COS'E' LO SCHEMA CORPOREO? Lo schema corporeo è l’immagine che abbiamo, in ogni momento del nostro corpo e della sua posizione nello spazio, nel tempo e nell’ambiente. I PREREQUISITI FUNZIONALI che incidono sull'evoluzione dello schema corporeo sono : * equilibrio e controllo posturale ; * strutturazione e controllo della lateralità dominante * educazione e controllo della respirazione ; * educazione al rilassamento globale ed intersegmentario ; * coordinazione dinamica generale ed intersegmentaria. Recettori sensoriali,sono organelli di dimensioni microscopiche costituiti da terminazioni di cellule nervose, di struttura anatomica differente, a seconda del ruolo ciascun tipo di recettore deve svolgere. Attraverso queste strutture il corpo riceve informazioni dall’ambiente interno ed esterno e predispone le reazioni più opportune. I recettori sensoriali sono tutti collegati al sistema nervoso centrale attraverso numerose vie nervose e si dividono in: recettori chimici o chemiocettori (rilevano variazioni di concentrazione di specifiche molecole); recettori meccanici o meccanocettori (sono sensibili alle deformazioni meccaniche); fotocettori (percepiscono gli stimoli luminosi); recettori termici o termocettori (sono stimolati dalle variazioni di temperatura); propriocettori (registrano informazioni, ad esempio, sul peso dell’individuo o sulla sua posizione in relazione all’ambiente). Cos’è la postura? La postura è la posizione del nostro corpo nello spazio, intesa sia come atteggiamento che il corpo assume rispetto all’ambiente e alla superficie d’appoggio, sia come relazione spaziale tra i vari segmenti scheletrici. La postura può essere normale (“fisiologica”) o anormale (“patologica”). Per normale si intende un modello adattato all’ambiente; per anormale si intende una posizione disadattata, o “disarmonica”. A determinare la postura di un individuo sono complessi meccanismi neurofisiologici e biomeccanici. Schematizzando possiamo dire che il sistema tonico posturale presenta una sorta di computer centrale (il sistema nervoso centrale) che ha il compito di regolare l’equilibrio e la posizione del corpo attraverso i muscoli posturali. Questo computer è attivato dalle informazioni che arrivano dai recettori specifici della postura, situati in varie parti del corpo e in special modo a livello di: piede, occhio, apparato stomatognatico, sistema vestibolare (situato nell’orecchio interno), pelle, muscoli e articolazioni. Che cos’è l’equilibrio? L’equilibrio è il mantenimento del corpo in posizione eretta in opposizione alla gravità. Cioè quella capacità che ci consente, attraverso aggiustamenti riflessi, automatizzati o volontari di mantenere una posizione statica o di seguire un movimento senza cadere anticipando o reagendo prontamente ai possibili fattori di squilibrio. Si attribuisce all’udito interno la responsabilità di modulare l’equilibrio nel corpo umano. È il complesso vestibolare, nell’udito interno, che specificamente registra le sensazioni collegate al senso dell’equilibrio. La lateralità Che cos’è? Dal punto di vista dell’attività motoria per sviluppo della lateralità s’intende un predomino motorio abituale che verte sui segmenti destri o sinistri del corpo. A cosa serve? Consolidare e strutturare la naturale lateralità del bambino, la dominanza di un emicorpo sull’altro, comporta l’apprendimento di movimenti coordinati, l’esecuzione di gesti motori precisi, sviluppare una buona coordinazione oculo-manuale e oculo-podalica, raggiungere un buon equilibrio statico e dinamico, una buona strutturazione spazio-temporale Lateralità cerebrale Nell’emisfero sinistro ha sede il pensiero razionale, il linguaggio, la logica, il calcolo. Nell’emisfero destro il pensiero intuitivo, la percezione dello spazio, l’analisi di strutture spaziali e sonore complesse. Il pensiero è un processo elettrobiochimico complesso, in cui è il corpo nella sua totalità ad assumere significato. a) La destralità vera: la dominanza cerebrale è a sinistra. Tutte le realizzazioni motorie sono determinate a destra, è in realtà il caso statisticamente più frequente. b) La sinistralità vera: la dominanza cerebrale traduce una specializzazione a destra degli emisferi. RISCALDAMENTO Definizione di riscaldamento: •il riscaldamento è quella parte della seduta di allenamento che precede la gara o l'allenamento, che dura alcuni minuti durante i quali vengono eseguiti alcuni esercizi definiti generali e specifici con lo scopo di preparare il fisico a un impegno maggiore. Scopi del riscaldamento sono : a) produrre un aumento della temperatura corporea di 1-2 gradi. b) migliora sensibilità recettori nervosi e la velocità di conduzione impulsi nervosi, c) fa diminuire gli “attriti” articolari e le “resistenze” muscolari con maggiore efficienza contrattile. d) predispone fisiologicamente l’organismo all’allenamento o gara. e) aumento frequenza cardiaca (stimolazione del sistema simpatico) e aumento dell’impegno dell’ apparato circolatorio con maggiore ossigenazione muscolare e ridistribuzione del sangue nei distretti corporei. f) previene rischi a tendini e legamenti. DOPING. Lo sport è praticato soprattutto per migliorare il fisico, ma aiuta anche nel campo psicologico. Lo sport, infatti, serve per scaricare le tensioni che si accumulano durante la giornata con la scuola o il lavoro rendendo così la persona che lo pratica più serena e piena di gioia di vivere. Lo sport nasce grazie ai greci circa nel 776 a.C., quando istituirono per la prima volta le Olimpiadi che erano seguite da molte persone come si fa oggi negli stadi. Inoltre le Olimpiadi servivano anche per formulare il calendario poiché si svolgevano una volta ogni quattro anni. “Il problema doping nello sport è purtroppo diffuso, serio e preoccupante ! E' praticato non solo nello sport di alto livello ma spesso anche in quello amatoriale. E' considerato DOPING l'uso di sostanze o di procedimenti destinati ad aumentare artificialmente il rendimento. II doping contravviene all’etica sia dello sport che della scienza medica. II doping consiste: 1) nella somministrazione di sostanze appartenenti alle classi proibite di agenti farmacologici e/o 2) nell’utilizzo di vari metodi proibiti.” EPO di terza generazione che cos’è: Cera, la cui sigla sta per "attivatori continui dei recettori dell'eritropoiesi", non sono nati per sopportare uno sforzo prolungato, come quello dei ciclisti, ma per +combattere l'anemia renale. Questi nuovi farmaci sono basati sugli agenti che stimolano l'eritropoietina, una proteina-ormone prodotta dai reni che stimola la produzione di nuovi globuli rossi nel midollo osseo. Il successo dei Cera è dato dall'efficacia prolungata sull'organismo, di molto superiore alla semplice eritropoietina. Ecco quindi che ad esempio i ciclisti si procurano l’EPO o culturisti si riempiono di steroidi anabolizzanti, ma ci sono anche alcuni antidolorifici, per esempio, se da un lato non fanno sentire la fatica della gara, dall'altra aumentano il rischio di traumi sportivi; gli steroidi determinano modificazioni preoccupanti a livello muscoloscheletrico, nonché lo sviluppo abnorme e patologico di taluni organi; l'uso prolungato di eritropoietina causa gravi scompensi a carico dell'apparato circolatorio, così come l'impiego di stimolanti. L'ormone della crescita, oltre all'ipertrofia di alcuni organi vitali, favorisce lo sviluppo di tumori; alcuni integratori alimentari provocano lesioni renali; la pratica dell'emoautotrasfusione a fini