Failure Mode and Effect Analysis La Metodologia FMEA Analisi delle Modalità di Guasto e dei relativi effetti Dr. Giuliano Gangeri SC Chirurgia Ospedale San Bassiano Direttore Dr. C. Guccione Le fasi del processo di gestione del rischio clinico e principali strumenti FASI 1 2 Identificazione 4 3 Analisi del rischio Trattamento Monitoraggio STRUMENTI - Scheda di segnalazione: Incident Reporting / Eventi sentinella - Farmacovigilanza - Registrazione delle segnalazioni e costituzione di un database (Reclami e Contenziosi) - Analisi dei dati e classificazione delle cause (RCA) 5 - Revisione ed analisi delle Cartelle Cliniche FMEA (Failure Mode and Effect Analysis) Gravità del danno - Analisi delle SDO 4 3 2 1 5 10 15 Probabilità di accadimento 20 25 Il rischio clinico: del rischio visione generale degli strumenti per la gestione FASI Cogente o Volontario Identificazione Analisi Trattamento Segnalazione degli eventi Analisi cartelle cliniche STRUMENTI Root Cause Analysis (RCA) Monitoraggio Failure Mode and Effect Analysis Analisi dei contenziosi e dei sinistri Prospettico o Retrospettivo Cogente Volontario Prospettico Retrospettivo (FMEA) Un approfondimento su cos’è la FMEA e da dove ha origine La FMEA è una metodologia previsionale che consente di ottenere elevati valori di affidabilità di sistemi complessi. La capacità dei sistemi di ottenere valori di affidabilità elevati è correlata alla capacità dei progettisti di prendere in considerazione le modalità di guasto che compongono il sistema. La FMEA è utilizzata da circa un centinaio di anni, ed è da alcuni decenni che si è assistito alla rafforzamento ed alla diffusione di tale metodologia. Negli anni ’50 è stata applicata nel campo militare, nella progettazione missilistica, e nelle organizzazioni complesse (es: aeronautica, nucleare, militare, ecc.) per individuare e prevenire possibili difetti dei prodotti. Questa spinta al rafforzamento ed alla diffusione della metodologia si è avuta anche grazie alla emissione delle norma Mil-Std 1629 “Procedures for performing a Failure Mode Effects and Criticality Analysis” emanata dal Dipartimento della Difesa Americano nel 1980. L’uso di tale tecnica si è poi esteso ad altri campi, in particolare a quello automobilistico. Il Comitato Elettrotecnico Internazionale (IEC) ha prodotto una norma (812/1985) per codificarne l’uso. In Italia la FIAT - Iveco, con altri suoi partner, ha pubblicato nel 1998 le linee guida per l’adozione della FMEA nel proprio contesto operativo. Queste tecniche formalizzano un processo mentale normalmente adottato dai progettisti, che si pongono implicitamente alcune domande tipiche, riportate nella pagina seguente, e agiscono reattivamente alle risposte che si danno. La FMEA come strumento di lavoro di rilievo internazionale A testimonianza del valore tecnico della FMEA, tale strumento è previsto anche da modelli di sistemi di gestione di rilievo internazionale, sia in ambito sanitario che non sanitario. Per esempio: i requisiti ISO 9004: 2000 “Sistemi di gestione per la qualità: linee guida per il Miglioramento delle prestazioni”; gli standard di eccellenza della Joint Commission – JC (rif. Terza Edizione Standard QPS.10); gli standard di eccellenza di AC (Accreditation Canada) nella versione del 2008. La norma ISO 9004:2000, applicabile in tutti i settori, prevede infatti quanto segue: 8.1.3.1 Tenuta sotto controllo dei processi: “ … piano operativo che comprenda l’identificazione, la valutazione e la riduzione dei rischi … ” 8.1.3.3 Validazione e modifiche dei prodotti e dei processi: “ … dovrebbero essere fatte analisi dei rischi….possibili strumenti l’analisi delle modalità di guasto e dei relativi effetti (FMEA) … ” 8.5.3. Prevenzione