L*Antropologia per Michael Herzfeld

L’Antropologia per Michael Herzfeld
• L’antropologia sociale e culturale è una scienza
sociale che si occupa della relazione tra società e
cultura.
• Possiamo anche definirla come «lo studio comparativo del senso comune, sia nelle sue forme culturali sia nei suoi effetti sociali»
– «È compito dell’antropologia interrogarsi su quell’ovvietà che chiamiamo senso comune»
Senso comune
• E’ «la forma socialmente accettabile di
cultura»
• E’ «la comprensione quotidiana di come funziona il mondo»
Caratteristiche del senso comune
• Ovvietà (l’ovvio è la nostra cornice di
riferimento: invisibile all’osservazione, che si
confonde, su cui non si riflette)
• Autoevidenza (che non deve essere messo in
discussione, vero di per sé = essenziale essenzialismo)
Metodi e obiettivi
Via media: l’antropologia deve assumere un
atteggiamento critico e riflessivo, ovvero:
– Agire su un piano intermedio tra teoria e pratica
della ricerca
– Considerare realmente i “fatti empirici” (etnografia)
– Mettere alla prova dei fatti le proprie teorie
La via media
L’antropologia
– Non deve pretendere di essere omnicomprensiva
– Non deve ricondurre l’esperienza a visioni
sistematiche e normative (tipiche delle delle grandi
teorie)
– Basandosi soprattutto sull’etnografia può comportare
conseguenze di più lunga durata nel mondo
Valenza pedagogica dell’Antropologia
come disciplina “modesta”
• Messa in evidenza della debolezza
(limitatezza) della disciplina
– Maggiore capacità critica e autocritica
– Maggiore impegno critico con il mondo (non
spiegazione accademica del mondo)
– Maggiore capacità di problematizzare: osservare
un fenomeno culturale da differenti punti di vista
La “forza” della debolezza
dell’Antropologia
Una via media “militante”
> Problematizzazione
> Capacità di trattare come culturalmente e
storicamente contingenti (RELATIVI) fenomeni
dati per scontati (senso comune)
Senso comune e contesto
• L’espressione “senso comune” va sempre
contestualizzata (varia a seconda della cultura
e della società, ma anche a seconda degli
strati della società).
Alla base del nostro “senso comune”
• Tra i fenomeni dati per scontati nel nostro
senso comune, spiccano:
– Economia capitalista
– Logica della democrazia
– Affermazioni della scienza
Approccio critico allo studio del senso
comune
• La nostra conoscenza del mondo corrisponde
generalmente a un senso comune che agisce
sia nell’esperienza sensoriale sia nelle
“pratiche politiche”.
• L’approccio critico permette di «osservare la
nostra stessa visione del mondo attraverso gli
strumenti e le espressioni dell’antropologia»
Senso comune occidentale e universalità
• La scienza, la logica e il modello di razionalità
occidentali sono parte del “senso comune”
degli occidentali,
• ma pretendono in maniera etnocentrica di
essere universali e di rappresentare delle
verità eterne attraverso precise retoriche.
Antropologia del senso comune
• Nel senso comune contemporaneo delle società
industriali diamo per scontati i risultati della scienza
(chi ci dice che l’uomo è realmente atterrato sulla
luna?)
– credulità scientifica-razionale (fede nella scienza = non
andiamo a studiare gli esperimenti fatti, né ci
preoccupiamo di acquisire elementi di competenza
scientifica).
• L’antropologia vuole osservare criticamente anche
questi assunti: la scienza può essere osservata come
oggetto etnografico (distanziamento oggettivante =
reso oggetto), allo stesso modo in cui ci si può
occupare della magia.
La “critica costruttiva” del senso comune
• «Il mio desiderio è che essa sia intesa come
una critica costruttiva (…) delle istituzioni
sociali, e come un fecondo urticante (…) nel
vivo delle strutture di conoscenza
attualmente dominanti»
Le pratiche intime del potere
• Centri di potere: «L’antropologia implica lo svelamento
di pratiche intime che giacciono dietro retoriche
dichiarazioni di verità eterna» (è da qui che nasce
l’etnocentrismo). Ciò vale per qualsiasi cultura,
compresa la nostra.
• La pratica etnografica, come pratica intima (spesso gli
antropologi divengono amici dei collaboratori), ha
mostrato come i “sensi comuni” altrui non possano
essere giudicati secondo un’idea evoluzionistica di una
gerarchia di culture.
Riflessività
L’antropologia stessa (le sue categorie, le sue
teorie), al pari della propria società e della
propria cultura può essere osservata con
spirito critico (riflessività): ciò ha permesso un
allargamento degli oggetti di studio.
