IL CAMPO ELETTROMAGNETICO RAPIDAMENTE DIPENDENTE DAL TEMPO •Il principio di conservazione della carica •La legge di Ampere-Maxwell •Esempi •Le Equazioni di Maxwell. legge Faraday: induzione I° esperimento spira con galvanometro magnete in moto ⇒ B variabile Se un magnete si muove rispetto ad una spira si ha produzione di corrente indotta II° esperimento 2 circuiti affacciati si chiude il primo circuito si misura corrente nel secondo circuito Conclusione: una corrente elettrica può essere generata da un campo magnetico variabile nel tempo Legge di Faraday : una corrente elettrica può essere generata da un campo magnetico variabile nel tempo: descrizione quantitativa Flusso magnetico: Φb =?B? dA Tm2=W flusso Φb concatenato con un circuito quando varia nel tempo si ha fem indotta ε= -dΦb /dt ε = fem tensione ai capi di un generatore quando la corrente è zero (circuito aperto) ε= IR+Ir ε∗ Legge Ampère-Maxwell Come si calcola la corrente di conduzione? Si considera una superficie S delimitata dal contorno s e si calcola la corrente all’interno della stessa. La corrente i che fluisce attraverso tutte le superfici delimitate da s è la medesima se la corrente entrante è uguale a quella uscente condizione di stazionarietà Cosa succede se si interrompe la corrente? I(S2)=0 Situazione contraddittoria spira ε = -dΦb /dt= -d/dt(BA cosθ) bobina ε = - N dΦm/dt si ha fem indotta quando 1 varia il modulo di B 2 varia la superficie del circuito 3 varia l’angolo tra B e il circuito quale corrente circola nel circuito? I= ε/R=-(1/R) dΦb /dt corrente effetto secondario, dipende dalla resistenza del circuito a circuito aperto: V= ε=- dΦb /dt fem indotta si comporta come la fem di un generatore ddp che si misura quando non passa corrente ε = -dΦb /dt=∫c E•ds IL PRINCIPIO DI CONSERVAZIONE DELLA CARICA In tutti i processi che avvengono nell’universo l’ammontare netto di carica elettrica deve rimanere sempre lo stesso. (il principio è ottenuto dall’evidenza sperimentale) Questo principio si traduce nel dire che se prendiamo una superficie chiusa S e indichiamo con q la carica netta dentro S all’entrata di carica in S corrisponde un aumento di q all’uscita di carica da S corrisponde una diminuzione. flusso flusso flusso netto diminuzione = di carica − di carica = di carica di carica in S uscente entrante uscente − dq dt = I ⇒ dq dt + I = 0 La corrente I è presa positiva se uscente da S, negativa se entrante. Tenendo conto della Legge di Gauss (la carica totale entro una superficie S chiusa è pari al flusso del campo elettrico E attraverso la superficie stessa) d r I + ε 0 ∫ E ⋅ nˆdS = 0 dt S Se i campi E sono statici: I=0 N.B. I è riferita ad una superf. chiusa! LA LEGGE DI AMPERE-MAWELL Legge di Faraday: la circuitazione di E lungo una linea chiusa L è correlata alla variazione del flusso di B attraverso una superficie che ha L come contorno ∫ L r r d E ⋅dl = − dt ∫ r B ⋅ nˆ dS S Teorema di Ampére: la circuitazione di B lungo una linea chiusa L è legata alla corrente concatenata (cioè al flusso del vettore densità di corrente j attraverso una superficie con contorno L) r r r ∫ B ⋅ dl = µ0 I =µ0 ∫ j ⋅ nˆdS L Valida solo per B stazionario S Prendiamo una superficie S che ha come contorno la curva chiusa L e restringiamo L fino a tendere ad un punto, la circuitazione di B tende a zero e quindi dalla legge di Ampere r r ∫ B ⋅ dl = 0 → I = 0 L Ma dal principio di conservazione della carica abbiamo visto che I=0 solo nel caso di campo elettrico statico. Quindi nel caso di campo E(t) la legge di Ampere arriva ad assurdo. Possiamo superare l’assurdo se ricordiamo che il principio di conservazione della carica raggiunge il risultato: d r I + ε 0 ∫ E ⋅ nˆdS = 0 dt S Se sostituiamo questo termine di corrente “generalizzata” nella legge di Ampére otteniamo un risultato formalmente valido sia per campi statici che dinamici: r r d r ∫ B ⋅ dl = µ0 I + ε 0 dt ∫ E ⋅ nˆdS L S Tale relazione prende il nome di legge di Ampere-Maxwell e di fatto lega la circuitazione di B lungo una curva chiusa L al flusso di