delle perdite: “ ... La pianificazione delle perdite dovrebbe prevedere l’uso di idonei strumenti … l’analisi delle modalità di guasto e dei relativi effetti (FMEA) … ” La FMEA: strumento previsto dal DGRV 1831/2008 La Regione Veneto ha deliberato con il DGV 1831/08 il modello organizzativo regionale per la gestione della sicurezza che costituisce un’articolazione gestionale che coinvolge più attori: 1)il responsabile delle funzioni per la sicurezza del paziente; 2)il comitato esecutivo per la sicurezza del paziente; 3)il collegio di direzione; 4)il nucleo aziendale per la gestione dei sinistri. Tale comitato costituisce lo strumento organizzativo attraverso il quale il Direttore Generale attua le politiche aziendali per la sicurezza del paziente. Il comitato esecutivo per la sicurezza del paziente, tra le altre responsabilità ha quelle di “ … definire l’attività di audit anche attraverso le metodologie Failure Mode and Effects Analysis (FMEA)….” Pertanto l’applicazione della FMEA è la metodologia prospettica nella gestione del rischio che risponde, nello specifico, alle richieste delle Regione Veneto. FMEA: le caratteristiche dello strumento FMEA Descrizione Cosa è La FMEA è una tecnica previsionale, in sanità sempre più utilizzata per valutare l’affidabilità dei processi. Quando si utilizza Per le sue caratteristiche tecniche, nel processo di gestione del rischio clinico si colloca trasversalmente ad esso. Va infatti dalla fase di identificazione alla fase di monitoraggio del rischio. Come si utilizza Per il suo utilizzo è fondamentale la costituzione di un gruppo di lavoro multiprofessionale a garanzia dell’apporto di tutte le conoscenze e competenze disponibili. Il processo di applicazione delle FMEA parte dalla scelta dei processi critici. Una volta identificato il processo critico oggetto di studio si applicano le fasi di: studio del processo, analisi dei rischi, trattamento dei rischi con la definizione delle azioni di contenimento e monitoraggio dei risultati. Punti di forza Migliora la conoscenza dei processi assistenziali ed aiuta chi opera in essi a “riflettere” e valutare su quello che viene realizzato quotidianamente. Migliora il processo assistenziale e introduce “barriere preventive di sicurezza” incidendo su frequenza e rilevabilità degli eventi. Fornisce un risparmio di risorse: si agisce in termini preventivi. Vincoli nell’utilizzo L’efficacia dei risultati dipende dalla qualità delle valutazioni, che essendo soggettive, sono legate al team che le effettua. Pertanto è fondamentale la costituzione di un gruppo di lavoro competente ed aperto al dialogo così come la sua conduzione che deve essere affidata ad un team leader che sappia condurre il gruppo di lavoro. È opportuno, inoltre, mantenere i risultati raggiunti sulla riduzione dei rischi identificati ed ogni anno occorre inserire nell’analisi nuovi processi/prestazioni secondo priorità d’intervento definite e codificate a livello aziendale/regionale. Accadimenti Migliaia (5-10 mila) Barriera protettiva Eventi 300 senza danno 29 danni lieve 1 danno grave ISO 9001:2008 PROCESSO: Insieme di attività correlate o interagenti che trasformano elementi in ingresso in elementi in uscita. Le fasi di applicazione della FMEA Le fasi di applicazione sono: 1. Identificazione del processo critico da analizzare Lo scopo di questa fase è di selezionare, tra i processi ritenuti critici, il processo prioritario al quale applicare la FMEA. La Fase è collegata con la mappature dei rischi a livello aziendale. 2. Studio del processo In questa seconda fase si procede a studiare, in termini di scomposizione in fasi ed attività elementari, il processo prioritario identificato consentendo di comprendere e descrivere le modalità di lavoro utilizzate. 