Impero romano, II-V sec.
Culture germaniche
2 7 FEBBRAIO 2015
Le caratteristiche dell’economia e della società
 L'impero all'apice: il II secolo dopo Cristo (età di
Adriano, di Marco Aurelio)
Un impero urbano e rurale: i diversi gradi della
romanizzazione in città e nelle campagne
Forte omogeneità a livello mediterraneo e mondiale: lo
strato alto delle aristocrazie è romanizzato ovunque;
Un impero basato sui commerci, sulla navigazione, sul
trasferimento delle risorse e dei prodotti dalla sponda sud
Economia, società, cultura
 Un impero mediterraneo, multiculturale, multireligioso (tolleranza,
sincretismo)
 Economia drogata dall' economia schiavistica e dalle conquiste
belliche
Le caratteristiche della mentalità e dell'economia:
Il disprezzo del lavoro produttivo (concezione schiavistica)
 - concezione della natura (assenza di una dimensione fisica della
natura, base per costituire il nesso fra intelligenza e produttività,
scienza e tecnologia)
Forza e fragilità
 Alte spese dell'unificazione politica dell’impero
(spese militari, di comunicazione, di burocrazia)
 Enormi esigenze amministrative e militari per la
gestione di un impero sterminato, ormai quasi
interamente abitato da sudditi cui era stata concessa
la cittadinanza romana (212, editto di Caracalla)
 Tutto ciò in assenza di novità tecnologiche e di
sviluppo economico auto-alimentato
Romani e Germani
 Militarizzazione del mondo romano nel III secolo
dopo Cristo
 Strategie di integrazione e di stanziamenti barbarici
entro le frontiere (IV e soprattutto V secolo)
hospitalitas e foederatio; rischi del sistema della
hospitalitas
 Italia: la ‘sindrome da assedio’
Romani e Germani
 Civiltà romana e «acculturazione» germanica
 Confronto e incontro / scontro fra culture non
omogenee non ai margini, ma nel cuore del futuro
occidente medievale
Gradualità (IV-VII sec. d.C.): per lo scarso numero dei
Germani, perché la crisi della civiltà romana è crisi di
lungo periodo
Romani, Germani, Barbari
 Il mondo antico come un sistema caratterizzato da
un centro ricco e da una periferia povera (l’impero e
il mondo «barbarico», rispettivamente): il secondo
viene strutturato, modificato e trasformato da
quanto accade al centro
 Secondo P. Geary, «i germani sono stati la più
grande creazione di Roma» (popolazioni che vivono
in simbiosi col mondo romano, sempre funzionali
allo scopo, e che condividono col mondo romano
valori, simboli di prestigio, religione, lingua)
.
 superamento
dell’idea dell’alto medioevo come
risultanza dell’incontro di ‘latinità’ e ‘germanesimo’
come entità distinte, marcate, riconoscibili, chiuse in
se stesse
Caratteristiche di fondo della ‘cultura’ germanica
 cultura orale
 organizzata sulla base della memoria di appositi
specialisti, legata alla sfera del sacro e alla sfera del
diritto

 cultura guerriera
 influenzata a partire dal sec. II dalla cultura nomadica
(adozione del cavallo)

 religiosità influenzata da quella delle popolazioni nomadi
("religiosità delle steppe" di tipo sciamanico)
Identità culturale tedesca e medioevo occidentale
 Il ruolo dei barbari, e specialmente dei germani, nel
processo che condusse alla caduta dell’Impero romano e
alla nascita dell’Europa medievale è stato uno dei temi
più discussi fin dalle origini della storiografia moderna.
 Generazioni di tedeschi, dall’Umanesimo
quattrocentesco al 1945, hanno elaborato la propria
identità e la propria peculiarità culturale come radicate
nei tempi dei primi germani.
 Tacito nella Germania: modello di una vita semplice,
pura, non corrotta da influssi della civiltà urbana e
mediterranea.
La ‘mitica’ Germania antica
 Nella prospettiva di un illuminista come Montesquieu,
nel Settecento, la Germania antica serviva come
esempio di una vita libera e democratica
 nella letteratura romantica del primo Ottocento
tedesco, simbolizzava i valori comuni e profondi di una
nazione culturale che non poteva diventare Stato
nazionale
 nel nazionalismo tedesco intorno al 1900, stava al
centro di un’ideologia antimoderna e militaristica;
 e, infine, durante il nazismo, entrò in relazione con le
teorie pseudo-scientifiche della superiorità della razza
germanica che avrebbero istigato alla guerra e
all’Olocausto.
