I moderni impianti a ciclo combinato per la generazione elettrica Introduzione Queste slide intendono fornire un tentativo di raccordo tra le conoscenze che si acquisiscono attraverso lo studio a livello universitario del funzionamento degli impianti a ciclo combinato gas – vapore per la produzione di energia elettrica e le situazioni pratiche che gli operatori, tecnici ed ingegneri, sono chiamati a gestire nell’esercizio, con l’accezione più larga possibile, dei suddetti impianti, attraverso la sintesi di alcuni concetti fondamentali. Ci si concentrerà quindi sulle problematiche fondamentali degli impianti combinati nel contesto economico ed energetico attuale, tenendo sempre in considerazione le differenze con gli impianti termoelettrici tradizionali(*) e su alcune problematiche di carattere ingegneristico peculiari del settore della generazione elettrica. Avendo la pretesa di introdurre ad una realtà lavorativa in un settore le cui conoscenze sono parecchio vaste (perché abbracciano parecchi settori della tecnica e della tecnologia) e relativamente poco diffuse (ad esempio, perché si va incontro ad un sempre maggior grado di automazione dei processi che porta ad una diminuzione del numero di personale addetto mentre contemporaneamente vanno aumentando le tecnologie messe in opera al fine di perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile) queste slide rappresentano un introduzione a delle visite organizzate nella centrale elettrica di Napoli Levante (Tirreno Power SpA) da parte dei corsi di laurea magistrale in ingegneria meccanica per l’energia e l’ambiente ed elettrica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. (*) sono esclusi gli impianti nucleari. Indice Il sistema elettrico per l’energia. Da cosa è dipesa la diffusione dei cicli combinati gas – vapore per la produzione di energia elettrica? Che ruolo svolgono gli impianti a ciclo combinato nel contesto energetico attuale? Qualità del servizio di erogazione di energia elettrica. Esercizio flessibile degli impianti combinati gas – vapore. Off – design degli impianti a ciclo combinato. Avviamento di un gruppo CCGT: avviamento TG ed avviamento della sezione a vapore. Regolazione dei generatori di vapore. Regolazione della frequenza e della tensione nelle centrali elettriche. Affidabilità: ridondanza delle alimentazioni e dei sistemi. Il sistema elettrico per l’energia Il sistema attraverso il quale l’energia elettrica viene «prodotta» (convertita da altre fonti energetiche), trasmessa e distribuita agli utenti è il sistema elettrico per l’energia. La rete attuale è costituita da pochi (in relazione al numero di utenti) centri di produzione collegati ai consumatori finali attraverso un sistema di trasmissione e di distribuzione caratterizzati da livelli di tensione elevati e poi via via più bassi per compensare le necessità di prelievo con perdite minime. Il parco centrali in Italia risente dell’attuazione dei decreti Bersani (D.Lgs. 16 marzo 1999 n.79 – attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica) e D’Alema (d.l. 7 febbraio 2002 n.7 «decreto sblocca – centrali» – misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale – convertito nella legge n.55 del 09/04/2002) sulla liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica per il gran numero di impianti a ciclo combinato realizzati in sostituzione di impianti termoelettrici tradizionali arrivati alla fine della loro vita utile nonché per la costruzione di impianti combinati in siti ex – ex novo, che hanno comportato l’aumento del rendimento medio del parco termoelettrico italiano. Successivamente alla costruzione di questi impianti, che fanno uso praticamente esclusivo di gas naturale come fonte energetica primaria utilizzata, i meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili hanno portato alla costruzione di parchi eolici e fotovoltaici rilevanti. Come risultato di questi sforzi, nel 2011, l’ACEEE (American Council for an Energy – Efficiency Economy) ha posizionato l’Italia come terzo paese al mondo, dopo Gran Bretagna e Germania, nelle azioni compiute a favore dell’incremento del livello di efficienza energetica. L’energia elettrica prodotta dai centri di generazione viene trasmessa ai consumatori finali attraverso le reti di trasporto e distribuzione. La RTN (Rete di Trasmissione Nazionale) italiana è caratterizzata da 3 livelli di tensione: 380 kV, 220 kV, 150 – 132 – 120 kV. La porzione della rete di trasmissione esercita a 380 kV è rappresentata dalla porzione della RTN connessa al sistema elettrico europeo ed a cui sono connessi i più grandi impianti di generazione. Il sistema a 220 kV assolve parzialmente alla distribuzione in AT; inoltre, la maggior parte delle centrali elettriche è connessa alla RTN attraverso questo sistema. Il sistema a 150 – 132 – 120 kV completa la distribuzione in AT e alimenta le cabine di AT/MT. Attraverso le cabine di MT la RTN è connessa alla rete di distribuzione, operante in MT e BT. Rispetto alla RTN, la rete di distribuzione è strutturata in maniera molto più capillare per raggiungere i singoli utenti finali. Essa viene operata tra i 10 ed i 20 kV in MT e a 400 V in BT. Da cosa è dipesa la diffusione dei cicli combinati gas – vapore per la produzione di energia elettrica? I cicli combinati rappresentano attualmente la tecnologia di generazione elettrica da fonte tradizionale a più alto rendimento. Un impianto combinato gas - vapore è un impianto termoelettrico tradizionale (ciclo a vapore) in cui la combustione avviene nella camera di combustione di una turbina a gas: i gas di scarico della turbina generano il vapore surriscaldato che espande in turbina a vapore, producendo quindi un’ulteriore aliquota di potenza che si somma a quella erogata dal TG. È quindi l’impiego delle turbine a gas nella generazione elettrica che segna l’inizio della diffusione degli impianti combinati. Lo sviluppo degli impianti di turbina a gas è avvenuto ad intermittenza a partire dal brevetto originale di John Barber del 1791 (Obtaining and Applying Motive Power. A Method of Rising Inflammable Air for the Purposing of Procuring Motion, and Facilitating Metallurgical Operations) e soprattutto a cavallo della seconda guerra mondiale grazie alle potenzialità delle turbine a gas nella propulsione aeronautica. Le turbine a gas per applicazioni industriali sono quindi state inizialmente adattate da quelle per impieghi aeronautici (TG aeroderivative) fino a diventare prodotti dedicati al mechanical drive e alla generazione elettrica (TG heavy – duty), prima per la generazione del carico di punta con impianti a ciclo aperto e poi per la generazione del carico base negli impianti combinati. I massicci sforzi per migliorare la tecnologia di queste macchine ha dato ragione di ottimi risultati, soprattutto nel caso degli impianti combinati. La barriera del 60% di rendimento è stata superata con la costruzione, da parte di Siemens Energy AG, dell’impianto di Irsching 4 (Ingolstadt, Germania), che produce 578 MWe con un rendimento del 60,75% alle condizioni ISO. Che ruolo svolgono gli impianti a ciclo combinato nel contesto energetico attuale? Essi rappresentano un valido mezzo attraverso il quale mantenere il livello di qualità del servizio di erogazione dell’energia elettrica [1]. L’implementazione delle fonti energetiche rinnovabili nel sistema elettrico per l’energia attuale (necessaria per mitigare gli effetti del rilascio in atmosfera di gas climalteranti), incentivata dai meccanismi fiscali permessi dal mercato libero, conduce gli impianti termoelettrici alla necessità di passare da un regime di funzionamento in cui, una volta raggiunto il carico, questo viene mantenuto per un lungo periodo di tempo, ad uno in cui gli stessi sono chiamati a soddisfare ai picchi di richiesta della rete per compensare le mancanze degli impianti rinnovabili stessi. In altre parole, avendo gli impianti da fonte rinnovabile un ruolo privilegiato nella vendita di energia, gli impianti termoelettrici tradizionali si trovano ad operare per compensare la richiesta di energia in surplus o per rimediare alle inevitabili situazioni di inaffidabilità che la variabilità delle disponibilità delle fonti rinnovabili pone in essere. Gli impianti a ciclo combinato sono in grado di ottemperare a questo regime (esercizio flessibile o cyclic operation), caratterizzato da frequenti variazioni di carico durante tutto l’arco della giornata, così come a frequenti fermate ed avviamenti, laddove gli impianti tradizionali a vapore sono caratterizzati da tempi d’avviamento troppo lunghi per svolgere questo servizio ed elevata inerzia alle variazioni di carico. [1] Lothar Balling (Siemens AG)_Flexible future for combined cycle – Modern Power Systems magazine, Dec.2010 La scelta di favorire le fonti energetiche rinnovabili è stato il risultato di un lungo dibattito che si poneva di risolvere il problema dell’emissione di gas ad effetto serra e del generale negativo impatto sull’ambiente delle attività umane. Infatti, alla base di questa direzione dello sviluppo delle tecnologie per la generazione elettrica ci sono molti studi riguardanti l’elevato livello d’integrazione all’interno dei sistemi elettrici di potenza che le fonti energetiche rinnovabili potrebbero avere nei prossimi anni. Si cita ad esempio il rapporto del NREL (National Renewable Energy Laboratory) americano «Exploration of High – Penetration Renewable Electricity Futures [2]» rientrante nel programma Renewable Electricity Futures Study, in cui si riporta in conclusione la fattibilità di un uso massiccio delle fonti rinnovabili a patto di rendere più flessibile complessivamente il sistema elettrico «a future U.S. electricity system that is largerly powered by renewable sources is possibile. Renewable electricity generation from technologies that are commercially available today, in combination with a more flexible electric system, is more than adequate to supply 80% of total U.S. electricity generation in 2050 while meeting electricity demand on an hourly basis in every region of the United States». Questo passaggio, ad un sistema elettrico più flessibile, che avviene congiuntamente all’introduzione di un sempre maggior numero di impianti da fonte rinnovabile, deve coinvolgere tutti gli elementi dei sistemi attuali e, quindi, impone profonde modifiche anche alle reti di trasmissione e distribuzione. È a proposito del livello di affidabilità del servizio di erogazione dell’energia elettrica che vengono posti dubbi sull’uso massiccio degli impianti rinnovabili, laddove, come riportato sopra, è ben prospettabile la possibilità di un’elevata compensazione del fabbisogno energetico. A questo processo di implementazione devono corrispondere adeguamenti delle reti di trasporto e distribuzione tali da non far cadere il livello di qualità dell’energia elettrica distribuita