Untitled - Cineca - Lauree scientifiche

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Intervento del Dirigente Scolastico del Convitto Cutelli
Prof. S. Bresmes
Come è noto, ormai da quindici anni ci occupiamo di educazione
scientifica sul territorio. Sostenuti dall’ U.S.P di Catania, nella persona
del Dott. R. Zanoli e della funzionaria Dott.ssa R. D’Orsi, dalla
Prof.ssa J. Immè responsabile Nazionale del P.L.S.-Fisica, anche
quest’anno abbiamo realizzato una settimana di “vera scienza” per
giovani curiosi e talenti in erba. Numerose, come gli anni precedenti,
le visite di studenti di vari gradi di scuola e numerosi i giovani
divulgatori che hanno collaborato alla realizzazione dell’ esposizione.
Un grazie particolare ai docenti che hanno pensato, sostenuto e
realizzato l’evento e a tutti gli allievi che con entusiasmo ci hanno
collaborato.
Il Dirigente Scolastico
Prof. S. Bresmes
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Intervento del Dirigente U.S.P.
Dott. Raffaele Zanoli
La mostra interattiva di fisica, realizzata in occasione della settimana
della cultura scientifica nazionale 2010, è giunta alla sua quinta
edizione.
Essa è vanto per l’USP di Catania per tre fondamentali motivi:
 è un esempio di lavoro di gruppo trasversale tra allievi e docenti dei
tre ordini di scuola del territorio catanese;
 è un evento che “fa scienza”;
 è il filo di collegamento tra scuole superiori e università.
Numerose le Scuole che collaborano e di qualità l’evento realizzato
anche grazie alla scuola capofila, il Liceo Classico Europeo Convitto
Cutelli di Catania, che offre spazi, coordina i materiali con le scuole in
rete e funge da anello di congiunzione con il Dipartimento di Fisica e
Astronomia di Catania. Per una settimana gli studenti del territorio si
“riempiono di Scienza” cercando di assaporarla ed anche scoprire i
propri talenti scientifici.
Grazie a tutti per l’entusiasmo e la professionalità con cui si è lavorato.
Dirigente U.S.P.
Dott. R. Zanoli
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Intervento del Coordinatore Nazionale PLS-Fisica
Prof.ssa J. Immé
Il Progetto Lauree Scientifiche (PLS), giunto ormai alla sua terza
edizione, è sempre più sostenuto dal MIUR che, visti i successi
raggiunti, lo ha convertito in Piano nazionale. Le attività che il PLS
mette in campo sul territorio nazionale, finalizzate a sviluppare le
“vocazioni scientifiche”, sono rivolte a studenti e docenti delle Scuole
Superiori a sostegno della formazione scientifica e in particolare per
far percepire il valore culturale della Fisica, sia per la costruzione del
pensiero scientifico che per il progresso tecnologico.
L’Ateneo catanese, capofila per il PLS-Fisica, avvalendosi di un forte
raccordo locale con la Scuola, ha realizzato e sostenuto negli anni
diverse iniziative con lo scopo di interessare i giovani alla Fisica. Una
delle iniziative che va in questa direzione è sicuramente la mostra
allestita presso il Liceo Classico Europeo Convitto Cutelli, organizzata
con grande impegno dalla Prof.ssa M. L. Lizzio, cui va un
ringraziamento particolare per l’entusiasmo con cui riesce a
coinvolgere docenti e studenti, che, partecipando attivamente
all’allestimento degli “esperimenti”, riescono a percepire il lato
piacevole della Fisica.
Ringraziamenti vanno anche ai docenti e agli studenti, ai primi per
l’interesse che suscitano nei giovani verso la Fisica e agli studenti che
con piacere si fanno coinvolgere. In essi è riposta la speranza del
nostro paese, il cui progresso e sviluppo saranno tanto più efficaci
quanto più si investirà oggi in cultura scientifica.
Coordinatore Nazionale PLS-Fisica
Dip.Fisica e Astronomia-UNI-CT
Prof.ssa J. Immé
5
Il progetto
L’evento è alla sua quattordicesima edizione e da cinque anni fa parte
dalle iniziative ritenute a ricaduta provinciale dalle U.S.P di Catania.
La mostra interattiva, allestita in occasione della XX Settimana della
Cultura Scientifica, è il risultato di collaborazioni di studio e
progettazione tra numerose scuole del territorio.
Hanno collaborato:
L.C.E. Convitto Cutelli (CT) capafila dell’iniziativa (referenti Prof.sse
M. L. Lizzio e S. Selvaggio);
L.S. G. Galilei (referente Prof.ssa C. Amato);
I.S.S. Brunelleschi Acireale (referente Prof. M. Castorina);
L.S. Majorana S. G. La Punta (referenti Prof.ssa A. Cassarino e Prof.re
G. Lamartina);
L.S. Vittorini Lentini (referente Prof.ssa G. Nicosia);
la sezione AIF di Catania;
circa 800 allievi che hanno collaborato come creatori dei dispositivi,
espositori e divulgatori;
e circa 2000 ospiti che hanno visitato la mostra.
Referente del progetto
Prof.ssa M. L. Lizzio
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Indice
Esperienze di fisica
pag
09
1, 2 … 100 Riflessioni
A luce di candela
Avanti o indietro
Che botto
Dal respiro un’onda
Disco di Benham
Effetto cascata
Eppur crolla
Il gioco della luce
Il naso: che molla!!
Il topo di campagna
La leva
La luce a vapore
L’allegria del pendolino
L’angolo dispettoso
L’aria che va in pallone
Laser. Interferenza di onde luminose
L’equilibrio impossibile
L’ombra armonica
Motore elettrico
Nastri di alluminio
Non credo ai miei occhi
Palline del deserto
Pallone gonfiato
Salto in alto
Su per il tubo
Tanto io non cado
Un corpo senza peso
Un elastico è davvero elastico?
Un palloncino che non scoppia
Una bussola per domarle tutte
Vola il cappello
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42
Esperienze di chimica
pag
43
7
Acqua invadente
Bolle di nebbia
Candele che si spengono da sole
Dentro un bicchiere
Distillazione in corrente di vapore di oli essenziali
Ghiaccio secco e indicatori
La mousse scientifica
Nuvole fredde di diossido di carbonio
Soluzione blu che diventa bianca
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pag
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pag
pag
pag
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47
48
49
50
51
52
Ringraziamenti
pag
53
8
Esperienze di Fisica
9
1,2 … 100 Riflessioni
Materiali utilizzati
 2 specchi;
 una pedana;
 goniometro.
