3b - I blog di Unica

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Il cuore esiste in tutti gli animali sanguigni […] è
chiaramente necessario che lo abbiano; poiché il
sangue è fluido, è inoltre necessario che vi sia un vaso
per contenerlo e proprio per questo la natura sembra
aver congegnato le vene. E’ necessario che vi sia un
solo principio di queste ultime: laddove è possibile,
infatti, un solo principio è meglio che molti. Il cuore è
il principio delle vene. […] Anche la posizione del
cuore indica che esso è sito in una regione che si
conviene a un principio: è al centro, più verso l’alto che
verso il basso e più avanti che indietro: la natura
colloca ciò che è più nobile nelle parti più nobili, se
non lo impedisce qualcosa di più importante.
Non è corretta la tesi di quanti affermano che il
principio delle vene è nella testa: in primo luogo, essi
stabiliscono una pluralità di principi dispersi; poi li
pongono in un luogo freddo. […]
Come si è detto, le vene si estendono attraverso gli altri
visceri, ma nessuno attraversa il cuore: anche da ciò
risulta manifesto che il cuore è parte e principio delle
vene. Ed è quanto ci si deve aspettare: infatti la zona
centrale del cuore è costituita da un corpo denso e
cavo, e inoltre pieno di sangue, giacché proprio di qui
si dipartono le vene; è cavo per poter raccogliere il
sangue, denso per conservare il calore.
Nel cuore soltanto, tra tutti i visceri e tutte le parti del
corpo, c’è sangue senza vene, mentre in ogni parte il
sangue è sempre contenuto nelle vene E questo accade
a ragione: . Il cuore stesso è infatti il principio o la
fonte del sangue, cioè il suo primo ricettacolo. Tutto
ciò è reso più chiaro dalle dissezioni e dalle ricerche
embriologiche.
La filosofia naturale, pur essendo in un primo tempo la
sola esercitata dai medici e tendendo anzi costoro tutti
i loro sforzi a impadronirsene perfettamente, cominciò
in seguito a decadere miseramente quando i medici,
abbandonando ad altri la chirurgia, perdettero la
conoscenza dell’anatomia.
Mentre, infatti, i medici ritenevano che fosse di loro
pertinenza solamente la cura delle affezioni interne
stimarono che fosse sufficiente possedere cognizione
dei visceri e trascurarono, come se non li riguardasse,
la struttura delle ossa, dei muscoli, dei nervi, delle
vene e delle arterie, che si ramificano per le ossa e i
muscoli del corpo.
Oltre a ciò, poiché tutta la faccenda era affidata ai
barbieri, non solo andò perduta per i medici la vera
conoscenza dei visceri, ma anche in realtà venne meno
completamente l’abilità settoria, proprio perché i
medici non l’affrontavano e quelli a cui era affidata
(barbieri) erano troppo ignoranti per capire gli scritti
dei professori dell’arte settoria.
[…]
Ho esposto ora in sette libri l’intera descrizione del
corpo umano nello stesso ordine in cui sono solito
trattarla in questa città e a Bologna in quel cenacolo di
studiosi. E la ragione è questa: chi assiste alla sezione
avrà un commento a ciò che gli è stato mostrato. […].
E non dovrebbero essere inutili, tuttavia, nemmeno a
chi non possa assistervi di persona, poiché di ogni
piccola parte del corpo umano vengono qui descritti
abbastanza diffusamente numero, posizione, forma,
grandezza, sostanza, connessione con le altre parti,
utilità, funzione e moltissime altre qualità che,
eseguendo la dissezione, noi siamo soliti porre in
rilievo nella natura delle parti insieme con l’arte
dissettoria su corpi morti e vivi. Essi contengono
inoltre, aggiunte al contesto, le illustrazioni di tutte le
parti così da mettere sotto gli occhi degli studiosi di
medicina l’insieme delle opere della natura come se si
trattasse di un corpo sezionato
In verità io sono tornato infinite volte con avuita
attenzione a considerare l’effettiva quantità del sangue.