3. Analisi dei rischi Questa fase ha lo scopo di identificare gli accadimenti e le conseguenze che si possono generare per ogni singola attività e determinare l’indice di rischio, prendendo in considerazione i fattori di contenimento presenti, e di conseguenza definire i rischi prioritari. 4. Definizione e attuazione dei piani di contenimento Sulla base dei rischi prioritari, lo scopo di questa fase è quella di definire piani di contenimento finalizzati a ridurre e/o eliminare il rischio. I piani di contenimento, come previsto dalle tecniche di Problem Solving, agiscono sulle cause che generano il rischio e intervengono con opportune azioni di contenimento. 5. Monitoraggio dei risultati La fase di monitoraggio ha lo scopo, dapprima di valutare lo stato di attuazione dei piani di contenimento e, successivamente, di eseguire la rivalutazione del rischio per comprenderne la sua riduzione nel tempo. FMEA: una visione d’insieme 2 1 Selezione dei processi critici •Elencare i processi critici •Descrizione dei criteri di scelta • Stesura della matrice di priorità ELENCO DEI PROCESSI PRIORITARI 3 Studio del processo Analisi dei rischi •Definizione delle fasi di inizio e fine processo: input ed output •Identificazione degli accadimenti possibili (cosa può accadere) •Indicare le fasi e rappresentarle in un diagramma di flusso •Individuazione dei possibili effetti(cosa di può generare) •Identificare per ogni fase le attività correlate •Definizione dell’IR FLUSSO DEL PROCESSO E DELLE ATTIVITÀ 5 4 •Identificazione delle priorità LA FMEA CON LE PRIORITÀ Piani di contenimento •Identificazion e delle attività di contenimento e loro pianificazione Monitoraggio •Verifica dei piani •Aggiornament o delle FMEA •Sviluppo dei piani PIANI DI CONTENIMENTO AGGIORNAMENTO DEI PIANI E DELLA FMEA Fase 1: l’identificazione dei processi critici prioritari 2 1 Selezione dei processi critici •Elencare i processi critici •Descrizione dei criteri di scelta • Stesura della matrice di priorità ELENCO DEI PROCESSI PRIORITARI 3 Studio del processo Analisi dei rischi •Definizione delle fasi di inizio e fine processo: input ed output •Identificazione degli accadimenti possibili (cosa può accadere) •Indicare le fasi e rappresentarle in un diagramma di flusso •Individuazione dei possibili effetti(cosa di può generare) •Identificare per ogni fase le attività correlate •Definizione dell’IR FLUSSO DEL PROCESSO E DELLE ATTIVITÀ 5 4 •Identificazione delle priorità LA FMEA CON LE PRIORITÀ Piani di contenimento •Identificazion e delle attività di contenimento e loro pianificazione Monitoraggio •Verifica dei piani •Aggiornament o delle FMEA •Sviluppo dei piani PIANI DI CONTENIMENTO AGGIORNAMENTO DEI PIANI E DELLA FMEA Fase 1: l’identificazione dei processi critici prioritari 2 1 Selezione dei processi Studio del processo 3 5 4 Piani di Analisi dei rischi contenimento Monitoraggio Processi critici Sono attività e/o condizioni di lavoro che possono generare un rischio per il paziente. Esempi ■ Gestione della refertazione degli esami urgenti ■ Intubazione del paziente, monitoraggio della ventilazione ed ■ ■ ■ ■ ■ ■ estubazione Anestesia e monitoraggio intra – operatorio Preparazione alla broncoscopia ed esecuzione esame Gestione richieste emocomponenti e trasfusione intra – operatoria Monitoraggio del paziente in terapia semi-intensiva Esecuzione della TAC con mezzo di contrasto ecc. I processi critici sono da identificare nella singola UO nella quale è applicato lo strumento Come identificare l’elenco dei processi critici 2 1 Selezione dei processi Studio del processo 3 4 Piani di Analisi dei rischi contenimento 5 Monitoraggio Modalità di Identificazione