Concetto di etnogenesi
 Solo nel dopoguerra furono gradualmente smantellate le costruzioni
ideologiche delle quali i barbari del passato costituivano un punto di
riferimento.
 (Reazione al nazismo; sensi di colpa degli storici tedeschi….)
 Oggi quei barbari non vengono più concepiti come facenti parte di una
realtà nettamente definita, dotata di un’unica, autentica matrice identitaria,
più pura della civiltà classica, o magari della nostra.
 Non è più possibile guardare alle società barbariche come modello di una
vita incorrotta e più vicina alla natura
 . Per gli storici di oggi, anche il mondo barbarico è un fenomeno
storico, dinamico, pieno di rotture e contraddizioni,
 da analizzare innanzitutto come spazio periferico della civiltà antica e non
più come espressione di una perduta età dell’oro.
Etnie altomedievali e nazionalismi dell’Ottocento
e Novecento
 Nelle ideologie nazionalistiche dell’Ottocento e del primo




Novecento, le radici nazionali nelle etnie del primo
millennio venivano gelosamente difese.
I tedeschi vantavano così la propria origine germanica
gli ungheresi erano fieri di richiamarsi al re unno Attila
come loro progenitore
croati e serbi tentavano (e tentano ancora) di collocare
l’inizio della propria storia in un periodo ancora più
remoto.
Oggi un modello di questi tipo, che assicuri l’esistenza di
identità etniche coerenti e omogenee, è al centro di accesi
dibattiti.
Concetto di etnogenesi
 L’identità delle popolazioni germaniche si crea nel
tempo, è un fatto storico, che si realizza lentamente
in un processo pluri-secolare
 Concetto di «ethnos» secondo gli antropologi
culturali:
Gli elementi costitutivi dell’identità di un gruppo
etnico Mithos, oikos, demos, ghenos
Le fonti per studiare l’etnogenesi barbarica
 A parte qualche iscrizione runica, spesso molto breve ed
enigmatica, le culture barbariche non hanno lasciato fonti
scritte dirette.
 L’unico testo germanico esteso è la traduzione gotica della
Bibbia, elaborata da vescovo Ulfila nel secolo IV e fatta
copiare in un lussuoso codice purpureo dal re ostrogoto
Teodorico nell’Italia del secolo VI (il cosiddetto Codex
argenteus, oggi a Uppsala).
 Gli storici di origine barbarica, come il goto Jordanes (sec.
VI), il burgundo-franco Fredegario (sec. VII), l’anglosassone
Beda e il longobardo Paolo Diacono (sec. VIII), scriveranno la
storia dei Regni romano-barbarici adottando il latino e un
punto di vista che, più o meno, riprendeva quello degli autori
classici.
Zero fonti scritte contemporanee
 Solo più tardi cominceranno ad apparire i primi testi
non frammentari in lingua germanica, dapprima, dal
secolo VII, in Inghilterra (tra l’altro, leggi e poemi
epici come Beowulf), e poi, dal secolo VIII, anche nel
mondo franco.
Ancora più tardi, le saghe nordiche, e i poemi epici di
ambientazione feudale
 I testi nordici difficilmente possono essere
considerati una chiave per accedere al mondo
germanico continentale del primo millennio.
Fonti scritte, fonti archeologiche
 L’archeologia altomedievale ci dice che ben
difficilmente a un’area insediativa circoscrivibile
corrispondeva un’unità etnica definita.
 E le fonti scritte di regola non consentono di
delimitare una regione abitata dalle etnie delle quali
parlano.
 Ambedue le discipline insomma, l’archeologia e la
filologia, non possono attribuire i propri materiali a
raggruppamenti umani «naturali», a comunità
preesistenti.
Le fonti archeologiche
 L’archeologia aiuta a mettere in luce la diversità e la
ricchezza culturale di tutte le presenze collocate fuori
dell’Impero e con le quali i romani entravano in
contatto.
 Ad esempio, le tombe trovate in aree diverse
dimostrano che i guerrieri barbari, si servivano di
vasellame d’argento, di oggetti in vetro, di cinture
militari di fattura romana, non diversi in questo
dall’élite imperiale dello stesso periodo.
 Un popolo come unità linguistica, culturale e
politica chiaramente delineata – non
rappresenta la norma ma piuttosto l’eccezione.
 l’identità delle popolazioni barbariche è un fatto di
autocoscienza culturale. Si è longobardi perché «ci si
sente» longobardi.