ai consumatori finali. In questa fase transitoria gli impianti combinati possono svolgere un importante lavoro di compensazione delle incapacità degli impianti rinnovabili collegati alle reti attuali. Ha senso a questo punto fare un introduzione ai parametri attraverso il quale si può definire la qualità dell’energia elettrica. [2] T.Mai, R.Wiser, D.Sandor et al._Renewable Electricity Futures Study vol.1: exploration of high – penetration renewable electricity futures – NREL, Lawrence Berkeley National Laboratory, Pacific Northwest National Laboratory, MIT disponibile all’indirizzo http://www.osti.gov/bridge. Qualità del servizio di erogazione di energia elettrica Il codice di rete (codice di trasmissione, dispacciamento, sviluppo e sicurezza della rete, ex art.1 comma 4 D.P.C.M. 11/05/2004) è l’insieme delle regole che definiscono i rapporti tra Terna e gli utenti della rete elettrica a seguito del D.P.C.M. succitato («criteri, modalità e condizioni per l’unificazione della proprietà e della gestione della RTN») e che disciplina l’unificazione della proprietà e gestione della rete nel nuovo assetto di mercato libero dell’energia elettrica. I rapporti in questione si realizzano nelle attività di connessione, gestione, pianificazione, sviluppo e manutenzione della RTN. Ad esempio, è attraverso il rispetto delle regole contenute nel codice di rete che è possibile ottenere l’accesso alla rete o il modo in cui si devono sviluppare nuove connessioni nella rete elettrica, regole essenziali per il passaggio ad una generazione via via più capillare. Tra i vari contenuti del codice, al capitolo 11 vi è la qualità del servizio di trasmissione e dispacciamento. Per qualità del servizio di erogazione dell’energia elettrica si intende il rispetto della continuità del servizio di erogazione e dei limiti di qualità della tensione e della frequenza. La continuità del servizio si realizza attraverso l’esercizio di impianti e macchinari caratterizzati da elevata affidabilità. La qualità della frequenza, ovvero il mantenimento della stessa attorno ad un valore nominale (50 Hz) si realizza attraverso l’uguaglianza delle potenze complessivamente prodotte ai nodi di generazione e quelle prelevate ai nodi di carico, ad ogni istante, mentre la qualità della tensione ai punti di prelievo dell’energia viene definita dalla misura di opportune caratteristiche dell’andamento temporale delle tensioni, che il servizio di dispacciamento e distribuzione deve mirare a fornire ad ogni utente. Per individuare queste caratteristiche è necessario partire dai motivi che causano una variazione di tensione. Le variazioni di tensione che si verificano sulla rete si classificano in: • variazioni lente: determinate dalla sovrapposizione di variazioni periodiche e programmate della tensione, necessarie a causa della variazione oraria del carico richiesto dagli utenti, e da variazioni non programmabili dovute ad indisponibilità accidentali di componenti della rete o al sovraccarico di alcuni di questi e dagli scostamenti che una previsione del diagramma di carico ha inevitabilmente rispetto a quello effettivo; • variazioni rapide: dovute alla commutazioni di grossi carichi elettrici; • variazioni brusche e di piccola ampiezza (flicker): determinate dalle variazioni istantanee della corrente per il funzionamento intermittente di alcuni utilizzatori – ad es. l’avviamento ripetuto di motori elettrici per l’avviamento degli ascensori o di pompe negli azionamenti sia civili che industriali o, nelle reti AT, dei forni ad arco elettrico – che causano variazioni a gradino della tensione interessanti gli utenti derivati in parallelo agli utilizzatori che determinano il flicker; • variazioni brusche di grande ampiezza e breve durata (buchi di tensione): determinate dai cortocircuiti nella rete, dalle manovre degli interruttori sulla rete in AT ed MT o dall’avviamento di più o grandi carichi asincroni o ancora dalla commutazione dell’alimentazione tra sorgenti a causa di un guasto temporaneo etc. I parametri descriventi queste variazioni (ed altri, ad esempio, la presenza di sovratensioni, di squilibrio nelle tensioni trifase etc.) devono essere contenuti entro certi limiti affinché possa mantenersi un elevato standard di erogazione (es: le norme CEI EN 61000 – 4 – 11 e CEI EN 61000 – 4 – 34 definiscono le caratteristiche degli apparecchi elettrici che possono sopportare i buchi di tensione attraverso una suddivisione in classi). Esercizio flessibile degli impianti combinati gas – vapore Per inquadrare il contributo che gli impianti a ciclo combinato gas – vapore per la generazione elettrica forniscono attualmente alle misure di sviluppo energetico occorre esaminare il funzionamento in cyclic operation degli impianti. Successivamente si indagherà sulla capacità di contribuire alla stabilità del sistema elettrico di potenza, propria dei generatori sincroni. Il mantenimento per tempi indefiniti di carichi fuori – progetto implica la necessità di mantenere alto il rendimento, per quanto possibile, in tutto l’intervallo di variazione di carico possibile. D’altra parte, ai cicli combinati viene e verrà sempre più richiesta, attraverso meccanismi di incentivazione economica permessi da un regime di mercato libero, la capacità di incrementare il range di carico alla quale è possibile il servizio, ciò che giustifica, per impianti già costruiti ed avviati, investimenti volti all’abbassamento