Ho considerato la cosa a partire dalle vivisezioni; dalle
arteriotomie; dall’osservazione della simmetria e della
grandezza dei ventricoli del cuore e dei vasi che vi
entrano e che se ne dipartono, giacché la natura che
non crea nulla senza scopo, non senza ragione ha dato,
proporzionalmente, tanta grandezza a questi vasi
Ho cominciato fra me e me a riflettere se mai potesse
sussistere una sorta di moto circolare. E ho più tardi
trovato che tale è in effetto il vero moto del sangue: che
il sangue cioè, sotto l’azione del ventricolo sinistro vien
spinto fuori da cuore e distribuito attraverso le arterie
all’intero organismo ed a ciascuna parte – così come
dalle pulsazioni del ventricolo destro esso viene spinto
e distribuito ai polmoni attraverso la vena arteriosa; - e
che daccapo, attraverso le vene, il sangue rifluisce
entro la vena cava sino all’orecchietta destra – così
come attraverso l’arteria denominata venosa esso
rifluisce dai polmoni al ventricolo sinistro, nel modo
che abbiamo più sopra indicato.
Ci sia dato chiamare “circolare” questo moto, allo
stesso modo come Aristotele dice che aria e pioggia
imitano il moto circolare dei corpi celesti. Di fatto,
l’umida terra, riscaldata dal sole, sprigiona vapori; i
vapori si sollevano e si condensano; condensati in
pioggia precipitano e tornano così di nuovo, a bagnare
la terra. Tale è, qui sulla terra, il ritmo stesso della vita
e, parimenti, al moto circolare del sole, all’alterno
ritmo che lo accosta e lo allontana dalla terra si collega
la vicenda delle stagioni e dei climi.
Così, verosimilmente, può accadere entro l’organismo,
per il moto del sangue. Ogni parte vien nutrita,
riscaldata, vivificata dal sangue che affluisce più caldo,
ricco di vita, di spiriti e, per così dire, atto ad
alimentare. Entro le diverse parti dell’organismo, per
contro, il sangue si raffredda, si condensa, si esaurisce.
Da esse il sangue ritorna al suo principio, cioè al cuore,
come alla fonte stessa della vita o al lare dell’organismo
per riacquistare nel cuore intera la sua perfezione.
Il cuore può quindi ben esser designato come il
principio della vita e il sole del microcosmo, come
analogamente il Sole può ben esser designato il cuore
del mondo
Suppongo che il corpo altro non sia se non una statua o
macchina di terra che Dio forma espressamente per
renderla più che possibile a noi somigliante:
dimodoché, non solo le dà esteriormente il colorito e la
forma di tutte le nostre membra, ma colloca nel suo
interno tutti i pezzi richiesti perché possa camminare,
mangiare, respirare, imitare, infine, tutte quelle nostre
funzioni che si può immaginare procedano dalla
nascita e dipendano soltanto dalla disposizione degli
organi.
Vediamo orologi, fontane artificiali, mulini e altre
macchine siffatte che, pur essendo opera di uomini,
hanno tuttavia la forza di muoversi da sé in più modi; e
in questa macchina, che suppongo fata dalle mani di
Dio, non potrei – mi pare – supporre tanta varietà di
movimenti e tanto artificio da impedirvi di pensare
che possano essergliene attribuiti anche di più.
Vi prego […] di considerare che tutte le funzioni da me
attribuite a questa macchina, digestione dei cibi,
battito del cuore e delle arterie, nutrizione e crescita
delle membra, respirazione, vegli e sonno; recezione
della luce, dei suoni, degli odori, dei sapori, del calore
e di altre simili qualità negli organi del senso comune e
dell’immaginazione, ritenzione o impronta di tali idee
nella memoria, movimenti interni degli appetiti e delle
passioni; e infine movimenti esterni di tutte le
membra […]:
vi prego, dico, di considerare che tutte queste funzioni
derivano naturalmente, in questa macchina dalla sola
disposizione dei suoi organi, né più ne meno di come i
movimenti di un orologio o di un altro automa
derivano da quella dei contrappesi e delle ruote;
sicché, per spiegarle, non occorre concepire nella
macchina alcun’altra anima vegetativa o sensitiva, né
altro principio di movimento e di vita oltre al suo
sangue e ai suoi spiriti agitati dal calore del fuoco che
brucia continuamente nel suo cuore, e che non è di
natura diversa da tutti i fuochi che si trovano nei corpi
inanimati.
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