“Conoscere Milano” è un progetto di AIM Associazione Interessi Metropolitani ideato e coordinato da AIM Associazione Interessi Metropolitani L’iniziativa dedicata a “Via Savona-Via Tortona e dintorni” è realizzata con il sostegno di Naviglio 10 L’Urban Center del Comune di Milano,il primo in Italia, è stato inaugurato nel 2001 dall’Assessore allo Sviluppo del Territorio. Urban Center, come le altre analoghe strutture europee già attive, ha l’obiettivo primario di comunicare ai cittadini le grandi trasformazioni che interessano il loro territorio ed illustrare le politiche urbanistiche e le forme attuative che l’Amministrazione comunale mette in atto per realizzarle. Si rivolge inoltre ad un pubblico più esteso, italiano ed internazionale, che comprende operatori economici di settore e non, studenti, turisti, amministratori pubblici, ai quali fornisce informazioni e dati sull’assetto territoriale della città, sulle sue potenzialità evolutive e sulle sue eccellenze. Urban Center è centro di confronto, dibattito e approfondimento per le tematiche che riguardano il progetto di sviluppo urbano in tutti i settori disciplinari che in esso convengono, dall’architettura alla sociologia, dall’economia alle scienze ambientali. L’attività del centro si svolge attraverso esposizioni di progetti e realizzazioni, conferenze, workshop negli spazi in Galleria Vittorio Emanuele, e con la organizzazione di iniziative sempre finalizzate alla conoscenza e promozione del territorio come gli Itinerari di visita tematizzati o l’edizione di dossier e documenti illustrativi dei progetti e temi trattati. Dispone di un Infopoint, di postazioni informatiche per la consultazione diretta delle banche dati e cartografiche territoriali, ed è in corso di realizzazione un sito internet che consentirà di estendere la rete dei contatti internazionali e la disponibilità di informazioni per gli utenti. L’Associazione Interessi Metropolitani è un centro culturale no-profit fondato nel 1987 da un importante gruppo di imprese e banche milanesi per promuovere ricerche, studi e progetti con l’intento di aiutare Milano nel suo sviluppo culturale, sociale ed economico. In quindici anni di attività AIM ha pubblicato circa settanta studi, ha promosso manifestazioni e convegni, seminari, mostre e corsi con la partecipazione di migliaia di cittadini. Ha curato progetti speciali quali la “Rete di Telesoccorso per Anziani”, il “Biopolo Milano”, la “Mediateca di Santa Teresa”, “Milano per la Multimedialità”, “Internet Saloon”, il ciclo di visite ai musei “Fuori Orario” e la serie di itinerari guidati alla scoperta della città in trasformazione “Conoscere Milano” con Urban Center del Comune di Milano. Sono Soci dell’AIM (2003): AEM, BANCA INTESA, FALCK, FONDAZIONE 3M ITALIA, GRUPPO BANCARIO CREDITO VALTELLINESE, NASTRIFICIO GAVAZZI, PIRELLI & C. REAL ESTATE, TELECOM ITALIA, RCS MEDIA, SCENARI IMMOBILIARI. VIA SAVONA-VIA TORTONA E DINTORNI Conoscere Milano: via Savona, via Tortona e dintorni Con questo nuovo itinerario alla scoperta dei luoghi della trasformazione nella città, “Conoscere Milano” propone la zona tra il Naviglio Grande e via Solari che negli ultimi quindici anni ha visto la riconversione di molte delle sue aree industriali in spazi per attività creative e culturali, legate all’ economia dell’immagine. Un processo che ha valorizzato tutta la zona attivando anche interventi di riqualificazione delle vecchie residenze e la realizzazione di nuovi complessi abitativi. L’itinerario tocca gli episodi più rilevanti di questa trasformazione, alcuni sorti da una storia industriale di grande evidenza, altri nati da realtà produttive minori che nel loro complesso hanno modificato in modo significativo il volto e la vita del quartiere. Gruppo scientifico di coordinamento Anna Giorgi – Urban Center del Comune di Milano Emilio Genovesi, Guido Borelli – Domus Academy Luisa Toeschi, Carlo Berizzi - AIM Note Bibliografiche Assessorato Cultura e Musei, Assessorato Sviluppo del Territorio, Ufficio Concorsi di Progettazione, La Città delle Culture, a cura di Anna Giorgi, Milano, 1998 Comune di Milano – Decentramento, Milano Zona 5, ICI Editore, Milano, 1982 Ricerca e Testi Giovanni Di Leo G. Motta, A. Pizzigoni, La Casa e la Città, Clup, Milano, 1991 Grafica Roberto Redaelli P. Bottoni, M. Pucci, “Indagini sul problema dell’abitazione operaia nella provincia di Milano e proposte per la sua soluzione”, Costruzioni - Casabella n. 155, novembre, 1940 Stampa Tipografia Milanese srl Comune di Milano, Nove parchi per Milano, Triennale di Milano (a cura di), Electa, Milano, 1995 C. Sicola, 125 anni per l’energia, Riva Calzoni, Milano, 1988 Nota dell’autore La descrizione dell’area inizia con il nucleo più vicino al centro, compreso tra Porta Genova e via Bergognone, caratterizzato dal tessuto ottocentesco; continua verso sud, con le grandi fabbriche Ansaldo, Riva Calzoni, General Electric, Nestlé, che occupano per intero il tratto compreso tra via Bergognone e la Circonvallazione; si spinge fino a via Brunelleschi, dove verrà realizzato il parco lineare di San Cristoforo, uno degli interventi previsti dal programma del Comune “nove parchi per Milano”; allarga il campo di riferimento oltre il Naviglio Grande, al complesso Richard Ginori, futura cittadella dell’immagine. INFORMAZIONI Urban Center - Comune di Milano Galleria Vittorio Emanuele 11/12 - Milano tel. 02 88 45 65 54 -5 fax 02 88 45 24 01 email: [email protected] orari per il pubblico: ore 9.00 - 18.00 lunedì-venerdì AIM - Associazione Interessi Metropolitani Corso Magenta, 59 – Milano tel. 02 48 19 30 88 fax 02 48 19 46 49 email: [email protected] www.aim.milano.it © Urban Center - AIM - Milano, 2003 Siti Web www.agep.it www.aim.milano.it www.coima.it www.comune.milano.it www.domusacademy.it www.fondazionearnaldopomodoro.it www.giorgioarmani.com www.hines.com www.industriasuperstudio.it www.magnapars.it www.rumblefish.it www.superstudiogroup.com www.zegna.com L’area tra il Naviglio Grande e via Solari rientra nella Zona 6 del Comune di Milano, che comprende Porta Genova, Giambellino, Lorenteggio. Il Consiglio di Zona costituisce l’organismo di partecipazione, di consultazione, di gestione dei servizi di base e di esercizio delle funzioni delegate dal Comune. Via Savona, via Tortona e dintorni: un microdistretto dell’immagine e della cultura Milano, fino alla fine degli anni sessanta simbolo dell’industria italiana, è riuscita a trasformare il proprio sistema produttivo seguendo le nuove tendenze, senza particolari fratture. Sul suo territorio sono rimaste le tracce e i “resti materiali” dell'industrializzazione: aree dismesse, spesso di notevoli dimensioni, già riconvertite a nuove funzioni o in trasformazione, comparti e manufatti edilizi di valore architettonico da comprendere nel campo disciplinare dell’archeologia industriale. Nuove “tribù di creativi”, artisti, stilisti, designer, architetti, famosi ed emergenti, sono stati attratti dagli spazi industriali, funzionali e congruenti alle loro attese estetiche: grandi volumi con diretti riferimenti all’età della macchina, materiali semplici come il mattone e il ferro, molta luce proveniente da immense finestre e lucernari. Avviatosi in maniera anche spontanea, il processo ha consentito a volte la riqualificazione di aree che non sono state “travolte”, rispetto ad altre zone di Milano, da una crescita disomogenea, ma si sono conservate come “oasi” di integrità urbana. Come è successo al quartiere di Soho a Londra, e a quelli di Soho e di Chelsea a New York, ai Kreis 4 e 5 di Zurigo. È il caso dell'area compresa tra il Naviglio Grande e via Solari, oggetto specifico della pubblicazione, interessata di recente da questa tipologia di trasformazione: la zona, molto vicina al centro, ha conservato in un contesto abbastanza unico memorie storiche dell’età agraria, del tessuto urbano ottocentesco, del successivo periodo industriale, con le fabbriche e le residenze per gli operai. In seguito alla chiusura o al trasferimento delle attività produttive, la zona diventa uno degli episodi urbani più singolari, nel panorama milanese ed internazionale. Le fabbriche dismesse si trasformano in laboratori, studi, scuole e showroom, attraendo nuove attività e dando un nuovo carattere e una nuova immagine alla zona. Oggi, infatti, l’area “via Savona - via Tortona e dintorni” è caratterizzata dalla compresenza di residenze, di funzioni produttive tradizionali e di funzioni innovative, legate alla cultura, alla comunicazione e all’immagine, all’interno di spazi valorizzati dall’intervento di operatori e progettisti che qui hanno sperimentato con successo nuovi modi di abitare e lavorare. Questo mix può essere occasione di interessanti riflessioni da un punto di vista urbanistico ed edilizio, e non solo. Non è raro trovare artisti, modelle, operai che trascorrono fianco a fianco la loro pausa pranzo nelle tradizionali latterie e trattorie del quartiere. Si moltiplicano i locali di tendenza citati dalle più aggiornate “guide internazionali” che animano le sere e le notti del quartiere. Gli elementi accennati possono far immaginare lo straordinario interesse di questa zona che è diventata simbolo assolutamente autoctono di un processo virtuoso di trasformazione che, senza doversi appoggiare a rigidi e spesso paralizzanti patterns normativi (regolativi) ha colto una linea di sviluppo congruente con il suo passato produttivo, compatibile con la molteplicità sociale che l’ha sempre caratterizzata e premiante a livello urbano e internazionale. Gianni Verga Assessore allo Sviluppo del Territorio VIA SAVONA, VIA TORTONA E DINTORNI Case, Fabbriche Cultura, Immagine da Porta Genova a Bergognone 1 2 3 4 5 6 Ex Bisleri Magna Pars Forcella 5 con Spazio Zegna Superstudio Superstudio 13 Industria Superstudio Ex Barattini Teatro Armani Ex complesso Poste Italiane da Bergognone a Troya 7 8 2 Ex Ansaldo Città delle Culture Ex Riva Calzoni Fondazione Arnaldo Pomodoro Tod’s SPW Company Fabbrica dei Giardini 9 10 Ex General Electric Superstudio Più Tortona 35 Tortona 31 da Troya a Brunelleschi 11 Savona 97 Domus Academy 12 Le nuove residenze 12 A Il parco lineare 12 B Residenza San Cristoforo 12 C Le torri nell’area ex Loro Parisini oltre il Naviglio 13 Ex complesso Richard Ginori 3 CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA Le fasi storiche 1722. L’area è caratterizzata dal corso del Naviglio Grande e dalla lottizzazione agricola, con i canali di irrigazione. Sono evidenti i due tracciati che diventeranno via Savona e via Tortona. 