Al fine di identificare l’elenco dei processi potenzialmente critici è necessario: ■ Costituire un gruppo multidisciplinare e multiprofessionale delle persone che operano nei processi oggetto di studio. ■ Definire un team leader per coordinare il lavoro di gruppo ■ Fare un elenco dei processi utilizzando strumenti semplici ed efficaci (es. brainstorming e/o brainwriting) ■ Rivisitare l’elenco dei processi proposti e formulare l’elenco finale. Esempi di processi di area medica e chirurgica Area medica: Area Chirurgica: 1.Accettazione del paziente ambulatoriale 1.Gestione delle urgenze 2.Gestione della terapia farmacologica in DH 3.Accoglimento del paziente da PS/altri reparti 4.Preparazione del paziente ad esami diagnostici 5.Gestione del paziente in area critica 6.Ecc. 2.Programmazione/preparazione in elezione 3.Studio del caso e programmazione sala 4.Ricovero e visite pre-operatorie 5.Monitoraggio in terapia intensiva 6.Gestione della dimissione 7.Ecc. Fase 2: lo studio dei processi 2 1 Selezione dei processi critici •Elencare i processi critici •Descrizione dei criteri di scelta • Stesura della matrice di priorità ELENCO DEI PROCESSI PRIORITARI 3 Studio del processo Analisi dei rischi •Definizione delle fasi di inizio e fine processo: input ed output •Identificazione degli accadimenti possibili (cosa può accadere) •Indicare le fasi e rappresentarle in un diagramma di flusso •Individuazione dei possibili effetti(cosa di può generare) •Identificare per ogni fase le attività correlate •Definizione dell’IR FLUSSO DEL PROCESSO E DELLE ATTIVITÀ •Identificazione delle priorità LA FMEA CON LE PRIORITÀ 4 5 Piani di contenimento Monitoraggio •Identificazion e delle attività di contenimento e loro pianificazione •Verifica dei piani •Aggiornament o delle FMEA •Sviluppo dei piani PIANI DI CONTENIMENTO AGGIORNAMENTO DEI PIANI E DELLA FMEA Come studiare i processi critici 2 1 Selezione dei processi Studio del processo 3 5 4 Piani di Analisi dei rischicontenimento Monitoraggio Modalità di studio Al fine di studiare i processi critici prioritari è necessario: FASI ■ Definire i confini del processo: input ed …………………... ■ Indicare le fasi che nel loro insieme …………………... Attività ............. output ............. costituiscono il processo in analisi e rappresentarle in un diagramma di flusso …………………... ............. ■ Identificare per ogni fase le attività correlate …………………... ............. Consigli operativi : 1. Usare poche parole per indicare le fasi 2. Ricordarsi che le fasi sono gli step fondamentali per raggiungere le finalità nel processo critico studiato. lo studio dei processi 2 1 Studio del processo Selezione dei processi FASE N. ATTIVITA' N 3 4 5 Analisi dei rischi Piani di contenimento Monitoraggio POSSIBILI FATTORI DI POSSIBILI ACCADIMENTI CONTENIMENTO EFFETTI (Cosa si (Cosa può (Oggi cosa stiamo facendo può generare?) accadere?) per evitare l’errore?) VpX R IR 0 0 0 AZIONI DI CONTENIMENTO A SEGUTO DELL'ANALISI DEI RISCHI VpX R IR 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 G VP R G VP R Fase 3: l’analisi dei rischi 2 1 Selezione dei processi critici •Elencare i processi critici •Descrizione dei criteri di scelta • Stesura della matrice di priorità ELENCO DEI PROCESSI PRIORITARI 3 Studio del processo •Definizione delle fasi di inizio e fine processo: input ed output •Indicare le fasi e rappresentarle in un diagramma di flusso •Identificare per ogni fase le attività correlate FLUSSO DEL PROCESSO E DELLE ATTIVITÀ Analisi dei rischi •Identificazione degli accadimenti possibili (cosa può accadere) •Individuazione dei possibili effetti(cosa di può generare) •Definizione dell’IR 4 Piani di contenimento •Identificazion e delle attività di