via savona-via tortona e dintorni - Associazione Interessi Metropolitani

“Conoscere Milano” è un progetto di
AIM
Associazione
Interessi Metropolitani
ideato e coordinato da
AIM
Associazione Interessi Metropolitani
L’iniziativa dedicata a “Via Savona-Via Tortona e dintorni”
è realizzata con il sostegno di
Naviglio 10
L’Urban Center del Comune di Milano,il primo in Italia, è
stato inaugurato nel 2001 dall’Assessore allo Sviluppo del
Territorio.
Urban Center, come le altre analoghe strutture europee già attive,
ha l’obiettivo primario di comunicare ai cittadini le grandi
trasformazioni che interessano il loro territorio ed illustrare le
politiche urbanistiche e le forme attuative che l’Amministrazione
comunale mette in atto per realizzarle. Si rivolge inoltre ad un
pubblico più esteso, italiano ed internazionale, che comprende
operatori economici di settore e non, studenti, turisti,
amministratori pubblici, ai quali fornisce informazioni e dati
sull’assetto territoriale della città, sulle sue potenzialità evolutive e
sulle sue eccellenze.
Urban Center è centro di confronto, dibattito e approfondimento per
le tematiche che riguardano il progetto di sviluppo urbano in tutti i
settori disciplinari che in esso convengono, dall’architettura alla
sociologia, dall’economia alle scienze ambientali. L’attività del
centro si svolge attraverso esposizioni di progetti e realizzazioni,
conferenze, workshop negli spazi in Galleria Vittorio Emanuele, e
con la organizzazione di iniziative sempre finalizzate alla
conoscenza e promozione del territorio come gli Itinerari di visita
tematizzati o l’edizione di dossier e documenti illustrativi dei
progetti e temi trattati. Dispone di un Infopoint, di postazioni
informatiche per la consultazione diretta delle banche dati e
cartografiche territoriali, ed è in corso di realizzazione un sito
internet che consentirà di estendere la rete dei contatti
internazionali e la disponibilità di informazioni per gli utenti.
L’Associazione Interessi Metropolitani è un centro culturale
no-profit fondato nel 1987 da un importante gruppo di imprese e
banche milanesi per promuovere ricerche, studi e progetti con
l’intento di aiutare Milano nel suo sviluppo culturale, sociale ed
economico.
In quindici anni di attività AIM ha pubblicato circa settanta studi, ha
promosso manifestazioni e convegni, seminari, mostre e corsi con
la partecipazione di migliaia di cittadini. Ha curato progetti speciali
quali la “Rete di Telesoccorso per Anziani”, il “Biopolo Milano”, la
“Mediateca di Santa Teresa”, “Milano per la Multimedialità”,
“Internet Saloon”, il ciclo di visite ai musei “Fuori Orario” e la serie
di itinerari guidati alla scoperta della città in trasformazione
“Conoscere Milano” con Urban Center del Comune di Milano.
Sono Soci dell’AIM (2003): AEM, BANCA INTESA, FALCK,
FONDAZIONE 3M ITALIA, GRUPPO BANCARIO CREDITO
VALTELLINESE, NASTRIFICIO GAVAZZI, PIRELLI & C. REAL
ESTATE, TELECOM ITALIA, RCS MEDIA, SCENARI IMMOBILIARI.
VIA SAVONA-VIA TORTONA
E DINTORNI
Conoscere Milano:
via Savona, via Tortona e dintorni
Con questo nuovo itinerario alla scoperta dei luoghi della
trasformazione nella città, “Conoscere Milano” propone la zona
tra il Naviglio Grande e via Solari che negli ultimi quindici anni ha
visto la riconversione di molte delle sue aree industriali in spazi
per attività creative e culturali, legate all’ economia dell’immagine.
Un processo che ha valorizzato tutta la zona attivando
anche interventi di riqualificazione delle vecchie residenze
e la realizzazione di nuovi complessi abitativi.
L’itinerario tocca gli episodi più rilevanti di questa trasformazione,
alcuni sorti da una storia industriale di grande evidenza, altri
nati da realtà produttive minori che nel loro complesso hanno
modificato in modo significativo il volto e la vita del quartiere.
Gruppo scientifico di coordinamento
Anna Giorgi – Urban Center del Comune di Milano
Emilio Genovesi, Guido Borelli – Domus Academy
Luisa Toeschi, Carlo Berizzi - AIM
Note Bibliografiche
Assessorato Cultura e Musei, Assessorato Sviluppo del Territorio,
Ufficio Concorsi di Progettazione, La Città delle Culture, a cura di
Anna Giorgi, Milano, 1998
Comune di Milano – Decentramento, Milano Zona 5, ICI Editore,
Milano, 1982
Ricerca e Testi
Giovanni Di Leo
G. Motta, A. Pizzigoni, La Casa e la Città, Clup, Milano, 1991
Grafica
Roberto Redaelli
P. Bottoni, M. Pucci, “Indagini sul problema dell’abitazione operaia
nella provincia di Milano e proposte per la sua soluzione”,
Costruzioni - Casabella n. 155, novembre, 1940
Stampa
Tipografia Milanese srl
Comune di Milano, Nove parchi per Milano, Triennale di Milano (a
cura di), Electa, Milano, 1995
C. Sicola, 125 anni per l’energia, Riva Calzoni, Milano, 1988
Nota dell’autore
La descrizione dell’area inizia con il nucleo più vicino al centro,
compreso tra Porta Genova e via Bergognone, caratterizzato dal
tessuto ottocentesco; continua verso sud, con le grandi fabbriche
Ansaldo, Riva Calzoni, General Electric, Nestlé, che occupano per
intero il tratto compreso tra via Bergognone e la Circonvallazione;
si spinge fino a via Brunelleschi, dove verrà realizzato il parco
lineare di San Cristoforo, uno degli interventi previsti dal
programma del Comune “nove parchi per Milano”; allarga il
campo di riferimento oltre il Naviglio Grande, al complesso
Richard Ginori, futura cittadella dell’immagine.
INFORMAZIONI
Urban Center - Comune di Milano
Galleria Vittorio Emanuele 11/12 - Milano
tel. 02 88 45 65 54 -5 fax 02 88 45 24 01
email: [email protected]
orari per il pubblico: ore 9.00 - 18.00 lunedì-venerdì
AIM - Associazione Interessi Metropolitani
Corso Magenta, 59 – Milano
tel. 02 48 19 30 88 fax 02 48 19 46 49
email: [email protected]
www.aim.milano.it
© Urban Center - AIM - Milano, 2003
Siti Web
www.agep.it
www.aim.milano.it
www.coima.it
www.comune.milano.it
www.domusacademy.it
www.fondazionearnaldopomodoro.it
www.giorgioarmani.com
www.hines.com
www.industriasuperstudio.it
www.magnapars.it
www.rumblefish.it
www.superstudiogroup.com
www.zegna.com
L’area tra il Naviglio Grande e via Solari rientra nella Zona 6 del
Comune di Milano, che comprende Porta Genova, Giambellino,
Lorenteggio. Il Consiglio di Zona costituisce l’organismo di
partecipazione, di consultazione, di gestione dei servizi di base e di
esercizio delle funzioni delegate dal Comune.
Via Savona, via Tortona e dintorni:
un microdistretto dell’immagine e della cultura
Milano, fino alla fine degli anni sessanta simbolo dell’industria italiana, è riuscita a trasformare il proprio sistema
produttivo seguendo le nuove tendenze, senza particolari
fratture. Sul suo territorio sono rimaste le tracce e i “resti
materiali” dell'industrializzazione: aree dismesse, spesso di
notevoli dimensioni, già riconvertite a nuove funzioni o in
trasformazione, comparti e manufatti edilizi di valore
architettonico da comprendere nel campo disciplinare
dell’archeologia industriale.
Nuove “tribù di creativi”, artisti, stilisti, designer, architetti,
famosi ed emergenti, sono stati attratti dagli spazi industriali,
funzionali e congruenti alle loro attese estetiche: grandi volumi
con diretti riferimenti all’età della macchina, materiali semplici
come il mattone e il ferro, molta luce proveniente da immense
finestre e lucernari. Avviatosi in maniera anche spontanea, il
processo ha consentito a volte la riqualificazione di aree che non
sono state “travolte”, rispetto ad altre zone di Milano, da una
crescita disomogenea, ma si sono conservate come “oasi” di
integrità urbana.
Come è successo al quartiere di Soho a Londra, e a quelli di
Soho e di Chelsea a New York, ai Kreis 4 e 5 di Zurigo.
È il caso dell'area compresa tra il Naviglio Grande e via Solari,
oggetto specifico della pubblicazione, interessata di recente da
questa tipologia di trasformazione: la zona, molto vicina al
centro, ha conservato in un contesto abbastanza unico memorie
storiche dell’età agraria, del tessuto urbano ottocentesco, del
successivo periodo industriale, con le fabbriche e le residenze
per gli operai.
In seguito alla chiusura o al trasferimento delle attività
produttive, la zona diventa uno degli episodi urbani più singolari,
nel panorama milanese ed internazionale.
Le fabbriche dismesse si trasformano in laboratori, studi, scuole
e showroom, attraendo nuove attività e dando un nuovo
carattere e una nuova immagine alla zona. Oggi, infatti, l’area
“via Savona - via Tortona e dintorni” è caratterizzata dalla
compresenza di residenze, di funzioni produttive tradizionali e di
funzioni innovative, legate alla cultura, alla comunicazione e
all’immagine, all’interno di spazi valorizzati dall’intervento di
operatori e progettisti che qui hanno sperimentato con successo
nuovi modi di abitare e lavorare. Questo mix può essere
occasione di interessanti riflessioni da un punto di vista
urbanistico ed edilizio, e non solo. Non è raro trovare artisti,
modelle, operai che trascorrono fianco a fianco la loro pausa
pranzo nelle tradizionali latterie e trattorie del quartiere. Si
moltiplicano i locali di tendenza citati dalle più aggiornate “guide
internazionali” che animano le sere e le notti del quartiere.
Gli elementi accennati possono far immaginare lo straordinario
interesse di questa zona che è diventata simbolo assolutamente
autoctono di un processo virtuoso di trasformazione che, senza
doversi appoggiare a rigidi e spesso paralizzanti patterns
normativi (regolativi) ha colto una linea di sviluppo congruente
con il suo passato produttivo, compatibile con la molteplicità
sociale che l’ha sempre caratterizzata e premiante a livello
urbano e internazionale.