1875. Si avvia il processo di urbanizzazione della zona, nel tratto compreso tra la ferrovia e la Darsena, con la realizzazione di via Vigevano e viale Gorizia. Anche quest’ultimo corrisponde a un vecchio percorso agrario. 1903. La città si espande oltre la ferrovia, i lotti agricoli vengono frazionati per creare i nuovi isolati, i sentieri rurali cominciano ad essere convertiti in strade carrabili. 1965. Il sistema è completo, l’area appare molto densa, tutti gli spazi adiacenti alla ferrovia vengono occupati da costruzioni, via Solari diventa un’importante arteria urbana. CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA Da campagna a città Fino alla seconda metà dell’Ottocento l’area corrispondente alla zona di via Savona, via Tortona e dintorni, faceva parte amministrativamente dei Corpi Santi. Attraversata dai corsi d’acqua del Naviglio Grande e dell’Olona, era caratterizzata dalla lottizzazione agricola, con i canali di irrigazione, i percorsi, i recinti dei campi. Esisteva anche un insediamento abitativo rurale in corrispondenza dell’intersezione tra la Darsena e il Naviglio. La chiesa di S. Cristoforo, costruita nel XII secolo, dava il nome a una parte dell’area. Poi, attraverso un complesso processo di sovrapposizioni successive, questa zona è entrata a fare parte del sistema urbano di Milano: nel tempo, altri tracciati si sono aggiunti a quello agrario, senza compromettere i tessuti precedenti. Al posto dei campi, delle case rurali, degli alberi, dei percorsi e sentieri sono comparsi tracciati ferroviari, strade e piazze, edifici residenziali, industrie, spazi per il commercio, strutture pubbliche. Ma questo continuo processo di aggiornamento ha sempre rispettato le stratificazioni già esistenti. Ad esempio, è rimasta traccia del corso dell’Olona nella irregolarità della conformazione di due isolati compresi tra il parco Solari e via California. E ancora, sulle mappe storiche è possibile notare due tracciati agrari che costituivano i percorsi principali di attraversamento dell’area: nelle cartografie più recenti è evidente che gli assi di via Savona e via Tortona, oggi le principali strade della zona, corrispondono esattamente a quegli antichi tracciati. La trasformazione dell’area “da campagna a città” si avvia a partire dal 1865 grazie alla costruzione della ferrovia per Vigevano e della stazione di Porta Genova. Infatti, come in molte altre zone di Milano allora al margine della città, l’espansione venne catalizzata dalla nuova infrastruttura, con il disegno urbano che si andava costituendo in accordo con la linea ferroviaria, lo scalo e agli impianti. Per questo motivo furono realizzati corso di Porta Genova, via Vigevano e via Casale, che costituirono un sistema urbano unitario, assieme alla Darsena. In molti casi, gli elementi del paesaggio agrario, come cascine, rogge oppure i confini dei campi, sono stati inglobati nella maglia delle strade ed è ancora possibile ritrovarne le giaciture. In particolare, proprio i confini dei campi, i recinti, hanno costituito le tracce per la definizione degli isolati, che fin dalla prima urbanizzazione sono stati di forma piuttosto regolare e di grande dimensione. Dall’alto: Festa di San Cristoforo sul Naviglio Grande (1920) Un’abitante del quartiere (1898) Corte di via Savona 45 CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA Il periodo delle industrie Il quartiere operaio L’attività industriale ha rappresentato uno degli elementi principali nello sviluppo urbano dell’area. In pochi decenni si sono insediate Ansaldo, Bisleri, Riva Calzoni, Richard Ginori, General Electric, Osram, Loro Parisini, Nestlé. Per questo motivo, altre piccole industrie hanno collocato i loro stabilimenti nell’area; nello stesso periodo sono nate numerose botteghe artigiane, all’interno di piccoli e grandi cortili. Tra le attività artigianali, era molto nota la presenza della vetreria Bordoni, in via Savona. Non era invece presente la media industria. Assieme alle fabbriche sono state costruite le case per i lavoratori. In questo modo si è costituito un quartiere operaio, caratterizzato da isolati molto compatti, costruiti per fasi successive, con stratificazioni molto interessanti, spesso “case di ringhiera”. Tra gli interventi di edilizia popolare, assume particolare rilievo il complesso in via Solari 40 realizzato nel 1906 su iniziativa di Prospero Moisè Loria, allora presidente della Società Umanitaria, su progetto di Giovanni Broglio. Il carattere sociale dell’intervento è testimoniato dalla presenza di spazi collettivi per gli abitanti, intorno alle corti, come l’asilo, i lavatoi comuni, la biblioteca. Oltre al rispetto dei tracciati, il ricordo della campagna diventa lo spunto per alcune “invenzioni”. Qualche volta i muretti di cinta, i pezzi di prato, gli alberi da frutta che si possono vedere nella zona non hanno riscontro di preesistenza. Industria e residenza Spesso l’industria ha ripreso i caratteri architettonici della residenza, sia per la prossimità fisica, sia per il fatto che le norme edilizie, per esempio distanze e allineamenti, sono comuni. Le modalità di relazione tra gli spazi per l’industria e quelli per abitare evidenziano questa caratteristica: officine ed attività artigianali nei piani terra delle case, capannoni nei cortili. Ma anche le tipologie e i materiali diventano oggetto di “contaminazione” tra casa e fabbrica. A volte l’edificio industriale è costituito da corti delimitate da blocchi edilizi che assomigliano a edifici residenziali. In altri casi, in un contesto caratterizzato da residenze, incontriamo oggetti del periodo industriale: serbatoi in ferro, cisterne in cemento armato, ciminiere, ponti metallici. Il complesso della Società Umanitaria in via Solari Case di ringhiera in via Tortona Industria e lotti agricoli La dismissione Le fabbriche, che si insediano in un tessuto caratterizzato da una matrice agricola, vengono costruite rispettando la lottizzazione precedente, strutturata secondo i canali di irrigazione. Questo dà luogo a confronti continui con i caratteri dell’insediamento contadino. Molti riferimenti alla corte agricola, intorno alla quale si organizzavano gli edifici, si ritrovano in alcune fabbriche. Il recinto dei campi, delimitato da muri perimetrali, influenza l’aspetto delle facciate delle industrie, nelle quali la cortina è quasi sempre continua. A partire dalla fine degli anni sessanta, in relazione alle trasformazioni del sistema produttivo ed in particolare dopo le crisi energetiche, le fabbriche vengono dismesse lasciando immensi padiglioni e cortili. Il processo comincia con lo smembramento dell’Ansaldo e il trasferimento di parte delle produzioni in altre sedi (carpenterie a Sesto San Giovanni, motori a Monfalcone e Genova). In pochi anni, molte altre industrie lasciano questa zona: le aree fino ad allora occupate restano libere, in attesa di nuove destinazioni. CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA La riqualificazione urbana Il recupero “creativo” I grandi progetti Un intervento che può essere considerato come l’avvio di una nuova fase è Superstudio, realizzato da Flavio Lucchini e Fabrizio Ferri nel 1983 nelle rimesse delle locomotive della stazione di Porta Genova e in una fabbrica di biciclette per diventare un complesso, oggi noto a livello internazionale, di spazi dedicati alla fotografia di moda. Dopo due anni, nel 1985, Carlo Orsi, noto fotografo, apre il suo atelier in via Tortona nell’area occupata precedentemente da un sistema di officine che conserva ancora oggi una forte integrità, con un originale mix di funzioni legate all’economia dell’immagine e alla produzione artigianale. Nello stesso anno Luciano Formica trasforma parte della Bisleri, tra le vie Savona e Solari, ricavandone i suoi laboratori di restauro. Nel 1987 Giovanni Gastel, altro esponente di livello internazionale della fotografia di moda, sposta il suo studio da via degli Olivetani in via Tortona, convertendo un deposito di imballaggi in uno spazio di straordinaria bellezza. Nel 1988, sempre nella Bisleri, la famiglia Brancato trasferisce la sartoria teatrale che continua ancora oggi la sua attività. Con il 1990, il Comune di Milano acquisisce il complesso dell’Ansaldo, avviando un processo di riqualificazione per dare nuova vita all’ex stabilimento industriale, che oggi ospita il palcoscenico prove e i laboratori del Teatro alla Scala in attesa dell’attuazione dei progetti già approvati. Ma è soprattutto nella seconda parte degli anni novanta che l’imprenditore Alessandro Cajrati Crivelli con creatività e passione propone, per un possibile nuovo futuro di questa zona, il modello di “mix culturale” con