contenimento e loro pianificazione 5 Monitoraggio •Verifica dei piani •Aggiornament o delle FMEA •Sviluppo dei piani •Identificazione delle priorità LA FMEA CON LE PRIORITÀ PIANI DI CONTENIMENTO AGGIORNAMENTO DEI PIANI E DELLA FMEA Fase 3: l’analisi dei rischi 2 1 Studio del processo Selezione dei processi FASE N. ATTIVITA' 3 N Analisi dei rischi 5 4 Piani di contenimento POSSIBILI FATTORI DI POSSIBILI ACCADIMENTI CONTENIMENTO EFFETTI (Cosa si (Cosa può (Oggi cosa stiamo facendo può generare?) accadere?) per evitare l’errore?) Monitoraggio VpX R IR 0 0 0 AZIONI DI CONTENIMENTO A SEGUTO DELL'ANALISI DEI RISCHI VpX R IR 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 G VP R G VP R Paramenti dell'analisi del rischio G: gravità del danno (scala crescente da 1 a 5) scala quantitativa crescente del danno che potrebbe derivare al paziente nel caso di accadimento dell'evento avverso. 1= nessun danno ................... 5=morte. VP: valutazione della probabilità (scala crescente da 1 a 5) scala quantitativa crescente della probabilità dell'evento 1= probabilità remota.................... 5= probabilità molto alta R: rilevabilità (scala decrescente da 5 a 1) scala quantitativa decrescente della rilevabilità dell'evento 5= rilevazione praticamente impossibile.................... 1= errore sempre rilevato VP x R: probabilità di accadimento (IR) Indice di rischio: gravità x probabilità di accadimento Matrice dei rischi Elenco Rischi prioritari R7 Gravità del danno ALTO R6 R4 R5 R2 R1 5 4 3 2 BASSO 1 5 BASSO 10 15 25 20 ALTO Probabilità di accadimento (VP x R) Fase 4: sviluppo dei piani di contenimento e monitoraggio dei risultati 2 1 Studio del processo Selezione dei processi FASE N. ATTIVITA' 3 N Analisi dei rischi 5 4 Piani di contenimento POSSIBILI FATTORI DI POSSIBILI ACCADIMENTI CONTENIMENTO EFFETTI (Cosa si (Cosa può (Oggi cosa stiamo facendo può generare?) accadere?) per evitare l’errore?) Monitoraggio VpX R IR 0 0 0 AZIONI DI CONTENIMENTO A SEGUTO DELL'ANALISI DEI RISCHI VpX R IR 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 G VP R G VP R Tecniche di problem solving approccio PDCA 5 Gravità del danno 4 3 2 1 5 10 15 20 25 Probabilità di accadimento APPLICAZIONE DELLA FAILURE MODE END EFFECTS ANALYSIS (FMEA) NEI PROCESSI DELLA AZIENDA ULSS 3 Formazione sul campo - Operativa applicativa Risultati dell’applicazione della FMEA FMEA: Failure Mode and Effect Analysis UNITA’ OPERATIVA: Chirurgia Bassano Processo critico: Gestione operatoria dell'urgenza chirurgica dopo le ore 14,00 nella Chirurgia di Bassano Gruppo di lavoro Partecipanti Medici Facilitatori Medici Dr. Vittorio Gobbi Dr. Carmelo Guccione, Dr. Luigi Battistella Dr. Giuliano Gangeri, Dr. Giovanni Reginato Dr. Gianfranco De Vivo, Partecipanti Infermieri Facilitatori Infermieri Giovanni Fara, Andrea Poletto Michela Bellò Vania Carraro Chiara Gnesotto Alessandro Mocellin Lorena Rizzo 1 Gruppo di lavoro 2 FMEA e mappatura dei rischi prioritari 3 Azioni di contenimento, risultati e rivalutazione dell’Indice di Rischio Clinico Studio del processo Accoglienza del paziente Diagnostica urgente decisione operatoria preparazione all'intervento POSSIBILI FASE N. ATTIVITA' N ACCADIMENTI Cosa può accadere? 