IL DOLORE NELLA DONNA Il contrasto del dolore nella donna rappresenta una priorità per SIGO-AOGOI e il Congresso 2010, per la prima volta affronta con sessioni e corsi intracongressuali questo tema, sia in forma di dolore pelvico cronico, sia di vulvodinia, per migliorare la capacità diagnostica e terapeutica dei ginecologi su un fronte ancora trascurato. Un argomento su cui si distingue l’impegno della Fondazione Graziottin, www.fondazionegraziottin.it, affiliata a SIGO, che riunisce alcuni dei più autorevoli esperti italiani, con spirito multisciplinare e forte attenzione alla sensibilizzazione, degli operatori e delle pazienti. La vulvodinia Il termine vulvodinia indica il dolore costante o intermittente, riferito alla regione vulvare, di durata superiore ai tre o ai sei mesi, a seconda delle definizioni. Il termine include condizioni molto diverse. Interessa il 10-15% delle donne: è quindi estremamente rilevante per la salute ed è indispensabile conoscerla nella pratica clinica ginecologica. Può essere spontanea, oppure provocata/peggiorata, dal rapporto sessuale, dalla visita ginecologica ma anche da alcuni tipi di abbigliamento o di igiene intima. Può essere localizzata 1. al vestibolo vaginale. La causa più frequente di vulvodìnia è una condizione infiammatoria del vestibolo vaginale, nota come “vestibolite vulvare”; 2. al clitoride: si parla di clitoralgia; 3. a zone più limitate e asimmetriche delle grandi e piccole labbra, specie se il dolore vulvare è acquisito e secondario a episiotomia, o altri interventi (es. laser vulvare); la vulvodinìa può avere allora una componente infiammatoria e neurogena monolaterale. La vulvodinìa riconosce fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori di mantenimento. I primi includono le infezioni vaginali recidivanti da candida nonché tutte le altre condizioni infiammatorie (infettive e non) del vestibolo vulvare; l’ipertono del muscolo elevatore, che può essere “miogeno”, ossia espressione di un alterato tono di base congenito o acquisito in risposta a infiammazione vestibolare cronica e/o a dolore, oppure associato a fobia del coito (in tal caso tipico della condizione nota come vaginismo): tutti questi fattori predispongono anzitutto alla vestibolite vulvare. Tra i fattori predisponenti vi possono essere condizioni di patologia cutanea vulvare quali il lichen sclerosus. Tra i fattori precipitanti, il più frequente e rilevante è il rapporto sessuale: quando causa dolore, si parla di dispareunia. Sono inoltre rilevanti i fattori iatrogeni, tra cui l’episiotomia/rafia, il laser vulvare, alcuni trattamenti farmacologici, la radioterapia genitale, vescicale o anale. Tra i fattori di mantenimento, il più frequente è purtroppo l’omissione diagnostica, cui seguono l’inadeguatezza delle misure terapeutiche, quando non siano etiologicamente mirate, e la non compliance e non aderenza al trattamento, farmacologico, riabilitativo e/o relativo alla modificazione degli stili di vita. La donna affetta da vulvodinia si trova quotidianamente ad affrontare problematiche quali: lunghi iter prima di poter ricevere una diagnosi corretta da un medico competente in materia sapere di non essere sola sapere cosa fare, ma soprattutto cosa NON fare per non aggravare la situazione sapere come affrontare un’eventuale gravidanza sapere che “psicosomatico” non significa che la donna menta o che sia pazza, ma solo che fattori psicologici possono influire sull’insorgenza e il mantenimento di una malattia. gestire il rapporto affettivo e sessuale con il partner che spesso è inconsapevole della reale serietà del problema e pensa che la compagna “esageri” o non voglia avere rapporti sessuali. Il dolore pelvico cronico Il dolore pelvico cronico (CPP) costituisce un problema grave per la donna, una sfida diagnostica e terapeutica per il medico, un problema di notevole rilevanza sociale per i costi, quantizzabili e non quantizzabili, che comporta. È caratterizzato dalla persistenza di dolore, continuo o intermittente, a interessamento pelvico, di durata superiore ai sei mesi. Interessa progressivamente organi pelvici diversi. Indipendentemente dalla prima patologia di esordio –intestinale, vescicale, ginecologicatende ad estendersi ad organi e apparati vicini, coinvolgendo quindi molteplici funzioni. Si parla in tal caso di comorbilità. Comprendere le basi fisiopatologiche della comorbilità e della sua progressione nel CPP è essenziale per disegnare strategie terapeutiche etiologicamente e fisiopatologicamente orientate. L’obiettivo ultimo dei corsi e delle sessioni previste al Congresso è che il ginecologo eviti diagnosi superficiali di tipo psicogeno (“il dolore è tutto nella sua testa, signora”) e mostri nei confronti del dolore un atteggiamento diagnostico attento e rigoroso, con empatia, attenzione, disponibilità proattiva alla valutazione rapida e rigorosa anche delle comorbilità, essenziale per una terapia multimodale efficace. In parallelo, l’obiettivo è di aumentare la fiducia del medico nel poter affrontare efficacemente il dolore della paziente e la sua soddisfazione nel sentirsi protagonista di una diagnosi e di una terapia che possono cambiare decisamente in meglio la vita della donna.