Realizzazione
Abbiamo realizzato due specchi incernierati l’uno all’atro in modo tale
da poter fare variare l’angolo formato tra essi. Li abbiamo posizionati
facendo coincidere il cardine con il centro del goniometro che abbiamo
disegnato su una tavola di legno.
Vogliamo verificare che al variare dell’angolo tra i due specchi,varia
anche il numero di riflessioni.
Si verifica infatti che, detto α l’angolo formato dai due specchi, il
numero di immagini riflesse sarà uguale al rapporto tra un angolo giro
e il suddetto angolo α, meno uno.
Numero di immagini = [(360/ α)-1].
10
A luce di candela
Materiali utilizzati
 supporto di legno;
 un nastro di alluminio fissato ben teso al supporto;
 candele di varie altezze.
Realizzazione
Posizionate le candele sotto il nastro e accendetele. Dopo pochi minuti
il nastro si dilata (si allunga) abbassandosi vistosamente al centro.
Allontanando le candele il nastro riprende la sua posizione di partenza.
L’evento trova spiegazione nel fenomeno della dilatazione termica
lineare: un corpo (più lungo che largo) subisce un allungamento, se
riscaldato, proporzionale al suo coefficiente di dilatazione secondo la
relazione:
= (1+α∆t)
11
Avanti o indietro
Materiali utilizzati
 un carrello;
 un tubo ricurvo
pieno d’acqua
con una bolla
d’aria solidale
con esso.
Realizzazione
Obiettivo
dell’esperimento è
realizzare un dispositivo capace di
riconoscere la differenza fra velocità costante e velocità variabile. Se il carrello viene
sottoposto ad una accelerazione, attraverso una forza costante, l’acqua
nel tubo subisce anch’essa una forza però contraria, per il terzo
principio di azione e reazione, e tenderà a spostarsi nel verso opposto
all’accelerazione. Precisiamo che tale spostamento avviene solo perché
nel tubo vi è una bolla d’aria e questa permette all’acqua di cambiare
posto (impenetrabilità dei corpi: l’acqua prende il posto dell’aria e l’aria
prende il posto dell’acqua). Contemporaneamente la bolla si sposta
nello stesso verso del moto del carrello e rimane in quella posizione
decentrata fino a quando agisce la forza. Appena il moto diventa
costante la bolla risale al centro e riprende la posizione di equilibrio.
Questo comportamento inaspettato, visto che il carrello continua a
muoversi, indica che in realtà la bolla funge da accelerometro ed è in
azione solo nella fase di accelerazione e in quella di decelerazione.
12
Che botto!!
Materiali utilizzati
 una campana di vetro, all’interno della quale si può creare il vuoto
con una pompa aspirante,
 un palloncino di gomma.
Realizzazione
Posizionare sotto la campana il palloncino, sollevato dal piatto per
impedire che durante l’aspirazione dell’aria possa bloccare l’apertura
del canale, incollare quindi su una parete della campana una puntina da
disegno. Man a mano che si pratica il vuoto sotto la campana il
palloncino si gonfia. Raggiunta la posizione nella quale è posta la
puntina il palloncino scoppia. Ma non si sente alcun rumore! Il
fenomeno si può spiegare considerando che il suono è un’onda
meccanica e non si può propagare nel vuoto. Come tutte le onde
meccaniche per propagarsi ha bisogno di un mezzo nel quale solo per
urti successivi l’onda si propaga.
13
Dal respiro un’onda
Materiali utilizzati
 una sonda di respiro;
 un’interfaccia;
 PC sul quale, con un software dedicato, possiamo registrare gli
eventi respiratori.
Realizzazione
Posizionata la sonda attorno al torace del visitatore dare lo start
all’acquisizione dei dati. Sul monitor si registrerà un’onda periodica:
1. dal numero dei massimi si può dedurre la frequenza
2. dall’altezza dei picchi la capienza polmonare.
Dall’analisi del grafico si può evincere lo stato respiratorio della
persona:
1. regolare :andamento periodico dell’onda
2. affannato:frequenza elevata
3. apnea: grafico piatto.
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Disco di Benham
Un disco in bianco e nero
produce l’illusione del colore
quando ruota
Quando si fa ruotare il disco in
bianco e nero alla velocità
giusta, si vedrà apparire al suo
interno anelli colorati. I colori
che si vedono dipendono dal
fatto che i diversi recettori di
colore nell’occhio rispondono a
velocità differenti. Quali colori si vedono al centro? Si vari anche la
velocità di rotazione e la dimensione del disegno e si confrontino i
risultati con le osservazioni di prima. Persone diverse vedono diverse
intensità di colore sul disco rotante. Non si è del tutto capito perché si
vede il colore, ma si sa che nell’illusione ottica sono coinvolte le cellule
della visione del colore chiamate “coni”, che si trovano nell’occhio. Vi
sono tre tipi di coni. Uno è molto sensibile alla luce rossa, uno alla luce
verde e uno alla luce blu. Ogni tipo di cono ha un differente tempo di
latenza a rispondere al colore, e un differente tempo di persistenza di
risposta a cominciare da quando lo stimolo è stato rimosso. I coni
sensibili al blu, per esempio, sono più lenti a rispondere e rimangono
attivi più a lungo. Quando si guarda fissamente un’area del disco
rotante, si ricevono alternativamente lampi di bianco e di nero. A un
lampo bianco, rispondono tutti e tre tipi di coni. Ma il sistema occhiocervello vede il colore bianco solo quando tutti e tre tipi di coni
rispondono allo stesso modo. Il fatto che alcuni tipi di coni rispondano
più rapidamente di altri e che alcuni tipi di coni rimangano attivi più a
lungo di altri, produce uno squilibrio che, in parte, spiega perché si
vedono i colori. I colori variano da un bordo all’altro del disco perché,
nelle diverse posizioni radiali, gli archi neri hanno differenti
lunghezze, e di conseguenza il ritmo dei lampi che producono sulla
retina è anch’esso differente. La spiegazione del fenomeno in realtà è
più complessa di quella data, che non dice perché, per esempio gli archi
neri corti che stanno su tutti i dischi di Benham devono essere anche
sottili, altrimenti non appare nessun colore.
15
Effetto Cascata
Materiali utilizzati
 un disco puntinato e forato al centro per permettere l’inserimento
di una punta di trapano.