cariche (corrente) attraverso una superficie S che ha L come contorno e alla variazione del flusso del campo elettrico attraverso la stessa superficie. La quantità µ 0 ε 0 d dt ∫ r r E ⋅ dS = I Spostament o S Ha le dimensioni di una corrente, gioca il ruolo di una corrente nell’equazione che dà la conservazione della carica e viene chiamata corrente di spostamento; di fatto non è un moto di cariche ma un effetto dei campi E e B variabili nel tempo e correlati. In conclusione (nel vuoto in una regione di spazio priva di cariche): un campo elettrico variabile nel tempo comporta l’esistenza, nella stessa regione dello spazio, di un campo magnetico tale che la circuitazione del campo magnetico lungo un percorso chiuso arbitrario sia proporzionale alla derivata rispetto al tempo del flusso del campo elettrico attraverso una superficie delimitata dal percorso stesso . r r d r ∫L B ⋅ dl = µ0 I + ε 0 dt ∫S E ⋅ nˆdS Esempio Carica o scarica di un condensatore a facce piane circolari e parallele. r r ∫ B ⋅ dl = µ0 I Superficie attraverso la quale passa il filo percorso da corrente Superficie che passa attraverso i piatti del condensatore L ∫ L r r d r r B ⋅ dl = µ 0 ε 0 E ⋅ dS dt ∫ S Notare l’analogia e la simmetria tra le leggi di Faraday e Ampere-Maxwell in assenza di correnti! r r E ⋅ d l = − ∫ L ∫ L d dt ∫ r r B ⋅ d S S r r d r r B ⋅ dl = µ 0 ε 0 E ⋅ dS dt ∫ S LE EQUAZIONI DI MAXWELL IN FORMA INTEGRALE Equazioni di Maxwell Vuoto cariche q correnti di conduzione i ∫supc E•dA=q/ε0 ∫c E•ds= -dΦ (B) /dt ∫supc B•dA=0 ( r r r r F =q E+v×B ?c B? ds =µ0Ic+ µ0ε0dΦ(E)/dt) ) ülegge di Gauss per elettricità ülegge di Gauss per il magnetismo r ρ ∇⋅ E = ε0 r ∇ ⋅ B = 0 ülegge dell’induzione di Faraday r ∂B ∇× E = − ∂t ülegge di Ampere-Maxwell r ∂E ∇ × B = µ0 j + ε 0 µ0 ∂t Equazioni di Maxwell: ü non sono solo speculazioni teoriche ü rendono conto dei risultati sperimentali: r ρ 2) Ølegge di Coulomb ( E∝q q /r 1 2 ∇⋅ E = ε0 Øcarica su un conduttore isolato si dispone sulla superficie esterna r ∇ ⋅ B = 0 r ∂B ∇× E = − ∂t ∇ × B = µ0 j + r ∂E ε 0 µ0 ∂t Ønon esiste il monopolo magnetico Øuna sbarra magnetica spinta attraverso una spira chiusa genera corrente nella spira Øfilo percorso da corrente genera campo magnetico Øcorrenti di spostamento Proprietà delle equazioni di Maxwell üdescrizione macroscopica di tutti i fenomeni statici e dinamici di elettro-magnetismo e ottica ü conservazione della carica r ∂ρ ∇⋅ j = − ∂t üsimmetria: termine corrente di spostamento rende simili le equazioni in r ∇ × E r ρ ∇⋅ E = ε0 e r ∇ × B mentre restano asimmetriche e üesistenza delle onde elettromagnetiche (Hertz 1888) üinvarianza per trasformazioni di Lorentz r ∇ ⋅ B = 0 Conservazione della carica evidenza sperimentale: ü la carica elettrica si conserva ü per ogni carica positiva creata si crea carica negativa uguale − − − d dt dQ dt dQ dt ∫ V = = ρ dV Q ∫ S V I I r r j ⋅ n dS S = − ∫ V ∂ ρ dV ∂ t r ∂ρ ∇⋅ j = − ∂t = ∫ V ∇ ⋅ r j dV equazione di continuità üconservazione locale della carica; üpiu` forte della conservazione globale (esempio: diminuisco di 1C la carica a Milano aumento di 1C la carica a Parigi!!) Energia del campo elettromagnetico ε0 2 E dV ∫ 2 1 2 B dV = 2µ 0 ∫ UE = UM energia elettrostatica energia magnetostatica campo elettromagnetico: ü nel vuoto: S conservazione locale dell’energia − ∫ ∆ V ∂w dV ∂t = ∫ Σ r r S ⋅ n dΣ r ∂w ∇⋅S = − ∂t w ∆V Σ w=densità di energia equazione di continuità per S=flusso di energia per superficie unitaria l’energia nella direzione di propagazione üin presenza di cariche: scambio di energia tra campo e materia r r ∑ F ⋅ vi = N lavoro del campo elettro-magnetico sulle cariche nell’unita` di tempo − ⇒ ∫ ∆V ∂w dV ∂t i =1 r r r r ∑ q(vi × B + E ) ⋅ vi = N i =1 N r r q ∑ vi ⋅ E = i =1 r r r r qN < v > ⋅ E = j ⋅ E = ∫ Σ r r S ⋅ndΣ + principio di conservazione dell’energia: ∂w − ∂ t ∫ ∆V r r E ⋅ j dV r r r = ∇ ⋅ S + E ⋅ j Cerco soluzione per w e S : üfunzione solo di E e B üimpongo le equazioni di Maxwell w r S = = ε 0 2 1 µ E 2 1 2 µ + r E × 0 r B B 0 2 possibile