attività di respiro internazionale legate all’immagine, all’arte, al design, alla comunicazione, alla moda collocate e riunite in modo anche sinergico nelle ex industrie. In questa linea, il primo consistente intervento a partire dal 1996 è quello sull’area di via Savona 97 dove, in una fabbrica dismessa, oltre alla Domus Academy, si insediano studi di designer, di artisti e pubblicitari italiani e stranieri: ciò avvia un processo che vedrà la nascita di altre attività creative e di formazione nella zona (Fashion Image, Università dell’Immagine, Istituto Italiano di Fotografia, Accademia della Comunicazione). In questo periodo dalle evoluzioni di Superstudio nascono Superstudio 13 e Industria, nei locali di uno stabilimento per la preparazione di vernici, e ancora Superstudio Più, in una parte della General Electric; nel 2001 Armani colloca una sua sede e il nuovo Teatro nell’edificio Nestlé; nell’area ex Riva Calzoni si insediano, tra gli altri, la Fondazione Arnaldo Pomodoro, la società Fabbrica dei Giardini e Tod’s. In zona arrivano anche altre firme di primo piano: Esprit, Kenzo, Zegna, Hugo Boss, Gas, Stefano Giovannoni. Alcuni dei progetti per la riqualificazione dell’area portano la firma di architetti di grande fama: Tadao Ando, David Chipperfield, Antonio Citterio, Mario Cucinella. Gli studi fotografici di Giovanni Gastel (foto studio Sancassani) Nel 1991 Pinin Brambilla Barcilon, che ha curato il restauro dell’Ultima Cena di Leonardo e di parte della Cappella degli Scrovegni, e di altre numerose e importanti opere d’arte, colloca i suoi laboratori negli ambienti di un’ex officina meccanica, in via Savona. Intorno a queste “eccellenze” numerosi giovani artisti si insediano nei vecchi spazi industriali, realizzando atelier intorno ai cortili dismessi che diventano nuovi recinti tematici. Intanto, durante le belle giornate primaverili, gli abitanti sistemano le sedie sui balconi, per godersi il passaggio delle modelle che cominciano a frequentare la zona. Gli spazi di Stefano Giovannoni in via Solari, nell’ex Riva Calzoni La riqualificazione urbana L’attività editoriale Il futuro dell’area Durante gli stessi anni, quest’area diventa anche luogo privilegiato per la descrizione delle trasformazioni metropolitane, proprio per la sua eccezionale vitalità. Infatti nel 1997, Carlo Orsi, con Guido Vergani ed Emilio Tadini, utilizza gli spazi del suo laboratorio per la creazione di “Città”, straordinaria rivista fotografica che “semplicemente racconterà Milano, guardandola dalla prospettiva di chi la vive, amandola”. L’esperienza termina nel 2001, ma nello stesso anno viene fondata la rivista “Urban” che, dalla redazione affacciata sui binari di Porta Genova, propone “istruzioni per l’uso, una guida per Milano, Roma, Bologna e Torino”, con l’obiettivo di descrivere “la città come non l’avete mai vista”. Le mutate esigenze infrastrutturali, il nuovo carico ambientale e sociale, il carattere trendy della zona comportano sempre di più nuove attenzioni da parte dei privati e dell’amministrazione pubblica. In particolare la ferrovia, che ha prodotto inizialmente lo sviluppo urbano dell’area, è diventata successivamente una “barriera” tra l’area e la città, anche con la formazione di zone di degrado. Per questo motivo, un progetto di grande significato sarà la dismissione del tratto di linea VigevanoMortara fino alla Circonvallazione e il raddoppio dei binari nel tratto successivo. L’intervento prevede la trasformazione della stazione di San Cristoforo in nodo di interscambio tra i treni locali e la metropolitana, che diventerà vero punto di partenza e di arrivo per quest’area urbana. Per questo motivo nel 1999 il Comune ha bandito un concorso di progettazione - nell’ambito dell’iniziativa “Cinque Piazze per Milano” - che ha già consentito la riqualificazione di piazza Tirana, intorno alla stazione di San Cristoforo. La dismissione del tracciato ferroviario lascerà un’ampia area libera, affacciata sul Naviglio, che diventerà un parco urbano di grande valore ambientale, con la stazione di Porta Genova che assumerà il ruolo di “porta” tra il parco e la città. La trasformazione dell’area ha assunto una nuova dimensione, interessando anche altri spazi al di fuori dell’area; in particolare, dall’altra parte del Naviglio l’insediamento Richard Ginori viene “ripensato” seguendo le nuove tendenze, ma con un programma più maturo e organico rispetto al carattere quasi “pionieristico” di alcune delle esperienze precedenti. Interventi di grande significato riguardano la riqualificazione della Riva Calzoni e della General Electric, con nuovi spazi per la creatività; il recupero del vecchio palazzo delle Poste; residenze e spazi verdi nell’ambito di iniziative congiunte tra pubblico e privato. Il primo numero della rivista “Città” La nuova identità La legittimazione della nuova identità della zona è legata anche alla effervescente attività di molti piccoli operatori che hanno creato una fitta rete di sinergie: 55 atelier di fotografia, 16 di design, 11 di moda; 27 studi per web e multimedia, 19 per editoria e TV; 31 centri di ricerca collegati alle attività precedenti e anche un teatro di sperimentazione, il Teatro Libero di via Savona, che si colloca in modo assolutamente creativo all’ultimo piano dell’edificio di via Savona 10. In questo stesso palazzo trova sede fin dal 1980 la Scuola del Fumetto di Milano, la prima in Italia a formare questo nuovo tipo di disegnatori, che collabora con Disney, Bonelli e Star Comics. La riqualificazione dello scalo di Porta Genova è strategica per creare una greenway lungo il Naviglio e ricucire il sistema di spazi pubblici e a verde (Urban Design Workshop organizzato dal Politecnico di Milano e da RPA di New York, G. Fossa, R. Lane, D. Palazzo, R. Pirani, “Transforming the Places of Production”, Olivares, Milano, 2002) DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE Superstudio La storia Il ricordo degli abitanti più anziani della piccola via Forcella parla di una fabbrica di biciclette per l’esercito durante il periodo della prima guerra mondiale, attività che continuò per uso civile negli anni seguenti, nei capannoni al numero 13. Fino agli anni cinquanta i capannoni furono poi utilizzati per la produzione di macchinari e componenti elettriche della CGE – General Electric, come per altri immobili della zona. Negli anni sessanta, molti degli edifici del complesso furono utilizzati come deposito e vendita all’ingrosso di frutta secca. Negli anni settanta i locali vennero suddivisi in spazi più piccoli e affittati a vari artigiani che erano di supporto alle attività industriali e agli abitanti del quartiere: fabbro, falegname, bilanciaio, meccanico, tornitore, stampatore, piccole imprese di costruzioni. All’inizio degli anni ottanta, con l’allontanarsi delle attività industriali dalle zone ormai divenute semicentrali, i capannoni furono messi in vendita: alcuni furono acquistati dagli stessi artigiani che li occupavano, altri attendevano nuovi acquirenti e nuove destinazioni. Flavio Lucchini, editore e art director, che aveva già creato le più importanti riviste di moda italiane (Amica, Vogue, L’Uomo Vogue, Donna, Moda) lasciando nel ’79 la direzione della Condé Nast, aveva trovato la sede della sua nuova casa editrice Edimoda in una ex-fabbrica di lampadari, poco lontano, in piazza Sant’Eusebio. Fino a quel momento, i servizi fotografici di moda venivano realizzati in esterni. Lucchini basava invece l’immagine delle sue testate sugli abiti fotografati in studio, come fossero pezzi di design. Creando uno stile - presto copiato da molti – aveva anche creato l’esigenza di studi adatti, con ogni genere di luci e possibilità: i capannoni di via Forcella ampi, alti, articolati, indipendenti, sembrarono il posto ideale. Fabrizio Ferri, allora Lo studio “day-light” di Industria Superstudio giovane e brillante fotografo collaboratore delle testate di Lucchini, oggi tra i più famosi al mondo, si associò all’idea, e insieme decisero di tentare l’avventura di Superstudio. “La nostra ambizione fu quella di creare un centro di attrazione per i grandi fotografi stranieri richiesti dalle testate italiane e di formazione per i giovani fotografi italiani che gravitavano attorno a Milano. Non esitammo a investire tutti i nostri risparmi e a impegnarci anche oltre le nostre possibilità, perché credevamo in questo progetto che poteva servire a rendere Milano un po' più internazionale” Flavio Lucchini Il primo Superstudio di Lucchini e Ferri aprì nell’83 nell’ampia area dei capannoni compresi tra il numero civico 7 e il numero 13 di via Forcella angolo con via Tortona. Divenne presto punto di incontro, di confronto e di scambio, dove redazioni e fotografi di Paesi e testate diverse condividevano esperienze e informazioni. Nell’87 al primo nucleo di via Forcella si aggiunse la contigua area dell’ex industria chimica Barattini, che successivamente viene mantenuta solo in parte per le attività di Superstudio. Nel ’90 i due soci sciolsero la prima società e si suddivisero gli spazi creando due gruppi indipendenti, Superstudio 13, di Lucchini e Borioli e Industria Superstudio, di Ferri. Oggi nella grande area del primo Superstudio troviamo quindi gli studi fotografici di Superstudio 13 e Industria Superstudio, che continuano a convivere uno a fianco all’altro, e una serie di attività accessorie che completano l’offerta di servizi: studi di produzione, grafica, laboratori di scenografia e fondali, ritocco digitale, sviluppo, scuole di formazione per fotografi e professionisti dell’immagine, produzioni e post-produzioni