CORSO DI
ECONOMIA POLITICA
7° parte
Docente Prof. GIOIA
Le forme di mercato
Mercati non concorrenziali
I semestre a.a.2005-06
1
Il monopolio

Si ha monopolio quando nel mercato esiste una sola
impresa. Il monopolio può essere il risultato di
–
–
–
conoscenza esclusiva della tecnologia o tutela da brevetto
concessione di licenze o appalti da parte del governo
esistenza di forti economie di scala nell’industria


–
Nel lungo periodo quando cresce la dimensione dell’impianto il
costo medio è continuamente decrescente
L’impresa che per prima si ingrandisce può praticare prezzi più
bassi delle concorrenti e estrometterle dal mercato
In questo caso si parla di monopolio naturale
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Ricavo medio e prezzo
p,
Rme
P = Rme

Q
L’impresa monopolistica si trova di fronte la curva di
domanda di mercato: il prezzo non è più un dato
–
–
Con l’aumentare della quantità offerta l’impresa deve
abbassare il prezzo per vendere il maggior prodotto
La curva di domanda, in cui il prezzo è uguale al ricavo
medio, è inclinata negativamente
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Prezzo e ricavo marginale
P,
Rme
P = Rme
r

Q
Il ricavo marginale r (incremento dei ricavi totali dovuto
all’aumento di un’unità venduta) non è più uguale al prezzo
–
–
Il ricavo marginale è decrescente e inferiore al prezzo
Per vendere un’unità in più bisogna diminuire il prezzo anche sulle
unità vendute precedentemente

Dal prezzo dell’unità in più venduta occorre togliere la differenza di
prezzo sulle unità precedentemente vendute
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La scelta del monopolista
p, r, m, c
m
c
pe
p = Rme
Qe

r
Q
L’impresa sceglie la quantità alla quale costo marginale e ricavo
marginale si eguagliano
–
–
–
–
Se r>c conviene produrre un unità in più
Se r<c conviene produrre un unità in meno
Il profitto è massimizzato quando r = c
Si noti che il prezzo è più alto del ricavo marginale
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Il profitto nel monopolio
p, r, m, c
m
c
pe
p= Rme
Qe


r
Q
Il profitto è dato dall’area del rettangolo colorato di giallo ed è
pari alla differenza tra il prezzo e il costo medio moltiplicata per
la quantità
Il profitto permane nel lungo periodo perché nessuna nuova
impresa può entrare
–
Né il prezzo né il costo medio sono minimizzati
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Concorrenza monopolistica

Una forma intermedia di mercato
–
–
–
–
Numerose imprese
Prodotto differenziato
Ciascuna impresa ha un certo potere di mercato
(clientela affezionata ecc.)
Esempi: i negozi di vendita al dettaglio



Fiducia e conoscenza personale del negoziante
Localizzazione (droghiere sotto casa)
Effettiva diversità del prodotto
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L’equilibrio nella concorrenza
monopolistica
p, r, m, c
m
c
pe
p= Rme
Qe


r
Q
Come nel monopolio la curva di domanda è inclinata
negativamente (ma è più elastica) e il prezzo è maggiore del
ricavo marginale e del costo marginale
Come nella concorrenza perfetta, nel lungo periodo l’esistenza
di alti profitti attira nuove imprese: il prezzo cade fino ad
eguagliare il costo medio
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L’oligopolio

Situazione caratterizzata da forti barriere all’entrata,
non insuperabili. Nuove imprese possono entrare sul
mercato, ma debbono affrontare alti costi, o partire da
una posizione svantaggiata
–
–
–
L’oligopolio è una caratteristica del paesaggio economico
odierno
Poche imprese dominano le industrie, soprattutto nel settore
manifatturiero
Circa 50 imprese producono circa il 15% dei beni della
manifattura nel mondo industrializzato
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Caratteristiche dell’oligopolio

