Hag Ha Sukkot
Festa delle
Capanne
Hag Ha Sukkot
FESTA DELLE CAPANNE
SUKKOT
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FESTA CELEBRATA IL 15 TISHRI (FINE
SETTEMBRE INIZIO OTTOBRE)

FESTA CHE DURAVA OTTO GIORNI, DI
CUI L’ULTIMO ERA IL PIU’ SOLENNE,
QUASI COME UNA FESTA A SÉ

Shemini atzeret: ‘ottavo di chiusura’.
Sukkot
Sukkot = Festa delle capanne
Dal 15° giorno al 22° del mese lunare
di Tishrì (settembre-ottobre).
Il popolo saliva a Gerusalemme per
celebrare la festa, che durava sette
giorni, nel periodo autunnale.
E' la terza e anche la più festosa
delle tre feste, chiamate del
pellegrinaggio:
- Pesach = Pasqua
- Shavuot = Pentecoste
- Sukkot = Capanne
(Es.23, 14-17)
Significato della festa
La festa di Sukkot ha un doppio
significato: agricolo e storico
Anticamente era la festa
agricola del raccolto autunnale,
in cui si offrivano a Dio i frutti
della terra (si celebrava la
vendemmia e la fine dell'anno
agricolo).
Col tempo è divenuta la
celebrazione della memoria
delle capanne abitate dagli ebrei
durante i 40 anni della loro
permanenza nel deserto, dopo
l’uscita dall’Egitto.

Lev 23, 42 “Dimorerete in capanne per
sette giorni; tutti i cittadini d’Israele
dimoreranno in capanne”
Alle origini della festa

Sukkoth è la terza delle feste di pellegrinaggio. Alle feste di pellegrinaggio, oltre al significato
religioso, si attribuisce anche un significato storico e agricolo. Esse sono legate tra di loro dal
filo storico dell’uscita dall’Egitto e della permanenza nel deserto.
La festa di Pesach, cioè il momento dell’uscita dalla schiavitù, riveste indubbiamente una
particolare importanza. Ma la gioia era oscurata sia dal peso delle vittime egiziane, sia
dall’incognita di un futuro che prevedeva un lungo viaggio e una dura lotta per raggiungere e
poter dimorare liberi e sovrani nella terra da Dio promessa. La consegna della Torah a
Shavuot aveva certamente lasciato gli animi del popolo turbati e intimoriti. Essa infatti
impegnava all’osservanza non solo di leggi, ma anche di comportamenti totalmente nuovi e
assai difficili, soprattutto se raffrontati a quelli di uso presso tutti gli altri popoli dell’epoca. (...)

Sukkoth era la festa di pellegrinaggio che in un certo senso simboleggiava la fine della
sofferenza, l’acquisita comprensione e accettazione della Torah, la fine del lungo, faticoso, a
volte doloroso pellegrinare nelle impervie vie del deserto, e il raggiungimento della Terra in
cui finalmente il pensiero, a lungo maturato, si sarebbe trasformato in azione lieta e
consapevole.
(...) Si viveva in terra di Israele l’anno agricolo. Gli ebrei erano infatti una popolazione
prevalentemente agricola. A Pesach iniziava la mietitura dell’orzo, ma quella del grano era
ancora lontana. A Shavuoth si iniziava la mietitura del grano e si raccoglievano le primizie,
ma prima che giungesse il momento della vendemmia doveva trascorrere il lungo e spesso
difficile periodo estivo.