Gianni Verga
Assessore allo Sviluppo del Territorio
VIA SAVONA, VIA TORTONA E DINTORNI
Case, Fabbriche
Cultura, Immagine
da Porta Genova a Bergognone
1
2
3
4
5
6
Ex Bisleri
Magna Pars
Forcella 5 con Spazio Zegna
Superstudio
Superstudio 13
Industria Superstudio
Ex Barattini
Teatro Armani
Ex complesso Poste Italiane
da Bergognone a Troya
7
8
2
Ex Ansaldo
Città delle Culture
Ex Riva Calzoni
Fondazione Arnaldo Pomodoro
Tod’s
SPW Company
Fabbrica dei Giardini
9
10
Ex General Electric
Superstudio Più
Tortona 35
Tortona 31
da Troya a Brunelleschi
11
Savona 97
Domus Academy
12 Le nuove residenze
12 A Il parco lineare
12 B Residenza San Cristoforo
12 C Le torri nell’area ex Loro Parisini
oltre il Naviglio
13
Ex complesso Richard Ginori
3
CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA
Le fasi storiche
1722. L’area è caratterizzata dal corso del Naviglio Grande e dalla lottizzazione agricola, con i canali di irrigazione.
Sono evidenti i due tracciati che diventeranno via Savona e via Tortona.
1875. Si avvia il processo di urbanizzazione della zona, nel tratto compreso tra la ferrovia e la Darsena, con la realizzazione di via Vigevano e viale Gorizia.
Anche quest’ultimo corrisponde a un vecchio percorso agrario.
1903. La città si espande oltre la ferrovia, i lotti agricoli vengono frazionati per creare i nuovi isolati, i sentieri rurali cominciano ad essere convertiti in strade
carrabili.
1965. Il sistema è completo, l’area appare molto densa, tutti gli spazi adiacenti alla ferrovia vengono occupati da costruzioni, via Solari diventa un’importante
arteria urbana.
CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA
Da campagna a città
Fino alla seconda metà dell’Ottocento l’area corrispondente
alla zona di via Savona, via Tortona e dintorni, faceva parte
amministrativamente dei Corpi Santi. Attraversata dai corsi
d’acqua del Naviglio Grande e dell’Olona, era caratterizzata
dalla lottizzazione agricola, con i canali di irrigazione, i
percorsi, i recinti dei campi.
Esisteva anche un insediamento abitativo rurale in
corrispondenza dell’intersezione tra la Darsena e il Naviglio.
La chiesa di S. Cristoforo, costruita nel XII secolo, dava il
nome a una parte dell’area.
Poi, attraverso un complesso processo di sovrapposizioni
successive, questa zona è entrata a fare parte del sistema
urbano di Milano: nel tempo, altri tracciati si sono aggiunti
a quello agrario, senza compromettere i tessuti precedenti.
Al posto dei campi, delle case rurali, degli alberi, dei
percorsi e sentieri sono comparsi tracciati ferroviari, strade
e piazze, edifici residenziali, industrie, spazi per il
commercio, strutture pubbliche.
Ma questo continuo processo di aggiornamento ha sempre
rispettato le stratificazioni già esistenti. Ad esempio, è
rimasta traccia del corso dell’Olona nella irregolarità della
conformazione di due isolati compresi tra il parco Solari e
via California.
E ancora, sulle mappe storiche è possibile notare due
tracciati agrari che costituivano i percorsi principali di
attraversamento dell’area: nelle cartografie più recenti è
evidente che gli assi di via Savona e via Tortona, oggi le
principali strade della zona, corrispondono esattamente a
quegli antichi tracciati.
La trasformazione dell’area “da campagna a città” si avvia a
partire dal 1865 grazie alla costruzione della ferrovia per
Vigevano e della stazione di Porta Genova.
Infatti, come in molte altre zone di Milano allora al margine
della città, l’espansione venne catalizzata dalla nuova
infrastruttura, con il disegno urbano che si andava
costituendo in accordo con la linea ferroviaria, lo scalo e
agli impianti.
Per questo motivo furono realizzati corso di Porta Genova,
via Vigevano e via Casale, che costituirono un sistema
urbano unitario, assieme alla Darsena.
In molti casi, gli elementi del paesaggio agrario, come
cascine, rogge oppure i confini dei campi, sono stati
inglobati nella maglia delle strade ed è ancora possibile
ritrovarne le giaciture. In particolare, proprio i confini dei
campi, i recinti, hanno costituito le tracce per la definizione
degli isolati, che fin dalla prima urbanizzazione sono stati di
forma piuttosto regolare e di grande dimensione.
Dall’alto:
Festa di San Cristoforo sul Naviglio Grande (1920)
Un’abitante del quartiere (1898)
Corte di via Savona 45
CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA
Il periodo delle industrie
Il quartiere operaio
L’attività industriale ha rappresentato uno degli elementi
principali nello sviluppo urbano dell’area. In pochi decenni si
sono insediate Ansaldo, Bisleri, Riva Calzoni, Richard Ginori,
General Electric, Osram, Loro Parisini, Nestlé. Per questo
motivo, altre piccole industrie hanno collocato i loro
stabilimenti nell’area; nello stesso periodo sono nate
numerose botteghe artigiane, all’interno di piccoli e grandi
cortili. Tra le attività artigianali, era molto nota la presenza
della vetreria Bordoni, in via Savona. Non era invece presente
la media industria. Assieme alle fabbriche sono state
costruite le case per i lavoratori. In questo modo si è
costituito un quartiere operaio, caratterizzato da isolati molto
compatti, costruiti per fasi successive, con stratificazioni
molto interessanti, spesso “case di ringhiera”.
Tra gli interventi di edilizia popolare, assume particolare
rilievo il complesso in via Solari 40 realizzato nel 1906 su
iniziativa di Prospero Moisè Loria, allora presidente della
Società Umanitaria, su progetto di Giovanni Broglio. Il
carattere sociale dell’intervento è testimoniato dalla presenza
di spazi collettivi per gli abitanti, intorno alle corti, come
l’asilo, i lavatoi comuni, la biblioteca.
Oltre al rispetto dei tracciati, il ricordo della campagna
diventa lo spunto per alcune “invenzioni”. Qualche volta i
muretti di cinta, i pezzi di prato, gli alberi da frutta che si
possono vedere nella zona non hanno riscontro di
preesistenza.
Industria e residenza
Spesso l’industria ha ripreso i caratteri architettonici della
residenza, sia per la prossimità fisica, sia per il fatto che le
norme edilizie, per esempio distanze e allineamenti, sono
comuni. Le modalità di relazione tra gli spazi per l’industria
e quelli per abitare evidenziano questa caratteristica:
officine ed attività artigianali nei piani terra delle case,
capannoni nei cortili.
Ma anche le tipologie e i materiali diventano oggetto di
“contaminazione” tra casa e fabbrica. A volte l’edificio
industriale è costituito da corti delimitate da blocchi edilizi
che assomigliano a edifici residenziali.
In altri casi, in un contesto caratterizzato da residenze,
incontriamo oggetti del periodo industriale: serbatoi in
ferro, cisterne in cemento armato, ciminiere, ponti
metallici.
Il complesso della Società Umanitaria in via Solari
Case di ringhiera in via Tortona
Industria e lotti agricoli
La dismissione
Le fabbriche, che si insediano in un tessuto caratterizzato da
una matrice agricola, vengono costruite rispettando la
lottizzazione precedente, strutturata secondo i canali di
irrigazione. Questo dà luogo a confronti continui con i
caratteri dell’insediamento contadino. Molti riferimenti alla
corte agricola, intorno alla quale si organizzavano gli edifici,
si ritrovano in alcune fabbriche.
Il recinto dei campi, delimitato da muri perimetrali, influenza
l’aspetto delle facciate delle industrie, nelle quali la cortina è
quasi sempre continua.
A partire dalla fine degli anni sessanta, in relazione alle
trasformazioni del sistema produttivo ed in particolare dopo
le crisi energetiche, le fabbriche vengono dismesse lasciando
immensi padiglioni e cortili.
Il processo comincia con lo smembramento dell’Ansaldo e il
trasferimento di parte delle produzioni in altre sedi
(carpenterie a Sesto San Giovanni, motori a Monfalcone e
Genova). In pochi anni, molte altre industrie lasciano questa
zona: le aree fino ad allora occupate restano libere, in attesa
di nuove destinazioni.
CAMBIAMENTI E SVILUPPO DELL’AREA
La riqualificazione urbana
Il recupero “creativo”
I grandi progetti
Un intervento che può essere considerato come l’avvio di
una nuova fase è Superstudio, realizzato da Flavio Lucchini e
Fabrizio Ferri nel 1983 nelle rimesse delle locomotive della
stazione di Porta Genova e in una fabbrica di biciclette per
diventare un complesso, oggi noto a livello internazionale, di
spazi dedicati alla fotografia di moda.
Dopo due anni, nel 1985, Carlo Orsi, noto fotografo, apre il
suo atelier in via Tortona nell’area occupata precedentemente
da un sistema di officine che conserva ancora oggi una forte
integrità, con un originale mix di funzioni legate all’economia
dell’immagine e alla produzione artigianale.
Nello stesso anno Luciano Formica trasforma parte della
Bisleri, tra le vie Savona e Solari, ricavandone i suoi
laboratori di restauro.
Nel 1987 Giovanni Gastel, altro esponente di livello
internazionale della fotografia di moda, sposta il suo studio
da via degli Olivetani in via Tortona, convertendo un deposito
di imballaggi in uno spazio di straordinaria bellezza.
Nel 1988, sempre nella Bisleri, la famiglia Brancato
trasferisce la sartoria teatrale che continua ancora oggi la sua
attività.
Con il 1990, il Comune di Milano acquisisce il complesso
dell’Ansaldo, avviando un processo di riqualificazione per
dare nuova vita all’ex stabilimento industriale, che oggi
ospita il palcoscenico prove e i laboratori del Teatro alla Scala
in attesa dell’attuazione dei progetti già approvati.
