PARCO ACCESSIBILE SULLA MACCHIA MEDITERRANEA DI LIDO ADRIANO Introduzione a cura del Presidente di R360 Paola Fantinelli Le due parole chiave per un turismo sostenibile aprono all’ambiente e alle sue bellezze per valorizzare territori e risorse locali “Investire sull’ambiente significa investire sul futuro”, innovare cercando nuovi momenti di attrazione primaverile, autunnale ed invernale è volere sviluppare ogni opportunità esistente, ma come fare per investire sul futuro, è sempre stato un problema arduo per mancanza di risorse finanziarie e maggiormente in questo periodo di crisi economica del Paese. La mia idea di un ambiente, nelle sue particolari vocazioni, è fortemente associata con i territori, le comunità e le loro attività che in ambito ravennate non hanno mai suscitato quell’interesse che meriterebbero. Anticamente l'ambiente naturale attorno a Ravenna era paragonabile a quello di Venezia, infatti l'insediamento di Ravenna fu fondata su un lembo di cordone litoraneo ed era al centro di una laguna costiera, attraversata da una canalizzazione interna, distava solo 17 km dalla foce del ramo meridionale del Po, cui era collegata tramite il fiume Padenna ( affluente del Po) che arrivava fino a lambire le mura settentrionali della città. I romani lo denominarono Padus Messanicus. Nel XIII secolo il fiume Lamone subendo due diversioni si allontanò dalla città per cui, per l’apporto idrico di Ravenna, furono fatti convergere i fiumi Ronco e Montone che, inseriti nell’alveo abbandonato dal Lamone, scorrendo a sud e a nord, si riunirono verso il mare Adriatico. Fra il XIII° e il XIV° secolo, le modifiche del letto dei due fiumi Montone e Ronco portarono alla bonifica di molte zone umide e migliorarono la resa agricola dei terreni circostanti e la sicurezza della città dalle esondazioni. La Ravenna del Quattrocento iniziò una trasformazione territoriale passando progressivamente da città marittima a città agricola tanto che il porto di Ravenna ebbe sede non lontano dall'odierna frazione di Porto Fuori. All’incirca nel XV° secolo fu realizzata un’ulteriore deviazione dei due fiumi facendoli confluire in un solo alveo detto Fiumi Uniti a sud della citt{; quest’opera portò ad un ulteriore bonifica delle zone umide con conseguente interrimento del vecchio porto tanto che sul percorso del vecchio letto del fiume Montone venne aperta la nuova darsena chiamata il porto-canale Corsini (dal cognome di papa Clemente XII). Questa breve storia richiama la genesi dei terreni di Porto Fuori, ci indica un tracciato dell’evoluzione e regimazione delle acque che, per le correnti marine e per gli apporti limosi del Ronco e del Montone, poi inalveati nei Fiumi Uniti, contribuirono a formare sul litorale delle linee dunali intercalate nel loro interno da vari basivi e praterie semisommerse i cui relitti sono ancora visivi nella parte sud e nord di Lido Adriano. Alla fine del XIX secolo l’area di Lido Adriano si presentava con cordoni dunosi dove vivevano le caratteristiche ambientali piuttosto varie sia per i diversi eco-tipi salmastri e sia per le numerose formazioni ecologiche secondarie che ne accrescevano il valore. Nell’alternanza delle sue praterie semisommerse vivevano interessanti biocenosi floristiche e faunistiche a testimonianza di una biodiversità ambientale tipica di un ecosistema salmastro , con la presenza di una vegetazione psammofila appartenente in natura alle dune costiere con aggruppamenti di Ammofileto. Lido Adriano come comunità costiera è sorta dal 1964 in poi e si presenta come un agglomerato urbano in cui vive una popolazione residente ( circa 7.000 persone) e una popolazione durante i mesi estivi (luglio e agosto) di circa 40.000 unit{. E’ un centro abitato di recente costruzione edilizia che, per la sua vocazione estiva, è nata con un’architettura e un progettualità per quei tempi molto innovativa, che rispondeva alle allora richieste di una casa al mare; non è sicuramente un’architettura attraente per richiamare l’attenzione dell’epoca moderna o di una più antica e certamente non sarà una memoria storica. La grande trasformazione ambientale intrapresa nella Ravenna del 400 è continuata nel tempo ed oggi del territorio lagunare di allora (oltre 30.000 Ha) sopravvivono solo alcune zone