sportivi non è esente da pericolose complicanze. Attualmente sembra che il tasso di calciatori che si ammala di una gravissima e letale forma di paralisi progressiva, nota come morbo di Gehrig, sia significativamente superiore a quello del resto della popolazione Ma dietro l’uso di queste sostanza non c’è solo l’atleta in se che ne fa uso, ma capita che a determinare questa situazione siano altre persone, nello sport si muovono grandi interessi economici e di potere. La vittoria è spesso l’unico risultato accettato da sponsor e dirigenti e viene interiorizzato come valore assoluto anche da allenatori e atleti. Per poter eliminare o ridurre l’uso delle sostanze dopanti basterebbe innanzi tutto aumentare i controlli, rendendoli più frequenti e scoraggiando così gli atleti ad assumere sostanze che potrebbero allontanarli per sempre dalle gare e consegnarli al pubblico scherno, occorre infine recuperare i valori dello sport che man mano stanno scomparendo. Traumi sportivi. Le cause dei traumi sportivi. Le lesioni provocate da azioni meccaniche prendono il nome di traumi. Esso avviene per disparità tra forza applicata e resistenza dei tessuti: nella pratica sportiva è spesso il carico ad essere eccessivo (errori nell'allenamento, insufficiente preparazione atletica, gestualità scorretta), ma talvolta può essere la resistenza della parte anatomica ad essere indebolita (affaticamento, immaturità nell'età dello sviluppo, preesistenti lesioni). Cosa fare sul campo ? Ancora prima di aver appurato l'esatta natura dell'infortunio, è molto importante agire già sul campo con semplici misure di primo soccorso, estremamente utili per limitare gli effetti lesivi del trauma. Gli anglosassoni, sempre molto pratici, ricordano queste prime cure con la sigla RICE : 1. Rest, riposo, cioè interrompere l'attività; 2. Ice, ghiaccio, quindi applicazione del freddo; 3. Compression, compressione, vale a dire la fasciatura elastica; 4. Elevation, sollevamento della parte infortunata (se si tratta di un arto) al di sopra del livello del cuore. L'immediata sospensione dell'attività riduce, poi, l'ulteriore danno provocato dall'emorragia, dall'edema e dalla subentrante infiammazione. Il freddo limita il dolore e l'eccessivo afflusso di sangue verso la parte lesa. La compressione elastica e la posizione elevata riducono soprattutto il gonfiore. Gli spray universalmente diffusi hanno un effetto anestetico molto fugace, utile solo per traumi molto lievi come le contusioni. La vera crioterapia si fa applicando sulla parte un cold pack, contenitore plastico in cui il mescolamento di sostanza chimiche abbassa la temperatura, o un sacchetto con ghiaccio tritato. L'applicazione del freddo va mantenuta e rimossa ogni dieci minuti, per circa un'ora, ripetendo il trattamento più volte nelle prime 24 ore. Possono essere : a carico del tessuti molli contusione ( lesione di un muscolo o ammaccatura di una parte del corpo , con arrossamento della parte interessata che col tempo diventa viola, poi blu e giallo). Applicare acqua fredda o ghiaccio al max 20 minuti; abrasione o escoriazione (interruzioni superficiali della cute con piccola fuoriuscita di sangue. Pulire, detergere e disinfettare); ferite da taglio (generalmente superficiale, applicare punti di sutura se il sangue non si arresta), da punta (un agente appuntito va a ledere in profondità i tessuti muscolari, ricovero in ospedale necessario, non togliere il corpo estraneo), da arma da fuoco (le ferite possono essere gravi se si recidono arterie o vene, porre un laccio emostatico a monte al max per 20’); lussazione (allontanamento permanente dei corpi ossei che fuoriescono dalla sede, tipico della spalla –deformazione della parte interessata. Va risistemata da medici competenti-, tendini e legamenti si strappano); frattura (rottura totale o parziale di un osso. È completa quando si formano 2 monconi ossei. Quando sono chiuse l’osso non fuoriesce dalla pelle, mentre sono aperte quando fuoriesce – schegge, multipla, a legno vivo, esposta-). A carico dei muscoli :stiramento (rottura delle fibre muscolari, mai massaggiare, immobilizzare); strappo (lesione quasi totale del muscolo, distacco del tendine dall’osso, piccolo avvallamento). Distorsione La distorsione di caviglia è causata o da una caduta o da una torsione dei capi ossei che si allontanano e poi ritornano subito nella loro posizione. Questo provoca una distensione dei legamenti e dei tendini che porta ad una tensione per l’articolazione. In seguito al trauma comparirà una marcata tumefazione della regione malleolare colpita, accompagnata da vivo dolore che spesso impedisce l’appoggio del piede a terra. Quindi c’è impossibilità di movimento, applicare subito ghiaccio e riposo. A seconda del numero di legamenti coinvolti e del danno subito, la gravità viene quantificata in tre gradi. Nelle distorsioni di I grado spesso basta il riposo articolare , integrato da terapia anti infiammatoria, seguito da cicli di terapia fisica (ionoforesi, laser) e fisiocinesiterapia; la ripresa dell’attività sportiva sarà consentita a quadro clinico risolto. Nelle lesioni di II grado in cui la compromissione dell’integrità legamentosa è più grave rispetto al precedente è opportuno procedere ad immobilizzazione per 4 settimane, a cui seguirà un intenso programma riabilitativo. Le lesioni di III grado, ovvero la rottura completa del legamento, prevedono la terapia chirurgica seguita da periodo di immobilità. Malori: mal di milza (si accusa durante la corsa a sx. è un organo cavo di deposito dei globuli rossi che vengono richiamati per mettere in circolo più ossigeno. È un fattore fisiologico che si manifesta nei casi poco allenati); mal di fegato (si avverte a dx ed è causato dal cuore che pompa più a dx che a sx); colpo di sole (dipende dalle radiazioni solari che colpiscono la testa. Porta ad un aumento della temperatura del corpo tanto da portare alla morte. Sintomi come febbre alta, pelle caldissima e secca, nausea e confusione mentale); colpo di calore (provocato dalla permanenza in luoghi caldi e umidi. Abbassamento della pressione e svenimento anticipato da elevata sudorazione); svenimento (si verifica per annegamento, assodamento, soffocamento, trauma, insuff afflusso di sangue al cervello, epilessia). Congelamento (si verifica nelle estremità del corpo i quanto il sangue viene chiamato a mantenere più caldi gli organi vitali. Quindi i tessuti rimangono con pochissimo sangue che se si prolunga va incontro a necrosi – morte del tessuto-). Assideramento (colpisce tutto il corpo, contatto diretto col corpo, abbassamento della temperatura corporea con conseguente arresto cardiaco. La persona si addormenta, perde i sensi e muore). Ustioni (causate dal calore, freddo, sostanze chimiche o folgorazione. A seconda del tempo di permanenza dell’agente ustionante sulla pelle si hanno ustioni di 1°, 2° o 3° grado). LO SCHELETRO. Le ossa. Costituiscono lo scheletro l'insieme delle strutture ossee del corpo aventi funzione di sostegno e di protezione dei tessuti molli. Le ossa, grazie alla connessione con il sistema muscolare, funzionano da leve consentendo il movimento e sono circa 206, unite fra di loro da diversi tipi di giunture, articolazioni e legamenti. ESTERNAMENTE LE OSSA SI DISTINGUONO in : - ossa lunghe: se la lunghezza prevale sulle altre dimensioni; - ossa piatte o larghe: se la larghezza e la lunghezza prevalgono sullo spessore; - ossa brevi: se le tre dimensioni sono pressoché uguali. Delle ossa