soluzione (teorema di Poynting) è la più semplice altre espressioni: üdiverse distribuzioni di energia nello spazio üil problema andrebbe risolto sperimentalmente (effetti previsti deboli e di difficile rivelazione) Esempio di flusso di energia carica di un condensatore üenergia aumenta U = dU dt ε = ε E (t ) 2 0 2 0 E (t ) = ε 0 E 2 2 π r0 ⋅ Volume 2 dE dt h h π r0 ∫ ücampo dE/dt induce campo B: Γ 2 Γ h → r B ⋅ ds 2 π r0 B B ⇒ r0 = µ = = 0 2 ε µ µ 0 Î 0 0 I ε 0 r0 conc dE dt + µ π r0 dE dt S è diretto verso l’ interno del condensarore l’energia entra attraverso la superficie laterale attraverso il campo elettromagnetico!!! 0 2 ε 0 d Φ dt E Quantità di moto del campo elettromagneticor r E , B forza elettro-magnetica sulla carica dq: r r r r d F = ρ ( E + v × B ) dV r F = r dF ∫ dV dq = forza totale V r F + r G r G M em r r ( D × B ) dV ∂ ∂t ∫ = quantità di moto = = V V V ( D × B ) dV r εµ S dV r G M r + G = 0 r F = meccanica r r ∫ ∫ da equazioni di Maxwell em r ∂ G M ∂ t quantità di moto elettromagnetica = costante ⇒ per un sistema elettromagnetico isolato si conserva la quantità di moto totale Σ ρ dV Quantità di moto e pressione di radiazione onde elettromagnetiche trasportano üenergia üquantità di moto ⇒ 1903 Nichols e Hull: pressione (di radiazione) su oggetto illuminato illumino oggetto per tempo t con fascio di energia U quantità di moto trasferita: üspecchio üassorbitore p = 2⋅ p= U c U c il bilanciere ruota !! § effetto piccolo (F≈10-10 N) § importante nei cicli vitali delle stelle Le onde di Maxwell Onde elettromagnetiche 28 La circuitazione di B è proporzionale alla corrente concatenata, ovvero ∇ × B = µ 0J La legge di Ampère vale in condizione “statiche”, quando i campi elettrici sono lentamente variabili. Matematicamente, non può essere sempre valida perché non sempre la corrente è solenoidale (come, ad es., quando la carica si accumula in un condensatore) mentre il rotore di un qualunque vettore è sempre solenoidale. ∇ ⋅∇×B ≡ 0 ma ∇ × J ≠ 0 Onde elettromagnetiche Q si conserva 29 Maxwell cercò una “densità di corrente” solenoidale ∆Q J ∆S = Φ S (J ) = ∆t J ∆E ∆E ∆S ∆Q ∆E S Per un condensatore sferico che viene caricato la legge di conservazione della carica è : flusso di corrente entrante = velocità d’aumento della carica= cambio della carica ∝ cambio flusso uscente da superficie di Gauss ⇓ ∆Q Φ (∆E) Φ S (J ) = = ε0 S = ∆t ∆t ε 0 S ∆E ε 0 ∆E = = ΦS ∆t ∆t ∆E S = ∆Q ε0 Onde elettromagnetiche 30 Maxwell aggiunge a J la “corrente di spostamento” e ottiene il vettore solenoidale cercato ∆E ∆E Φ S ε 0 + J = 0 ⇒∇ ⋅ ε 0 + J ≡ 0 ∆t ∆t IV equazione di Maxwell ∂E 1 ∂E ∇ × B = µ0 J + ε0 µ J = + 0 2 ∂ t c ∂t La corrente di spostamento è detto anche termine di propagazione perché è responsabile delle onde elettromagnetiche. La teoria dei circuiti elettrici è valida nella approssimazione quasi statica secondo la quale la corrente di spostamento è trascurabile. Onde elettromagnetiche 31 Maxwell aggiunge a J la “corrente di spostamento” e ottiene il vettore solenoidale cercato ∆E ∆E Φ S ε 0 + J = 0 ⇒∇ ⋅ ε 0 + J ≡ 0 ∆t ∆t IV equazione di Maxwell ∂E 1 ∂E ∇ × B = µ0 J + ε0 µ J = + 0 2 ∂ t c ∂t La corrente di spostamento è detto anche termine di propagazione perché è responsabile delle onde elettromagnetiche. La teoria dei circuiti elettrici è valida nella approssimazione quasi statica secondo la quale la corrente di spostamento è trascurabile. Dalle equazioni di Maxwell nel vuoto discende che anche B è uniforme lungo x e z e che la sua unica componente dipendente dal tempo è Bx B(y,t)=Bx(y,t)i equazione dell’onda elastica E z B x y ∂Bx ∂B ∂Ez ∂ 2 E z 1 ∂ 2 Ez = 2 ∇×E = − ⇒ =− 2 ∂t ∂y ∂t ∂y c ∂t 2 ⇒ 2 1 ∂E ∂Bx 1 ∂E z ∂ Bx 1 ∂ 2 Bx ∇× B = 2 ⇒− = 2 = 2 2 c ∂t ∂y c ∂t ∂y c ∂t 2 Equazioni di Maxwell nel vuoto (senza cariche o correnti) ∇⋅E = ∇⋅B = 0 ∂B ∇×E = − ∂t 1 ∂E ∇×B = 2 c ∂t Supponiamo che il campo elettrico sia diretto come k e sia uniforme nel piano perpendicolare a j E( y , t ) = E z ( y, t )k ∂E z ∂E z = =0 ∂x ∂z Soluzione armonica delle equazioni di Maxwell nella forma