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Torino
Dall’Europa a Pollenzo 28 ministri scoprono il
cibo “buono e giusto”
I responsabili dell’Agricoltura all’università del gusto Nel cortile i prodotti a rischio estinzione
dei loro Paesi
DAL NOSTRO INVIATO
DIEGO LONGHIN
I28 ministri delle politiche agricole dell’Unione hanno seguito il consiglio di Petrini: «Scambiatevi quello che i vostri
Paesi fanno, siate uniti nella diversità», aveva detto pochi minuti prima nella Sala Rossa dell’ateneo che proprio
quest’anno ha compiuto dieci anni di attività. E l’Europa del cibo, riunita a Milano per la tre giorni del summit
informale dei ministri dell’agricoltura, è venuta forse ad imparare l’etica alla base di Slow Food e dell’università di
Pollenzo insieme con il commissario (uscente) Dacian Ciolos. «La ricerca di un cibo libero, democratico e sostenibile
— sottolinea il rettore Pier Carlo Grimaldi — in sintesi buono e giusto».
Petrini li ha accolti calorosamente all’ingresso dell’ateneo, dove studiano ragazzi provenienti da 70 Paesi, quasi come
se fosse lui il ministro. E’ un po’ è così dalle parti di Alba e Bra. «Qua si fa politica agricola e gastronomica», ha
rimarcato più volte il fondatore di Slow Food nel suo intervento. «Politica internazionale», ha aggiunto.
La scelta del titolare del dicastero dell’agricoltura del governo Renzi, Maurizio Martina, di portare i ministri europei
da Milano a Pollenzo, interrompendo la tre giorni del summit, è un tributo sia all’uomo sia a quello che è riuscito a
creare in tutto il mondo con i suoi presidi. «Nella rappresentazione della potenza dell’agroalimentare italiano questo
luogo dice tantissimo — dice il ministro — tutti i colleghi sono stati entusiasti di avere l’occasione di venire qui, dove
si incrociano tradizione, innovazione e formazione di alto livello. Abbiamo così l’occasione di riflettere su alcuni temi
concreti: qualità, cultura del cibo, educazione alimentare, competenze, temi che attraversano l’Italia e l’Europa».
Un’altra giornata storica per Petrini, che nel colloquio riservato con il ministro italiano lo ha invitato alla prossima
edizione del «Salone del gusto» e di «Terra Madre» in programma a Torino, dal 23 al 27 ottobre al Lingotto Fiere. E’
lui stesso a sottolinearlo: «Questa giornata rimarrà nella storia della nostra università. E’ importante e significativa la
vostra presenza per la nostra concezione delle scienze gastronomiche. Qui si fa politica agricola a livello
internazionale e gastronomia olistica. Perché la gastronomia non è solo quella che si vede nei programmi tv, non è
fatta solo di pentole, è anche biologia, genetica, fisica, chimica, zootecnia, storia, antropologia ed economia. Ma oggi
non vogliamo spiegarlo solo con le parole: uscite nel cortile e assaggiate i prodotti della vostra terra, i formaggi che
vengono dai Pirenei o dal confine con il Polo Nord. Prodotti con nomi strani, che rischiano anche di scomparire, che
rappresentano il saper fare europeo, dei contadini, degli artigiani e dei pescatori». E scatta l’applauso.
Poi i 28 ministri europei seguono le indicazioni del fondatore di Slow Food e si buttano a conoscere i «cibi dai nomi
strani », come il Meurche della Bulgaria, l’Holloumi di Cipro, il Bokskuld della Danimarca, il Janu Sier della
Lettonia, in una Unione di sapori e gusti.
«Questo è un luogo evocativo per il nostro lavoro — dice il ministro Martina passeggiando nel cortile dell’ateneo — è
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importante essere qui perché con questo summit l’ambizione non era solo quello di parlare di ciò che siamo noi, di ciò
che è l’Italia, ma di raccontare quello che è l’Europa. E a Pollenzo ci siamo riusciti. Questa università ha un potenziale
formidabile ». E alla fine i ministri non volevano lasciare i banchetti con le bandiere di tutti i Paesi. Volevano
continuare ad assaggiare la cultura del vicino, a volte nascosta, piuttosto che sedersi al ristorante dell’ateneo.
Insomma, l’ultimo gioco di Petrini, che poi tanto gioco non è, ha funzionato. E ride compiaciuto anche Oscar
Farinetti, fondatore di Eataly, un altro modo per difendere e valorizzare le eccellenze della terra italiana.
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Petrini: “Il futuro è fatto anche da contadini e allevatori: dal loro lavoro e dalla loro saggezza”
DA 70 PAESI
L’ateneo di Pollenzo ha studenti di tutto il mondo. A sinistra: Petrini con Martina
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