lunghe viene convenzionalmente definita diafisi o corpo la parte principale ed epifisi le due parti estreme. Le cavità presenti nelle ossa possono essere articolari e non, a seconda se fanno parte o meno di un'articolazione. Le cavità non articolari possono offrire inserzione ai tendini oppure accogliere organi o rendere l'osso più leggero senza diminuirne la resistenza. La CONFORMAZIONE INTERNA DELLE OSSA presenta tre tipi di tessuto osseo : - tessuto osseo compatto: risultante dalla sovrapposizione di numerose lamelle ossee; - tessuto osseo spugnoso: costituito da tante piccole cavità, delimitate dall'intreccio di lamelle ossee; - tessuto osseo reticolare: simile al precedente ma con cavità maggiori. L'osso è una struttura dinamica in continua trasformazione, infatti è provvisto di vasi arteriosi e venosi, vasi linfatici e nervi. In relazione alla loro DISPOSIZIONE SCHELETRICA le ossa costituiscono : TESTA: situata superiormente al collo e articolata mediante l’osso occipitale alla prima vertebra cervicale (atlante) si suddivide in: - Cranio: parte superiore e posteriore costituita da otto ossa, quattro impari (frontale, etmoide, sfenoide, occipitale) e due pari (temporali e parietali). - Faccia: parte anteriore costituita dalle ossa della regione nasale e mascellare , in tutto quattordici ossa. TRONCO, formato da: - Colonna vertebrale: insieme delle vertebre incolonnate lungo la linea mediana posteriore tra il capo ed il bacino. La colonna vertebrale si suddivide in segmenti relativi alla regione del corpo che attraversano. La colonna vertebrale costituito da 33 o 34 vertebre sovrapposte, si suddivide: - tratto cervicale (collo): composto da 7 vertebre (le prime due sono l'atlante e l'epistrofeo); - tratto dorsale (dorso): composto da 12 vertebre; - tratto lombare (lombi): composto da 5 vertebre; - tratto sacrale (sacro): composto da 5 vertebre; - tratto coccigeo (coccige): composto da 4-5 vertebre. Sia le vertebre sacrali che le vertebre coccigee sono saldate tra di loro. - Ossa del cinto toracico: collegamento tra l’arto superiore ed il tronco. È formato da: - clavicola: osso pari e appiattito articolato tra la parte alta dello sterno e l’acromion della scapola; - scapola: osso piatto e triangolare situato nella regione superiore laterale del dorso. Nel suo angolo esterno si articola con l’omero e con la clavicola, rispettivamente con la cavità glenoidea e l’acromion. - Gabbia toracica: insieme delle ossa che costituiscono lo scheletro della regione toracica e dorsale. È costituita dalle vertebre dorsali, dalle costole e dallo sterno (osso impari simmetrico costituente la parte anteriore della gabbia toracica. Su di esso si di articolano le clavicole e le costole). La gabbia toracica ha la funzione di proteggere organi vitali come cuore e polmoni, ma è anche flessibile e mobile grazie all'elasticità delle articolazioni tra costole e vertebre, in modo da poter espandersi e permettere la respirazione. E' costituita lateralmente dalle costole, anteriormente dallo sterno, e posteriormente dalle vertebre toraciche. Le prime sette paia di costole sono congiunte direttamente allo sterno e si chiamano costole vere o sternali. Le tre paia successive, dette coste false, sono tra loro congiunte da una cartilagine a sua volta congiunta allo sterno. Le ultime due paia, più corte delle altre, dette fluttuanti, non raggiungono lo sterno e sono libere. La cartilagine che unisce le coste tra di loro è importante, perchè rende possibile i movimenti respiratori. - Bacino: complesso osseo, formato dalle due ossa iliache e dall’osso sacro, su cui si articolano gli arti inferiori e la colonna vertebrale. La parte inferiore dell’osso iliaco viene denominata pube. ARTI SUPERIORI, comprendenti: - Omero: osso lungo costituente la parte scheletrica del braccio. Si articola tra la cavità glenoidea della scapola e l’una e radio dell’avambraccio. - Radio: osso lungo che, insieme all’ulna, costituisce la parte scheletrica dell’avambraccio. Si articola tra l’omero, l’ulna ed il carpo. - Ulna: osso lungo che, insieme al radio, costituisce lo scheletro dell’avambraccio. Si articola sul radio e tra l’omero ed il carpo. - Carpo: regione della mano compresa tra l’articolazione del polso ed il metacarpo. Si compone di otto ossa: scafoide, semilunare, piramidale, piriforme, trapezio, trapezoide, grande osso e uncinato. - Metacarpo: regione della mano che congiunge il carpo alle falangi. Dal punto di vista scheletrico è composta da cinque ossa. - Falangi: segmenti ossei che compongono le dita della mano. Sono tre per ogni dito, rispettivamente falange, falangina, e falangetta. Fa eccezione il pollice che ne ha due. ARTI INFERIORI, comprendenti: - Femore: osso lungo della coscia che si articola tra l’osso iliaco, tibia e rotula. - Rotula: osso piatto della regione anteriore del ginocchio. - Tibia: osso lungo che, insieme al perone, costituisce la parte scheletrica della gamba. Si articola tra il femore e rotula (ginocchio) ed il perone e l’astragalo (caviglia). - Perone: osso lungo che insieme alla tibia costituisce la parte scheletrica della gamba. Situato esternamente alla tibia, si articola tra la parte superiore di questa e l’astragalo del piede. - Tarso: regione del piede compresa tra l’articolazione della caviglia ed il metatarso. Si compone di sette ossa: astragalo (situato nella regione del calcagno, articolato superiormente con la tibia), calcagno (situato nell’estremità postero-inferiore del piede. Si articola con l’astragalo ed il cuboide. Forma la protuberanza del tallone), scafoide, cuboide e le tre ossa cuneiformi. - Metatarso: regione del piede che congiunge il tarso alle falangi. Dal punto di vista scheletrico è composto da cinque ossa. - Falangi: segmenti ossei che compongono le dita del piede. Sono tre per ogni dito, rispettivamente falange, falangina, e falangetta. Fa eccezione l’alluce che ne ha due. Le articolazioni. Le ossa devono muoversi su dei perni, che nel corpo umano sono rappresentate dalle articolazioni Fra tutte le articolazioni, quella del ginocchio è la più complessa, deve flettersi e allo stesso tempo sopportare pesanti carichi: è la rotula che permette ai muscoli di esercitare grosse forze quando l’articolazione è in movimento. Per ridurre l’attrito, le ossa sono separate da un soffice cuscinetto che contiene un lubrificante naturale, chiamato liquido sinoviale. Se le articolazioni non fossero ben lubrificate, ci muoveremmo a scatti, come dei robots. Le articolazioni costituiscono il sistema di connessione tra due o più segmenti ossei. Nell'esame di una articolazione vanno presi in considerazione le superfici articolari e i mezzi di connessione. In base al grado di mobilità che permettono le superfici di contatto, le articolazioni vengono classificate come : - DIARTROSI o mobili, possono avere diversa forma ed effettuare diversi movimenti molto ampi, es. articolazione del ginocchio, della spalla e dell’anca ( coxo- femorale ). - ANFIARTROSI o semimobili, , sono generalmente costituite da superfici ossee pianeggianti o quasi, con l'interposizione di un disco cartilagineo (es.: tra le vertebre). Consentono piccoli movimenti in tutti i sensi. - SINARTROSI o immobili, non hanno una vera e propria meccanica articolare. Quando i due segmenti ossei, sono uniti senza mobilità, da giunture, es. ossa del cranio. LE ARTICOLAZIONI DEL CORPO UMANO sono : Articolazioni del busto: - articolazioni del capo (occipito-atlantoidea ed atlanto-epistrofea); - articolazioni