Conoscenze, logiche e “ragioni”
Le culture altre possiedono proprie forme di
logica, di conoscenza e di ragione che, insieme
(anche ad altre), costituiscono parte del loro
“senso comune”. In certi casi le nozioni di
senso comune sono incommensurabili.
Le pratiche intime dell’etnografia
• La pratica etnografia ha fatto avvicinare
notevolmente l’antropologo ai suoi collaboratori
(osservatore e osservato): intimità culturale.
• La pratica etnografica, come pratica intima
(spesso gli antropologi divengono amici dei
collaboratori), ha mostrato come i “sensi comuni”
altrui non possano essere giudicati secondo
un’idea evoluzionistica di una gerarchia di
culture.
Antropologo-artigiano
• Lo scopo di un’ANTROPOLOGIA di questo tipo
(comparazione critica del senso comune, via
media, riflessività, intimità culturale) non è tanto
una ordinata conoscenza accademica (scienza)
quanto un processo artigianale più utile e più
responsabile.
– Impegno critico con il mondo (non spiegazione
accademica del mondo)
Implicazioni della riflessività
• La riflessività (capacità auto-critica)
– Può rischiare di portare all’autodistruzione
– Al contempo rappresenta un esempio pedagogico
– Mostra i limiti de «l’universalizzazione dei valori
particolaristici delle culture che si trovano ad essere
politicamente dominanti»
– Permette la problematizzazione delle idee tramandate
– Permette di prendere in seria considerazione i punti di
vista di società considerate marginali, e adottare
quella marginalità per porsi domande sui centri di
potere
“Pratiche teoriche”
«Una volta che vediamo le teorie come
espressioni di un orientamento sociale e politico
e come strumenti euristici per esplorare la realtà
sociale, invece che come strumenti di puro
intelletto, esse divengono visibili in luoghi finora
insospettati.
Si inizia a capire, in altre parole, che gli informatori sono essi stessi impegnati in pratiche
teoriche»
Sensi e antropologia
• Non tutto ciò che riguarda l’analisi della cultura può essere riportato in termini linguistici
– Gli evoluzionisti avevano scarsissima attenzione
per l’ambito del sensoriale. Essi partivano da «una
visione secondo la quale gli esseri umani
divenivano progressivamente meno dipendenti
dalla sensazione fisica, a mano a mano che la vita
della mente attiva prendeva il controllo»
Linguaggi
• Occorre «andare oltre le semplicistiche presupposizioni che un linguaggio che appare radicato
nell’esperienza sociale sia “meno” capace di veicolare significati astratti rispetto al proprio».
• «L’idea dell’esistenza di teorici non alfabetizzati
che vivono nei villaggi non è particolarmente
stupefacente se si considera che tali persone
devono avere a che fare con complessità
enormi».
Teorie native e teorie antropologiche
• «Il risultato è che gli informatori possono esporre
un virtuosismo esegetico e un eclettismo
concettuale che se si trovassero in un
antropologo professionista potrebbero sembrare
segnali di incoerenza, ma che nel contesto locale
esprimono semplicemente la manifestazione
pragmatica di una teoria estremamente
variegata».
– «Si può trovare, tra gli informatori, l’equivalente dei
funzionalisti, degli evoluzionisti, e persino degli
strutturalisti: i tipi di spiegazione rispondono alle
necessità della situazione».
Riflessività, etnografia, modestia, ruolo pedagogico
• La riflessività non ha impedito la continuazione
della pratica etnografica, che anzi è aumentata,
caratterizzandosi per un più alto livello di
responsabilità sia scientifica sia morale.
– L’accresciuta modestia degli studiosi si accom-pagna
all’urgenza di
• Combattere il razzismo
• Combattere altri pericolosi essenzialismi
– Es. l’etnicità
Agency (agentività) e pratica
• «… un’antropologia orientata alla pratica può
e deve essere anche una critica della pratica».
– La razionalità occidentale è strettamente legata
alla “razionalità economica” che rappresenta «la
forza che guida le attuali rappresentazioni della
razionalità».
Culture altre… logiche altre
• Alla logica economica occidentale si contrappongono diverse «logiche delle conoscenze
economiche locali»
• «Quello che secondo la prospettiva del discorso
dominante sembra irrazionale tradizionalismo,
appare, a un esame ravvicinato, una logica
alternativa»
Antropologia e politiche globalizzanti
• Il prezioso contributo dell’antropologia
attraverso una “defamiliarizzazione” dal
proprio senso comune, permette di
«interrogarci sugli assunti globalizzanti che
sempre più dominano i processi decisionali
della politica»