Woody Guthrie e la dignità dell`uomo Storia, letteratura, musica

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Woody Guthrie e la dignità dell’uomo
Storia, letteratura, musica, immagini
Convegno Internazionale,
Bologna, 21-23 Maggio 2008
Materiali del Convegno
Guthrie Woody (1912-1967)
(Nota biografica liberamente tratta e adattata dalla biografia “autorizzata” che compare
sul sito dei Woody Guthrie Archives www.woodyguthrie.org)
Woody Guthrie nasce a Okemah, in Oklahoma, il 14 luglio 1912, secondogenito di
Charles e Nora Belle Guthrie. Da subito affronta esperienze che lo segnano nel profondo:
la sorella Clara muore tragicamente in un incendio, l’economia familiare va in rovina a
causa di alcune errate operazioni speculative del padre, la madre viene ricoverata in
clinica psichiatrica. All’inizio degli anni venti, poi, la scoperta del petrolio trasforma la
tranquilla Okemah in una città frenetica e pericolosa, popolata da migliaia di operai, ma
anche da farabutti, giocatori d’azzardo e criminali. Svanito rapidamente il boom, però, la
città si ripiega su sé stessa, affondando lentamente in una crisi economica senza vie
d’uscita.
Nel 1931 Woody si trasferisce a Pampa, in Texas, presso uno zio. Due anni dopo sposa
Mary Jennings, figlia di un musicista amico di famiglia e presto nascono tre figli: Gwen,
Sue e Bill. E’ lì che intraprende la carriera musicale, accorgendosi nel contempo di avere
un certo talento per il disegno e la pittura, un talento che ben presto si trasforma in
passione.
La Depressione prima e le tempeste di polvere del dust bowl nel 1935 poi rendono la vita
molto difficile e Woody, come altre migliaia di profughi, si avvia sulla Route 66, in cerca
di un modo per mantenere la famiglia rimasta in Texas. Viaggia verso la California a
piedi, in autostop, sui carri merci dei lunghi convogli ferroviari, facendo tutti i lavori
possibili. In cambio di un letto e di un po’ di cibo, dipinge insegne e vetrine di negozi,
suona e canta nei saloon lungo la strada, innamorandosi sempre di più di quella vita on
the road.
Nel 1937 lo ritroviamo in California, a Los Angeles, dove viene assunto dalla stazione
radio KFVD per iinterpretare vecchie ballate e alcune sue composizioni originali. Insieme
alla cantante e amica Lefty Lou (Maxine Crissman), Woody cattura l’attenzione di un
pubblico sempre più vasto, specialmente tra gli Okies come lui, che si sono adattati a
vivere in baracche di cartone e rifugi di lamiera nei campi profughi alla periferia delle
città californiane. A costoro le trasmissioni di Woody regalano una tregua dalla dura
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realtà della vita e un senso di nostalgia per le terre lasciate sotto la polvere. Alla radio
Woody sviluppa una certa abilità nel commentare, con arguzia e senso critico, i conflitti
sociali che vede intorno a sé, e arriva a identificarsi sempre più con quel suo pubblico di
outsiders. Questa esperienza diviene un elemento essenziale della sua collocazione
sociale e politica, qualcosa che lo porterà a scrivere canzoni come “I Ain’t Got No
Home”, “Goin’ Down the Road Feelin’ Bad”, “Talking Dust Bowl Blues”, “Tom Joad” e
“Hard Travelin’”, ognuna delle quali riflette bene il desiderio di dare voce alle persone
più umili e senza diritti.
Nel 1940 Woody decide spostarsi all’est e di raggiungere New York. Qui viene accolto
dagli intellettuali progressisti e dagli artisti, dagli scrittori e dai musicisti, per quella sua
saggezza un po’ ruvida e ruspante, alla Will Rogers, e quella sua musica così “autentica”.
Quello stesso anno, per conto della Library of Congress, Alan Lomax lo registra mentre
interpreta alcune canzoni e chiacchiera tra l’una e l’altra. Woody registra anche Dust
Bowl Ballads per la RCA Victor, primo suo album di canzoni originali. Durante tutti gli
anni quaranta Woody registrerà centinaia di brani per Moses Asch, fondatore della
Folkways Records.
A New York Woody incontra Leadbelly, Cisco Houston, Burl Ives, Pete Seeger, Will
Geer, Sonny Terry, Brownie McGhee, Josh White, Millard Lampell, Bess Hawes, Sis
Cunningham, che diventano tutti amici carissimi e con i quali spesso collabora. Da quel
nucleo di amicizie nascono gli Almanac Singers e Woody diventa uno dei loro autori di
riferimento. Il gruppo contribuisce a fare della musica folk un genere commercialmente
interessante nel panorama della musica popolare. Qualche anno più tardi, i fondatori degli
Almanacs danno vita ai Weavers, il gruppo folk di maggior successo degli anni
cinquanta, formazione che lascia un segno profondo e duraturo nella musica americana.
E’ grazie alla loro enorme popolarità che le canzoni di Woody Guthrie raggiungono un
pubblico vastissimo.