3 decisione 18 operatoria 5 allertamento 30 della sala 6 intervento 35 chirurgico 7 7 7 7 allertamento dell'anestesista comunicazione alla sala operatoria dell'urgenza (FAX: dati del paziente, diagnosi, intervento previsto) posizionamento sul letto operatorio (letto radiologico, posizione Lloyd-Davies, spallacci) allertamento della sala POSSIBILI FATTORI DI EFFETTI (Cosa si CONTENIMENT G O può generare?) non disponibilità dell'anestesista ritardo nell'intervento indisponibilità della sala ritardo nell’intervento errato posizionamento Trasferimento in rianimazione o reparto intervento chirurgico VP R VpX IR R* 3 5 4 20 60 3 5 4 20 60 3 4 3 12 36 3 4 3 12 36 4 4 3 12 48 3 4 4 16 48 3 4 4 16 48 decubiti mancanza posto letto in Trasferimento in Assistenza non rianimazione; rianimazione o 48 trasporto in Rianimazione trasferimento del adeguata reparto paziente in altra Trasferimento in Trasporto in reparto unità Assistenza non rianimazione o 49 trasporto in Reparto di paziente non adeguata reparto stabile Trasferimento in medico di guardia Assistenza non trasporto in Reparto rianimazione o 49 notturna di altra adeguata dopo le 20,00 reparto specialità durante la notte Trasferimento in equipe chirurgica Assistenza non trasporto in Reparto tra le rianimazione o 49 iimpegnata in altra 17 e le 20 adeguata reparto urgenza *VpxR = probabilità accadimento Studio del processo: analisi dei rischi (accadimenti, effetti, IR) Accoglienza del paziente Diagnostica urgente decisione operatoria preparazione all'intervento POSSIBILI FASE N. ATTIVITA' decisione 18 operatoria Consenso Allertamento dell'anestesista N ACCADIMENTI Cosa può accadere? 3 5 allertamento 30 comunicazione alla sala della sala operatoria dell'urgenza 6 posizionamento sul letto intervento 35 operatorio (letto chirurgico radiologico, posizione Lloyd-Davies, spallacci) 7 7 7 7 allertamento della sala POSSIBILI FATTORI DI EFFETTI (Cosa si CONTENIMENT G O può generare?) non disponibilità dell'anestesista ritardo nell'intervento indisponibilità della sala ritardo nell’intervento errato posizionamento Trasferimento in rianimazione o reparto intervento chirurgico VP R VpX IR R* 3 5 4 20 60 3 5 4 20 60 3 4 3 12 36 3 4 3 12 36 4 4 3 12 48 3 4 4 16 48 3 4 4 16 48 decubiti mancanza posto letto in Trasferimento in Assistenza non rianimazione; rianimazione o 48 trasporto in Rianimazione trasferimento del adeguata reparto paziente in altra Trasferimento in Trasporto in reparto unità Assistenza non rianimazione o 49 trasporto in Reparto di paziente non adeguata reparto stabile Trasferimento in medico di guardia Assistenza non trasporto in Reparto rianimazione o 49 notturna di altra adeguata dopo le 20,00 reparto specialità durante la notte Trasferimento in equipe chirurgica Assistenza non trasporto in Reparto tra le rianimazione o 49 iimpegnata in altra 17 e le 20 adeguata reparto urgenza *VpxR = probabilità accadimento Matrice dei rischi e collocazione dei rischi prioritari Elenco Rischi prioritari R7 ALTO R6 R4 R5 R2 R1 R1: non disponibilità dell'anestesista (decisione operatoria) (LdG1) 5 Gravità del danno R2: indisponibilità della sala operatoria (allertamento sala) (LdG1) BASSO 4 R3: Trasporto in reparto di paziente non stabile (trasporto in reparto)(LdG 3) 3 R4: medico di guardia notturna di altra specialità (trasporto in Reparto dopo le 20) (LdG 3) 2 R5: equipe chirurgica impegnata in altra urgenza (trasporto in Reparto tra le 17 e le 20) (LdG 3) 1 R6: errato posizionamento sul letto operatorio (intervento chirurgico) (LdG 2) 5 BASSO 10 15 20 Probabilità di accadimento 25 ALTO (VP x R) R7: mancanza posto letto in rianimazione; trasferimento del paziente in unità diversa (UCIC, reparto) (LdG 3) LdG = Lavoro di Gruppo 1 Gruppo di lavoro 2 FMEA e mappatura dei rischi prioritari 3 Azioni di contenimento, risultati e rivalutazione dell’Indice Rischio Clinico Risultati ottenuti AZIONI Presentazione del progetto FMEA Incontri di coinvolgimento dei responsabili del blocco operatorio (responsabile Medico e Inf. Coordinatore) per definire le procedure di allertamento delle urgenze e codifica delle priorità nella programmazione dell’attività operatoria urgente Attivazione delle nuove procedure (periodo di