televisive, agenzie di modelle, scuole per fashion-editor, producer, modelle, show-room. Superstudio 13 Industria Superstudio L’universo Superstudio 13 si scopre entrando dal cancello al 13 di via Forcella, su una corte animata da “botteghe” dove al posto degli artigiani di un tempo ora troviamo laboratori legati all’immagine e ad altre attività sinergiche. Diversi architetti hanno lavorato alla riqualificazione: Paolo Garretti, Giorgio Longoni, Antonio Citterio, con progetti flessibili e in divenire. La ristrutturazione ha cercato di mantenere il carattere originario degli edifici, con le strutture in ferro, i lucernari, i pavimenti in cemento grigio, dotando gli spazi di servizi ad altissima tecnologia. Si entra da una ampia hall foderata in acciaio da cui si snodano le varie sale. In particolare, gli studi fotografici sono spazi dalle caratteristiche e dimensioni molto diverse. Si va dagli studi day-light con luce naturale modulabile, ai cyclo con fondali in curva, ai limbo, agli studi con pareti elettriche a scomparsa che permettono di modulare lo spazio fino a raggiungere un’unica superficie di circa 1000 mq. Spazi tecnologici, perfettamente attrezzati, indipendenti, forniti con attrezzatura di base, muniti di carro ponte, con possibilità di drive-in. Altezze, dimensioni e servizi rendono gli spazi ideali per ogni esigenza di ripresa fotografica e televisiva, moda, arredamento, auto, pubblicità, cataloghi, redazionali, video, spot, televisione. Questi studi sono spesso utilizzati anche per presentazioni, sfilate, eventi, mostre per le griffe di maggiore prestigio. Diverse società ubicate all’interno offrono servizi di produzione e post-produzione, corsi e stage di fotografia, modeling, giornalismo di moda e comunicazione. Esiste anche una falegnameria, nella quale vengono realizzati i fondali e le scenografie per le rappresentazioni e gli eventi. Nella stessa corte di Superstudio 13 inizia Industria Superstudio, il regno di Fabrizio Ferri, creatore del ritratto di moda, cioè un modo particolare di liberare la modella dalla sovrastruttura dell’abito per metterne a nudo l’anima. Industria è un sistema di studi fotografici, tra i quali lo spazio day-light più grande d’Europa e attività complementari, come Industria Digital e Industria Musica. Uscendo da via Forcella e percorrendo via Bugatti si ritrovano, in una parte degli ex spazi Barattini, la Fondazione Industria onlus, l’Università dell’Immagine e, in fondo alla strada, il ristorante Industria. L’Università dell’Immagine si propone di formare fotografi, tecnici del suono, art director, product manager, fashion stylist, photo editor, attraverso la sinergia dei cinque sensi, partendo dal sesto senso, inteso come la percezione del nostro corpo e di noi stessi. Perché come Fabrizio Ferri afferma “l’immagine è armonia definita dal lavoro integrato dei sensi”. Ferri ha creato un gemello di Industria Superstudio a New York, ricavandolo anche qui in uno spazio industriale dismesso, i 5.000 mq dell’ex garage della Rolls Royce nel West Village. Sala prove, spazi Industria L’ingresso dal cortile di Superstudio 13 Il Ristorante Industria Ex Barattini - Caroli Village Forcella 5 con Spazio Zegna Affacciata sulla via Bugatti, al civico 7, l’industria chimica Barattini & C. Spa produceva impianti e prodotti galvanici, dal 1923. L’attività industriale venne dismessa nella metà degli anni ottanta. La fabbrica è stata poi oggetto di un progetto di riqualificazione di grande accuratezza. In particolare, il recupero della corte e degli spazi attorno sono stati curati da Achille Balossi Restelli con la consulenza artistica di Luigi Caccia Dominioni. L’intervento ha conservato i caratteri industriali, mantenendo le murature a vista, le arcate di mattoni pieni, i grandi finestroni con vetrate a quadri, le colonne di ghisa e le travature metalliche. Il carattere di archeologia industriale è impreziosito dall’utilizzo della pietra lavagna e legno di merbao, wengè e iroko, per i rivestimenti. Di grande interesse il recupero di elementi funzionali provenienti dalla destinazione originaria dell’edificio: le vecchie cisterne sono diventate oggetti di arredo nel cortile, il montacarichi viene utilizzato come ascensore, gli armadietti degli operai sono usati negli spogliatoi della palestra, il carro ponte è ancora appeso al soffitto degli attuali uffici. Nel maggio 2003 è stato inaugurato, in questi suggestivi spazi, il “Caroli Village” che appartiene alla catena Caroli Health Club. Il centro comprende una palestra che propone metodi fra i più innovativi per il benessere integrale; nella corte, un bar-ristorante offre lunch speciali per gli utenti del centro e anche per il pubblico esterno. Completa la corte una elegante sala per eventi con pilastri in ghisa. Il complesso “Forcella 5” ospitava originariamente una fabbrica per la torrefazione di caffè. Nel 1986 questi spazi furono acquisiti da Esprit, compagnia californiana di moda, per l’insediamento dei propri showroom e degli uffici principali. Esprit affidò la riqualificazione dell’area ad Antonio Citterio. Dal 1993 il complesso ospita le sedi di alcune aziende, tra le quali l’head office e lo show room di Ermenegildo Zegna, che ha rispettato in maniera integrale il progetto di Citterio. Il complesso comprende un gruppo di edifici per una superficie di oltre 2.000 mq, con una ridotta presenza lungo la strada, distribuiti lungo un asse quasi parallelo alla ferrovia. Il nuovo sistema è strutturato intorno a due corti interne, con prati e alberi. La prima, più vicina alla strada, è delimitata dai due edifici principali, ha una forma rettangolare allungata e può essere anche coperta. La seconda, a sud, ha una forma irregolare ed è più informale. La distribuzione interna è caratterizzata da percorsi orizzontali e verticali molto articolati, rampe e passerelle di collegamento. L’immagine complessiva è di grande forza: la facciata su via Forcella è in cemento, con una enorme porta di ingresso completamente vetrata; la vecchia ciminiera evidenzia l’antica funzione industriale; gli spazi di connessione sono caratterizzati da cemento a vista, ferro, vetro; all’interno gli ambienti sono chiari e arricchiti dalla presenza del legno. Il bar del “Caroli Village” nella corte dell’ex fabbrica Barattini La corte principale dello Spazio Zegna (foto Alejandro Lora) Magna Pars Ex Bisleri La storia La storia I primi documenti per la ricostruzione della storia dell’edificio su via Tortona che ospita Magna Pars risalgono al 1936 quando il palazzo era di proprietà della Compagnia Continentale di Sellerie Ciclistiche ed Affini SCEA. Durante i bombardamenti del 1945 una parte dell’edificio viene notevolmente danneggiata, ma immediatamente dopo recuperata. Negli anni settanta, l’edificio diventa sede della Marvin, società farmaceutica e cosmetica, fondata da Vincenzo Martone nel 1945. Nel 1975 Roberto Martone, che succede al padre, fonda ICR Industrie Cosmetiche Riunite, società leader nella creazione, produzione e commercializzazione di alta profumeria, legata a nomi importanti della moda italiana. Nell’ex fabbrica Bisleri, tra Solari e Savona, veniva prodotto il celebre liquore Ferro China, inventato da Felice Bisleri, che ha anche reso famose le acque di Nocera Umbra, il cui marchio, assieme a quello del liquore, è stato poi trasferito anche in India. Infatti, sia le facciate esterne sia le corti interne ricordano in maniera evidente un insediamento abitativo. Dopo la dismissione, la fabbrica di uno dei primi industriali italiani a intuire il potere della pubblicità – le réclames sulle riviste, sui tram, l’importanza del logo, un leone - è diventata sede di attività creative: dallo Studio Restauri Formica, alla sartoria teatrale Brancato, alla DDB Communication, appunto famosa agenzia di pubblicità. La nuova destinazione Studio Restauri Formica Nel 1987 ICR si trasferisce in una vasta area di Lodi per ampliare la struttura e gli stabilimenti. Intuendo l’evoluzione dell’area di Porta Genova nei campi moda e design, si pensa di creare negli spazi della vecchia sede un centro di servizi per esposizioni e congressi. Per questo motivo nel 1991 nasce il Centro Congressi Magna Pars. L’architetto Luciano Colombo cura i lavori di ristrutturazione dell’edificio, mantenendo le caratteristiche della fabbrica industriale. Nel 1992 viene conglobato e ristrutturato il palazzo attiguo di via Forcella 6. Nel 1985 Luciano Formica ha trasformato una parte della ex fabbrica Bisleri realizzandovi i suoi modernissimi laboratori di restauro. Da qui con la sua équipe ha curato, tra gli altri, gli interventi di restauro dell’Arco di Trionfo a Parigi, dell’ala Richelieu del Museo del Louvre, del Dôme des Invalides, sempre a Parigi; delle colonne di San Lorenzo, della Cappella Portinari di Sant’Eustorgio, dell’Arco della Pace, dei Palazzi dell’ Arengario, dei chiostri dell’Università Statale, a Milano. Il laboratorio Formica si occupa, ormai da tempo, anche del restauro di opere di arte contemporanea, provenienti da collezioni italiane, europee, americane. Gli spazi Sartoria Brancato Dall’ingresso principale si accede alle sale attraverso due percorsi distinti; una suggestiva passerella in cristallo sospesa da cavi d’acciaio e un corridoio con pavimentazione in porfido. Le sale, ricavate dagli ex laboratori e magazzini di cosmetici ed alcolici, sono caratterizzate dalla varietà dei materiali (cristallo, acciaio, legno, marmo) e dalla versatilità tecnologica ed impiantistica, che consente di ospitare ogni tipo di evento. Nata artisticamente nel 1962 con Paolo Grassi e Giorgio Strehler al Piccolo di