Ripasso II
Laura Resmini
a.a. 2013-2014
Esercizio 1 (parte I):
Si consideri un sistema economico in cui mercato dei beni e
mercato della moneta si trovano in condizioni di equilibrio.
Utilizzate la logica del modello IS-LM per spiegare gli effetti su
PIL e tasso di interesse di:
• Una politica monetaria espansiva
• Una politica fiscale restrittiva
Soluzione:
Politica monetaria espansiva:
𝑀 ↑→ 𝑖 ↓→ 𝐢, 𝐼 ↑→ 𝑃𝐴𝐸 ↑→ π‘Œ ↑
LM
i
LM’
E
E’
IS
Y
Mercato della moneta: l’aumento
dell’offerta di moneta (OMA di
acquisto titoli) crea un eccesso di
moneta. Per invogliare gli individui a
tenere più moneta, il costo
opportunità della moneta deve
ridursi.
Mercato dei beni: la riduzione del
tasso di interesse stimola consumi e
investimenti, la spesa aggregata
programmata aumenta e la
produzione si adegua attraverso il
meccanismo del moltiplicatore.
L’aumento del reddito ha un effetto
retroattivo sul mercato della
moneta, stimolando la domanda di
moneta e generando un incremento,
del tasso di interesse.
Soluzione/2
Politica fiscale restrittiva:
𝐺 ↓→ 𝑃𝐴𝐸 ↓→ π‘Œ ↓→ 𝑀𝐷 ↓→ 𝑖 ↓
LM
i
E
E’
IS
Y
Mercato dei beni: Una riduzione
della spesa pubblica (o un
aumento delle imposte) riduce la
spesa aggregata programmata e,
attraverso il moltiplicatore, la
produzione di equilibrio;
Mercato della moneta: la riduzione
del reddito dei consumatori riduce
la domanda di moneta; a parità di
offerta, si crea un ESM che per
essere riassorbito comporta una
riduzione del tasso di interesse.
Quest’ultima si riflette
nuovamente sul mercato dei beni,
poiché stimola consumi e
investimenti e, di conseguenza,
limita l’iniziale effetto restrittivo
della spesa pubblica.
Esercizio 3 (parte II)
Domanda
Una riduzione delle esportazioni nette migliora la spesa
aggregata programmata. Vero o Falso? Perché?
Soluzione
Falso.
NX= Esportazioni – Importazioni
Una riduzione delle esportazioni nette implica o un
aumento delle importazioni o un peggioramento delle
esportazioni. In entrambi i casi si riduce la domanda di beni
nazionali.
Esercizio 4 (parte II)
Domanda
La variazione della produzione di equilibrio generata da uno
shock esogeno, non dipende dalla modalità utilizzata dal
governo per raccogliere le imposte. Vero o Falso? Perché?
Soluzione
Falso. Il sistema di tassazione (fissa o proporzionale al
reddito) influenza la variazione del reddito di equilibrio
attraverso il moltiplicatore, che è superiore in caso di
tassazione fissa.
Se le tasse sono proporzionali al reddito, infatti, una riduzione
del reddito (conseguente ad esempio ad un calo della spesa
autonoma) comporta un calo della domanda inferiore a
quello che si otterrebbe con tassazione diretta, poiché una
parte del reddito è comunque destinata alle tasse, e quindi la
variazione nei consumi è meno consistente.
Esercizio 5 (parte I)
Considerate un sistema economico in cui la produzione sia al suo
livello naturale. Utilizzate il modello AD-AS per spiegare gli
effetti di un'espansione monetaria.
Soluzione:
𝑀 ↑→ 𝑖 ↓→ 𝐢, 𝐼 ↑→ 𝑃𝐴𝐸 ↑→ π‘Œ ↑
Dal momento che la curva AD rappresenta l'equilibrio su mercato
dei beni (IS) e mercato della moneta (LM), variazioni nello stock di
moneta si riflettono sulla curva di domanda aggregata: un aumento
dell'offerta di moneta sposta la LM verso il basso, il tasso di
interesse si riduce, aumentano investimenti e produzione. Quindi,
per un dato livello dei prezzi, l'aumento dell'offerta di moneta fa
aumentare la produzione, e quindi sposta la curva AD verso destra.
In A’ il livello della produzione è superiore a quello potenziale,
quindi l'inflazione è superiore a quella attesa, che deve aggiustarsi
al rialzo, spostando la curva AS verso l'alto. Il processo di
aggiustamento si arresta solo quando la produzione torna al suo
livello potenziale.