(...) Sukkoth, hag ha-asif, festa del raccolto, dell’ultimo raccolto, quello autunnale, era quindi
un momento di grande, totale gioia: con i magazzini ricolmi del raccolto appena terminato, si
lasciavano alle spalle le preoccupazioni e ci si preparava ad attendere con serenità e letizia il
lungo periodo di riposo fino all’arrivo della nuova stagione della semina.
La Festività nella Bibbia
Sukkot nella Torah viene chiamata:
■
Festa dei Tabernacoli (Lv 23,34; Dt 16,13-16; 31,10; Zc 14,16.
18-19; Esd 3,4; 2 Cr 8,13)
■
Festa del raccolto
(Es 23,16; 34,22)
■
La festa
(1 Re 8,2; Ez 14,23; 2 Cr 7,8)
■
La festa del Signore
(Lv 23,39; Gdc 21,19)
La Festività nella Bibbia
Nella letteratura ebraica posteriore viene chiamato
chag ("La festa").
Inizialmente era una festa a carattere agricolo;
questo è evidente dal nome hag ha-Assif "Festa
del raccolto", dalle cerimonie che la
caratterizzano, dalla stagione in cui viene
celebrata: "Osserverai la festa della mietitura, delle
primizie dei tuoi lavori, di ciò che semini nel
campo; la festa del raccolto, al termine dell'anno,
quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei
campi." (Es 23,16)
E’ una festa caratterizzata da un’intensa gioia
popolare tale che era anche detta Zeman
Simhatenu (tempo della nostra gioia-allegria).
Le ragazze cantavano e danzavano nelle vigne, in
abito bianco cfr. Gdc 21, 19-21.
Anche nei tempi del Nuovo Testamento la festa e
le danze nell’atrio del tempio, hanno allietato la
presenza di Gesù nei suoi pellegrinaggi a
Gerusalemme
La Festività nella Bibbia
(La terra e i suoi frutti sono dono di Dio)

Dt 16, 13-16 (tradizione Deuteronomista, 600 a.c.)
"Celebrerai la festa delle capanne per sette giorni,
quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del
tuo torchio; gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio
e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita,
il forestiero, l'orfano e la vedova che saranno entro
le tue città. Celebrerai la festa per sette giorni per il
Signore tuo Dio, nel luogo che avrà scelto il
Signore, perché il Signore tuo Dio ti benedirà in
tutto il tuo raccolto e in tutto il lavoro delle tue mani
e tu sarai contento." (Dt 16,13-15)
(Questo testo richiama Dt 26, 1-11, l’antico credo
d’Israele).

Si configura come un ringraziamento per i frutti del
raccolto (vedi Giudici 9,27). Rappresentando la
fine dei raccolti, è considerata come un
ringraziamento alla natura per i frutti che ha donato
nell'anno trascorso.
La Festività nella Bibbia
la festa diventa il “memoriale” (il passato agisce nel futuro)
Lev 23, 39-43 (tradizione sacerdotale, circa 550 a.c.)
Il testo su questa festa già inizia al v.33. dove si afferma che deve
essere celebrata in assemblea o al tempio.
“Ora il quindici del settimo
mese, quando avrete raccolto i frutti della
terra, celebrerete una festa al Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di
assoluto riposo e così l’ottavo giorno. Il primo giorno prenderai frutti degli alberi
migliori: rami di palma, rami con dense foglie e salici del torrente e gioirete
davanti al Signore vostro Dio per sette giorni. Celebrerete questa festa in onore
del Signore, per sette giorni, ogni anno. E’ una legge perenne di generazione
in generazione. La celebrerete il settimo mese. Dimorerete in capanne per
sette giorni; tutti i cittadini d’Israele dimoreranno in capanne, perché i vostri
discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li
ho condotti fuori dal paese d’Egitto. Io sono il Signore vostro Dio”.
Per la prima volta appare l’invito a costruire delle capanne e viene indicato il
significato “storico” della celebrazione:
“i vostri discendenti sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli
Israeliti quando li ho condotti fuori dal paese d’Egitto” (v.43)
Da una festa agricola si passa ad una festa
“storicizzata”, per ricordare il tempo del
cammino nel deserto quando il popolo era
nomade e viveva nelle tende (l’Esodo).
La Festività nella Bibbia
L'osservanza ebraica in seguito all'esilio
Dopo il ritorno in Israele, al termine dell'esilio in Babilonia, gli
ebrei ripresero l'osservanza della festa di Sukkot. Notizia ne
può essere trovata in Esdra 3,4: "Celebrarono la festa delle
capanne secondo il rituale e offrirono olocausti quotidiani nel
numero stabilito dal regolamento per ogni giorno."