Woody vive con inquietudine il successo, deluso dal mondo dell’entertainment e
disgustato, scrive, “dalle regole codarde e isteriche imposte dalla censura alle mie
canzoni”. Decide allora di lasciare New York, con moglie e tre figli al seguito, e va in
Oregon, dove si sta girando un documentario sulla realizzazione della Grand Coulee
Dam, la prima di una serie di grandi dighe costruite da Roosevelt sul fiume Columbia. La
Bonneville Power Authority affida al talento di Woody il compito di scrivere le musiche
per il documentario e lui, regolarmente assunto a paga sindacale per un mese, vive a
stretto contatto con i lavoratori. Affascinato dalla potenza del fiume, compone
l’importante ciclo delle “Columbia River Songs”. A fine contratto se ne torna con la
famiglia in Texas, per poi rimettersi sulla strada, con l’intenzione di attraversare il paese
in autostop. Questa sua irrequietezza ha un prezzo molto alto per l’equilibrio della vita
familiare e il coinvolgimento sempre maggiore nella politica lo tiene, se possibile, ancora
più lontano da casa, provocando una rottura insanabile nel rapporto con Mary e
l’inevitabile fine del matrimonio.
Tornato a New York, Woody inizia a corteggiare con insistenza Marjorie (Greenblatt)
Mazia, una giovane ballerina della compagnia di Martha Graham. Condividendo ideali
umanitari e attivismo politico, Woody e Marjorie si sposano nel 1945 e nel giro di pochi
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anni mettono al mondo quattro figli: Cathy (che morirà tragicamente in un incendio
all’età di quattro anni), Arlo, Joady e Nora Lee.
Ritrovate un minimo di stabilità e motivazioni attraverso questa relazione, Woody inizia
a sfornare un gran numero di canzoni originali, scritti, disegni, dipinti, poesie e racconti.
Nel 1943 esce Bound for Glory (Questa terra è la mia terra per l’edizione italiana), il suo
primo romanzo, di carattere decisamente autobiografico, che riceve un’accoglienza
lusinghiera da parte di recensori e critici.
La ferma volontà di combattere il fascismo porta Woody, durante la seconda guerra
mondiale, a prestare servizio volontario nella Marina Mercantile, che supporta
direttamente le operazioni militari in Europa. In compagnia dei compagni di avventure e
di musica Cisco Houston e Jimmy Longhi, compone canzoni a decine contro Hitler e
contro il fascismo. Viene anche incaricato dall’esercito di scrivere una serie di canzoni
sulle malattie veneree, poi stampate e distribuite alle truppe.
Alla fine della guerra, nel 1946, Woody torna a vivere a Coney Island, New York, con la
moglie Marjorie e i loro figli. E’ in questo periodo che registra Songs to Grow On for
Mother and Child e Work Songs to Grow On, “canzoni per crescere” dedicate ai bambini,
considerate oggi dei classici per l’infanzia. Contemporaneamente, attraverso la suocera
Aliza Greenblatt, poetessa yiddish, entra in contatto con la comunità ebraica di Coney
Island. Questi nuovi rapporti di conoscenza lo portano a scrivere un’importante raccolta
di canzoni attinenti alla cultura ebraica.
Verso la fine degli anni quaranta, il carattere di Woody inizia a mostrare alcune crepe.
Woody si fa iracondo, scostante e violento, e la vita personale e professionale ne
risentono negativamente. Sono i primi sintomi di una rara malattia mentale, il morbo di
Huntington, una sindrome degenerativa ereditaria che inesorabilmente e impietosamente
gli sottrae il talento, la salute e ogni altra capacità. Quando Woody si ammala, poco si sa
della malattia che, si sarebbe scoperto, trent’anni prima era stata responsabile
dell’internamento in manicomio e della prematura morte della madre. Consumato da
questo male dai sintomi inspiegabili, volatili e così emotivi, Woody abbandona la
famiglia per l’ennesima volta e vola in California in compagnia del suo pupillo Ramblin’
Jack Elliott. A casa dell’amico Will Geer incontra Anneke Van Kirk, una giovane donna
che diventa la sua terza moglie e da cui ha una figlia, Lorina.
I primi anni cinquanta vedono il rafforzarsi del clima della guerra fredda, col
maccartismo e forti sentimenti anticomunisti. Radicali e simpatizzanti della sinistra
subiscono repressioni e censure, oltre alle conseguenze del blacklisting in ambito artistico
e nel mondo dello spettacolo. Anche i Weavers vengono bollati per le loro prese di
posizione in favore del diritto a unirsi in un sindacato, di diritti egualitari e della libertà di
parola. Woody continua a viaggiare un po’ casualmente; va in Florida e poi fa ritorno a
New York con Anneke, dove viene più volte ricoverato in ospedale. Gli viene
diagnosticato di tutto, dall’alcolismo alla schizofrenia, ma la situazione continua a
peggiorare e le sue condizioni fisiche si deteriorano. Arrestato per vagabondaggio nel
New Jersey nel 1954, viene internato nel vicino ospedale psichiatrico di Greystone, dove
finalmente trova la corretta diagnosi medica ai suoi guai.
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Durante gli anni del manicomio, Marjorie, la famiglia e gli amici non smettono di
preoccuparsi per le condizioni di Woody e non gli fanno mancare visite affettuose. Nel
frattempo, una nuova generazione di musicisti ha iniziato a interessarsi alla musica folk,
facendola tornare in primo piano, così che Joan Baez, Bob Dylan, The Greenbriar Boys,
Phil Ochs e molti altri giovani folksinger vanno a trovare Woody in ospedale, portando
con sé la chitarra e suonando per lui, in segno di ringraziamento, riconoscendo in lui un
maestro, un ispiratore, un padre putativo.
