Arriva la crisi Con gli anni Settanta lo slancio della ricerca aerospaziale italiana subisce gli effetti della crisi del sistema-paese. Non sufficientemente spalleggiati dai referenti politici, ricercatori e dirigenti vedono ridimensionato il progetto europeo ESRIN a Frascati, e solo il successo del satellite SIRIO riesce a ridare fiato all’avventura italiana nello spazio, grazie all’ingresso dei capitali industriali. 4. La vicenda di ESRIN. Come si è visto in precedenza, l'Italia aveva ottenuto nel 1962, dopo una vera e propria offensiva diplomatica, l'assegnazione di un centro di ricerca ESRO. La principale difficoltà insorta nelle trattative riguardava le risorse finanziarie a esso destinate, e quindi le sue dimensioni e attività. Ed è attorno a questo punto che ruotarono le discussioni sulla creazione di ESRIN, nelle riunioni del COPERS tra maggio e luglio 1963. La soluzione della questione venne affidata a un gruppo di lavoro tecnico presieduto da Van de Hulst, di cui facevano parte fra gli altri anche Broglio e Amaldi, i quali si trovarono di fronte al reiterato tentativo di fissare in anticipo un tetto economico e dimensionale alla possibile crescita del centro; la questione delle dimensioni del futuro istituto di ricerca venne infine rinviata, e si passò alla scelta della località italiana in cui ESRIN avrebbe dovuto avere sede. Fra le molte candidature avanzate da Amaldi e Broglio all'interno del gruppo di lavoro, la scelta fu presto ristretta tra Roma e Firenze. Ebbero così luogo, tra la metà del 1963 e la fine del 1964, una serie di sopralluoghi svolti da delegazioni ESRO per acquisire gli elementi occorrenti a una decisione definitiva. Fin dall'inizio, vi fu nella componente internazionale del gruppo di lavoro una propensione decisa per Roma, che offriva migliori collegamenti e infrastrutture, senza contare la presenza di una serie di servizi utili per le famiglie degli scienziati non italiani che avrebbero lavorato nel nuovo istituto (ad esempio, scuole per stranieri). Questo orientamento non era però condiviso dalla delegazione italiana, che espresse più volte la propria preferenza per Firenze; le ragioni della posizione italiana erano in realtà legate a scelte di natura politica, probabilmente per le pressioni sul governo esercitate dal sindaco Giorgio La Pira (19041977). Nel novembre 1964, infine, la delegazione italiana rimise la scelta al Consiglio di ESRO, che optò per Roma; nel febbraio 1965, infine, il direttore designato di ESRIN, Jordan, accompagnato da Amaldi, si convinse dopo una serie di ulteriori sopralluoghi che la collocazione ideale per l'istituto era a Frascati, vicino all'importante centro di ricerca già presente nella zona, che ospitava i laboratori e gli acceleratori dell'INFN. Mentre si procedeva all'appalto dei lavori di costruzione, la discussione tornò di nuovo alle questioni scientifiche, e al programma di attività di ESRIN. Questo cominciò a essere esaminato a metà del 1965, e condusse a risultati piuttosto positivi dal punto di vista italiano: venne infatti accettata la previsione che ESRIN dovesse poter disporre, a regime, di circa 60 tra ricercatori (scienziati e ingegneri) residenti o visitatori, e di una dotazione finanziaria e di personale di supporto adeguata a queste dimensioni. La struttura organizzativa prevedeva tre gruppi di ricerca: un gruppo teorico, un gruppo sperimentale, e un gruppo di rilevazione ed elaborazione dati. L'istituto iniziò a operare molto prima che la sede fosse costruita, appoggiandosi, nella prima fase di lavoro, alle strutture scientifiche esistenti e a un albergo di Frascati di proprietà dell'Arcivescovado. Un primo importante seminario internazionale di ricerca, dedicato alla fisica dello spazio interplanetario e alla fisica del plasma, ebbe luogo nel 1966; nel 1967 venne organizzato, in collaborazione con ESLAB, una conferenza internazionale sulla misurazione via satellite della radiazione corpuscolare proveniente dallo spazio esterno. Nel 1968 le attività di ESRIN conobbero una fase di accelerazione: il personale scientifico addetto al centro passò da 34 a 57 ricercatori, e la costruzione della sede definitiva fu avviata. Nel 1969 venne iniziato il primo esperimento importante, indicato con l'acronimo SOLO, e infine nel 1970 fu inaugurata la sede dell'Istituto. Questo continuò a svolgere le proprie attività anche nel 1971-1972, ma già nel 1971, ad appena un anno dall'inaugurazione della sede, ne fu annunciata l'imminente chiusura. ESRIN, con la sua attività, aveva guadagnato nella comunità scientifica internazionale un grande rispetto, dopo essere stato inizialmente visto con diffidenza per le ragioni soprattutto politico-diplomatiche che ne avevano determinato la creazione. La sua ventilata chiusura incontrò quindi una diffusa ostilità non solo tra i ricercatori italiani, ma in generale a livello