Neemia 8, 13-18 ( 390 a.c.)
“…i capifamiglia di tutto il popolo, i sacerdoti e i leviti si
radurarono presso Esdra la scriba per esaminare le parole della
Legge. Trovarono scritto nella legge data dal Signore per mezzo di
Mosè, che gli Israeliti dovevano dimorare in capanne durante la
festa del settimo mese. Allora fecero sapere la cosa e pubblicarono
questo bando in tutte le città e in Gerusalemme; «Andate la monte
e portatetene rami d’ulivo, rami di olivastro, rami di mirto, rami di
palma e rami di alberi ombrosi, per fare capanne, come sta scritto».
Allora il popolo andò fuori, portò i rami e si fece ciascuno la sua
capanna sul tetto della propria casa, nei loro cortili, nei cortili della
casa di Dio, sulla piazza della porta delle Acque e sulla piazza della
porta di Efraim. Così tutta la comunità di coloro che erano tornati
dalla deportazione si fece capanne e dimorò nelle capanne.Dal
tempo di Giosuè figlio di Nun fino a quel giorno, gli Israeliti non
avevano più fatto nulla di simile. Vi fu gioia molto grande”.
Secondo la versione che Neemia riporta della celebrazione, le
Leggi venivano lette tutti i giorni e l'ottavo veniva celebrato in
assemblea solenne.
Siamo nel contesto della ricostruzione - teologica del
dopo esilio e Israele si stringe sempre più attorno alla
Legge.
La Festività nella Bibbia
Il messianismo
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Zaccaria 14, 16-18 (300 a.c.)
“ Allora fra tutte le genti che avranno combattuto
contro Gerusalemme, i superstiti andranno ogni
anno per adorare il re, il Signore degli eserciti, e
celebrare la festa della capanne. Se qualche
stirpe della terra non andrà a Gerusalemme per
adorare il re, il Signore degli eserciti, su di essa
non ci sarà pioggia. Se la stirpe d’ Egitto non
salirà e non vorrà venire, sarà colpita dalla
stessa pena che il Signore ha inflitto alle genti
che non sono salite a celebrare la festa delle
capanne”.
Il tempo finale, messianico, sarà una perpetua
festa delle Capanne e Yahwè sarà il Signore di
tutti i popoli.
Chi non vi parteciperà sarà minacciato di siccità!
I segni e i simboli della Festa
- I frutti
le primizie da presentare al Signore;
- Le capanne
ci ricordano il cammino nel deserto;
- Il Lulav
fascio unico composto da 4 erbe
aromatiche che rappresenta l‘unità
della comunità nella diversità e la
totalità dell’uomo nelle sue differenti
parti.
- L’acqua
rito delle pioggie e dell’abbondanza del
raccolto; sorgente di salvezza
- La luce
Gerusalemme è illuminata e il Tempio
ne è il faro
I Frutti = le primizie
Ci ricordano che dipendiamo da Dio
per il nostro nutrimento. Vivendo in
un universo urbano, talora
dimentichiamo che il nostro mondo
produce grazie alla benedizione
divina e al nostro lavoro.
A Succot i nostri pensieri si chinano
verso le bellezze del mondo e verso
Dio che e' il vero proprietario della
terra e dei suoi prodotti, e
prendiamo coscienza che noi siamo
i responsabili del nostro ambiente e
dell’uso dei beni terreni.
Le Capanne
La parola "sukkot" (lett. “capanne”) è il plurale della parola
ebraica "sukkah" che significa, per l'appunto capanna. Il
termine sukkah nel linguaggio comune indica proprio la
capanna che viene costruita appositamente per la
celebrazione della festa. La capanna deve avere delle
dimensioni particolari e deve avere come tetto del fogliame
piuttosto rado, in modo che ci sia più ombra che luce, ma dal
quale si possano comunque vedere le stelle.
È uso adornare la sukka, la capanna, con frutta, fiori, disegni
e così via. Le pareti possono essere costituite da tende di
stoffa. Le capanne devono essere gradevoli alla vista, quindi
guarnite di ghirlande e di ornamenti. Molti tuttora appendono
alle pareti e al soffitto rami d’olivo carichi dei loro frutti e di
cedri, ghirlande di fichi e di melograni, e grappoli d’uva. Sia
alle pareti sia sul pavimento, vengono messi drappi, tappeti e
lumi per rendere le capanne accoglienti come una casa.
La sukka non è valida se non è sotto il cielo: l'uomo deve
avere la mente e lo spirito rivolti verso l'alto: un monito
perché tengano sempre presente, ovunque le vicissitudini
della vita li conducano, di lasciare simbolicamente anche
nelle loro abitazioni usuali uno spazio da cui entri la luce di
Dio.
Costruzione della sukka
La Sukkah