Ma è soprattutto nella seconda parte degli anni novanta che
l’imprenditore Alessandro Cajrati Crivelli con creatività e
passione propone, per un possibile nuovo futuro di questa
zona, il modello di “mix culturale” con attività di respiro
internazionale legate all’immagine, all’arte, al design, alla
comunicazione, alla moda collocate e riunite in modo anche
sinergico nelle ex industrie.
In questa linea, il primo consistente intervento a partire dal
1996 è quello sull’area di via Savona 97 dove, in una fabbrica
dismessa, oltre alla Domus Academy, si insediano studi di
designer, di artisti e pubblicitari italiani e stranieri: ciò avvia
un processo che vedrà la nascita di altre attività creative e
di formazione nella zona (Fashion Image, Università
dell’Immagine, Istituto Italiano di Fotografia, Accademia della
Comunicazione).
In questo periodo dalle evoluzioni di Superstudio nascono
Superstudio 13 e Industria, nei locali di uno stabilimento per
la preparazione di vernici, e ancora Superstudio Più, in una
parte della General Electric; nel 2001 Armani colloca una sua
sede e il nuovo Teatro nell’edificio Nestlé; nell’area ex Riva
Calzoni si insediano, tra gli altri, la Fondazione Arnaldo
Pomodoro, la società Fabbrica dei Giardini e Tod’s.
In zona arrivano anche altre firme di primo piano: Esprit,
Kenzo, Zegna, Hugo Boss, Gas, Stefano Giovannoni.
Alcuni dei progetti per la riqualificazione dell’area portano la
firma di architetti di grande fama: Tadao Ando, David
Chipperfield, Antonio Citterio, Mario Cucinella.
Gli studi fotografici di Giovanni Gastel (foto studio Sancassani)
Nel 1991 Pinin Brambilla Barcilon, che ha curato il restauro
dell’Ultima Cena di Leonardo e di parte della Cappella degli
Scrovegni, e di altre numerose e importanti opere d’arte,
colloca i suoi laboratori negli ambienti di un’ex officina
meccanica, in via Savona.
Intorno a queste “eccellenze” numerosi giovani artisti si
insediano nei vecchi spazi industriali, realizzando atelier
intorno ai cortili dismessi che diventano nuovi recinti
tematici.
Intanto, durante le belle giornate primaverili, gli abitanti
sistemano le sedie sui balconi, per godersi il passaggio delle
modelle che cominciano a frequentare la zona.
Gli spazi di Stefano Giovannoni in via Solari, nell’ex Riva Calzoni
La riqualificazione urbana
L’attività editoriale
Il futuro dell’area
Durante gli stessi anni, quest’area diventa anche luogo
privilegiato per la descrizione delle trasformazioni
metropolitane, proprio per la sua eccezionale vitalità. Infatti
nel 1997, Carlo Orsi, con Guido Vergani ed Emilio Tadini,
utilizza gli spazi del suo laboratorio per la creazione di “Città”, straordinaria rivista fotografica che “semplicemente
racconterà Milano, guardandola dalla prospettiva di chi la
vive, amandola”.
L’esperienza termina nel 2001, ma nello stesso anno viene
fondata la rivista “Urban” che, dalla redazione affacciata sui
binari di Porta Genova, propone “istruzioni per l’uso, una
guida per Milano, Roma, Bologna e Torino”, con l’obiettivo di
descrivere “la città come non l’avete mai vista”.
Le mutate esigenze infrastrutturali, il nuovo carico
ambientale e sociale, il carattere trendy della zona
comportano sempre di più nuove attenzioni da parte dei
privati e dell’amministrazione pubblica.
In particolare la ferrovia, che ha prodotto inizialmente lo
sviluppo urbano dell’area, è diventata successivamente una
“barriera” tra l’area e la città, anche con la formazione di zone
di degrado. Per questo motivo, un progetto di grande
significato sarà la dismissione del tratto di linea VigevanoMortara fino alla Circonvallazione e il raddoppio dei binari nel
tratto successivo. L’intervento prevede la trasformazione
della stazione di San Cristoforo in nodo di interscambio tra i
treni locali e la metropolitana, che diventerà vero punto di
partenza e di arrivo per quest’area urbana. Per questo motivo
nel 1999 il Comune ha bandito un concorso di progettazione
- nell’ambito dell’iniziativa “Cinque Piazze per Milano” - che
ha già consentito la riqualificazione di piazza Tirana, intorno
alla stazione di San Cristoforo. La dismissione del tracciato
ferroviario lascerà un’ampia area libera, affacciata sul
Naviglio, che diventerà un parco urbano di grande valore
ambientale, con la stazione di Porta Genova che assumerà il
ruolo di “porta” tra il parco e la città.
La trasformazione dell’area ha assunto una nuova
dimensione, interessando anche altri spazi al di fuori
dell’area; in particolare, dall’altra parte del Naviglio
l’insediamento Richard Ginori viene “ripensato” seguendo le
nuove tendenze, ma con un programma più maturo e
organico rispetto al carattere quasi “pionieristico” di alcune
delle esperienze precedenti.
Interventi di grande significato riguardano la riqualificazione
della Riva Calzoni e della General Electric, con nuovi spazi
per la creatività; il recupero del vecchio palazzo delle Poste;
residenze e spazi verdi nell’ambito di iniziative congiunte tra
pubblico e privato.
Il primo numero della rivista “Città”
La nuova identità
La legittimazione della nuova identità della zona è legata
anche alla effervescente attività di molti piccoli operatori che
hanno creato una fitta rete di sinergie: 55 atelier di fotografia,
16 di design, 11 di moda; 27 studi per web e multimedia, 19
per editoria e TV; 31 centri di ricerca collegati alle attività
precedenti e anche un teatro di sperimentazione, il Teatro
Libero di via Savona, che si colloca in modo assolutamente
creativo all’ultimo piano dell’edificio di via Savona 10. In
questo stesso palazzo trova sede fin dal 1980 la Scuola del
Fumetto di Milano, la prima in Italia a formare questo nuovo
tipo di disegnatori, che collabora con Disney, Bonelli e Star
Comics.
La riqualificazione dello scalo di Porta Genova è strategica per creare una
greenway lungo il Naviglio e ricucire il sistema di spazi pubblici e a verde
(Urban Design Workshop organizzato dal Politecnico di Milano e da RPA di
New York, G. Fossa, R. Lane, D. Palazzo, R. Pirani, “Transforming the
Places of Production”, Olivares, Milano, 2002)
DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE
Superstudio
La storia
Il ricordo degli abitanti più anziani della piccola via Forcella
parla di una fabbrica di biciclette per l’esercito durante il
periodo della prima guerra mondiale, attività che continuò per
uso civile negli anni seguenti, nei capannoni al numero 13.
Fino agli anni cinquanta i capannoni furono poi utilizzati per
la produzione di macchinari e componenti elettriche della
CGE – General Electric, come per altri immobili della zona.
Negli anni sessanta, molti degli edifici del complesso furono
utilizzati come deposito e vendita all’ingrosso di frutta secca.
Negli anni settanta i locali vennero suddivisi in spazi più
piccoli e affittati a vari artigiani che erano di supporto alle
attività industriali e agli abitanti del quartiere: fabbro,
falegname, bilanciaio, meccanico, tornitore, stampatore,
piccole imprese di costruzioni.
All’inizio degli anni ottanta, con l’allontanarsi delle attività
industriali dalle zone ormai divenute semicentrali, i
capannoni furono messi in vendita: alcuni furono acquistati
dagli stessi artigiani che li occupavano, altri attendevano
nuovi acquirenti e nuove destinazioni.
Flavio Lucchini, editore e art director, che aveva già creato le
più importanti riviste di moda italiane (Amica, Vogue,
L’Uomo Vogue, Donna, Moda) lasciando nel ’79 la direzione
della Condé Nast, aveva trovato la sede della sua nuova casa
editrice Edimoda in una ex-fabbrica di lampadari, poco
lontano, in piazza Sant’Eusebio. Fino a quel momento, i
servizi fotografici di moda venivano realizzati in esterni.
Lucchini basava invece l’immagine delle sue testate sugli
abiti fotografati in studio, come fossero pezzi di design.
Creando uno stile - presto copiato da molti – aveva anche
creato l’esigenza di studi adatti, con ogni genere di luci e
possibilità: i capannoni di via Forcella ampi, alti, articolati,
indipendenti, sembrarono il posto ideale. Fabrizio Ferri, allora
Lo studio “day-light” di Industria Superstudio
giovane e brillante fotografo collaboratore delle testate di
Lucchini, oggi tra i più famosi al mondo, si associò all’idea,
e insieme decisero di tentare l’avventura di Superstudio.
“La nostra ambizione fu quella di creare un centro di
attrazione per i grandi fotografi stranieri richiesti dalle testate
italiane e di formazione per i giovani fotografi italiani che
gravitavano attorno a Milano. Non esitammo a investire tutti
i nostri risparmi e a impegnarci anche oltre le nostre
possibilità, perché credevamo in questo progetto che poteva
servire a rendere Milano un po' più internazionale”
Flavio Lucchini
Il primo Superstudio di Lucchini e Ferri aprì nell’83
nell’ampia area dei capannoni compresi tra il numero civico
7 e il numero 13 di via Forcella angolo con via Tortona.
Divenne presto punto di incontro, di confronto e di scambio,
dove redazioni e fotografi di Paesi e testate diverse
condividevano esperienze e informazioni.
Nell’87 al primo nucleo di via Forcella si aggiunse la contigua
area dell’ex industria chimica Barattini, che successivamente
viene mantenuta solo in parte per le attività di Superstudio.
Nel ’90 i due soci sciolsero la prima società e si suddivisero gli
spazi creando due gruppi indipendenti, Superstudio 13, di
Lucchini e Borioli e Industria Superstudio, di Ferri.
Oggi nella grande area del primo Superstudio troviamo
quindi gli studi fotografici di Superstudio 13 e Industria
Superstudio, che continuano a convivere uno a fianco
all’altro, e una serie di attività accessorie che completano
l’offerta di servizi: studi di produzione, grafica, laboratori di
scenografia e fondali, ritocco digitale, sviluppo, scuole di
formazione per fotografi e professionisti dell’immagine,
produzioni e post-produzioni televisive, agenzie di modelle,
scuole per fashion-editor, producer, modelle, show-room.
