il dolore estremo. Il trauma da Freud alla Shoah Pulcini Gianmarco Univ di Chieti Che cos’è il trauma? Freud: il trauma si dovrebbe definire come un incremento di eccitamento nel sistema nervoso, che questo non è riuscito a liquidare a sufficienza mediante reazione motoria. L’attacco isterico si deve forse interpretare come un tentativo di compiere la reazione al trauma Freud: può agire come trauma qualsiasi esperienza provochi gli affetti penosi del terrore, dell’angoscia, della vergogna, del dolore psichico, e dipende ovviamente dalla sensibilità della persona colpita … … modificazioni funzionali patologiche che trovano la loro fonte comune nella vita sessuale dell’individuo, sia in una pratica nociva della vita sessuale attuale, sia in eventi importanti del passato … Freud Che cos’è il trauma? La vescichetta di Freud … Freud rappresenta l’organismo vivente come una vescichetta indifferenziata, che presenta un rivestimento verso l’esterno, un ispessimento capace di ar fronte agli stimoli … traumatici sono quegli eccitamenti che provengono dall’esterno e sono abbastanza forti da spezzare quello scudo protettivo … che mobiliterà tutti i possibili mezzi di difesa Che cos’è il trauma? Ferenczi: il vero trauma dei bambini è vissuto nelle situazioni in cui non ci si preoccupa di porre immediato riparo al danno, e in cui pertanto si impone un adattamento, cioè un cambiamento del proprio comportamento, primo passo per stabilire la differenza tra mondo interno e mondo esterno … d’ora in avanti né l’esperienza soggettiva né quella oggettiva da sole costituiscono più una completa unità emotiva Ciò che è traumatico è l’imprevisto, l’insondabile, l’incalcolabile Inoltre Dori Laub: il particolare impatto del trauma sul sé, è una fondamentale rottura, letterale e simbolica, del legame tra il sé e l’altro empatico, il «nurturing other», una frattura della vita psichica … è come se la madre interna stesse a guardare, mentre l’attacco avviene sul proprio figlio. Il trauma rende l’assenza o l’impotenza della madre reale, la rende fatto concreto … per assenza si intende assenza di una funzione «materna» che medierebbe i bisogni e preverebbe il trauma, non la sua assenza fisica ovviamente! Dal trauma reale ad intrapsichico Freud, 21 Settembre 1897, famosa lettera sulla rinuncia alla teoria della seduzione … 1. … le continue delusioni nei tentativi di condurre almeno un’analisi a reale compimento … l’assenza dei successi pieni su cui avevo contato … 2. … la sorpresa che in tutti i casi la colpa fosse sempre da attribuire al padre 3. … netta convinzione che non esista un dato di realtà nell’inconscio, dimodoché è impossibile distinguere tra verità e finzione investita di affetto … Inoltre … sempre Freud …. Non totale veridicità di quelli che costituiscono i primi ricordi della nostra infanzia, in quanto, pur legati ad un elemento saliente della nostra storia, ne rappresentano uno schermo, riportando di quell’evento un dato apparentemente banale, irrilevante … quei ricordi che devono la loro validità per la memoria non al loro contenuto bensì alla relazione esistente tra esso e un altro contenuto represso … va persino messo in dubbio se abbiamo ricordi provenienti dall’infanzia o costruiti sull’infanzia … … anche i sintomi … non sono legati ai ricordi stessi, bensì alle fantasie costruite in base ai ricordi … Per concludere su Freud … durante questo cammino fu necessario superare un errore che per poco non sarebbe divenuto fatale per la giovane scienza … facilmente si tendeva a considerare reali i resoconti dei malati … esperienze sessuali passive subite durante i primi anni di infanzia Però … allo stesso tempo l’analisi aveva portato correttamente all’individuazione di tali traumi sessuali infantili e tuttavia questi non corrispondevano al vero Quindi si può concludere che … gli isterici riconducono i loro sintomi a traumi inventati … creano tali scene nella fantasia e questa realtà psichica pretende di essere presa in considerazione accanto alla realtà effettiva E da qui Freud parla dell’attività autoerotica del bambino, celata dalla fantasie stesse (ed è questa la loro funzione) Ferenczi ed il trauma Ferenczi: il vero trauma dei bambini è vissuto nelle situazioni in cui non ci si preoccupa di porre immediato riparo al danno, e in cui pertanto si impone un adattamento, cioè un cambiamento del proprio comportamento, primo passo per stabilire la differenza tra mondo interno e mondo esterno … d’ora in avanti né l’esperienza soggettiva né quella oggettiva da sole costituiscono più una completa unità emotiva Ciò che è traumatico è l’imprevisto, l’insondabile, l’incalcolabile Inoltre … • Ferenczi riferisce di aver «visto nettamente confermata l’importanza del trauma e in particolar modo del trauma sessuale, come agente patogeno, importanza che secondo un’opinione che ho già espresso non verrà mai sottolineata abbastanza» … «sono spesso anche bambini provenienti da famiglie stimate e di spirito puritano a cadere vittime di vere e proprie violenze sessuali, a causa di genitori