Indagini su epidemia di febbri emorragiche da virus Marburg ed Ebola ROBERTO TURRA Epidemiologo, Dipartimento di Prevenzione ASL 6, Vicenza Medici con l’Africa - Cuamm ROBERTO GNESOTTO Responsabile Scientifico del Sistema Epidemiologico Regionale, Castelfranco Veneto (TV) Medici con l’Africa - Cuamm L’epidemia di Marburg in Angola Maria Bonino è deceduta tragicamente e coraggiosamente nel corso di questa epidemia, nel 2005. Le sue segnalazioni di elevato sospetto erano state assolutamente tempestive, ma nei fatto è accaduto che solo dopo che lei stessa è stata colpita si sono messe in moto le strategie atte a circoscrivere l’epidemia, a prevenire o almeno limitare i contatti e finalmente a dichiarare la fine dell’epidemia. PS. Post hoc non è necessariamente propter hoc. Tutto questo ha comportato una mobilitazione tecnica ad alto livello, dall’OMS al Canadian National Microbiology Laboratory, al Dipartimento di Protezione Civile Italiano, al Ministero della Salute Angolano, a Médecins sans Frontières, il cui intervento, doverosamente “duro” e all’inizio osteggiato dalla popolazione, ha coinciso con la chiusura dell’epidemia (anche qui il post hoc non comporta necessariamente propter hoc). Ecco in sintesi le regole seguite per il suo controllo. Nella Provincia di Uige, Nord dell’Angola, il focolaio di febbre emorragica di Marburg insorto tra l’ottobre 2004 e il luglio 2005 ha ucciso più di 300 persone. Marburg è una malattia rara ed estremamente letale, quasi tutti i pazienti muoiono 8-9 giorni dopo l’inizio dei sintomi. WHO/Pierre Formenty Particolarmente colpite sono state la città di Uige e le comunità rurali circostanti WHO/Pierre Formenty Il virus Marburg Reservoir Pipistrello del frutto Egiziano, Rousettus aegyptiacus Vie di trasmissione • tramite contatto con i fluidi corporei dei malati deceduti nel corso dell’assistenza a casa o durante i funerali • iniezioni in casa, cliniche private e presso guaritori tradizionali con aghi e siringhe non sterili Gestione di un focolaio epidemico di Marburg-Ebola • Il punto di partenza è sospettare che un paziente con segni e sintomi compatibili sia affetto da una malattia emorragica virale • Un caso singolo di FEV è sufficiente per dare inizio a un’indagine approfondita e a misure di controllo • Per procedere in modo sistematico e obiettivo nel considerare un paziente sospetto è indispensabile utilizzare una definizione operativa di caso sospetto, ad es. quella fornita dall’ ENIVD (European Network for Imported Viral Diseases) Algoritmo da linee guida OMS per il controllo di epidemie di febbre emorragica Domande alle quali è necessario rispondere per confermare un’epidemia 1. Diagnosi corretta? I casi sono veri casi? 2. I casi noti sono tutti i casi insorti? 3. Casi aumentati: artefatto? È cambiata la diagnosi, la sorveglianza, la popolazione a rischio? 4. Casi associati fra loro? I casi insorgono “per caso” nello stesso luogo e periodo? La diagnosi a Uige 21 Marzo 2005 I test di laboratorio del Center for Disease Control and Prevention ad Atlanta identificano il virus di Marburg come l’agente causale in nove campioni su dodici prelevati da casi fatali. A seguito della conferma di laboratorio il Ministero della Salute Angolano ha richiesto all’OMS di mobilitare il sostegno tecnico e finanziario per controllare il focolaio. Casi Persona 1500 Tempo Luogo 1000 500 0 0-4 '5- '15- '45- '64+ 14 44 64 30 20 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Gruppo d'età Interpretare l’informazione Patogeno? 06-Aug-03 Fonte? WVDHHR/BPH/OEHP/DSDC/IDEP World Health Organisation Trasmissione? Evoluzione della epidemia di Ebola del 1994-1995 in Gabon. A. Evoluzione della mortalità. La curva mostra una evoluzione bifasica. B. Evoluzione geografica della epidemia. Hop = ospedale. Indagine di laboratorio I laboratori da campo forniscono risultati rapidi e sufficientemente affidabili per l’utilizzo nel corso di un focolaio, quando le decisioni riguardo alla gestione dei casi e il tracciamento dei contatti devono essere prese rapidamente. Un laboratorio da campo portatile fornito dal Canadian National Microbiology Laboratory ha iniziato a funzionare a Uige dal 4 aprile e un secondo laboratorio gestito dal US CDC a Luanda è diventato operativo il 10 aprile. Prelievo di un campione di saliva per test diagnostico da una donna che aveva avuto contatti con familiari deceduti di febbre emorragica WHO/Christopher Black Campioni sottoposti a test per il virus Marburg nel laboratorio da campo WHO/Christopher Black Laboratorio mobile PCR (Polymerase Chain Reaction) a Uige • Il Governo Angolano, l’OMS e altri partner stabiliscono un sistema di sorveglianza per l’identificazione dei casi sospetti e il follow up dei contatti • Team mobili sono inviati sul campo per investigare le voci, ottenere campioni clinici per i test di laboratorio, ricoverare pazienti sospetti e monitorare i contatti Eduardo 'Demoro' Moniz, un operatore sanitario, indaga l’epidemia come parte del team mobile di sorveglianza di Uige. Lo staff cerca segni di malattia in persone che hanno avuti contatti con malati di febbre emorragica. WHO/Christopher Black La donna e i suoi figli sono tenuti nel reparto di isolamento all’Ospedale Provinciale di Uige in attesa del risultato del test di laboratorio. Buone notizie: tutti sono negativi. WHO/Christopher Black Nel reparto di isolamento all’Ospedale Provinciale di Uige un medico assiste una paziente affetta da febbre emorragica. WHO/Pierre Formenty La televisione locale aiuta a diffondere importanti messaggi sulla febbre emorragica Marburg. WHO/Pierre Formenty 7 novembre 2005 Il Ministro della Salute Angolano ha dichiarato che il focolaio di febbre emorragica Marburg è terminato. L’ultimo caso confermato con il laboratorio è stato diagnosticato il 22 luglio 2005.