Superstudio 13
Industria Superstudio
L’universo Superstudio 13 si scopre entrando dal cancello al
13 di via Forcella, su una corte animata da “botteghe” dove
al posto degli artigiani di un tempo ora troviamo laboratori
legati all’immagine e ad altre attività sinergiche.
Diversi architetti hanno lavorato alla riqualificazione: Paolo
Garretti, Giorgio Longoni, Antonio Citterio, con progetti
flessibili e in divenire.
La ristrutturazione ha cercato di mantenere il carattere
originario degli edifici, con le strutture in ferro, i lucernari, i
pavimenti in cemento grigio, dotando gli spazi di servizi ad
altissima tecnologia. Si entra da una ampia hall foderata in
acciaio da cui si snodano le varie sale. In particolare, gli studi
fotografici sono spazi dalle caratteristiche e dimensioni
molto diverse. Si va dagli studi day-light con luce naturale
modulabile, ai cyclo con fondali in curva, ai limbo, agli studi
con pareti elettriche a scomparsa che permettono di
modulare lo spazio fino a raggiungere un’unica superficie di
circa 1000 mq.
Spazi tecnologici, perfettamente attrezzati, indipendenti,
forniti con attrezzatura di base, muniti di carro ponte, con
possibilità di drive-in.
Altezze, dimensioni e servizi rendono gli spazi ideali per ogni
esigenza di ripresa fotografica e televisiva, moda,
arredamento, auto, pubblicità, cataloghi, redazionali, video,
spot, televisione. Questi studi sono spesso utilizzati anche
per presentazioni, sfilate, eventi, mostre per le griffe di
maggiore prestigio.
Diverse società ubicate all’interno offrono servizi di
produzione e post-produzione, corsi e stage di fotografia,
modeling, giornalismo di moda e comunicazione. Esiste
anche una falegnameria, nella quale vengono realizzati i
fondali e le scenografie per le rappresentazioni e gli eventi.
Nella stessa corte di Superstudio 13 inizia Industria
Superstudio, il regno di Fabrizio Ferri, creatore del ritratto di
moda, cioè un modo particolare di liberare la modella dalla
sovrastruttura dell’abito per metterne a nudo l’anima.
Industria è un sistema di studi fotografici, tra i quali lo spazio
day-light più grande d’Europa e attività complementari, come
Industria Digital e Industria Musica.
Uscendo da via Forcella e percorrendo via Bugatti si
ritrovano, in una parte degli ex spazi Barattini, la Fondazione
Industria onlus, l’Università dell’Immagine e, in fondo alla
strada, il ristorante Industria.
L’Università dell’Immagine si propone di formare fotografi,
tecnici del suono, art director, product manager, fashion
stylist, photo editor, attraverso la sinergia dei cinque sensi,
partendo dal sesto senso, inteso come la percezione del
nostro corpo e di noi stessi. Perché come Fabrizio Ferri
afferma “l’immagine è armonia definita dal lavoro integrato
dei sensi”.
Ferri ha creato un gemello di Industria Superstudio a New
York, ricavandolo anche qui in uno spazio industriale
dismesso, i 5.000 mq dell’ex garage della Rolls Royce nel
West Village.
Sala prove, spazi Industria
L’ingresso dal cortile di Superstudio 13
Il Ristorante Industria
Ex Barattini - Caroli Village
Forcella 5 con Spazio Zegna
Affacciata sulla via Bugatti, al civico 7, l’industria chimica
Barattini & C. Spa produceva impianti e prodotti galvanici,
dal 1923. L’attività industriale venne dismessa nella metà
degli anni ottanta. La fabbrica è stata poi oggetto di un
progetto di riqualificazione di grande accuratezza. In
particolare, il recupero della corte e degli spazi attorno
sono stati curati da Achille Balossi Restelli con la
consulenza artistica di Luigi Caccia Dominioni. L’intervento
ha conservato i caratteri industriali, mantenendo le
murature a vista, le arcate di mattoni pieni, i grandi
finestroni con vetrate a quadri, le colonne di ghisa e le
travature metalliche. Il carattere di archeologia industriale è
impreziosito dall’utilizzo della pietra lavagna e legno di
merbao, wengè e iroko, per i rivestimenti. Di grande
interesse il recupero di elementi funzionali provenienti
dalla destinazione originaria dell’edificio: le vecchie cisterne
sono diventate oggetti di arredo nel cortile, il montacarichi
viene utilizzato come ascensore, gli armadietti degli operai
sono usati negli spogliatoi della palestra, il carro ponte è
ancora appeso al soffitto degli attuali uffici.
Nel maggio 2003 è stato inaugurato, in questi suggestivi
spazi, il “Caroli Village” che appartiene alla catena Caroli
Health Club. Il centro comprende una palestra che propone
metodi fra i più innovativi per il benessere integrale; nella
corte, un bar-ristorante offre lunch speciali per gli utenti del
centro e anche per il pubblico esterno. Completa la corte
una elegante sala per eventi con pilastri in ghisa.
Il complesso “Forcella 5” ospitava originariamente una
fabbrica per la torrefazione di caffè.
Nel 1986 questi spazi furono acquisiti da Esprit, compagnia
californiana di moda, per l’insediamento dei propri
showroom e degli uffici principali. Esprit affidò la
riqualificazione dell’area ad Antonio Citterio.
Dal 1993 il complesso ospita le sedi di alcune aziende, tra
le quali l’head office e lo show room di Ermenegildo Zegna,
che ha rispettato in maniera integrale il progetto di Citterio.
Il complesso comprende un gruppo di edifici per una
superficie di oltre 2.000 mq, con una ridotta presenza
lungo la strada, distribuiti lungo un asse quasi parallelo alla
ferrovia.
Il nuovo sistema è strutturato intorno a due corti interne,
con prati e alberi. La prima, più vicina alla strada, è
delimitata dai due edifici principali, ha una forma
rettangolare allungata e può essere anche coperta. La
seconda, a sud, ha una forma irregolare ed è più informale.
La distribuzione interna è caratterizzata da percorsi
orizzontali e verticali molto articolati, rampe e passerelle di
collegamento.
L’immagine complessiva è di grande forza: la facciata su via
Forcella è in cemento, con una enorme porta di ingresso
completamente vetrata; la vecchia ciminiera evidenzia
l’antica funzione industriale; gli spazi di connessione sono
caratterizzati da cemento a vista, ferro, vetro; all’interno gli
ambienti sono chiari e arricchiti dalla presenza del legno.
Il bar del “Caroli Village” nella corte dell’ex fabbrica Barattini
La corte principale dello Spazio Zegna (foto Alejandro Lora)
Magna Pars
Ex Bisleri
La storia
La storia
I primi documenti per la ricostruzione della storia dell’edificio
su via Tortona che ospita Magna Pars risalgono al 1936
quando il palazzo era di proprietà della Compagnia
Continentale di Sellerie Ciclistiche ed Affini SCEA. Durante i
bombardamenti del 1945 una parte dell’edificio viene
notevolmente danneggiata, ma immediatamente dopo
recuperata.
Negli anni settanta, l’edificio diventa sede della Marvin,
società farmaceutica e cosmetica, fondata da Vincenzo
Martone nel 1945. Nel 1975 Roberto Martone, che succede
al padre, fonda ICR Industrie Cosmetiche Riunite, società
leader nella creazione, produzione e commercializzazione di
alta profumeria, legata a nomi importanti della moda italiana.
Nell’ex fabbrica Bisleri, tra Solari e Savona, veniva prodotto
il celebre liquore Ferro China, inventato da Felice Bisleri, che
ha anche reso famose le acque di Nocera Umbra, il cui
marchio, assieme a quello del liquore, è stato poi trasferito
anche in India. Infatti, sia le facciate esterne sia le corti
interne ricordano in maniera evidente un insediamento
abitativo. Dopo la dismissione, la fabbrica di uno dei primi
industriali italiani a intuire il potere della pubblicità – le
réclames sulle riviste, sui tram, l’importanza del logo, un
leone - è diventata sede di attività creative: dallo Studio
Restauri Formica, alla sartoria teatrale Brancato, alla DDB
Communication, appunto famosa agenzia di pubblicità.
La nuova destinazione
Studio Restauri Formica
Nel 1987 ICR si trasferisce in una vasta area di Lodi per
ampliare la struttura e gli stabilimenti. Intuendo l’evoluzione
dell’area di Porta Genova nei campi moda e design, si pensa
di creare negli spazi della vecchia sede un centro di servizi
per esposizioni e congressi. Per questo motivo nel 1991
nasce il Centro Congressi Magna Pars. L’architetto Luciano
Colombo cura i lavori di ristrutturazione dell’edificio,
mantenendo le caratteristiche della fabbrica industriale. Nel
1992 viene conglobato e ristrutturato il palazzo attiguo di via
Forcella 6.
Nel 1985 Luciano Formica ha trasformato una parte della ex
fabbrica Bisleri realizzandovi i suoi modernissimi laboratori
di restauro. Da qui con la sua équipe ha curato, tra gli altri,
gli interventi di restauro dell’Arco di Trionfo a Parigi, dell’ala
Richelieu del Museo del Louvre, del Dôme des Invalides,
sempre a Parigi; delle colonne di San Lorenzo, della Cappella
Portinari di Sant’Eustorgio, dell’Arco della Pace, dei Palazzi
dell’ Arengario, dei chiostri dell’Università Statale, a Milano.
Il laboratorio Formica si occupa, ormai da tempo, anche del
restauro di opere di arte contemporanea, provenienti da
collezioni italiane, europee, americane.
Gli spazi
Sartoria Brancato
Dall’ingresso principale si accede alle sale attraverso due
percorsi distinti; una suggestiva passerella in cristallo
sospesa da cavi d’acciaio e un corridoio con pavimentazione
in porfido. Le sale, ricavate dagli ex laboratori e magazzini di
cosmetici ed alcolici, sono caratterizzate dalla varietà dei
materiali (cristallo, acciaio, legno, marmo) e dalla versatilità
tecnologica ed impiantistica, che consente di ospitare ogni
tipo di evento.