del regime di minimo erogabile. Il minimo tecnico di un impianto combinato, infatti, si scontra con il più alto livello di emissione di gas climalteranti (NOx, CO). Il valore minimo di carico d’impianto a cui i cicli combinati possono essere eserciti viene detto carico minimo tecnico ambientale. Parallelamente alla ricerca di alti rendimenti in tutto il campo di funzionamento, vi è la necessità di ottimizzazione dei transitori d’impianto, ed in particolare, delle manovre d’avviamento, che più di tutti i transitori rappresentano le situazioni in cui la vita utile d’impianto viene accorciata. Off – design degli impianti a ciclo combinato È fondamentale il comportamento ai carichi parziali, a cui l’impianto può essere esercito anche per lunghi periodi. A tal proposito, i costruttori analizzano il ciclo non solo alle condizioni nominali, ma a percentuali del carico netto e al variare delle condizioni di sito (pressione, temperatura) mirando ad assicurare prestazioni favorevoli in tutti i possibili casi. I bilanci termici che ne conseguono sono in condizioni diverse da quelle di progetto (condizioni di off – design/fuori progetto). CCPP a Whitegate County Cork (Irlanda), 445 MWe in configurazione 1+1. Attraverso i risultati della teoria della similitudine (TEOREMA DI BUCKINGHAM: un problema definito come la ricerca di n variabili incognite ad m dimensioni fondamentali è risolubile attraverso la ricerca di n – m variabili adimensionali cioè, con l’utilizzo di n – m equazioni adimensionali) e conoscendo le caratteristiche del compressore e della turbina e le condizioni ambientali (pressione e temperature di ristagno ambientali), il numero di giri del TG (3000 rpm), la portata massica elaborata in condizioni nominali, i calori specifici dell’aria e dei gas combusti, nonché il rendimento meccanico d’impianto, è possibile ricavare le caratteristiche dei punti fondamentali del ciclo termodinamico, la potenza prodotta e quindi il nuovo rendimento d’impianto. Con l’analisi di off – design suddetta è possibile ricavare le prestazioni ai carichi parziali nell’ipotesi di macchina pulita. Invece, accade che lo sporco contenuto nell’aria aspirata dal compressore aderisca alle pareti delle schiere di pale modificando l’aerodinamica del compressore (compressor fouling/sporcamento del compressore) e causando una caduta delle prestazioni del TG. Grazie alla combustione le parti calde dell’impianto non vengono significativamente toccate da questo fenomeno. Si può tener conto, almeno orientativamente, di questo fenomeno disponendo di curve caratteristiche del compressore in caso di sporcamento. Comunque, è necessario perciò avere a disposizione un impianto adibito al lavaggio del compressore. Lo skid di lavaggio può operare sia con TG in marcia (lavaggio on – line, utilizzante come agente pulente solo acqua demineralizzata) che con TG fermo (lavaggio off – line, che utilizza una miscela di acqua demineralizzata e detergente). La soluzione di lavaggio viene iniettata attraverso una serie di ugelli nel condotto di aspirazione dell’aria (air intake) a monte del bellmouth del compressore. È generalmente ritenuto importante effettuare almeno giornalmente (quando l’impianto è in servizio) il lavaggio on – line, e almeno una volta al mese il lavaggio off – line, sfruttando gli intervalli di inattività degli impianti. Il grafico di sopra mostra chiaramente la capacità dei lavaggi del compressore di contrastare l’abbassamento delle prestazioni delle turbine a gas e di prolungare il bisogno di lavaggi off – line, altrimenti molto più frequenti. La necessità di contrastare lo sporcamento del compressore mette facilmente in evidenza quella di specificare le condizioni al contorno dell’impianto quando si definiscano le prestazioni TG. Le condizioni alle quali si riferiscono i calcoli prestazionali (ISO) sono: Temperatura ambiente: 15 °C; Pressione ambiente: 101325 Pa; Umidità relativa: 60%; Perdite di carico all’aspirazione ed allo scarico assenti; Combustibile di composizione nota (gas naturale); Macchina nuova e pulita. Analisi in off – design degli impianti TG Si mostra come può effettuarsi il calcolo delle prestazioni degli impianti TG. Si fissa il regime di funzionamento del compressore del TG e cioè la velocità di funzionamento del compressore. Nel caso della generazione elettrica il sincronismo con la rete impone una velocità di 3000 rpm e perciò la velocità del compressore varia in un intorno piccolo di questo valore. Al variare della curva isovelocità, un punto della mappa del compressore viene univocamente definito dalla portata corretta m/√(To,1/po,1) e dal rapporto di compressione β = po,2/po,1. È necessario misurare la temperatura e la pressione in aspirazione al compressore nonché la pressione di mandata del compressore e conoscere la portata massica in condizioni nominali (647 kg/s TG Ansaldo – Siemens V94.3A2). Le grandezze considerate sono grandezze totali, per cui, vi è contenuto il contributo cinetico ai valori statici delle proprietà termodinamiche nonché l’energia dissipata. È solo attraverso le grandezze totali che si possono scrivere relazioni termodinamiche corrette perché queste non tengono conto delle variazioni di velocità del flusso, che influiscono sia sulla temperatura della corrente fluida che sulle cadute di pressione, a parità di tutte le altre condizioni. Conoscendo la mappa di prestazioni del compressore della TG, note le grandezze