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Secondo la halakha la costruzione di
una sukkah deve avvenire in modo
che il soffitto sia coperto di rami,
chiamati s'chach, garantendo che il
soffitto stesso permetta che almeno la
metà della luce diurna entri creando
al suo interno un effetto di ombra
prevalente.
Il cibarsi presso la capanna indicato
nel Deuteronomio, viene prescritto
espressamente nel Levitico. Alle
capanne viene attribuito un valore
simbolico e vengono correlate con la
sopravvivenza al deserto: "Dimorerete
in capanne per sette giorni; tutti i
cittadini d'Israele dimoreranno in
capanne, perché i vostri discendenti
sappiano che io ho fatto dimorare in
capanne gli Israeliti, quando li ho
condotti fuori dal paese d'Egitto." (Lv
23,42-43) Viene qui indicato il motivo
della trasformazione della festa da
agricola a storica.
Il Lulav
Un comandamento presente nel libro del Levitico
recita: "Il primo giorno prenderete frutti degli alberi
migliori: rami di palma, rami con dense foglie e
salici di torrente e gioirete davanti al Signore
vostro Dio per sette giorni" (Lv 23,40). La Torah
ordina agli ebrei di utilizzare, per la celebrazione
della festa, quattro specie di vegetali:
- il Lulav (un ramo di palma di dattero);
- l’Etrog (un cedro);
- l’Hadas (un ramo di mirto);
- l’Aravà un ramo di salice).
Un fascio di vegetali è composto da un ramo di
palma, due di salice, tre di mirto e da un cedro
che va agitato durante le preghiere. Il cedro viene
impugnato separatamente dai rami che invece
sono legati assieme.
La modalità per comporre queste specie non viene
indicata e dà origine a parecchie diverse
interpretazioni in epoca successiva. I Sadducei ed
i Karaiti sostennero che essi dovessero essere
intesi come materiali per la costruzioni delle
capanne così come appare in Nehemia 8,14-18,
mentre i loro rivali sostennero che dovessero
essere portati in processione. Inizialmente questi
rami potevano essere usati nei balli delle feste
così sembrava naturale utilizzarli per adornare se
stessi con primizie e ghirlande. Da questo
supposero che dovessero essere tenute in mano
e da questo nacque probabilmente il Lulav.
Il Lulav