umide: a sud l’Ortazzo e l’Ortazzino e le saline di Cervia; a nord le Piallasse Baiona e Piombone; i relitti di Punte Alberete con il suo antico bosco igrofilo e le vene del Lamone con la Valle Mandriole oggi Valle della Canna quale cassa di colmata del Lamone ; la foce storica del Po di Primaro ora foce del Fiume Reno con le sue barene ed insenature aperte al mare; i cordoni dunosi delle storiche pinete di Classe e San Vitale in quest’ultima la via d’acqua detta Pirottolo che in epoca romana congiungeva il porto di Classe alla fossa Augusta nelle valli di Comacchio dove la valle Furlana di propriet{ estense poi pontificia, con l’attuale limite congiungente BellocchioSant’Alberto identifica il confine nord del territorio ravennate. Una storia, in cui le Pinete e le zone umide costiere sono gli ambienti antichi ancora presenti che nella loro esistenza ci tramandano le epoche delle grandi bonifiche dipendenti dalle deviazioni dei fiumi che alimentavano una Ravenna lagunare e all’epoca romana un importante porto militare marittimo. Di questa storia, poco ci rimane se non i resti di quei boschi e alcune delle linee dunose che ancora oggi sopravvivono e che un tempo rappresentarono gli ambienti e le risorse di vita per i ravennati. Sono fortemente convinta che questi ambienti nella loro evoluzione e con i loro riferimenti storici debbano essere riconsiderati per l’importanza culturale che hanno e dovrebbero essere valorizzati per promuovere investimenti, per comporre percorsi di attrazione ambientale di un processo gestionale innovativo che porti allo sviluppo di un modello reddituale e a promuovere risorse da reinvestire nelle ulteriori opportunità turistiche da incrementare. E’ imperativo ripensare pure l’attuale concetto di turismo, proporne uno sviluppo nella sostenibilità ambientale al fine di contribuire a promuovere entrate per la tutela degli ecosistemi, per conservare il patrimonio edilizio storico e per sviluppare un’economia compatibile. Tali opportunità vanno collegate ad una Ravenna che ha un patrimonio culturale come città d’arte non interamente valorizzato, ha un patrimonio ambientale carente di interventi conservativi e fruibili , una cultura del mosaico che si sta impoverendo nel tempo, attività dell’artigianato storico perdute nel tempo come la lavorazione della canapa e dei vegetali delle zone di acqua dolce, aree protette e paesaggi che pur mantenendo le proprie vocazioni hanno perso quei lineamenti che un tempo li caratterizzavano ed erano un vanto per la comunità locale che ne volle fare riserve naturali integrate sul territorio, tranne l’esempio di Villanova di Bagnacavallo con il suo Ecomuseo. Come rilanciare l’economia locale e promuovere la forza dei territori costieri è un argomento che si pone in tutta la sua forza territoriale e mi affascina perché occorre sviluppare innovanti processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le varie realtà ravennati e che promuovano una creatività gestionale per produrre reddito e quindi risorse da reinvestire. Oggi l’ambiente è conservato laddove esistono degli interessi economici e possibilit{ di produrre reddito, è in forte criticità quando non vi è opportunità di reddito e fino ad ora l’ecoturismo all’insegna della natura non ha sortito quegli effetti che tutti si attendevano, a Ravenna come nei dintorni, si è dimostrato un turismo povero e con presenze non continuative. Il turismo non è tale se è legato alla saltuarietà o solo a presenze giornaliere, è errato affermare che il modello turistico attualmente operante a Ravenna sia esaustivo e funzionale agli investimenti territoriali e all’accoglienza di quest’ultimo ventennio, inoltre risente della notevole competitivit{ estera al di l{ dell’identit{ dei nostri luoghi, alla ricchezza culturale e di svago che la nostra città e la sua riviera sta offrendo. Sono carenti le idee, la progettualità, i confronti, le condivisioni e le capacità attrattive di investimenti da parte di privati anche a supporto delle Istituzioni che dovrebbero avere la possibilità, fra norme di tutela e dei regolamenti, garantire processi burocratici più snelli e scelte più audaci per agevolarne gli impieghi in uno sviluppo sostenibile, al fine di stimolare tutte le opportunità che potrebbero