Woody Guthrie muore il 3 ottobre 1967, mentre è ricoverato al Creedmore State Hospital
nel Queens a New York. Le sue ceneri vengono sparse nelle acque antistanti le spiagge di
Coney Island.
Nell’arco di una vita Woody ha scritto i testi di oltre 3.000 canzoni , ha pubblicato due
romanzi, creato disegni e dipinti, firmato numerosi testi pubblicati e inediti, poesie, prose
e commedie, oltre a centinaia di lettere e articoli che sono stati raccolti e catalogati dai
Woody Guthrie Archives di New York.
Arévalo Mateus Jorge
Dal 1995 è curatore e capo-archivista della Woody Guthrie Foundation and Archive di
New York. Ha collaborato con numerose organizzazioni e istituzioni, tra cui la Louis
Armstrong House and Archives (Queens College, CUNY), il Dance Theatre of Harlem, il
National Museum of the American Indian (NMAI) della Smithsonian Institution, e ha
svolto attività di consulenza per gli Alan Lomax Archives (Hunter College, CUNY), i
RAICES Archives of Latin Music della Boy’s Harbor, Inc., e per il Center for Traditional
Music and Dance. Etnomusicologo, musicista e archivista, specialista delle tradizioni
musicali e dei repertori di musica pubblicata in area nordamericana, latino-americana e
caraibica, sta per conseguire un dottorato presso la Wesleyan University. Ha pubblicato
numerosi saggi, articoli e recensioni su riviste e pubblicazioni sia accademiche sia
popolari, tra cui New York Archives Magazine, Ethnomusicology, Journal of Popular
Music Studies e Centro,The Journal of Puerto Rican Studies. I suoi saggi più recenti sono
comparsi sul volume Rockin’ Las Americas, The Global Politics of Rock in Latin
America (2004). Nel 2008 ha ricevuto un Grammy quale produttore del progetto The Live
Wire (2007), direttamente legato alla figura di Woody Guthrie.
Abstract
Immaginare un Woody Guthrie locale e globale: la performance come pratica culturale e
politica
Negli ultimi anni i Woody Guthrie Archives (WGA) hanno avuto un ruolo attivo nella
rivitalizzazione e nella rivalutazione dell’eredità di Woody Guthrie. Attraverso una
varietà di approcci sincronici, diacronici e interdisciplinari, nuove interpretazioni della
vita, delle canzoni e degli scritti di Guthrie hanno fornito prospettive fresche alle
tradizioni e ai linguaggi del mondo popolare, politico e intellettuale. Mentre le questioni
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di storicità, autenticità e impegno sociale restano inevitabilmente collegate quando si
parla di musica popolare o folklore come pratiche culturali o politiche, in questo
intervento mi concentrerò su due progetti recenti usciti dai WGA – The Live Wire (2007)
e Global Woody – ricostruendo un documento legato a una esibizione pubblica davvero
singolare e un programma che viene proposto al pubblico per articolare dialetticamente
domande intorno all’importanza e al significato di Guthrie per il mondo del 21° secolo.
Bettelli Maurizio
Autore, compositore, musicologo, studioso di culture anglo-americane, ha scritto canzoni
per i Nomadi (Naracauli e altre storie, EMI, 1978) e saggi sui rapporti tra musica
popolare e letteratura. Mescolando rock-blues e racconti di vita vissuta, porta sul
palcoscenico voci, atmosfere, suoni e immagini d'America: Canzoni per crescere. Storie
e canzoni di Woody Guthrie (con Alessandro Portelli, 2001), Storie di frontiera (con
Franco Minganti, 2002); Cantando la Route 66 (2002-2003); Indians! Il racconto dei
Nativi d’America (con Franco Meli, 2004-2006). Ha organizzato rassegne per conto di
Enti Pubblici, Istituti culturali, Teatri: sono a sua cura le rassegne Lingue e linguaggi in
lingua italiana (sulla traduzione, 1994), Avventure con Huck Finn (sulla narrativa per gli
adolescenti, 2002), Microcosmi (sul mestiere di scrivere, 2005) e ha collaborato a
Freschi di stampa (appuntamenti con l’autore, 2006). Ha partecipato con la sua band alle
prime edizioni di Totem di Alessandro Baricco e Gabriele Vacis (1997-2000), collabora
con la Scuola Holden di Torino. Recentemente ha pubblicato Le canzoni di Woody
Guthrie (Feltrinelli, 2008).
Abstract
“Another Side of Woody Guthrie”. Parole fuori dal tempo
Nell’arco della sua vita, Woody Guthrie ha scritto oltre 3.000 testi di canzoni,
annotandoli su pagine di quaderno, battendoli a macchina su fogli volanti,
scarabocchiandoli su pezzi di carta sparsi e fissandoli sui fogli dei block notes. Molti di
questi testi sono diventati canzoni, e sono quelle che abbiamo conosciuto attraverso i suoi
dischi, gli altri sono stati pazientemente raccolti e catalogati dalla figlia Nora, e
conservati nei Woody Guthrie Archives di New York.