Possiamo quindi riassumere il meccanismo nel seguente modo:
• nel breve periodo (da A ad A’): un'espansione monetaria
provoca un aumento della produzione, una riduzione del tasso
di interesse ed un aumento del livello dei prezzi;
• nel lungo periodo (da A ad A’’): l'aumento dello stock di
moneta si riflette interamente in un aumento proporzionale
del livello dei prezzi e non ha alcun effetto sulla produzione.
L'assenza di effetti di medio periodo della moneta sulla
produzione è comunemente chiamata neutralità della
moneta. Il concetto di neutralità della moneta implica che la
politica monetaria possa essere usata per aiutare l'economia
ad uscire da una recessione e a tornare al livello di produzione
di pieno impiego, ma che non può sostenere un livello di
produzione più elevato per sempre.
Esercizio 6 (parte II)
Gli effetti negativi di un sostanziale e persistente incremento dei prezzi delle
materie prime possono essere contrastati da un intervento della banca
centrale teso a ridurre la liquidità nel sistema economico. Vero o Falso?
Perché?
Risposta
Se l’incremento dei prezzi delle materie prime è di portata tale da risultare
in uno shock reale, l’intervento della banca centrale è auspicabile. Infatti,
con un brusco e inatteso aumento dei prezzi al di sopra delle aspettative,
la produzione potenziale si riduce, generando un gap di tipo espansivo.
Quest’ultimo alimenta l'inflazione, attraverso la revisione al rialzo delle
aspettative. Se la BC interviene con una manovra monetaria restrittiva
potrebbe in parte contrastare le tendenze inflazionistiche: una riduzione
dello stock di moneta, innalzando il tasso di interesse, contrae domanda e
produzione. Se l'annuncio della banca centrale è credibile, le aspettative
di inflazione a questo punto si riducono e, di conseguenza, si riduce anche
l’inflazione effettiva.
Esercizio 7 (parte III)
Partendo da una posizione di equilibrio di lungo periodo,
ipotizzate che l'economia riceva uno shock nominale
positivo dell'offerta e le aspettative sul tasso di inflazione
vengano riviste al ribasso. Spiegate come l'output si
autocorreggerà nel caso in cui la BC decida di non
intervenire
Soluzione
Partendo da un equilibrio di lungo π
periodo (A), lo shock positivo dal
lato dell'offerta riduce le
aspettative di inflazione e sposta
la curva SRAS verso destra (SRAS’).
Una riduzione dei prezzi attesi
porterà con sé un calo
dell'inflazione: chi fissa i salari si
aspetta ora prezzi più bassi e
chiede salari nominali più bassi, i
quali, a loro volta, implicano costi
più bassi per le imprese che
riducono i prezzi.
LRAS
SRAS
SRAS’
A
B
AD
Y
L'economia si sposta lungo la curva AD da A a B. In B si ha un gap
espansivo, che comporta una revisione al rialzo delle aspettative
sull'inflazione, riportando la curva SRAS verso sinistra e ristabilendo la
condizione di equilibrio di lungo periodo in A.
Esercizio 8 (parte II)
Nel breve periodo, l'aumento dei tassi di interesse esteri
provoca - in presenza di perfetta mobilità dei capitali - un
apprezzamento del tasso di cambio della moneta domestica.
Vero o falso? Perché?
FALSO.
La valuta nazionale si deprezza, poiché un aumento del
rendimento delle attività denominate in valuta estera rende
più conveniente, a parità di altri fattori, investire in attività
finanziarie denominate in valuta estera. L'offerta di valuta
nazionale contro valuta estera aumenta.
Esercizio 9 (Parte II)
Una politica fiscale espansiva in regime di cambi flessibili
produce un deprezzamento della valuta nazionale e un
conseguente miglioramento della bilancia commerciale. Vero o
falso? Perché?
FALSO. Una politica fiscale espansiva provoca un aumento nella
domanda aggregata con conseguente aumento del tasso di
interesse nazionale; aumenta quindi la domanda di moneta
nazionale contro valuta estera, facendo aumentare il valore
relativo della valuta: il tasso di cambio nominale si apprezza. Un
apprezzamento del tasso di cambio rende i prodotti nazionali
meno competitivi, producendo un peggioramento nel saldo della
bilancia commerciale. La politica fiscale è stata scarsamente
efficace sul mercato dei beni, in quanto ha indotto un effetto
negativo tramite il peggioramento di NX.
Esercizio 10 (parte III)
Un’impresa italiana intende aprire una filiale in un Paese estero
ed è indecisa tra due Paesi, A e B. Per sostenere i costi di
costruzione dell’impianto l’impresa richiederà un prestito presso
il Paese prescelto che restituirà dopo un anno.
• Se opta per il Paese A, avrà bisogno di un prestito di 100.000
euro, con un tasso di interesse nominale pari al 7% e un tasso
d’inflazione previsto del 4%.