della colonna vertebrale (intervertebrali); - articolazioni vertebro-costali; - articolazioni costo-sternali. Articolazioni degli arti superiori: - complesso articolare della spalla (sterno-clavicolare, acromio-clavicolare e scapolo-omerale); - articolazione del gomito (omero-radio-ulnare superiore); - articolazione del polso (radio-carpica e radio-ulnare inferiore); - articolazioni della mano. Articolazioni degli arti inferiori: - articolazione dell'anca (coxo-femorale); - articolazione del ginocchio (femoro-rotuleo-tibiale); - articolazione della caviglia (tibio-tarsica e peroneo-tibiale inferiore); - articolazioni del piede. CENNI SULL’APPARATO RESPIRATORIO. L’apparato respiratorio costituisce il nostro contatto vitale con l’esterno. Esso permette di immettere l’ossigeno nell’apparato circolatorio e trasferire all’esterno l’anidride carbonica. Tutte le cellule del nostro corpo hanno bisogno dell’ossigeno per vivere ed è attraverso il meccanismo della combustione che le sostanze nutritive possono essere utilizzate. La funzione dell’apparato respiratorio è la respirazione cioè lo scambio gassoso tra il canale respiratorio e quello circolatorio. Si parla di: · respirazione polmonare : è il passaggio dell’ossigeno dalle vie aeree al canale sanguigno · respirazione cellulare: è il passaggio di ossigeno dal sangue alla cellula con conseguente cessione al sangue di anidride carbonica. L’aria inspirata contiene circa il 21% di ossigeno, il 78% di azoto e una dose irrilevante di anidride carbonica. In uscita la stessa diventa rispettivamente ossigeno per il 14%, anidride carbonica per il 5,6% e azoto nella stessa percentuale di entrata. LE VIE RESPIRATORIE. L’aria entra nel nostro corpo attraverso il naso o la bocca. Passa nella faringe, cavità (spazio vuoto) a forma di imbuto, che unisce il naso e la bocca con l’apparato digerente e quello respiratorio Passa nella laringe, un tubo dove si trovano le corde vocali, che è unita alla trachea, un altro tubo nella parte inferiore (bassa) del collo. Nel torace la trachea si divide in due parti: il ramo di sinistra e quello di destra che formano i bronchi. I bronchi si trovano nei polmoni, due organi a forma di cono, spugnosi, che occupano gran partedella cavità toracica. I polmoni sono rivestiti da una membrana (tessuto sottile ed elastico che serve a proteggere gli organi o fa da collegamento fra due parti dell’organismo) detta pleura. I bronchi si dividono in rami più piccoli detti (chiamati) bronchioli che terminano (finiscono, arrivano) negli alveoli ( CIRCA 300 MILIONI ), vescichette polmonari(membrana a forma di piccolo sacco). Come avviene lo scambio gassoso. L’aria che arriva agli alveoli polmonari è ricca di ossigeno. Nelle loro pareti, cioè la membrana che racchiude l’alveolo, ci sono molti capillari (vasi sanguigni piccolissimi)che portano sangue ricco di anidride carbonica. L’ossigeno attraversa la membrana e va nel sangue la stessa cosa fa l’anidride carbonica che dal sangue passa agli alveoli. Grazie al sangue l’ossigeno si distribuisce nelle cellule del nostro corpo favorendo (aiutando, permettendo) la combustione degli alimenti e la produzione di energia. I polmoni di un uomo adulto possono contenere circa 7 litri d’aria, quelli di una donna circa 5 litri (capacità polmonare). Un adulto in normali condizioni fisiche e a riposo compie circa 15-20 atti respiratori al minuto ed inala ad ogni atto circa 500 cc. di aria (volume corrente) e somma, con la ventilazione forzata ulteriori 2000-2500 cc (volume di riserva inspiratoria). Nella espirazione forzata, dopo una normale espirazione di circa 500 cc di aria, riesce ad espellerne altri 1000-1500 cc. (volume di riserva espiratoria). La somma di questi due volumi, compresi i 500 cc. di ogni atto respiratorio normale da un totale di 4000-5000 cc. (capacità vitale). I polmoni non possono, comunque, essere svuotati completamente per cui rimangono sempre circa 1500 cc. (volume residuo) che occupa sempre lo spazio che comprende la gabbia toracica fino alle prime vie aeree. Inspirazione (Volume corrente) Inspirazione Espirazione Espirazione forzata forzata (Volume di riserva (Volume di riserva inspiratoria) espiratoria) 400-500 cc =1/2 LITRO 2000-2500 = 2500 cc =1/2 1000-1500 cc 2,5 LITRI LITRO 1-1,5 LITRO CAPACITÀ VITALE (4000-5000 cc) = 4-5 LITRI I muscoli della respirazione. Il diaframma è il muscolo respiratorio per eccellenza. Un suo blocco può portare alterazioni della colonna vertebrale, cervicalgie, dolore lombare intercostali, contratture muscolari e gravi alterazioni della postura e perfino dolori addominali e alterazione del ciclo mestruale Come funziona il diaframma ? Immaginate una siringa per iniezioni col suo stantuffo, la parte col forellino dove si inserisce l'ago rappresenta la bocca, lo stantuffo è il diaframma; quando lo stantuffo scende risucchia aria nella siringa (polmoni), quando sale viceversa. Questo meccanismo rappresenta la respirazione primaria. I muscoli della respirazione possono essere classificati in due categorie principali: da una parte i muscoli inspiratori che con la loro azione elevano le coste e lo sterno aumentando il volume della gabbia toracica e dall'altra i muscoli espiratori che abbassano le coste e lo sterno diminuendo il volume della gabbia toracica. Si può inoltre applicare un ulteriore suddivisione separando i muscoli inspiratori ed espiratori principali da quelli ausiliari. I muscoli inspiratori principali sono quelli che si contraggono durante il normale ciclo inspiratorio; i muscoli inspiratori ausiliari intervengono solo in casi particolari quando si debbono attuare movimenti eccezionalmente ampi e potenti (inspirazione forzata). Analogo discorso può essere fatto per i muscoli espiratori principali ed ausiliari. NORMALE FORZATA INSPIRAZIONE ESPIRAZIONE Contrazione di: Rilassamento di: - Intercostali esterni - Intercostali esterni - Diaframma - Diaframma Contrazione di: Contrazione di: - Dentato posteriore superiore - Dentato posteriore inferiore - Elevatori delle coste (o sopracostale) - Obliquo esterno - Elevatore della scapola - Obliquo interno - Gran dentato - Quadrato dei lombi - Gran dorsale - Retto dell'addome - Gran pettorale - Trasverso dell'addome - Ileocostale del collo - Triangolare dello sterno - Piccolo pettorale - Scaleno anteriore, medio e superiore - Sopra e Sottoioideo - Sternocleidomastoideo (capo sternale e clavicolare) - Succlavio - Trapezio CENNI SUL SISTEMA MUSCOLARE Il sistema muscolare è l'insieme di tessuti che permette la locomozione del soggetto e lo scorrimento di sostanze organiche interne come sangue e cibo. Nei Vertebrati il sistema muscolare è costituito da due tipologie di muscoli: · muscoli volontari, che sono di natura striata e che permettono il movimento del soggetto. Sono legati alle ossa tramite tendini e vengono spesso indicati anche come muscoli scheletrici · muscoli involontari, che sono invece di natura liscia. Vengono detti anche muscoli viscerali perché si trovano a ricoprire gran parte delle pareti degli organi interni, come nel tratto digestivo, nella vescica, nei dotti, nelle arterie, nelle vene, ecc. Fa eccezione il muscolo cardiaco (detto anche miocardio), di natura involontaria ma di struttura striata. Insieme al sistema scheletrico forma l'apparato locomotore, di cui è la parte attiva. Dal punto di vista della funzione motoria è possibile distinguere muscoli deputati alla statica, in particolare i muscoli della parte posteriore del corpo, e deputati