A più riprese, e in momenti diversi, artisti appartenenti a generi musicali differenti, hanno
attinto da quella fonte dando nuova musica e nuova vita a quelle parole scritte in un altro
tempo.
Molti sono gli artisti che si sono misurati con le parole di Guthrie: da Pete Seeger a
Ramblin’ Jack Elliot, da Martin Hoffman a Joel Rafael, da Billy Bragg a Wilco, dai
Klezmatics ai Red Dirt Rangers e altri ancora, e non solo negli Stati Uniti.
Tra gli aspetti più straordinari emersi da questo lavoro di recupero dei testi di Woody, va
certamente sottolineata la “modernità” dei temi trattati, ma anche la varietà di situazioni e
personaggi. Queste canzoni ci rendono un’immagine di Woody ben più complessa e
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articolata di quella che avevamo conosciuto fin qui, già proiettata verso l’America
inquieta degli anni ’50 e le contraddizioni degli anni ’60.
Nel corso della relazione ascolteremo alcuni esempi e commenteremo questi testi anche
in rapporto al clima culturale del periodo.
Cray Ed
Dopo studi di antropologia, folklore ed etnomusicologia, è stato per moltissimo tempo
scrittore freelance, autore radiofonico e giornalista (con collaborazioni con testate come
Los Angeles Times, New York Times e Washington Post). Ora è docente di storia del
giornalismo alla University of Southern California di Los Angeles. Ha pubblicato una
ventina di volumi, tra cui General of the Army (biografia del generale che ha dato il nome
al “Piano Marshall”), Chief Justice (biografia di Earl Warren, presidente della Corte
Suprema degli Stati Uniti, titolare della famosa commissione d’inchiesta sull’assassinio
di John Kennedy) e recentemente Ramblin' Man: The Life and Times of Woody Guthrie
(2004), biografia, appunto, di Woody Guthrie. Ha lanciato e coordina il Consortium for
the Study of Biography, un progetto internazionale dedicato allo studio del genere
biografico.
Abstract
L’America della Depressione e Woody Guthrie
Woody G. aveva 17 anni quando il crollo di Wall Street nell’ottobre del 1929 scatenò
nell’economia la reazione a catena che diede origine a ciò che gli americani definiscono
la “Grande Depressione”. Il caos determinato da vari elementi – una disoccupazione al
25%, il crollo dei prezzi dei prodotti agricoli, il sistema della mezzadria (sharecropping),
le paghe ridotte al minimo, la siccità dirompente alimentata da forti tempeste di vento – e
il malessere sociale che si determinò ebbero un impatto molto profondo sul giovane
Guthrie. Fu proprio l’impatto dell’insieme di queste cose a spingerlo a intraprendere la
sua personale ricerca dell’America e di una propria definizione del “successo”,
lanciandolo poi verso una gloria duratura.
Questo intervento analizza l’impatto della “Grande Depressione” su Guthrie e la sua
carriera musicale.
Fabbri Franco
Musicista (con gli Stormy Six) e musicologo, critico musicale e conduttore radiofonico,
didatta e promotore degli studi sulla popular music (tra i fondatori della IASPM,
International Association for the Study of Popular Music, è stato alla guida della stessa in
periodi diversi), ha pubblicato innumerevoli saggi dedicati ai diversi aspetti della musica
contemporanea, parecchi libri di successo – tra cui Elettronica e musica (1984), Album
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bianco (2001/2002), Il suono in cui viviamo (1996/2002), L’ascolto tabù. Le musiche
nello scontro globale (2005), Around the clock. Una breve storia della popular music
(2008) – oltre a curare l’edizione italiana di parecchi volumi di grande pregio per la
musicologia contemporanea di autori come Simon Frith, Richard Middleton, Charles
Hamm, Bull & Beck. È nel comitato di redazione di Musica/Realtà e collabora a
numerose altre testate. Attualmente insegna all’Università di Torino e tiene corsi
universitari anche a Milano e Genova.
Abstract
Prototipi e norme: Woody Guthrie e il sistema dei generi negli USA.
Woody Guthrie è folk o popular? È forse l’uno e l’altro? La popular music negli Stati
Uniti è un insieme di generi, che può comprendere il folk, il jazz, il rock, o è uno dei
generi in gioco? Che cosa rende possibili queste domande, queste ambiguità? Basandosi
su ricerche recenti sulla rappresentatività degli artisti-prototipo nella definizione dei
generi, si farà il possibile per sottrarre Woody Guthrie al tira-e-molla disciplinare e a
restituircelo intero, anche se non intatto.
Fiori Umberto
È nato a Sarzana nel 1949. Dal 1954 vive a Milano. Negli anni ’70 ha fatto parte, come
cantante e autore di canzoni, degli Stormy Six, uno dei gruppi storici del rock italiano. In
seguito ha collaborato con il compositore Luca Francesconi (per il quale ha scritto due
libretti d’opera, Scene e Ballata, e numerosi altri testi), con il fotografo Giovanni
Chiaramonte e con i videoartisti di Studio Azzurro. E’ autore di saggi e interventi critici
sulla musica (Scrivere con la voce, 2003) e sulla letteratura (La poesia è un fischio,
2007), di un romanzo breve, La vera storia di Boy Bantàm (2007) e del Dialogo della
creanza (2007). Il suo primo libro di poesia, Case, è uscito nel 1986 per San Marco dei
Giustiniani. Sono seguiti, per Marcos y Marcos, Esempi (1992), Chiarimenti (1995),
Parlare al muro (con immagini del pittore Marco Petrus, 1996), Tutti (1998) e La bella
vista (2002).