Realizzazione
Azionare il trapano in modo che il disco inizi a girare e concentrare lo
sguardo per 15 secondi sul centro. Se guardiamo successivamente una
mano o un’altra immagine ferma si avrà l’impressione che questa ruoti
in senso opposto al disco. Il fenomeno si può spiegare considerando il
sistema occhio-cervello che un uomo possiede. Nel cervello vi sono
due tipi di rilevatori che emettono impulsi nervosi. Quando ci
concentriamo sulla rotazione i rilevatori del moto sono attivi e,
spostando lo sguardo su un oggetto fermo, non otteniamo
immediatamente la percezione della mancanza di moto. Di
conseguenza vedremo un moto apparente chiamato “effetto cascata”.
16
Eppur crolla
Muovendo il cartone
avanti e indietro con
piccole
scosse
ed
aumentando pian piano
il ritmo si nota che a
certe frequenze uno
degli anelli si mette a
vibrare
molto
più
energicamente
degli
altri. L’anello risuona a
quella frequenza. Anelli
di diametro differente
risuonano in corrispondenza di frequenze
diverse. Il più grande
inizia
per
primo,
seguito da quello immediatamente più corto
e così via. Il più piccolo
vibra solo alle frequenze più alte (le frequenze di risonanza non sono più le stesse se il
cartone subisce movimenti verticali piuttosto che orizzontali). Le
frequenze alle quali l’anello vibra più facilmente (le frequenze di
risonanza)sono determinate da diversi fattori:tra questi l’inerzia(la
massa)e la rigidità dell’anello stesso. Oggetti più rigidi hanno
frequenze di risonanza più alte,quelle più pesanti le hanno più basse.
L’anello più grande ha massa maggiore e rigidità minore,quindi ha la
frequenza di risonanza più bassa. Durante un terremoto,due edifici di
differenti dimensioni possono rispondere alle vibrazioni della terra in
maniera molto diversa l’uno dall’altro:ciò dipende dalle loro frequenze
di risonanza,cioè da quanto queste ultime si avvicinano alle frequenze
“sollecitanti” del terremoto. La rigidità dell’edificio (che dipende dalla
maniera in cui è stato costruito e dai materiali utilizzati) ha
importanza pari a quella della sua dimensione.
17
Il gioco della luce
Il dispositivo è costituito da una scatola nella quale è stato realizzato
un circuito aperto con una lampadina e del fil di ferro per creare una
serpentina. Costruito un circuito elementare che produca l’accensione
della lampadina interrompiamo il collegamento e creiamo un anello
con manico isolante che possiamo fare scorrere sulla serpentina.
Accade che, se abbiamo la mano ferma, percorrendo con l’anello tutta
la serpentina la lampadina non si accende. Se invece tocchiamo con
l’anello la serpentina avviene il contrario: la lampada si accende. Nel
primo caso il circuito è aperto mentre nel secondo è chiuso.
18
Il naso: che molla!
Uno strumento sempre
più
utilizzato
per
migliorare il flusso
d’aria attraverso le
narici è la striscia
nasale (ENDS external
nasal dilator streaps)
che
non
richiede
l’utilizzazione di alcun
tipo di farmaco, ma è
un dispositivo puramente meccanico formato da due molle
piatte in poliestere
ricoperte da un nastro
adesivo. Quando vengono applicate al naso,
le molle esercitano una
forza verso l’esterno
che allarga le narici e
riduce la resistenza che il flusso d’aria incontra durante l’inspirazione.
Questa striscia può esercitare sul naso una forza verso l’esterno di 0,22
Newton causando una dilatazione della narice di 3,5 mm quindi
considerando il naso come una molla elastica ideale la sua costante
elastica (K) sarà:
K=F/x= 0,22N / 0,0035m = 62 N/m
19
Il topo di campagna
Il nostro topo ha una gran fretta di ritornare nella sua casa e lo fa non
appena si collega la bobina, che è dentro la casa, ai capi della batteria.
Così facendo infatti la bobina produce un intenso campo magnetico che
è diretto secondo l’asse della bobina stessa e il topo, che è fatto di
ferro, si magnetizza e viene risucchiato all’interno della bobina. Il topo
si ferma esattamente al centro della bobina, non esce dall’altro lato,
perché il campo magnetico continua ad attirarlo anche nell’altro senso.
20
La Leva
Abbiamo costruito una
bilancia a braccia uguali
tramite un vasetto di
marmellata, una molletta per bucato, una
decina di graffette e un
righello. Essa è un
dispositivo che consente
di equilibrare una determinata forza resistente
con una forza (forza
motrice) di minore
intensità, o la cui
direzione è differente. Le graffette sono i nostri pesi, cioè le nostre
forze. Per semplicità chiamiamo le forze resistenti quelle a sinistra e
quelle motrici a destra. Per ristabilire l’equilibrio deve essere
soddisfatta la seguente formula:
Fr
x
Forza
resistente
Br
=
Braccio
della forza
resistente
Fm
Forza
motrice
x
Bm
Braccio
della
forza
Infatti si nota che:
Fm (n° graffette) BR (unità di misura ½)
1
1
2
2
3
3
2
3
4
5
4
6
21
Fm
Bm
1
1
1
1
2
2
2
3
8
10
6
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La luce a vapore
Materiali utilizzati
 Ampolla di vetro;
 fornellino elettrico;
 piccola dinamo;
 led;
 magneti.
Realizzazione
Riempire l’ampolla di vetro con dell’acqua e riscaldarla. Il vapore
acqueo metterà in moto una turbina che di conseguenza, seguendo il
principio di azione-reazione, farà ruotare un magnete. La variazione di
flusso del campo magnetico produrrà la rotazione di una dinamo che
farà accendere il led.
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L’allegria del pendolino
Materiali utilizzati
 Due lattine da bibita;
 un supporto ben isolante ( nel nostro caso poliondulato
plastificato);
 un sostegno isolante (una barretta di plastica);
 un pendolino di polistirolo rivestito di alluminio (che all’inizio sarà
elettricamente neutro).