che cercano patologicamente dei sostituti per la loro insoddisfazione, oppure sono persone che accudiscono il bambino, sia di famiglia che di servizio» … «l’ovvia obiezione che si tratti di fantasie sessuali del bambino stesso, dunque di menzogne isteriche, viene disgraziatamente confutata dalle innumerevoli confessioni di pazienti in analisi di aver usato la violenza ai bambini» La confusione delle lingue e ciò che potrebbe essere traumatico • E come ciò sia collegato a ciò che potrebbe essere traumatico, anche la stessa sessualità infantile (che il bambino non cerca ma imposta dall’adulto) per il bambino … differenze, lontananze, incomprensioni con l’adulto! • Ferenczi non si oppone al concetto di sessualità infantile ma ritiene che sia un esito della passionalità indebita degli adulti verso i bambini, che invece della passione parlerebbero spontaneamente il linguaggio della tenerezza • Scrive Ferenczi: il fatto che esista una sessualità infantile rimane naturalmente incontestato, tuttavia molto di ciò che apppare come passionale nella sessualità infantile potrebbe essere la conseguenza secondaria della passionalità degli adulti imposta ai bambini contro la loro volontà e per così dire innestata in loro in modo artificioso • I bambini non vogliono niente di più che essere trattati in modo gentile, tenero e dolce. • I loro gesti sono delicati e quando non sono tali c’è qualcosa che non va Ferenczi e l’edipo • L’Edipo potrebbe essere in qualche modo imposto al bambino dall’atteggiamento passionale dell’adulto e quindi trasmesso generazionalmente: «… quanta parte di ciò … si svilupperebbe in modo del tutto spontaneo, anche senza un innesto precoce di erotismo e appassionato e genitalità, vale a dire, quanta parte del complesso di Edipo è veramente ereditata e quanta trasmessa per tradizione da una generazione all’altra?» … «il complesso d’Edipo è forse anche una conseguenza dell’attività degli adulti – la tendenza passionale?» Ferenczi e la fissazione Per Ferenczi non vi è alcuna fissazione sul piacere bensì attraverso la paura, uomo e donna mi uccideranno se non li amo, se non mi identifico con i loro desideri Identificazione con l’aggressore Ferenczi: «un bambino subisce un’aggressione e viene sopraffatto; conseguenza: rende l’anima con la totale convinzione che questo abbandono di sé (svenimento) significhi la morte. Ma proprio il rilassamento totale che si instaura con l’abbandono di sé può creare condizioni più favorevoli al sorgere delle capacità di sopportazione della violenza … colui che ha reso l’anima sopravvive dunque fisicamente alla morte e comincia a rivivere con una parte della sua energia; avviene persino il ristabilimento dell’unità con la personalità pretraumatica, anche se accompagnato perlopiù da perdita di memoria retrograda di durata variabile … questo è un pezzo della persona che continua ad essere morta o a trovarsi nell’agonia dell’angoscia» Identificazione con l’aggressore • Ancora Ferenczi: «una sofferenza intensa e di lunga durata, ma soprattutto se è imprevista e ha un effetto traumatico, esaurisce la pulsione di affermazione e lascia penetrare in noi le forze, i desideri e persino le caratteristiche dell’aggressore» … « nella vita psichica del bambino il mutamento più importante, provocato dall’identificazione, per paura, col partner adulto, è l’introiezione del senso di colpa dell’adulto; questa introiezione fa apparire come un’azione colpevole un gioco considerato fino a quel momento innocente» Quando il testimone non parla … «il partener adulto è spesso brusco e a volte violento nel negare quanto è accaduto … il rapporto di fiducia è irrimediabilmente guastato anche con una seconda persona di fiducia, la madre … a cui di solito si rivolge o tenderebbe a rivolgersi, ma la quale scoraggia deboli tentativi considerandoli delle assurdità Dal Diario clinico di Ferenczi … il paziente preferisce dubitare della correttezza del proprio giudizio piuttosto che credere alla freddezza dei nostri sentimenti, alla nostra mancanza di intelligenza, in poche parole alla nostra stupidità e cattiveria … «non può essere vero che tutto ciò mi sia capitato, altrimenti qualcuno sarebbe venuto in aiuto» Ferenczi ed il bambino saggio • Ferenczi «dice di riscontrare spesso la improvvisa e stupefacente fioritura di nuove facoltà dopo lo shock … situazioni estreme paiono aveere la capacità di risvegliare e rendere improvvisamente attive disposizioni latenti che, non investite, stavano in attesa di maturare in uno stato di profonda quiete. Nel bambino che ha subito un’aggressione sessuale, sotto la spinta della necessità traumatica possono dispiegarsi improvvisamente future attidtudini, attitudini potenziali che fanno parte del matrimonio, della maternità o paternità ed in genere tutte le sensazioni proprie di una persona giunta ad un completo sviluppo» … «nel loro bisogno di appianare qualsiasi disordine familiare, i bambini si caricano sulle proprie fragili spalle il peso che grava sulle spalle di tutti; naturalmente, non fanno questo per altruismo