• Se, invece, investe nel Paese B, dovrà richiedere un prestito di
100.000 euro, con un tasso di interesse nominale del 9% e un
tasso di inflazione pari all’8%.
In quale Paese conviene investire?
Soluzione
L’impresa opterà per il paese con un costo di finanziamento,
espresso in termini reali più basso.
• Paese A: tasso di interesse reale = 7% - 4% = 3%
• Paese B: tasso di interesse reale = 9% - 8% = 1%
L’impresa opterà per il paese B.
Esercizio 11 (parte I)
Enunciate e spiegate la teoria della parità del potere d’acquisto.
La teoria della parità dei poteri d’acquisto è una generalizzazione della
legge sul prezzo unico, secondo la quale lo stesso bene deve avere lo stesso
prezzo (espresso in un’unica valuta) ovunque sia venduto.
Questo implica che il tasso di cambio nominale, espresso in termini di PPA,
uguaglia il rapporto tra i prezzi esteri (P*) e i prezzi interni (P):
𝑃∗
𝑒𝑃𝑃𝐴 =
𝑃
Questo implica che, variazioni nel tasso di cambio nominale rifletto il
differenziale di inflazione e che il paese con il tasso di inflazione più elevato
vedrà la propria valuta deprezzarsi.
La teoria della PPA è verificata nel lungo periodo, ma non nel breve
periodo, perché soffre di tutti i limiti che inficiano la legge sul prezzo unico
(esistenza di barriere agli scambi commerciali; beni differenziati; beni non
scambiabili internazionalmente).
Esercizio 12 (parte III)
La struttura economica del Paese di Macrolandia è data da:
Y=C+I+G
dove: C = C + c0*Y = 45 + 0.8*Y
I = 35 G = 40 T=0
Si determini il livello di reddito Y.
Y=C+I+G
Y= 45 + 0.8*Y + 35 + 40
Y = 120 + 0.8Y
(1-0.8)Y= 120
Y = (1/0.2)*120
Y = 5*120 = 600
Esercizio 13 (parte I)
Spiegate cosa accade agli investimenti privati e, quindi, alla
domanda aggregata nel caso di una riduzione della spesa
pubblica
𝐺 ↓→ 𝑃𝐴𝐸 ↓→ π‘Œ ↓→ 𝑀𝐷 ↓→ 𝑖 ↓
Quest’ultimo effetto stimola gli investimenti privati (e i consumi) che
tendono ad aumentare, riducendo l’effetto restrittivo della spesa pubblica.
Nel nuovo equilibrio, la produzione ed il tasso di interesse sono più bassi
rispetto all’equilibrio iniziale. La composizione della domanda aggregata è
diversa rispetto a prima: vi è un minor peso della spesa pubblica ed un
maggiore peso degli investimenti privati.
Inoltre, una riduzione della spesa pubblica porta ad un aumento del
risparmio nazionale che può essere utilizzato per finanziare investimenti
produttivi. Maggiori investimenti comportano maggiore accumulazione del
capitale e, dunque, migliori prospettive di crescita nel lungo periodo.
Esercizio 14 (parte III)
Se la moneta cresce a un tasso annuo del 5,2 per cento e il PIL
reale a un tasso annuo del 2,8 per cento, se la velocità di
circolazione della moneta è costante e se valgono le ipotesi della
Teoria Quantitativa della Moneta, a quanto ammonta il tasso di
inflazione?
Secondo la teoria quantitativa della moneta: π‘š = πœ‹ + 𝑔𝑦
Dove gy è il tasso di crescita della produzione potenziale.
Quest’ultima non è influenzata dal tasso di crescita della moneta
(m). Dunque il tasso di inflazione è pari al 5,2% l’anno
Esercizio 15 (parte I)
La tabella seguente che riporta i valori di PIL potenziale e reale
per l'Italia dal 1988 al 1993. Dopo aver definito i concetti di PIL
potenziale (o di pieno impiego) e output gap, stabilite se nel
periodo considerato l’Italia ha subito gap recessivi e spiegate le
implicazioni di entrambi i tipi di gap
Anno
PIL reale
PIL pot.
1988
826,05
820,67
1989
849,77
837,30
1990
866,55
854,66
1991
878,60
872,69
1992
885,28
889,64
1993
877,46
904,72
Soluzione
• Il PIL potenziale è definito come quel livello di output raggiunto da
un'economia che utilizza le proprie risorse a livelli normali.
• L'output gap è invece la differenza tra il valore del PIL potenziale e
quello del PIL effettivo.