totali, si potrebbe ricavare il rendimento del compressore. Ovviamente, attraverso queste grandezze è possibile ricavare il numero di giri corretto N/√To,1. Il punto sulla caratteristica della turbina corrispondente al punto di funzionamento del compressore si ricava da considerazioni di compatibilità della velocità di rotazione delle due macchine e dal fatto che le queste elaborano la stessa portata massica a parte la portata di combustibile: N/√To,3 = N/√To,1 ∙ √(To,1/To,3) ; m3√To,3/po,3 = m1√To,1/po,1 ∙ po,1/po,2 ∙ po,2/po,3 ∙ √(To,3/To,1) ∙ m3/m1 Nella prima equazione è incognita la temperatura ingresso turbina che non può ottenersi essendo un’identità, per cui , è necessario utilizzare la seconda equazione in cui è incognita anche la pressione po,3. Analisi in off – design degli impianti TG La portata corretta di combustibile m3√To,3/po,3 da quest’equazione, risulta funzione del salto di pressione in camera di combustione, infatti: po,3/po,2 = 1 – (po,2 – po,3)/po,2 = 1 – Δpcc/po,2. Il rapporto si assume costante al variare delle condizioni di carico in quanto si suppone un sostanziale adattamento della portata di combustibile rispetto a quella d’aria, sia che questa vari a causa delle condizioni ambientali o da condizioni di sporcamento, sia che dipenda da una variazione di carico, a parità di potenza erogata (in controllo di carico) cosicché la pressione a monte turbina è nota dalle condizioni di design (oppure, può ricavarsi misurando il delta di pressione in camera di combustione). Si ricava To,3. Conosciuta la velocità adimensionalizzata della turbina, dalla conoscenza della stessa e dal rapporto di espansione po,3/po,4 si ottiene il punto di funzionamento della macchina e quindi il rendimento. Conseguentemente si ricavano l’innalzamento di temperatura del compressore e la caduta di temperatura in turbina, da cui, le temperature di mandata del compressore e la temperatura di scarico turbina: ΔTo,34 = ηt ∙ To,3 ∙ {1 – [1/(po,3/po,4)](γ – 1)/γ} ΔTo,12 = To,1/ηc ∙ [(po,2/po,1)(γ – 1)/γ – 1] To,4 = To,3 + ΔTo,34 To,2 = To,1 + ΔTo,12 Sono noti tutti i punti fondamentali del ciclo termodinamico. Attraverso i calori specifici dell’aria e del gas si scrive la potenza erogata dalla macchina come differenza delle potenze erogate dalla turbina e assorbite dal compressore: PTG = (m ∙ cpg ∙ ΔTo,34) – (1/ηm ∙ m ∙ cpa ∙ ΔTo,12) Avviamento TG L’avviamento degli impianti di turbina a gas è condizionato dalle necessità di lavaggio della camera di combustione e del condotto GVR lato fumi (purging). In avviamento allora un convertitore statico (SFC – Static Frequency Converter) controlla la velocità dell’albero attraverso il funzionamento da motore della macchina sincrona: a IGV chiuse (le IGV rimangono in minima apertura per tutta la durata dell’avviamento) aumenta la velocità TG in maniera da consentire l’elaborazione di una sufficiente portata d’aria per il purging. Alla fine della fase di purging il TG diminuisce la propria velocità fino a quella adatta all’accensione della fiamma (diffusiva) in camera di combustione, in corrispondenza del quale si verifica, ovviamente, un aumento di portata combustibile. L’accensione della fiamma causa l’aumento della temperatura di scarico TG. Contemporaneamente, il TG, sempre trascinato dall’alternatore comandato da SFC aumenta la propria velocità fino al valore di autosostentamento. Da questo punto in poi è l’aumento della portata di combustibile che, permettendo alla turbina di erogare una maggiore potenza, è responsabile dell’aumento di velocità dell’impianto. Si verificano un aumento della pressione di mandata compressore e una diminuzione della temperatura fumi mentre il controllo della combustione passa alla fiamma premiscelata. Alla stabilizzazione del valore di temperatura dei fumi esausti la turbina si trova a 3000 rpm in condizioni di FSNL (Full Speed No Load). A questo punto è possibile eseguire il parallelo con la rete. Avviamento della sezione a vapore degli impianti CCGT A differenza dell’avviamento degli impianti di turbina a gas, quello delle turbine a vapore risulta molto più lento e richiede particolari condizioni di riscaldamento dei metalli turbina e la garanzia dell’alimentazione e del flussaggio delle tenute, parallelamente all’instaurazione di un adeguato grado di vuoto al condensatore, affinché il vapore possa venir scaricato senza incorrere in sovratemperature dei metalli turbina e quindi senza un accorciamento indesiderato della vita del macchinario. L’importanza del riscaldamento dei metalli turbina condiziona così tanto l’avviamento degli impianti con Grossa turbina a vapore tandem compound per applicazioni nucleari. Si turbina a vapore (e quindi, anche gli impianti distinguono chiaramente i 3 corpi a bassa pressione, in configurazione combinati) che gli avviamenti vengono butterfly ed il lungo tubo crossover necessario ad alimentarli. classificati in funzione di questo parametro in avviamenti da caldo, tiepido e freddo. Maggiore è la massa della turbina e, in generale, maggiore è il tempo necessario al riscaldamento. Negli impianti CCGT, la ripartizione del carico tra turbina a gas ed a vapore consente l’adozione di turbine a vapore più piccole rispetto a quelle degli impianti convenzionali, diminuendo di gran lunga i tempi d’avviamento dell’intero gruppo. Regolazione dei generatori di vapore In fase di progettazione del GVR risulta cruciale stabilire il valore del