ma per poter nuovamente godere la tranquillità perduta e la tenerezza che dipende da questa tranquillità (sempre confusione delle lingue) Riepilogo .Studi sull’isteria (1892-95) • Freud parla di “isteria traumatica” e di “teoria della seduzione”, (all’inizio il trauma è reale): “può agire come trauma qualsiasi esperienza provochi gli affetti penosi del terrore, dell’angoscia, della vergogna, del dolore psichico, e dipende ovviamente dalla sensibilità della persona colpita..nella comune isteria più traumi parziali…” (S.I. p. 177) • Due momenti per il trauma: “nell’analisi di ogni isteria fondata su traumi sessuali si trova che impressioni dell’epoca presessuale, rimaste senza effetto sul bambino, acquistano potenza traumatica successivamente quali ricordi, quando alla vergine o alla donna si è disclusa l’intelligenza della vita sessuale” (288) (caso di Emma, in Progetto di una psicologia, che da adolescente ha inibizione a entrare in un negozio e anni prima era stata molestata da un negoziante”. (azione differita o nachtraglichkeit della Minuta K (acclusa alla lettera a Fliess del 1 gennaio 1986: nel progetto: “troviamo sempre che viene rimosso un ricordo il quale è diventato un trauma solamente più tardi” .morte del padre di Freud, ottobre 1896 • Lettera a Fliess 8 febbraio 1897 “purtroppo mio padre stesso è stato un perverso, e ha causato l’isteria di mio fratello” (p 29 Dolore estremo) • 21 settembre 1897: Rinuncia alla teoria della seduzione: “non credo più ai miei neurotica” (pp. 29-30 D.E.) • 3 ottobre 1897, colpevole è una nutrice • 15 ottobre 1897: “nascita” dell’Edipo • 1900 Dora in analisi per 3 mesi andirivieni nella teoria • Lezione 23 Introduzione alla psicoanalisi, 1915-17: “particolare interesse riveste la fantasia della seduzione, perché fin troppo spesso non è una fantasia bensì un ricordo reale.. Il padre compare abbastanza regolarmente come seduttore”.. • 1920, Al di là del principio di piacere: “chiamiamo traumatici quegli eccitamenti che provengono dall’esterno e sono abbastanza forti da spezzare lo. scudo protettivo. Penso che il concetto di trauma implichi quest’idea di una breccia inferta nella barriera protettiva che di norma respinge efficacemente gli stimoli dannosi” (DE 36) .ancora sul trauma reale • “Nuove osservazioni sulle psiconevrosi da difesa” (1896): Primo trauma nella prima infanzia, tra i 2 e i 4 anni, con “effettiva irritazione dei genitali”, poi seconda traumatizzazione. • Riconosce anche perché “l’isteria è più frequente nel sesso femminile, in quanto esso è fin dall’infanzia più suscettibile di aggressioni sessuali” (308) • Anche in “Etiologia dell’isteria” (1896): “nessun sintomo isterico può derivare da un solo episodio reale, in quanto il sintomo è sempre causato anche dall’azione concorrente del ricordo, risvegliato per via associativa, di episodi precedente” (338) e conclude: “vi sono uno o più episodi di esperienza sessuale precoce della prima infanzia” (344). • Freud fin qui parla di vere e proprie aggressioni sessuali da parte di bambinaie, nutrici, maestri e persone di famiglia .Ferenczi e la teoria del trauma • Lettera a Freud, 25 dicembre 1929 (p. 40 Dolore estremo,leggere): “nella patogenesi il fantasma va sopravvalutato, mentre la realtà traumatica è sottovalutata”; “provvedimenti eccessivamente duri -nella terapia- vanno mitigati” (“atteggiamento più tollerante e indulgente da parte di chi era investito di autorità non sarebbe stato più corretto?” Chiede a Freud su Schroeber) .teorie di Ferenczi • • • • Terapia attiva e analisi reciproca Figura benevola e soccorrevole dell’analista Confusione delle lingue Edipo imposto sul bambino (passione nell’adulto, linguaggio della tenerezza nel bambino) • Senso di colpa del bambino è quello scisso dell’aggressore con cui si identifica (introiezione del senso di colpa dell’adulto) • “l’ovvia obiezione che si tratti di fantasie sessuali del bambino stesso, dunque di menzogne isteriche, viene disgraziatamente confutata dalle innumerevoli confessioni di pazienti in analisi di aver usato violenza ai bambini (p. 275 Confusione delle lingue) A livello clinico di cosa parliamo? • Secondo il DSM … le azioni sessuali improprie dirette contro un bambino sono qui indicate come possibili fattori etiologici di DPTS • Anche il solo guardare può essere di per sé notevolmente traumatico • Già nel DSM III si parlava di Personalità Multipla (DPM), personalità diverse nel paziente a causa di processi di dissociazione che evidentemente costituivano difese estreme da verità che non potevano essere contenute nella coscienza della personalità principale • Poi nel DSM IV si parla di DDI (disturbo dissociativo di identità, stessa causa, impossibilità per la coscienza principale di reggere contenuti evidentemente inaccettabili . PTSD • Non è un concetto teorico, è una categoria diagnostica tratta dal manuale diagnostico e statistico del DSM III (1980), sulla base degli studi sui VET del Vietnam • Problema del ricordo centrale anche nel PTSD (come per Freud, che diceva che “le isteriche soffrono di reminiscenze”, cioè al posto del ricordo che è stato represso è sorto il sintomo) • Anni ’80 e ’90: processi per ricordo di abuso in USA, Inghilterra, Australia: è possibile recuperare in terapia un ricordo traumatico? • Nel ’93 commissione della Associazione psicologica americana con tre cognitivisti, Ceci, Loftus, Ornstein e tre terapeute a orientamento psicoanalitico, Alpert, Brown, Courtois. Non arrivano ad una conclusione comune. • A livello neurofisiologico a uno stressor i glucocorticoidi in eccesso possono danneggiare l’ippocampo. . Criteri diagnostici del DPTS nel DSM. • • • • • • • • • • A) Essere ESPOSTI a evento traumatico che implicava morte, minaccia di morte o lesioni. 