Un altro precetto fondamentale della festa
è il lulav:
Forte è il significato simbolico del lulav: la
palma è senza profumo, ma il suo frutto è
saporito; il salice non ha né sapore né
profumo; il mirto ha profumo, ma non
sapore ed infine il cedro ha sapore e
profumo. Sono simbolicamente
rappresentati tutti i tipi di uomo: tutti
insieme sotto la sukka. Secondo un'altra
interpretazione simbolica la palma sarebbe
la colonna vertebrale dell'uomo, il salice la
bocca, il mirto l'occhio ed infine il cedro il
cuore. L'uomo rende grazie a Dio con
tutte le parti del suo essere. E’ uso dopo
la benedizione in sinagoga, agitarlo in
quattro direzioni: nord, sud, est e ovest,
perché la benedizione di Dio raggiunga
tutto il mondo
Il Lulav
Attraverso il commento di un altro midrash
("processo di ricerca" )a proposito della mitzvà
(comandamento)del lulav impariamo una
grande lezione di unità e fratellanza:«Come
I'Etrog (cedro) presenta sia gusto delizioso sia
aroma fragrante allo stesso modo ci sono ebrei
studiosi di Torà e osservanti delle Mitzvot; così
come il Lulav (dattero) è di buon gusto, ma
non ha fragranza, così ci sono in mezzo a
Israele persone studiose di Torà ma che non
osservano le mitzvot; come il mirto non ha
gusto ma produce una meravigliosa fragranza
così ci sono ebrei che pur essendo ignoranti
nello studio della Torah si occupano di buone
azioni; come il salice non ha né gusto né odore
così ci sono Ebrei che non si occupano né di
studiare Torà né di osservare le Mitzvot. Solo
quando tutte queste tipologie di ebreo
riusciranno a convivere e ad essere legati
strettamente come uno solo potremo
rallegrarci di fronte a Dio.
L’ acqua
L’invocazione delle piogge : si aspettano dunque
con ansia le nuove piogge per l’abbondanza dei
raccolti.
Durante la festa delle Capanne si celebra pertanto
una grande processione dell’acqua: i sacerdoti
scendono dal Tempio, che è nella parte più alta di
Gerusalemme, verso la piscina di Siloe. Lì i
sacerdoti attingono l’acqua che poi portano in
processione fino al Tempio, cantando il Salmo 118
(117). Quando arrivano sulla spianata del Tempio i
sacerdoti fanno sette volte il giro dell’altare e poi
vi versano dalle coppe l’acqua attinta alla piscia di
Siloe. Ricordano così non solo i fiumi di acqua che
scorrevano nell’Eden prima del peccato di Adamo,
ma anche l’acqua scaturita dalla roccia nel deserto
Nm 20, 2-13 ( l’acqua, che è fonte della vita, era
immagine della legge) e il simbolo di speranza per
l’avvento della liberazione ad opera del Messia
Is. 12, 3. Inoltre non va dimenticata la profezia di
Ezechiele 47, che annuncia appunto i fiumi di
acqua viva, che danno vita e un raccolto
abbondante in ogni mese dell’anno, e che
scaturiscono dal lato destro del Tempio di
Gerusalemme.
La luce
Durante questi giorni di festa il
Tempio di notte veniva illuminato
con un grande candelabro a sette
braccia (la menorah) e con molte
altre luminarie.
Ogni sera, poi si accendevano
quattro candelieri nel cortile delle
donne e si diceva che illuminavano
tutta Gerusalemme.
Come raccontano alcune fonti
dell’epoca, in quei giorni il tempio
rappresentava uno spettacolo
eccezionale e illuminava tutta la
città.
Il tempio è luce per la città.
Liturgia
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I primi due giorni di Sukkot vengono celebrati come giorni di festa piena. I cinque giorni
successivi, invece sono di mezza festa (Hol Hamo’ed) durante i quali vengono comunque
osservati i precetti specifici della festa. Il settimo giorno (l'ultimo dei giorni di mezza festa) è
chiamato "Hoshanah Rabbah" e deve essere osservato in maniera particolare. L'ultimo giorno,
l'ottavo, viene celebrato come fosse una festa a sé e presenta delle preghiere e delle usanze
particolari.
■
■
■
Hoshanah Rabbah – Il settimo giorno di Sukkot – ‫הושענא רבא‬
Shemini Atzeret – L'ottavo giorno di Sukkot – ‫שמיני עצרת‬
Simchat Torah – L'ultimo giorno di Sukkot – ‫שמחת תורה‬
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In Israele Sukkot dura otto giorni, incluso il "Shemini Atzeret". Al di fuori di Israele (la cosiddetta
Diaspora), Sukkot dura nove giorni. in questo caso l'ottavo giorno è "Shemini Atzeret" mentre il
nono è detto Simchat Torah. In Israele i festeggiamenti legati a Simchat Torah (la gioia della
Torah=Legge) si svolgono durante il giorno di Shemini Atzeret.