carico al quale ottimizzare le superfici di scambio e dimensionare i banchi di tubi. Spesso risulta conveniente progettare il GVR basandosi sulle condizioni di massimo dell’intervallo all’interno del quale si impone possa variare il carico termico (che dipende dalla turbina a gas). La necessità di operare gli impianti combinati in cyclic operation implica importanti variazioni del carico termico del generatore di vapore a recupero, ovvero, della potenza termica scaricata dal TG e contenuta nei gas esausti. Pertanto, essi si trovano spesso a funzionare in condizioni di off – design e non solo; sperimentano condizioni di carico estremamente variabili. Escludendo il transitorio d’avviamento, in cui il turbogas è freddo e l’aumento della temperatura di scarico è proporzionale all’apertura delle valvole del combustibile (IGV al minimo), la variazione di potenza suddetta avviene a temperatura pressoché costante mentre la pressione dei gas è sempre proporzionale al carico. Quindi, le variazioni di carico termico si traducono in variazioni di portata gas esausti, che fluiscono nel GVR a velocità costante e a densità variabile (proporzionale al carico a causa della pressione). Con la portata gas varia la portata vapore surriscaldato ed il carico erogato dalla turbina a vapore. Essendo il carico erogato dall’impianto fissato dalle richieste della rete, in un impianto combinato è fondamentale un controllo adattativo del carico erogato dalla turbina a gas e dalla turbina a vapore (regolazione coordinata d’impianto), dipendendo dal controllo dell’accumulo d’energia nel GVR. In un generatore di vapore a circolazione naturale (la stragrande maggioranza dei generatori a recupero degli impianti combinati sono a circolazione naturale) l’accumulo di energia è rappresentato dall’accumulo di massa nei corpi cilindrici. Nella dinamica d’impianto riveste pertanto un ruolo essenziale la dinamica di livello dei corpi cilindrici. La regolazione di livello del generatore di vapore è complicata dai fenomeni di rigonfiamento/restringimento (swelling/shrinking) dell’acqua contenuta nel corpo cilindrico durante le variazioni di carico, determinati dallo scambio convettivo durante la circolazione dell’acqua bollente nei tubi evaporanti. Infatti, si guardi a cosa accade quando si ha una repentina richiesta di vapore con caldaia a regime. Si definirà naturalmente un abbassamento di pressione che ha pesanti effetti sul meccanismo di trasmissione del calore. La depressione determina infatti l’immediata vaporizzazione di una quantità d’acqua satura (la soluzione acqua – vapore risulta sovrassatura), producendo molto vapore nella maggior parte dei tubi evaporanti , cosicché, durante il transitorio, questi tubi potranno definirsi tubi risers. Il risultato è l’aumento del livello del corpo cilindrico. Il sistema di controllo del livello caldaia a questo punto tenderebbe a chiudere la valvola regolatrice dell’acqua alimento per contrastare l’aumento di livello. La necessità di un tempo finito per le bolle di vapore per risalire i tubi fino al corpo cilindrico renderà poi successivamente di un abbassamento di livello, anche senza intervento del regolatore. Per essere più attendibili, gli indicatori di livello, come quello di tipo magnetico a lato, vengono collegati a colonne di calma e non direttamente al corpo cilindrico, così da non risentire delle variazioni causate dal movimento tumultuoso delle bolle di vapore. All’inverso si avrà il fenomeno dello shrinking ma l’alterazione della circolazione d’acqua nel generatore risulterà meno contenuta cosicché la diminuzione di livello per effetto della diminuzione di carico risulta molto meno marcata. Occorre quindi regolare il livello non solo basandosi sulla misura di livello, ma anche sulla portata massica effettiva di vapore richiesto dall’utenza, cosicché la regolatrice della portata d’acqua alimento possa aprire o chiudere in funzione della portata vapore e, successivamente, correggere la richiesta di acqua per mantenere il livello costante (regolazione a 2 elementi). Siccome le pompe alimento caldaia sono pompe centrifughe, e per mantenere quanto più robusto possibile il sistema, nel tenere conto della variabilità della pressione e quindi della portata d’acqua alimento a parità di richiesta di reintegro, conviene introdurre nella regolazione la misura della portata d’acqua alimento. Si regola allora il rapporto portata acqua alimento/portata vapore surriscaldato perché non ecceda un limite. Successivamente le portate diventano uguali e la regolazione fa riferimento al livello caldaia (regolazione a 3 elementi). Oltre la regolazione di livello dei GVR, negli impianti combinati è fondamentale una regolazione del carico attraverso un controllo adattativo delle potenze prodotte contemporaneamente dalla turbina a gas e dalla turbina a vapore, coordinamento effettuato allineando le capacità di variazione del carico della turbina a gas con la regolazione di portata vapore surriscaldato prodotto dal GVR e quindi, con la regolazione di carico della turbina a vapore. A tal proposito, si scrivono le equazioni di conservazione della massa e dell’energia per una caldaia in regime stazionario, schematizzata attraverso una capacità contenete acqua bollente che assorbe calore da una fonte esterna, e da una valvola regolatrice di vapore: ml = mv ; Qc = mv ∙ (hv – hl) dove: ml = portata acqua alimento; mv = portata vapore; Qc = carico