europeo. La crisi di ESRIN aveva le sue radici nel processo di trasformazione che in quel periodo cominciava a coinvolgere ESRO e ELDO, e che comportava drastiche riduzioni di bilancio. Per l'Italia si trattava di un colpo molto duro, anche perché coincideva con la conclusione, da tempo prevista dopo l'entrata in funzione della base ESRANGE, delle campagne di lancio presso il Salto di Quirra. Il Paese si trovava così a perdere l'unica struttura operativa dell'organizzazione spaziale europea presente sul suo territorio. La trasformazione di ESRIN in struttura nazionale, integrata nel sistema della ricerca italiano, venne immediatamente percepita dalla comunità scientifica come un'eventualità rischiosa. Il primo tentativo di salvataggio fu dunque quello di collocare l'Istituto sotto l'egida di un'altra organizzazione internazionale, ma né il CERN, né il Centro comune europeo di ricerca di Ispra accettarono richieste in tal senso. Ebbe così inizio un braccio di ferro tra la delegazione italiana in ESRO/ELDO, guidata dal generale dell'Aeronautica Enrico Cigerza e dall'ambasciatore Ugo Morabito, e la dirigenza di ESRO, per trovare una soluzione che mantenesse il centro nell'ambito dell'organizzazione europea, modificandone il programma di attività. La proposta che emerse come possibile linea di compromesso fu il trasferimento presso la sede di ESRIN del Servizio di Documentazione Scientifica (SDS) di ESRO, fino ad allora collocato a Neuilly: quasi una beffa per i ricercatori italiani, che chiedevano di mantenere all'Istituto almeno una certa quota di programmi scientifici. La resistenza della delegazione italiana, protrattasi per tutto il 1971, fu infine piegata dalla crisi politica interna, che metteva i negoziatori italiani, privi di istruzioni e di referenti stabili, in una situazione di grave debolezza. Essi furono quindi costretti, nel dicembre 1971, ad accettare il trasferimento del SDS, ponendo alcune condizioni, destinate peraltro a essere superate dallo svolgimento successivo dei fatti. Sicché, la trasformazione di ESRIN fu deliberata definitivamente dal Consiglio di ESRO nel dicembre 1971, ed ebbe inizio lo smantellamento dell'Istituto. Nel corso del 1972 vennero definiti i tempi e i modi della conversione di ESRIN e del trasferimento del SDS a Frascati, operazione che ebbe inizio nel marzo 1973. Le strutture scientifiche esistenti a Frascati e che non potevano essere traslocate vennero date in uso al CNR italiano, mentre venne installato un elaboratore IBM 360/50 per la gestione dei servizi telematici di documentazione on-line e di information retrieval occorrenti per il funzionamento del SDS. Le attività scientifiche si interruppero definitivamente nel settembre 1973, e il centro divenne un nodo, piuttosto importante, della rete di documentazione scientifica europea. Non c'è dubbio però che tale sviluppo, per quanto positivo per la comunità professionale dei bibliotecari italiani, non potesse in alcun modo compensare la perdita di un istituto di ricerca spaziale avanzata. Capitolo 5 Il Progetto SIRIO dall'avvio al lancio del satellite (1968-1977) 1. Il contesto politico ed economico. Il satellite SIRIO (Satellite Italiano per la Ricerca Industriale Operativa) fu lanciato con successo da Cape Canaveral il 25 agosto 1977. La sua storia era iniziata dieci anni prima, nel 1968, dopo il fallimento del programma PAS di ELDO; SIRIO caratterizzò lo svolgimento delle attività spaziali italiane per tutti gli anni Settanta, e fu più volte a un passo dall'interruzione forzata, per ragioni politiche, organizzative o finanziarie. Il suo successo, comunque, segnò un salto qualitativo dell'Italia nella ricerca spaziale applicata a livello nazionale. Il SIRIO risentì delle vicende italiane coeve, dalla crisi petrolifera alla corsa dell'inflazione, ai conflitti sociali; inoltre, per il governo italiano il progetto non era, in origine, un obiettivo strategico nel quadro di una politica spaziale di lungo periodo, ma solo una misura tampone per fronteggiare la crisi industriale di alcuni comparti, nel quadro della generale e indifferenziata politica di sostegno dell'industria pubblica che caratterizzò quella fase economica. In tale contesto la decisione del governo di avviare il progetto SIRIO fu, nel 1968, soltanto un modo per evitare che gli investimenti già fatti dalle industrie italiane coinvolte nel programma ELDO/PAS andassero sprecati con la crisi del programma stesso. L'assenza di una strategia di lungo termine per le attività spaziali si manifestava anche nella frammentazione organizzativa delle competenze relative a questo settore: il ministro della Ricerca Scientifica gestiva un dicastero senza portafoglio, e qualunque tentativo di cambiare questa situazione naufragava contro una diffusa ostilità. In assenza di una forte sede istituzionale di riferimento, la responsabilità delle attività