[scheda a cura di Maddalena Pompili] Cronen V.E., Johnson K.M., Lannamann J.W. (1982) Paradossi, doppi-legami e circuiti riflessivi: una prospettiva teorica alternativa. «Terapia familiare», n.14, 1983, pp. 87-120. Questo articolo risulta per me significativo perché coniuga, seppur con una modalità molto teorica quasi stringente, la necessità di tenere d’occhio, a livello macro e a livello micro, i processi di costruzione di significato e di realtà, i presupposti che sono sottesi e che implicano diversi significati e soprattutto l’importanza di tenere presente sia il livello di analisi intrapersonale (significati idiosincratici individuali) che intrapersonale (modalità di combinazione dei significati per formare un unico sistema. Tali aspetti mi appaiono come una possibile cornice teorica di alcune riflessioni relative a: - necessità di considerare la patologia come punto di intersezione di modelli di interazione problematici a livello familiare, ma anche sociale. - possibilità di affrontare il problema da più punti di vista differenti, di leggerlo come relativo a circuiti riflessivi molteplici implicanti diversi livelli di analisi (personale, sociale, collettivo, storico – cfr con Francoise Sironi) - principio di equifinalità: in un sistema circolare e autoregolantesi i “risultati” non sono determinati tanto dalle condizioni iniziali quanto dalla natura del processo o dai parametri del sistema. Secondo il principio di equifinalità gli stessi risultati possono avere origini diverse. - il senso di un comportamento non può essere compreso se non all’interno della propria specifica cornice di riferimento L’articolo porta ad una revisione, o meglio, ad un ampliamento della teoria del doppio legame e ad un superamento della teoria dei Tipi Logici di Russel. Viene superata l’organizzazione su due livelli- contenuto e relazione - dei significati sociali in favore di una molteplicità di livelli tra i quali si instaura un circuito ricorsivo di reciproca influenza. Sono esposti i limiti del concetto di “doppio legame”: · E’ descritto come un processo unidirezionale e sostanzialmente diadico. · È assente la dimensione storica · È stato usato per spiegare fenomeni diversi senza che siano state chiarite le differenze. · È aspecifico: non spiega perché il paradosso diventa patogeno per un solo membro del gruppo e non per tutti. · È difficile definire quali sequenze comunicative possono essere definite paradossali. I sistemi di significato e di azione sono costruzioni cognitive che gli individui operano delle proprie realtà sociali e non riflessi della realtà esterna. Alla concezione realista di Bateson, Cronen, Johnson e Lannamann oppongono la tesi costruzionista secondo la quale le realtà sociali sono costruite e mantenute all'interno degli scambi conversazionali in cui il soggetto è inserito. Secondo quest'ottica "la comunicazione non deve essere concepita come lo strumento per raffigurare la realtà esterna e per trasmettere immagini non distorte da una persona all'altra, bensì come il processo attraverso il quale gli individui creano le realtà sociali" (p. 93) La riflessività (costituente i paradossi e legata all’impossibilità di definire quale tra due o più livelli di un sistema sia di ordine superiore) è considerata un processo che si svolge nel tempo, non produce necessariamente confusione ed è una qualità intrinseca degli scambi comunicativi. Nell’interazione che un individuo dà di un’azione sociale si possono identificare livelli multipli di contesto. Nell’articolo viene proposta un’articolazione di sei livelli (modelli culturali, biografia interna, relazione, episodi, atti linguistici, contenuto), pur nella considerazione che i livelli non siano un numero finito. Vengono identificati due tipi di circuiti riflessivi: armonici e bizzarri, quest’ultimi creano difficoltà. I circuiti “bizzarri” sono quelli che creano disagio e talvolta patologia. I livelli di significato coinvolti sono tra loro “intransitivi” e pertanto non è possibile che ciascuno dei due diventi il contesto dell'altro senza che questo cambi di significato. Circuiti "armonici" sono quelli che non sono problematici. In questo caso i livelli di significato hanno una relazione “transitiva”, vale a dire, ciascuno può diventare il contesto dell'altro senza che si modifichi il significato di nessuno dei due. Il fatto che siano fonte di problemi dipende dalle informazioni contenute nei contesti di livello logico superiore, al punto che un paradosso può essere problematico per un individuo o una cultura ed essere un circuito riflessivo armonico per un’altra (ad esempio “questa asserzione è falsa”). Gli effetti dei circuiti riflessivi bizzarri sono tanto più profondi quanto più numerosi sono i livelli di significato in esso coinvolti. La transitività o intransitività fra i livelli di contesto è definita da alcune premesse di significato, definite metaregole, le quali sono il risultato di specifici modelli culturali e familiari, dalle esperienze individuali di ogni persona nonché dalla posizione che il soggetto assume all’interno del suo sistema di relazioni.