la comunicazione umana

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CORSO BIENNALE
IN MEDIAZIONE FAMILIARE
Dr.ssa
M. CECILIA GIOIA
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
1. CHE COSA SIGNIFICA COMUNICAZIONE?
COMUNIC-AZIONE vuol dire letteralmente azione in comune.
Nella sua accezione più ampia la comunicazione viene definita come “lo scambio di
informazioni, idee, concetti e di influenzamento reciproco, tra persone o gruppi, in un
determinato contesto”.
Generalmente si distinguono diversi elementi che concorrono a realizzare un singolo
atto comunicativo:
• Emittente (E): la fonte delle informazioni che effettua la codifica (CD) di queste
ultime in un messaggio;
• Ricevente (R): accoglie il messaggio, lo decodifica (DC), lo interpreta e lo
comprende;
• Codice (C): un insieme di convenzioni -parola parlata o scritta, immagine,
tono- per cui è possibile trasformare un segnale in un qualcosa di comprensibile
e con un significato preciso (un messaggio).
Esistono due tipi di comunicazione, a una via e a due vie.
Le caratteristiche di una comunicazione a una via sono:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
il messaggio deve essere semplice;
l’obiettivo della comunicazione deve essere molto chiaro;
il numero dei riceventi può essere molto alto;
la credibilità del messaggio è influenzata dalla legittimazione del trasmittente;
le componenti emotive del messaggio vengono trascurate;
il messaggio è efficace soprattutto se si basa su una conferma dell’esperienza
passata.
Al contrario la comunicazione a due vie presenta le seguenti caratteristiche:
1.
2.
3.
4.
5.
il messaggio può essere complesso;
chiarezza dell’obiettivo;
un tempo a disposizione relativamente ampio;
un numero di riceventi relativamente basso;
tutti gli interessati alla comunicazione sono responsabili della sua
organizzazione e del suo successo;
6. le componenti emotive del messaggio possono essere enfatizzate;
7. è utile quando si punta ad una modifica dell’esperienza stessa.
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
2. LA STRUTTURA DELLA COMUNICAZIONE
Jacobson R (1966) scompone il processo della comunicazione in sei elementi principali:
•
il MITTENTE opera la codificazione del messaggio e lo trasmette ed è il
responsabile della comunicazione;
•
il DESTINATARIO è colui che interpreta il messaggio attraverso una
operazione di decodificazione;
•
il MESSAGGIO è un’informazione o un quantum di informazioni trasmesse e
strutturate secondo regole definite;
•
il CODICE è il linguaggio, cioè il sistema di segni con cui il mittente formula il
messaggio che invia al destinatario (deve essere comune al mittente e al
destinatario);
•
il CONTATTO è il mezzo attraverso il quale il messaggio passa dal mittente al
destinatario; può essere fisico e psicologico e consente di stabilire e mantenere la
comunicazione.
Questi passaggi non avrebbero nessun significato se colui che invia il messaggio non
valutasse il CONTESTO SOCIALE in cui opera, al fine di trovare un contatto reale,
scegliendo il codice comunicativo più idoneo. In definitiva, ad esempio, per insegnare
una melodia ad un gruppo di bambini di circa sei anni bisognerà parlare con un
linguaggio a loro comprensibile, mentre nel caso di un gruppo di adulti bisognerà
parlare da adulti scegliendo, però, frasi semplici.
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
3. FUNZIONI ED OBIETTIVI DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione può avere varie funzioni ed obiettivi:
usare la comunicazione per ottenere qualcosa;
2.CONTROLLO: prevedere delle sanzioni, in caso di disubbidienza;