Realizzazione
Posizioniamo le due lattine ad
una distanza di circa 3-5 cm, e
al centro posizioniamo il
pendolino. Colleghiamo una
delle due lattine ad uno dei
poli
di
una
macchina
elettrostatica in modo che si
carichi in modo ad esso
concorde; l’altra lattina si
caricherà in modo opposto
per induzione elettrostatica,
cioè se la precedente è
caricata positivamente sul
lato dell’altra lattina si
sposteranno le cariche negative (saranno attratte da quelle positive per
la legge di Coulomb), mentre il lato opposto sarà caricato
positivamente perché sguarnito di cariche negative. Il pendolino verrà
attratto ora da ora da un’altra lattina, producendo il movimento tipico
del pendolo. Questo comportamento misterioso è facilmente spiegabile
poiché, dapprima il pendolino si caricherà per induzione, dopodiché,
nel momento stesso in cui il pendolino tocca la lattina caricata in modo
opposto al lato che tocca, esso si caricherà totalmente della stessa
carica della lattina e di conseguenza verrà respinta in direzione
opposta. Tale procedimento si ripeterà fintanto che la prima lattina
risulterà collegata al generatore di Van Der Graaf.
23
L’angolo dispettoso
Quando
si
inclina
lentamente il pianale
ribaltabile
di
un
autocarro per scaricare
l’oggetto, per piccoli
angoli di inclinazione
tale oggetto rimane
fermo; ma quando
l’angolo supera un
certo valore dipendente, dal coefficiente
d’attrito statico tra la
superficie dell’oggetto e il
pianale, l’oggetto inizia a
scivolare. Allo stesso
modo l’angolo che i lati
inclinati della sabbia di
una clessidra formano
con l’orizzontale è determinato dal coefficiente di
attrito statico tra i grani
di sabbia. Per lo stesso
meccanismo i coni detritici di roccia che si
formano lungo i versanti
delle montagne formano
con il piano orizzontale
un angolo che dipende
dal coefficiente di attrito
statico
=
24
L’aria che va in pallone
Materiali utilizzati
 una bilancia;
 una bottiglia di plastica vuota con inserita nel tappo una valvolina;
 palloncini;
 una pompa da bicicletta.
Realizzazione
Riempiamo d’aria la bottiglia con la pompa da bicicletta. Inseriamo sul
tappo un palloncino sgonfio e pesiamo il tutto. Apriamo la valvola in
modo da far passare un po’ d’aria nel palloncino che si gonfierà.
Ripesiamo e osserveremo che la bilancia segnerà un peso minore.
25
Laser
Interferenza di onde luminose
Quando due onde luminose,di uguale frequenza e differenza di fase
costante nel tempo,si propagano nello stesso mezzo,esse interagiscono
sovrapponendosi in modo tale che il segnale risultante non risulta
distribuito uniformemente nello spazio, ma è massimo in determinati
punti e minimo in altri. La condizione essenziale per ottenere
l’interferenza è pertanto la realizzazione di un sistema di due sorgenti
da cui differenza di fase si mantenga costante nel tempo. Sorgenti
siffatte vengono dette coerenti. Un laser costituisce una sorgente di
luce monocromatica Due laser identici costituiscono un esempio di
sorgenti coerenti; altro modo per ottenerle è quello di inviare il fascio
luminoso prodotto dal laser su uno schermo con delle fenditure,in
modo che ciascuna di esse diventi (per il principio di HUYGENS)
sorgente di onde circolari coerenti. Le onde cosi prodotte si
sovrappongono e vengono raccolte su uno schermo, originando una
serie di frange alternativamente chiare scure (figura di interferenza).
Prendiamo in esame il caso in cui vi siano solo due fenditure S1 e S2,
secondo lo schema qui di seguito riprodotto.
P
r1
y
S1
O
S2
r2
M
H Θ
S1S2=d
D
Le righe scure (interferenza distruttiva) si formano in quei punti la cui
differenza di cammino delle onde prodotte da S1 e S2 è pari a un
26
multiplo dispari di mezze lunghezza d’ onda S2H=(n+1/2)λ. Dove si
ha un rinforzo del segnale, si ha una marcata intensità luminosa sullo
schermo (interferenza costruttiva); essa si ottiene in quei punti la cui
differenza di cammino delle onde prodotte da S1 e S2 è pari a un
multiplo intero di lunghezza d’onda S2H=nλ. Nella pratica utilizziamo
reticoli aventi 300,600 e 1200 fenditure per millimetri. Si evidenzia
una correlazione tra il numero di massimi secondari presenti e il
numero di fenditure del reticolo. Tale esperimento può essere
utilizzato per determinare la lunghezza d’onda della luce laser. Sia y la
distanza tra il massimo centrale e il primo massimo secondario.
Dalla figura si ricava facilmente y/D=senθ~tgθ. Dall’altra parte
S2H=dsenθ=nλ.
Ponendo n=1,si ottiene λ=d y/D.
27
L’equilibrio impossibile
Materiali utilizzati
 una bottiglia
 acqua;
 tre bacchette di
legno;
 filo;
 base d’appoggio.
Realizzazione
Sfruttando le leggi
della
statica,
che
regolano l’equilibrio
dei corpi, possiamo
sostenere una bottiglia
piena d’acqua con delle
semplici bacchette di
legno la cui superficie
d’appoggio è di soli
pochi millimetri.
Infatti, purchè il baricentro rientri nella base d’appoggio del sistema, il
corpo è in equilibrio indipendentemente dal peso. Dopo aver legato del
filo al collo della bottiglia, si distanziano le due parti del filo con la
prima bacchetta di legno. Successivamente si inserisce un’altra
bacchetta alla sommità del filo. La terza ed ultima bacchetta verrà
posta obliquamente tra le prime due. Così facendo il baricentro del
corpo ricadrà all’interno della base d’appoggio e questo ci permetterà
di reggere un peso rilevante con un sostegno esiguo.
28
L’ombra armonica
Poniamo un oggetto su un giradischi in funzione. Esso avrà un moto
circolare uniforme. Illuminiamolo con un fascio di luce in modo che la
sua ombra sopra uno schermo, disposto perpendicolarmente ai raggi
luminosi, sia nitida. Essa è la proiezione dell’oggetto sullo schermo.
Ne segue che l’ombra si muove in moto armonico, oscillando fra i 2
estremi con un periodo T=
29
Motore elettrico
Per costruire un esempio di motore elettrico bisogna intanto
procurarsi una piccola quantità di filo di rame non troppo sottile e
verniciato. Con questo realizzare una bobina di quattro o cinque spire
di circa tre centimetri di diametro. A ciascuna estremità della bobina
lasciare un paio di centimetri di filo che funge
da “asse di rotazione” mettendo la bobina
sospesa fra due graffette. Per garantire un
contatto elettrico fra le graffette e la bobina si
deve procedere ad eliminare la verniciatura dalle estremità del filo di
rame. Alimentando con corrente continua la bobina si crea un campo
magnetico, nella direzione dell’asse della bobina, che interagisce con il
campo magnetico permanente della calamita sottostante. Si determina
così una rotazione della bobina che ha come effetto quello di portare
nella stessa direzione i due campi magnetici. Dopo di che la rotazione
si interromperà. Per consentire invece un proseguimento della
rotazione si può ricorrere allo stratagemma di interrompere il contatto
elettrico ogni mezzo giro della bobina. Per fare ciò si può utilizzare un
pennarello del tipo permanente per colorare metà della superficie
laterale di uno dei due fili su cui la bobina gira rendendo così isolata
elettricamente tal porzione di superficie. In questo modo quando la
bobina è isolata
essa continua a
girare per inerzia e quando
invece in essa
scorre una corrente elettrica
riceve una nuova spinta per la
rotazione.