• Il PIL potenziale è stato inferiore rispetto al PIL reale fino al 1992,
quando si è verificata un'inversione di tendenza. Un output gap di
tipo espansivo (come nel caso del periodo 1988-1991) alimenta
l'inflazione: una produzione superiore a quella normale implica
anche un tasso di occupazione superiore a quello normale; nel lungo
periodo un'occupazione elevata farà aumentare la domanda,
rendendo difficile per le imprese soddisfarla.
• Al contrario un gap di tipo recessivo induce appunto una recessione,
e quindi un rallentamento nella crescita economica di un paese.
Esercizio 16 (parte II)
Il settore automobilistico è in crisi e i lavoratori temono di
perdere il posto di lavoro. Un aumento della domanda di
automobili farebbe aumentare l’occupazione, ma a scapito del
salario percepito da ciascun lavoratore. Vero o falso? Perché?
Falso. Un incremento della domanda di automobili ne fa
crescere il prezzo relativo, e quindi, il valore del prodotto
marginale dei lavoratori aumenta. Se quest'ultimo aumenta,
l'impresa aumenta la domanda di lavoratori e, quindi, sia il
salario reale che l'occupazione crescono.
Esercizio 17 (parte III)
Nella seguente tabella ci sono alcune delle principali variabili
d'interesse riguardanti l'andamento del mercato del lavoro in
Italia (popolazione in età lavorativa, occupati e forza lavoro sono
espressi in migliaia):
Calcolate il tasso di occupazione ed il tasso di disoccupazione per
l'anno 2012;
Soluzione
Il tasso di occupazione è calcolato come la quota di occupati
rispetto al totale della popolazione in età lavorativa; quindi:
Tasso di occupazione 2012 = 22922/39603= 0,579 → 57,9%
Il tasso di disoccupazione è calcolato come la quota di
disoccupati rispetto al totale della forza lavoro (FL) , dove la
forza lavoro è costituita da tutte le persone occupate (O) o in
cerca di occupazione (D). Per poter calcolare il tasso di
disoccupazione ci occorre dunque calcolare il numero di
disoccupati. Per trovare il numero di disoccupati, possiamo
usare la definizione di forza lavoro, ovvero:
FL = O + D → D = FL – O = 25663 – 22922 = 2741
Tasso di disoccupazione 2012 = 2741/25663 = 0,107 → 10,7%
Esercizio 18 (parte III)
Di seguito sono riportati alcuni dati relativi ad un ipotetico sistema
economico. Ricavate il PIL e spiegate quali calcoli avete effettuato.
• Spese per consumi 600€
• Esportazioni 75€
• Importazioni 50€
• Acquisti pubblici di beni e servizi 200€
• Case di nuova costruzione 100€
• Vendite di case esistenti 200€
• Scorte ad inizio anno 100€
• Scorte a fine anno 125€
• Investimenti fissi da parte delle imprese 100€
• Pagamenti per pensioni 100€
• Acquisti di beni durevoli da parte delle famiglie 150€
Soluzione
Troviamo le quattro componenti della spesa: consumi, investimenti, spesa
pubblica ed esportazioni nette.
• Le spese per consumi sono 600 e includono anche gli acquisti delle
famiglie di beni durevoli (che quindi non vanno conteggiati
nuovamente).
• Gli investimenti sono pari al valore delle case e appartamenti di nuova
costruzione (100) più gli investimenti fissi da parte delle imprese (100)
più la variazione delle scorte (25), per un totale di 225. Le vendite di
case e appartamenti esistenti non vengono conteggiate tra gli
investimenti e, quindi, nel PIL.
• La spesa pubblica è pari a 200. I pagamenti per le pensioni sono
trasferimenti, e dunque non vengono conteggiati.
• Le esportazioni nette sono le esportazioni (75) meno le importazioni
(50), quindi 25.
Il PIL è la somma delle quattro componenti: 600+225+200+25 = 1050.
Esercizio 19 (parte III)
In un sistema economico privo di settore pubblico, la funzione di
consumo è C = 200 + 0,8Y e gli investimenti (I) sono pari a 50.
Si calcoli il risparmio in condizioni di equilibrio.
In assenza di spesa pubblica, imposte e trasferimenti il
risparmio è uguale all'investimento.
Il risparmio (S) è dato dalla differenza tra reddito disponibile
(Y – T ) e consumi. Il reddito di equilibrio è pari a:
Y = 200 + 0,8Y + 50
(1 – 0,8)Y = 250
Y =(1/0,2)*250= 5*250= 1250
Sostituendo nella funzione del risparmio si ottiene:
S = Y – C = Y – (200+0,8Y ) = 0,2Y – 200 = 0,2*1250 – 200 = 50.