Guthrie Nora
Ha iniziato a lavorare sui materiali del padre nel 1992 e nel 1994, insieme con Harold
Leventhal e l’archivista Jorge Arevalo, ha fondato a New York i Woody Guthrie
Archives (WGA). Oltre a gestire gli Archivi e conservare i materiali personali e gli
originali dei lavori creativi del padre, Nora sviluppa e produce nuovi progetti che
continuano ad allargare l’eredità culturale di Woody Guthrie. Sulla base dell’intima
sintonia con le idee e gli ideali del padre, Nora è portatrice di un’interpretazione fresca
del lavoro di Woody e una nuova comprensione della sua eredità. Il suo progetto più
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recente è stato la co-produzione di The Live Wire: Woody Guthrie, ricostruzione di una
performance del 1949, una delle rare registrazioni di un concerto di Woody, che poi ha
vinto il Grammy 2008 quale “Best Historical Album” dell’anno. Per ulteriori
informazioni su Nora o Woody Guthrie, è possibile visitare il sito
www.woodyguthrie.org.
Jackson Mark Allan
Si è laureato alla University of Arkansas a Fayetteville e ha conseguito il dottorato presso
la Louisiana State University di Baton Rouge. Ha poi ricevuto una borsa di studio dello
Smithsonian per fare ricerca presso il Center for Folklife and Cultural Heritage, dove ha
completato la propria tesi Prophet Singer: The Voice and Vision of Woody Guthrie. Nel
gennaio 2007 la University Press of Mississippi ha pubblicato il volume nella collana
dedicata alla musica “Made in America”. Inoltre ha prodotto e curato la pubblicazione su
cd di due raccolte di materiali d’archivio: John Handcox: Songs, Poems, and Stories of
the Southern Tenant Farmers Union e Coal Digging Blues: The Songs of West Virginia
Coal Miners, entrambi pubblicati e distribuiti dalla Press Sound Archive Series del West
Virginia. Nel prossimo autunno si trasferirà presso la Middle Tennessee State University
in qualità di Assistant Professor of Folklore.
Leddi Tommaso
È nato a Milano nel 1955. Vive tra Milano e Viareggio. Giovanissimo, nel 1973, è entrato
a far parte come polistrumentista (chitarra, violino, mandolino, tastiere ecc.) degli Stormy
Six, coi quali ha tenuto centinaia di concerti in tutta Italia e in Europa. Insieme a Umberto
Fiori ha scritto canzoni come “Stalingrado” e “Dante Di Nanni”, diventate patrimonio di
un’intera generazione, e ha dato un contributo decisivo –come autore e arrangiatore – ai
dischi del gruppo: Un biglietto del tram, L’apprendista, Cliché, Macchina maccheronica
(premio annuale della critica tedesca nel 1980) e Al volo. In seguito ha collaborato con
Paolo Rossi, ha pubblicato un disco di “musica leggera marziana”, Algoritmo ballabile,
scritto musiche per il cinema, per il teatro e per la radio (una riduzione del Wilhelm
Meister di Goethe e di Vecchia Europa di Delio Tessa per l’emittente della Svizzera
Italiana). Attualmente lavora con i videoartisti di Studio Azzurro come responsabile degli
aspetti musicali e sonori.
Logsdon Guy
Nativo dell’Oklahoma, è uno storico locale e uno studioso di folklore che ha insegnato a
lungo presso l’Università di Tulsa. È un esperto della musica e della poesia dei cowboy,
su cui molto ha scritto, curando numerose raccolte – di particolare rilievo, ad esempio,
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“The Whorehouse Bells Were Ringing” and Other Songs Cowboys Sing (1989) – e
animando convegni e conventions. A Woody Guthrie, conosciuto nel 1953, e alla sua
eredità nella cultura americana ha dedicato una vita di attenzione e studio. Ha scritto
numerosi saggi su diversi aspetti del mondo di Woody, curato sue bibliografie/discografie
e anche importanti raccolte di canzoni stendendone preziose note di copertina (ad
esempio i due album della Smithsonian Folkways Woody Guthrie: The Asch Recordings,
Vol. 1-4. e Woody Guthrie: Long Ways to Travel 1944-1949, the Unreleased Folkways
Masters, oltre alla riedizione del primo disco di Guthrie, Dust Bowl Ballads (1940) per il
quale ha scritto un libretto d’accompagnamento intitolato “Woody Guthrie and the Dust
Bowl”). Sta per pubblicare un volume dedicato a Woody e alle sue radici oklahomiane.