30
Nastri di alluminio
Il dispositivo è costituito da un nastro di alluminio lungo circa 1,5 m,
una batteria da sei volt, cavetti e supporto per posizionare in modo
pendente il nastro. Realizzato il circuito, facciamo passare corrente. Si
osserverà un marcato allontanamento delle due sezioni del nastro. La
spiegazione del fenomeno sta nel fatto che un filo percorso da corrente
genera un campo magnetico su un piano perpendicolare al filo stesso.
In questo caso abbiamo due fili e quindi due campi e poiché le correnti
dei due fili circolano in verso opposto, le due forze magnetiche
prodotte saranno opposte e i fili si respingeranno.
31
Non credo ai miei occhi
Il dispositivo, costituito da due
immagini uguali,
serve ad evidenziare la proprietà
che ha il cervello
umano di “vedere”
le immagini in
modo familiare.
Vengono presentate due fotografie
che, viste capovolte, sembrano
uguali, ma se
vengono osservate nella posizione corretta pre-sentano una differenza
particolare: in una foto gli occhi sono stati capovolti. In realtà di
questa differenza il cervello ha consapevolezza solo se vede le due
fotografie non capovolte, in tutti gli altri casi prevale l’esperienza sul
fatto osservato.
32
Palline del deserto
L’Attrito statico tende ad impedire il movimento relativo di una
superficie su un’altra. Il coefficiente di attrito statico, µ, tra due
superfici dipende da molti fattori come, per esempio, le microscopiche
irregolarità oltre al fatto che queste possano essere asciutte o bagnate.
La pallina sulla sabbia asciutta ha bisogno di una forza maggiore
rispetto a quella bagnata per essere messa in movimento.
33
Pallone gonfiato
Il dispositivo è costituito da una
bottiglia di plastica rigida, un
tubicino solidale con essa e un
palloncino inserito sul collo aperto
della bottiglia. Aspirate l’aria dal
tubicino: il palloncino, contrariamente alle aspettative, si gonfia
anche se l’imboccatura della
bottiglia è aperta. Soffiate poi nel
tubetto: il palloncino fuoriesce dalla
bottiglia e si gonfia come siamo
soliti
vedere
se
soffiassimo
direttamente sull’imboccatura del
pallone. I due fatti si possono così
interpretare:
 il primo fenomeno si può
spiegare considerando l’effetto
della pressione. Quando viene
aspirata l’aria, sulla pellicola
elastica del palloncino, prevale
la pressione atmosferica e il
pallone si gonfia risucchiato
all’interno della bottiglia;
 il secondo fenomeno si può
spiegare considerando l’effetto
inverso del primo caso. Quando
viene soffiata l’aria dentro il
tubo, sulla pellicola elastica del
palloncino viene vinta la
pressione atmosferica e il
pallone, solidale con la bottiglia,
asseconda questa nuova pressione fuoriuscendo dalla bottiglia e
raccogliendo l’aria che viene soffiata.
34
Salto in alto
Materiali utilizzati
 una calamita a ferro di cavallo;
 un nastro di alluminio;
 una batteria;
 cavetti;
 un supporto dove costruire il circuito.
Realizzazione
Inserendo il nastro all’interno della calamita (con i due bracci all’insù),
e collegando, agli estremi del nastro, i morsetti della batteria
osserveremo che il nastro salterà fuori dalla calamita. Capovolgendo la
calamita e invertendo le polarità della batteria il nastro si solleverà ma
non potrà scavalcare la calamità perché questa è a ferro di cavallo. Il
tutto si spiega considerando il fatto che un filo percorso da corrente
crea un campo magnetico. Il nastro, che è libero di muoversi, salta
perché i campi magnetici prodotti dalla corrente e dalla calamita
generano due forze opposte.
35
Su per il tubo
Abbiamo riempito un tubo trasparente di acqua in modo tale che in
esso resti una piccola bolla d’ aria e lo abbiamo chiuso ermeticamente
alle estremità. Inclinando il tubo notiamo che la bolla si mette in moto
dal basso verso l’ alto e verifichiamo che il moto della bolla, fatta
eccezione per un breve tratto iniziale, è un moto rettilineo uniforme.
Qual’ è la causa? Inizialmente la componente della forza peso sommata
alla forza di attrito del mezzo è inferiore alla spinta di Archimede per
cui per il secondo principio della dinamica il moto della bolla è
accelerato. Successivamente, dall’ istante in cui la forza peso e la
resistenza del mezzo raggiungono la stessa intensità della spinta di
Archimede (ricordiamoci che la forza d’attrito viscoso dipende dalla
velocità), l’ accelerazione si annulla e la velocità per il principio di
inerzia assume un valore costante, chiamato velocità di regime.
36
Tanto io non cado !
Appoggiamo le estremità di una riga sui
due indici. Facciamo
scivolare lentamente
le dita, l’una verso
l’altra, finché non si
incontrano. Esse si
incontreranno sotto
il centro di gravità
della riga. Dopo aver
attaccato un pezzo di
argilla in un punto a
piacere per localizzare il nuovo baricentro, si ripete la
stessa operazione di
prima: le due dita si
incontreranno sempre esattamente sotto
il centro di gravità.
C’è quindi un’ operazione che non si può
praticamente fare: far cadere un righello, sostenuto con due dita,
quando queste vengono gradualmente avvicinate perché il centro di
gravità della riga è il punto dove la si può tenere in equilibrio su un
solo dito. La forza di attrito statico tra la riga e il dito è tanto più alta
quanto maggiore è il peso poggiante sul dito. Salvo il caso di perfetta
simmetria del sistema, l’attrito prima è più forte su una delle due dita,
quella più vicina al centro del righello in quanto sostiene un maggior
peso: se le dita vengono avvicinate, è sull’altro che avviene lo
scivolamento. Man mano che tale dito si avvicina al centro della riga,
però, il peso che deve sostenere aumenta e quando il valore del peso
che insiste sul primo dito, i ruoli si invertono e lo scivolamento passa a
carico di quest’ ultimo. È cosi finché le dita si toccano sotto il
baricentro della riga.