di onda propagantesi nella direzione positiva dell’asse y c z B y x E 2π y E z ( y , t ) = E 0 cos t − c T E0 2π y B x ( y, t ) = cos t − c T c Direzione di propagazione E×B Il campo statico si attenua come 1/r3; quello radiante come 1/r Lo stesso risultato discende da considerazioni energetiche: la densità di energia (∝E2) di un fronte d’onda sferico deve essere inversamente proporzionale alla sua estensione (∝r2) se l’energia complessivamente portata dal fronte resta la stessa 1 1 1 2 ε0 E ∝ ⇒E∝ 2 2 r 4πr A grandi distanze vi sono solo le onde e non i campi statici!!! Densità di energia dei campi radianti elettrici e magnetici sinusoidali (per i quali il valor quadratico medio del campo – sia nel tempo sia nello spazio - è pari alla metà del quadrato della sua ampiezza massima) 1 1 2 ε 0 < E >= ε 0 E02 2 4 1 1 2 1 2 < B >= B0 = ε 0 E02 ⇒ 2µ 0 2µ 0 4 1 ⇒ < densità di energia totale >= ε 0 E02 2 FENOMENI DIFFRATTIVI •Il principio di Huygens; •Il fenomeno della diffrazione dal punto di vista sperimentale e la sua giustificazione col principio di Huygens •Diffrazione di Fraunhofer da fenditura rettangolare; •Potere risolutore di una fenditura rettangolare; •Diffrazione da fenditura circolare; •Potere risolutore di una fenditura circolare. •Diffrazione prodotta da una schiera di fenditure rettangolari; •Reticolo di diffrazione; Principio di Huygens La propagazione dei fronti d’onda (superfici a fase costante) può essere ottenuta supponendo ad ogni istante un fronte d’onda come la sorgente dei fronti d’onda a istanti successivi (principio di Huygens). Questa asserzione ha la sua giustificazione nel fatto che l’onda soddisfa ad una ben precisa eq. diff. Per trovare le soluzioni di necessarie due informazioni alternative: tale equazione sono (i) le sorgenti dell’onda (cond. iniziali); (ii) lo stato di un fronte d’onda ad un dato istante (cond. al contorno). Fenomeno di Diffrazione La diffrazione è il fenomeno che accade alle onde (di qualunque genere) quando incontrano un ostacolo. Il fenomeno diventa particolarmente intenso e visibile quando l’ostacolo ha dimensioni confrontabili con la lunghezza d’onda. Noi studieremo solo il caso in cui le onde sono piane e il fenomeno diffrattivo è osservato a grande distanza dall’ostacolo (DIFFRAZIONE DI FRAUNHOFER) Diffrazione di Fraunhofer di una onda attraverso un ostacolo e sua giustificazione dal principio di Huygens. Se fronti d’onda piani e.m. incidono su un piano in cui è praticato un foro, sullo schermo C posto a grande osserveremo l’effetto perturbativo prodotto da tutti i punti infinitesimi del fronte d’onda che attraversa il foro (principio di Huygens). Tale effetto è di fatto una interferenza a infinite sorgenti infinitesime, coerenti e sincrone. (l’onda interferisce con se stessa perché perturbata !) Diffrazione di Fraunhofer da fenditura rettangolare b Il fronte d’onda sulla fenditura può essere scomposto in tratti infinitesimi Dx sorgenti dei fronti d’onda successivi. Eθ = 2R sin Em = R Φ Eθ = E m Φ = kb sin θ Φ 2 Φ 2 Φ 2 sin l’intensità media è : I media ∝ (Eθ )2 I media Φ sin 2 = (E m )2 Φ 2 π sin bsin θ λ ∝ I02 π bsin θ λ 2 2 Punti di intensità nulla nella figura di diffrazione di una fenditura rettangolare di larghezza b. I media π sin bsin θ λ ∝ I0 2 π bsinθ λ 2 I punti di annullamento si trovano imponendo π I media = 0 ⇒ λ bsinθ = mπ m = ±1,±2,... sinθ = m λ b I punti di intensità nulla più prossimi al massimo centrale si osservano ad angoli: λ λ sin θ = ± b se λ << b θ ≈ ± b Potere risolutore di una fenditura rettangolare Il potere risolutore è definito come il minimo angolo di separazione tra due onde piane le cui figure di diffrazione sono ancora visivamente separabili su uno schermo. Il criterio ideato da Rayleigh dice che: due figure di diffrazione sono risolvibili se come situazione li mite il massimo centrale di una delle due cade sul primo zero dell’altra. Cioè se l’angolo di incidenza delle due onde piane differisce al minimo di: λ θ = se λ << b b Diffrazione di Fraunhofer da fenditura circolare La trattazione matematica della diffrazione di Fraunhofer da fenditura circolare presenta difficoltà di calcolo eccessive. Si ricordi solo che la figura di diffrazione è costituita da anelli concentrici di luce e buio e che la posizione angolare del primo sin θpunto = ad 1 . 