1 la persona ha vissuto o si è confrontata con un evento del genere riguardante sé o altri; 2 la risposta della persona comprende paura, impotenza, orrore. B) L’evento viene RIVISSUTO persistentemente in uno o più dei seguenti modi: 1 ricordi spiacevoli; 2 sogni spiacevoli; 3 sentire “come se” l’evento si stesse ripetendo (anche allucinazioni e flashback); 4 disagio psicologico intenso; reattività a fattori che simbolizzano o somigliano all’evento traumatico; C) evitamento persistente degli stimoli associati al trauma: 1 sforzi per evitare pensieri, sensazioni, conversazioni legate al trauma;2 sforzi per evitare attività luoghi persone che possono ricordare il trauma;3 incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma; 4 riduzione dell’interesse o della partecipazione ad attività significative; distacco ed estraneità verso gli altri; 6 affettività ridotta (alessitimia, anedonia) 7 sentimento di diminuzione delle prospettive future (aspettative di carriera, di matrimonio, figli). D) sintomi di aumentato arousal: 1 difficoltà nel sonno; 2 irritabilità, scoppi di collera; 3 difficoltà di concentrazione; 4 ipervigilanza; 5 esagerate risposte di allarme E) la durata dei disturbi B C e D DEVE ESSERE SUPERIORE A UN MESE F) il disturbo causa disagio e menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo o altre aree importanti ACUTO: durata dei sintomi inferiore a 3 mesi CRONICO: 3 mesi o più A ESORDIO RITARDATO se l’esordio avviene dopo 6 mesi l’evento stressante Come ricorda la mente? • La memoria è un fenomeno multidimensionale che serve ad acquisire ritenere e usare le informazioni • Abbiamo la memoria a breve termine e quella a lungo termine • La memoria a lungo termine è quella che qui più ci interessa, essa si può suddividere in dichiarativa (esprimibile in modo verbale e consapevole) e procedurale (espressa nel comportamento, capacità di fare qualcosa) • Oppure si può suddividere in esplicita (ricordare ed il riconoscere) o implicita (è un sapere al di fuori della consapevolezza) • Principio della specificità della codifica, le informazioni possono essere disponibili in memoria ma non accessibili poiché manca il codice di accesso, oppure tornare alla mente quando si presenta il codice giusto, il problema dell’amnesia infantile potrebbe essere proprio ciò, difficoltà di codificare eventi prima dell’appropriato sviluppo del linguaggio inoltre • L’amigdala ha un ruolo decisivo nella memoria emotiva, essa lavora insieme all’ippocampo e ciò assicura che gli stimoli emozionali vengano fissati nella memoria esplicita • L’ippocampo è essenziale per il consolidamento delle esperienze nella memoria a lungo termine e l’attivazione dell’amigdala amplifica questo processo • L’amigdala interagisce con gli ormoni dello stress durante e dopo gli eventi emotivamente stressanti e questa attivazione regola il modo in cui il cervello ne deposita il ricordo in memoria Inoltre • ruolo dell’amigdala e ippocampo nella memoria emotiva: L’ippocampo è vulnerabile a un eccesso di glucocorticoidi (viene disturbata la memoria esplicita); livelli elevati di cortisolo riducono l’ampiezza dell’ippocampo (più piccolo quello sinistro nei veterani del Vietnam e quello di destra in donne abusate). • Si è visto che ippocampo più piccolo può essere perfino nella seconda generazione (vedi Dori Laub) E la mente come ricorda il trauma? • Vi è l’ipotesi che gli eventi stressanti rendano la mente più acuta, ma ciò vale fino ad un certo punto di massima eccitazione, dopodiché la memoria comincia ad essere difettosa • Quindi, un livello di arousal troppo basso o troppo alto limita la capacità di memoria • Fonagy … «potremmo dire che nelle situazioni in cui il carico emotivo dell’esperienza compromette il deposito di tracce di memoria autobiografica, l’esperienza rimane parte di un deposito di memoria implicito (di cui quindi non si è più consapevoli) che può manifestarsi nel comportamento del paziente attraverso il transfert sull’analista» In sintesi .Ricordare il trauma • • • • Il trauma si può ricordare? Come lo si ricorda? Problema del “sapere e non sapere” (vedi Dori Laub); problema della scissione; ritorna ossessivamente in flash back ma è anche irrecuperabile alla memoria, • problema del PTSD Per i Cognitivisti: • E’ impossibile dimenticare il trauma, anzi vero il contrario • E’ possibile formare falsi ricordi in laboratorio; gli eventi stressanti vengono ricordati bene; i ricordi vengono modificati Per i Terapeuti a orientamento psicoanalitico: • Modalità dissociativa, messa in atto come difesa al trauma, impedisce di ricordare • Problema di codifica e immagazzinamento; il ricordo torna in contesti simili E dopo il trauma? • … non solo vivere per portare la testimonianza ma portare testimonianza per vivere … • Abbiamo il sopravvissuto! Il sopravvissuto come detto precedentemente è caratterizzato da vuoto si, ma anche da particolari forme del sapere il trauma, sempre di incompletezza: flashback, incubi, immagini intrusive, sintomi nevrotici e psicotici, ripetizioni transferali, tematiche che si ripetono nelle storie degli individui ed infine atteggiamenti politici e sociali • Varie forme che il «sapere» prende (dalla più distante alla più vicina alla realtà del trauma): - «non sapere», le barriere funzionali dell’Io sono distrutte e il sé è frammentato, negazione, scissione ed amnesia - «stati di fuga», improvvise scissioni del sé, pezzi del ricordo traumatico - «frammenti», parti dell’esperienza vissuta sono ricordati in modo decontestualizzato e privi del significato originario - «fenomeni transferali», frammenti del passato vengono agiti a livello di relazioni oggettuali - «ricordi troppo forti» scene di vita vissuta sono insopportabili e non integrabili nella storia della vita - «tematiche di vita», ricordi di momenti troppo forti sono elaborati in quelle che diventano vere e proprie tematiche che organizzano la personalità e guidano la vita - «storie di testimonianza», storie di un ricordo narrabile in prima persona - «il trauma come metafora», le immagini ed il linguaggio del trauma psichico vengono usati come metafore e veicoli per il conflitto evolutivo Inoltre • Nel peggiore dei casi, abbiamo la condizione del «musulmano», perdita di ogni volontà individuale e infine della volontà di vivere • Sindrome del sopravvissuto: … il sopravvissuto sentiva che la sua vita era diventata così frammentata che egli non era più in grado di metterne di nuovo insieme i pezzi e si rendeva conto di tale sua incapacità … decisione inconscia di non essere capace di ricostruirsi la personalità di prima perché troppo, se non tutto, di ciò che le aveva dato senso era andato perduto … e non aveva senso cercare di ricostruirsi una nuova integrazione, perché anche questa avrebbe potuto rivelarsi altrettanto inattendibile della precedente, che l’aveva lasciato indifeso quando ne aveva avuto bisogno … • Differentemente dalla psicotico, lui ha vissuto realmente una realtà di cattiveria Inoltre • Chi invece vuole tentare di reintegrare la propria vita, ha davanti a sé la seguente domanda: Perché io no? Perché io sono sopravvissuto a tutto ciò? E questa domanda è connessa alla seguente: perché proprio io ho dovuto subire il trauma (e qui la deportazione ed il campo di sterminio)? • Chi subisce il trauma, il sopravvissuto lo sa lui e nessun altro (e più volte te lo ripeterà…), perciò è ossessionato dal senso di colpa ed impotenza E dalle seguenti tematiche • Stigma della morte: radicale intrusione di un’immagine di minaccia alla vita o fine della vita, rottura del senso di invulnerabilità magica che i vivi si portano dentro per necessità, la terribile lezione che anche noi moriremo • La colpa della morte: la colpa di essere in vita, a differenza di tanti altri (anche nel film … lei si sente in colpa … del fratello morto o che lei sia in vita e non il fratello? O il miglio verde … il poliziotto che rimane in vita come espiamento di una colpa) e ansiosa ricerca del senso e significato di una sua vita • Ottundimento psichico e affettivo: diminuita capacità nel sentire fino alla forma estrema di chiusura psichica. Ad esso è poi collegato il concetto di capacità o incapacità di intimità, di fiducia e di possibilità di essere nutriti dagli altri, le relazioni e la fiducia sono fondamentali (ed su ciò si lavora) e anche delineare, scoprire un possibile significato a tutto ciò da non dimenticare è la rabbia, sentimento che può essere molto forte(che può allontanarlo dagli altri) e deve essere visto come uno sforzo disperato di essere vivo e di sottrarsi alla morte interna • … «dopo la liberazione l’unico desiderio era di dormire, di dimenticare, e di rinascere. All’inizio c’era il desiderio di parlare incessantemente delle proprie esperienze; ma a questo fece luogo il silenzio, ma imparare a stare zitti non fu facile. Quando del passato non si parlava più, divenne irreale, una costruzione della propria immaginazione … solo nei sogni il passato era vivo, ma alla fine perfino i sogni cessarono» … E non solo il sopravvissuto ma la II generazione • … un punto teorico e clinico molto interessante riguardo alla trasmissione del trauma tra generazioni è esattamente quello che possiamo sintetizzare così: se la prima generazione è quella che ha subito il trauma reale, la seconda è quella in cui l’impatto è stato tradotto in termini fantasmatici … nella prima la