Milano, Eufemia Borraccia Brancato ha creato una rinomata sartoria artigianale. Nel 1985, il laboratorio, prima in via Ariberto, venne trasferito nella ex Bisleri. La sartoria Brancato è specializzata nella realizzazione di costumi per il teatro di prosa, l'opera, il balletto, il musical. Oggi la sartoria continua a realizzare gli abiti di scena per le rappresentazioni più significative di teatri di tutto il mondo. La passerella nell’atrio di Magna Pars La ciminiera interna dell’ex fabbrica Bisleri DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE Ex complesso Poste Italiane All’angolo tra Tortona e Bergognone, un complesso di quattro edifici, per complessivi 25.000 mq, occupato precedentemente dalle Poste Italiane, diventerà un nuovo polo direzionale. Hines, una delle più attive società di sviluppo immobiliare di origine americana, ne ha acquisito la proprietà nel settembre 2000 e ha indetto un concorso di progettazione internazionale ad inviti. Il bando di concorso prevedeva la riqualificazione dei quattro edifici, la trasformazione della corte in una nuova piazza pubblica, la realizzazione di un nuovo parcheggio sotterraneo. Il progetto vincitore, curato dallo studio Mario Cucinella Architetti, conserva la maggior parte dei corpi di fabbrica esistenti, utilizza tecnologie avanzate, si propone l’obiettivo di dare luogo a nuove immagini urbane di grande forza e significato. L’edificio su via Bergognone avrà una facciata in vetro strutturale, a doppia pelle, che garantirà elevate prestazioni, con significativi risparmi energetici. Il colore del vetro della facciata varierà a seconda dell’altezza e sarà movimentato dalle ombre di alberi. Gli altri edifici del complesso saranno intonacati con colori diversi, nelle tonalità del rosso, dell’ocra, dell’arancio. La corte, ampia 3.000 mq, funzionerà sia per la distribuzione verso gli edifici del complesso, sia per la creazione di nuove relazioni sociali, in continuità con le strade circostanti. Per restituire l’idea del luogo pubblico, si prevedono rivestimenti simili a quelli delle piazze milanesi e la piantumazione di alberi. La copertura della corte consentirà la creazione di un “giardino d’inverno”, con un microclima confortevole; sarà Progetto per il nuovo “polo direzionale” nell’ex complesso Poste Italiane realizzata mediante un sistema tensostrutturale con profili tubolari di acciaio su cui saranno fissate lastre di vetro sovrapposte. La connessione tra la corte e le strade avverrà attraverso due piccoli ponti in ferro e vetro, posti al di sopra di vasche d’acqua, all’interno delle quali verranno immerse piante di bambù. Il progetto è basato sulla sostenibilità ambientale: durante la fase di cantiere è ridotto al minimo il trasporto a rifiuto dei materiali; saranno utilizzati componenti, materiali e impianti a basso impatto; parte dell’energia elettrica del complesso sarà fornita da un impianto fotovoltaico installato in copertura. I lavori di riqualificazione del complesso hanno avuto inizio nel giugno 2002 e saranno ultimati nel 2004. La vecchia facciata dell’edificio delle Poste DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE Teatro Armani Lo spazio è stato inaugurato nel 2001, in un'area di circa 12.000 metri quadrati dove si trovava un tempo il complesso Nestlé, un insieme di costruzioni sorto nel dopoguerra, senza particolari elementi di qualità architettonica. L’Armani Teatro e gli spazi per l’incontro con il pubblico, per un totale di 3.400 mq, sono stati curati dal celebre architetto giapponese Tadao Ando, mentre per gli spazi commerciali e per gli show room Giorgio Armani si è avvalso dei contributi di Michele De Lucchi e Giancarlo Ortelli. I “materiali” del progetto di Ando, cemento, acqua e luce sono stati utilizzati esclusivamente all’interno dell’originaria scatola edilizia. Un corridoio lungo 100 metri, in leggera pendenza per accentuarne la lunghezza e ritmato da sottili colonne quadrate, attraversa l'intera struttura e guida il visitatore in un emozionante percorso dentro l’edificio. La luce sembra provenire direttamente dal muro, con una striscia luminosa lungo le pareti a livello del pavimento e luci puntuali sulla sommità delle colonne. Sul fondo, il corridoio si apre nel foyer del teatro (460 mq) caratterizzato da una vela di cemento, aerea e inclinata, che nasconde gli spazi di servizio. I banchi della reception sono 3 monoliti di vetro trasparente al cui interno una scatola rettangolare di vetro acidato racchiude la struttura illuminante. L'intero spazio può diventare teatro, sala conferenza, luogo d'incontri. A lato della zona sfilate, un ambiente di 450 metri quadrati si apre su uno specchio d’acqua di 250 metri quadrati. I pavimenti sono in pietra serena e i soffitti a volta. Un lucernario al centro permette l’ingresso della luce naturale. “Ho voluto creare qualcosa che fosse il più semplice possibile, ma con un valore che potesse durare nel tempo e ho sempre ammirato lo spirito dell’architettura giapponese” Giorgio Armani “Spero che il Teatro rappresenti e stimoli nuovi pensieri ... proprio come fanno gli abiti ... che sono all’origine del teatro stesso ... Come la nuova architettura, inserita nel vecchio edificio porterà nuova vita alla fabbrica, mi auguro che il progetto porti nuove speranze ed energie alla grande e creativa Milano” Tadao Ando Il foyer del Teatro Il corridoio d’ingresso al Teatro, ritmato dai pilastri e dalle luci La “corte d’acqua” DA BERGOGNONE A TROYA: EX GENERAL ELECTRIC Superstudio Più General Electric: note storiche Nel 1999 la General Electric ha completato un pesante piano di ristrutturazione interna, con il trasferimento all’estero o fuori Milano delle attività legate alla fabbricazione dei macchinari, che ancora avvenivano nei capannoni tra il numero 27 e il 35 di via Tortona, su un’area complessiva di 17.000 metri quadrati. Il complesso presentava, oltre al primo e secondo piano di laboratori e uffici, la tipica struttura della fabbrica: capannoni con tetti a shed appoggiati su pilastri a 6 o 8 metri di distanza l’uno dall’altro. 900 mq alto 6 metri, uno spazio espositivo per grandi opere d’arte che difficilmente possono trovare ospitalità in gallerie o altri spazi privati; sopra due open space della stessa superficie, completamente vetrati su tre lati. Oggi Superstudio Più, dopo tre anni, a ristrutturazione quasi ultimata, offre 8.000 mq di spazi suddivisi in sette sale indipendenti ma collegabili tra loro: il nuovo Art Point, l’immenso CentralPoint, e poi Gallery, Loft, Day-Light, Lounge, Dance, oltre al bar e ristorante “Dada Cafè”, con un grande giardino che ospita le imponenti sculture in ferro e acciaio di Flavio Lucchini. Inoltre, all’interno del recinto, esistono 5.000 mq utilizzati da altri gruppi legati al mondo della creatività e dell’innovazione, come La Perla, Videogang, FashionTv, Areart, il freemagazine Urban, DRepubblica, HiCommunication, MilfDeZign, che spesso lavorano in collaborazione con Superstudio Più. Superstudio Più nacque quasi per caso, davanti a un cartello che offriva una porzione di 13.000 metri quadrati della ex industria, ancora occupata dagli operai, cui non era ancora stata data una destinazione. “Cercavamo spazi per un atelier d'arte e uno studio televisivo che completassero l’offerta di Superstudio 13. Davanti ad una superficie molto più grande decidemmo di creare un centro polifunzionale a disposizione della città. Sembrò allora di buon auspicio mantenere e “sfruttare” il nome Superstudio, con l’aggiunta di un “Più”- anche a rischio di qualche confusione - proprio per rafforzare il fatto che un’intera parte della città aveva cambiato e stava cambiando faccia grazie all’avventura dell’originario “Superstudio” di via Forcella, appena 200 metri più in là”. Flavio Lucchini I capannoni presentavano una struttura troppo rigida e fissa per l’ipotesi di creare spazi aperti adatti per riprese cinematografiche, studi televisivi, esposizioni, sfilate, convention, mostre d’arte, laboratori di teatro e danza. La ristrutturazione procedette per zone. Il primo intervento fu la demolizione del capannone centrale, per eliminare 24 pilastri e tetto a shed e sostituirli con quattro sottili colonne di ferro in grado di sostenere un tetto piano a 11 metri di altezza, creando una superficie sottostante di circa 2.000 mq senza altri sostegni, secondo un progetto di Giorgio Longoni. Poi fu la volta di uno spazio retrostante, adibito a magazzino, ricostruito su progetto dell’architetto Marco Sironi come un’originale nuova palazzina dalla imponente vetrata, che ospita un ristorante e due sale dai pavimenti di legno galleggiante utilizzate per laboratori di danza, musica, teatro. Infine toccò allo spazio a shed, dal caratteristico aspetto di vecchia fabbrica, che fu oggetto di una ristrutturazione radicale e un ampliamento che lo avrebbe trasformato in un edificio a due piani di vetro e acciaio ricostruito in soli tre mesi grazie alle tecnologie più moderne. Sotto, un salone di Gli spazi aperti, con le sculture di Lucchini La Sala danza di Superstudio Più Tortona 31 Tortona 35 All’interno dell’area occupata dalla General Electric si era formato un “recinto” di attività indipendenti con artigiani che realizzavano lavorazioni specifiche per conto dell’Ansaldo. Con la dismissione delle industrie e con la definizione della nuova vocazione del quartiere, anche questi artigiani si sono spostati in altri luoghi, liberando gli spazi poi trasformati in laboratori specializzati in attività collegate alla nuova vita del quartiere. Il complesso di Tortona 31, riqualificato a partire dal 1984 con l’insediamento