Nata artisticamente nel 1962 con Paolo Grassi e Giorgio
Strehler al Piccolo di Milano, Eufemia Borraccia Brancato
ha creato una rinomata sartoria
artigianale. Nel 1985, il laboratorio,
prima in via Ariberto, venne trasferito
nella ex Bisleri. La sartoria Brancato è
specializzata nella realizzazione di
costumi per il teatro di prosa, l'opera, il
balletto, il musical. Oggi la sartoria
continua a realizzare gli abiti di scena
per le rappresentazioni più significative
di teatri di tutto il mondo.
La passerella nell’atrio di Magna Pars
La ciminiera interna dell’ex fabbrica Bisleri
DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE
Ex complesso Poste Italiane
All’angolo tra Tortona e Bergognone, un complesso di quattro
edifici, per complessivi 25.000 mq, occupato precedentemente dalle Poste Italiane, diventerà un nuovo polo
direzionale. Hines, una delle più attive società di sviluppo
immobiliare di origine americana, ne ha acquisito la proprietà
nel settembre 2000 e ha indetto un concorso di progettazione
internazionale ad inviti. Il bando di concorso prevedeva la
riqualificazione dei quattro edifici, la trasformazione della corte
in una nuova piazza pubblica, la realizzazione di un nuovo
parcheggio sotterraneo.
Il progetto vincitore, curato dallo studio Mario Cucinella
Architetti, conserva la maggior parte dei corpi di fabbrica
esistenti, utilizza tecnologie avanzate, si propone l’obiettivo di
dare luogo a nuove immagini urbane di grande forza e
significato.
L’edificio su via Bergognone avrà una facciata in vetro
strutturale, a doppia pelle, che garantirà elevate prestazioni,
con significativi risparmi energetici. Il colore del vetro della
facciata varierà a seconda dell’altezza e sarà movimentato dalle
ombre di alberi. Gli altri edifici del complesso saranno
intonacati con colori diversi, nelle tonalità del rosso, dell’ocra,
dell’arancio.
La corte, ampia 3.000 mq, funzionerà sia per la distribuzione
verso gli edifici del complesso, sia per la creazione di nuove
relazioni sociali, in continuità con le strade circostanti. Per
restituire l’idea del luogo pubblico, si prevedono rivestimenti
simili a quelli delle piazze milanesi e la piantumazione di
alberi. La copertura della corte consentirà la creazione di un
“giardino d’inverno”, con un microclima confortevole; sarà
Progetto per il nuovo “polo direzionale” nell’ex complesso Poste Italiane
realizzata mediante un sistema tensostrutturale con profili
tubolari di acciaio su cui saranno fissate lastre di vetro
sovrapposte.
La connessione tra la corte e le strade avverrà attraverso due
piccoli ponti in ferro e vetro, posti al di sopra di vasche d’acqua,
all’interno delle quali verranno immerse piante di bambù.
Il progetto è basato sulla sostenibilità ambientale: durante la
fase di cantiere è ridotto al minimo il trasporto a rifiuto dei
materiali; saranno utilizzati componenti, materiali e impianti a
basso impatto; parte dell’energia elettrica del complesso sarà
fornita da un impianto fotovoltaico installato in copertura.
I lavori di riqualificazione del complesso hanno avuto inizio
nel giugno 2002 e saranno ultimati nel 2004.
La vecchia facciata dell’edificio delle Poste
DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE
Teatro Armani
Lo spazio è stato inaugurato nel 2001, in un'area di circa
12.000 metri quadrati dove si trovava un tempo il complesso
Nestlé, un insieme di costruzioni sorto nel dopoguerra,
senza particolari elementi di qualità architettonica. L’Armani
Teatro e gli spazi per l’incontro con il pubblico, per un totale
di 3.400 mq, sono stati curati dal celebre architetto
giapponese Tadao Ando, mentre per gli spazi commerciali e
per gli show room Giorgio Armani si è avvalso dei contributi
di Michele De Lucchi e Giancarlo Ortelli.
I “materiali” del progetto di Ando, cemento, acqua e luce
sono stati utilizzati esclusivamente all’interno dell’originaria
scatola edilizia. Un corridoio lungo 100 metri, in leggera
pendenza per accentuarne la lunghezza e ritmato da sottili
colonne quadrate, attraversa l'intera struttura e guida il
visitatore in un emozionante percorso dentro l’edificio. La
luce sembra provenire direttamente dal muro, con una
striscia luminosa lungo le pareti a livello del pavimento e
luci puntuali sulla sommità delle colonne. Sul fondo, il
corridoio si apre nel foyer del teatro (460 mq) caratterizzato
da una vela di cemento, aerea e inclinata, che nasconde gli
spazi di servizio. I banchi della reception sono 3 monoliti di
vetro trasparente al cui interno una scatola rettangolare di
vetro acidato racchiude la struttura illuminante. L'intero
spazio può diventare teatro, sala conferenza, luogo
d'incontri. A lato della zona sfilate, un ambiente di 450 metri
quadrati si apre su uno specchio d’acqua di 250 metri
quadrati. I pavimenti sono in pietra serena e i soffitti a volta.
Un lucernario al centro permette l’ingresso della luce
naturale.
“Ho voluto creare qualcosa che fosse il più semplice
possibile, ma con un valore che potesse durare nel tempo e
ho sempre ammirato lo spirito dell’architettura giapponese”
Giorgio Armani
“Spero che il Teatro rappresenti e stimoli nuovi pensieri ...
proprio come fanno gli abiti ... che sono all’origine del teatro
stesso ... Come la nuova architettura, inserita nel vecchio
edificio porterà nuova vita alla fabbrica, mi auguro che il
progetto porti nuove speranze ed energie alla grande e
creativa Milano”
Tadao Ando
Il foyer del Teatro
Il corridoio d’ingresso al Teatro, ritmato dai pilastri e dalle luci
La “corte d’acqua”
DA BERGOGNONE A TROYA: EX GENERAL ELECTRIC
Superstudio Più
General Electric: note storiche
Nel 1999 la General Electric ha completato un
pesante piano di ristrutturazione interna, con il
trasferimento all’estero o fuori Milano delle attività
legate alla fabbricazione dei macchinari, che ancora
avvenivano nei capannoni tra il numero 27 e il 35 di
via Tortona, su un’area complessiva di 17.000 metri
quadrati.
Il complesso presentava, oltre al primo e secondo
piano di laboratori e uffici, la tipica struttura della
fabbrica: capannoni con tetti a shed appoggiati su
pilastri a 6 o 8 metri di distanza l’uno dall’altro.
900 mq alto 6 metri, uno spazio espositivo per grandi opere
d’arte che difficilmente possono trovare ospitalità in gallerie
o altri spazi privati; sopra due open space della stessa
superficie, completamente vetrati su tre lati.
Oggi Superstudio Più, dopo tre anni, a ristrutturazione quasi
ultimata, offre 8.000 mq di spazi suddivisi in sette sale
indipendenti ma collegabili tra loro: il nuovo Art Point,
l’immenso CentralPoint, e poi Gallery, Loft, Day-Light,
Lounge, Dance, oltre al bar e ristorante “Dada Cafè”, con un
grande giardino che ospita le imponenti sculture in ferro e
acciaio di Flavio Lucchini.
Inoltre, all’interno del recinto, esistono 5.000 mq utilizzati da
altri gruppi legati al mondo della creatività e dell’innovazione,
come La Perla, Videogang, FashionTv, Areart, il freemagazine
Urban, DRepubblica, HiCommunication, MilfDeZign, che
spesso lavorano in collaborazione con Superstudio Più.
Superstudio Più nacque quasi per caso, davanti a un cartello
che offriva una porzione di 13.000 metri quadrati della ex
industria, ancora occupata dagli operai, cui non era ancora
stata data una destinazione.
“Cercavamo spazi per un atelier d'arte e uno studio televisivo
che completassero l’offerta di Superstudio 13. Davanti ad
una superficie molto più grande decidemmo di creare un
centro polifunzionale a disposizione della città. Sembrò
allora di buon auspicio mantenere e “sfruttare” il nome
Superstudio, con l’aggiunta di un “Più”- anche a rischio di
qualche confusione - proprio per rafforzare il fatto che
un’intera parte della città aveva cambiato e stava cambiando
faccia grazie all’avventura dell’originario “Superstudio” di via
Forcella, appena 200 metri più in là”.
Flavio Lucchini
I capannoni presentavano una struttura troppo rigida e fissa
per l’ipotesi di creare spazi aperti adatti per riprese
cinematografiche, studi televisivi, esposizioni, sfilate,
convention, mostre d’arte, laboratori di teatro e danza. La
ristrutturazione procedette per zone.
Il primo intervento fu la demolizione del capannone centrale,
per eliminare 24 pilastri e tetto a shed e sostituirli con
quattro sottili colonne di ferro in grado di sostenere un tetto
piano a 11 metri di altezza, creando una superficie
sottostante di circa 2.000 mq senza altri sostegni, secondo
un progetto di Giorgio Longoni.
Poi fu la volta di uno spazio retrostante, adibito a magazzino,
ricostruito su progetto dell’architetto Marco Sironi come
un’originale nuova palazzina dalla imponente vetrata, che
ospita un ristorante e due sale dai pavimenti di legno
galleggiante utilizzate per laboratori di danza, musica, teatro.
Infine toccò allo spazio a shed, dal caratteristico aspetto di
vecchia fabbrica, che fu oggetto di una ristrutturazione
radicale e un ampliamento che lo avrebbe trasformato in un
edificio a due piani di vetro e acciaio ricostruito in soli tre
mesi grazie alle tecnologie più moderne. Sotto, un salone di
Gli spazi aperti, con le sculture di Lucchini
La Sala danza di Superstudio Più
Tortona 31
Tortona 35
All’interno dell’area occupata dalla General Electric si era
formato un “recinto” di attività indipendenti con artigiani che
realizzavano lavorazioni specifiche per conto dell’Ansaldo.
Con la dismissione delle industrie e con la definizione della
nuova vocazione del quartiere, anche questi artigiani si sono
spostati in altri luoghi, liberando gli spazi poi trasformati in
laboratori specializzati in attività collegate alla nuova vita del
quartiere.
Il complesso di Tortona 31, riqualificato a partire dal 1984
con l’insediamento del laboratorio di fotografia di moda di
Carlo Orsi, ospita numerose altre attività collegate al mondo
della creatività.