 - E’ un dato culturale che si forma nel tempo
 - non è un dato e condiviso da un’intera popolazione. In
larga misura infatti i barbari si distribuivano in gruppi
molto localizzati e molto ristretti, simili a quelli che gli
antropologi chiamano face-to-face-groups
 . Negli studi altomedievali, è stato Reinhard
Wenskus negli anni sessanta a rinunciare per
primo all’impiego di questi cataloghi oggettivi,
fondando l’identità etnica esclusivamente su fattori
soggettivi: qualcuno appartiene a un’etnia se
sente di farne parte.
I «barbari» e l’organizzazione politica
 L’istituzione più tipica degli stati barbarici era il regno.
I re dei goti, come Alarico o Teoderico, dei franchi come
Clodoveo, degli unni come Attila sono personaggi ben
noti, anche fuori dalla cultura specializzata
 . In passato c’erano opinioni differenti riguardo alle
origini dei regni, di quei regni barbarici che
caratterizzano il tempo delle invasioni, se fossero cioè
istituzioni arcaiche oppure relativamente recenti.
 Nel pensiero degli illuministi del Settecento quanto nella
storiografia romantica del primo Ottocento era
consueto vedere quella germanica come una
società democratica: un punto di vista che venne poi
fatto proprio, per il tramite di Friedrich Engels, dal
pensiero marxista.
Teorie ottocentesche
 Secondo le teorie del materialismo storico, la società
germanica conobbe il passaggio dall’epoca
dell’Urkommunismus (comunismo
primitivo) a quella della «democrazia
militare», rimanendo caratterizzata da forme
associative di tipo comunitario: il possesso comune
della terra, una società in larga misura egualitaria,
assemblee popolari e decisioni collettive.
 un fattore progressivo, di spinta alla rivoluzione
antischiavistica e di accelerazione del processo che
diede origine al feudalesimo.
 Anche gran parte degli studiosi non marxisti
dell’Ottocento contrapponeva la «libertà germanica»
alla schiavitù romana.
 Parola chiave per la descrizione di queste forme
comunitarie e collettive Genossenschaft
 (contrapposta a Gesellschaft)
Gesellschaft
 con cui si intendeva un’istituzione sociale collettiva
chiaramente individuata e la cui coesione risultava
assicurata da una forte solidarietà interna: una
solidarietà tanto intensa da assumere una matrice di
sacralità e da presuppone la natura delittuosa di ogni
sua lesione.
Re sacrale, re militare
 Nella storiografia tedesca del primo Novecento
questo paradigma assunse caratteri nuovi, nel
contesto della diffusione di ideologie autoritarie.
 le società barbariche conoscevano due tipi di re:
uno, arcaico, era il re sacrale (Sakralkönig), che
era allo stesso tempo la massima autorità politica e il
sacerdote supremo. L’altro tipo era quello del re
militare, il potere del quale era fondato sulla
capacità di guidare al successo in guerra
Imitazioni romane?
 Ariovisto, nemico di Giulio Cesare
 Arminio, colui che nel 9 d.C. nella foresta di Teutoburgo
sconfisse l’esercito imperiale
 soprattutto Teoderico o Clodoveo. Attraverso la conversione
al cristianesimo questi re militari avrebbero poi assunto una
nuova legittimazione sacrale.
 Questa tipologia corrispondeva al modello elaborato dallo
storico delle religioni francese Georges Dumézil: secondo tale
modello tutte le società indoeuropee erano organizzate
attorno a tre elementari funzioni sociali: quella sacralereligiosa rappresentata dai sacerdoti, quella politico-militare
rappresentata dai guerrieri, quella economico-produttiva
rappresentata dai contadini.
Modelli romani
 Oggi i fattori di origine romana nella costituzione
dei regni romano-barbarici sono considerati
molto più significativi.
 Le influenze romane sulla struttura politica delle società
barbariche sono visibili, in realtà, molto prima
dell’insediamento di questi popoli nelle province
dell’Impero.
 Ariovisto era stato riconosciuto come re dal Senato
romano, mentre Arminio e quasi tutti i re del tempo
delle invasioni erano alti ufficiali dell’esercito
romano o godevano di altre posizioni d’onore
Lo stesso vale per la società (famiglia, clan)
 Le leggi altomedievali, quelle dei goti, franchi, longobardi,
alemanni o bavaresi, contengono molte clausole relative a
questioni legate alla parentela, e soprattutto ai diritti di
successione.
 per molti aspetti si tratta di regole divergenti dal diritto
romano, e riflettono le consuetudini più arcaiche delle società
barbariche.