3. INFORMATIVA: fornire informazioni, spiegazioni;
4. ESPRESSIVA: esprimere i propri sentimenti e capire quelli degli altri;
5. VALUTATIVA: valutare gli altri e farsi valutare;
6. CONTATTO SOCIALE: instaurare rapporti con estranei;
7. ALLEVIAMENTO DELL’ANSIA: comunicare al fine di attenuare la propria ansia;
8. STIMOLARE: sollecitare altri ad entrare nel rapporto comunicativo;
9. RUOLO: inviare messaggi tipici del ruolo che si occupa.
1. STRUMENTALE:
4. LA COMUNICAZIONE UMANA: PRESUPPOSTI TEORICI
Lo studio della comunicazione umana si realizza all’interno delle seguenti aree
d’indagine:
1. lo studio della sintassi, che ha a che fare con la trasmissione dell’informazione,
ovvero con la codifica sintattica dei messaggi, dei canali, della capacità, della
ridondanza ed altre proprietà statistiche del linguaggio, che non prende in
considerazione l’analisi dei significati insiti nelle unità di comunicazione;
2. lo studio della semantica, che si occupa appunto dell’analisi del significato dei
simboli che vengono trasmessi da un individuo all’altro nell’interazione
comunicativa, presupponendo l’esistenza di convenzioni semantiche che
permettano la trasmissione delle informazioni;
3. lo studio della pragmatica, che si basa su due concetti molto semplici: la
comunicazione influenza il comportamento e tutto il comportamento è
comunicazione. I dati che vengono presi in esame saranno dunque: le parole, le
loro configurazioni, i loro significati, tutto il non-verbale concomitante ad esse,
il linguaggio del corpo e i segni di comunicazione inerenti al contesto della
comunicazione.
5. LE PROPRIETA’ DELLA COMUNICAZIONE
Paul Watzlawick (1967) usa il termine “comunicazione” per indicare un’unità di
comportamento genericamente definita e chiama “messaggio” una singola unità di
comunicazione, mentre definisce “interazione” una serie di messaggi scambiati tra
persone. «E’ evidente che una volta accettato l’intero comportamento come
comunicazione, non ci occuperemo dell’unità del messaggio monofonico, ma di un
composto fluido e poliedrico di molti moduli comportamentali - verbali, posturali,
contestuali, etc..- che qualificano tutti, il significato di tutti gli altri» (Watzlawick P.,
1967, pag. 42).
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
L’autore elenca 5 assiomi principali per spiegare la comunicazione:
1. Non si può non comunicare.
Qualsiasi comportamento, le parole, così come i silenzi, l’attività o l’inattività hanno
tutti valore comunicativo, e influenzano gli altri interlocutori che non possono non
rispondere a queste comunicazioni.
(comportamento = messaggio)
Ad esempio, non è difficile che due estranei che si trovino per caso dentro lo stesso
ascensore si ignorino totalmente e, apparentemente, non comunichino; in realtà tale
indifferenza reciproca costituisce uno scambio di comunicazione nella stessa misura in
cui può lo è un’animata discussione. Per comprendere l’impossibilità di noncomunicare, è interessante approfondire “il dilemma dello schizofrenico”. Lo
schizofrenico, almeno in apparenza, cerca di non comunicare attraverso una serie di
messaggi come le assurdità, il silenzio, l’immobilità; ma, poiché tutti questi
comportamenti costituiscono comunque atti comunicativi, egli vive una situazione
paradossale nella quale cerca di negare di stare comunicando e al tempo stesso di negare
che il suo diniego sia comunicazione. Parlando in termini più generali, tutte le volte che
qualcuno cerca di evitare l’impegno inerente ad ogni comunicazione attraverso tentativi
di non-comunicare (ad es. il rifiuto o la squalificazione della comunicazione) finisce per
generare un’interazione paradossale. In questa prospettiva, un comportamento
etichettato come patologico può essere considerato come l’unica reazione possibile ad
un contesto di comunicazione assurdo e insostenibile. Il sintomo (che sia nevrotico o
psicotico) assume perciò il valore di messaggio non verbale; anche un sintomo è dunque
comunicazione.
2. Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, di
modo che il secondo classifica il primo, ed è quindi metacomunicazione
(ovvero quando la comunicazione di un soggetto ha per oggetto un'altra
comunicazione).