Abstract
Woody Guthrie e le colline della sua Oklahoma
Woody Guthrie è stato il figlio più creativo dell’Oklahoma. La sua è stata una creatività
influenzata non solo dalla genetica, ma anche dalle condizioni di cambiamento pressoché
continuo nella vita di tutti i giorni nella città natale di Okemah, Oklahoma. I genitori
venivano da stati diversi quando si incontrarono ed erano entrambi musicalmente dotati;
suo padre era un uomo intelligente, colto e scriveva anche, così che Woody fu molto da
lui stimolato nella propria creatività. Woody crebbe tra i nativi americani, i cowboys, i
minatori, i lavoratori della ferrovia, quelli dei pozzi di petrolio e quelli impegnati in tante
altre attività.
Il mio intervento sottolineerà le trasformazioni dell’ambiente di Okemah e
dell’Oklahoma.
London Frank
È compositore, trombettista e leader di diverse formazioni musicali. È uno dei fondatori
del gruppo dei Klezmatics e una delle figure di spicco del mondo della nuova musica
ebraica, anzi “il cuore, l’anima e lo yiddishe kop” come scrive il critico Stephen
Fruitman. Ha collaborato a oltre 250 registrazioni con artisti di diversa estrazione come
John Zorn, LL Cool J, Mel Torme, Lester Bowie con la sua Brass Fantasy, LaMonte
Young, They Might Be Giants, Jane Siberry, Ben Folds 5, Mark Ribot, Maurice El
Medioni e ancora Gal Costa, Rob Thomas dei Matchbox 20, Michael Tilson Thomas e
Itzhak Perlman. Ha lavorato per la serie tv Sex and the City (HBO) e partecipato a
parecchi festival internazionali, dal North Sea Jazz Festival al Tokyo Festival of the Arts,
al Lincoln Center Summer Festival. I suoi adattamenti in musica dei testi di Woody
Guthrie hanno contribuito a far conquistare ai Klezmatics un Grammy nella categoria
Contemporary World Music per l’album Wonder Wheel. Hazonos, il suo CD come
solista, registrato con il cantore Jacob Mendelson, ha ricevuto ottime recensioni, mentre
l’ultimo CD del Frank London’s Klezmer Brass Allstars, Carnival Conspiracy (In the
Marketplace All Is Subterfuge), è arrivato in testa alla Top 10 della rivista Rolling Stone
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per i CD non in inglese del 2006. Insieme con Glen Berger, ha scritto la folk-opera
ebraica A Night in the Old Marketplace. Seth Rogovoy, autore di The Essential Klezmer,
l’ha definita “il più bel musical ebraico, il più importante dai tempi del Violinista sul
tetto”. Ha inoltre composto le musiche per A Dybbuk di Tony Kushner, Once There Was
a Village, l’epopea del Lower East Side di Vit Horejs, Fratello da un altro pianeta di
John Sayles, Davenen del Pilobolus Dance Theater, The Memoirs of Glikl of Hamelin dei
Great Small Works, Romance di Min Tanaka, così come le colonne sonore dei
documentari The Shvitz, A Cantor’s Tale e Divan.
Abstract
Gli anni di Brooklyn: le ambientazioni dei Klezmatics per i testi newyorkesi di Woody
Woody ha vissuto nella zona di Coney Island, a Brooklyn, con la moglie Marjorie e i loro
figli Cathy Ann, Arlo, Nora e Joady. Le canzoni che ha scritto in questo periodo trattano
degli argomenti piu' diversi: la famiglia, la vita a Coney Island, la guerra e le sue
conseguenze, la vita ebraica e soprattutto la festa di Hanuka, e – particolarmente durante
la fase del peggioramento della malattia – sono canzoni di una spiritualità profonda,
universale. Su invito della figlia di Woody, Nora, i Klezmatics hanno scritto nuove
ambientazioni musicali per parecchi di questi testi, guadagnandosi anche un Grammy
Award nel 2006 per il loro cd Wonder Wheel. Il mio intervento riguarderà proprio queste
canzoni.
Marsh Dave
Giornalista e critico del rock, storico, conduttore di talk show radiofonici, ha scritto una
ventina di libri sul rock e la popular music, oltre ad averne curati almeno altrettanti. Cofondatore e direttore della leggendaria testata Creem, è stato poi redattore di Rolling
Stone e critico musicale di Playboy. Negli ultimi 25 anni ha curato l’influente newsletter
Rock and Rap Confidential. L’impegno politico lo ha portato a curare un volume di saggi
in onore di Henry David Thoreau e Pastures of Plenty: A Self-Portrait (1990), raccolta
degli scritti di Woody Guthrie. Per il Sirius Satellite Network radiofonico ha condotto
programmi sulla musica e l’attualità sociale e politica come Kick Out the Jams (dal 2004)
mentre nel 2008 conduce Live from the Land of Hopes and Dreams, trasmissione di
taglio politico con telefonate in diretta. Il suo nome è spesso collegato a Bruce
Springsteen, cui Marsh ha dedicato il suo primo libro, Born to Run: The Bruce
Springsteen Story (1979) e il seguito Glory Days: Bruce Springsteen in the 1980s (1987),
poi raccolti da Routledge nel 2003 in volume unico col titolo Two Hearts (nel 2005 ha
anche steso il testo per Bruce Springsteen On Tour). Ha dedicato volumi a Michael
Jackson, gli Who, Elvis Presley, e a moltissimi altri aspetti della popular music; tra i
tanti, l’ormai famoso saggio sulla canzone “Louie Louie” e Forever Young (2004) basato
sulle fotografie di Bob Dylan scattate nel 1964 da Douglas Gilbert. Il suo libro più
recente è The Beatles Second Album (2007), mentre è al lavoro per completare due
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progetti dedicati rispettivamente al programma tv American Idol e alla storia dei rapporti
tra la musica e il movimento per i diritti civili degli anni Cinquanta e Sessanta.