 Le leggi altomedievali concordano inoltre nell’evocare la
centralità della solidarietà familiare quando consentono il
giuramento di un certo numero di parenti per difendere
l’innocenza di un consanguineo accusato di un crimine.
 Ma quanto è deformata questa legge dalla scrittura, dal fatto
che è scritta, e dal modello giuridico romano?
L’esempio della faida
 Un’occasione in cui la parentela giocava un ruolo
decisivo era comunque rappresentata dalla faida: nel
caso di crimini di sangue, ma anche di altri tipi di
offesa, la vendetta toccava infatti alla famiglia della
vittima.
Dalle etnie ai Regni romano-barbarici
 Esempio dei franchi
 Nella Germania occidentale, nella regione renana si




distinguono, nel III secolo, due grandi gruppi etnici: i franchi,
a nord del Meno, e gli alemanni a sud.
la nostra immagine di questi fenomeni risenta fortemente del
punto di vista romano:
i franchi erano visti infatti dai romani come i barbari
dislocati oltre il confine della provincia imperiale della
Germania inferiore
gli alemanni come quelli insediati nella Germania superiore.
Ma fino al secolo V, non abbiamo prove che franchi e
alemanni si autodefinissero in questo modo, e che
questi nomi designassero concrete unità etniche, dotate di
strutture politiche comuni.
Clodoveo, fine V sec.
 il regno unitario franco non nacque in
territorio barbarico, ma su suolo romano. Il
re Clodoveo, governatore franco della provincia
Belgica, sottomise, attraverso azioni anche molto
violente tutti gli altri re di origine franca o romana
residenti nelle città romane come Colonia o Soissons.
 A quel punto, il retroterra franco a est del Reno non
ebbe più un ruolo decisivo in tali lotte.
Clodoveo
 Nella lotta fra franchi e alemanni per l’egemonia
sulla Gallia e la Germania occidentale prevalgono i
franchi, che disponevano di un’infrastruttura statale
imperiale ancora parzialmente in funzione, e
godevano del sostegno dell’aristocrazia romana
(senatoria e vescovile) della Gallia.
 Nel racconto posteriore del vescovo Gregorio di
Tours, la vittoria di Clodoveo sugli alemanni pagani e
il suo battesimo (datato tradizionalmente nel
496) appaiono eventi direttamente connessi.
Clodoveo
 Al livello della ricostruzione dei fatti questo legame è
poco credibile (malgrado le grandi celebrazioni in
Francia, nel 1996, in occasione del supposto 1500°
anniversario della conversione).
 La centralità simbolica della cristianizzazione
sottolinea il fatto che i barbari più disponibili
all’integrazione e al compromesso con i ceti dirigenti
romani avevano prevalso su quelli un po’ più barbari
e pagani.
Longobardi e Turingi
 . Dietro i franchi e gli alemanni apparivano altri popoli,
anche loro in parte nuovi. Alle sponde dell’Elba c’erano i
longobardi, già noti nel I secolo d.C., ma di cui si sa ben
poco prima del 500, quando comparvero sul medio
Danubio.
 Da qui, come è noto, migrarono in Italia nell’anno 568.
 Sulla Germania centrale si estendeva il potere dei
turingi, che conobbe il momento di massima forza nella
prima metà del VI secolo quando essi furono alleati di
Teoderico; dopo di che dovettero riconoscere la
supremazia dei franchi.
Burgundi e Bavari
 I burgundi, attestati nell’odierna Polonia già nei primi
secoli dell’era cristiana, nel IV secolo migrarono verso il
fiume Meno, e nel V, dopo alcune gravi sconfitte, il
generale romano Ezio li insediò in Gallia, intorno al lago
di Ginevra. In questa zona il loro regno mantenne la
propria indipendenza per alcuni decenni e poi, dal VI
secolo, dovette subire la dominazione franca.
 L’etnia germanica di nascita più recente era quella dei
bavari, che si formarono agli inizi del VI secolo, subendo
anche essi a intermittenza il controllo dei franchi.
Sviluppi prevedibili?
 Le sconfitte degli alemanni, dei turingi, dei bavari non
ebbero come conseguenza la cancellazione della loro
identità etnica, e i loro assorbimento tra le fila dei
franchi, come spesso succedeva in tali situazioni.