37
Un corpo senza peso
Materiali utilizzati
 Due bicchieri;
 Acqua;
 Tappo di sughero;
 Bilancia digitale.
Realizzazione
Abbiamo
due
bicchieri A e B,
quest’ultimo
contenente un
tappo di sughero. Aggiungiamo una quantità d’acqua da
noi
stabilita
fino a raggiungere lo stesso
livello sia nel
primo che nel
secondo bicchiere. A questo punto pesiamo il bicchiere A ed il
bicchiere B. Noteremo che i due bicchieri avranno lo stesso peso
nonostante il bicchiere B contenga il tappo di sughero ( la cui massa è
poco meno di 6 gr). Perché ciò avviene? Ciò avviene come verifica
della legge di Archimede: un corpo immerso in un liquido riceve
una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del volume del
liquido spostato. Nel nostro caso l’acqua esercita sul tappo di
sughero una forza; questa forza è uguale al peso del volume di acqua
spostata, che è uguale a quello della parte immersa del tappo di
sughero ( che pur essendo molto esigua, vi è). Inoltre, il tappo di
sughero galleggia nel liquido perché la sua densità media è uguale a
quella del liquido nel quale è immerso. Se invece un corpo affonda o
sale la sua densità sarà rispettivamente maggiore o minore di quella
del liquido in cui è immerso.
38
Un elastico è davvero un elastico?
In fisica una forza, il peso P per esempio, produce su un “corpo
elastico” un allungamento Δl direttamente proporzionale alla forza
applicata (se il valore della forza peso raddoppia o triplica lo stesso
avverrà per lo spostamento del corpo) secondo la relazione F= k
Δl,dove k è la costante elastica del corpo, la cui unità di misura nel
sistema M. K. S. è il Newton/metro. La proporzionalità diretta tra
queste grandezze si può rappresentare in un piano cartesiano
riportando sulle ascisse lo spostamento del corpo (in metri) e sulle
ordinate la forza peso (in Newton). Congiungendo i punti ottenuti si
otterrà una retta passante per l’origine degli assi (grafico tipico della
proporzionalità diretta) il cui coefficiente angolare (indicativo della
pendenza della retta) è proprio k (la costante elastica). Per tutti i corpi
elastici, come le molle, è possibile determinare il valore della costante
elastica k=P/Δl, cioè si riscontrerà un andamento non variabile della
costante elastica, che è dovuto alle proprietà elastiche del materiale.
Invece per l’elastico si otterrà un andamento decrescente della
costante elastica per valori crescenti di P; cioè l’elastico tende a
perdere le sue capacità elastiche, infatti maggiore è il peso al quale
l’elastico deve sottoporsi, minore sarà la sua costante elastica. Non
appena cesserà la
forza applicata, il
corpo
elastico
ritornerà
nella
posizione iniziale
poiché su di esso,
a causa del terzo
principio
della
Dinamica, agirà
una forza:
F=-k Δl (legge di
Hooke).
39
Un palloncino che non scoppia
Il dispositivo è costituito da un palloncino, un ago e del nastro adesivo.
Riempito il palloncino con aria, collocare in un punto centrale del
palloncino un pezzo di nastro adesivo e poi al centro di esso inserire
un ago e successivamente estrarlo. Il palloncino non scoppia
nonostante il foro sia ben visibile. Se continuiamo a gonfiare il foro si
allarga, se lo facciamo sgonfiare il foro diminuisce. I 3 fenomeni si
possono così spiegare:
1. il palloncino non scoppia per la natura stessa della gomma: è un
insieme di catene elastiche. Quando sgonfiamo il palloncino, le
catene vengono stirate. Se si buca il palloncino in un punto in cui le
catene sono più stirate e trattenute dal nastro adesivo sarà
possibile oltrepassarle senza romperle e quindi senza scoppio;
2. il foro si dilata se continuiamo a gonfiare il palloncino perché si
favorisce un allargamento materiale delle catene;
3. il foro si restringe perché sgonfiandolo si avvicinano le catene
elastiche.
40
Una bussola per domarle tutte..
Avendo organizzato un sistema formato da cinque bussole poste in
linea retta una di seguito all’ altra applichiamo un moto oscillatorio
(intorno alla posizione di equilibrio) ad una di quelle presenti alle
estremità. Si noterà che sottoponendo il campo magnetico generato da
questo singolo ago magnetico ad un moto, esso influenzerà gli altri
quattro secondo l’ effetto domino. Il fenomeno verificatosi fu spiegato
da Ampère (1775-1836) il quale sostenne che l’ origine di un campo
magnetico consiste nell’ orientamento risultante dei campi magnetici
generati da ogni singolo elettrone in moto nella propria orbita (come
se fosse assimilabile ad una piccola spira percorsa da corrente
elettrica); pertanto modificando la direzione del campo magnetico
generato da un aghetto magnetico per via dell’ oscillazione (e dunque
quello generato da un singolo elettrone a livello atomico) esso
influenzerà i campi magnetici dovuti alla presenza degli altri aghi
magnetici. In modo ridotto, blando, e molto meno duraturo lo stesso
fenomeno avviene quando il campo magnetico della prima bussola
“domina” e sospinge al moto gli aghi delle altre bussole.
41
Vola il cappello
Materiali utilizzati
 un generatore di tensione van der graaf;
 quadratini di carta alluminio e carta velina che fungono da cappelli
per le due calotte del generatore.
Realizzazione
Posizionate i primi due cappelli di alluminio sulle calotte. Distanziate
di 10 cm e accendete il generatore. Dopo circa 15 sec il cappello sulla
calotta grande, quasi per magia, comincia a volare e dopo altri 30 sec
vola anche l’altro. Scambiando i cappelli e riprovando, si ha lo stesso
effetto con un tempo decisamente inferiore al precedente. Cambiando
invece la distanza e riprovando con i cappelli di alluminio l’effetto sarà
lo stesso ma il tempo si allungherà rispetto al primo caso.
42
Esperienze di Chimica
43
Acqua invadente
Materiali utilizzati
 una candela;
 un vassoio;
 un bicchiere;
 acqua.
Realizzazione
Tagliate la candela di
circa 4,5 cm, lasciando
un po’ di stoppino.