22 intensità nulla vale: λ D Potere risolutore di una fenditura circolare Usando lo stesso criterio (quello di Rayleigh) utilizzato per la fenditura rettangolare otteniamo che l’angolo minimo tra le direzioni di due onde piane le cui figure di diffrazione sono ancora separabili su uno schermo posto ad una grande distanza dalla fenditura vale: θ = 1 . 22 λ D (Questo risultato è importantissimo per gli strumenti ottici !) se λ << D CASO DI DUE FENDITURE RETTANGOLARI Se le fenditure sono identiche, la figura di interferenza è quella di 2 sorgenti sincrone, con massimi di intensità dati λ dalla relazione sin θ = m a m = 0 , ± 1 , ± 2 ,... La distribuzione dell’intensità della figura di interferenza è modulata dall’intensità per la figura di di diffrazione di una fenditura singola, con punti di intensità nulla dati dalla relazione λ sin θ = m m = ± 1 , ± 2 ,... b a sinθ/λ Diffrazione prodotta da una schiera di fenditure rettangolari di larghezza b e distanza a. mλ a = 0 , ± 1 , ± 2 ,... sinθ = m I (max) ∝ N 2 Reticolo di diffrazione Se su di uno schermo tracciamo un numero enorme N di fenditure larghe b e distanti a, tale struttura costituisce un reticolo di diffrazione. Esso serve a separare le diverse componenti monocromatiche di una radiazione luminosa. I massimi delle intensità sullo schermo si osservano ad angoli pari a sinθ = m λ a π a sinθ = mπ con m = 0,±1,.. λ la posizione dei massimi dipende da λ Potere risolutore di un reticolo La capacità di un reticolo di produrre spettri utili a misurare con precisione le lunghezze d’onda, è determinato da: a) la separazione ∆θ tra righe spettrali che differiscono in lunghezza d’onda di una piccola quantità ∆λ, b) la larghezza o nitidezza delle righe D= dispersione asin θ ∆ θ dθ = ∆ λ dλ d (a sinθ ) = d (m λ ) = m λ D = dθ dλ = m a cos a cos θ d θ = md λ θ Si dimostra che l’ampiezza angolare di un picco di interferenza, cioè l’intervallo compreso tra il max del picco e il primo minimo adiacente è dato da λ N a cosθ Intensità δθ = Potere risolutore R = λ ∆ λ = λ ∆ θ R= ∆ θ ∆ λ criterio di Rayleigh λ λ + ∆ λ λ ∆λ = θ λ δθ D = Na cos θ m a cos θ = Nm La luce è un’onda elettromagnetica Ne studiamo le proprietà principali, tra cui quelle non dipendenti direttamente dalla natura ondulatoria (ottica “geometrica”) Fronti d’onda: superfici su cui l’onda è in fase (linee azzurre) Raggi: linee lungo la direzione di propagazione (frecce rosse); perpendicolari ai fronti d’onda Principio di Huyghens Fronti d'onda: superfici in ogni punto delle quali le onde sono in fase. Se lo spazio in cui la luce si propaga, partendo da una sorgente puntiforme, è omogeneo e isotropo, le superfici d'onda sono sferiche. Principio di Huyghens: Ogni punto di una superficie può essere considerato come sorgente di onde sferiche secondarie. Il fronte d'onda ad un istante successivo è dato dalla superficie tangente a tutti gli infiniti fronti d'onda delle onde secondarie, cioè dall'inviluppo delle loro superfici. Ottica Geometrica LEGGI DELLA RIFLESSIONE E RIFRAZIONE Nella riflessione il raggio riflesso giace nel piano formato dal raggio incidente e dalla normale alla superficie riflettente. L'angolo di riflessione è uguale all'angolo di incidenza. Rifrazione ⇒ passaggio della luce da un mezzo ad un altro di indice di rifrazione diverso. n = indice di rifrazione n= c velocità luce vuoto = v velocità luce mezzo c = velocità luce vuoto = 3 ∗ 108 m s −1 c > v ⇒n >1 Ottica Fisica Quando lungo il percorso della luce vi sono fenditure e ostacoli con dimensioni dello stesso ordine di grandezza della lunghezza d'onda incidente gli effetti non sono spiegabili con l'ottica geometrica (raggi rettilinei) ma con l'ottica ondulatoria (di cui l'ottica geometrica è un caso particolare). INTERFERENZA Tomas