sperimentazione) 15/09/2010 Verifica dei risultati (15/11/2010) LdG1 Risultati ottenuti E’ stata predisposta come piano di contenimento per la gestione del rischio di ritardo nell’esecuzione dell’intervento (possibile EFFETTO) per indisponibilità dell’anestesista o del blocco operatorio (possibili ACCADIMENTI) una nuova procedura, concordata con il Responsabile del Gruppo Operatorio e le Coordinatrici del Blocco operatorio, articolata in due documenti (vedi allegati): • nuovo modello per l’allertamento della Sala Operatoria in caso di urgenza chirurgica sotto forma di un modulo di segnalazione dell’urgenza chirurgica da inviare via FAX al blocco operatorio in cui vengono segnalati oltre ai dati del paziente, la diagnosi chirurgica e l’intervento previsto, i tempi corretti entro cui iniziare l’intervento chirurgico in base alla tipologia di patologia chirurgica e gravità clinica del paziente. All’invio del FAX segue una telefonata al Blocco operatorio per la verifica della corretta ricezione ed una telefonata all’Anestesista responsabile per le urgenze per la definizione della priorità. • definizione di una scala di priorità delle urgenze chirurgiche, condivisa, in base alla quale poter stabilire i tempi di esecuzione appropriati delle urgenze anche in casi di eventuali urgenze simultanee che impegnino il blocco operatorio o l’anestesista delle urgenze. Il piano di contenimento è stato attivato nella metà di settembre. E’ stato applicato per tutti i pazienti della SC di Chirurgia di Bassano. Il responsabile del Blocco Operatorio è stato sollecitato affinché tale procedura venga estesa ed applicata anche dalle altre discipline chirurgiche. Per tutte le urgenze chirurgiche effettuate entro la metà di novembre 2010 è stata eseguita una verifica sulla corretta applicazione del piano di contenimento e sui tempi di esecuzione degli interventi chirurgici per valutarne la corrispondenza rispetto alla scala di priorità. LdG1 Risultati ottenuti L’applicazione sistematica di tale piano di contenimento è prevedibile che porterà a: 1. riduzione della gravità (da 3 a 2), 2. maggiore rilevabilità (da 4 a 2), 3. minore probabilità (da 5 a 4), 4. riduzione complessiva dell’indice di rischio da 60 a 16. Intervento Chirurgico Urgente Flusso del paziente preparazione all'intervento Accoglienza del paziente Diagnostica urgente decisione operatoria intervento chirurgico Trasferimento in rianimazione o reparto allertamento della sala • Il paziente viene accolto in reparto dove vengono eseguiti gli esami urgenti (Routine ematochimica, Prove di coaugulazione, ECG, Rx torace, ev ETG/TC) • Il chirurgo pone l’indicazione operatoria e la comunica: • Al paziente ed ai familiari per il consenso • All’IP di reparto per la adeguata preparazione • Al gruppo operatorio via Fax • Il fax viene inviato a decisione presa e ad esami preoperatori ultimati. Nel Fax oltre alle generalità e all’ora, va specificato il grado di priorità • Al Fax segue telefonata al Gruppo per accertarne l’avvenuta ricezione e all’anestesista responsabile per le urgenze Intervento Chirurgico Urgente Criteri di priorità • 1 ora: intervento non procrastinabile, emergenze escluse (es drenaggio di PNX non iperteso, revisione emostasi ) • 3 ore: intervento da eseguire appena possibile, a paziente “stabilizzato” e a sala op organizzata (es. addome acuto perforativo) • 6 - 8 ore (in giornata): intervento procrastinabile alla fine delle attività chirurgiche ordinarie (es. appendicite acuta) • 24 – 48 ore: Urgenza differibile (es colica biliare subentrante, ernia inguinale incarcerata-ridotta) Intervento Chirurgico Urgente Criteri di priorità L’arco temporale (1, 3, 6, 24-48 ore) è orientativo, e va inteso come il tempo