possibilità di simbolizzare agita sulla seconda alla quale ne rimane il gravoso compito • Mentre la prima accusa ansia e depressione, anedonia ed incapacità di simbolizzare e fare il lutto, incapacità di rendere a parole la propria sofferenza, quindi incapacità di dire il trauma, compito lasciato alla II generazione e a volte i sintomi dei figli sono da leggersi come tentativi di ricreare e restituire i processi simbolici del genitore II generazione • … la traumatizzazione della seconda generazione sia dovuta a quello che Massud Kahn chiama «trauma cumulativo», ovvero all’insensibilità cronica della madre verso il bambino … la regressione della madre rende difficile svolgere i compiti materni con sensibilità e sollecitudine … la madre traumatizzata non può servire da scudo protettivo contro gli stimoli interni ed esterni del bambino quando questi ne ha più bisogno, nella fase pre-verbale … data l’incapacità della madre di empatizzare, sarà il bambino ad empatizzare con lei con notevole stress psicofisico per lui e uno sviluppo prematuro • Inoltre durante la fase di separazione-individuazione, e nella fase edipica o in altri momenti in cui è necessario elaborare impulsi aggressivi, la polarizzazione vittima-carnefice di cui è succube il genitore può tornare con devastante realtà (il figlio diventa «il piccolo Hitler») E cosa ne consegue? • Alcuni tratti comuni nella II generazione: bisogno eccessivo di reprimere l’aggressività, senso di ribellione tipici in adolescenza conflitti riguardo alle aspettative dei genitori nei loro confronti • Affidato loro un ruolo «redentivo» che doveva ripagare i genitori delle loro perdite precedenti, le attese dei genitori sopravvissuti sono assolutamente esagerate (aspettative nate per colmare il vuoto interiore!) • Infatti è molto importante come il genitore informi il figlio sulla propria esperienza, perché anche il silenzio passa e può essere allo stesso modo distruttivo o maggiormente terrificante per il bambino, per le fantasie che può elaborare • Fantasie, pensiero magico, fantasie di ricomposizione familiare (vita fantasmatica utile perché meccanismo di sopravvivenza per entrambe le generazioni, libera le costrizioni dell’Io e neutralizza le difese aggressive, anche se vi è notevole paura per i rispettivi impulsi sadici o aggressivi (madri che si definivano prostitute o animali cattivi, inadeguate alla maternità, ansie che portavano ad aborti spontanei) … (figlio con ansie e difficoltà di separazione o alle stesse età di internamento del genitore si presentano per lui i momenti di maggior conflitto interiore e familiare) • … spesso i figli vengono ospedalizzati alla stessa età in cui il genitore veniva internato … «ogni anno che un bambino vive oltre l’età di uno morto è un anno regalato» … • Tema messianico secondo cui il bambino è chiamato a giustificare la sua esistenza attraverso grandi opere, aspetto che convive con senso di inadeguatezza che dai genitori viene trasmesso ai figli … i temi comunque sono quelli di sopravvivenza, resurrezione, colpa ed eroismo • In definitiva e più clinicamente possibile si può affermare che i figli presentano un quadro di relazioni disturbate, bassa autostima, vulnerabilità narcisistica, formazione di identità negativa, inibizione della personalità e notevole disadattamento affettivo, anche perché devono gestire immagini intrusive di sofferenza dei genitori e l’associazione tra queste immagini e le idee riguardo alla propria vulnerabilità alla morte • … la figlia si sente inutile ed inadeguata a riparare tanta infelicità nella madre … la bambina capiva che non le era sufficiente a dare senso alla vita della madre • Per il figlio, il genocidio diventa una ragion d’essere, il motivo per cui è stato messo al mondo … «se non fosse morto non sarei qui. Se non fossi qui, non sarebbe morto … è difficile capire cosa prevalga se il senso di colpa o di impostura» … • … bisogno della paziente di vivere nel passato dei genitori … • In terapia vi è spesso il silenzio, il senso di vuoto e nullità e tutto ciò rappresenta anche la sua possibilità di rappresentarsi la traumatizzazione originale dei genitori, in cui il senso di sé e dell’altro sono distrutti • Ciò può accadere anche nei sogni, attraverso essi si cerca di dare rappresentazione alle costruzioni non verbalizzate della madre, cioè esperienze della madre non del tutto chiare alla paziente, nel duplice tentativo di dare anche alla propria storia un senso ed anche così cercare di avvicinare a sé una madre inaccessibile • Attraverso la ripetizione e comprensione dell’esperienza del genitore il figlio cerca di guarire sia il genitore internalizzato che quello reale • Come detto precedentemente il silenzio non aiuta, anzi rafforza ed intensifica la sofferenza, poiché può essere una giustificazione credibile quella di non dire per proteggere ma allo stesso tempo il bambino è plasmato da un silenzio che non può trasgredire … «il silenzio si nascondeva schermato dietro una sequela di parole, sempre le stesse, scelte apposta dal padre per