spaziali gravava sul CNR, ma con stanziamenti speciali di bilancio, che dovevano essere di volta varati con apposite leggi di spesa: ne furono necessarie ben tre nel periodo di costruzione del SIRIO, ed esse dovettero intraprendere l'iter parlamentare in un momento di forte instabilità politica; nei nove anni trascorsi dal varo del progetto al lancio del satellite si succedettero infatti una decina di governi. La discontinuità delle risorse economiche e l'incertezza degli strumenti amministrativi resero molto difficile per il CNR la gestione del progetto, e portarono a succedersi alla guida del lavoro tre diverse persone. All'interno dello stesso CNR, infine, le competenze sulla ricerca spaziale erano suddivise fra due organismi interni, con una distribuzione incerta di funzioni: la CRS e l'IRS; inoltre durante lo svolgimento del progetto vi furono alcuni aggiustamenti istituzionali, fra cui l'istituzione di un Comitato per i satelliti per le telecomunicazioni, presieduto da Francesco Carassa, una figura chiave, come vedremo, della vicenda SIRIO. Solo il successo del SIRIO diede, alla fine, la spinta necessaria per il varo di un Piano Spaziale Nazionale e in seguito anche per la razionalizzazione istituzionale del settore. L'Italia si era affacciata alle telecomunicazioni via satellite a metà degli anni Sessanta, quando i Paesi europei si erano accordati con gli Stati Uniti per dare vita, con l'accordo Intelsat del 1964, a un sistema di comunicazione globale basato sui satelliti artificiali; l'accordo Intelsat avrebbe dovuto essere rinegoziato nel 1969, sulla base degli sviluppi da verificare sulle due sponde dell'Atlantico. Il ruolo assegnato all'Italia nell'ambito di ELDO, e poi nella ridefinizione del programma ELDO/PAS, assegnava alla penisola una parte importante dello sviluppo dei satelliti. Il Paese era stato coinvolto nel programma a due livelli: da un lato il consorzio industriale CIA aveva avuto l'incarico di costruire i satelliti di prova per il lanciatore, e dall'altro ELDO aveva accettato la proposta italiana di riempire la "scatola vuota" (così era chiamata dai ricercatori italiani) del satellite con un esperimento sulla propagazione e comunicazione mediante onde elettromagnetiche alle frequenze da 12 a 18 GHz, il cosiddetto esperimento SHF (Super-High Frequencies), progettato da Francesco Carassa, del Politecnico di Milano. Si trattava di un'esperienza importante, per verificare l'effetto dei fenomeni atmosferici sulla propagazione dei segnali: uno studio preliminare indispensabile in vista dello sviluppo commerciale delle telecomunicazioni via satellite in quella specifica banda di frequenze. Nella seconda metà degli anni Sessanta, il CNR avanzò delle proposte per programmi spaziali nazionali a lungo termine. Tali proposte furono respinte dal governo italiano perché troppo costose, ma si rivelarono anche antiquate rispetto agli sviluppi delle attività spaziali negli altri Paesi europei. Esse si basavano essenzialmente sulla prosecuzione del Progetto San Marco, e sui programmi di alcuni laboratori nazionali per ricerche di astrofisica, meteorologia, geofisica, geodesia e monitoraggio delle risorse terrestri. I satelliti per telecomunicazioni non erano presi in considerazione, probabilmente perché si puntava a sviluppare tali attività nell’ambito dei programmi spaziali europei. In realtà, questa miscela un po' artigianale di collaborazione CRA/NASA con il contributo di alcuni gruppi di ricerca accademici, non poteva più funzionare: nel resto d'Europa, l'industria aerospaziale cresceva grazie ai programmi nazionali, in Italia no. Infine, si giunse a un confronto all'interno dell'IRS fra il punto di vista della presidenza del CNR, che aveva una visione minimalista dei programmi nazionali, visti come una fase di transizione in attesa che si risolvesse la crisi di ELDO, e la componente industriale, che voleva trasformare l'Istituto in un protagonista del settore, capace di proporre al governo un piano nazionale articolato e multisettoriale (elettronica, satelliti e lanciatori), lasciando all'autorità politica la scelta delle priorità. Gli eventi successivi diedero al CIA il ruolo di protagonista del programma nazionale, e spinsero quest'ultimo in un precisa direzione di interesse economico-industriale: le comunicazioni via satellite. Nell'insieme, questi elementi permettono di capire il declino del Progetto San Marco in parallelo allo sviluppo del SIRIO. Comunque, l'esperienza del San Marco fu in parte trasferita al SIRIO attraverso i programmi ELDO: il know-how sviluppato dal CRA e dalle industrie nello sviluppo del satellite di prova per ELDO/PAS venne infatti integrato per implementare il valore tecnologico del satellite di prova, attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro (detto Staff Integrato), coordinato da un ingegnere del CRA, Bruno Ratti.