Young (1801) dimostrò sperimentalmente per primo la validità della teoria ondulatoria della luce e ne misurò la lunghezza d'onda. In generale si ha interferenza quando due o più onde dello stesso tipo e stessa frequenza, con una differenza di fase costante tra di lor o, attraversano la stessa regione dello spazio nello stesso istante . Esperimento: interferenza da due fenditure. Esperimento di Young: luce monocromatica Le due sorgenti S1 e S2 sono in fase ⇒ SS1 = SS2 (il fronte d'onda che parte da S raggiunge contemporaneamente le due aperture). In alcune direzioni le onde si rinforzano e in altre si elidono per effetto dell'interferenza. Sullo schermo ⇒ massimi di intensità intervallati da un minimo di intensità Differenza di cammino: ∆r = r 2 – r1 se ∆ r = nλ (n = 0, ± 1, ± 2, ...) le onde si sovrappongono in fase massimo. se ? 1 ?r = (2n + 1) = n + ? 2 2 (n = 0, ± 1, ± 2, ...) ⇒si ha un minimo. se d<<L S1b ≈ perpendicolare a r 1 e r2 . (r1 r2 ≈ paralleli ). Angoli θ ≈ uguali. ∆r = d senϑ Interferenza costruttiva (massima intensità di luce): (I ∝ 4 A ) 2 d senθ = n λ (n = 0, ± 1, ± 2, .....) sen θ = n Interferenza distruttiva (Intensità = 0): 1 d sen θ = n + λ 2 1 λ sen θ = n + 2 d (l = 0) λ d Interferenza di lamine sottili Es. bolle di sapone, olio su acqua, strati antiriflesso,… Lamina di spessore d e indice di rifrazione n , su cui incide quasi perpendicolarmente un raggio luminoso di lunghezza d’onda in aria λ = c/ν. Dato che n = c/v (e la frequenza non cambia) la lunghezza d’onda nel mezzo è λ n = v/ν = λ /n (inferiore a quella in aria). 1) Raggio riflesso dalla superficie superiore, cambiamento di fase corrispondente a un cammino ottico di mezza lunghezza d’onda perché entra in un mezzo con indice di rifrazione maggiore. 2) Raggio rifratto e riflesso dalla faccia inferiore, nessun cambiamento di fase; il raggio però viaggia La differenza di cammino ottico tra i due per una ulteriore distanza 2d nel mezzo, rispetto al raggi è quindi: δ = 2d – λn/2 raggio in aria. L’interferenza dipende dallo spessore della lamina e dall’indice di rifrazione; inoltre dipende dalla lunghezza d’onda. Vengono quindi osservati massimi minimi di intensità diversi per ogni colore! Anelli di Newton Lente circolare sottile su un piano di vetro; in questo caso il ruolo della lamina sottile è svolto dall’aria interposta tra i due vetri (si ha cambiamento di fase nella riflessione sul piano di vetro). Si os servano delle frange circolari, alternativamente chiare e scure. DIFFRAZIONE Quando la luce passa attraverso una fenditura le cui dimensioni sono dello stesso ordine di grandezza della sua lunghezza d’onda, si osserva una f igura d’interferenza piuttosto che una macchia luminosa netta proiettata dall’apertura. Questo fenomeno viene detta DIFFRAZIONE. Se le onde luminose non si diffondessero dopo essere passate att raverso le fenditure, non si avrebbe interferenza. Le onde luminose nel dif fondersi si sovrappongono producendo frange di interferenza. La luce devia da un percorso rettilineo ed entra nella zona che altrimenti sarebbe in ombra. In generale, si ha diffrazione quando le onde passano attraverso piccole aperture, intorno ad ostacoli o nei pressi di spigoli vivi. Consideriamo il seguente esempio di diffrazione. Quando una stretta fenditura è posta tra una sor gente puntiforme di luce ed uno schermo, il confine tra la zona in ombra e quella il luminata dello schermo non è netto. La zona non in ombra contiene fasce chiare e scure che si alternano. La figura consiste di una banda centrale larga e intensa, il massimo centrale, affiancato da una serie di bande secondarie più strette e meno intense (chiamate massimi secondari) e da una serie di bande oscure, o minimi. Ciò non si può spiegare nel riferimento dell'ottica geometrica, la quale afferma che andando i raggi di luce in linea retta dovrebbero dar luogo a una immagine netta della fenditura sullo schermo. Diffrazione di Fraunhofer Quando i raggi che arrivano su un punto sono approssimativamente paralleli. (sperimentalmente ciò