parlare della guerra» … le tracce dell’esperienza del genitore comunque vengono apprese o bevute dal bambino anche quando non vengono espresse o narrate, anche quando i messaggi vengono taciuti, non detti e rimangono nell’aria come una speciale atmosfera difficile da capire o descrivere … sono «agiti» silenziosamente Stile d’attaccamento e trauma • Figure di accudimento con problemi non risolti di lutto e trauma sembrano causare disorganizzazione nelle relazioni con i più piccoli … a costituire il problema non sarebbe il trauma in sé ma la sua mancata risoluzione • … siccome la reazione emotiva del bambino non viene recepita dalla figura di accudimento come una persona staccata con il diritto di reagire, il bambino giunse a sentire il proprio eccitamento come segnale pericolo per la perdita di contatto emotivo, accompagnato dalla intensificazione del bisogno di conforto, così il bambino potrà ricorrere alla dissociazione per allontanarsi dalla situazione dolorosa • Fonagy: «l’attaccamento disorganizzato crea una predisposizione ad una risposta dissociativa» … «non è l’insicurezza dell’attaccamento ma la disorganizzazione ad avere il seme per una risposta dissociativa … ciò crea un potenziale per il bambino nel recepire rappresentazioni (proprie del genitore il quale reagisce a ciò con angoscia e timore) come una realtà concreta anziché psichica … e questo persiste (il reagire ad una realtà psichica come se fosse concreta) fino alla terza generazione (la quale è quella più in difficoltà perché distante per recepire tutto!) Lettura pag 179/180 per dare l’idea del vissuto del sopravvissuto e del clima che vive la seconda generazione Il lavoro coi traumatizzati Il dire riconnette con gli altri ed organizza il sé! Il lavoro coi traumatizzati • La cura passa non solo per il ricordo ma per la parola • “dire il trauma”, ritrovarne una forma simboleggiata, rappresentabile laddove non c’era rappresentazione e linguaggio (a volte il trauma è accaduto talmente presto che non è stato codificato in parole ed immagazzinato dalla memoria con una specifica etichetta verbale, ma fa parte di un vissuto preverbale) • Freud 1914 “Ricordare ripetere ed elaborare” • “Accade assai spesso che venga ‘ricordato’ qualcosa che non ha mai potuto essere ‘dimenticato’ per il semplice fatto che non è mai stato notato, che non è mai stato cosciente” (p.355 Freud, 92 DE) • Necessità di un tipo di ascolto-testimonianza (Dori Laub) • Paradosso della indicibilità del trauma: chi non l’ha vissuto non può neanche immaginarlo, chi lo ha vissuto, non può fare ricorso alle strutture simbolicoimmaginative per definirlo e conoscerlo, il trauma accade in un altrove spazio-temporale, fuori della coscienza, scisso dalla coscienza (Laub); la conoscenza del trauma non è cognitiva, ma emozionale • La simbolizzazione che ha luogo nel processo analitico porta alla risoggettivizzazione • … la terapia è trovare le parole per dirlo! E dirlo a parole proprie! «ma lei, come mi condurrebbe a passare attraverso la sofferenza, senza una nuova scissione, e cioè senza la ripetizione del disturbo mentale e a ristabilire così l’unità della mia personalità, vale a dire rendere conscio ciò che non lo è mai stato? Non le sembra un’impresa impossibile?» Rispondo: «Io stesso non lo so, ma sono convinto nella reversibilità di tutti i processi psichici, e cioè di tutto ciò che non è puramente ereditario» … Ferenczi … - Cosa potrà produrre un cambiamento? Unicamente la fiducia nella bontà e nella comprensione dell’analista … l’analisi da sola non è che anatomia intellettuale … il paziente dovrà essere aiutato dapprima in modo reale, consolando e poi risvegliando in lui la speranza» In terapia … • In terapia c’è necessità di: - Presenza di persona benevola, comprensiva e pronta ad aiutare e pronta ad attenuare la sofferenza - Aiuto efficace nel momento in cui l’energia sia paralizza, scuotendo il paziente con parole stimolanti … cosicché la disintegrazione diviene revocata! Inoltre Ferenczi ci invita a smascherare l’ipocrisia dell’analista, quando di fronte alle difficoltà, ci si accontenta di dire che «le resistenze dei pazienti erano evidentemente troppo forti», invece di parlare esplicitamente al paziente dell’intoppo e così recuperare la fiducia del paziente, fondamento della guarigione A proposito della singola parola … • «… proposta della paziente O.S. durante la trance stimolare l’attività del pensiero con domande molto semplici, far rivivere per così dire l’anima che è stata resa, con tatto ma anche con energia e portare lentamente quel frammento morto o scisso ad ammettere che tuttavia non è morto» Inoltre • Ferenczi: «Alla scoperta e alla ricostruzione del trauma segue nelle sedute una serie quasi infinita di ripetizioni con tutte le immaginabili esplosioni d’affetti … ma in realtà l’accumularsi di esperienze a questo riguardo ci mette di fronte a delusioni sempre più frequenti. A dire il vero le esplosioni di affetti portano ad una momentanea distensione della durata spesso di poche ore soltanto … non si può