La quota di mercato:
–
–

Operazioni su scala globale:
–

nel settore poche imprese detengono una significativa quota di
mercato (e possono quindi influenzare i prezzi)
Nel mondo esistono circa 150 imprese produttrici di automobili, ma
Ford e General Motors, insieme, producono un terzo dei veicoli
Alcune imprese hanno impianti in varie parti del mondo e possono
spostare la produzione da un punto all’altro
Integrazione verticale
–
Molte imprese controllano diversi gradini del processo produttivo
(Intel produce anche schede madri, alcune industrie automobilistiche
possiedono imprese che producono materiale elettrico ecc.)
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Le cause dell’oligopolio


Il progresso tecnologico diminuisce i costi di produzione, ma solo
se aumenta la scala della produzione (chi non si ingrandisce è
estromesso dal mercato)
Le nuove tecnologie richiedono impianti e macchinari più grandi.
Può succedere che la scala delle operazioni efficiente cresca più
rapidamente della domanda, per cui rimane sul mercato un
numero sempre più piccolo di imprese.
–
Es: se, per il progresso tecnologico, l’output di un’impresa siderurgica
efficiente sale di 50 volte, mentre la domanda sale di 10 volte, solo
1/5 delle imprese prima esistenti copre ora l’intera domanda
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Capitale fisso e meccanismi di
mercato

L’accrescersi del capitale fisso rende meno pronto
l’aggiustamento del mercato
–
–
–
–
–
È più difficile uscire dal mercato anche se si fanno perdite
Finché si riesce a coprire i costi variabili conviene continuare
a produrre, perché si limitano le perdite
Se in un settore è stato prodotto “troppo” (sovrainvestimento) può passare molto tempo (il periodo in cui gli
impianti sono efficienti) prima che la produzione diminuisca
Se si è prodotto troppo poco (sotto-investimento) per
produrre significativamente di più bisogna aspettare la
costruzione di nuovi impianti
Gli errori di previsione hanno conseguenze molto più gravi
che nella concorrenza perfetta
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La circolazione nell’oligopolio

La formula DM D’ deve essere cambiata
per capire la circolazione
–
–
–
–
Ora abbiamo una spesa iniziale (Df) per il capitale
fisso (F)
In seguito, per ciascun periodo di produzione il
capitalista investe il capitale circolante (Dc per
produrre le merci (C) che vende avendo un ricavo
Dc’. Il margine operativo diviene Dc’- Dc
Investimento fisso Df F
Produzione: Dc M Dc’; Dc M Dc’ Dc M
Dc’….
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L’incertezza

L’investimento è sempre fatto in condizioni di
incertezza
–
–
–
–
Quando il capitale fisso è minore il periodo di incertezza è
breve
Quando c’e un grande capitale fisso il periodo di incertezza è
lungo
Il problema è sapere se la somma dei margini operativi Dc’- Dc,
alla fine del periodo di vita degli impianti, sarà tale da coprire
l’investimento iniziale per il capitale fisso più profitti
La vita del capitale fisso è spesso lunga
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Tipi di oligopolio

Oligopolio concentrato
–
–
–

Prodotto omogeneo
Impianti di dimensioni grandi più efficienti di quelli piccoli
(economie di scala, esistenza di discontinuità tecnologiche)
La domanda è soddisfatta da un numero limitato di grandi
impianti
Oligopolio differenziato
–
–
–
Ogni impresa ha un proprio mercato
Fedeltà della clientela all’impresa
Diviene difficile farsi una clientela per le nuove imprese (alte
spese di pubblicità)
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I settori produttivi e le forme di
mercato

Oligopolio concentrato
–

Oligopolio differenziato
–

Settori dei beni di consumo durevoli (automobili)
Concorrenza
–

Settori dei beni di consumo non durevole (detersivi)
Oligopolio misto (fedeltà + discontinuità tecnologiche)
–

settori dei mezzi di produzione (acciaio, ecc.)
Agricoltura
Concorrenza imperfetta (differenziazione + piccole imprese)
–
Commercio al minuto, servizi privati, edilizia residenziale
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Profitti e oligopolio