del laboratorio di fotografia di moda di Carlo Orsi, ospita numerose altre attività collegate al mondo della creatività. Emporio 31, primo outlet di design in Italia, fondato nel 1998, è collocato in un padiglione su tre livelli, che ingloba una vecchia ciminiera e conserva alcuni elementi come il carroponte e le ringhiere in cavi d'acciaio. Dopo Milano, Emporio 31 ha aperto altri tre outlet in Italia, a Bari, Cecina e Pescara, sempre in fabbriche dismesse. Rumblefish, nata più di 10 anni fa in via Forcella 13 e dal 2002 in via Tortona 31, situata nell’edificio decò sul fronte stradale, è una società di pre / post-produzione cinematografica, pubblicitaria e televisiva tra le più importanti del settore. Rumblefish può gestire progetti cinematografici, pubblicitari e televisivi attraverso un completo processo di post-produzione digitale che comprende: telecinema, film scanning, color correction, film recording. Ma il recinto di Tortona 31 ospita ancora una solida rappresentanza del mondo artigianale, carrozzieri, fiorai, fabbri, con un originale mix di funzioni legate all’economia dell’immagine e alla produzione artigianale. La parte di area ex Generale Electric che si affaccia al civico 35 è stata sottoposta a notevoli trasformazioni nel corso degli ultimi anni dove si era insediato un gruppo americano che ha realizzato una tele-house e un data-center. Ciò aveva generato una trasformazione sostanziale degli originari capannoni: i grandi ambienti, riservati in origine ai movimenti del carroponte e quindi molto alti, sono stati divisi in altezza per ricavare più piani; le finestre e i lucernari sono stati tamponati per favorire la climatizzazione artificiale e il passaggio delle fibre ottiche; l’esterno ha assunto il profilo anonimo dell’edilizia di servizio. Oggi questi spazi stanno per vivere una nuova trasformazione, per essere utilizzati come luoghi della moda, dell’arte e del design, secondo un progetto curato dagli architetti Rodolfo Dordoni con Alessandro Acerbi. L’intervento, in una prima fase, riguarderà il recupero di un edificio di circa 4.000 mq, contraddistinto da una sequenza di tre navate, coperte da shed e grandi lucernari sostenuti da capriate in cemento. La zona centrale del capannone, una volta svuotata e aperta verso l’esterno, si trasformerà in una corte coperta su cui affacceranno le nuove unità. La distribuzione interna degli spazi, caratterizzata da grande flessibilità, avverrà attraverso telai di metallo con rivestimenti in vetro. Un ponte di legno e una grande vasca d’acqua al centro connoteranno lo spazio comune rimarcando i percorsi interni. Una seconda fase, in via di definizione, prevede un significativo intervento in uno spazio di 10.000 mq, con l’insediamento di una “eccellenza” legata al mondo del design. L’edificio che ospita la sede di Rumblefish in via Tortona 31 Il sistema di copertura a travi reticolari nella ex fabbrica di via Tortona 35 DA BERGOGNONE A TROYA: EX ANSALDO Città delle Culture Ansaldo: note storiche L’impianto originario del complesso industriale Ansaldo di 70.000 mq tra le vie Bergognone, Tortona e Stendhal è riconducibile al 1904, con l’impresa Zust, poi la AEG, poi la Galileo Ferraris. Negli anni sessanta si insedia l’Ansaldo per la produzione di locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie. L’area dello stabilimento venne acquistata dal Comune di Milano nel 1990 con il vincolo di utilizzo a servizi culturali. A scala urbana si poneva l’obiettivo di creare un polo alternativo al centro, in una zona poco dotata di servizi pubblici, ma ricca di un patrimonio di aree industriali dismesse e, quindi, possibili siti di riqualificazione. Il complesso è caratterizzato dalla lunghissima ed intatta cortina continua che perimetra l’isolato lungo via Tortona e fa da recinto al composito edificato interno al lotto. I fabbricati sono databili a differenti epoche. I corpi di cortina, fin dall’origine destinati a laboratori o uffici, sono stati sopraelevati da 3 a 4/5 piani. Molti degli edifici del complesso danno le spalle allo spazio urbano circostante per organizzare gli spazi pubblici e privati verso l’interno. Tra i vari corpi di fabbrica, si distinguono l’edificio 36, caratterizzato dalla cortina traforata con ferri leggeri e da ampie finestrature, e l’edificio 16, vera “grande halle” milanese. Il Comune ha concesso da tempo sette padiglioni del complesso ex Ansaldo al Teatro alla Scala che vi ha collocato il palcoscenico prove, i propri archivi con 80.000 costumi di scena, la falegnameria, la mensa. La facciata dell’Ansaldo tra Bergognone e Tortona Il concorso per la nuova destinazione Per la riqualificazione del complesso ex Ansaldo, nel 1999 il Comune ha bandito il primo concorso internazionale di progettazione in area milanese, con un’iniziativa molto ambiziosa: la realizzazione della “Città delle Culture”. Il tema della riqualificazione urbana con la creazione di nuove e moderne sedi museali sta interessando molte città europee: basti pensare al rinnovamento dell’Isola dei Musei a Berlino e del Beaubourg a Parigi o alla nuova Tate Gallery a Londra. In linea con questa tendenza, il concorso, promosso dall’Assessore alla Cultura Salvatore Carrubba e dall’allora Assessore allo Sviluppo del Territorio Maurizio Lupi, prevedeva l’insediamento di due musei: il primo sarà il Centro delle Culture Extraeuropee che raccoglierà le collezioni di opere provenienti dal Medio ed Estremo Oriente, dall’America del Sud, dall’Africa occidentale e centrale, oggi al Castello Sforzesco e attualmente non visibili per mancanza di spazio; l’altra istituzione culturale sarà il Museo Archeologico di Milano in un rinnovato allestimento che tiene conto delle più aggiornate necessità didattiche e che ospiterà il Museo Egizio e le altre collezioni delle antiche civiltà mediterranee. La Città delle Culture accoglierà inoltre il CASVA, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, che nasce con l’obiettivo di diventare il cuore dell’informazione artistica per l’area transalpina, e riunificherà tutte le biblioteche e fototeche d’arte della città con 500.000 volumi. La giuria del concorso con Gillo Dorfles come presidente, comprendeva Alberto Alessi, Ermanno Arslan, Dieter Bogner, François Burkhardt, Gianpaolo Fabris, Jean Hubert Martin, Luigi Mazza, Enric Miralles, Luigi M. Mirizzi, Alessandra Mottola Molfino, Christian Saglio. Il concorso ha visto impegnati i massimi progettisti a livello internazionale, con la presentazione di proposte di grandissima qualità (vedi box). Il ponte di collegamento tra Ansaldo e Nestlé Città delle Culture Il progetto vincitore per la Città delle Culture Il progetto vincitore del concorso internazionale per la riqualificazione dell’ex complesso Ansaldo, elaborato da David Chipperfield Architects P+Arch, è basato sul principio del “minimo intervento”, con l’obiettivo di preservare il carattere architettonico e la configurazione urbana tipici dell’area. Sono previsti il restauro di alcuni corpi di fabbrica originari e la creazione di nuovi collegamenti verticali e orizzontali, strutturati intorno a un lungo colonnato interno continuo che parte dall’ingresso principale, a sud-est di via Bergognone. Il colonnato terminerà in un nuovo edificio che ospiterà il Centro delle Culture Extraeuropee. Questo edificio, che verrà realizzato nel punto più interno del complesso, costituirà il corpo principale dell’intervento di riqualificazione. Il nuovo spazio, che creerà una corte dentro una corte, sarà di forma libera, senza spigoli, con facciate interne luminescenti, percorse da passerelle a differenti livelli. La facciata del Centro sarà arricchita da grandi immagini serigrafate, che introducono e sintetizzano i contenuti del museo, con richiami alla cultura asiatica, africana, sudamericana. Gli spazi posti tra un edificio e l’altro entreranno a far parte di una sequenza di corti esterne e di passaggi in cui si formeranno intersezioni tra le nuove e le vecchie forme architettoniche. Il Centro delle Culture Extraeuropee non sarà visibile dall’esterno, ma apparirà solo dopo avere percorso il colonnato: in questo modo Chipperfield dimostra grande rispetto verso il contesto circostante, non introducendo nuovi elementi “protagonisti” dello spazio urbano, e contemporaneamente crea sorpresa e visioni inaspettate ai visitatori. I partecipanti al concorso Al concorso hanno partecipato dieci raggruppamenti di progettisti: David Chipperfield e P+Arch; Guido Canali, Italo Lupi, Guido Martinotti ed Emilio Tadini; João Carrilho da Graça, AFA, ARUP, D. Commins, F.A.B. Pereira, G. Carrilho da Graça, L. Lomelino Fernandes; Antonio Citterio, Cino Zucchi, Philippe Délis, Vignelli Associates, Pietro Clemente, Redesco, Ariatta; Zvi Hecker; Fumihiko Maki + Maki Associates & Interstudio + Fiorentino Architettura; Alessandro e Francesco Mendini, Arata Isozaki, Andrea Branzi e Studio Zini; Boris Podrecca; Marco Castelletti, Roberto Eleuteri; Clorindo Testa, J. Fontana, H. Rodriguo, J. J. Barros Tomé, E. Alvarez, G. Banchero, R. Grosso, E. Hendi, D. Miranda; Bruno Viganò, MBM Arquitectes S.A. (Josep Martorell, Oriol Bohigas, David Mackay). Hall principale del Centro delle Culture Extraeuropee nel progetto vincitore di David Chipperfield Schizzi del progetto vincitore Pianta di progetto del piano terreno DA BERGOGNONE A TROYA: EX RIVA CALZONI Fondazione Arnaldo Pomodoro Ex Riva Calzoni: note storiche Le ex acciaierie Riva Calzoni occupano un ampio isolato di 40.000 mq tra via Solari e via Savona. In questa fabbrica venivano realizzate, a partire dal 1926, le turbine idrauliche del gruppo