 Al contrario, si ha l’impressione che le identità particolari
si rafforzassero sotto il dominio franco.
 Il risultato sarebbe stato la nascita di un popolo romanzo,
i francesi, che traeva il proprio nome dal popolo
germanico dei franchi, mentre nella parte germanica del
regno franco, dal secolo X si sarebbe attestata la presenza
di gruppi derivanti da popoli originariamente sottomessi
dai franchi: bavaresi, alemanni, e sassoni
Alemania e Francia
 Nel VI secolo la Germania cessava d’essere la
periferia del mondo romano, e dunque di un sistema
mediterraneo che aveva il suo centro in Italia, e
diventava la periferia della Gallia franca. Si
trattava di un riorientamento della geografia politica
graduale ma profondo.
Ai confini dell’Europa: la Britannia
 I Sassoni erano noti come pirati che agivano lungo le
coste galliche nei secoli IV e V, e intorno alla metà
del V secolo iniziarono la loro migrazione in
Britannia, assieme agli angli.
 La popolazione britannica nei secoli V-VII era assai
composita. Gran parte dell’isola era appartenuta
all’Impero romano fino agli inizi del secolo V,
quando le truppe vennero ritirate. Restò allora la
popolazione parzialmente romanizzata di prevalente
origine celtica, che soffriva della pressione dei picti
che dominavano l’odierna Scozia.
East Anglia
 Contro di loro i britanni cercarono il sostegno dei
guerrieri angli e sassoni, i quali colsero questa
occasione per cominciare ben presto a costruire
proprie dominazioni nell’isola. I regni germanici
gradualmente si estesero in tutta la parte orientale
della Britannia, e quelli più piccoli furono sottomessi
a poco a poco da quelli più grandi come Wessex,
Mercia, e Northumberland.
 La famosa tomba regia del secolo VII di Sutton Hoo,
con i ricchissimi corredi esposti al British Museum di
Londra, illustra bene il potere del re di East Anglia.
West Britain
 L’Ovest rimase sotto il controllo dei regni britannici.
 Gli anglo-sassoni denominavano queste popolazioni più
o meno indigene Welsh, con un termine derivato da una
parola germanica con cui si indicavano dappertutto le
popolazioni romane (termini equivalenti sono i nomi di
regioni come Wallis in Svizzera, Wallonia in Belgia,
Valachia in Romania, Welschtirol in Tirolo per
indicare il Sudtirolo ecc.). La traduzione italiana
(Galles), invece, sottolinea più il carattere celtico di
queste regioni non passate sotto il controllo degli angli e
dei sassoni.
Regni romano-barbarici
.

 continuità delle città come elemento di coordinamento
del territorio locale in Gallia, Iberia, Africa: diversi
momenti della cessazione di questo ruolo nel V-VI secolo

 gli indicatori delle concezioni ideali che reggono le
strategie dei regnanti barbari:
 - la moneta
 - la legislazione
 - le scelte in materia di fiscalità
Il monachesimo dalla periferia al centro
dell’Europa
 Con san Patrizio (Patrick), già nel secolo V ebbe
inizio la storia del cristianesimo irlandese, con la sua
distinta matrice celtica, caratterizzata da un
monachesimo molto ascetico, nel quale era centrale
l’idea di pellegrinaggio e di missione.
Cristianesimi insulari
 Lo sviluppo culturale e religioso fu ugualmente pieno
di paradossi.
 Mentre in Bretagna, già più o meno cristianizzata dai
romani, l’arrivo di angli e sassoni aveva determinato
il recupero del paganesimo (e solo con la missione
romana ispirata dal papa Gregorio Magno, intorno al
600, sarebbe iniziata una nuova evangelizzazione),
l’Irlanda pagana divenne presto uno dei centri
propulsori della religione cristiana.
Ibernia, Ireland
 L’Irlanda, invece, non era mai stata una provincia
romana, ed era popolata da celti chiamati scotti.
 Questo nome venne più tardi trasferito alla Scozia,
quando nel secolo IX gruppi irlandesi sottomisero i
picti e fondarono un regno scozzese. Anche sulle
isole britanniche, dunque, si nota come i processi
etnici e la formazione delle identità regionali non
seguissero un percorso lineare.
Personalità e territorialità del diritto
 A.D. Smith, Le origini etniche delle nazioni, Bologna
1992,
 B. Anderson, Comunità immaginate. Origini e
fortuna dei nazionalismi, Roma 1996 (1991)
 P. Geary
 S. Gasparri