Nell’oligopolio permangano profitti più alti della media
anche nel lungo periodo, e quindi prezzi più alti che in
concorrenza
–
–
–
L’altezza dei profitti dipende dall’altezza delle barriere
all’entrata
Oligopolio concentrato: una nuova impresa deve dotarsi di un
grande impiantoaumenta sensibilmente la produzione
diminuisce il prezzo si annullano i profitti
Barriere all’entrata: ampiezza del mercato in rapporto alla
capacità produttiva degli impianti efficienti + elasticità della
domanda e tasso di crescita previsto per la domanda
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Elasticità della domanda e barriere
all’entrata
S1
p
p*
p1
p2
S2
D1
D2
Q*

Q2 Q1
Q
Un nuovo impianto sposta la curva di offerta da S1 a S2.
–
–
Se la domanda è elastica la quantità scambiata cresce molto (da Q*
a Q1) e il prezzo diminuisce poco (da p* a p1)
Se la domanda non è elastica (D2) la quantità scambiata cresce
poco (da Q* a Q2) e il prezzo decresce molto (da p* a p1)
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Oligopolio differenziato

Le barriere all’entrata sono legate alle spese
per conquistare la clientela
–
–
–
Di grande importanza le spese per la pubblicità
molto alte quando si tratta di far conoscere un
nuovo marchio
Spesso è la stessa pubblicità a creare la
differenziazione di prodotti peraltro molto simili
“il nome del marchio è importante solo quando le
caratteristiche del prodotto non lo sono”
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Il grado normale di utilizzo degli
impianti

Le imprese fissano il prezzo e adeguano
l’offerta alla domanda
–
–
–
Fanno previsioni circa il grado “normale” della
domanda e evitano di produrre il massimo possibile
Lasciano un certo grado di capacità produttiva
inutilizzata per fronteggiare periodi di improvvisa
crescita della domanda
Obiettivo: non perdere in questi casi quote
consistenti di mercato, per non favorire la
concorrenza
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La guerra dei prezzi

Riduzione dei prezzi per mettere in difficoltà i
concorrenti
–
–
–
–
Prezzo di eliminazione di lungo periodo: inferiore ai costi + il
profitto medio dell’impresa da eliminare – questa non rinnova
gli impianti
Prezzo di eliminazione di breve periodo: inferiore ai costi
variabili
Rare le guerre dei prezzi: possono avere effetti rovinosi
quando effettuate tra grandi imprese, molto modesti quando
sono eliminate le piccole
La concorrenza è sulle vendite piuttosto che sui prezzi
(campagne promozionali, sconti ecc.)
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La domanda ad angolo

Le imprese, nel prendere le loro decisioni, debbono
tener conto di ciò che faranno i concorrenti
(interdipendenza strategica)
–
–
–
La curva di domanda ad angolo: l’impresa immagina che se
aumenta i prezzi le concorrenti non la seguono, la domanda è
elastica e l’impresa perde quote significative di mercato
Se diminuisce i prezzi le concorrenti la imitano: la domanda è
rigida e le vendite aumentano di poco
La domanda ad angolo è una curva di domanda congetturale
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Il grafico
p
pe
E
Qe


Q
Il prezzo di equilibrio è pe. L’impresa non ha convenienza né ad
alzare i prezzi (perde troppi clienti) né ad abbassarli (le vendite
calano troppo).
Le imprese tendono a non variare il prezzo, se non quando
variano le circostanze in modo sensibile (esempio: i costi)
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Il principio del costo pieno

Quando variano i costi le imprese, per mantenere un profitto
proporzionale, variano di conseguenza i prezzi
K
c
v
qn
p v
K
g
qn
p1  (1  q)v1
p2  (1  q)v2
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1. c (costo medio), è dato dalla somma dei costi fissi
medi con un grado di produzione normale e dei costi
variabili medi
2. Il prezzo è ottenuto aggiungendo ai costi medi il
profitto unitario desiderato g
3. Per comodità le imprese tengono conto del mark up
q, cioè del margine sui costi variabili unitari che
permette di coprire i costi fissi medi e il saggio di
profitto. Se i costi variabili cambiano ottengono un
nuovo prezzo, ipotizzando che i costi fissi si muovano
come i costi variabili