Abstract
Woody Guthrie: dal Fronte Popolare alla popular music
La carriera professionale di Woody Guthrie ebbe inizio durante il “Fronte Popolare” degli
anni trenta, periodo in cui la sinistra fece la prima incursione nella cultura popolare,
cercando di sfruttare forme commerciali come i film, la radio, i dischi quali strumenti di
protesta e propaganda, di organizzazione e agitazione politica. Guthrie si mostrò
particolarmente adatto a scrivere canzoni per quegli scopi, ragione per cui è un’icona di
ciò che è rimasto del Fronte Popolare, particolarmente il movimento operaio.
Tuttavia l’influenza di Guthrie resta formidabile nel mondo della cultura popolare
commerciale, da cui il movimento operaio e, più in generale, la Sinistra sono rimasti
esclusi per parecchio tempo. Si tratta di un’influenza iniziata con i Weavers alla fine
degli anni quaranta, che è proseguita – tanto per far nomi – nel lavoro di John Lennon,
Bruce Springsteen, Joe Strummer e Kurt Cobain, come di tanti altri artisti attivi in diversi
paesi e in lingue diverse.
È possibile raccontare il fascino unico e l’influenza concreta di Guthrie su musicisti e
cantautori che lavorano al di fuori dei confini musicali tracciati dal Fronte Popolare e dai
suoi alleati comunisti? Un fenomeno del genere ci dice qualcosa sulle teorie del Fronte
Popolare? Cosa ci dice della natura della cultura musicale commerciale? In quali modi
questa eredità rafforza, e in quali invece indebolisce, una cultura popolare che aspira, nel
mondo contemporaneo, a una rilevanza politica? Fino a che punto dobbiamo piegare la
nostra comprensione del lavoro di Guthrie come scrittore e agitatore politico per
sottolinearne l’estremo rilievo in un mondo in cui il comunismo ha “chiuso per
fallimento” e il capitalismo si ritrova in uno stato di crisi perenne?
Minganti Franco
Insegna letteratura americana all’Università di Bologna. Co-autore di una popolare Storia
della letteratura americana (1991), ha pubblicato numerosi saggi su aspetti diversi della
cultura e letteratura americana, sia su rivista sia in volumi curati da altri autori, in Italia e
all’estero. La sua ricerca si concentra soprattutto sulle trasformazioni dello storytelling
alle prese con i media della comunicazione e dell’entertainment (cinema, radio,
televisione, video, musica, fumetto, computer). È autore di X-Roads. Letteratura, jazz,
immaginario (1994) e Modulazioni di frequenza. L’immaginario radiofonico tra
letteratura e cinema (1997), e curatore di 1930s. La frontiera urbana nell’American del
New Deal (1985), The Beat Goes On. Cinquant’anni di controcultura (1996),
Jazztoldtales. Jazz e fiction, letteratura e jazz (1997), il Meridiano Hammett. Romanzi e
racconti (2004) e, insieme a Giorgio Rimondi, Amiri Baraka. Ritratto dell’artista in nero
(2007).
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Neri Massimo
È nato a Modena nel 1963. Insegna Organizzazione Aziendale presso l'Università degli
Studi di Modena e Reggio Emilia, dove dirige il Dipartimento di Scienze Sociali
Cognitive e Quantitative. Ha recentemente pubblicato La Giustizia Organizzativa
(Giappichelli, Torino, 2007) e curato l’edizione di Studi e ricerche sul tema delle
relazioni di lavoro (Pitagora, Bologna, 2008).
Abstract
“A Decent Job”. La storia del buon lavoro
La storia della canzone popolare si intreccia con le grandi lotte operaie, con i movimenti
dei disoccupati e con i tentativi di offrire prospettive credibili alle grandi masse che
“entrano in azienda” negli anni Trenta e Quaranta in USA e più tardi in Europa.
Nell’intervento, Massimo Neri, prova a ricostruire la storia del lavoro organizzato e le
rappresentazioni che ne vengono date in alcuni episodi della musica folk-rock.
Avendo come riferimento il punto di vista dell’organizzazione del lavoro, si riflette sul
modo con cui Woodie Guthrie e altri autori sovversivi hanno interpretato la forza
(altrettanto sovversiva) delle “nuove” forme di lavoro e del “nuovo” tipo di lavoratore e
di uomo che nascono con il fordismo.
Parmiggiani Sandro
Nato a Bibbiano (Reggio Emilia) nel 1946, studia in Italia e negli USA. Dopo gli studi di
Economia, approfondisce la sua passione per l’arte e la letteratura. Critico d’arte e autore
di testi di presentazione di mostre, collabora regolarmente con quotidiani e riviste.
Dall’apertura (1997), dirige le attività espositive di Palazzo Magnani a Reggio Emilia.