Emporio 31, primo outlet di design in Italia, fondato nel
1998, è collocato in un padiglione su tre livelli, che ingloba
una vecchia ciminiera e conserva alcuni elementi come il
carroponte e le ringhiere in cavi d'acciaio. Dopo Milano,
Emporio 31 ha aperto altri tre outlet in Italia, a Bari, Cecina e
Pescara, sempre in fabbriche dismesse.
Rumblefish, nata più di 10 anni fa in via Forcella 13 e dal
2002 in via Tortona 31, situata nell’edificio decò sul fronte
stradale, è una società di pre / post-produzione
cinematografica, pubblicitaria e televisiva tra le più
importanti del settore. Rumblefish può gestire progetti
cinematografici, pubblicitari e televisivi attraverso un
completo processo di post-produzione digitale che
comprende: telecinema, film scanning, color correction, film
recording.
Ma il recinto di Tortona 31 ospita ancora una solida
rappresentanza del mondo artigianale, carrozzieri, fiorai,
fabbri, con un originale mix di funzioni legate all’economia
dell’immagine e alla produzione artigianale.
La parte di area ex Generale Electric che si affaccia al civico
35 è stata sottoposta a notevoli trasformazioni nel corso
degli ultimi anni dove si era insediato un gruppo americano
che ha realizzato una tele-house e un data-center. Ciò aveva
generato una trasformazione sostanziale degli originari
capannoni: i grandi ambienti, riservati in origine ai
movimenti del carroponte e quindi molto alti, sono stati divisi
in altezza per ricavare più piani; le finestre e i lucernari sono
stati tamponati per favorire la climatizzazione artificiale e il
passaggio delle fibre ottiche; l’esterno ha assunto il profilo
anonimo dell’edilizia di servizio.
Oggi questi spazi stanno per vivere una nuova trasformazione, per essere utilizzati come luoghi della moda,
dell’arte e del design, secondo un progetto curato dagli
architetti Rodolfo Dordoni con Alessandro Acerbi.
L’intervento, in una prima fase, riguarderà il recupero di un
edificio di circa 4.000 mq, contraddistinto da una sequenza
di tre navate, coperte da shed e grandi lucernari sostenuti da
capriate in cemento.
La zona centrale del capannone, una volta svuotata e aperta
verso l’esterno, si trasformerà in una corte coperta su cui
affacceranno le nuove unità.
La distribuzione interna degli spazi, caratterizzata da grande
flessibilità, avverrà attraverso telai di metallo con rivestimenti
in vetro. Un ponte di legno e una grande vasca d’acqua al
centro connoteranno lo spazio comune rimarcando i percorsi
interni.
Una seconda fase, in via di definizione, prevede un
significativo intervento in uno spazio di 10.000 mq, con
l’insediamento di una “eccellenza” legata al mondo del
design.
L’edificio che ospita la sede di Rumblefish in via Tortona 31
Il sistema di copertura a travi reticolari nella ex fabbrica di via Tortona 35
DA BERGOGNONE A TROYA: EX ANSALDO
Città delle Culture
Ansaldo: note storiche
L’impianto originario del complesso industriale
Ansaldo di 70.000 mq tra le vie Bergognone, Tortona
e Stendhal è riconducibile al 1904, con l’impresa
Zust, poi la AEG, poi la Galileo Ferraris. Negli anni
sessanta si insedia l’Ansaldo per la produzione di
locomotive, carrozze ferroviarie e tramviarie.
L’area dello stabilimento venne acquistata dal
Comune di Milano nel 1990 con il vincolo di utilizzo
a servizi culturali. A scala urbana si poneva l’obiettivo
di creare un polo alternativo al centro, in una zona
poco dotata di servizi pubblici, ma ricca di un
patrimonio di aree industriali dismesse e, quindi,
possibili siti di riqualificazione.
Il complesso è caratterizzato dalla lunghissima ed
intatta cortina continua che perimetra l’isolato lungo
via Tortona e fa da recinto al composito edificato
interno al lotto. I fabbricati sono databili a differenti
epoche. I corpi di cortina, fin dall’origine destinati a
laboratori o uffici, sono stati sopraelevati da 3 a 4/5
piani. Molti degli edifici del complesso danno le
spalle allo spazio urbano circostante per organizzare
gli spazi pubblici e privati verso l’interno. Tra i vari
corpi di fabbrica, si distinguono l’edificio 36,
caratterizzato dalla cortina traforata con ferri leggeri
e da ampie finestrature, e l’edificio 16, vera “grande
halle” milanese.
Il Comune ha concesso da tempo sette padiglioni del
complesso ex Ansaldo al Teatro alla Scala che vi ha
collocato il palcoscenico prove, i propri archivi con
80.000 costumi di scena, la falegnameria, la mensa.
La facciata dell’Ansaldo tra Bergognone e Tortona
Il concorso per la nuova destinazione
Per la riqualificazione del complesso ex Ansaldo, nel 1999 il
Comune ha bandito il primo concorso internazionale di
progettazione in area milanese, con un’iniziativa molto
ambiziosa: la realizzazione della “Città delle Culture”. Il tema
della riqualificazione urbana con la creazione di nuove e
moderne sedi museali sta interessando molte città europee:
basti pensare al rinnovamento dell’Isola dei Musei a Berlino
e del Beaubourg a Parigi o alla nuova Tate Gallery a Londra.
In linea con questa tendenza, il concorso, promosso
dall’Assessore alla Cultura Salvatore Carrubba e dall’allora
Assessore allo Sviluppo del Territorio Maurizio Lupi,
prevedeva l’insediamento di due musei: il primo sarà il
Centro delle Culture Extraeuropee che raccoglierà le
collezioni di opere provenienti dal Medio ed Estremo Oriente,
dall’America del Sud, dall’Africa occidentale e centrale, oggi
al Castello Sforzesco e attualmente non visibili per mancanza
di spazio; l’altra istituzione culturale sarà il Museo
Archeologico di Milano in un rinnovato allestimento che tiene
conto delle più aggiornate necessità didattiche e che ospiterà
il Museo Egizio e le altre collezioni delle antiche civiltà
mediterranee.
La Città delle Culture accoglierà inoltre il CASVA, Centro di
Alti Studi sulle Arti Visive, che nasce con l’obiettivo di
diventare il cuore dell’informazione artistica per l’area
transalpina, e riunificherà tutte le biblioteche e fototeche
d’arte della città con 500.000 volumi.
La giuria del concorso con Gillo Dorfles come presidente,
comprendeva Alberto Alessi, Ermanno Arslan, Dieter Bogner,
François Burkhardt, Gianpaolo Fabris, Jean Hubert Martin,
Luigi Mazza, Enric Miralles, Luigi M. Mirizzi, Alessandra
Mottola Molfino, Christian Saglio.
Il concorso ha visto impegnati i massimi progettisti a livello
internazionale, con la presentazione di proposte di
grandissima qualità (vedi box).
Il ponte di collegamento tra Ansaldo e Nestlé
Città delle Culture
Il progetto vincitore per
la Città delle Culture
Il progetto vincitore del concorso internazionale per la
riqualificazione dell’ex complesso Ansaldo, elaborato da
David Chipperfield Architects P+Arch, è basato sul
principio del “minimo intervento”, con l’obiettivo di
preservare il carattere architettonico e la configurazione
urbana tipici dell’area.
Sono previsti il restauro di alcuni corpi di fabbrica originari
e la creazione di nuovi collegamenti verticali e orizzontali,
strutturati intorno a un lungo colonnato interno continuo
che parte dall’ingresso principale, a sud-est di via
Bergognone. Il colonnato terminerà in un nuovo edificio
che ospiterà il Centro delle Culture Extraeuropee. Questo
edificio, che verrà realizzato nel punto più interno del
complesso, costituirà il corpo principale dell’intervento di
riqualificazione.
Il nuovo spazio, che creerà una corte dentro una corte,
sarà di forma libera, senza spigoli, con facciate interne
luminescenti, percorse da passerelle a differenti livelli. La
facciata del Centro sarà arricchita da grandi immagini
serigrafate, che introducono e sintetizzano i contenuti del
museo, con richiami alla cultura asiatica, africana,
sudamericana.
Gli spazi posti tra un edificio e l’altro entreranno a far parte
di una sequenza di corti esterne e di passaggi in cui si
formeranno intersezioni tra le nuove e le vecchie forme
architettoniche.
Il Centro delle Culture Extraeuropee non sarà visibile
dall’esterno, ma apparirà solo dopo avere percorso il
colonnato: in questo modo Chipperfield dimostra grande
rispetto verso il contesto circostante, non introducendo
nuovi elementi “protagonisti” dello spazio urbano, e
contemporaneamente crea sorpresa e visioni inaspettate ai
visitatori.
I partecipanti al concorso
Al concorso hanno partecipato dieci raggruppamenti di progettisti: David Chipperfield e P+Arch;
Guido Canali, Italo Lupi, Guido Martinotti ed Emilio Tadini; João Carrilho da Graça, AFA, ARUP,
D. Commins, F.A.B. Pereira, G. Carrilho da Graça,
L. Lomelino Fernandes; Antonio Citterio, Cino
Zucchi, Philippe Délis, Vignelli Associates, Pietro
Clemente, Redesco, Ariatta; Zvi Hecker; Fumihiko
Maki + Maki Associates & Interstudio + Fiorentino
Architettura; Alessandro e Francesco Mendini,
Arata Isozaki, Andrea Branzi e Studio Zini; Boris
Podrecca; Marco Castelletti, Roberto Eleuteri;
Clorindo Testa, J. Fontana, H. Rodriguo, J. J.
Barros Tomé, E. Alvarez, G. Banchero, R. Grosso,
E. Hendi, D. Miranda; Bruno Viganò, MBM
Arquitectes S.A. (Josep Martorell, Oriol Bohigas,
David Mackay).
Hall principale del Centro delle Culture Extraeuropee
nel progetto vincitore di David Chipperfield
Schizzi del progetto vincitore
Pianta di progetto del piano terreno
DA BERGOGNONE A TROYA: EX RIVA CALZONI
Fondazione Arnaldo Pomodoro
Ex Riva Calzoni: note storiche
Le ex acciaierie Riva Calzoni occupano un ampio
isolato di 40.000 mq tra via Solari e via Savona. In
questa fabbrica venivano realizzate, a partire dal
1926, le turbine idrauliche del gruppo industriale,
nato tre anni prima, che realizzò tra l’altro gli impianti
per le cascate del Niagara. Il complesso costituisce
un esempio molto interessante di archeologia
industriale, con la lunga cortina in mattoni su via
Solari e le grandi finestre ad arco ribassato.