termico caldaia; hv = entalpia specifica vapore; hl = entalpia specifica acqua alimento Accanto a queste equazioni si utilizza l’equazione caratteristica della valvola di regolazione vapore, che lega la portata massica di vapore con la pressione a monte della valvola in condizioni critiche di efflusso: mv = k ∙ %A ∙ p → la relazione mv – p è una relazione lineare ed è la curva che realizza la corrispondenza suddetta (curva di sliding). Le equazioni che gestiscono la variazione di pressione del GV si riassumono quindi nell’unica equazione: Qc = k ∙ %A ∙ p ∙ (hv – hl). Essa correla le tre variabili Qc, %A e p (NB: hl = hl(p), hv = hv(p)). Si potrà perciò, per un generico generatore di vapore, o agire su Qc e definire una variazione conseguente della portata mv attraverso la curva di sliding (strategia di regolazione turbina segue), oppure agire primariamente sulla portata vapore definendo una variazione conseguente del carico termico Qc (strategia di regolazione caldaia segue) o, come si ha per i cicli combinati, essendo Qc determinato dal carico TG, agire simultaneamente su Qc ed mv, per ottenere, per un dato SET POINT di carico, un aumento della potenza TV corrispondente alla massima produzione di vapore con il nuovo carico TG. Contestualmente è possibile esercire un generatore di vapore in due maniere distinte: Imponendo la pressione di esercizio p ad un valore costante e variare, ad esempio, l’apertura %A della valvola regolatrice di vapore surriscaldato ottenendo una variazione corrispondente di portata vapore (caldaia segue, analogamente per la strategia di pressione turbina segue). Quindi, con p = costante, mv = k ∙ %A ∙ p = variabile perché %A = variabile. Il modo di gestione si definisce in constant pressure; Mantenendo la pressione p variabile con una conseguente variazione della portata vapore. Quindi, con p = variabile, mv = k ∙ %A ∙ p = variabile sia perché p = variabile che perché %A = variabile. Il modo di gestione si definisce in sliding pressure. È conveniente mantenere l’apertura delle valvole di regolazione al 100% durante le regolazione di carico ad impianto in servizio, perché ciò minimizza le perdite di carico sul circuito di vapore. Quando l’impianto è in avviamento, i by – pass hanno il compito di regolare la pressione vapore seguendo la curva di sliding aprendo sempre più all’aumentare della pressione. In questo caso perciò la %A non è un valore fisso così come la pressione. La gestione della pressurizzazione della caldaia è pertanto affidata ad un’altra regolazione, quella dei by – pass turbina a vapore. Regolazione della frequenza e della tensione nelle centrali elettriche La stabilità delle reti elettriche viene garantita, come accennato, mantenendo ad ogni istante i valori di frequenza e tensione nei limiti previsti in ogni nodo di questa, per il fatto che l’energia elettrica non è accumulabile e quindi perché variazioni di frequenza o tensione definiscono effettivamente squilibrio tra le potenze generate e quelle assorbite. Per quanto riguarda la frequenza, si può dire che le macchine sincrone funzionanti da generatore riescono facilmente a mantenere questo valore quanto più costante possibile per il fatto che la frequenza è legata alla velocità di rotazione del rotore (n = 60f/p), che può essere controllato da un sistema di regolazione di velocità della turbina. È l’equilibrio ad ogni istante, tra la coppia resistente definita dal campo magnetico rotante indotto di statore e quello induttore al rotore e quella motrice all’asse della turbina, che garantisce quindi la stabilità del valore della frequenza di rete. Quando varia la potenza meccanica all’asse della turbina (problemi impiantistici) o la potenza prelevata dalla rete (variazioni naturali del fabbisogno, grossi prelievi o distacco di grossi carichi o disservizio di qualche linea) si genera un transitorio di frequenza che va ristabilito. L’abbassamento della frequenza di rete implica un aumento della coppia resistente applicata all’albero della macchina e quindi, un abbassamento della potenza erogata dalla turbina, proporzionale all’inerzia rotante che caratterizza il gruppo turbina – alternatore. Analogamente si avrà per un aumento di f. È l’energia meccanica accumulata (casi di sottofrequenza) o accumulabile (casi di sovrafrequenza) in tutti i gruppi collegati alla rete, che determina l’entità della variazione finale della frequenza. Per ristabilire il valore nominale di 50 hz, è necessario allora variare la potenza meccanica prodotta – potenza attiva – (regolazione primaria di frequenza/potenza). Il regolatore proporzionale che opera questa regolazione agisce secondo la legge: ΔP = – kΔf. k rappresenta il contributo di ogni gruppo turbina – alternatore alla regolazione primaria di frequenza, essendo il Δf uguale per ogni gruppo. È: k = (PN/50) ∙ (1/s) ∙ 100 dove: s = statismo = [(∆f/fN )⁄(∆P/PN )] ∙ 100 Maggiore è lo statismo del gruppo, minore sarà il contributo alla regolazione primaria di frequenza/potenza. Ad equilibrio ristabilito la frequenza di rete risulta un valore differente da quello iniziale ed è perciò necessario un secondo livello di regolazione (regolazione secondaria di frequenza/potenza) che ristabilisca il valore iniziale (nominale) di frequenza. Il gestore della rete (TERNA) stabilisce i requisiti affinché le unità partecipino alla regolazione secondaria, non obbligatoria. Le unità di produzione che vi partecipano mettono a