alla dinamica, rappresentati grossomodo dai muscoli della parte anteriore. Importantissima è la correlazione col sistema nervoso, il quale partecipa alla contrazione muscolare. L'apparato muscolare rappresenta una porzione importante del nostro organismo: oltre il 50% di esso è costituito da muscoli. I muscoli sono di due tipi: volontari, formati da tessuto striato, sono più di 400, vengono comandati dal cervello e ci permettono il movimento involontari, formati da tessuto liscio, sono comandati dal sistema nervoso autonomo. Essi consentono, senza l’intervento della nostra volontà, i movimenti automatici degli organi, come quelli che determinano la progressione del cibo nel tubo digerente o quelli che controllano le variazioni di dimensione dei vasi arteriosi per la regolazione della circolazione sanguigna. Si tratta di muscoli che si contraggono con minor rapidità di quelli scheletrici, ma in cui lo stato di contrazione può durare più a lungo. I muscoli sono fissati alle ossa per mezzo di tendini che sono dei cordoni elastici. Si dicono antagonisti i muscoli che svolgono azioni contrarie: ad esempio il bicipite ed il tricipite che permettono la flessione e la distensione del braccio. I muscoli per compiere il loro lavoro hanno bisogno di molta energia. Per questo sono abbondantemente irrorati di sangue che fornisce loro il combustibile ed il comburante e provvede anche ad asportare i rifiuti del lavoro muscolare (acido lattico). PRINCIPALI MUSCOLI DEL CORPO UMANO. ADDOME Trasverso dell'addome, obliqui, quadrato dei lombi, iliaco... ARTO SUPERIORE Tricipite, bicipite brachiale, coracobrachiale, anconeo, deltoide... ARTO INFERIORE Quadricipite semitendinoso bicipite femorale, soleo gastrocnemio... TRONCO Grande dorsale, dentato anteriore, trapezio, grande pettorale... L'apparato cardiocircolatorio: L'APPARATO CARDIO-CIRCOLATORIO è un sistema idraulico composto da una pompa (cuore), una rete di tubi (vasi sanguigni) e un liquido che vi scorre (sangue). Funzioni: trasportare a tutte le cellule dell'organismo (attraverso il sangue) l'ossigeno necessario per l'utilizzo delle sostanze nutritive frutto della digestione, trasportare gli ormoni che svolgono funzioni regolatrici, allontanando i prodotti di rifiuto che se accumulati diventano tossici. Il sangue ha un colore rosso cupo ed è formato da : globuli rossi, globuli bianchi, piastrine e plasma ( parte liquida) . I globuli rossi, sono circa 5 milioni per mm.3 e vengono prodotti dal midollo rosso delle ossa. Si chiamano anche eritrociti e contengono una sostanza detta “ EMOGLOBINA”, che si lega all’ossigeno e all’anidride carbonica. Quindi il sangue cede l’ossigeno ai tessuti e prende l’anidride carbonica. I globuli bianchi ( o leucociti ), sono cellule senza colore, più grossi dei globuli rossi e molto meno numerosi. Sono infatti 7-8000 per mm.3 e vengono dalle ghiandole linfatiche e dalla milza. Hanno la proprietà di distruggere i germi nocivi così l’organismo non rimane infetto. Le piastrine, molto piccole, incolori e in numero variabileda 180 a 250.000 per mm.3. Hanno il compito di arrestare emorragie, facendo coagulare il sangue. Anatomia. L'apparato cardiovascolare è formato da organi cavi di tipo vascolare: 1. Cuore, “muscolo" che rilassandosi (diastole) e contraendosi (sistole), dà la spinta al sangue . Il cuore è un organo cavo formato da un particolare tipo di tessuto muscolare (tessuto striato cardiaco), le cui contrazioni avvengono in modo ritmico e involontario e sono regolate da strutture (nodi) che funzionano come pacemaker naturali. La funzione del cuore è quella di spingere il sangue e di farlo circolare nell'apparato circolatorio: questo organo, infatti, contraendosi, agisce come una pompa. Il cuore può essere diviso in due sistemi paralleli e indipendenti, uno a sinistra e uno a destra, ognuno formato da due cavità, l'atrio (collocato nella porzione superiore dell'organo) e il ventricolo (che si trova nella porzione inferiore), tra loro separate da una valvola atrio-ventricolare (tricuspide a destra e bicuspide o mitrale a sinistra). I due sistemi, per la loro posizione anatomica, vengono spesso chiamati cuore destro e cuore sinistro e sono completamente separati da un setto muscolare 2. Vasi sanguigni, conducono il sangue 1. Arterie (conducono il sangue dal cuore ai tessuti) 2. Vene (conducono il sangue dai tessuti al cuore) 3. Capillari (permettono gli scambi sangue/tessuti/sangue) Piccola Circolazione Il sangue venoso, carico di anidride carbonica, arriva attraverso la vena cava inferiore e la vena cava superiore nell’atrio destro che per accoglierlo si dilata. Le due vene si fanno carico di convogliare il sangue proveniente rispettivamente dalla parte inferiore ( arti inferiori e visceri ) e da quello superiore ( testa e arti superiori ) del corpo. Con la contrazione dell’atrio il sangue venoso passa, attraverso la valvola tricuspide, nel ventricolo destro, che contemporaneamente si è dilatato; questo, contraendosi subito dopo, espelle il sangue e lo spinge nell’arteria polmonare, attraverso la quale giunge nei polmoni dove cede l’anidride carbonica e si carica d’ossigeno. Mediante le 4 vene polmonari ( provenienti due dal polmone sinistro e due da quello destro ) il sangue ritorna al cuore, questa volta ricco di ossigeno. Grande circolazione Entra nell’atrio sinistro che, contraendosi, lo invia nel ventricolo sottostante, da cui viene sospinto nell’aorta. Questa grossa arteria si suddivide in tanti rami arteriosi che via via si assottigliano fino a trasformarsi in capillari. Qui il sangue scorre molto lentamente, in maniera tale che, arrivando ai vari tessuti del nostro corpo, possa cedere l’ossigeno e le sostanze nutritive ai tessuti e rimuovere da questi i prodotti di scarto. A questo punto il sangue da arterioso, cioè ricco di ossigeno, diventa venoso, ovvero carico di anidride carbonica, ed inizia il viaggio di ritorno, incanalandosi in vene sempre più grosse fino a confluire nelle due vene cave, inferiore e superiore, che lo riportano al cuore…e il circolo continua. Fibre rosse o fibre bianche: che differenza c'è? Le fibre muscolari sono diverse tra loro per proprietà meccanica e di conseguenza hanno caratteristiche chimiche e morfologiche differenti. Le fibre si differenziano anche per l’innervazione: quelle rosse sono innervate da un motoneurone di piccole dimensioni, mentre quelle bianche sono sollecitate da motoneuroni di maggiori dimensioni. Da ciò risulta che le fibre rosse sono caratterizzate da una stimolazione più lenta, mentre quelle bianche da una sollecitazione molto rapida. A questo punto è facile comprendere che i muscoli dei corridori di resistenza sono caratterizzati da un’alta percentuale di fibre muscolari rosse, ricche di emoglobina. I muscoli dei velocisti invece hanno un’elevata composizione di fibre bianche, favorevoli al lavoro anaerobico. Bisogna considerare che la percentuale di fibre bianche e di fibre rosse varia da muscolo a muscolo ad esempio; il Soleo (muscolo del polpaccio), che svolge prevalentemente funzioni posturali, è quasi esclusivamente composto da fibre rosse (80%); al contrario, il Bicipite brachiale che interviene maggiormente nelle azioni quotidiane, presenta circa un 50% di fibre rosse e un 50% di bianche. Va comunque tenuto presente che le percentuali variano in base alle caratteristiche genetiche in ogni individuo. Inoltre le fibre lente ( o rosse) hanno un ruolo determinante sul tono muscolare, quindi in campo estetico sono