Questo significa che il contenuto di un messaggio va interpretato alla luce della
relazione esistente tra i soggetti che interagiscono. Inoltre, ogni atto comunicativo non
soltanto trasmette informazioni, ma al tempo stesso impone un comportamento: esiste la
notizia, il contenuto dell’informazione e il comando che si riferisce al modo in cui deve
essere assunto quel preciso messaggio, diverso a seconda della relazione esistente tra le
due persone. Nella vita quotidiana spesso diciamo qualcosa verbalmente mentre lo
commentiamo in modo non verbale (metacomunicazione). Ad esempio, un individuo
che proferisce un ordine: «Fai attenzione» esprime, oltre al contenuto (la volontà che
l'ascoltatore compia una determinata azione), anche la relazione che intercorre tra chi
comunica e chi è oggetto della comunicazione.
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
In un contesto comunicativo patologico si può avere spesso a che fare con episodi di
confusione tra contenuto (verbale) e relazione (non verbale); questo accade quando, ad
esempio, tra i comunicanti c’è un oggettivo accordo a livello di contenuto, ma non a
livello di definizione della relazione.
3. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di
comunicazione tra i comunicanti.
Ciò significa che i nostri scambi comunicativi non sono casuali ma sono legati da una
sequenza ininterrotta, organizzati proprio come se seguissero una punteggiatura.
Osservando la conversazione tra due comunicanti, si può identificare la sequenza di chi
parla e di chi risponde, si può definire ciò che è la causa di un comportamento e ciò che
è l’effetto. La scuola sistemico-relazionale di Palo Alto, sostiene che all’interno della
comunicazione il feedback riveste un’enorme importanza, poiché il processo di
comunicazione non va più inteso come un processo unidirezionale e lineare, per cui
l’emittente A invia un messaggio al ricevente B, e B risponde indipendentemente dal
segnale ricevuto.
A
B
Quindi il processo di comunicazione è una funzione ricorsiva, in cui il segnale inviato
da A influenza in maniera determinante la risposta di B ed il nuovo segnale inviato da
B, a sua volta, condiziona la risposta di A e così all’infinito.
Per quanto riguarda le manifestazioni patologiche collegate alla distorsione di questo
concetto, i problemi insorgono, quando si presentano delle discrepanze relative alla
punteggiatura (ovvero delle visioni diverse della realtà), determinate dal fatto che i
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
comunicanti non possiedono lo stesso grado d'informazione senza tuttavia saperlo o che,
dalla stessa informazione, traggano conclusioni diverse; in questi casi si creano una
sorta di malintesi che inevitabilmente portano a circoli viziosi che incidono
pesantemente sulla natura della relazione. L'unica maniera per risolvere questo tipo di
situazione è fare sì che i comunicanti riescano ad uscire da una visione univoca e
radicata della realtà e accettino la possibilità che l'altro possa interpretare quest'ultima in
maniera differente; in una parola, è necessario che i comunicanti riescano a
metacomunicare.
4. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello
analogico.
In altre parole se ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, il
primo sarà trasmesso essenzialmente con un modulo numerico e il secondo attraverso
un modulo analogico.
Linguaggio numerico: parole e segni arbitrari dovuti ad una convenzione sul significato
ad esse attribuito. Comprende una sintassi logica complessa estremamente efficace ed è
lo strumento privilegiato per trasmettere dei contenuti; manca però di una serie di
significati importanti per il settore della relazione (la parola di per sé esprime solo il
significato che le è proprio).
Linguaggio analogico: comunicazione non verbale, e para verbale che serve soprattutto
a trasmettere gli aspetti che riguardano la relazione tra i partecipanti.
L’attività di comunicare comporta quindi la capacità di coniugare questi due linguaggi
5. Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a
seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza
L’interazione simmetrica è basata sull’uguaglianza ed è
caratterizzata da un piano di partenza paritario dove il
comportamento di un membro tende a rispecchiare quello
dell’altro.
La relazione complementare è invece caratterizzata dalla
differenza di posizione (superiore e inferiore) assunta
dalle persone tra le quali avviene lo scambio comunicativo;
i diversi comportamenti dei partecipanti si richiamano e si
rinforzano a vicenda, dando vita ad una relazione di
interdipendenza in cui i rispettivi ruoli sono stati accettati da
entrambi (ad es. le relazioni madre-figlio, medico-paziente,
insegnante-studente).
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
Quando si irrigidisce una delle due modalità di entrare in
rapporto con l’altro, si producono fallimenti comunicativi
difficili da recuperare.