disposizione un range di potenza attiva massimo (semibanda positiva + semibanda negativa) attorno al valore di potenza venduto all’interno del quale Terna può richiedere la regolazione della potenza. Lo scopo della regolazione secondaria di frequenza è quello di riportare la frequenza della rete al valore nominale trasferendo la potenza attiva erogata per effetto della regolazione primaria di frequenza/potenza (che è la sola ad intervenire nell’immediatezza dei transitori) verso la potenza attiva richiesta attraverso il livello della regolazione secondaria, fino ad annullarli del tutto. Questa regolazione, allora, fa diminuire la riserva di potenza che sarà disponibile per la regolazione secondaria nei successivi interventi di regolazione. È necessario un terzo livello di regolazione (regolazione terziaria di frequenza/potenza) che punti ad innalzare il livello di energia prodotta dalle centrali. A tale scopo il gestore della rete invia degli ordini di bilanciamento. Diagramma di capability di un alternatore, che mostra i limiti di potenza reattiva erogabile in funzione della potenza attiva prodotta e dei limiti stabili di funzionamento (area in giallo) nonché del campo in cui il fattore di potenza risulta ottimale (area in verde). La regolazione di tensione si ottiene attraverso l’ottimizzazione dei flussi di potenza tra le linee di trasporto della rete. Si ricordi che non solo le variazioni di carico (attivo) ma anche quelle di potenza reattiva determinano un’alterazione della distribuzione delle cadute di tensione e quindi delle tensioni nei nodi della rete. Attraverso i generatori sincroni è possibile regolare la tensione nei nodi corrispondenti variando la potenza reattiva scambiata al nodo, agendo sulla corrente d’eccitazione del rotore. Più vicino ai carichi sono invece necessarie delle batterie di condensatori di rifasamento. Affidabilità: ridondanza delle alimentazioni e dei sistemi Si dice guasto un evento che determini la fine della capacità di un sistema di svolgere una funzione specifica. Si dice affidabilità di un sistema e si indica con R(T), la probabilità che esso funzioni senza guastarsi per un tempo T in cui lavora sotto condizioni ambientali specifiche e stazionarie. Per misurare l’affidabilità di un sistema si ricorre al concetto di MTTF: si supponga di avere a disposizione un insieme N di sistemi uguali, operanti nelle stesse condizioni in un intervallo di tempo [0,T]. Per t = T, sia: Ng = num. sistemi guasti ; Nf = N – Ng = num. sistemi funzionanti. L’affidabilità di un qualunque sistema della serie è allora definibile come il valore R(T) = Nf/N, mentre F(T) = Ng/N è l’inaffidabilità del sistema al tempo T, ovvero, la probabilità che in [0,T] il sistema si guasti. La funzione f(t) = dF(t)/dt = 1/N dNg(t)/dt = - dR(t)/dt definisce la probabilità che il sistema si guasti nell’intervallo che va dal tempo t = 0 al tempo di guasto t e si dice densità di probabilità di guasto. Il MTTF (Mean Time To Failure) rappresenta il tempo medio di funzionamento di un sistema, cioè, il valore di tempo atteso di guasto. Esso si calcola risolvendo l’integrale ∫R(t)dt tra 0 e ∞ dopo aver specificato una distribuzione di probabilità di guasto. Sistemi in serie (non ridondati) → il guasto di un elemento determina il guasto dell’intero sistema Sistemi in parallelo (ridondati) → il guasto di un elemento NON determina il guasto del sistema La produzione dell’energia elettrica e, in particolare, l’evoluzione del fluido di lavoro secondo il ciclo termodinamico, non può rinunciare a nessuna delle trasformazioni termodinamiche che devono succedersi. Per questo motivo, tutte le pompe del ciclo (estrazione condensato, alimento caldaia, circolazione acqua mare, circolazione acqua ciclo chiuso) sono ridondate, ovvero sono presenti due pompe, di cui una in servizio e l’altra di riserva, avviata in caso di guasto della prima, in modo da mantenere un adeguato livello di affidabilità della produzione. Ovviamente, ciò deve valere per tutti gli elementi d’impianto da cui dipende il buon funzionamento dell’impianto. Si ricordi anche che sono relativamente poche le operazioni di manutenzione (atte a mantenere o aumentare l’affidabilità dei componenti d’impianto) che possono effettuarsi con macchinario in servizio, quindi, attraverso la ridondanza degli elementi si assicura lo svolgimento delle attività manutentive attraverso una programmazione ‘indipendente’ dalle esigenze di produzione, in maniera tale che questa programmazione possa soddisfare altri criteri (economici). Anche le misure, necessarie al funzionamento delle logiche di regolazione e controllo vengono ridondate, usando più canali per effettuare la misura. Ad es. le misure (HH T vapore surriscaldato, HH T vapore ammissione TVAP etc.) che possono causare blocco impianto, operato da un sistema dedicato (ESD – Emergency Shut Down) vengono ottenute con 3 canali diversi. Così come i sistemi, vanno ridondate anche le alimentazioni elettriche perché altrimenti l’affidabilità dell’impianto dipenderebbe da un sistema di sbarre suscettibile di alte discontinuità di servizio. Le sbarre quindi vengono alimentate da più fonti (dalle sbarre AT attraverso il trasformatore step – up ed un trasformatore aux., dalla MT della rete di distribuzione cittadina ed attraverso un gruppo elettrogeno). Alcune utenze inoltre vanno garantite sempre, per cui è garantita una ridondanza alimentata in corrente continua.