Accendetela ed attaccatela al centro del piatto per mezzo di qualche
goccia di cera fusa e spegnetela. Mettete dell’acqua nel piatto fino a
raggiungere un livello di 15 mm circa, riaccendete la candela e
aspettate che la fiamma si stabilizzi. A questo punto coprite la candela
con il bicchiere capovolto. Appena la fiamma si spegnerà si vedrà una
quantità d’acqua risalire tumultuosamente nel bicchiere. Da queste
analisi risulta che la risalita dell’acqua nel bicchiere sarebbe dovuta per
oltre quattro quinti alla contrazione termica del gas (variazione di
pressione) intrappolato nel bicchiere e per circa un quinto alla
sottrazione di ossigeno (gassoso) per formare acqua (liquida). Quelli
che molti non si aspettano è che il consumo dell’ossigeno per produrre
anidride carbonica sia invece ininfluente sulla variazione del volume
del gas nel becker. Riassumendo: i fattori principali della risalita
dell’acqua nel becker sono la
- contrazione termica dei gas intrappolati nel becker;
- consumo di ossigeno per formare acqua (questa “sottrazione” di
ossigeno è oltre 4 volte meno importante della contrazione termica dei
gas nel becker;
-consumo di ossigeno per formare anidride carbonica. Questa reazione
è ininfluente.
44
Bolle di nebbia
Materiali utilizzati
 una beuta codata da 2 litri con tappo;
 tubo di gomma collegato alla beuta;
 reagenti: glicerina liquida, sapone per piatti, acqua demineralizzata, ghiaccio secco.
Preparazione
Un paio di giorni prima della presentazione preparare una soluzione,
mescolando due parti di glicerina liquida, con tre parti di acqua calda,
aggiungere poi una parte di sapone per i piatti e mescolare.
Esecuzione
Mettere nella beuta almeno 800 ml di acqua calda, e aggiungere del
ghiaccio secco in modo da ottenere un fumo molto lento. Chiudere col
tappo. Immergere la
parte finale del tubo
nella
soluzione
di
sapone e formare le
bolle, che possono
resistere per qualche
minuto
e
che
scoppiando
liberano
una piccola nuvoletta di
nebbia.
45
Candele che si spengono da sole
Materiali utilizzati
 Un contenitore rettangolare con coperchio;
 reagenti: candele di varia altezza, ghiaccio secco.
Preparazione
Attaccare al fondo del contenitore le candele dalla più corta alla più
lunga.
Esecuzione
Accendere le candele, mettere sul fondo del contenitore alcuni pezzi di
ghiaccio secco. Coprire. Si vedranno le candele spegnersi ad una ad
una.
Spiegazione
Il diossido di carbonio è un gas molto denso e, sublimando, tende ad
accumularsi sul fondo del recipiente e a salire verso l’alto molto
lentamente.
46
Dentro un bicchiere
Materiali utilizzati
 un calice;
 un piccolo piano inclinato;
 acqua saponata calda.
Realizzazione
Se immergiamo il bicchiere nella saponata calda e lo versiamo, come
per farlo asciugare, sul piano osserviamo che il bicchiere comincerà a
scivolare lentamente verso il basso. Mano a mano che scivola, l’aria
calda, che è dentro il bicchiere, si raffredda e le bollicine di sapone che
stanno sul bordo tentano di entrare nel bicchiere producendo anche un
lieve sollevamento del bicchiere stesso. Ripetiamo l’ esperimento con
della saponata molto calda, vedremo in un primo momento le bollicine
che cercheranno di uscire, per effetto della evaporazione dell’aria calda,
dal bicchiere e, successivamente, formare un cuscinetto sul quale il
bicchiere potrà scorrere senza attrito.
47
Distillazione in corrente di vapore di oli essenziali
La distillazione in corrente di
vapore da buoni risultati con
materiale ricco di oli essenziali e
sfrutta l’elevata tensione di vapore
degli stessi che vengono trascinati
dal vapore. Generalmente le piante
aromatiche si distillano allo stato
fresco perché una loro conservazione, anche per poche ore, può
innescare processi fermentativi capaci di distruggere in parte l’essenza
o di alterare la fragranza del profumo. La distillazione con il vapor
d’acqua ha il vantaggio di far distillare le essenze ad una temperatura
più bassa di quella che avrebbe se fossero riscaldati senza vapore. Se si
distilla una miscela di liquidi immiscibili, alla pressione atmosferica, il
suo punto di ebollizione sarà dato dalla temperatura alla quale la
somma delle tensioni di vapore, dei vari componenti, è uguale alla
pressione atmosferica. La pressione di vapore alla quale si distilla una
miscela di liquidi immiscibili è proporzionale alle moli dei singoli
componenti. Al contrario, per i liquidi miscibili, la pressione di vapore
della soluzione è proporzionale alla frazione molare del solvente. La
parte della pianta da distillare cede al vapore le sue sostanze odorose e
volatili, che dopo la refrigerazione, sono presenti nell’acqua distillata
in due frazioni: oli essenziali insolubili in acqua e parti idrosolubili. La
separazione delle due fasi potrà farsi mediante imbuto separatore. La
distillazione in corrente di vapore è, forse, il miglior metodo per
ottenere un olio essenziale di altissima qualità ma permette di
ottenerne piccolissime quantità. In questa esperienza non potendo
utilizzare un distillatore in corrente di vapore abbiamo trasformato
una normale pentola per la cucina a vapore, che certamente non
permette una estrazione ottimale, ma che comunque spiega
didatticamente il processo pur estraendo piccolissime quantità di oli in
acqua distillata profumata. Le parti della pianta devono essere
frammentate e poste sulla griglia apposita; il coperchio viene ricoperto
di ghiaccio per permettere la condensazione dei vapori nel piccolo
recipiente sottostante.
48
Ghiaccio secco e indicatori
Materiali utilizzati
 Tre becher da 800 ml;
 due cilindri graduati
 reagenti: fenoftaleina, rosso
metile, rosso fenolo, NaOH
0,1 M, ghiaccio secco,
etanolo per uso alimentare;
Preparazione:
Preparare tre soluzioni:
1. Sciogliere 0,05g di fenoftaleina in 50 ml di etanolo e portare a
100ml con aggiunta di acqua;
2. Sciogliere 0,02 g di rosso metile in 60 ml di etanolo e portare a
100ml con aggiunta di acqua;
3. Sciogliere 0,04g di rosso fenolo in 11 ml di NaOH 0,1 M, portare a
100 ml aggiungendo acqua.