Le patologie potenziale dell’interazione simmetrica e complementare:
a. Escalation simmetrica: è il rischio sempre presente in una relazione simmetrica, il
voler essere uguali. La patologia dell’interazione simmetrica è caratterizzata da uno stato
di guerra più o meno aperta o scisma.
b. Complementarietà rigida: le patologie delle relazioni complementari equivalgono a
disconferme del Sé e dell’altro. Gli aspetti psichiatrici di questa patologie sono più
vistosi: sadomasochismo.
6. LA COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO
Rispetto al processo di comunicazione è
fondamentale tenere in considerazione l’influenza d
tre variabili DISTORSIONE, AGGIUNTE e
OMISSIONI su ogni scambio comunicativo.
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
Se si considera che, in qualsiasi messaggio che passa tra due persone che comunicano, si
verifica una perdita di efficacia dello stesso da 100 a 10 dovuta alla dispersione:
•
•
•
•
•
Ciò che ho intenzione di dire
Ciò che dico veramente
Ciò che l’altro ha sentito
Ciò che l’altro ha capito
Ciò che l’altro ha ritenuto
≠
A
100
70
40
20
10
B
DECODIFICA
7. PERCEZIONE E COMUNICAZIONE
La validità delle relazioni umane dipende dalla competenza comunicativa dei partners. I
processi attraverso cui le persone comunicano tra loro sono legati alle funzioni
percettive, e fanno parte della dinamica relazionale e della competenza nel ricevere e
trasmettere i messaggi.
L’attività percettiva ha la funzione di orientarci nelle relazioni con le persone, le cose,
gli avvenimenti. Essa si presenta come processo soggettivo in quanto l’oggetto non è
percepito in modo oggettivo e nella sua totalità, ma nel significato che esso ha per chi
percepisce.
Ognuno di noi ‘seleziona’ e ‘organizza’ le informazioni partendo dal proprio quadro di
riferimento. In questo schema si inseriscono i messaggi esterni e interni in un insieme
significativo. Talvolta questi messaggi sono modificati in parte o nella sua totalità per
farli corrispondere all’immagine che abbiamo di noi stessi, degli altri, del mondo in
genere. Quando entriamo in contatto con l’ambiente non “fotografiamo” la realtà, ma la
interpretiamo dandole un significato personale per cui
LA NOSTRA
PERCEZIONE
POSSIAMO ESSERE
CERTI
-non è l’unica possibile
-non è la più completa
-non è la più corretta
-non è la migliore
-di ciò che sperimentiamo con i sensi,
-delle emozioni di cui siamo consapevoli.
TUTTO IL RESTO
È IPOTESI DA SOTTOPORRE A VERIFICA
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
8. L’ASCOLTO
PASSIVO:
-
non ascolto
far finta di ascoltare
attenzione, interesse Æ scarsi o assenti
feedbackÆ assente
SELETTIVO:
-
ascolto ciò che voglio
attenzione e interessi parziali
ascolto per confermare le mie opinioni
feedbackÆ scarso
ATTIVO:
-
ascolto tutto (CV, CNV)
attenzione, concentrazione e interesseÆ alti
feedback Æ presenti (CNV)
NO a:
1. interruzioni, giungere alle conclusioni
2. pensare a come rispondere
SÌ a:
1. sospensione del giudizio
2. domande di verifica
8.1 TECNICHE DI ASCOLTO
E CO
RIPETERE
l’ULTIMA PAROLA
•
•
SCOPO:
SCOPO:
RIFORMULAZIONE
SEMPLICE
RIFORMULAZIONE
COMPLESSA
SINTESI
con
KEY WORDS
SINTESI
con
KEY WORDS
+
INTERPRETAZIONE e
DEDUZIONE
SCOPO:
SCOPO:
MOSTRARE
INTERESSE
•MOSTRARE
RIPASSARE
RIPETERE
•APERTURA
•CAPIRE se HO CAPITO
INTERESSE
GIOIA MC. –LA COMUNICAZIONE-
BIBLIOGRAFIA
1. Jacobson R., Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano, 1966.
2. Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D. (1967), Pragmatica della comunicazione
umana, Astrolabio, Roma, 1971
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