garantire tutela e prospettive per il futuro , mantenendo allo stesso tempo l’integrit{ culturale, i processi ecologici essenziali, la diversit{ biologica e i sistemi viventi. Solo un sentimento nostalgico può arroccarsi sui risultati del passato, che hanno visto anche in epoca recente tutele integrali, limiti, vincoli e divieti, che facevano un giudizio positivo e oggi fanno emettere un’opinione negativa sulla loro efficienza. Oggi su queste coste vivono ancora ambienti che chiedono di essere ricomposti nei loro lineamenti originari per sopravvivere all’incuria del passato, che necessitano di nuovi orientamenti, per promuovere investimenti al fine di adeguarli a nuove forme di utilizzo, compatibili per un turismo con una sua economia, con una sua vita sociale, che vuole idee ed innovazioni per conservarli. Ancora oggi nel parlarne incontriamo delle suscettibilità, che frenano lo sviluppo e la relativa valorizzazione , ed i giudizi che emetteremmo potrebbero essere duplici ed opposti, per due opposti pesi e misure, che nello stato attuale confermano che se non vi è un interesse economico i nostri ambienti risento di un lento ma costante degrado. Ambiente e turismo, cultura e citt{ d’arte, vita all’aria aperta e divertimenti, ricettivit{ e ospitalità, pesca sportiva, pesca turismo ed attività subacquee ecc. sono un patrimonio alla nostra portata e se ben utilizzato potrà favorire economia e posti di lavoro. Paola Fantinelli Presidente Romagna 360 Stralcio Statuto R360 L’associazione non ha fini di lucro e si propone di promuovere e valorizzare il turismo nell’ambito del territorio Nazionale, con particolare attenzione al Territorio Romagnolo, quello connesso al turismo socio ricreativo, balneare, termale, sportivo ,sociale, culturale ,enogastronomico, nautico – diportistico, attivit{ venatoria, rurale, citt{ d’arte con tutti i servizi complementari e attivit{ connesse, prestando una particolare attenzione agli eccezionali aspetti ambientali e naturalistici del territorio dalla fascia montana, pedemontana, di pianura, costiera e del mare. Il mondo delle disabilità, diversità e stili di vita, avranno un percorso preferenziale per un accessibilità universale di tutte le persone e dovrà essere segnalato come prassi di accoglienza. A tal fine l’Associazione potr{ svolgere in via esemplificata e non tassativa le seguenti attivit{: - progettare e realizzare in qualsiasi forma di iniziative ed eventi promozionali, pubblicitarie e commerciali in genere strutturali e infrastrutturali; - partecipare a manifestazioni turistiche, culturali; sportive-ricreative, enogastronomiche, ambientali, di attivit{ produttive e di servizi, all’interno degli enti fiera sia in Italia che all’estero, sia direttamente che in collaborazione con enti pubblici o privati; - creare un club di prodotto secondo lo spirito e gli scopi di cui alle disposizioni della Regione Emilia Romagna e degli Enti pubblici e privati in materia di promozione e commercializzazione turistica; - tenere rapporti con gli Enti pubblici e privati stipulando anche convenzioni - partecipare a bandi Regionali, Nazionali e Europei per progetti anche transfrontalieri nello sviluppo della valorizzazione del territorio e del mare anche con l’indicazione di programmi, di piani di gestione e di promozione per favorire le attività produttive, quelle agricole con tutte le attività connesse come silvicoltura, acquacoltura, marecoltura ed altre, quelle sportive-ricreative , quelle turistiche culturali ed enogastronomiche quelle di formazione professionale oltre ad ogni altra attività correlata; - creare circoli di qualit{ e quant’altro ritenuto utile al fine di favorire l’innalzamento del livello qualitativo dei servizi offerti dalle imprese associate; - valorizzare il brand Italia ed in particolare quello della Romagna attraverso tutto quanto riportato nel oggetto sociale; - creare reti d’imprese avente la stessa mission dell’Associazione; - promuovere infrastrutture e la logistica per gestire servizi comuni diretti ad agevolare le attività degli associati favorendo le attivit{ previste ed in particolare rivolte agli utenti ed ai turisti nell’ambito delle attività della propria strategia operativa anche promuovendo i prodotti del territorio a garanzia dei