si ottiene ponendo lo schermo lontano dall a fenditura oppure usando una lente convergente per focalizzare i raggi sullo schermo), si osserva una frangia chiara sull’asse a θ = 0, con frange chiare e scure che si alternano su entrambi i lati della frangia centrale. Diffrazione da singola fenditura Diffrazione prodotta da da una fenditura sottile di larghezza a. Ogni porzione della fenditura si comporta come una sorgente puntiforme di onde. Tutte le onde prodotte dalla fenditura sono in fase tra loro. L’intensità risultante sullo schermo verrà a dipendere da θ . La differenza di cammino tra il primo e terzo raggio è: a sen θ 2 Se λ a sen θ = ⇒ a sen θ = λ 2 2 le onde provenienti dalla metà superiore interferiscono distruttivamente con le onde della metà inferiore. Condizione generale per interferenza distruttiva: sen θ = m λ ( m = ± 1, ± 2,....) a Le posizioni dei punti di interferenza costruttiva sono circa a metà strada tra le frange scure Reticolo di diffrazione Utile strumento per misurare la lunghezza d’onda della luce, o per produrre fasci di luce monocromatica. E’ costituito da N fenditure (o N righe) sottili ed equispaziate, dell’ordine di migliaia per cm. Effetti combinati di interferenza e diffrazione. → La distanza d tra le fenditure determina l’interferenza delle onde emesse: come prima, la posizione dei massimi è data da: d sin(θ) = m λ (m intero) →La diffrazione dalla singola fenditura interferisce con quella delle altre fenditure, e determina un restringimento delle frange (più efficace più è grande N). Si ha una figura composta di massimi molto stretti ed equispaziati. Se la sorgente emette diverse lunghezze d’onda (es. luce bianca), ogni onda ha la sua figura di massimi, ed è possibile selezionare una luce monocromatica, di lunghezza d’onda fissata a piacere, posizionando P sull’angolo opportuno. Potere separatore di una fenditura minima distanza tra due punti dell’oggetto che possono essere di stinti nell’immagine La diffrazione limita le capacità degli strumenti ottici di distinguere (“risolvere”) immagini di oggetti tra loro vicini. Le immagini sono costruite facendo passare la luce attraverso lenti e/o aperture (ad esempio le immagini di due sorgenti quasi puntiformi S1 e S2 che passano attraverso un’apertura di larghezza a e con separazione angolare θ ). L’immagine non è mai netta, ma è costituita da un massimo centrale allargato e “sfuocato”, con altri massimi secondari di contorno. Per decidere quando due immagini possono dirsi risolte, si usa la condizione data dal: Criterio di Rayleigh Le immagini sono risolte quando il massimo centrale dell’una coi ncide col primo minimo dell’altra. Per aperture rettangolari, posto m=1 nell’equazione: sen θ = m λ a il primo minimo si trova a: θ ≈ sen θ ≈ ± λ / a che è quindi l’angolo minimo con cui possiamo dire di osservare separati due oggetti. Per aperture circolari, il primo minimo si trova a: θ ≈ 1.22 λ /a Si può aumentare la “risoluzione” delle immagini diminuendo la lunghezza d’onda; questa è la ragione per cui si sono inventati il microscopio a raggi X, il microscopio elettronico ecc. POLARIZZAZIONE DELLA LUCE Schema di un’onda elettromagnetica piana. Il campo elettrico E e magnetico B sono perpendicolari fra loro e sono entrambi perpendicolari alla direzione di propagazione; c è la velocità di propagazione. La polarizzazione di un'onda elettromagnetica si riferisce alla modalità con cui il campo elettrico oscilla. Ad esempio, l'onda in figura è polarizzata linearmente, in quanto il campo elettrico oscilla sempre nella stessa direzione mantenendosi nel lo stesso piano. Se abbiamo due onde elettromagnetiche, la loro sovrapposizione p uò produrre stati di polarizzazione più complesse come la polarizzazione circolare o ellittica. In genere non si fa riferimento esplicito al campo magnetico ass ociato, in quanto la sua intensità è sempre determinabile mediante la relazione: B=E/c Differenza tra un'onda trasversale e una longitudinale. Nel caso della luce a oscillare è il campo elettrico e il campo