neanche affermare che queste ripetizioni per quanto frequenti siano, portino del materiale sostanzialmente nuovo. Al contrario sembrano diventare ripetizioni un po’ monotone di quel fattore traumatogeno …» … inoltre • Con questi pazienti bisogna ricostruire la fiducia, perché è proprio questa che è andata perduta (inoltre l’altro come può capirmi, visto che questa esperienza è così estrema e personale? • C’è da aggiungere che questi pazienti hanno una straordinaria capacità di intuire le richieste dell’ambiente e di decifrare le forme non verbali di comunicazione, non escluso un certo livello di telepatia col terapeuta. Ogni aspetto fisico e verbale del terapeuta è soggetto ad attenta considerazione e a volte anche a fraintendimenti, perché al paziente, specie se vittima di abusi è molto difficile credere che un’altra persona non abbia secondi fini … quindi Sempre secondo Ferenczi … «la guarigione di questa parte non potrà avvenire tramite restitutio ad integrum ma soltanto un accomodamento con una lacuna … una simile felicità è impossibile!» … non basta neanche l’abreazione … «con immensa abnegazione da parte nostra, dopo aver dato prova centinaia di volte di grandissima indulgenza, simpatia e rinuncia a qualsiasi velleità autoritaria, accettando anche insegnamenti e aiuto da parte dei pazienti, spero sia possibile indurlo a rinunciare a quell’immenso appagamento di desiderio, ad accontentarsi di quanto gli si può offrire e a far rivivere per amori mio, ma in seguito per amore della sua ragione, il frammento morto dell’Io, cioè a guarire e ricordare» … «si arriva al sentimento di fiducia, grazie alla quale si può rompere la scissione legata al trauma … nessuna analisi può riuscire se non siamo capaci di amare veramente il paziente» … «la fiducia è quel certo non so che, grazie a cui si delinea il contrasto tra presente e l’intollerabile passato, contrasto indispensabile affinché il passato possa essere rivissuto come ricordo oggettivo» Ripetizione con differenza • Duplice differenza, sia per quanto riguarda una visione maggiormente attiva del trauma e sia perché in essa vi inclusa la sua elaborazione con inevitabilità! • Bisogna fare il lutto anche per ciò che non c’è mai stato Inoltre … • Vi è il recupero di un senso di sé come capace di agire nel mondo esterno, empowerment, e il recupero delle relazioni con gli altri e la creazione di nuovi legami, che vuol dire il recupero della capacità di fiducia, iniziativa, competenza, identità, intimità Rischi in terapia e controtransfert • … spesso le analisi iniziavano e finivano senza accenno alcuno alla Shoah, cioè l’analista faceva la parte del genitore silenzioso che denegava tale esperienza • Il terapeuta può essere molto più interessato della realtà interna rispetto a quella esterna, ma solo dopo aver esaminato ciò si può stabilire in analisi se e quando le esperienze persecutorie del paziente possono essere intese come resistenze • A volte lo stesso terapeuta è scisso in un terapeuta onnipotente, il salvatore idealizzato che dovrà rimettere tutto a posto ma che verrà poi travolto dalla rabbia della vittima una volta che non si mostri all’altezza delle aspettative Nello specifico • Tutta questa sfiducia nel mondo e negli altri può erodere le difese del terapeuta, nei suoi aspetti più vulnerabili e quindi il sentirsi impotenti verso la terapia stessa. Oppure assumere il ruolo di salvatore implicando che il paziente non ha in sé le risorse per salvarsi (estendere l’orario … contatti più frequenti … telefono di notte) e con ciò arrivare ad un senso di impotenza del paziente e peggiorando così nei suoi sintomi • Secondo Kernberg il compito del terapeuta è di identificare gli attori del mondo interno del paziente, usando il controtransfert come guida per capire quel che accade dentro di lui; per salvare entrambe le parti del contratto terapeutico, i confini vanno attentamente rispettati • Anche il terapeuta come la vittima non dovrebbe essere isolato • La risoluzione del trauma non può mai essere completa e risolversi una volta per tutte; nei cicli della vita tornerà, è destinata a riaffiorare nei momenti critici dell’esistenza, ma può essere superato con un senso di ricollegamento alla comunità e se necessario lasciando la porta aperta, ripetutamente, al lavoro terapeutico • Sapere dell’accessibilità della propria solitudine, sapere che non si è soli e che non si deve esserlo! E se ne hanno le prove di esistenza, di presenza dell’Altro! . Problema della realtà psichica e realtà effettuale • E’ un vero problema in psicoanalisi? Da come vi rapportate a questo problema, si decide la vostra posizione nella clinica. Siete dalla parte di Freud o dalla parte di Ferenczi? • A seconda della posizione che prendete, deciderete se lavorate in senso etico rispetto al ricordo: come ha detto Werner Bohleber al Congresso di Berlino su trauma e ricordo “il lavoro stesso del ricordo e della ricostruzione si fonda sul principio etico di responsabilità in quanto è un modo per rendere testimonianza della verità e della realtà”