consumatori; - gestire impianti e strutture di ogni genere finalizzati all’esercizio delle varie attivit{ richiamate nella presente convenzione ai fini ambientali, turistici e di attività produttive compresa la logistica per promuovere i corrispondenti servizi comuni; - porre in essere convenzioni con consorzi, istituti bancari, e privati, ditte cooperative e ogni altro operatore economico al fine di garantire ai propri associati condizioni vantaggiose per le loro attività; - tenere incontri di studio, nominare commissioni tecniche, indire riunioni degli operatori interessati per dibattere tutti i problemi connessi con il turismo, lo sport ed ogni altra attività riportata nella presente convenzione; - promuovere e tenere corsi di formazione; - promuovere la ricerca scientifica ai fini ambientali, al turismo, alla pesca sportiva ricreativa, all’agricoltura compresa la silvicoltura ed acquacoltura, e tutte le attivit{ connesse alla valorizzazione ambientale del territorio, del mare o delle acque in genere; Ogni altra attività commerciale aventi attinenza con gli scopi sociali, ivi compresa la partecipazione e/o cointeressenza in altre società ed enti in genere. Il progetto Il progetto prevede la realizzazione di un parco accessibile anche alle persone diversamente abili presso l’area verde di Lido Adriano racchiusa tra il parcheggio pubblico di Viale Metastasio in prossimit{ del bagno Oasi e della curva dove ha inizio la ciclabile in calcestre e l’inizio delle aree verdi demaniali in prossimità dei campeggi di Punta Marina. All’interno dell’area sono presenti specie arbustive e arboree tipiche della macchia mediterranea, che non sono presenti in nessun’altra area verde del litorale romagnolo ravennate, sviluppatesi negli ultimi 20 anni. Per questo motivo obiettivo del presente progetto è la riorganizzazione dell’area verde in modo che il parco possa accogliere gli utenti diversamente abili al suo interno, guidandoli in una visita alla scoperta della macchia mediterranea. Il progetto si sviluppa partendo dall’esame della best practice presente a Vasto in Abruzzo (progetto viene analizzato a chiusura della presente brochure), si tratta di un giardino botanico dunale, che si interessa di diffondere e salvaguardare la biodiversità presente su di un lembo di litorale del tutto analogo a quello presente nel territorio individuato presso Lido Adriano. Su ispirazione del giardino di Vasto, si propone di realizzare un progetto che riguarda: - La realizzazione dei percorsi attraverso la manutenzione dei sentieri esistenti, picchettandoli e ove necessario pavimentandoli con delle lastre di legno (vedi approfondimento successivo); - Riparazione delle attuali risorse presenti nell’area (zona sgambamento cani, percorso vita-salute, campetto da calcio, staccionata di delimitazione, panchine di arredo, rampa di accesso alla spiaggia per le carrozzine); - Arredo del parco giochi con regolamento di fruizione e recinzione a norma dotata di cancellini apribili da bimbi dai 6 anni in sù e giochi specifici per bimbi con difficoltà motorie e disabilità; - Realizzazione di cartellonistica con protezioni antipioggia, con informazioni relative all’educazione ambientale e alla macchia mediterranea e la sua fauna (vedi approfondimento successivo); - Realizzazione di area pic-nic adiacente alle aree parcheggio auto; - Organizzazione di un servizio di noleggi bici presso una delle aree parcheggio auto; - Installazione nell’area pre-parco vicino al parcheggio auto di Lido Adriano, di un gazebo informativo o di una casetta in legno di capienza 25-30 persone (Osservatorio sul mare) presso cui creare l’accoglienza, organizzare delle visite guidate, realizzare una biglietteria e distribuire materiale informativo; - Manutenzione del verde al fine di salvaguardare e manutenere la macchia mediterranea – realizzazione del giardino botanico; - Ricerca di fondi e opportunità di finanziamento per la realizzazione ed il mantenimento del progetto. Stato attuale Il parco attualmente non è in stato di abbandono e risulta frequentato da ciclisti della ciclabile Adriabike Ravenna-Venezia, dai residenti a passeggio o in corsa e dai turisti. Al suo interno ospita oltre alla ciclabile che fiancheggia il parco dividendolo dall’area urbanizzata anche