magnetico. La luce è un'onda elettromagnetica che viaggia anche nel vuoto. Le onde luminose sono prodotte da cariche elettriche oscillanti. L'oscillazione a vviene perpendicolarmente alla direzione del moto, per questo si parla di onde trasversali. Una sorgente di luce, come una comune lampadina a incandescenza o un tubo a gas, si deve pensare come l'insieme di un gran numero di atomi i cui elettroni vengono eccitati e si diseccitano continuamente emettendo ciascuno una perturbazione elettromagnetica in un tempo dell'ordine di 10 - 8 s. Queste onde, di lunghezza finita, vengono chiamate treni d'onda e un fascio di luce naturale si può pensare come l'insieme e la sovrapposizione di un gran numero di treni d'onda. Tutte le direzioni di vibrazione sono possibili: l’onda elettromagnetica risultante è una sovrapposizione di onde generate dalle singole sorgenti atomiche. Il risultato è un’onda luminosa non polarizzata. Un fascio di luce incide su una prima lastra polarizzatrice chiamata POLARIZZATORE, dove l’asse di trasmissione è in una certa direzione. La luce che attraversa questa lastra è polarizzata verticalmente e il vettore campo elettrico trasmesso è E 0. Una seconda lastra polarizzatrice, chiamata analizzatore, intercetta il fascio con il suo asse di trasmissione che forma un angolo θ con l’asse di trasmissione del polarizzatore. La componente di E0 che è perpendicolare all’asse dell’analizzatore viene completamente assorbita, e la componente parallela all’asse è E 0 cosθ. L’intensità luminosa I (energia per unità di tempo e di superficie) proveniente da una sorgente di luce polarizzata linearmente dopo aver attraversato una lamina analizzatrice è data dalla legge di Malus: I(θ ) = I 0 cos2θ dove I0 è l’intensità massima e θ è l’angolo tra il piano di vibrazione della luce e l’asse ottico della lamina. LA POLARIZZAZIONE 1809 → Malus e Young indagano le indicazioni di trasversalità della luce riflessa dal vetro Il campo elettromagnetico è trasversale: i vettori E e B sono ortogonali alla direzione di propagazione k E k B Una antenna di un trasmettitore a microonde (cellulare) trasmett e onde polarizzate aventi campo elettrico che oscilla nella direzione dell’asse dell’antenna POLARIZZAZIONE PER RIFLESSIONE polarizzazione perpendicolare al piano di incidenza La luce può essere polarizzata per riflessione. Per un particolare valore dell’angolo di incidenza angolo di θp (detto polarizzazione) il coefficiente di riflessione della componente nel piano di incidenza è zero - la luce riflessa è totalmente polarizzata perpendicolarmente al piano di incidenza polarizzazione nel piano di incidenza -la luce rifratta ha entrambe le componenti, ma è meno ricca della componente perpendicolare. Si trova sperimentalmente che: θ p + θr = 90o e tan θ p =n2/n1 (legge di Brewster) La polarizzazione è un fenomeno si cui si basano vari strumenti e tecniche. Alcuni esempi: 1) I vetri nei parabrezza delle automobili o nelle lenti per i tel escopi, sviluppano degli stress interni che possono essere messi in evidenza analizzando lo stato di polarizzazione della luce che li attraversa. 2) Si possono fare mappe di stress superficiali di oggetti opachi sottoposti a sollecitazioni esterne ricoprendoli con film di sostanze otticamente attive. 3) L'ellissometria è una tecnica che si basa sulla variazione dello stato di polar izzazione della luce incidente su un campione e che permette di misurare i parametri ottici dei materiali di cui è composto oltre che gli spessori di eventuali strati. 4) È possibile identificare la presenza di certe sostanze organi che in una soluzione e stimarne la concentrazione tramite una misura della dispersione rotatoria che è un fenomeno legato alla polarizzazione. 5) Le lenti antiriflesso sfruttano la proprietà di certi materiali opportunamente trattati di eliminare la luce polarizzata che si produce per riflessione del la luce naturale. 6) I film polaroid, o più semplicemente, i polaroid sono impiegati in ottica per trasformare la luce naturale in luce polarizzata.