In questo giorno, Simchat Torah, durante il servizio in sinagoga, viene letta l'ultima porzione
della Torah. Nello Shabbat successivo, gli ebrei ricominciano la lettura della Torah dalla prima
porzione, la prima parte del libro della Genesi, chiamata Bereshit. Il servizio è particolarmente
gioioso e sono consentite, e spesso attese, simpatiche variazioni al normale procedere delle
funzioni. Mentre è tradizione di tutte le correnti ebraiche ballare con i rotoli della Torah
intonando canzoni legate alla festività, è usanza italiana quella di lanciare dal matroneo sui
danzanti (ed in particolare ai bambini) manciate di caramelle e dolcetti vari.

Nel calendario ebraico, Erev Sukkot (la sera di sukkot), la prima sera della festa, cade il 14 del
mese di Tishri, così il primo dei giorni di Sukkot è il 15 di Tishri.
Simhat Torah
Simhat Torah la festività ebraica che si svolge
al termine di Sukkot. In ebraico significa "Gioia
della Torah": in questo giorno si completa la
lettura annuale della Torah.
La festa è molto gioiosa. Vengono estratti tutti i
rotoli dall'arca santa presente nella sinagoga e
con balli, danze e canti si fa festa. La persona
a cui viene offerto il privilegio di concludere la
lettura della Torah con il passo del
Deuteronomio 34, 1-12 viene indicato con il
nome di Hatan Torah (Sposo della Torah).
Dopo di lui un'altra persona riprenderà la
lettura della Torah dal primo versetto della
Genesi. Questa persona verrà chiamata
Hatah Bereshit (Sposo della Genesi).
Sebbene la lettura della Torah inizi
formalmente in questo giorno, lo shabbat
successivo, la lettura della Torah riprenderà
dal primo versetto della Genesi.
Al tempo di Gesù
Il popolo viveva nelle capanne per i sette
giorni della festa. Anche il Tempio era
illuminato a giorno, per permettere le
danze. C’era una processione attorno
all’altare, portando in mano un ramo e
nell’altro un frutto, al canto del salmo 118.
L’ultimo giorno al mattino si snodava la
processione che dalla fonte di Siloe dove il
sommo sacerdote aveva attinto acqua con
un'anfora d'oro, giungeva al tempio. Ecco:
con rito suggestivo, dopo che per sette
volte i fedeli avevano girato intorno
all'altare, l'acqua veniva versata col vino
sull'altare degli olocausti. Si cantava il
testo di Isaia: "Attingerete acqua con gioia
alle fonti della salvezza" (Is 12, 3-6)
L'atmosfera diventava incredibilmente
carica di un senso religioso profondo e
vibrante a causa della presenza di una
moltitudine di fedeli.
Nel vangelo di Giovanni si parla di Gesù
che partecipa alla festa delle capanne, al
cap. 7, 2.8.10.11.14.37-39
IL TESTO
Gv 7, 2 : “Si avvicinava intanto, le festa dei giudei, detta delle Capanne”.
Gv 7, 8 : “Andate voi a questa festa; io non ci vado, perché il mio tempo
non è ancora scaduto”.
Gv 7, 14 : “Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e
vi insegnava”.
Gv 7,37-38: “Nell'ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù
stando in piedi esclamò: « Chi ha sete venga a me e beva
chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi d'acqua viva
sgorgheranno dal suo seno»”.
La grande proclamazione di Gesù alla festa delle Capanne acquista tutta
la sua forza di auto-rivelazione, come “luce” del mondo, “acqua” di
salvezza e messia atteso.
L’INVITO DI CRISTO
I sacerdoti scendevano nella
piscina di Siloe per attingere
acqua e versarla sull’altare.
Questo rito implicava una
preghiera per la pioggia.
E’ in questo contesto che Gesù
esclama:«Chi ha sete ha
sete venga a me e beva,
chi crede in me; come dice
la scrittura: fiumi d’acqua
viva sgorgheranno dal suo
seno»
La cerimonia ricordava il
versetto di Isaia :
“Attingerete con gioia alle
fonti della salvezza”.
Acqua e Spirito Santo
Gesù, acqua viva, muta il simbolo in
realtà Is. 44,3; 55, 1 e i credenti
diventano canale di vita per gli altri,
attraverso lo Spirito di Cristo
ricevuto dopo la sua glorificazione.
Il dono dello Spirito è un segno dell’era
messianica Gl 3, 12; At 2, 14-21 e nel
contesto di Gv 3, 5 è il dono dell’acqua
capace di spegnere la sete “dell’anima”
I doni dello Spirito Santo
Nel tempo della Pentecoste c’è il dono dello
Spirito Santo (la nuova acqua); con questo
dono l’uomo può portare frutti sempre
nuovi.
Per S. Paolo i frutti dello Spirito sono:
“amore, gioia, pazienza, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé;
contro queste cose non c’è legge”
Gal 5, 22-23; Ef 5, 18-20
La luce
E’ sempre nel
contesto
liturgico e
simbolico della
festa delle
Capanne, in cui
il tempio è luce
per la città, che
Gesù esclama :
“Io sono la luce
del mondo”
Per noi oggi