durante il quale è presumibile che la prognosi del paziente non si modifichi. Esso è stabilito dal chirurgo Varia a seconda del caso clinico singolo e non del tipo di patologia (una stessa patologia può avere differente grado di priorità) L’anestesista responsabile del blocco operatorio o in sua vece l’anestesista per le urgenze valuta ogni singola richiesta e ne gestisce il triage concordandolo con la Caposala del Gruppo Operatorio e con i chirurghi. Intervento Chirurgico Urgente Criteri di priorità • L’emergenza è esclusa da questi criteri e le procedure di allertamento in questi casi sono telefoniche (tra chirurgo anestesista urgentista - capo sala del gruppo operatorio) • Le urgenze da eseguire in giornata andrebbero portate in sala operatoria non oltre le ore 20. • Dopo le ore 20, la sala operatoria andrebbe utilizzata solo per le emergenze e le urgenze maturate nel pomeriggio/sera e non differibili al giorno successivo. File di riepilogo della FMEA Accoglienza del paziente FASE 3 5 6 Diagnostica urgente N. decisione operatoria 18 allertamento della sala 30 intervento chirurgico 35 decisione operatoria ATTIVITA' allertamento dell'anestesista preparazione all'intervento N POSSIBILI ACCADIMENTI (Cosa può accadere?) non disponibilità dell'anestesista allertamento della sala POSSIBILI EFFETTI (Cosa si può generare?) Trasferimento in rianimazione o reparto intervento chirurgico FATTORI DI CONTENIMENTO (Oggi cosa stiamo facendo per evitare l’errore?) G VP R VpXR * IR ritardo nell'intervento •Codifica priorità delle urgenze •Procedura di allertamento del blocco operatorio 2 4 2 8 16 •Codifica priorità delle urgenze •Procedura di allertamento del blocco operatorio 2 4 2 8 16 comunicazione alla sala operatoria dell'urgenza (FAX: dati del paziente, diagnosi, intervento previsto) indisponibilità della sala ritardato intervento posizionamento sul letto operatorio (letto radiologico, posizione Lloyd-Davies, spallacci) errato posizionamento decubiti 3 4 3 12 36 Assistenza non adeguata 3 4 3 12 36 7 Trasferimento in rianimazione o reparto 48 trasporto in Rianimazione mancanza posto letto in rianimazione; trasferimento del paziente in unità diversa (UCIC, reparto) 7 Trasferimento in rianimazione o reparto 49 trasporto in Reparto Trasporto in reparto di paziente non stabile Assistenza non adeguata 4 4 3 12 48 7 Trasferimento in rianimazione o reparto 49 trasporto in Reparto dopo le 20,00 medico di guardia notturna di altra specialità Assistenza non adeguata durante la notte 3 4 4 16 48 7 Trasferimento in rianimazione o reparto 49 trasporto in Reparto tra le 17 e le 20 equipe chirurgica iimpegnata in altra urgenza Assistenza non adeguata 3 4 4 16 48 Matrice dei rischi e collocazione dei rischi prioritari Elenco Rischi prioritari ALTO 5 R1 R2 Gravità del danno 4 R1 R1: non disponibilità dell'anestesista (decisione operatoria) (LdG1) R2 R2: indisponibilità della sala operatoria (allertamento sala) (LdG1) 3 2 BASSO 1 5 BASSO R 10 15 Probabilità di accadimento Rischio ex-ante R Rischio ex-post 20 25 ALTO La rivalutazione dell’indice di rischio La rivalutazione dell’indice di rischio per gli accadimenti trattati La rivalutazione dell’indice di rischio dell’intero processo studiato 300 1500 200 1000 100 500 60 292 73 % 15 % 248 16 settembre 2010 novembre 2010 settembre 2010 Novembre 2010 Conclusione FMEA: strumento di analisi dei rischi prioritari e di elaborazione di piani di contenimento per ridurre l’indice di rischio nei processi clinici Applicabile Efficace Stimola a ragionare per processi Aiuta a quantificare i rischi Introduce i piani di contenimento in modo efficace Monitorare i processi Si ringraziano: Dr. Gianfranco De Vivo EmmEffe Srl Management e Formazione