le più produttive da allenare e da stimolare. Gli atleti con la maggior percentuale di fibre lente sono i maratoneti, gli sciatori di fondo ed i ciclisti su strada. Le fibre lente, infatti, grazie alla loro struttura metabolica, sono scarsamente affaticabili e possiedono una migliore efficienza. Al contrario gli atleti con la maggior percentuale di fibre veloci, bianche sono i velocisti, i pesisti ed i culturisti. Nelle specialità intermedie 400 - 800 - 1500 mt, la percentuale di fibre sarà intermedia tra gli estremi. Per le fibre bianche, l'allenamento può modificare le condizioni esistenti solo in minima parte. Quali sono i vantaggi nel praticare un’attività sportiva: L’attività fisica è importante perché provoca: _ una riduzione del tempo di recupero _ un aumento della frequenza respiratoria durante l’esercizio _ un aumento della capacità vitale _ un aumento della capacità di rimanere in apnea _ un miglioramento della meccanica respiratoria con una maggior efficienza dei muscoli respiratori. § Riduce lo stress e la tensione muscolare; § Migliora l'autostima, l'autocontrollo e il senso di benessere generale; § Aiuta a mantenere una buona mobilità articolare e a stimolare il liquido sinoviale; § Contribuisce a rinforzare le ossa in lunghezza e spessore; § Aumenta la forza e la resistenza muscolare ed anche il volume; § Permette di controllare il peso corporeo; § Riduce il rischio di malattie croniche (malattie vascolari, alcuni tipi di cancro, diabete mellito tipo 2). In quanto aumenta il numero dei capillari riduce le pulsazioni a riposo ( bradicardia ), riduce i tempi di recupero dopo lo sforzo, facilita lo scorrimento del sangue al cuore; § Migliora la regolazione della pressione negli ipertesi e dell'equilibrio glicemico nei diabetici; § Riduce gli stati d'ansia e di depressione; - prevenire o limitare i traumi all’apparato locomotore; - attenuazione di dolori e contratture muscolari; - migliorare la coordinazione e rendere il gesto più economico ed efficace; - eseguire i movimenti in maniera più ampia e, quindi, veloce; - migliorare la consapevolezza del proprio corpo e agevolazione del rilassamento generale. § Inoltre, lo sport viene praticato per migliorare l'aspetto fisico, ma l'esercizio di un'attività sportiva aiuta anche in campo psicologico. In questo senso, infatti, lo sport può servire per scaricare le tensioni che si accumulano durante la giornata rendendo così chi lo pratica più sereno. Inoltre l'esercizio di un'attività fisica è utile anche per controllare le emozioni, come ad esempio la rabbia. Un altro aspetto importante è la socializzazione. Anche in uno sport individuale, come il tennis o lo sci, il fatto che venga praticato insieme ad altri costituisce uno stimolo ad uscire da se stessi e dal proprio guscio, favorendo e incrementando i legami interpersonali. Uno sport di squadra invece è caratterizzato da una sorta di legame che unisce tutti quelli che appartengono ad una stessa squadra, e che insieme gareggiano contro un altro complesso di atleti. E' preferibile mantenere una velocità media costante al limite del fabbisogno compensatorio di ossigeno steady-state: quantità di ossigeno consumato è uguale all’ossigeno compensato dall’organismo, quindi si lavora in regime di perfetto equilibrio! Cercando nei successivi periodi,di aggiustarne il ritmo. Inoltre con l’attività aerobica, in sostanza, il cuore viene allenato in modo progressivo, lento, morbido, evitando che vada incontro a un superlavoro che lo sovraffaticherebbe in modo eccessivo e che potrebbe rivelarsi un boomerang a livello del sistema cardiocircolatorio. D’altra parte, si sa che “chi va piano, va sano e va lontano”: e un cuore che si allena “piano” è in grado effettivamente di andare lontano, cioè di stimolare l’apertura di capillari periferici che normalmente restano chiusi ( capillarizzazione ). Questo si traduce automaticamente in una maggiore ossigenazione dei tessuti e dei muscoli, ma anche in una migliore eliminazione delle scorie, a vantaggio dell’intero organismo. E della linea: perché l’attività aerobica agisce direttamente sui depositi di grasso cattivo e drena i ristagni di liquidi, dando scacco a cellulite e gonfiori localizzati. Inoltre, ha un effetto regolatore sull’ insulina , l’ormone che regola il rilascio di zuccheri nel sangue. Il movimento aerobico, poi, induce a respirare in maniera lenta e profonda, in modo che l’ossigeno non resti imbrigliato a livello della trachea, ma sia letteralmente “spinto” a contatto con gli alveoli , la parte del polmone che respira, portando ossigeno nel sangue ed eliminando anidride carbonica. Un occhio di riguardo all'alimentazione L’accoppiata vincente per mantenere il cuore in salute è una sola: movimento aerobico-alimentazione sana. Regime dietetico sano non significa solo limitare il consumo di grassi, sale e zuccheri semplici, ma anche non saltare mai l’appuntamento quotidiano con la colazione e il pranzo, indispensabili per ricaricare l’organismo e per fare scorte di energia da consumare la mattina e il pomeriggio, masticando sempre lentamente e a lungo. Meglio sarebbe, poi, consumare proteine (carne, pesce, uova) a mezzogiorno e una porzione di carboidrati complessi (pasta, riso) la sera per mantenere la glicemia più stabile durate le ore notturne. L'acqua da bere al giorno, deve aggirarsi su 1,5-2 litri circa. Il pasto che precede la gara va consumato normalmente 3 ore circa, prima. Prima e durante le gare è opportuno bere, ma frazionando le assunzioni di bevande. Dopo lo sforzo della gara si deve bere abbastanza acqua e mangiare non prima di un'ora e mezza, in modo da dare la possibilità all'apparato digerente di " riassestarsi", prima di iniziare la digestione. La carne può essere data una sola volta al giorno, è preferibile quella bianca, (come pollo, tacchino, pesce, coniglio, perchè è più facilmente digeribile per quantità in meno di connettivina ). Il giorno prima della gara, è necessario non appesantire l'organismo con alimenti troppo indigesti e quindi ricchi di grassi, l'ideale è rimanere su uno "standard normale". Tre pasti al giorno sono una buona regola, però è necessario che i giovani aggiungano ( se possibile) due merende, una a metà mattino ed uno al pomeriggio. La colazione del mattino deve essere più abbondante del solito caffè o latte, mentre la sera è bene essere moderati. Ad esempio l'ideale sarebbe una colazione a base di miele o marmellata con due o tre fette biscottate o " corn-flackes" e una tazza di tè. Le bevande calde sono più sane di quelle fredde o gelate. Uno stomaco normale impiega da 2 a 3 ore e mezza per digerire, a seconda dei cibi. Bisogna tenerlo presente e non fare bagni o sforzi eccessivi in questo periodo a scanso di guai anche molto seri. Per caloria s'intende la quantità di calore necessaria per portare un grammo di acqua da 14,5° a 15,5° ( piccola caloria ). Il quantitativo di calorie che occorrono per un soggetto dipende dal tipo di attività e dalle condizioni climatiche in cui vive. 1 GRAMMO DI PROTEINE E GLICIDI ( ZUCCHERI ) = 4 GRAMMI 1 GRAMMO DI LIPIDI ( GRASSI ) = 9 GRAMMI Normalmente, per sapere il fabbisogno giornaliero di calorie basta moltiplicare il peso del soggetto per 50 calorie. Es. kg.70 per 50 c. = 3.500 ( calorie giornaliere ). A queste devi aggiungere le calorie necessarie per l'attività sportive, suddivise grosso modo così: A) 50-55% da carboidrati ( pane, pasta, riso, patate, frutta, miele e dolciumi in genere...ect..); B) 15-20% da proteine ( carne di qualsiasi genere, formaggi, latticini, pesce, uova, legumi,ect..); C) 25-30% da lipidi ( margarina, olio, burro, frutta oleosa, insaccati vari- salumi, prosciutti. ect..); Le vitamine e i sali, sono forniti in quantità sufficiente da un'alimentazione ricca di verdure, frutta ed ortaggi ( broccoli, cavolfiore, zucchine, peperoni...ect). · ALIMENTAZIONE CORRETTA = Per un'alimentazione corretta è importante aggiungere alla propria dieta anche il pesce perchè fa bene, ma è vero che quello magro è il più ricco di omega 3, l'elemento utile per la prevenzione delle malattie cardiovascolari? No, al contrario, i pesci magri ne sono poveri. Infatti il merluzzo, la sogliola e la spigola ad es., sono poverissimi di omega 3. Il cefalo ne ha 6,8 ed è molto più indicato, ma ancor più il salmone che ha 12 grammi di grassi per etto e 2,5 grammi di omega 3. Le linee guida internazionali suggeriscono per un'alimentazione sana mezzo grammo di omega 3 al giorno, quindi con due porzioni di salmone da 150 grammi si riesce a coprire il fabbisogno di una settimana. Anche il pesce azzurro, in particolare le sardine, gli sgombri, le acciughe o alici, sono ricchi di questi acidi grassi. E' stato inoltre dimostrato che l'assunzione di omega 3, insieme ad una dieta ricca di verdura e frutta, aiuta a ridurre il rischio di malattie degenerative del cervello come l'Alzheimer, un disturbo mentale che si manifesta con perdita della memoria e seria alterazione della capacità di comprensione. ALIMENTAZIONE SCORRETTA = Un'alimentazione scorretta può favorire l'insorgenza di diversi tipi di malattie degenerative che sono tra le prime cause di mortalità in Italia. Uno dei principali difetti dell'alimentazione seguita dalla maggioranza degli italiani è l'eccessivo apporto di grassi, zuccheri e sale, a fronte di una scarsità di carboidrati complessi (come l'amido), vitamine e altri importanti elementi organici presenti in abbondanza nella frutta e nella verdura. OBESITA’= L' obesità è un fattore di rischio per la salute, tipica, anche se non esclusiva, delle società dette "del benessere". Si definisce obeso un individuo la cui massa di tessuto adiposo sia eccessiva e sia in grado di essere causa o aggravante di malattie. Tra queste sono le disfunzioni cardiocircolatorie, il diabete, problemi alle articolazioni e la sindrome da apnea notturna. Dieta ipocalorica e movimento fisico possono aiutare nei casi meno gravi, ma per quelli più problematici si interviene anche con terapie farmacologiche o chirurgiche. L'obesità è legata: a condizioni genetiche, a disfunzioni ormonali e alla psiche del paziente, dove spesso risiede la causa di questi disordini alimentari. È quindi basilare un supporto psicologico o psichiatrico per curare questo fattore rischio, in eccesso invalidante. ANORESSIA = è la mancanza o riduzione volontaria dell'appetito. Una persona diventa anoressica quando, riducendo o interrompendo la propria consueta alimentazione, scende sotto l’85% del peso normale per la propria età, sesso e altezza. Si tratta di un sintomo che accompagna numerose e distinte malattie, ed è dovuto a diverse cause. · BULIMIA = è un disturbo del comportamento alimentare. Clinicamente la bulimia è denotata da episodi in cui il soggetto sente un bisogno compulsivo di assumere spropositate quantità di cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di controllare il proprio comportamento. L'episodio bulimico è caratterizzato dall'atteggiamento compulsivo con cui il cibo è ingerito e non dal desiderio di mangiare un determinato alimento. È frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. Colpisce prevalentemente soggetti di sesso femminile (90%).[1] Generalmente compare attorno ai 12-14 anni (tarda preadolescenza) o nella prima età adulta (18-19 anni). Non vengono considerati episodi bulimici quei casi in cui vi è un'elevata assunzione di cibo saltuariamente e in contesti e situazioni particolari, né il continuo "spiluccare" durante la giornata. STRETCHING. Il termine deriva dall’inglese “to stretch” (allungare, stendere) e indica tutti quei gesti naturali di allungamento e autostiramento che è importante compiere per prepararci all'attività fisica e cocluderla nel migliore dei modi. Quindi è una forma di ginnastica che ha come obbiettivo quello di migliorare la mobilità articolare ovvero di permettere l'esecuzione di movimenti - completi o parziali - con la massima ampiezza possibile. Lo stretching agisce sull'estensibilità di muscoli scheletrici, tendini e legamenti. Caratteristiche: - Tecnica molto efficace e di facile applicazione pratica, richiede la tua massima concentrazione per tutta la durata dell'esercizio, soprattutto sull’articolazione che stai mobilizzando e sui muscoli che stai allungando. Occorre infatti che percepisci la tensione ed il rilassamento del muscolo. Inoltre devi eseguire sempre in maniera lenta, uniforme e controllata in tutte le fasi del movimento. - Applicala nel modo seguente : - ricerca la posizione di allungamento in 6-8 secondi circa; - mantieni la posizione di allungamento per 20-30 secondi, al massimo del rilassamento ed evitando irrigidimenti e dolore acuto; - ritorna alla posizione di partenza in 6-8 secondi circa. Ginnastica Correttiva La ginnastica correttiva e/o posturale nasce dall'esigenza di prevenire e correggere quelli che sono gli atteggiamenti e le patologie dell'apparato osteo-articolare e locomotore. Un'errata postura crea nei soggetti squilibrio di tono e di adattamento tra i gruppi muscolari con conseguente errato allineamento dei segmenti articolari (scoliosi, piede piatto, lordosi, ect…) modificando così i rapporti biomeccanici tra di loro. PARAMORFISMI= alterazioni corporee correggibili, necessita di una Errore. Riferimento a collegamento ipertestuale non valido. specifica di tonificazione muscolare per ricreare l’equilibrio perso. (dorso curvo, atteggiamento scoliotico, scapole alate, piede piatto, ginocchio valgo e varo), che se non sono curati possono diventare DISMORFISMI = deviazioni scheletriche strutturali, irreversibili e patologiche, che non possono essere corretti completamente né con Errore. Riferimento a collegamento ipertestuale non valido. specifica, né con utilizzo di corsetti. Atteggiamento scoliotico Si parla di atteggiamento scoliotico se la deviazione compare solo quando il soggetto assume alcune posizioni: in piedi, per esempio. A parte alcune eccezioni, la deviazione si riduce completamente in posizione distesa, a bacino equilibrato. Questa deviazione di tipo funzionale si può sviluppare conseguentemente ad altre anormalità : · un difetto ad un arto inferiore; · una deviazione laterale, di solito associata a dolore, che è sintomo di una lesione vertebrale o endorachidea; · alterazioni posturali spesso presenti nel periodo evolutivo della crescita. Scoliosi strutturale Si parla di scoliosi strutturale quando il rachide risulta deformato in modo permanente e la deformazione non è volontariamente riducibile. La deformazione sul piano trasverso, costituita da una rotazione localizzata a formare il gibbo, rappresenta l'elemento più dannoso per la morfologia del soggetto. Atteggiamento Cifotico Si ha il dorso curvo quando la curva fisiologica dorsale della cifosi è più appariscente del normale e deriva da una rilassatezza psicologica e da un equilibrio nervoso e muscolare poco stabile. Si tende a valutare un dorso “curvo”quando l’angolo di curvatura del soggetto in piedi,nel tratto dorsale,supera i 40º. Nelle