Il complesso è stato acquisito alla fine del ’99 e su
quest’area viene riproposto con successo il modello
di aggregazione di soggetti del più qualificato mondo
culturale-creativo: dal Museo-Fondazione di Arnaldo
Pomodoro, al nuovo spazio del gruppo Tod’s, alla
C.P. Company con altri esponenti del settore moda.
Durante il periodo di trasformazione dell’area nei
padiglioni ex industriali vengono ospitate sfilate di
moda ed eventi legati al Salone Internazionale del
Mobile.
passerelle poste a differenti altezze e terrazze mobili lungo
tutta la navata permetteranno la realizzazione di diversi
allestimenti, secondo cicli o contenuti tematici particolari,
offrendo anche la possibilità di accostarsi alle opere da
differenti angolazioni. È prevista una caffetteria, in
comunicazione con il sistema di passerelle, sopra la zona
ingresso. Una grande cavità, vecchia fondazione di una
pressa, diventerà sala di incontro per conferenze e piccoli
spettacoli; altri basamenti che ospitavano i grandi macchinari
delle acciaierie saranno utilizzati per la collocazione delle
opere d’arte. L’edificio, che fino a pochi anni fa era adibito
alla costruzione di enormi turbine, diventerà struttura
museale e laboratorio per l’arte in piena continuità ed
omogeneità spaziale e di utilizzo.
La Fondazione Arnaldo Pomodoro è stata istituita nel 1995
per volere di Arnaldo Pomodoro, che ne è il Presidente ed ha
ottenuto riconoscimento giuridico nel 1997 dal Ministero dei
Beni Culturali. Garantisce l’informazione e catalogazione
delle opere del Maestro; promuove studi dell’arte del
Novecento in Italia e pubblicazioni di riviste e libri; organizza
mostre e convegni; istituisce un premio per i giovani artisti.
Tod’s
L’imprenditore della moda Diego della Valle – titolare del gruppo
Tod’s – ha in programma il trasferimento di tutti i marchi in un
padiglione ex Riva Calzoni ampio 10.000 mq. In questo spazio
verranno organizzate altre nuove funzioni e attività, anche per i
dipendenti, tra cui un asilo per i bambini.
La Fondazione Arnaldo Pomodoro
Nella parte più antica del complesso, quella prospiciente via
Solari, troverà nuova sede espositiva la Fondazione Arnaldo
Pomodoro. Un padiglione di circa 2.500 mq ospiterà la
raccolta della Fondazione (circa cinquanta sculture tra le più
significative dell’opera del Maestro), esposta dal 1999 a
Quinto Stampi (Rozzano) in via Adda 15. La collezione
esistente sarà arricchita di nuove sculture di Pomodoro e di
opere dei maggiori artisti del secondo Novecento che
compongono la collezione personale del Maestro: una vera e
propria piccola galleria d’arte contemporanea per Milano.
Il progetto, elaborato da Pierluigi Cerri con Alessandro
Colombo, rispetta la struttura industriale, caratterizzata da
coperture a shed e da leggere travi reticolari, alle quali fanno
riscontro potenti pilastri metallici che reggevano all’epoca i
carroponti. Un’ampia vetrata costituirà il nuovo ingresso su
via Solari, dal quale si accederà alla libreria, all’archivio, alla
biblioteca. Proseguendo all’interno dell’edificio si entrerà
nell’ambiente principale, un grande spazio a navata
caratterizzato da una leggerissima struttura in acciaio, alta 15
metri, e da un fronte scandito da ampie vetrate. Sistemi di
Gli spazi della futura sede della Fondazione
Il “Grande disco” di Arnaldo Pomodoro in piazza Meda a Milano
SPW Company
Fabbrica dei Giardini
L’ex mensa delle acciaierie Riva Calzoni è la nuova sede
degli uffici e dello showroom Sportswear Company, titolare
dei due marchi di abbigliamento informale C.P.Company e
Stone Island.
Il progetto di riqualificazione, elaborato dallo studio di
architettura Cosmelli-Braghieri-Doerrie, ha previsto la
demolizione dei vecchi capannoni e la nuova costruzione di
un edificio a quattro campate che riproduce il profilo di
quello storico.
Il carattere industriale è sottolineato dal ritmo regolare dei
volumi, dall’assenza di ornamenti, dall’uso di alluminio
grezzo in copertura, da serramenti in acciaio e dal cemento
a vista delle facciate. Grandi parallelepipedi vetrati all’apice
dei pilastri, illuminati durante le ore serali, rendono la sede
SPW ben riconoscibile nel vasto complesso.
Tutti gli elementi di arredo sono mobili per dare la massima
libertà alle installazioni sempre nuove che Sportswear
Company impiega nel presentare le sue collezioni e per
eventi in sintonia con le sue due grandi passioni: la ricerca
e la sperimentazione.
Sportswear Company, infatti, è un’azienda laboratorio che
conduce un’indagine senza limiti in ogni angolo del mondo
e in ogni settore. Il suo prodotto si può definire di ricerca
avanzata; è per questo motivo che all’interno di questi spazi
vengono ospitate iniziative non strettamente legate alla
moda ma in sintonia con uno spirito d’avanguardia e
anticonformista, come mostre fotografiche, presentazioni
di novità editoriali e di design ecc.
Tra l’Ottocento e il Novecento, la porzione del complesso ex
Riva Calzoni all’angolo tra via Bergognone e via Savona era
presumibilmente un’osteria fuori porta con giardinetto nel
retro.
In seguito, è stata trasformata in laboratorio di vernici e
successivamente in magazzino della Riva Calzoni, fino alla
dismissione. L’edificio è di forma pulita ed estremamente
semplice, con archi abbozzati sulle due facciate.
Nel 2000, la società Fabbrica dei Giardini ha avviato la
trasformazione dell’edificio per farne un punto di
riferimento nella progettazione e nell’arredo di spazi verdi.
Il piano terra è stato convertito in uno show-room per
arredi, complementi e decori (Compagnia dei Giardini) con
un ampio giardino espositivo. Al primo piano lo studio di
progettazione paesaggistica AG&P (Architettura dei
Giardini e del Paesaggio) che ha curato la riqualificazione
complessiva.
L’edificio è stato integrato da due brevi corpi laterali per
ottenere una corte, con numerosi richiami alla fabbrica:
porticato con colonne di ghisa; una pavimentazione in
cemento nel giardino a forma di “ruota dentata/ingranaggio” nella quale sono inseriti, come bassorilievi, vecchi
strumenti di lavoro arrugginiti, dadi, bulloni, ecc.
Un chiaro richiamo al mondo dei giardini del Novecento è
invece nel disegno classico del verde, sottolineato da siepi
di bosso, stemperato da vegetazione rigogliosa, limoni,
glicini, rose, vite del Canada.
I differenti allestimenti creano scenografie verdi sempre
diverse.
L’orologio da campanile circondato dal verde sulla
facciata, con la scritta “Fabbrica dei Giardini”, è un segno
distintivo ed evocativo di ciò che succede in quest’angolo
di Milano.
La sede SPW in Riva Calzoni
La corte della Fabbrica dei Giardini, in una immagine notturna
DA TROYA A BRUNELLESCHI
Savona 97
Via Savona 97 rappresenta un esempio di come, pur
conservando la destinazione industriale, si possa dar vita
ad un luogo dove l’impulso creativo può trovare
espressione e rappresentanza dando vita ad un quartiere
non solo trendy ma produttivo di nuove idee e attività
innovative, una sorta di villaggio che è una delle realtà più
interessanti all’interno dell’area tra Solari e Navigli,
promosso dal gruppo Cajrati Crivelli.
Qui era attiva fino a metà degli anni novanta una fabbrica belga di strumenti di precisione, la Schlumberger
Industries (25.000 mq) che a partire dalla fine 1996 viene
trasformata in un centro creativo che riunisce il mondo del
design (Domus Academy e studi di designer come Meda,
Rizzato, Dordoni, Sadler, Laviani, Raggi e Puppa ecc.), della
moda (fotografi come Glaviano e Meneguzzo e imprese
come White del designer inglese Neil Barret, Mandarina
Duck, Cristiano Fissore ecc.), dell’arte (scultori e pittori) e
della pubblicità (Brw che ha affidato allo studio Sottsass la
bella ristrutturazione della ex palazzina direzionale).
Domus Academy
Domus Academy, riconosciuta a livello internazionale come
scuola post-universitaria e laboratorio di ricerca su creatività
industriale e scenari dell’estetica e del consumo, è qui
insediata dal 1997.
Nata nel 1983, come progetto aperto attorno all’esperienza
della moda e del design italiani, l’attività di Domus Academy
è caratterizzata da team multidisciplinari, docenti e studenti
provenienti da tutto il mondo, vocazione alla ricerca.
La scuola offre quattro master: Design, Fashion, Interaction
Design, Urban Management & City Design, oltre a numerosi
corsi brevi.
Il centro ricerche sviluppa ricerche e progetti per aziende di
fama mondiale, istituti di ricerca, associazioni pubbliche e
private, amministrazioni locali.
Nel 1995 Domus Academy ha ricevuto il Compasso d’Oro,
uno dei riconoscimenti più importanti nel settore del design.
Gli atelier nelle ex officine
Uno dei cortili interni del complesso Savona 97
La facciata su via Savona
DA TROYA A BRUNELLESCHI
Le nuove residenze
Il parco lineare
Le nuove case nell’area ex Loro Parisini
Lungo via Savona, tra via Tolstoj e via Brunelleschi, verranno
realizzati due programmi integrati di intervento per la
riqualificazione delle aree dismesse delle ex fabbriche Osram
e Loro Parisini. Il sistema sarà costituito da nuove residenze,
al posto dei padiglioni industriali, parcheggi, spazi per il
commercio e il terziario e un parco pubblico. Quest’ultimo
acquista un elevato valore ambientale e paesaggistico,
soprattutto se si considera la dismissione del tracciato
ferroviario, prevista in cinque anni, che consentirà la
connessione di queste aree al corso del Naviglio, e quindi la
creazione di una vera e propria “greenway” per la città. L’area
verde è intesa come sviluppo di luoghi collettivi, per il tempo
libero e il riposo, per i percorsi ciclo-pedonali. Il recupero
della stazione di Porta Genova, dopo la dismissione della
ferrovia, darebbe luogo alla creazione di una vera “porta
urbana” di accesso al parco.