industriale, nato tre anni prima, che realizzò tra l’altro gli impianti per le cascate del Niagara. Il complesso costituisce un esempio molto interessante di archeologia industriale, con la lunga cortina in mattoni su via Solari e le grandi finestre ad arco ribassato. Il complesso è stato acquisito alla fine del ’99 e su quest’area viene riproposto con successo il modello di aggregazione di soggetti del più qualificato mondo culturale-creativo: dal Museo-Fondazione di Arnaldo Pomodoro, al nuovo spazio del gruppo Tod’s, alla C.P. Company con altri esponenti del settore moda. Durante il periodo di trasformazione dell’area nei padiglioni ex industriali vengono ospitate sfilate di moda ed eventi legati al Salone Internazionale del Mobile. passerelle poste a differenti altezze e terrazze mobili lungo tutta la navata permetteranno la realizzazione di diversi allestimenti, secondo cicli o contenuti tematici particolari, offrendo anche la possibilità di accostarsi alle opere da differenti angolazioni. È prevista una caffetteria, in comunicazione con il sistema di passerelle, sopra la zona ingresso. Una grande cavità, vecchia fondazione di una pressa, diventerà sala di incontro per conferenze e piccoli spettacoli; altri basamenti che ospitavano i grandi macchinari delle acciaierie saranno utilizzati per la collocazione delle opere d’arte. L’edificio, che fino a pochi anni fa era adibito alla costruzione di enormi turbine, diventerà struttura museale e laboratorio per l’arte in piena continuità ed omogeneità spaziale e di utilizzo. La Fondazione Arnaldo Pomodoro è stata istituita nel 1995 per volere di Arnaldo Pomodoro, che ne è il Presidente ed ha ottenuto riconoscimento giuridico nel 1997 dal Ministero dei Beni Culturali. Garantisce l’informazione e catalogazione delle opere del Maestro; promuove studi dell’arte del Novecento in Italia e pubblicazioni di riviste e libri; organizza mostre e convegni; istituisce un premio per i giovani artisti. Tod’s L’imprenditore della moda Diego della Valle – titolare del gruppo Tod’s – ha in programma il trasferimento di tutti i marchi in un padiglione ex Riva Calzoni ampio 10.000 mq. In questo spazio verranno organizzate altre nuove funzioni e attività, anche per i dipendenti, tra cui un asilo per i bambini. La Fondazione Arnaldo Pomodoro Nella parte più antica del complesso, quella prospiciente via Solari, troverà nuova sede espositiva la Fondazione Arnaldo Pomodoro. Un padiglione di circa 2.500 mq ospiterà la raccolta della Fondazione (circa cinquanta sculture tra le più significative dell’opera del Maestro), esposta dal 1999 a Quinto Stampi (Rozzano) in via Adda 15. La collezione esistente sarà arricchita di nuove sculture di Pomodoro e di opere dei maggiori artisti del secondo Novecento che compongono la collezione personale del Maestro: una vera e propria piccola galleria d’arte contemporanea per Milano. Il progetto, elaborato da Pierluigi Cerri con Alessandro Colombo, rispetta la struttura industriale, caratterizzata da coperture a shed e da leggere travi reticolari, alle quali fanno riscontro potenti pilastri metallici che reggevano all’epoca i carroponti. Un’ampia vetrata costituirà il nuovo ingresso su via Solari, dal quale si accederà alla libreria, all’archivio, alla biblioteca. Proseguendo all’interno dell’edificio si entrerà nell’ambiente principale, un grande spazio a navata caratterizzato da una leggerissima struttura in acciaio, alta 15 metri, e da un fronte scandito da ampie vetrate. Sistemi di Gli spazi della futura sede della Fondazione Il “Grande disco” di Arnaldo Pomodoro in piazza Meda a Milano SPW Company Fabbrica dei Giardini L’ex mensa delle acciaierie Riva Calzoni è la nuova sede degli uffici e dello showroom Sportswear Company, titolare dei due marchi di abbigliamento informale C.P.Company e Stone Island. Il progetto di riqualificazione, elaborato dallo studio di architettura Cosmelli-Braghieri-Doerrie, ha previsto la demolizione dei vecchi capannoni e la nuova costruzione di un edificio a quattro campate che riproduce il profilo di quello storico. Il carattere industriale è sottolineato dal ritmo regolare dei volumi, dall’assenza di ornamenti, dall’uso di alluminio grezzo in copertura, da serramenti in acciaio e dal cemento a vista delle facciate. Grandi parallelepipedi vetrati all’apice dei pilastri, illuminati durante le ore serali, rendono la sede SPW ben riconoscibile nel vasto complesso. Tutti gli elementi di arredo sono mobili per dare la massima libertà alle installazioni sempre nuove che Sportswear Company impiega nel presentare le sue collezioni e per eventi in sintonia con le sue due grandi passioni: la ricerca e la sperimentazione. Sportswear Company, infatti, è un’azienda laboratorio che conduce un’indagine senza limiti in ogni angolo del mondo e in ogni settore. Il suo prodotto si può definire di ricerca avanzata; è per questo motivo che all’interno di questi spazi vengono ospitate iniziative non strettamente legate alla moda ma in sintonia con uno spirito d’avanguardia e anticonformista, come mostre fotografiche, presentazioni di novità editoriali e di design ecc. Tra l’Ottocento e il Novecento, la porzione del complesso ex Riva Calzoni all’angolo tra via Bergognone e via Savona era presumibilmente un’osteria fuori porta con giardinetto nel retro. In seguito, è stata trasformata in laboratorio di vernici e successivamente in magazzino della Riva Calzoni, fino alla dismissione. L’edificio è di forma pulita ed estremamente semplice, con archi abbozzati sulle due facciate. Nel 2000, la società Fabbrica dei Giardini ha avviato la trasformazione dell’edificio per farne un punto di riferimento nella progettazione e nell’arredo di spazi verdi. Il piano terra è stato convertito in uno show-room per arredi, complementi e decori (Compagnia dei Giardini) con un ampio giardino espositivo. Al primo piano lo studio di progettazione paesaggistica AG&P (Architettura dei Giardini e del Paesaggio) che ha curato la riqualificazione complessiva. L’edificio è stato integrato da due brevi corpi laterali per ottenere una corte, con numerosi richiami alla fabbrica: porticato con colonne di ghisa; una pavimentazione in cemento nel giardino a forma di “ruota dentata/ingranaggio” nella quale sono inseriti, come bassorilievi, vecchi strumenti di lavoro arrugginiti, dadi, bulloni, ecc. Un chiaro richiamo al mondo dei giardini del Novecento è invece nel disegno classico del verde, sottolineato da siepi di bosso, stemperato da vegetazione rigogliosa, limoni, glicini, rose, vite del Canada. I differenti allestimenti creano scenografie verdi sempre diverse. L’orologio da campanile circondato dal verde sulla facciata, con la scritta “Fabbrica dei Giardini”, è un segno distintivo ed evocativo di ciò che succede in quest’angolo di Milano. La sede SPW in Riva Calzoni La corte della Fabbrica dei Giardini, in una immagine notturna DA TROYA A BRUNELLESCHI Savona 97 Via Savona 97 rappresenta un esempio di come, pur conservando la destinazione industriale, si possa dar vita ad un luogo dove l’impulso creativo può trovare espressione e rappresentanza dando vita ad un quartiere non solo trendy ma produttivo di nuove idee e attività innovative, una sorta di villaggio che è una delle realtà più interessanti all’interno dell’area tra Solari e Navigli, promosso dal gruppo Cajrati Crivelli. Qui era attiva fino a metà degli anni novanta una fabbrica belga di strumenti di precisione, la Schlumberger Industries (25.000 mq) che a partire dalla fine 1996 viene trasformata in un centro creativo che riunisce il mondo del design (Domus Academy e studi di designer come Meda, Rizzato, Dordoni, Sadler, Laviani, Raggi e Puppa ecc.), della moda (fotografi come Glaviano e Meneguzzo e imprese come White del designer inglese Neil Barret, Mandarina Duck, Cristiano Fissore ecc.), dell’arte (scultori e pittori) e della pubblicità (Brw che ha affidato allo studio Sottsass la bella ristrutturazione della ex palazzina direzionale). Domus Academy Domus Academy, riconosciuta a livello internazionale come scuola post-universitaria e laboratorio di ricerca su creatività industriale e scenari dell’estetica e del consumo, è qui insediata dal 1997. Nata nel 1983, come progetto aperto attorno all’esperienza della moda e del design italiani, l’attività di Domus Academy è caratterizzata da team multidisciplinari, docenti e studenti provenienti da tutto il mondo, vocazione alla ricerca. La scuola offre quattro master: Design, Fashion, Interaction Design, Urban Management & City Design, oltre a numerosi corsi brevi. Il centro ricerche sviluppa ricerche e progetti per aziende di fama mondiale, istituti di ricerca, associazioni pubbliche e private, amministrazioni locali. Nel 1995 Domus Academy ha ricevuto il Compasso d’Oro, uno dei riconoscimenti più importanti nel settore del design. Gli atelier nelle ex officine Uno dei cortili interni del complesso Savona 97 La facciata su via Savona DA TROYA A BRUNELLESCHI Le nuove residenze Il parco lineare Le nuove case nell’area ex Loro Parisini Lungo via Savona, tra via Tolstoj e via Brunelleschi, verranno realizzati due programmi integrati di intervento per la riqualificazione delle aree dismesse delle ex fabbriche Osram e Loro Parisini. Il sistema sarà costituito da nuove residenze, al posto dei padiglioni industriali, parcheggi, spazi per il commercio e il terziario e un parco pubblico. Quest’ultimo acquista un elevato valore ambientale e paesaggistico, soprattutto se si considera la dismissione del tracciato ferroviario, prevista in cinque anni, che consentirà la connessione di queste aree