uno spazio attrezzato per lo sgambamento cani, un’area giochi attrezzata, un campetto da calcio e un percorso vita-salute; si segnala che sono necessarie alcune opere molto modeste di manutenzione ordinaria e straordinaria per il ripristino di alcune di queste strutture. L’area è intervallata da sentieri in semplice terra battura e sabbia, che attraversano il parco trasversalmente per il superamento del cordone dunale e l’accesso alla spiaggia, e coincidono con gli stradelli divisori dell’area urbanizzata. All’interno dell’area invece sono presenti alcuni sentieri che si sono formati a seguito del passaggio degli utenti. Lungo il cordone dunale è presente una rampa di accesso in legno per i diversamenti abili per il superamento della duna e l’accesso alla spiaggia, perfettamente funzionante. Accessibilità Romagna 360 vuole creare spazi di gioco di integrazione tra bambini normo dotati e disabili, in ottemperanza a quanto scritto nell'articolo 18 dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 2006 New York. Gli stati membri devono garantire ai minori con disabilità la partecipazione su base di eguaglianza con gli altri minori alle attività ludiche, ricreative nonch'è turistiche. Romagna 360 vuole far si che tale diritto possa essere pienamente esercitato. Vogliamo far si che questo luogo sia un luogo dove fare amicizia. L’area individuata Il messaggio Il parco esprime concretamente il concetto di ospitalità, permettendo ai diversamente abili e ai loro cari di accedervi e goderne, contribuisce a salvaguardare una risorsa naturale attualmente poco valorizzata; attraverso un sistema di cartellonistica o con visite guidate, sarà possibile conoscere la risposta ad alcuni quesiti come di seguito proposti. Che cos’è la macchia mediterranea? La macchia mediterranea può essere distinta in macchia alta, con alberi ben sviluppati capaci di assicurare ombra e umidità al sottobosco, e in macchia bassa fatta di arbusti e cespugli impenetrabili, chiamata gariga. In questo bioma si trovano alberi sempreverdi a latifoglie e ad aghifoglie che comprendono: leccio, corbezzolo, olivo, alloro, carrubo, pino, ginepro, cipresso e altri. Vi sono poi piante cespugliose come il cisto, il lentisco, il mirto e il rosmarino. Le piante più tipiche sono quelle in grado di restare in stato quiescente, cioè di riposo, durante l’estate calda, per poi germinare e crescere durante le basse temperature autunnali. La germinazione autunnale avviene solo dopo un periodo mite e umido, durante il quale il seme si è “ambientato”. In seguito il seme fiorir{ e fruttificher{ nel calore della primavera. Un’altra strategia è adottata dalle geofite o piante da bulbo: queste piante perenni resistono al calore estivo grazie ai bulbi e ai tuberi sotterranei come molte liliacee. Gli arbusti possono essere sempreverdi, oppure perdere le foglie nei periodi di massima siccità. Molte piante possiedono sostanze aromatiche profumate che hanno la funzione di scoraggiare animali che si nutrono di esse e in alcuni casi (l’artemisia californiana) queste sostanze impediscono la germinazione e la crescita di piante concorrenti. Dove si trova la macchia mediterranea? La macchia mediterranea, il nome lo dice, è tipica delle terre che si affacciano sul Mar Mediterraneo, oltre che sull'Atlantico, in Marocco e nella parte atlantica della Penisola iberica meridionale. Formazioni arbustive o arborescenti simili per aspetto a delle macchie, costituite cioè da sclerofille, ma del tutto diverse come specie, si trovano in altre regioni della Terra caratterizzate da condizioni climatiche simili a quelle mediterranee. Prendono nomi diversi: chaparral in California, fynbos in Sudafrica, mallee nell'Australia meridionale, mentre in Cile si usa un termine utilizzato anche in Spagna: matorral. Costituisce un esempio di microambiente, fornendo nutrimento e riparo a insetti, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi. Queste cinque zone ricoprono appena il 2% della superficie delle terre emerse del pianeta ma ospitano oltre il 20% delle specie del pianeta, rappresentando una riserva di biodiversità. Cos'è una duna? Una duna è un cumulo di sabbia, che si è formato per l'azione del vento venuto a contatto col terreno. Le particelle di sabbia, trascinate dal vento, trovano degli ostacoli, di solito piante, e qui si fermano depositandosi e tendendo a coprire quest’ultime. Ogni anno si ferma sempre più sabbia, e quindi la pianta è costretta a crescere verso l'alto. Infatti, le cime delle dune sono formate dall'ammofila (Ammophila littoralis), alta e con radici profonde. Come sopravvivono le piante nell'ambiente ostile delle dune? le piante psammofile che vivono sulla sabbia hanno: 1- foglie piccole e dure, a volte ridotte a semplici filamenti o aghi. 2- fusto o foglie che trattengono l'acqua (Calystegia soldanella) ossia succulente 3- abbondanza di bulbi, rizomi, tuberi. 