Esecuzione
Prima della presentazione, mettere nei becher 600 ml di acqua di
rubinetto, aggiungere rispettivamente 5 ml della terza soluzione e 5
ml di NaOH 0,1 M. Al momento opportuno aggiungere 2 o 3 pezzi di
ghiaccio secco nel primo becher. Aspettare che la soluzione cambi
colore, e poi mettere il ghiaccio negli altri contenitori, evidenziando i
cambiamenti di colore.
I viraggi di colore sono:
Fenoftaleina Viola ―› Incolore
Rosso metile Giallo ―› Rosso
Rosso fenolo Rosso ―› Giallo
Spiegazione
L’acido carbonico prodotto dalla reazione dell’anidride carbonica con
l’acqua, scindendosi produce protoni che fanno diminuire il pH della
soluzione e fanno virare gli indicatori.
49
La mousse scientifica
Le mousse sono preparazioni soffici, a volte persino spumose, ottenute
unendo l’ingrediente caratterizzante, il sapone, ad uno o più
ingredienti montati che ne determinano la consistenza. Spesso è impiegata la panna montata, ma si può far ricorso anche all’albume
montato a neve, al tuorlo montato o altro. La nostra mousse invece si
avvale solamente dell’aggiunta agli ingredienti di base di un pizzico di
lecitina di soia che per le sue proprietà chimico-fisiche, conferisce al
nostro preparato la giusta consistenza e ci permette di alleggerirne
notevolmente il contenuto calorico.
Ingredienti:
100gr di cioccolato fondente al
70%
115gr di acqua
1 cucchiaino di lecitina di soia se
è necessario
Preparazione:
Sciogliete a bagnomaria il
cioccolato, ricordando che la sua
temperatura di fusione è molto
bassa, intorno ai 50°, aggiungete
dell’acqua amalgamando bene fino ad ottenere una miscela liquida di acqua e
cioccolato. Ora mescolate bene, a fuoco spento, fino a quando il cioccolato è
completamente emulsionato. Date qualche minuto alla lecitina di agire.
Quando il cioccolato è bene emulsionato versate la miscela in una bacinella
raffreddata esternamente con del ghiaccio. Un paio di minuti di frullatore e
se lo ritenete opportuno aggiungete un cucchiaino di lecitina per dare più
spumosità alla mousse. Poiché non sono stati aggiunti aromi estranei
(uova,panna…)il gusto sarà quello del cioccolato puro, ma con consistenza di
mousse, una vera delizia per chi ama il fondente .
Il segreto sta proprio nel leggere l’etichetta nutrizionale del cioccolato
che usiamo, i grassi dovrebbero essere circa il 35%, il contenuto di
cacao 70-60%, il contenuto di lecitina di soia e insieme alle nostre
conoscenze scientifiche il risultato è assicurato.
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Nuvole fredde di Diossido di carbonio
Materiali utilizzati
 tre coppe a bocca larga;
 termometro;
 reagenti: acqua a temperature diverse, ghiaccio secco.
Preparazione
Mettere nelle tre coppe la stessa quantità d’acqua a temperature
diverse, calda a 80 gradi, ambiente a 25 gradi, e fredda a 10 gradi.
Esecuzione
Aggiungere la stessa quantità di ghiaccio secco. Si osserverà la
formazione di una diversa quantità di CO 2 gassosa che tenderà ad
andare verso il basso perché più densa rispetto agli altri gas
dell’atmosfera.
Spiegazione
La sublimazione è termodinamicamente favorita dalla temperatura più
alta dell’ acqua; rallenta quando la temperatura si avvicina allo zero. Si
può aggiungere acqua calda per far riprendere la sublimazione nelle
tre coppe.
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Soluzione blu che diventa bianca
Materiali utilizzati
 Un barattolo;
 un pallone a bocca larga munito di coperchio o di tappo
 reagenti: etanolo di uso alimentare, soluzione all’1% di timo
ftaleina, soluzione di NaOH 0,001 M.
Preaparazione:
Mettere nel contenitore 300 ml di etanolo,10 o più gocce di indicatore
e tante gocce di NaOH fino ad ottenere una soluzione blu chiara.
Tappare e mettere sul bancone.
Esecuzione:
Al momento della presentazione,i ragazzi soffieranno nel contenitore
alternativamente,chiudendolo e agitandolo ogni volta fino a rendere la
soluzione incolore.
Spiegazione:
L’anidride carbonica contenuta nell’aria espirata acidifica la soluzione
permettendo all’indicatore di cambiare colore dal blu al bianco.
Consigli:
1. Evitare di far diventare troppo blu la soluzione iniziale, perché
richiederebbe troppo fiato per sbiancare;
2. Soffiare ma non aspirare: c’è alcool puro dentro!;
3. Indossare occhiali protettivi;
4. Evidenziare il colore che cambia mettendo il contenitore su uno
sfondo bianco;
5. La soluzione può essere conservata e riciclata,basta aggiungere
altro idrossido.
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Ringraziamenti
In questo quinquennio abbiamo realizzato numerose mostre
interattive tutte diverse tra loro e tutte coinvolgenti come mai
potevamo aspettarci. All’inizio di ogni anno scolastico ci siamo sempre
detti: “forse questo è l’ultimo, non possiamo fare cose ripetitive!” Poi ci
siamo ritrovati, anche quest’ anno a Marzo, con tante idee nuove,con
tanti materiali curiosi, con un progetto insomma così diverso da quello
dell’anno precedente da lasciare stupiti noi stessi. Ma chi siamo questi
noi?
I Professori: Simonetta Selvaggio, Caterina Poliziotto, Anna Maria
Ciancitto, Angela Porto, Kitty Amato, Vito Consolo, A. Bonanno,
Mario Castorina, Antonella Cassarino, Pippo Lamartina, Pinuccia
Nicosia.
Gli Assistenti tecnici: Maria Parisi, Giuseppe Papa, Giuseppe Filetti.
I collaboratori scolastici:
Marisa Marchese, Giacomo Auditore, Giovanni Corallo.
I Dirigenti: Prof. S. Bresmes, Dott. R. Zanoli, Dott.ssa R. D’Orsi,
Prof.ssa J. Immè e la Sig.ra Grazia Platania dell’università.
Come avete letto la squadra è sostanziosa. Ognuno di noi ha
contribuito alla realizzazione del progetto con originalità, creatività,
condivisione di idee e sostegno.
Grazie a tutti
Maria Luisa Lizzio
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