Il progetto di Angelo Bugatti, Paola Coppi e Silvano Molinari
per le aree ex Loro Parisini si fonda sulla costruzione di un
paesaggio urbano attraverso la chiarezza delle relazioni e la
memoria del contesto.
L’edificio di Luigi Caccia Dominioni, realizzato negli anni
cinquanta con un sapiente fronte sulla via Savona lungo 150
metri e del quale viene previsto il recupero, e il futuro
giardino lineare di 15.000 mq delimitato dalla Ferrovia e
trasversalmente dal cavalcavia Don Milani, sono gli elementi
di riferimento di tre case alte (16 piani) a pianta centrale, a
quelli allineate, per una superficie coperta di 2.200 mq. (oltre
alla ristrutturazione di un piccolo edificio ex mensa) in un
comparto di 27.000 mq.
La composizione dei volumi e il linguaggio delle torri
esprimono rispetto per l’architettura di Caccia Dominioni,
differenziandosi nella forma e interpretando la tecnica del
suo tetto metallico nella vela ondulata di copertura.
Gli edifici si riconducono al contesto milanese per severità
della composizione e dei materiali: intonaco colorato giallo
ocra al di sopra di un alto zoccolo in beola, che si alza nella
torre vicina al cavalcavia, quasi a sottolineare il cambio
dell’armatura stradale, dando importanza all’aspetto visivo
dell’insieme anche percorrendo la sopraelevata.
L’intervento è promosso da una cooperativa delle Acli milanesi.
Residenza San Cristoforo nell’area ex Osram
Il progetto architettonico per l’area ex-Osram, curato da
Vittorio Algarotti e Walter Besozzi, prevede su un’area
complessiva di 38.000 mq la realizzazione di edifici a
carattere prevalentemente residenziale che formeranno una
piazza pubblica in corrispondenza dell’incrocio tra via
Savona e via Tolstoj. L’elemento “evocativo” di questa piazza
sarà l’edificio storico collocato sullo stesso incrocio che, una
volta restaurato, verrà destinato ad attività pubbliche con
indirizzo espositivo - culturale.
Il complesso di nuova costruzione ospiterà circa 230 famiglie
prevedendo al contempo opportuni spazi commerciali di
servizio al piano terra degli edifici; i primi piani saranno
destinati ad attività direzionali; il complesso, quindi
interpreta la più tradizionale tipologia degli isolati urbani
milanesi. Il progetto destina 16.000 mq al parco lineare.
Il progetto della residenza
San Cristoforo nella
ex Osram
Il progetto delle torri nell’area ex Loro Parisini
OLTRE IL NAVIGLIO: EX RICHARD GINORI
Dalle ceramiche a
Cittadella dell’Immagine
La storia
Il progetto di riqualificazione
Il complesso ex Richard Ginori occupa un ampio isolato e tra
Ludovico il Moro e via Morimondo. L’edificio originale, una villa
suburbana del Settecento, fu acquistato nel 1809 e convertito
in stabilimento industriale, usando le acque del Naviglio come
forza motrice. Nel 1830 la fabbrica fu adattata alla produzione
di porcellane, avviata da Gindrad e Billet. La gestione della ditta
passò nel 1833 a Luigi Tinelli. Nel 1840, sotto la gestione del
figlio Carlo, la ditta andò in liquidazione e Tinelli cedette la
gestione a Giulio Richard. Nel 1846 la ditta assorbì l’attività per
la produzione di ceramica toscana della famiglia Ginori e prese
il nome di “Società Ceramica Richard-Ginori”.
Per migliorare le condizioni di vita dei primi operai, Richard
fece costruire una scuola, un asilo e una società di mutuo
soccorso. Nel 1848 la fabbrica rischiò di chiudere, a causa dei
moti rivoluzionari: per contrastare la crisi Richard fece costruire
un magazzino cooperativo e la propria abitazione all’interno del
complesso, per essere più vicino agli operai. Nel 1859 gli
operai erano circa 350 e ognuno possedeva una casa, con
forno e cucina in comune. Nel 1879 Augusto Richard, figlio di
Giulio, fu chiamato alla direzione tecnica. La società acquistò
rilievo a livello europeo, per vastità e importanza commerciale.
La produzione fu strettamente legata alla storia del periodo
successivo; infatti, durante le guerre mondiali, la fabbrica
attraversò momenti difficili per la dispersione degli operai, lo
sbandamento del mercato e le interruzioni dei rifornimenti.
Negli anni quaranta e cinquanta, nonostante i danni dovuti ai
bombardamenti, molti reparti furono ricostruiti e rimasero in
attività, mentre le sezioni vecchie furono abbandonate.
Nel 1986, per le profonde trasformazioni economiche che
interessarono il sistema metropolitano, lo stabilimento venne
dismesso.
Negli anni 1996-98, la parte d’angolo della ex Richard Ginori
tra via Morimondo e Ludovico il Moro è stata interessata da
un intervento di recupero conservativo, progettato da Studio
Milano Layout, che ha convertito questa zona dell’ex fabbrica
in una serie di spazi articolati, di chiara memoria industriale,
affacciati su piccoli giardini interni. Questa operazione ha
avviato un processo spontaneo di insediamento di operatori
collegati alla moda e al design nell’area e nei suoi dintorni:
Strenesse, Momo Design, Della Rovere, la Fornarina, MDF,
oltre a studi professionali, agenzie di pubblicità, laboratori di
fotografia.
In continuità con le tipologie di trasformazione dei grandi ex
complessi industriali di Savona-Solari (il già ricordato “mix
creativo”), il nuovo destino della ex Richard Ginori viene
tracciato nel 2002 con l’intervento del gruppo Cajrati
Crivelli: nasce un progetto di grande complessità, che interessa oltre 60.000 mq dell’area dismessa, per la
realizzazione di una nuova cittadella della creatività, moda,
design, pubblicità ed arte, stabilendo nuove sinergie, grazie
all’insediamento di attività a elevata possibilità di
integrazione.
Il complesso si presta straordinariamente allo scopo.
La diversità dei singoli edifici consente un’articolazione estetica certamente apprezzata da chi non ama
l’omologazione; ma soprattutto sono i volumi ampi e la
possibilità per ciascuno di reinterpretarli al loro interno che
hanno reso così elevata l’aspettativa del mondo creativo
sulla riqualificazione del complesso.
Il progetto architettonico, elaborato da Luca Clavarino, con
contributi di Studio Milano Layout, considera il recupero di
tutti gli edifici, secondo il vincolo ambientale imposto dal
vicino Naviglio; la valorizzazione dei fronti più pregevoli;
ampi spazi verdi, connessi tra loro, che creeranno una
nuova dimensione urbana; la sostituzione dei muri di
recinzione con siepi, per aprire nuove visuali sulla città; una
galleria coperta sulla quale si affacceranno le attività
comuni, in corrispondenza della piazza su via Morimondo; la
sistemazione delle coperture piane con giardini pensili;
parcheggi in superficie e un parcheggio interrato lungo il
Naviglio.
La manifattura di San Cristoforo verso il 1870
L’ingresso principale della ex Richard Ginori
Prospettiva del progetto di riqualificazione
DA PORTA GENOVA A BERGOGNONE
Eventi in Tortona, Savona e dintorni
Nei giorni del Salone Internazionale del Mobile e delle
Settimane della Moda, l’area di Tortona, Savona e dintorni
ospita numerose manifestazioni, secondo una tendenza
ormai consolidata a Milano, che spinge i creativi a
ricercare ambientazioni per realizzare eventi al di fuori dei
soliti spazi fieristici.
La presenza in zona di edifici industriali di grande
interesse, con varie dimensioni, molto vicini tra di loro, già
trasformati in base alle nuove esigenze, consente ai
visitatori di assistere con comodità a più sfilate,
presentazioni, inaugurazioni, che vengono svolte al loro
interno. Spesso gli eventi hanno luogo in fabbriche non
ancora riqualificate, e questo produce risultati molto
scenografici, con allestimenti che giocano sui contrasti tra
la memoria industriale e gli oggetti di design o gli abiti.
Il fenomeno è ormai ampiamente riconosciuto, tanto che
l’area è ormai identificata, durante il periodo del Salone del
Mobile, come “il più importante percorso milanese fuori
salone”. I sette giorni del “fuori salone” diventano un vero
fenomeno popolare, che coinvolge non solo gli operatori
del settore ma tutto il quartiere: bar, ristoranti, librerie,
negozi, cittadini, partecipano all’evento e contribuiscono a
creare quell’atmosfera particolare, un misto fra vecchia
Milano e sperimentazione, che rende la zona uno dei luoghi
più vivaci e creativi della città.
In quei giorni, la società Recapito Milanese, con la
collaborazione dei principali gruppi che operano nell’area
stessa, organizza Zona Tortona, un insieme di iniziative
volte a creare sinergie tra le varie manifestazioni.
Durante l’edizione del 2003, grazie al percorso costituito
da una lunga fila di bolli rossi sui marciapiedi che
collegano gli spazi espositivi più interessanti e alle 40.000
mappe della zona distribuite a tappeto, è stato definito un
itinerario pedonale, con più di 80 aziende espositrici,
numerosi spazi riscoperti e reinventati, decine di migliaia
di visitatori da tutte le parti del mondo.
Presentazione della nuova Mini Rover nel day-light di Industria Superstudio
“Driving dream”, evento Ferrari negli spazi Tod’s nell’ex Riva Calzoni
Esposizione di Cappellini negli spazi di Superstudio Più - Salone del Mobile
2003 (foto Alejandro Lora)
Esposizione Muji nella ex Riva Calzoni - Salone del Mobile 2003 (foto
Alejandro Lora)
PER RITROVARSI IN VIA SAVONA-VIA TORTONA E DINTORNI
Via Savona ...
Via Tortona ...
interno 360
Superstudio