Tra le mostre da lui curate nello spazio espositivo reggiano, si possono citare quelle
dedicate a Georges Braque, Marianne Werefkin, Fernand Léger, Maria-Helena Vieira da
Silva, Camille Claudel e Auguste Rodin, Manolo Valdés, Antonio Ligabue, Arnaldo
Pomodoro, Alberto Magnelli, Richard Estes, alla collezione Mingardi di libri d'artista e
alla collezione Kerstan, nonché le mostre di Valerio Adami, Enrico Della Torre, Pierluigi
Lavagnino, Gianfranco Ferroni, Mario Schifano, Alberto Manfredi, Walter Valentini,
Pompilio Mandelli, Davide Benati, William Xerra, Omar Galliani, Graziano Pompili,
Gabriella Benedini, Attilio Forgioli, Piero Ruggeri, e numerose esposizioni di fotografia
(tra le altre, Tibet perduto di Fosco Maraini, Route 66 di Franco Fontana, le antologiche
di Stanislao Farri, di Gérard Castello-Lopes e di Vasco Ascolini, fino alla mostra di
James Nachtwey e a Il volto della follia. Cent’anni di immagini del dolore).
Negli ultimi tre anni, è stato chiamato a tenere l’insegnamento di Economia e mercato
dell’arte nel corso di Laurea Specialistica in Gestione dei Beni Artistici e Culturali
all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
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Abstract
“Pictures From Life’s Other Side”. Questo segno è il mio segno
Gli art works di Woody Guthrie, di cui il volume, curato da Steven Brower e da Nora
Guthrie, pubblicato da Rizzoli nel 2005, ha svelato la ricchezza e la complessità,
rivelano subito la loro felice immediatezza. La matita e il pennello sono gli strumenti che
Guthrie usa, al posto della macchina fotografica, per fissare, on the road, un’immagine
che se ne sta davanti a lui, ma anche per catturare un pensiero, un’intuizione, prima che
svaniscano. Woody mostra una capacità rabdomantica nel dare vita a un segno, sia nei
cartoon che nei disegni o negli acquerelli, che, come un sismografo, sa naturalmente
registrare ciò che, passando dal filtro degli occhi, giunge a muovere la mano. Le sue
opere, tuttavia, sempre ci paiono l’esito di una cultura artistica mai banale, ma spesso
sofisticata, che getta ponti con le realizzazioni del fumetto, con esperienze americane (da
Thomas Hart Benton a Grant Wood e a Ben Shahn) e europee (dall’espressionismo
all’informale). E – aspetto sorprendente – ritroviamo anche nel suo costante
accostamento tra testo scritto e immagine, che convivono sulla pagina, integrandosi del
tutto naturalmente, alcuni dei più felici esiti conseguiti in alcuni importanti libri d’artista
del Novecento, entrati nella storia di questo filone espressivo, e qualche eco della stessa
poesia visiva.
Portelli Alessandro
Insegna letteratura americana all’Università La Sapienza di Roma ed è un punto di
riferimento per la storiografia orale non solo italiana ma internazionale. Già attivo con
l’Istituto Ernesto De Martino, è stato tra i fondatori del Circolo Gianni Bosio, oltre che
redattore della rivista I giorni cantati. La sua ricerca riguarda soprattutto i territori di
confine tra ambiti e discipline diverse. Partito idealmente proprio da Woody Guthrie – ha
fatto uscire La cultura popolare in America. La rivoluzione musicale di Woody Guthrie
(1975), a varie riprese ripubblicato con titoli diversi, curando nel contempo Canzoni e
poesie proletarie americane (1975) – ha pubblicato volumi importanti come Biografia di
una città. Storia e racconto: Terni 1831-1985 (1985), Taccuini americani (1991), Il testo
e la voce (1992), La linea del colore. Saggi sulla cultura afroamericana (1994), L’ordine
è già stato eseguito (2001), Canoni americani (2004), Storie orali. Racconto,
immaginazione, dialogo (2007), sovente tradotti con successo in diverse lingue. È tra i
fondatori della rivista di studi nordamericani Ácoma e fa parte del comitato di redazione
dell’International Yearbook of Oral History e dei comitati scientifici di História y Fuente
Oral (Barcellona), dell’Appalachian Journal e del Projeto Historia (Rio de Janeiro).
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Abstract
Songs to Grow On: politica e poetica delle canzoni per l’infanzia di Woody Guthrie
Le canzoni che Woody Guthrie ha dedicato ai bambini costituiscono un corpus di poesia
e musica sperimentali in cui egli si muove alla ricerca delle fonti prime del suo
immaginario poetico e musicale, la musicalità pura della lingua e del suono, le relazioni
tra ritmo e lavoro/gioco. Contemporaneamente esse esprimono alcune delle sue
convinzioni sociali e politiche primarie: Woody Guthrie vede i bambini come cittadini a
pieno titolo e le sue canzoni per loro e su di loro esprimono l'affermazione della dignità
della persona (Don’t you push me down/Non ti ci provare a spingermi giù), la
rivendicazione di diritti (I Want my milk and I want it now/Voglio il mio latte e lo voglio
subito), e il piacere puro di cantare e lavorare insieme. Inoltre queste canzoni ci mostrano
il Woody Guthrie avido ascoltatore che è stato in vita: le sue canzoni per l’infanzia non
intendono insegnare nulla ai bambini, quanto piuttosto mostrano quanto egli abbia
imparato da loro.
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