4- ciclo vitale centrato sul periodo umido o ciclo di vita annuale (Cakile maritima). Si difendono dal sole e dal caldo con: 1- foglie in posizione verticale (Euphorbia paralias). 2- tessuti spessi e/o rivestiti di cera. 3- peli su fusto e foglie. 4- colore chiaro, riflettente (Eryngium maritimum) 5- presenza di oli essenziali --> piante aromatiche, come l’ Helichrysum italicum (che ha un odore quasi da liquirizia) Si difendono dal vento con: Il vento può insabbiare, sradicare e seccare le piante, che per questo possiedono: 1- radici molto lunghe e profonde. 2- forma "a cuscino", sferica, (come Echinophora spinosa) oppure strisciante. 3- capacità di emettere molti germogli e riprodursi tramite questi. Cos’è un giuncheto? Il giuncheto è la vegetazione delle depressioni interdunali, che si formano tra due dune, a seguito dell’affioramento della falda. Per questo, l’acqua si ferma e si creano degli “stagni” dove la vegetazione varia a seconda della salinità dell'acqua. Nel primo caso (acqua dolce) si ha una vegetazione nella quale tra le specie principali ci sono i giunchi, Juncus ssp, come per esempio il giunco pungente (Juncus acutus), e il canneto, (Praghmites australis). In questo ambiente, potrebbero adattarsi anche specie che sopportano l'umidità, come l'ontano nero (Alnus glutinosa), pioppi, salici, ecc. Juncus acutus (giunco pungente) Nel secondo caso (acqua salata) invece, la vegetazione è barenicola, ovvero tipica della barena. La barena è un terreno pianeggiante sempre umido e sommerso dalle acque salate in certi periodi dell’anno, a causa delle maree. La vegetazione che cresce qui è detta vegetazione alofila, infatti le piante alofile sono le uniche che sopravvivono quando la salinità dell'acqua è elevata. In particolare, qui, crescono delle piante succulente. Queste sono piante un po' particolari: per far fronte ai periodi in cui c'è carenza di acqua, quando la barena è sommersa assorbono l'acqua attraverso le radici e le foglie e poi la distribuiscono in tutta la pianta, ma soprattutto rimane nel fusto e nelle foglie (infatti se provate a staccare una foglia e a metterla in bocca sentirete il sapore). Cos’è la “macchia”? Il ginepro-hippophaeto sarebbe “la macchia”, si trova solo fino alla Romagna, quindi non bisogna confonderla con la tipica macchia mediterranea. La tipica macchia mediterranea è costituita da erica, cisto, corbezzolo, pungitopo ecc. Per il litorale alto Adriatico, invece, si parla di macchia arbustiva a ginepro e olivello spinoso. Le specie principali infatti sono Juniperus communis (scheda in basso) e Hippophae rhamnoides. Nella macchia crescono molte orchidee, tra le più comuni Orchis morio e Ophrys sphegodes. Hippophae rhamnoides (olivello spinoso) Juniperus communis (ginepro comune) La pineta è di origine antropica? La pineta del litorale alto Adriatico è costituita dal pino domestico (Pinus pinea) e dal pino marittimo (Pinus pinaster). Tuttavia, entrambe le specie non sono autoctone ma sono state importate. La loro origine risale a prima del 5° secolo d.C. , anche se le prime piantagioni erano probabilmente di Pino nero (Pinus nigra). Le pinete sono il frutto di rimboschimenti, e avevano la funzione di proteggere le colture agricole retrostanti dai venti freddi e fornire il legno per le barche. I pini infatti, e in particolare il pino marittimo con la sua chioma piramidale, sono resistenti ai venti più di altre specie. ESTRATTO DI RUE L’area di intervento non è sottoposta a particolari vincoli naturalistici di salvaguardia ad esclusione delle indicazioni contenute nel Piano dell’Arenile. ARTICOLI DI RUE ESTRATTO PIANO ARENILE Estratto tavola P.1.15