Il Chidà (il famoso rabbino Chayim Yosef
David Azulai, nato nella terra d'Israele ma
venuto a vivere in Italia, a Livorno, nella
seconda metà del '700) scrisse che uno
dei significati della festa di Sukkot è
sottolineare la precarietà di questo mondo
e della nostra vita. Il mondo in cui viviamo
non è che una capanna provvisoria e
instabile.
Per noi oggi

Il segreto di questa festa risiede nella
volontà di affermare la vita, il positivo, di
guardare la bellezza del mondo.
Per questo si ringrazia.
La vita e l’amore continuano a prevalere
sulle forze oscure e negative del male.
Ringraziamo per i frutti della terra e
gioiamo per la bontà del creato
Per noi oggi

Ringraziamo per la nostra storia
personale e quella del mondo intero.

Facciamo memoria del nostro essere
“nomade” nel mondo, come per gli ebrei
nel deserto.

Ci chiediamo quali sono i “frutti profetici”
che segnano il nostro tempo.
Un nome per una località
Il nome "sukkot" appare ripetute volte nella Torah come nome di località
■ Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot (Esodo 12, 37); nome civile
che indica la località di Pithom.
■ Quando Mosè divise la terra attribuì alla tribù di Gad nella valle: Bet-Aram e BetNimra, Succot e Zafon, il resto del regno di Sicon, re di Chesbon. Il Giordano era il
confine sino all'estremità del mare di Genesaret oltre il Giordano, ad oriente (Giosuè
13, 27). Qui Giacobbe (Genesi 32, 17.30; 33, 17), di ritorno da Padan-aram dopo il
suo dialogo con Esaù, costruì la casa per sé ed eresse una capanna per il suo
bestiame.
■ Poi Gedeone, figlio di Joas, tornò dalla battaglia per la salita di Cheres. Catturò
un giovane della gente di Succot e lo interrogò; quegli gli mise per iscritto i nomi dei
capi e degli anziani di Succot: settantasette uomini. Poi venne alla gente di Succot e
disse: "Ecco Zebach e Zalmunna, a proposito dei quali mi avete insultato dicendo:
Hai tu forse già nelle mani i polsi di Zebach e Zalmunna perché dobbiamo dare il
pane alla tua gente stanca?". Prese gli anziani della città e con le spine del deserto e
con i cardi castigò gli uomini di Succot (Giudici 8:13-16).
■ Il re li fece fondere nella valle del Giordano, in suolo argilloso, fra Succot e
Zartan
(1 Re 7, 46).
FESTA
DELLE
CAPANNE
Celebrazione per la fine della stagione dei raccolti
“nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote” (Dt 16,16)