al corso del Naviglio, e quindi la creazione di una vera e propria “greenway” per la città. L’area verde è intesa come sviluppo di luoghi collettivi, per il tempo libero e il riposo, per i percorsi ciclo-pedonali. Il recupero della stazione di Porta Genova, dopo la dismissione della ferrovia, darebbe luogo alla creazione di una vera “porta urbana” di accesso al parco. Il progetto di Angelo Bugatti, Paola Coppi e Silvano Molinari per le aree ex Loro Parisini si fonda sulla costruzione di un paesaggio urbano attraverso la chiarezza delle relazioni e la memoria del contesto. L’edificio di Luigi Caccia Dominioni, realizzato negli anni cinquanta con un sapiente fronte sulla via Savona lungo 150 metri e del quale viene previsto il recupero, e il futuro giardino lineare di 15.000 mq delimitato dalla Ferrovia e trasversalmente dal cavalcavia Don Milani, sono gli elementi di riferimento di tre case alte (16 piani) a pianta centrale, a quelli allineate, per una superficie coperta di 2.200 mq. (oltre alla ristrutturazione di un piccolo edificio ex mensa) in un comparto di 27.000 mq. La composizione dei volumi e il linguaggio delle torri esprimono rispetto per l’architettura di Caccia Dominioni, differenziandosi nella forma e interpretando la tecnica del suo tetto metallico nella vela ondulata di copertura. Gli edifici si riconducono al contesto milanese per severità della composizione e dei materiali: intonaco colorato giallo ocra al di sopra di un alto zoccolo in beola, che si alza nella torre vicina al cavalcavia, quasi a sottolineare il cambio dell’armatura stradale, dando importanza all’aspetto visivo dell’insieme anche percorrendo la sopraelevata. L’intervento è promosso da una cooperativa delle Acli milanesi. Residenza San Cristoforo nell’area ex Osram Il progetto architettonico per l’area ex-Osram, curato da Vittorio Algarotti e Walter Besozzi, prevede su un’area complessiva di 38.000 mq la realizzazione di edifici a carattere prevalentemente residenziale che formeranno una piazza pubblica in corrispondenza dell’incrocio tra via Savona e via Tolstoj. L’elemento “evocativo” di questa piazza sarà l’edificio storico collocato sullo stesso incrocio che, una volta restaurato, verrà destinato ad attività pubbliche con indirizzo espositivo - culturale. Il complesso di nuova costruzione ospiterà circa 230 famiglie prevedendo al contempo opportuni spazi commerciali di servizio al piano terra degli edifici; i primi piani saranno destinati ad attività direzionali; il complesso, quindi interpreta la più tradizionale tipologia degli isolati urbani milanesi. Il progetto destina 16.000 mq al parco lineare. Il progetto della residenza San Cristoforo nella ex Osram Il progetto delle torri nell’area ex Loro Parisini OLTRE IL NAVIGLIO: EX RICHARD GINORI Dalle ceramiche a Cittadella dell’Immagine La storia Il progetto di riqualificazione Il complesso ex Richard Ginori occupa un ampio isolato e tra Ludovico il Moro e via Morimondo. L’edificio originale, una villa suburbana del Settecento, fu acquistato nel 1809 e convertito in stabilimento industriale, usando le acque del Naviglio come forza motrice. Nel 1830 la fabbrica fu adattata alla produzione di porcellane, avviata da Gindrad e Billet. La gestione della ditta passò nel 1833 a Luigi Tinelli. Nel 1840, sotto la gestione del figlio Carlo, la ditta andò in liquidazione e Tinelli cedette la gestione a Giulio Richard. Nel 1846 la ditta assorbì l’attività per la produzione di ceramica toscana della famiglia Ginori e prese il nome di “Società Ceramica Richard-Ginori”. Per migliorare le condizioni di vita dei primi operai, Richard fece costruire una scuola, un asilo e una società di mutuo soccorso. Nel 1848 la fabbrica rischiò di chiudere, a causa dei moti rivoluzionari: per contrastare la crisi Richard fece costruire un magazzino cooperativo e la propria abitazione all’interno del complesso, per essere più vicino agli operai. Nel 1859 gli operai erano circa 350 e ognuno possedeva una casa, con forno e cucina in comune. Nel 1879 Augusto Richard, figlio di Giulio, fu chiamato alla direzione tecnica. La società acquistò rilievo a livello europeo, per vastità e importanza commerciale. La produzione fu strettamente legata alla storia del periodo successivo; infatti, durante le guerre mondiali, la fabbrica attraversò momenti difficili per la dispersione degli operai, lo sbandamento del mercato e le interruzioni dei rifornimenti. Negli anni quaranta e cinquanta, nonostante i danni dovuti ai bombardamenti, molti reparti furono ricostruiti e rimasero in attività, mentre le sezioni vecchie furono abbandonate. Nel 1986, per le profonde trasformazioni economiche che interessarono il sistema metropolitano, lo stabilimento venne dismesso. Negli anni 1996-98, la parte d’angolo della ex Richard Ginori tra via Morimondo e Ludovico il Moro è stata interessata da un intervento di recupero conservativo, progettato da Studio Milano Layout, che ha convertito questa zona dell’ex fabbrica in una serie di spazi articolati, di chiara memoria industriale, affacciati su piccoli giardini interni. Questa operazione ha avviato un processo spontaneo di insediamento di operatori collegati alla moda e al design nell’area e nei suoi dintorni: Strenesse, Momo Design, Della Rovere, la Fornarina, MDF, oltre a studi professionali, agenzie di pubblicità, laboratori di fotografia. In continuità con le tipologie di trasformazione dei grandi ex complessi industriali di Savona-Solari (il già ricordato “mix creativo”), il nuovo destino della ex Richard Ginori viene tracciato nel 2002 con l’intervento del gruppo Cajrati Crivelli: nasce un progetto di grande complessità, che interessa oltre 60.000 mq dell’area dismessa, per la realizzazione di una nuova cittadella della creatività, moda, design, pubblicità ed arte, stabilendo nuove sinergie, grazie all’insediamento di attività a elevata possibilità di integrazione. Il complesso si presta straordinariamente allo scopo. La diversità dei singoli edifici consente un’articolazione estetica certamente apprezzata da chi non ama l’omologazione; ma soprattutto sono i volumi ampi e la possibilità per ciascuno di reinterpretarli al loro interno che hanno reso così elevata l’aspettativa del mondo creativo sulla riqualificazione del complesso. Il progetto architettonico, elaborato da Luca Clavarino, con contributi di Studio Milano Layout, considera il recupero di tutti gli edifici, secondo il vincolo ambientale imposto dal vicino Naviglio; la valorizzazione dei fronti più pregevoli; ampi spazi verdi, connessi tra loro, che creeranno una nuova dimensione urbana; la sostituzione dei muri di recinzione con siepi, per aprire nuove visuali sulla città; una galleria coperta sulla quale si affacceranno le attività comuni, in corrispondenza della piazza su via Morimondo; la sistemazione delle coperture piane con giardini pensili; parcheggi in superficie e un parcheggio interrato lungo il Naviglio. La manifattura di San Cristoforo verso il 1870 L’ingresso principale della ex Richard Ginori Prospettiva del progetto di riqualificazione DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE Eventi in Tortona, Savona e dintorni Nei giorni del Salone Internazionale del Mobile e delle Settimane della Moda, l’area di Tortona, Savona e dintorni ospita numerose manifestazioni, secondo una tendenza ormai consolidata a Milano, che spinge i creativi a ricercare ambientazioni per realizzare eventi al di fuori dei soliti spazi fieristici. La presenza in zona di edifici industriali di grande interesse, con varie dimensioni, molto vicini tra di loro, già trasformati in base alle nuove esigenze, consente ai visitatori di assistere con comodità a più sfilate, presentazioni, inaugurazioni, che vengono svolte al loro interno. Spesso gli eventi hanno luogo in fabbriche non ancora riqualificate, e questo produce risultati molto scenografici, con allestimenti che giocano sui contrasti tra la memoria industriale e gli oggetti di design o gli abiti. Il fenomeno è ormai ampiamente riconosciuto, tanto che l’area è ormai identificata, durante il periodo del Salone del Mobile, come “il più importante percorso milanese fuori salone”. I sette giorni del “fuori salone” diventano un vero fenomeno popolare, che coinvolge non solo gli operatori del settore ma tutto il quartiere: bar, ristoranti, librerie, negozi, cittadini, partecipano all’evento e contribuiscono a creare quell’atmosfera particolare, un misto fra vecchia Milano e sperimentazione, che rende la zona uno dei luoghi più vivaci e creativi della città. In quei giorni, la società Recapito Milanese, con la collaborazione dei principali gruppi che operano nell’area stessa, organizza Zona Tortona, un insieme di iniziative volte a creare sinergie tra le varie manifestazioni. Durante l’edizione del 2003, grazie al percorso costituito da una lunga fila di bolli rossi sui marciapiedi che collegano gli spazi espositivi più interessanti e alle 40.000 mappe della zona distribuite a tappeto, è stato definito un itinerario pedonale, con più di 80 aziende espositrici, numerosi spazi riscoperti e reinventati, decine di migliaia di visitatori da tutte le parti del mondo. Presentazione della nuova Mini Rover nel day-light di Industria Superstudio “Driving dream”, evento Ferrari negli spazi Tod’s nell’ex Riva Calzoni Esposizione di Cappellini negli spazi di Superstudio Più - Salone del Mobile 2003 (foto Alejandro Lora) Esposizione Muji nella ex Riva Calzoni - Salone del Mobile 2003 (foto Alejandro Lora) PER RITROVARSI IN VIA SAVONA-VIA TORTONA E DINTORNI Via Savona ... Via Tortona ... interno 360 Superstudio