ipotesi più gravi,il dorso curvo può essere dovuto a rachitismo, tubercolosi, malattie tumorali, lesioni traumatiche. In questi casi si effettueranno trattamenti con la cinesiterapia e l’ortopedia. In una prima fase,il soggetto è sempre capace con la volontà,di riportare il busto nella situazione di normalità. Successivamente non si è più in grado di farlo,cosicché il capo tende a scendere sul petto,il collo si avvicina in avanti,le spalle si avvicinano allo sterno e le scapole tendono ad alzarsi. Questa postura,nel tempo,diviene stabile e immodificabile: i corpi delle vertebre anteriori sono sottoposti a una pressione tale da non riuscire più a svilupparsi in modo organico e assumono una forma a cuneo. L’atteggiamento della cifosi si trasforma dunque in dorso curvo astenico se non si agisce nel momento e nei tempi giusti. Per risolvere questo problema,è indispensabile agire contemporaneamente sull’autocontrollo e la correzione della postura. Nei casi non gravi di paramorfismi anche all’età di 17-18 anni è ancora abbastanza semplice e rapido riottenere la mobilità,mentre in presenza di altre patologie,quali la scoliosi,occorre un lavoro di anni. Atteggiamento Lordotico Questo paramorfismo consiste in un’accentuazione della colonna vertebrale a livello lombare;l’addome risulta così proteso in avanti e i glutei appaiono più evidenti. Il soprappeso può essere la causa di questo paramorfismo;lo si può trovare associato anche al dorso curvo,perché in quel caso i muscoli lombari si contraggono fortemente per contrastare l’eccessivo allungamento di quelli del tratto dorsale e la caduta del tronco in avanti. Ginocchio valgo Si parla di ginocchio valgo quando le ginocchia si toccano fra loro,mentre le caviglie rimangono distanti alcuni centimetri l’una dall’altra e formano la caratteristica X. La causa di questo paramorfismo è da imputarsi a un eccessivo rilassamento dei legamenti del ginocchio. Questo disturbo può comparire sia nell’infanzia sia nell’adolescenza e colpisce prevalentemente il sesso maschile. Solo se si interviene in questo periodo,con plantari ed esercizi specifici,si possono ottenere discreti risultati. Ginocchio varo. E' il difetto al contrario: la coscia si appoggia sulla gamba formando un angolo verso l'esterno e creando un aspetto a "parentesi" ( ad arco, come i calciatori ). La più comune è la tibia vara che si associa ad una intratorsione della stessa, le altre cause più preoccupanti sono il rachitismo carenziale, il rachitismo vit.D resistente, artrosi alle ginocchia QUALI SONO LE CAPACITA’ CONDIZIONALI E COORDINATIVE? Ogni movimento può essere eseguito con maggiore o minore forza, in modo rapido o lento, per molto o poco tempo, e può impegnare l’apparato locomotore e gli altri apparati e sistemi del corpo umano in maniera varia. Queste diverse possibilità di espressione del movimento, si definiscono qualità motorie, distinte in condizionali e coordinative. CAPACITA’ CONDIZIONALI. Le qualità motorie di base condizionali sono: forza, resistenza, velocità e mobilità articolare. Le qualità di base coordinative sono collegate al sistema nervoso,quindi prevale la componente neurologica e si riferiscono alla regolazione ed organizzazione dei movimenti. Esse sono: la coordinazione, l’equilibrio, capacita' di controllo motorio; capacita' di adattamento e trasformazione dei movimenti; capacita' di apprendimento motorio; destrezza, destrezza fine, equilibrio, elasticita' del movimento, combinazione motoria, fantasia motoria; capacita' percettive, intellettive o cognitive, mnemoniche, coordinative sia oculo-manuale che oculo-podalico), e sono alla base di ogni nostra attività e sono strettamente legate l’una all’altra. In particolare, la forza è legata al sistema muscolare; la resistenza all’apparato respiratorio e cardiocircolatorio; la velocità al sistema muscolare e nervoso; la mobilità all’apparato articolare; la coordinazione e l’equilibrio al sistema nervoso e all’apprendimento vario di esperienze. FORZA. Si intende la capacità dell’apparato neuro-muscolare di vincere o contrapporsi a un carico esterno con un impegno muscolare. I muscoli si possono contrarre in modi diversi: contrazione isometrica: in questo caso il muscolo si contrae ma non c’è spostamento di nessuna parte del corpo, infatti non c’è movimento ed è una contrazione statica; contrazione concentrica: questa contrazione è dinamica e il muscolo avvicinando le sue estremità si ingrossa, cioè le fibre si concentrano verso il centro del ventre muscolare; in questo caso la forza muscolare supera la forza esterna; contrazione eccentrica: il muscolo deve far fronte a un carico elevato e agisce come un freno: in quanto la forza esterna è maggiore rispetto a quella muscolare; in questo caso l’estremità dell’articolazione si allontanano perché il muscolo è costretto ad allungarsi. VELOCITA’. La velocità è la capacità di compiere azioni motorie nel minor tempo possibile. La velocità è una capacità complessa, condizionata dal sistema nervoso e muscolare oltre che dalla tecnica esecutiva del soggetto. Classificazione della velocità: Ciclica e Aciclica Nel momento in cui si svolge un’attività motoria, espressione della velocità, si può assumere una modalità di esecuzione ciclica se il gesto è ripetuto ( corsa, ciclismo, nuoto) o una velocità aciclica se il gesto è irregolare, cioè variano sia l’intensità che la velocità ( calcio, basket). RESISTENZA. La resistenza è la capacità della persona di compiere un lavoro prolungato sia esso fisico che intellettuale. Nell’ed. fisica, per esempio,il migliorare le vostre capacita corporee rappresenta oltre che un obbiettivo specifico della materia ,anche la motivazione psicologica che vi consente di affrontare con costanza e tenacia il lavoro propostovi, anche quando esso risulta faticoso o difficile. E’ importante osservare che quando affrontate un lavoro faticoso, la vostra capacità di resistere a lungo non dipende solo dalla resistenza muscolare ma anche da altri fattori che rendono il movimento più economico ed efficace .Tra essi i più importanti sono: 1. la coordinazione fra movimento e respirazione; 2. la capacità di rilassare i muscoli non interessati al movimento e quindi ridurre le contrazioni muscolari inutili . Perché il lavoro sulla resistenza sia efficace è necessario che esso venga svolto con continuità per un lungo periodo di tempo. MOBILITA ARTICOLARE Per mobilità articolare si intende l’ampiezza di movimento che hanno le singole articolazioni. La MOBILITÀ ARTICOLARE,detta anche articolarità, articolabilità, flessibilità, estensibilità, ecc., è la capacità che permette di compiere movimenti ampi ed al massimo della escursione fisiologica consentita dalle articolazioni. Questa possibilità è condizionata: - dalla struttura ossea dell’articolazione (incongruenza delle superfici articolari a contatto); - dalle sue componenti anatomiche e funzionali (grado di estensibilità dei legamenti, tendini e muscoli); - dalla bassa la temperatura ambientale; - dall’insufficiente livello di riscaldamento del corpo. Fra gli 11-14 anni, sia nei maschi che nelle femmine, è abbastanza facile incidere sulla articolabilità in quanto, ad una massa muscolare ridotta, si unisce una struttura tendineo -legamentosa particolarmente elastica. Dopo l’adolescenza, con la maturazione progressiva dell’apparato muscolare, inizia a decrescere. Infine è importante non condurre una vita troppo sedentaria, ma abituarsi a svolgere attività fisica almeno 3 volte a settimana.